attraverso cui fluiscono i dati.
La funzione che permette di creare questa speciale coppia di file descriptor
-associati ad una \textit{pipe} è appunto \func{pipe}, ed il suo prototipo è:
+associati ad una \textit{pipe} è appunto \funcd{pipe}, ed il suo prototipo è:
\begin{prototype}{unistd.h}
{int pipe(int filedes[2])}
(vale a dire che la funzione \func{read} ritornerà restituendo 0). Se invece
si esegue una scrittura su una pipe il cui capo in lettura non è aperto il
processo riceverà il segnale \errcode{EPIPE}, e la funzione di scrittura
-restituirà un errore di \errcode{EPIPE} (al ritorno del manipolatore, o qualora
-il segnale sia ignorato o bloccato).
+restituirà un errore di \errcode{EPIPE} (al ritorno del gestore, o qualora il
+segnale sia ignorato o bloccato).
La dimensione del buffer della pipe (\const{PIPE\_BUF}) ci dà inoltre un'altra
importante informazione riguardo il comportamento delle operazioni di lettura
utilizzarla per fare da tramite fra output ed input di due programmi invocati
in sequenza; per questo motivo lo standard POSIX.2 ha introdotto due funzioni
che permettono di sintetizzare queste operazioni. La prima di esse si chiama
-\func{popen} ed il suo prototipo è:
+\funcd{popen} ed il suo prototipo è:
\begin{prototype}{stdio.h}
{FILE *popen(const char *command, const char *type)}
pipe e non ad un inode\index{inode}, e viene sempre aperto in modalità
\textit{fully-buffered} (vedi \secref{sec:file_buffering}); l'unica differenza
con gli usuali stream è che dovrà essere chiuso dalla seconda delle due nuove
-funzioni, \func{pclose}, il cui prototipo è:
+funzioni, \funcd{pclose}, il cui prototipo è:
\begin{prototype}{stdio.h}
{int pclose(FILE *stream)}
che fornisca l'interfaccia dei socket.} che li rende sostanzialmente
identici ad una pipe bidirezionale.
-La funzione \func{socketpair} infatti consente di creare una coppia di file
+La funzione \funcd{socketpair} infatti consente di creare una coppia di file
descriptor connessi fra di loro (tramite un socket\index{socket}, appunto),
senza dover ricorrere ad un file speciale sul filesystem, i descrittori sono
del tutto analoghi a quelli che si avrebbero con una chiamata a \func{pipe},
\param{protocol} derivano dall'interfaccia dei socket\index{socket} (che è
quella che fornisce il substrato per connettere i due descrittori), ma in
questo caso i soli valori validi che possono essere specificati sono
-rispettivamente \const{AF\_UNIX}, \const{SOCK\_STREAM} e \var{0}.
+rispettivamente \const{AF\_UNIX}, \const{SOCK\_STREAM} e \val{0}.
L'utilità di chiamare questa funzione per evitare due chiamate a \func{pipe}
può sembrare limitata; in realtà l'utilizzo di questa funzione (e dei
si pone perciò il problema di come processi diversi possono accedere allo
stesso oggetto.
-Per risolvere il problema nella struttura \var{ipc\_perm} che il kernel
+Per risolvere il problema nella struttura \struct{ipc\_perm} che il kernel
associa a ciascun oggetto, viene mantenuto anche un campo apposito che
contiene anche una \textsl{chiave}, identificata da una variabile del tipo
primitivo \type{key\_t}, da specificare in fase di creazione dell'oggetto, e
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La struttura \var{ipc\_perm}, come definita in \file{sys/ipc.h}.}
+ \caption{La struttura \structd{ipc\_perm}, come definita in
+ \file{sys/ipc.h}.}
\label{fig:ipc_ipc_perm}
\end{figure}
la chiave (che ad esempio può essere dichiarato in un header comune), ma c'è
sempre il rischio che questa chiave possa essere stata già utilizzata da
qualcun altro. Dato che non esiste una convenzione su come assegnare queste
-chiavi in maniera univoca l'interfaccia mette a disposizione una funzione,
-\func{ftok}, che permette di ottenere una chiave specificando il nome di un
-file ed un numero di versione; il suo prototipo è:
+chiavi in maniera univoca l'interfaccia mette a disposizione una funzione
+apposita, \funcd{ftok}, che permette di ottenere una chiave specificando il
+nome di un file ed un numero di versione; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/ipc.h}
creare un oggetto, che la chiave non sia già stata utilizzata. Se questo va
bene in fase di creazione, le cose possono complicarsi per i programmi che
devono solo accedere, in quanto, a parte gli eventuali controlli sugli altri
-attributi di \var{ipc\_perm}, non esiste una modalità semplice per essere
+attributi di \struct{ipc\_perm}, non esiste una modalità semplice per essere
sicuri che l'oggetto associato ad una certa chiave sia stato effettivamente
creato da chi ci si aspetta.
\label{sec:ipc_sysv_access_control}
Oltre alle chiavi, abbiamo visto che ad ogni oggetto sono associate in
-\var{ipc\_perm} ulteriori informazioni, come gli identificatori del creatore
+\struct{ipc\_perm} ulteriori informazioni, come gli identificatori del creatore
(nei campi \var{cuid} e \var{cgid}) e del proprietario (nei campi \var{uid} e
\var{gid}) dello stesso, e un insieme di permessi (nel campo \var{mode}). In
questo modo è possibile definire un controllo di accesso sugli oggetti di IPC,
il proprietario, il suo gruppo e tutti gli altri.
Quando l'oggetto viene creato i campi \var{cuid} e \var{uid} di
-\var{ipc\_perm} ed i campi \var{cgid} e \var{gid} vengono settati
+\struct{ipc\_perm} ed i campi \var{cgid} e \var{gid} vengono settati
rispettivamente al valore dell'userid e del groupid effettivo del processo che
ha chiamato la funzione, ma, mentre i campi \var{uid} e \var{gid} possono
essere cambiati, i campi \var{cuid} e \var{cgid} restano sempre gli stessi.
\subsection{Gli identificatori ed il loro utilizzo}
\label{sec:ipc_sysv_id_use}
-L'unico campo di \var{ipc\_perm} del quale non abbiamo ancora parlato è
+L'unico campo di \struct{ipc\_perm} del quale non abbiamo ancora parlato è
\var{seq}, che in \figref{fig:ipc_ipc_perm} è qualificato con un criptico
``\textsl{numero di sequenza}'', ne parliamo adesso dato che esso è
strettamente attinente alle modalità con cui il kernel assegna gli
con gli oggetti del secondo, con conseguenze imprevedibili.
Proprio per evitare questo tipo di situazioni il sistema usa il valore di
-\var{req} per provvedere un meccanismo che porti gli identificatori ad
+\var{seq} per provvedere un meccanismo che porti gli identificatori ad
assumere tutti i valori possibili, rendendo molto più lungo il periodo in cui
un identificatore può venire riutilizzato.
Il primo oggetto introdotto dal \textit{SysV IPC} è quello delle code di
messaggi. Le code di messaggi sono oggetti analoghi alle pipe o alle fifo,
-anche se la loro struttura è diversa. La funzione che permette di ottenerne
-una è \func{msgget} ed il suo prototipo è:
+anche se la loro struttura è diversa, ed il loro scopo principale è appunto
+quello di permettere a processi diversi di scambiarsi dei dati.
+
+La funzione che permette di richiedere al sistema l'identificatore di una coda
+di messaggi esistente (o di crearne una se questa non esiste) è
+\funcd{msgget}; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/ipc.h}
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La struttura \var{msgid\_ds}, associata a ciascuna coda di
+ \caption{La struttura \structd{msgid\_ds}, associata a ciascuna coda di
messaggi.}
\label{fig:ipc_msgid_ds}
\end{figure}
-A ciascuna coda è associata una struttura \var{msgid\_ds}, la cui definizione,
-è riportata in \secref{fig:ipc_msgid_ds}. In questa struttura il kernel
-mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della
+A ciascuna coda è associata una struttura \struct{msgid\_ds}, la cui
+definizione, è riportata in \secref{fig:ipc_msgid_ds}. In questa struttura il
+kernel mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della
coda.\footnote{come accennato questo vale fino ai kernel della serie 2.2.x,
essa viene usata nei kernel della serie 2.4.x solo per compatibilità in
quanto è quella restituita dalle funzioni dell'interfaccia. Si noti come ci
\end{itemize}
Una volta creata una coda di messaggi le operazioni di controllo vengono
-effettuate con la funzione \func{msgctl}, che (come le analoghe \func{semctl}
+effettuate con la funzione \funcd{msgctl}, che (come le analoghe \func{semctl}
e \func{shmctl}) fa le veci di quello che \func{ioctl} è per i file; il suo
prototipo è:
\begin{functions}
}
\end{functions}
-La funzione permette di accedere ai valori della struttura \var{msqid\_ds},
+La funzione permette di accedere ai valori della struttura \struct{msqid\_ds},
mantenuta all'indirizzo \param{buf}, per la coda specificata
dall'identificatore \param{msqid}. Il comportamento della funzione dipende dal
valore dell'argomento \param{cmd}, che specifica il tipo di azione da
\item[\const{IPC\_SET}] Permette di modificare i permessi ed il proprietario
della coda, ed il limite massimo sulle dimensioni del totale dei messaggi in
essa contenuti (\var{msg\_qbytes}). I valori devono essere passati in una
- struttura \var{msqid\_ds} puntata da \param{buf}. Per modificare i valori
+ struttura \struct{msqid\_ds} puntata da \param{buf}. Per modificare i valori
di \var{msg\_perm.mode}, \var{msg\_perm.uid} e \var{msg\_perm.gid} occorre
essere il proprietario o il creatore della coda, oppure l'amministratore; lo
stesso vale per \var{msg\_qbytes}, ma l'amministratore ha la facoltà di
Una volta che si abbia a disposizione l'identificatore, per inviare un
-messaggio su una coda si utilizza la funzione \func{msgsnd}; il suo prototipo
+messaggio su una coda si utilizza la funzione \funcd{msgsnd}; il suo prototipo
è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
La funzione inserisce il messaggio sulla coda specificata da \param{msqid}; il
messaggio ha lunghezza specificata da \param{msgsz} ed è passato attraverso il
l'argomento \param{msgp}. Quest'ultimo deve venire passato sempre come
-puntatore ad una struttura \var{msgbuf} analoga a quella riportata in
+puntatore ad una struttura \struct{msgbuf} analoga a quella riportata in
\figref{fig:ipc_msbuf} che è quella che deve contenere effettivamente il
messaggio. La dimensione massima per il testo di un messaggio non può
comunque superare il limite \const{MSGMAX}.
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{Schema della struttura \var{msgbuf}, da utilizzare come argomento
- per inviare/ricevere messaggi.}
+ \caption{Schema della struttura \structd{msgbuf}, da utilizzare come
+ argomento per inviare/ricevere messaggi.}
\label{fig:ipc_msbuf}
\end{figure}
Per capire meglio il funzionamento della funzione riprendiamo in
considerazione la struttura della coda illustrata in
\figref{fig:ipc_mq_schema}. Alla chiamata di \func{msgsnd} il nuovo messaggio
-sarà aggiunto in fondo alla lista inserendo una nuova struttura \var{msg}, il
-puntatore \var{msg\_last} di \var{msqid\_ds} verrà aggiornato, come pure il
-puntatore al messaggio successivo per quello che era il precedente ultimo
+sarà aggiunto in fondo alla lista inserendo una nuova struttura \struct{msg},
+il puntatore \var{msg\_last} di \struct{msqid\_ds} verrà aggiornato, come pure
+il puntatore al messaggio successivo per quello che era il precedente ultimo
messaggio; il valore di \var{mtype} verrà mantenuto in \var{msg\_type} ed il
valore di \param{msgsz} in \var{msg\_ts}; il testo del messaggio sarà copiato
all'indirizzo specificato da \var{msg\_spot}.
interrotta da un segnale (nel qual caso si ha un errore di \errcode{EINTR}).
Una volta completato con successo l'invio del messaggio sulla coda, la
-funzione aggiorna i dati mantenuti in \var{msqid\_ds}, in particolare vengono
-modificati:
+funzione aggiorna i dati mantenuti in \struct{msqid\_ds}, in particolare
+vengono modificati:
\begin{itemize*}
\item Il valore di \var{msg\_lspid}, che viene impostato al \acr{pid} del
processo chiamante.
\end{itemize*}
La funzione che viene utilizzata per estrarre un messaggio da una coda è
-\func{msgrcv}; il suo prototipo è:
+\funcd{msgrcv}; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/ipc.h}
un segnale (con \var{errno} impostata a \errcode{EINTR}).
Una volta completata con successo l'estrazione del messaggio dalla coda, la
-funzione aggiorna i dati mantenuti in \var{msqid\_ds}, in particolare vengono
-modificati:
+funzione aggiorna i dati mantenuti in \struct{msqid\_ds}, in particolare
+vengono modificati:
\begin{itemize*}
\item Il valore di \var{msg\_lrpid}, che viene impostato al \acr{pid} del
processo chiamante.
La gestione delle opzioni si è al solito omessa, essa si curerà di impostare
in \var{n} il numero di frasi da leggere specificato a linea di comando ed in
\var{fortunefilename} il file da cui leggerle; dopo aver installato
-(\texttt{\small 19--21}) dei manipolatori per gestire l'uscita dal server,
-viene prima controllato (\texttt{\small 22}) il numero di frasi richieste
-abbia senso (cioè sia maggiore di zero), le quali poi (\texttt{\small 23})
-vengono lette nel vettore in memoria con la stessa funzione
-\code{FortuneParse()} usata anche per il server basato sulle fifo.
+(\texttt{\small 19--21}) i gestori dei segnali per trattare l'uscita dal
+server, viene prima controllato (\texttt{\small 22}) il numero di frasi
+richieste abbia senso (cioè sia maggiore di zero), le quali poi
+(\texttt{\small 23}) vengono lette nel vettore in memoria con la stessa
+funzione \code{FortuneParse()} usata anche per il server basato sulle fifo.
Una volta inizializzato il vettore di stringhe coi messaggi presi dal file
delle \textit{fortune} si procede (\texttt{\small 25}) con la generazione di
funzione potrà bloccarsi fintanto che non venga liberato dello spazio.
Si noti che il programma può terminare solo grazie ad una interruzione da
-parte di un segnale; in tal caso verrà eseguito il manipolatore
+parte di un segnale; in tal caso verrà eseguito il gestore
\code{HandSIGTERM}, che semplicemente si limita a cancellare la coda
(\texttt{\small 44}) ed ad uscire (\texttt{\small 45}).
semafori, ma gli oggetti utilizzati non sono semafori singoli, ma gruppi di
semafori detti \textsl{insiemi} (o \textit{semaphore set}); la funzione che
permette di creare o ottenere l'identificatore di un insieme di semafori è
-\func{semget}, ed il suo prototipo è:
+\funcd{semget}, ed il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/ipc.h}
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La struttura \var{semid\_ds}, associata a ciascun insieme di
+ \caption{La struttura \structd{semid\_ds}, associata a ciascun insieme di
semafori.}
\label{fig:ipc_semid_ds}
\end{figure}
-A ciascun insieme di semafori è associata una struttura \var{semid\_ds},
+A ciascun insieme di semafori è associata una struttura \struct{semid\_ds},
riportata in \figref{fig:ipc_semid_ds}.\footnote{non si sono riportati i campi
ad uso interno del kernel, che vedremo in \figref{fig:ipc_sem_schema}, che
dipendono dall'implementazione.} Come nel caso delle code di messaggi quando
Ciascun semaforo dell'insieme è realizzato come una struttura di tipo
-\var{sem} che ne contiene i dati essenziali, la sua definizione\footnote{si è
- riportata la definizione originaria del kernel 1.0, che contiene la prima
+\struct{sem} che ne contiene i dati essenziali, la sua definizione\footnote{si
+ è riportata la definizione originaria del kernel 1.0, che contiene la prima
realizzazione del \textit{SysV IPC} in Linux. In realtà questa struttura
ormai è ridotta ai soli due primi membri, e gli altri vengono calcolati
dinamicamente. La si è utilizzata a scopo di esempio, perché indica tutti i
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La struttura \var{sem}, che contiene i dati di un singolo semaforo.}
+ \caption{La struttura \structd{sem}, che contiene i dati di un singolo
+ semaforo.}
\label{fig:ipc_sem}
\end{figure}
I dati mantenuti nella struttura, ed elencati in \figref{fig:ipc_sem},
-indicano rispettivamente:
+indicano rispettivamente:
\begin{description*}
\item[\var{semval}] il valore numerico del semaforo.
\item[\var{sempid}] il \acr{pid} dell'ultimo processo che ha eseguito una
La funzione che permette di effettuare le varie operazioni di controllo sui
semafori (fra le quali, come accennato, è impropriamente compresa anche la
-loro inizializzazione) è \func{semctl}; il suo prototipo è:
+loro inizializzazione) è \funcd{semctl}; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/ipc.h}
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La definizione dei possibili valori di una \var{union semun}, usata
- come quarto argomento della funzione \func{semctl}.}
+ \caption{La definizione dei possibili valori di una \direct{union}
+ \structd{semun}, usata come quarto argomento della funzione
+ \func{semctl}.}
\label{fig:ipc_semun}
\end{figure}
-Qualora la funzione operi con quattro argomenti \param{arg} è
-un argomento generico, che conterrà un dato diverso a seconda dell'azione
-richiesta; per unificare l'argomento esso deve essere passato come una
-\var{union semun}, la cui definizione, con i possibili valori che può
-assumere, è riportata in \figref{fig:ipc_semun}.
+Qualora la funzione operi con quattro argomenti \param{arg} è un argomento
+generico, che conterrà un dato diverso a seconda dell'azione richiesta; per
+unificare l'argomento esso deve essere passato come una \struct{semun}, la cui
+definizione, con i possibili valori che può assumere, è riportata in
+\figref{fig:ipc_semun}.
Come già accennato sia il comportamento della funzione che il numero di
parametri con cui deve essere invocata, dipendono dal valore dell'argomento
seguenti:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{IPC\_STAT}] Legge i dati dell'insieme di semafori, copiando il
- contenuto della relativa struttura \var{semid\_ds} all'indirizzo specificato
- con \var{arg.buf}. Occorre avere il permesso di lettura. L'argomento
- \param{semnum} viene ignorato.
+ contenuto della relativa struttura \struct{semid\_ds} all'indirizzo
+ specificato con \var{arg.buf}. Occorre avere il permesso di lettura.
+ L'argomento \param{semnum} viene ignorato.
\item[\const{IPC\_RMID}] Rimuove l'insieme di semafori e le relative strutture
dati, con effetto immediato. Tutti i processi che erano stato di
\textit{sleep} vengono svegliati, ritornando con un errore di
\param{semnum} viene ignorato.
\item[\const{IPC\_SET}] Permette di modificare i permessi ed il proprietario
dell'insieme. I valori devono essere passati in una struttura
- \var{semid\_ds} puntata da \param{arg.buf} di cui saranno usati soltanto i
+ \struct{semid\_ds} puntata da \param{arg.buf} di cui saranno usati soltanto i
campi \var{sem\_perm.uid}, \var{sem\_perm.gid} e i nove bit meno
significativi di \var{sem\_perm.mode}. L'userid effettivo del processo deve
corrispondere o al creatore o al proprietario dell'insieme, o
all'amministratore. L'argomento \param{semnum} viene ignorato.
\item[\const{GETALL}] Restituisce il valore corrente di ciascun semaforo
- dell'insieme (corrispondente al campo \var{semval} di \var{sem}) nel vettore
- indicato da \param{arg.array}. Occorre avere il permesso di lettura.
+ dell'insieme (corrispondente al campo \var{semval} di \struct{sem}) nel
+ vettore indicato da \param{arg.array}. Occorre avere il permesso di lettura.
L'argomento \param{semnum} viene ignorato.
\item[\const{GETNCNT}] Restituisce come valore di ritorno della funzione il
numero di processi in attesa che il semaforo \param{semnum} dell'insieme
\param{semid} venga incrementato (corrispondente al campo \var{semncnt} di
- \var{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere il permesso di
+ \struct{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere il permesso di
lettura.
\item[\const{GETPID}] Restituisce come valore di ritorno della funzione il
\acr{pid} dell'ultimo processo che ha compiuto una operazione sul semaforo
\param{semnum} dell'insieme \param{semid} (corrispondente al campo
- \var{sempid} di \var{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere il
- permesso di lettura.
+ \var{sempid} di \struct{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere
+ il permesso di lettura.
\item[\const{GETVAL}] Restituisce come valore di ritorno della funzione il il
valore corrente del semaforo \param{semnum} dell'insieme \param{semid}
- (corrispondente al campo \var{semval} di \var{sem}); va invocata con tre
+ (corrispondente al campo \var{semval} di \struct{sem}); va invocata con tre
argomenti. Occorre avere il permesso di lettura.
\item[\const{GETZCNT}] Restituisce come valore di ritorno della funzione il
numero di processi in attesa che il valore del semaforo \param{semnum}
dell'insieme \param{semid} diventi nullo (corrispondente al campo
- \var{semncnt} di \var{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere
+ \var{semncnt} di \struct{sem}); va invocata con tre argomenti. Occorre avere
il permesso di lettura.
\item[\const{SETALL}] Inizializza il valore di tutti i semafori dell'insieme,
- aggiornando il campo \var{sem\_ctime} di \var{semid\_ds}. I valori devono
+ aggiornando il campo \var{sem\_ctime} di \struct{semid\_ds}. I valori devono
essere passati nel vettore indicato da \param{arg.array}. Si devono avere i
privilegi di scrittura sul semaforo. L'argomento \param{semnum} viene
ignorato.
\item[\const{SETVAL}] Inizializza il semaforo \param{semnum} al valore passato
dall'argomento \param{arg.val}, aggiornando il campo \var{sem\_ctime} di
- \var{semid\_ds}. Si devono avere i privilegi di scrittura sul semaforo.
+ \struct{semid\_ds}. Si devono avere i privilegi di scrittura sul semaforo.
\end{basedescript}
Quando si imposta il valore di un semaforo (sia che lo si faccia per tutto
dall'operazione richiesta; per tutte le operazioni che richiedono quattro
argomenti esso è sempre nullo, per le altre operazioni, elencate in
\tabref{tab:ipc_semctl_returns} viene invece restituito il valore richiesto,
-corrispondente al campo della struttura \var{sem} indicato nella seconda
+corrispondente al campo della struttura \struct{sem} indicato nella seconda
colonna della tabella.
Le operazioni ordinarie sui semafori, come l'acquisizione o il rilascio degli
stessi (in sostanza tutte quelle non comprese nell'uso di \func{semctl})
-vengono effettuate con la funzione \func{semop}, il cui prototipo è:
+vengono effettuate con la funzione \funcd{semop}, il cui prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/ipc.h}
\param{semid} dell'insieme su cui si vuole operare. Il numero di operazioni da
effettuare viene specificato con l'argomento \param{nsop}, mentre il loro
contenuto viene passato con un puntatore ad un vettore di strutture
-\var{sembuf} nell'argomento \param{sops}. Le operazioni richieste vengono
+\struct{sembuf} nell'argomento \param{sops}. Le operazioni richieste vengono
effettivamente eseguite se e soltanto se è possibile effettuarle tutte quante.
\begin{figure}[!htb]
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La struttura \var{sembuf}, usata per le operazioni sui
+ \caption{La struttura \structd{sembuf}, usata per le operazioni sui
semafori.}
\label{fig:ipc_sembuf}
\end{figure}
Il contenuto di ciascuna operazione deve essere specificato attraverso una
-opportuna struttura \var{sembuf} (la cui definizione è riportata in
+opportuna struttura \struct{sembuf} (la cui definizione è riportata in
\figref{fig:ipc_sembuf}) che il programma chiamante deve avere cura di
allocare in un opportuno vettore. La struttura permette di indicare il
semaforo su cui operare, il tipo di operazione, ed un flag di controllo.
sull'insieme di semafori.
\end{basedescript}
-In caso di successo della funzione viene aggiornato di \var{sempid} per ogni
-semaforo modificato al valore del \acr{pid} del processo chiamante; inoltre
-vengono pure aggiornati al tempo corrente i campi \var{sem\_otime} e
+In caso di successo della funzione viene aggiornato il campo \var{sempid} per
+ogni semaforo modificato al valore del \acr{pid} del processo chiamante;
+inoltre vengono pure aggiornati al tempo corrente i campi \var{sem\_otime} e
\var{sem\_ctime}.
Dato che, come già accennato in precedenza, in caso di uscita inaspettata i
semafori possono restare occupati, abbiamo visto come \func{semop} permetta di
attivare un meccanismo di ripristino attraverso l'uso del flag
\const{SEM\_UNDO}. Il meccanismo è implementato tramite una apposita struttura
-\var{sem\_undo}, associata ad ogni processo per ciascun semaforo che esso ha
-modificato; all'uscita i semafori modificati vengono ripristinati, e le
+\struct{sem\_undo}, associata ad ogni processo per ciascun semaforo che esso
+ha modificato; all'uscita i semafori modificati vengono ripristinati, e le
strutture disallocate. Per mantenere coerente il comportamento queste
strutture non vengono ereditate attraverso una \func{fork} (altrimenti si
avrebbe un doppio ripristino), mentre passano inalterate nell'esecuzione di
\end{figure}
Alla creazione di un nuovo insieme viene allocata una nuova strutture
-\var{semid\_ds} ed il relativo vettore di strutture \var{sem}. Quando si
+\struct{semid\_ds} ed il relativo vettore di strutture \struct{sem}. Quando si
richiede una operazione viene anzitutto verificato che tutte le operazioni
possono avere successo; se una di esse comporta il blocco del processo il
-kernel crea una struttura \var{sem\_queue} che viene aggiunta in fondo alla
+kernel crea una struttura \struct{sem\_queue} che viene aggiunta in fondo alla
coda di attesa associata a ciascun insieme di semafori\footnote{che viene
referenziata tramite i campi \var{sem\_pending} e \var{sem\_pending\_last}
- di \var{semid\_ds}.}. Nella struttura viene memorizzato il riferimento alle
-operazioni richieste (nel campo \var{sops}, che è un puntatore ad una
-struttura \var{sembuf}) e al processo corrente (nel campo \var{sleeper}) poi
+ di \struct{semid\_ds}.}. Nella struttura viene memorizzato il riferimento
+alle operazioni richieste (nel campo \var{sops}, che è un puntatore ad una
+struttura \struct{sembuf}) e al processo corrente (nel campo \var{sleeper}) poi
quest'ultimo viene messo stato di attesa e viene invocato lo
scheduler\index{scheduler} per passare all'esecuzione di un altro processo.
immediatamente, dopo di che il kernel esegue una scansione della coda di
attesa (a partire da \var{sem\_pending}) per verificare se qualcuna delle
operazioni sospese in precedenza può essere eseguita, nel qual caso la
-struttura \var{sem\_queue} viene rimossa e lo stato del processo associato
+struttura \struct{sem\_queue} viene rimossa e lo stato del processo associato
all'operazione (\var{sleeper}) viene riportato a \textit{running}; il tutto
viene ripetuto fin quando non ci sono più operazioni eseguibili o si è
svuotata la coda.
Per gestire il meccanismo del ripristino tutte le volte che per un'operazione
si è specificato il flag \const{SEM\_UNDO} viene mantenuta per ciascun insieme
-di semafori una apposita struttura \var{sem\_undo} che contiene (nel vettore
+di semafori una apposita struttura \struct{sem\_undo} che contiene (nel vettore
puntato dal campo \var{semadj}) un valore di aggiustamento per ogni semaforo
cui viene sommato l'opposto del valore usato per l'operazione.
strutture se questo viene cancellato o per azzerarle se si è eseguita una
operazione con \func{semctl}; l'altra associata al processo che ha eseguito
l'operazione;\footnote{attraverso il campo \var{semundo} di
- \var{task\_struct}, come mostrato in \ref{fig:ipc_sem_schema}.} quando un
+ \struct{task\_struct}, come mostrato in \ref{fig:ipc_sem_schema}.} quando un
processo termina, la lista ad esso associata viene scandita e le operazioni
applicate al semaforo.
(\texttt{\small 9--11}) si ritorna subito il risultato di \func{semget},
altrimenti (\texttt{\small 12}) si inizializza il semaforo chiamando
\func{semctl} con il comando \const{SETVAL}, utilizzando l'unione
-\var{semunion} dichiarata ed avvalorata in precedenza (\texttt{\small 6}) ad 1
-per significare che risorsa è libera. In caso di errore (\texttt{\small
+\struct{semunion} dichiarata ed avvalorata in precedenza (\texttt{\small 6})
+ad 1 per significare che risorsa è libera. In caso di errore (\texttt{\small
13--16}) si restituisce il valore di ritorno di \func{semctl}, altrimenti si
ritorna l'identificatore del semaforo.
strutture \var{sem\_lock} e \var{sem\_unlock} definite in precedenza
(\texttt{\small 32--42}). Si noti come per queste ultime si sia fatto uso
dell'opzione \const{SEM\_UNDO} per evitare che il semaforo resti bloccato in
-caso di terminazione imprevista del processo.%% Si noti infine come, essendo
-%% tutte le funzioni riportate in \figref{fig:ipc_mutex_create} estremamente
-%% semplici, se si sono definite tutte come \ctyp{inline}.\footnote{la direttiva
-%% \func{inline} viene usata per dire al compilatore di non trattare la
-%% funzione cui essa fa riferimento come una funzione, ma di inserire il codice
-%% direttamente nel testo del programma. Anche se i compilatori più moderni
-%% sono in grado di effettuare da soli queste manipolazioni (impostando le
-%% opportune ottimizzazioni) questa è una tecnica usata per migliorare le
-%% prestazioni per le funzioni piccole ed usate di frequente, in tal caso
-%% infatti le istruzioni per creare un nuovo frame nello stack per chiamare la
-%% funzione costituirebbero una parte rilevante del codice, appesantendo
-%% inutilmente il programma. Originariamente questa era fatto utilizzando delle
-%% macro, ma queste hanno tutta una serie di problemi di sintassi nel passaggio
-%% degli argomenti (si veda ad esempio \cite{PratC} che in questo modo possono
-%% essere evitati.}
-
+caso di terminazione imprevista del processo.
Chiamare \func{MutexLock} decrementa il valore del semaforo: se questo è
libero (ha già valore 1) sarà bloccato (valore nullo), se è bloccato la
\label{sec:ipc_sysv_shm}
Il terzo oggetto introdotto dal \textit{SysV IPC} è quello dei segmenti di
-memoria condivisa. La funzione che permette di ottenerne uno è \func{shmget},
+memoria condivisa. La funzione che permette di ottenerne uno è \funcd{shmget},
ed il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\end{lstlisting}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La struttura \var{shmid\_ds}, associata a ciascun segmento di
+ \caption{La struttura \structd{shmid\_ds}, associata a ciascun segmento di
memoria condivisa.}
\label{fig:ipc_shmid_ds}
\end{figure}
A ciascun segmento di memoria condivisa è associata una struttura
-\var{shmid\_ds}, riportata in \figref{fig:ipc_shmid_ds}. Come nel caso delle
-code di messaggi quando si crea un nuovo segmento di memoria condivisa con
-\func{shmget} questa struttura viene inizializzata, in particolare il campo
-\var{shm\_perm} viene inizializzato come illustrato in
+\struct{shmid\_ds}, riportata in \figref{fig:ipc_shmid_ds}. Come nel caso
+delle code di messaggi quando si crea un nuovo segmento di memoria condivisa
+con \func{shmget} questa struttura viene inizializzata, in particolare il
+campo \var{shm\_perm} viene inizializzato come illustrato in
\secref{sec:ipc_sysv_access_control}, e valgono le considerazioni ivi fatte
relativamente ai permessi di accesso; per quanto riguarda gli altri campi
invece:
\end{table}
Al solito la funzione che permette di effettuare le operazioni di controllo su
-un segmento di memoria condivisa è \func{shmctl}; il suo prototipo è:
+un segmento di memoria condivisa è \funcd{shmctl}; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/ipc.h}
\headdecl{sys/shm.h}
attraverso l'argomento \param{cmd}, i valori possibili sono i seguenti:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{IPC\_STAT}] Legge le informazioni riguardo il segmento di memoria
- condivisa nella struttura \var{shmid\_ds} puntata da \param{buf}. Occorre
+ condivisa nella struttura \struct{shmid\_ds} puntata da \param{buf}. Occorre
avere il permesso di lettura sulla coda.
\item[\const{IPC\_RMID}] Marca il segmento di memoria condivisa per la
rimozione, questo verrà cancellato effettivamente solo quando l'ultimo
gli ultimi due sono delle estensioni previste da Linux.
Per utilizzare i segmenti di memoria condivisa l'interfaccia prevede due
-funzioni, la prima è \func{shmat}, che serve ad agganciare un segmento al
+funzioni, la prima è \funcd{shmat}, che serve ad agganciare un segmento al
processo chiamante, in modo che quest'ultimo possa vederlo nel suo spazio di
indirizzi; il suo prototipo è:
\begin{functions}
sola scrittura.
In caso di successo la funzione aggiorna anche i seguenti campi di
-\var{shmid\_ds}:
+\struct{shmid\_ds}:
\begin{itemize*}
\item il tempo \var{shm\_atime} dell'ultima operazione di aggancio viene
impostato al tempo corrente.
Una volta che un segmento di memoria condivisa non serve più, si può
sganciarlo esplicitamente dal processo usando l'altra funzione
-dell'interfaccia, \func{shmdt}, il cui prototipo è:
+dell'interfaccia, \funcd{shmdt}, il cui prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/shm.h}
agganciato al processo.
In caso di successo la funzione aggiorna anche i seguenti campi di
-\var{shmid\_ds}:
+\struct{shmid\_ds}:
\begin{itemize*}
\item il tempo \var{shm\_dtime} dell'ultima operazione di sganciamento viene
impostato al tempo corrente.
inoltre la regione di indirizzi usata per il segmento di memoria condivisa
viene tolta dallo spazio di indirizzi del processo.
+Benché la memoria condivisa costituisca il meccanismo di intercomunicazione
+fra processi più veloce, essa non è sempre il più appropriato, dato che, come
+abbiamo visto, si avrà comunque la necessità di una sincronizzazione degli
+accessi. Per questo motivo, quando la comunicazione fra processi è
+sequenziale, altri meccanismi come le pipe, le fifo o i socket, che non
+necessitano di sincronizzazione esplicita, sono da preferire. Essa diventa
+l'unico meccanismo possibile quando la comunicazione non è
+sequenziale\footnote{come accennato in \secref{sec:ipc_sysv_mq} per la
+ comunicazione non sequenziale si possono usare le code di messaggi,
+ attraverso l'uso del campo \var{mtype}, ma solo se quest'ultima può essere
+ effettuata in forma di messaggio.} o quando non può avvenire secondo una
+modalità predefinita.
+
+Un esempio classico di uso della memoria condivisa è quello del ``monitor'',
+in cui essa viene per scambiare informazioni fra un processo ``server'' che vi
+scrive dei dati di interesse generale che ha ottenuto, e tutti i processi
+``client'' interessati agli stessi dati che così possono leggerli in maniera
+completamente asincrona. Con questo schema di funzionamento da una parte si
+evita che ciascun processo ``client'' debbia compiere l'operazione,
+potenzialmente onerosa, di ricavare e trattare i dati, e dall'altra si evita
+al processo ``server'' di dover gestire l'invio a tutti i client di tutti i
+dati (non potendo il server sapere quali di essi servono effettivamente al
+singolo client).
+
+Nel nostro caso implementeremo un ``monitor'' di una directory: un processo si
+incaricherà di tenere sotto controllo alcuni parametri relativi ad una
+directory (il numero dei file contenuti, la dimenzione totale, ecc.) che
+saranno salvati in un segmento di memoria condivisa cui altri processi
+potranno accedere per ricavare la parte di informazione che interessa.
+
+
+
%% Per capire meglio il funzionamento delle funzioni facciamo ancora una volta
%% riferimento alle strutture con cui il kernel implementa i segmenti di memoria
Le code di messaggi sono probabilmente il meno usato degli oggetti del
\textit{SysV IPC}; esse infatti nacquero principalmente come meccanismo di
comunicazione bidirezionale quando ancora le pipe erano unidirezionali; con la
-disponibilità di \func{socketpair} (vedi \secref{sec:ipc_socketpair}) si può
-ottenere lo stesso risultato senza incorrere nelle complicazioni introdotte
-dal \textit{SysV IPC}.
+disponibilità di \func{socketpair} (vedi \secref{sec:ipc_socketpair}) o
+utilizzando una coppia di pipe, si può ottenere questo risultato senza
+incorrere nelle complicazioni introdotte dal \textit{SysV IPC}.
In realtà, grazie alla presenza del campo \var{mtype}, le code di messaggi
hanno delle caratteristiche ulteriori, consentendo una classificazione dei
\func{socketpair}. A queste esigenze però si può comunque ovviare in maniera
diversa con un uso combinato della memoria condivisa e dei meccanismi di
sincronizzazione, per cui alla fine l'uso delle code di messaggi classiche è
-poco diffuso.
+relativamente poco diffuso.
Anzitutto si apre (\texttt{\small 9--11}), creandolo se non esiste, il file
specificato dall'argomento \param{pathname}. In caso di errore si ritorna
immediatamente, altrimenti si prosegue impostando (\texttt{\small 12--16}) la
-struttura \var{lock} in modo da poter acquisire un write lock sul file. Infine
-si richiede (\texttt{\small 17--20}) il file lock (restituendo il codice di
-ritorno di \func{fcntl} caso di errore). Se il file è libero il lock è
-acquisito e la funzione ritorna immediatamente; altrimenti \func{fcntl} si
+struttura \var{lock} in modo da poter acquisire un write lock sul file.
+Infine si richiede (\texttt{\small 17--20}) il file lock (restituendo il
+codice di ritorno di \func{fcntl} caso di errore). Se il file è libero il lock
+è acquisito e la funzione ritorna immediatamente; altrimenti \func{fcntl} si
bloccherà (si noti che la si è chiamata con \func{F\_SETLKW}) fino al rilascio
del lock.
livello di libreria ed è fornita dalla libreria dei thread; questa però li
implementa solo a livello di thread e non di processi. Esiste un'altra
versione, realizzata da Konstantin Knizhnik, che reimplementa l'interfaccia
-POSIX usando i semafori di SysV IPC.
+POSIX usando i semafori di SysV IPC.
\subsection{Memoria condivisa}