1 \chapter{Introduzione ai socket}
2 \label{cha:socket_intro}
4 Il \textit{socket} (traducibile liberamente come \textsl{manicotto}) è uno dei
5 principali meccanismi di comunicazione fra programmi utilizzato in ambito unix
6 (e non solo). Il socket costituisce in sostanza un canale di comunicazione fra
7 due processi su cui si possono leggere e scrivere dati analogo a quello di una
8 pipe ma a differenza di questa e degli altri meccanismi esaminati nel capitolo
9 \capref{cha:IPC} i socket non sono limitati alla comunicazione fra processi
10 che girano sulla stessa macchina ma possono effettuare la comunicazione anche
13 Quella dei socket costituisce infatti la principale API (\textit{Application
14 Program Interface}) usata nella programmazione di rete. La loro origine
15 risale al 1983, quando furono introdotti nel BSD 4.2; l'interfaccia è rimasta
16 sostanzialmente la stessa con piccole modifiche negli anni successivi. Benché
17 siano state sviluppate interfacce alternative, originate dai sistemi SYSV,
18 come la XTI (\textit{X/Open Transport Interface}) nessuna ha mai raggiunto la
19 diffusione e la popolarità di quella dei socket (né tantomeno usabilità e
22 La flessibilità e la genericità dell'interfaccia inoltre ha consentito di
23 utilizzare i socket con i più disparati meccanismi di comunicazione, e non
24 solo con la suite dei protocolli TCP/IP, che sarà comunque quella di cui
25 tratteremo in maniera più estesa.
28 \section{Concetti base}
31 Per capire il funzionamento dei socket occorre avere presente il funzionamento
32 dei protocolli di rete (vedi \capref{cha:network}), ma l'interfaccia è del
33 tutto generale e benché le problematiche (e quindi le modalità di risolvere i
34 problemi) siano diverse a seconda del tipo di protocollo di comunicazione
35 usato, le funzioni da usare restano le stesse.
37 Per questo motivo una semplice descrizione dell'interfaccia è assolutamente
38 inutile, in quanto il comportamento di quest'ultima e le problematiche da
39 affrontare cambiano radicalmente a seconda dello ``stile'' di comunicazione
40 usato. La scelta di questo stile va infatti ad incidere sulla semantica che
41 verrà utilizzata a livello utente per gestire la comunicazione (su come
42 inviare e ricevere i dati) e sul comportamento effettivo delle funzioni
45 La scelta di uno stile dipende sia dai meccanismi disponibili, sia dal tipo di
46 comunicazione che si vuole effettuare. Ad esempio alcuni stili di
47 comunicazione considerano i dati come una sequenza continua di bytes, altri
48 invece li raggruppano in blocchi (i pacchetti).
50 Un'altro esempio di stile concerne la possibilità che la comunicazione possa o
51 meno perdere dati, possa o meno non rispettare l'ordine in cui essi non sono
52 inviati, o inviare dei pacchetti più volte (come nel caso di TCP e UDP).
54 Un terzo esempio di stile di comunicazione concerne le modalità in cui essa
55 avviene, in certi casi essa può essere condotta con una connessione diretta
56 con un solo partner come per una telefonata; altri casi possono prevedere una
57 comunicazione come per lettera, in cui si scrive l'indirizzo su ogni
58 pacchetto, altri ancora una comunicazione \textit{broadcast} come per la
59 radio, in cui i pacchetti vengono emessi su appositi ``canali'' dove chiunque
60 si collega possa riceverli.
62 É chiaro che ciascuno di questi stili comporta una modalità diversa di gestire
63 la comunicazione, ad esempio se è inaffidabile occorrerà essere in grado di
64 gestire la perdita o il rimescolamento dei dati.
67 \section{La funzione \texttt{socket}}
68 \label{sec:sock_socket}
70 La creazione di un socket avviene attraverso l'uso della funzione
71 \texttt{socket} questa restituisce un \textit{socket descriptor} (un valore
72 intero non negativo) che come gli analoghi file descriptor di files e alle
73 pipes serve come riferimento al socket; in sostanza è l'indice nella tabella
74 dei file che contiene i puntatori alle opportune strutture usate dal kernel ed
75 allocate per ogni processo, (la stessa usata per i files e le pipes [NdA
78 Il prototipo della funzione è definito nell'header \texttt{sys/socket.h}, la
79 funzione prende tre parametri, il dominio del socket (che definisce la
80 famiglia di protocolli, vedi \secref{sec:sock_domain}), il tipo di socket (che
81 definisce lo stile di comunicazione vedi \secref{sec:sock_type}) e il
82 protocollo; in genere quest'ultimo è indicato implicitamente dal tipo di
83 socket, per cui viene messo a zero (con l'eccezione dei \textit{raw socket}).
85 \begin{prototype}{int socket(int domain, int type, int protocol)}
87 La funzione restituisce un intero positivo se riesce, e -1 se fallisce, in
88 quest'ultimo caso la variabile \texttt{errno} è settata con i seguenti
92 \item \texttt{EPROTONOSUPPORT} Il tipo di socket o il protocollo scelto non
93 sono supportati nel dominio.
94 \item \texttt{ENFILE} Il kernel non ha memoria sufficiente a creare una
95 nuova struttura per il socket.
96 \item \texttt{EMFILE} Si è ecceduta la tabella dei file.
97 \item \texttt{EACCES} Non si hanno privilegi per creare un socket nel
98 dominio o con il protocollo specificato.
99 \item \texttt{EINVAL} Protocollo sconosciuto o dominio non disponibile.
100 \item \texttt{ENOBUFS} o \texttt{ENOMEM} Non c'è sufficiente memoria per
105 Si noti che la creazione del socket non comporta nulla riguardo
106 all'indicazione degli indirizzi remoti o locali attraverso i quali si vuole
107 effettuare la comunicazione.
109 \subsection{Il dominio, o \textit{protocol family}}
110 \label{sec:sock_domain}
112 Dati i tanti e diversi protocolli di comunicazione disponibili, esistono vari
113 tipi di socket, che vengono classificati raggruppandoli in quelli che si
114 chiamano \textsl{domini}. La scelta di un dominio equivale in sostanza alla
115 scelta di una famiglia di protocolli. Ciascun dominio ha un suo nome simbolico
116 che convenzionalmente inizia con \texttt{PF\_} da \textit{protocol family},
117 altro nome con cui si indicano i domini.
119 A ciascun tipo di dominio corrisponde un analogo nome simbolico che inizia per
120 \texttt{AF\_} da \textit{address family}, e che identifica il formato degli
121 indirizzi usati in quel dominio; le man pages di linux si riferiscono a questi
122 anche come \textit{name space}, (nome che però il manuale della glibc riserva
123 ai domini) e che identifica il formato degli indirizzi usati in quel dominio.
125 L'idea alla base della distinzione era che una famiglia di protocolli potesse
126 supportare vari tipi di indirizzi, per cui il prefisso \texttt{PF\_} si
127 sarebbe dovuto usare nella creazione dei socket e il prefisso \texttt{AF\_} in
128 quello delle strutture degli indirizzi; questo è quanto specificato anche
129 dallo standard POSIX.1g, ma non esistono a tuttora famiglie di protocolli che
130 supportino diverse strutture di indirizzi, per cui nella pratica questi due
131 nomi sono equivalenti e corrispondono agli stessi valori.
133 I domini (e i relativi nomi simbolici), così come i nomi delle famiglie di
134 indirizzi sono definiti dall'header \textit{socket.h}. In linux le famiglie di
135 protocolli disponibili sono riportate in \ntab.
140 \begin{tabular}[c]{lll}
141 Nome & Utilizzo & Man page \\
143 PF\_UNIX,PF\_LOCAL & Local communication & unix(7) \\
144 PF\_INET & IPv4 Internet protocols & ip(7) \\
145 PF\_INET6 & IPv6 Internet protocols & \\
146 PF\_IPX & IPX - Novell protocols & \\
147 PF\_NETLINK & Kernel user interface device & netlink(7) \\
148 PF\_X25 & ITU-T X.25 / ISO-8208 protocol & x25(7) \\
149 PF\_AX25 & Amateur radio AX.25 protocol & \\
150 PF\_ATMPVC & Access to raw ATM PVCs & \\
151 PF\_APPLETALK & Appletalk & ddp(7) \\
152 PF\_PACKET & Low level packet interface & packet(7) \\
154 \caption{Famiglie di protocolli definiti in linux}
155 \label{tab:net_pf_names}
158 Non tutte le famiglie di protocolli sono accessibili dall'utente generico, ad
159 esempio in generale tutti i socket di tipo \texttt{SOCK\_RAW} possono essere
160 creati solo da processi che hanno i provilegi di root (cioè effective uid
161 uguale a zero) o la capability \texttt{CAP\_NET\_RAW}.
164 \subsection{Il tipo, o stile}
165 \label{sec:sock_type}
167 La scelta di un dominio non comporta però la scelta dello stile di
168 comunicazione, questo infatti viene a dipendere dal protocollo che si andrà ad
169 utilizzare fra quelli disponibili nella famiglia scelta. Le API permettono di
170 scegliere lo stile di comunicazione indicando il tipo di socket; linux e le
171 glibc mettono a disposizione i seguenti tipi di socket (che il manuale della
172 glibc chiama \textit{styles}) definiti come \texttt{int} in \texttt{socket.h}:
175 \item \texttt{SOCK\_STREAM} Provvede un canale di trasmissione dati
176 bidirezionale, sequenziale e affidabile. Opera su una connessione con un
177 altro socket. I dati vengono ricevuti e trasmessi come un flusso continuo di
178 byte (da cui il nome \textit{stream}).
179 \item \texttt{SOCK\_DGRAM} Viene usato per mandare pacchetti di lunghezza
180 massima fissata (\textit{datagram}) indirizzati singolarmente, senza
181 connessione e in maniera non affidabile. È l'opposto del precedente.
182 \item \texttt{SOCK\_SEQPACKET} Provvede un canale di trasmissione di dati
183 bidirezionale, sequenziale e affidabile. Opera su una connessione con un
184 altro socket. I dati possono solo essere trasmessi e letti per pacchetti (di
185 dimensione massima fissata).
186 \item \texttt{SOCK\_RAW} Provvede l'accesso a basso livello ai protocolli di
187 rete e alle varie interfacce. I normali programmi di comunicazione non
189 \item \texttt{SOCK\_RDM} Provvede un canale di trasmissione di pacchetti
190 affidabile ma in cui non è garantito l'ordine di arrivo dei pacchetti.
191 \item \texttt{SOCK\_PACKET} Obsoleto, non deve essere usato.
194 Si tenga presente che non tutte le combinazioni di famiglia di protocolli e
195 tipo di socket sono valide, in quanto non è detto che nella famiglia esista un
196 protocollo per tutti gli stili di comunicazione indicati qui sopra. Una
197 tabella che mostra le combinazioni valide è la seguente:
202 \begin{tabular}{l|c|c|c|c|c|}
203 \multicolumn{1}{c}{} &\multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_STREAM}}&
204 \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_DGRAM}} &
205 \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_RAW}} &
206 \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_PACKET}}&
207 \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_SEQPACKET}} \\
209 \texttt{PF\_UNIX} & si & si & & & \\
211 \texttt{PF\_INET} & TCP & UDP & IPv4 & & \\
213 \texttt{PF\_INET6} & TCP & UDP & IPv6 & & \\
215 \texttt{PF\_IPX} & & & & & \\
217 \texttt{PF\_NETLINK} & & si & si & & \\
219 \texttt{PF\_X25} & & & & & si \\
221 \texttt{PF\_AX25} & & & & & \\
223 \texttt{PF\_ATMPVC} & & & & & \\
225 \texttt{PF\_APPLETALK} & & si & si & & \\
227 \texttt{PF\_PACKET} & & si & si & & \\
230 \caption{Combinazioni valide di dominio e tipo di protocollo per la funzione \texttt{socket}.}
231 \label{tab:sock_sock_valid_combinations}
234 Dove per ogni combinazione valida si è indicato il tipo di protocollo, o la
235 parola \textsl{si} qualora non il protocollo non abbia un nome definito,
236 mentre si sono lasciate vuote le caselle per le combinazioni non supportate.
238 \section{Le strutture degli indirizzi dei socket}
239 \label{sec:sock_sockaddr}
241 Come si è visto nella creazione di un socket non si specifica nulla oltre al
242 tipo di famiglia di protocolli che si vuole utilizzare, in particolare nessun
243 indirizzo che identifichi i due capi della comunicazione. La funzione infatti
244 si limita ad allocare nel kernel quanto necessario per poter poi realizzare la
247 Gli indirizzi vengono specificati attraverso apposite strutture che vengono
248 utilizzate dalle altre funzioni della API dei socket quando la comunicazione
249 viene effettivamente realizzata.
251 Ogni famiglia di protocolli ha ovviamente una sua forma di indirizzamento e in
252 corrispondenza a questa una sua peculiare struttura degli indirizzi; i nomi di
253 tutte queste strutture iniziano per \texttt{sockaddr\_}, quelli propri di
254 ciascuna famiglia vengono identificati dal suffisso finale, aggiunto al nome
257 \subsection{La struttura generica}
258 \label{sec:sock_sa_gen}
260 Le strutture degli indirizzi vengono sempre passate alle varie funzioni
261 attraverso puntatori (cioè \textit{by reference}), ma le funzioni devono poter
262 maneggiare puntatori a strutture relative a tutti gli indirizzi possibili
263 nelle varie famiglie di protocolli; questo pone il problema di come passare
264 questi puntatori, il C ANSI risolve questo problema coi i puntatori generici
265 (i \texttt{void *}), ma l'interfaccia dei socket è antecendente alla
266 definizione dello standard ANSI, e per questo nel 1982 fu scelto di definire
267 una struttura generica \texttt{sockaddr} per gli indirizzi dei socket mostrata
270 \begin{figure}[!htbp]
274 sa_family_t sa_family; /* address family: AF_xxx */
275 char sa_data[14]; /* address (protocol-specific) */
278 \caption{La struttura generica degli indirizzi dei socket \texttt{sockaddr}}
279 \label{fig:sock_sa_gen_struct}
282 Tutte le funzioni dei socket che usano gli indirizzi sono definite usando nel
283 prototipo un puntatore a questa struttura; per questo motivo quando si
284 invocano dette funzioni passando l'indirizzo di un protocollo specifico
285 occorrerà eseguire un casting del relativo puntatore.
287 I tipi di dati che compongono la struttura sono stabiliti dallo standard
288 Posix.1g, riassunti in \ntab\ con i rispettivi file di include in cui sono
289 definiti; la struttura è invece definita nell'include file
290 \texttt{sys/socket.h}
294 \begin{tabular}{|l|l|l|}
296 \multicolumn{1}{|c|}{Tipo}& \multicolumn{1}{|c|}{Descrizione}&
297 \multicolumn{1}{|c|}{Header} \\
300 \texttt{int8\_t} & intero a 8 bit con segno & \texttt{sys/types.h}\\
301 \texttt{uint8\_t} & intero a 8 bit senza segno & \texttt{sys/types.h}\\
302 \texttt{int16\_t} & intero a 16 bit con segno & \texttt{sys/types.h}\\
303 \texttt{uint16\_t} & intero a 16 bit senza segno& \texttt{sys/types.h}\\
304 \texttt{int32\_t} & intero a 32 bit con segno & \texttt{sys/types.h}\\
305 \texttt{uint32\_t} & intero a 32 bit senza segno& \texttt{sys/types.h}\\
307 \texttt{sa\_family\_t} & famiglia degli indirizzi& \texttt{sys/socket.h}\\
308 \texttt{socklen\_t} & lunghezza (\texttt{uint32\_t}) dell'indirizzo di
309 un socket& \texttt{sys/socket.h}\\
311 \texttt{in\_addr\_t} & indirizzo IPv4 (\texttt{uint32\_t}) &
312 \texttt{netinet/in.h}\\
313 \texttt{in\_port\_t} & porta TCP o UDP (\texttt{uint16\_t})&
314 \texttt{netinet/in.h}\\
317 \caption{Tipi di dati usati nelle strutture degli indirizzi, secondo quanto
318 stabilito dallo standard Posix.1g}
319 \label{tab:sock_data_types}
322 In alcuni sistemi la struttura è leggermente diversa e prevede un primo membro
323 aggiuntivo \texttt{uint8\_t sin\_len} (come riportato da R. Stevens nei suoi
324 libri). Questo campo non verrebbe usato direttamente dal programmatore e non è
325 richiesto dallo standard Posix.1g, in linux pertanto non sussiste. Il campo
326 \texttt{sa\_family\_t} era storicamente un \texttt{unsigned short}.
328 Dal punto di vista del programmatore l'unico uso di questa struttura è quello
329 di fare da riferimento per il casting, per il kernel le cose sono un po'
330 diverse, in quanto esso usa il puntatore per recuperare il campo
331 \texttt{sa\_family} con cui determinare il tipo di indirizzo; per questo
332 motivo, anche se l'uso di un puntatore \texttt{void *} sarebbe più immediato
333 per l'utente (che non dovrebbe più eseguire il casting), è stato mantenuto
334 l'uso di questa struttura.
337 \subsection{La struttura degli indirizzi IPv4}
338 \label{sec:sock_sa_ipv4}
340 I socket di tipo \texttt{PF\_INET} vengono usati per la comunicazione
341 attraverso internet; la struttura per gli indirizzi per un socket internet
342 (IPv4) è definita come \texttt{sockaddr\_in} nell'header file
343 \texttt{netinet/in.h} e secondo le man page ha la forma mostrata in \nfig,
344 conforme allo standard Posix.1g.
347 \begin{figure}[!htbp]
351 sa_family_t sin_family; /* address family: AF_INET */
352 u_int16_t sin_port; /* port in network byte order */
353 struct in_addr sin_addr; /* internet address */
355 /* Internet address. */
357 u_int32_t s_addr; /* address in network byte order */
360 \caption{La struttura degli indirizzi dei socket internet (IPv4)
361 \texttt{sockaddr\_in}.}
362 \label{fig:sock_sa_ipv4_struct}
365 L'indirizzo di un socket internet (secondo IPv4) comprende l'indirizzo
366 internet di un'interfaccia più un numero di porta. Il protocollo IP non
367 prevede numeri di porta, che sono utilizzati solo dai protocolli di livello
368 superiore come TCP e UDP. Questa struttura però viene usata anche per i socket
369 RAW che accedono direttamente al livello di IP, nel qual caso il numero della
370 porta viene settato al numero di protocollo.
372 Il membro \texttt{sin\_family} deve essere sempre settato; \texttt{sin\_port}
373 specifica il numero di porta (vedi \secref{sec:TCPel_port_num}; i numeri di
374 porta sotto il 1024 sono chiamati \textsl{riservati} in quanto utilizzati da
375 servizi standard. Soltanto processi con i privilegi di root (effective uid
376 uguale a zero) o con la capability \texttt{CAP\_NET\_BIND\_SERVICE} possono
377 usare la funzione \texttt{bind} su queste porte.
379 Il membro \texttt{sin\_addr} contiene l'indirizzo internet dell'altro capo
380 della comunicazione, e viene acceduto sia come struttura (un resto di una
381 implementazione precedente in cui questa era una union usata per accedere alle
382 diverse classi di indirizzi) che come intero.
384 Infine è da sottolineare che sia gli indirizzi che i numeri di porta devono
385 essere specificati in quello che viene chiamato \textit{network order}, cioè
386 con i bit ordinati in formato \textit{big endian}, questo comporta la
387 necessità di usare apposite funzioni di conversione per mantenere la
388 portabilità del codice (vedi \secref{sec:sock_addr_func} per i dettagli del
389 problema e le relative soluzioni).
391 \subsection{La struttura degli indirizzi IPv6}
392 \label{sec:sock_sa_ipv6}
394 Essendo IPv6 una estenzione di IPv4 i socket di tipo \texttt{PF\_INET6} sono
395 sostanzialmente identici ai precedenti; la parte in cui si trovano
396 praticamente tutte le differenze è quella della struttura degli indirizzi. La
397 struttura degli indirizzi è definita ancora in \texttt{netinet/in.h}.
399 \begin{figure}[!htbp]
402 struct sockaddr_in6 {
403 u_int16_t sin6_family; /* AF_INET6 */
404 u_int16_t sin6_port; /* port number */
405 u_int32_t sin6_flowinfo; /* IPv6 flow information */
406 struct in6_addr sin6_addr; /* IPv6 address */
407 u_int32_t sin6_scope_id; /* Scope id (new in 2.4) */
411 unsigned char s6_addr[16]; /* IPv6 address */
414 \caption{La struttura degli indirizzi dei socket IPv6
415 \texttt{sockaddr\_in6}.}
416 \label{fig:sock_sa_ipv6_struct}
419 Il campo \texttt{sin6\_family} deve essere sempre settato ad
420 \texttt{AF\_INET6}, il campo \texttt{sin6\_port} è analogo a quello di IPv4 e
421 segue le stesse regole; il campo \texttt{sin6\_flowinfo} è a dua volta diviso
422 in tre parti di cui i 24 bit inferiori indicano l'etichetta di flusso, i
423 successivi 4 bit la priorità e gli ultimi 4 sono riservati; questi valori
424 fanno riferimento ad alcuni campi specifici dell'header dei pacchetti IPv6
425 (vedi \secref{sec:appA_ipv6}) ed il loro uso è sperimentale.
427 Il campo \texttt{sin6\_addr} contiene l'indirizzo a 128 bit usato da IPv6,
428 infine il campo \texttt{sin6\_scope\_id} è un campo introdotto con il kernel
429 2.4 per gestire alcune operazioni riguardanti il multicasting.
431 Si noti che questa struttura è più grande di una \texttt{sockaddr} generica,
432 quindi occorre stare attenti a non avere fatto assunzioni riguardo alla
433 possibilità di contenere i dati nelle dimensioni di quest'ultima.
436 \subsection{La struttura degli indirizzi locali}
437 \label{sec:sock_sa_local}
439 I socket di tipo \texttt{PF\_UNIX} vengono usati per una comunicazione
440 efficiente fra processi che stanno sulla stessa macchina; essi rispetto ai
441 precedenti possono essere anche creati in maniera anonima attraverso la
442 funzione \texttt{socketpair}. Quando però si vuole fare riferimento esplicito
443 ad uno di questi socket si deve usare la seguente struttura di indirizzi
444 definita nel file di header \texttt{sys/un.h}.
446 \begin{figure}[!htbp]
449 #define UNIX_PATH_MAX 108
451 sa_family_t sun_family; /* AF_UNIX */
452 char sun_path[UNIX_PATH_MAX]; /* pathname */
455 \caption{La struttura degli indirizzi dei socket locali
456 \texttt{sockaddr\_un}.}
457 \label{fig:sock_sa_local_struct}
460 In questo caso il campo \texttt{sun\_family} deve essere \texttt{AF\_UNIX},
461 mentre il campo \texttt{sun\_path} deve specificare un indirizzo; questo ha
462 due forme un file (di tipo socket) nel filesystem o una stringa univoca
463 (tenuta in uno spazio di nomi astratto). Nel primo caso l'indirizzo viene
464 specificato come una stringa (terminata da uno zero) corrispondente al
465 pathname del file; nel secondo invece \texttt{sun\_path} inizia con uno zero
466 vengono usati i restanti bytes come stringa (senza terminazione).
469 % \subsection{Il passaggio delle strutture}
470 % \label{sec:sock_addr_pass}
472 % Come detto nelle funzioni della API dei socket le strutture degli indirizzi
473 % vengono sempre passate per riferimento usando un puntatore; anche la lunghezza
474 % della struttura è passata come argomento, ma in questo caso la modalità del
475 % passaggio dipende dalla direzione del medesimo, dal processo al kernel o
478 % In particolare le tre funzioni \texttt{bind}, \texttt{connect} e
479 % \texttt{sendto} passano la struttura al kernel, in questo caso è passata
480 % \textsl{per valore} anche la dimensione della medesima
483 % Le funzioni \texttt{accept}, \texttt{recvfrom}, \texttt{getsockname} e
484 % \texttt{getpeername} invece ricevono i valori del kernel
487 \section{Le funzioni di conversione degli indirizzi}
488 \label{sec:sock_addr_func}
490 In questa sezione tratteremo delle varie funzioni usate per manipolare gli
491 indirizzi, limitandoci però agli indirizzi internet.
493 Come accennato gli indirizzi e i numeri di porta usati nella rete devono
494 essere forniti in formato opportuno (il \textit{network order}). Per capire
495 cosa significa tutto ciò occorre introdurre un concetto generale che tornerà
496 utile anche in seguito.
499 \subsection{La \textit{endianess}}
500 \label{sec:sock_endianess}
502 La rappresentazione di un numbero binario in un computer può essere fatta in
503 due modi, chiamati rispettivamente \textit{big endian} e \textit{little
504 endian} a seconda di come i singoli bit vengono aggregati per formare le
505 variabili intere (in diretta corrispondenza a come sono poi in realtà cablati
506 sui bus interni del computer).
508 Per capire meglio il problema si consideri un intero a 16 bit scritto in una
509 locazione di memoria posta ad un certo indirizzo. I singoli bit possono essere
510 disposti un memoria in due modi, a partire dal più significativo o a partire
511 dal meno significativo. Così nel primo caso si troverà il byte che contiene i
512 bit più significativi all'indirizzo menzionato e il byte con i bit meno
513 significativi nell'indirizzo successivo; questo ordinamento è detto
514 \textit{little endian} dato che il dato finale è la parte ``piccola'' del
515 numero. Il caso opposto, in cui si parte dal bit meno significativo è detto
516 per lo stesso motivo \textit{big endian}.
518 La \textit{endianess} di un computer dipende essenzialmente dalla architettura
519 hardware usata; intel e digital usano il little endian, motorola, ibm, sun
520 (sostanzialmente tutti gli altri) usano il big endian. Il formato della rete è
521 anch'esso big endian. Esistono poi anche dei processori che possono scegliere
522 il tipo di formato all'avvio e alcuni, come il PowerPC o l'intel i860, possono
523 pure passare da un tipo all'altro con una specifica istruzione; in ogni caso
524 in linux l'ordinamanento è definito dall'archiettura e anche se questi
525 cambiamenti sono possibili anche dopo che il sistema è avviato, non vengono
528 \subsection{Le funzioni per il riordinamento}
529 \label{sec:sock_func_ord}
531 Il problema connesso all'endianess è che quando si passano dei dati da un tipo
532 di architettura all'altra i dati vengono interpretati in maniera diversa, e ad
533 esempio nel caso dell'intero a 16 bit ci si ritroverà con i due bytes in cui è
534 suddiviso scambiati di posto, e ne sarà quindi invertito l'ordine di lettura
535 per cui, per riavere il valore originale dovrenno essere rovesciati.
537 Per questo motivo si usano le seguenti funzioni di conversione (i cui
538 prototipi sono definiti in \texttt{netinet/in.h}) che servono a tener conto
539 automaticamente della possibile differenza fra l'ordinamento usato sul
540 computer e quello che viene usato nelle trasmissione sulla rete; queste
542 \begin{prototype}{unsigned long int htonl(unsigned long int hostlong)}
543 Converte l'intero a 32 bit \texttt{hostlong} dal formato della macchina a
546 \begin{prototype}{unsigned sort int htons(unsigned short int hostshort)}
547 Converte l'intero a 16 bit \texttt{hostshort} dal formato della macchina a
550 \begin{prototype}{unsigned long int ntonl(unsigned long int netlong)}
551 Converte l'intero a 32 bit \texttt{netlong} dal formato della rete a quello
554 \begin{prototype}{unsigned sort int ntons(unsigned short int netshort)}
555 Converte l'intero a 16 bit \texttt{netshort} dal formato della rete a quello
558 I nomi sono assegnati usando la lettera $n$ come mnemonico per indicare
559 l'ordinamento usato sulla rete (da \textit{network order}) e la lettera $h$
560 come mnemonico per l'ordinamento usato sulla macchina locale (da \textit{host
561 order}), mentre le lettere $s$ e $l$ stanno ad indicare i tipi di dato
562 (\texttt{long} o \texttt{short}, riportati anche dai prototipi).
564 Usando queste funzioni si ha la conversione automatica (nel caso pure la
565 macchina sia in big endian queste funzioni sono definite come macro che non
566 fanno nulla); esse vanno sempre utilizzate per assicurare la portabilità del
567 codice su tutte le architetture.
570 \subsection{Le funzioni \texttt{inet\_aton}, \texttt{inet\_addr} e
572 \label{sec:sock_func_ipv4}
574 Un secondo insieme di funzioni di manipolazione (i cui prototipi sono definiti
575 in \texttt{arpa/inet.h}) serve per passare dal formato binario usato nelle
576 strutture degli indirizzi alla rappresentazione dei numeri IP che si usa
579 Le prime tre funzioni di manipolazione riguardano la conversione degli
580 indirizzi IPv4 da una stringa in cui il numero di IP è espresso secondo la
581 cosiddetta notazione \textit{dotted-decimal}, (cioè nella forma
582 \texttt{192.160.0.1}) al formato binario (direttamente in \textit{network
583 order}) e viceversa; in questo caso si usa la lettera $a$ come mnemonico per
584 indicare la stringa. Dette funzioni sono:
585 \begin{prototype}{int inet\_aton(const char *src, struct in\_addr *dest)}
586 Converte la stringa puntata da \texttt{src} nell'indirizzo binario da
587 memorizzare all'indirizzo puntato da \texttt{dest}, restituendo 0 in caso
588 di successo e 1 in caso di fallimento (è espressa in questa forma in modo da
589 poterla usare direttamente con il puntatore usato per passare la struttura
590 degli indirizzi). Se usata con \texttt{dest} inizializzato a
591 \texttt{NULL} effettua la validazione dell'indirizzo.
593 \begin{prototype}{in\_addr\_t inet\_addr(const char *strptr)}
594 Restituisce l'indirizzo a 32 bit in network order a partire dalla stringa
595 passata come parametro, in caso di errore restituisce il valore
596 \texttt{INADDR\_NONE} che tipicamente sono trentadue bit a uno; questo
597 comporta che la stringa \texttt{255.255.255.255}, che pure è un indirizzo
598 valido, non può essere usata con questa funzione; per questo motivo essa è
599 generalmente deprecata in favore della precedente.
601 \begin{prototype}{char *inet\_ntoa(struct in\_addr addrptr)}
602 Converte il valore a 32 bit dell'indirizzo (espresso in network order)
603 restituendo il puntatore alla stringa che contiene l'espressione in formato
604 dotted decimal. Si deve tenere presente che la stringa risiede in memoria
605 statica, per cui questa funzione non è rientrante.
609 \subsection{Le funzioni \texttt{inet\_pton} e \texttt{inet\_ntop}}
610 \label{sec:sock_conv_func_gen}
612 Le tre funzioni precedenti sono limitate solo ad indirizzi IPv4, per questo
613 motivo è preferibile usare le due nuove funzioni \texttt{inet\_pton} e
614 \texttt{inet\_ntop} che possono convertire anche gli indirizzi IPv6 (secondo
615 lo schema in \nfig). Anche in questo caso le lettere $n$ e $p$ sono degli
616 mnemonici per ricordare il tipo di conversione effettuata e stanno per
617 \textit{presentation} e \textit{numeric}.
622 \caption{Schema della rappresentazioni utilizzate dalle funzioni di
623 conversione \texttt{inet\_pton} e \texttt{inet\_ntop} }
624 \label{fig:sock_inet_conv_func}
628 Entrambe le funzioni accettano l'argomento \texttt{family} che indica il tipo
629 di indirizzo e può essere \texttt{AF\_INET} o \texttt{AF\_INET6}. Se la
630 famiglia indicata non è valida entrambe le funzioni ritornano un valore
631 negativo e settano la variabile \texttt{errno} al valore
632 \texttt{EAFNOSUPPORT}. I prototipi delle suddette funzioni sono i seguenti:
633 \begin{prototype}{int inet\_pton(int family, const char *src, void *dest)}
634 Converte la stringa puntata da \texttt{src} nell'indirizzo binario da
635 memorizzare all'indirizzo puntato da \texttt{dest}, restituendo 0 in caso di
636 successo e 1 in caso di fallimento.
638 \begin{prototype}{char *inet\_ntop(int family, const void *src, char *dest,
640 Converte la struttura dell'indirizzo puntata da \texttt{src} in una stringa
641 che viene copiata nel buffer puntato dall'indirizzo \texttt{dest}; questo
642 deve essere preallocato dall'utente e la lunghezza deve essere almeno
643 \texttt{INET\_ADDRSTRLEN} in caso di indirizzi IPv4 e
644 \texttt{INET6\_ADDRSTRLEN} per indirizzi IPv6; la lunghezza del buffer deve
645 comunque venire specificata attraverso il parametro \texttt{len}.
647 La funzione restituisce un puntatore non nullo a \texttt{dest} in caso di
648 successo e un puntatore nullo in caso di fallimento, in quest'ultimo caso
649 viene settata la variabile \texttt{errno} con il valore \texttt{ENOSPC} in
650 caso le dimensioni dell'indirizzo eccedano la lunghezza specificata da
655 \section{Il comportamento delle funzioni di I/O}
656 \label{sec:sock_io_behav}
658 Una cosa di cui non sempre si è consapevoli quando si ha a che fare con i
659 socket è che le funzioni di input/output non sempre hanno lo stesso
660 comportamento che avrebbero con i normali files (in particolare questo accade
661 per i socket di tipo stream).
663 Infatti con i socket può accadere che funzioni come \texttt{read} o
664 \texttt{write} possano restituire in input o scrivere in output un numero di
665 bytes minore di quello richiesto. Questo è un comportamento normale e non un
666 errore, e succede perché si eccede in lettura o scrittura il limite di buffer
669 In questo caso tutto quello che il programma chiamante deve fare è di ripetere
670 la lettura (o scrittura) per la quantità di bytes rimanenti (lo stesso può
671 avvenire scrivendo più di 4096 bytes in una pipe, dato che quello è il limite
672 di solito adottato per il buffer di trasmissione del kernel).
680 ssize_t SockRead(int fd, void *buf, size_t count)
686 while (nleft > 0) { /* repeat until no left */
687 if ( (nread = read(fd, buf, nleft)) < 0) {
688 if (errno == EINTR) { /* if interrupted by system call */
689 continue; /* repeat the loop */
691 return(nread); /* otherwise exit */
693 } else if (nread == 0) { /* EOF */
694 break; /* break loop here */
696 nleft -= nread; /* set left to read */
697 buf +=nread; /* set pointer */
699 return (count - nleft);
702 \caption{Funzione \texttt{SockRead}, legge $n$ bytes da un socket }
703 \label{fig:sock_SockRead_code}
706 Per questo motivo seguendo l'esempio di W. R. Stevens si sono definite due
707 funzioni \texttt{SockRead} e \texttt{SockWrite} che eseguono la lettura da un
708 socket tenendo conto di questa caratteristica, ed in grado di ritornare dopo
709 avere letto o scritto esattamente il numero di bytes specificato; il sorgente
710 è riportato in \curfig\ e \nfig\ ed è disponibile fra i sorgenti allegati alla
711 guida nei files \texttt{SockRead.c} e \texttt{SockWrite.c}.
719 ssize_t SockWrite(int fd, const void *buf, size_t count)
725 while (nleft > 0) { /* repeat until no left */
726 if ( (nwritten = write(fd, buf, nleft)) < 0) {
727 if (errno == EINTR) { /* if interrupted by system call */
728 continue; /* repeat the loop */
730 return(nwritten); /* otherwise exit with error */
733 nleft -= nwritten; /* set left to write */
734 buf +=nwritten; /* set pointer */
739 \caption{Funzione \texttt{SockWrite}, scrive $n$ bytes su un socket }
740 \label{fig:sock_SockWrite_code}
743 Come si può notare le funzioni ripetono la lettura/scrittura in un loop fino
744 all'esaurimento del numero di bytes richiesti, in caso di errore viene
745 controllato se questo è \texttt{EINTR} (cioè un'interruzione della system call
746 dovuta ad un segnale), nel qual caso l'accesso viene ripetuto, altrimenti
747 l'errore viene ritornato interrompendo il loop.
749 Nel caso della lettura se il numero di bytes letti è zero significa che è
750 arrivati alla fine del file e pertanto si ritorna senza aver concluso la
751 lettura di tutti i bytes richiesti.