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15 I segnali sono il primo e più semplice meccanismo di comunicazione nei
16 confronti dei processi. Nella loro versione originale essi portano con sé
17 nessuna informazione che non sia il loro tipo; si tratta in sostanza di
18 un'interruzione software portata ad un processo.
20 In genere essi vengono usati dal kernel per riportare ai processi situazioni
21 eccezionali (come errori di accesso, eccezioni aritmetiche, ecc.) ma possono
22 anche essere usati come forma elementare di comunicazione fra processi (ad
23 esempio vengono usati per il controllo di sessione), per notificare eventi
24 (come la terminazione di un processo figlio), ecc.
26 In questo capitolo esamineremo i vari aspetti della gestione dei segnali,
27 partendo da una introduzione relativa ai concetti base con cui essi vengono
28 realizzati, per poi affrontarne la classificazione a secondo di uso e modalità
29 di generazione fino ad esaminare in dettaglio le funzioni e le metodologie di
30 gestione avanzate e le estensioni fatte all'interfaccia classica nelle nuovi
31 versioni dello standard POSIX.
34 \section{Introduzione}
37 In questa sezione esamineremo i concetti generali relativi ai segnali, vedremo
38 le loro caratteristiche di base, introdurremo le nozioni di fondo relative
39 all'architettura del funzionamento dei segnali e alle modalità con cui il
40 sistema gestisce l'interazione fra di essi ed i processi.
43 \subsection{I concetti base}
46 Come il nome stesso indica i segnali sono usati per notificare ad un processo
47 l'occorrenza di un qualche evento. Gli eventi che possono generare un segnale
48 sono vari; un breve elenco di possibili cause per l'emissione di un segnale è
52 \item un errore del programma, come una divisione per zero o un tentativo di
53 accesso alla memoria fuori dai limiti validi;
54 \item la terminazione di un processo figlio;
55 \item la scadenza di un timer o di un allarme;
56 \item il tentativo di effettuare un'operazione di input/output che non può
58 \item una richiesta dell'utente dal terminale di terminare o fermare il
60 \item l'invio esplicito da parte del processo stesso o di un altro.
63 Ciascuno di questi eventi, compresi gli ultimi due che pure sono controllati
64 dall'utente o da un altro processo, comporta l'intervento diretto da parte del
65 kernel che causa la generazione di un particolare tipo di segnale.
67 Quando un processo riceve un segnale, invece del normale corso del programma,
68 viene eseguita una azione predefinita o una apposita funzione di gestione che
69 può essere stata specificata dall'utente, nel qual caso si dice che si
70 \textsl{intercetta} il segnale. Riprendendo la terminologia originale da qui
71 in avanti faremo riferimento a questa funzione come al \textsl{gestore} del
72 segnale, traduzione approssimata dell'inglese \textit{signal handler}.
75 \subsection{Le \textsl{semantiche} del funzionamento dei segnali}
76 \label{sec:sig_semantics}
78 Negli anni il comportamento del sistema in risposta ai segnali è stato
79 modificato in vari modi nelle differenti implementazioni di Unix. Si possono
80 individuare due tipologie fondamentali di comportamento dei segnali (dette
81 \textsl{semantiche}) che vengono chiamate rispettivamente \textsl{semantica
82 affidabile} (o \textit{reliable}) e \textsl{semantica inaffidabile} (o
85 Nella \textsl{semantica inaffidabile}, che veniva implementata dalle prime
86 versioni di Unix, la funzione di gestione del segnale specificata dall'utente
87 non restava attiva una volta che era stata eseguita; era perciò compito
88 dell'utente ripetere l'installazione dello stesso all'interno del
89 \textsl{gestore} del segnale in tutti quei casi in cui si voleva che esso
93 \footnotesize \centering
94 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
95 \includecodesample{listati/unreliable_sig.c}
98 \caption{Esempio di codice di un gestore di segnale per la semantica
100 \label{fig:sig_old_handler}
103 In questo caso però è possibile una situazione in cui i segnali possono essere
104 perduti. Si consideri il segmento di codice riportato in
105 fig.~\ref{fig:sig_old_handler}: nel programma principale viene installato un
106 gestore (\texttt{\small 5}), la cui prima operazione (\texttt{\small 11}) è
107 quella di reinstallare se stesso. Se nell'esecuzione del gestore fosse
108 arrivato un secondo segnale prima che esso abbia potuto eseguire la
109 reinstallazione di se stesso per questo secondo segnale verrebbe eseguito il
110 comportamento predefinito, il che può comportare, a seconda dei casi, la
111 perdita del segnale (se l'impostazione predefinita è quella di ignorarlo) o la
112 terminazione immediata del processo; in entrambi i casi l'azione prevista dal
113 gestore non verrebbe eseguita.
115 Questa è la ragione per cui l'implementazione dei segnali secondo questa
116 semantica viene chiamata \textsl{inaffidabile}: infatti la ricezione del
117 segnale e la reinstallazione del suo gestore non sono operazioni atomiche, e
118 sono sempre possibili delle \itindex{race~condition} \textit{race condition}
119 (si ricordi sez.~\ref{sec:proc_multi_prog}). Un altro problema è che in
120 questa semantica non esiste un modo per bloccare i segnali quando non si vuole
121 che arrivino; i processi possono ignorare il segnale, ma non è possibile
122 istruire il sistema a non fare nulla in occasione di un segnale, pur
123 mantenendo memoria del fatto che è avvenuto.
125 Nella semantica \textsl{affidabile} (quella utilizzata da Linux e da ogni Unix
126 moderno) il gestore una volta installato resta attivo e non si hanno tutti i
127 problemi precedenti. In questa semantica i segnali vengono \textsl{generati}
128 dal kernel per un processo all'occorrenza dell'evento che causa il segnale. In
129 genere questo viene fatto dal kernel impostando un apposito campo della
130 \struct{task\_struct} del processo nella \itindex{process~table}
131 \textit{process table} (si veda fig.~\ref{fig:proc_task_struct}).
133 Si dice che il segnale viene \textsl{consegnato} al processo (dall'inglese
134 \textit{delivered}) quando viene eseguita l'azione per esso prevista, mentre
135 per tutto il tempo che passa fra la generazione del segnale e la sua consegna
136 esso è detto \textsl{pendente} (o \textit{pending}). In genere questa
137 procedura viene effettuata dallo \textit{scheduler} quando, riprendendo
138 l'esecuzione del processo in questione, verifica la presenza del segnale nella
139 \struct{task\_struct} e mette in esecuzione il gestore.
141 In questa semantica un processo ha la possibilità di bloccare la consegna dei
142 segnali, in questo caso, se l'azione per il suddetto segnale non è quella di
143 ignorarlo, il segnale resta \textsl{pendente} fintanto che il processo non lo
144 sblocca (nel qual caso viene consegnato) o imposta l'azione corrispondente per
147 Si tenga presente che il kernel stabilisce cosa fare con un segnale che è
148 stato bloccato al momento della consegna, non quando viene generato; questo
149 consente di cambiare l'azione per il segnale prima che esso venga consegnato,
150 e si può usare la funzione \func{sigpending} (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigmask})
151 per determinare quali segnali sono bloccati e quali sono pendenti.
153 Infine occorre precisare che i segnali predatano il supporto per i
154 \textit{thread} e vengono sempre inviati al processo come insieme, cosa che
155 può creare incertezza nel caso questo sia multi-\textit{thread}. In tal caso
156 quando è possibile determinare quale è il \textit{thread} specifico che deve
157 ricevere il segnale, come avviene per i segnali di errore, questo sarà inviato
158 solo a lui, altrimenti sarà inviato a discrezione del kernel ad uno qualunque
159 dei \textit{thread} del processo che possa riceverlo (che cioè non blocchi il
160 segnale), torneremo sull'argomento in sez.~\ref{sec:thread_signal}.
162 \subsection{Tipi di segnali}
163 \label{sec:sig_types}
165 In generale si tende a classificare gli eventi che possono generare dei
166 segnali in tre categorie principali: errori, eventi esterni e richieste
169 Un errore significa che un programma ha fatto qualcosa di sbagliato e non può
170 continuare ad essere eseguito. Non tutti gli errori causano dei segnali, in
171 genere le condizioni di errore più comuni comportano la restituzione di un
172 codice di errore da parte di una funzione di libreria. Sono gli errori che
173 possono avvenire nell'esecuzione delle istruzioni di un programma, come le
174 divisioni per zero o l'uso di indirizzi di memoria non validi, che causano
175 l'emissione di un segnale.
177 Un evento esterno ha in genere a che fare con le operazioni di lettura e
178 scrittura su file, o con l'interazione con dispositivi o con altri processi;
179 esempi di segnali di questo tipo sono quelli legati all'arrivo di dati in
180 ingresso, scadenze di un timer, terminazione di processi figli, la pressione
181 dei tasti di stop o di suspend su un terminale.
183 Una richiesta esplicita significa l'uso da parte di un programma delle
184 apposite funzioni di sistema, come \func{kill} ed affini (vedi
185 sez.~\ref{sec:sig_kill_raise}) per la generazione ``\textsl{manuale}'' di un
188 Si dice poi che i segnali possono essere \textsl{asincroni} o
189 \textsl{sincroni}. Un segnale \textsl{sincrono} è legato ad una azione
190 specifica di un programma ed è inviato (a meno che non sia bloccato) durante
191 tale azione. Molti errori generano segnali \textsl{sincroni}, così come la
192 richiesta esplicita da parte del processo tramite le chiamate al sistema.
193 Alcuni errori come la divisione per zero non sono completamente sincroni e
194 possono arrivare dopo qualche istruzione.
196 I segnali \textsl{asincroni} sono generati da eventi fuori dal controllo del
197 processo che li riceve, e arrivano in tempi impredicibili nel corso
198 dell'esecuzione del programma. Eventi esterni come la terminazione di un
199 processo figlio generano segnali \textsl{asincroni}, così come le richieste di
200 generazione di un segnale effettuate da altri processi.
202 In generale un tipo di segnale o è sincrono o è asincrono, salvo il caso in
203 cui esso sia generato attraverso una richiesta esplicita tramite chiamata al
204 sistema, nel qual caso qualunque tipo di segnale (quello scelto nella
205 chiamata) può diventare sincrono o asincrono a seconda che sia generato
206 internamente o esternamente al processo.
209 \subsection{La notifica dei segnali}
210 \label{sec:sig_notification}
212 Come accennato quando un segnale viene generato, se la sua azione predefinita
213 non è quella di essere ignorato, il kernel prende nota del fatto nella
214 \struct{task\_struct} del processo; si dice così che il segnale diventa
215 \textsl{pendente} (o \textit{pending}), e rimane tale fino al momento in cui
216 verrà notificato al processo o verrà specificata come azione quella di
219 Normalmente l'invio al processo che deve ricevere il segnale è immediato ed
220 avviene non appena questo viene rimesso in esecuzione dallo \textit{scheduler}
221 che esegue l'azione specificata. Questo a meno che il segnale in questione non
222 sia stato bloccato prima della notifica, nel qual caso l'invio non avviene ed
223 il segnale resta \textsl{pendente} indefinitamente.
225 Quando lo si sblocca un segnale \textsl{pendente} sarà subito notificato. Si
226 tenga presente però che tradizionalmente i segnali \textsl{pendenti} non si
227 accodano, alla generazione infatti il kernel marca un flag nella
228 \struct{task\_struct} del processo, per cui se prima della notifica ne vengono
229 generati altri il flag è comunque marcato, ed il gestore viene eseguito sempre
230 una sola volta. In realtà questo non vale nel caso dei cosiddetti segnali
231 \textit{real-time}, che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_real_time}, ma questa è
232 una funzionalità avanzata che per ora tralasceremo.
234 Si ricordi inoltre che se l'azione specificata per un segnale è quella di
235 essere ignorato questo sarà scartato immediatamente al momento della sua
236 generazione, e questo anche se in quel momento il segnale è bloccato, perché
237 bloccare su un segnale significa bloccarne la notifica. Per questo motivo un
238 segnale, fintanto che viene ignorato, non sarà mai notificato, anche se prima
239 è stato bloccato ed in seguito si è specificata una azione diversa, nel qual
240 caso solo i segnali successivi alla nuova specificazione saranno notificati.
242 Una volta che un segnale viene notificato, che questo avvenga subito o dopo
243 una attesa più o meno lunga, viene eseguita l'azione specificata per il
244 segnale. Per alcuni segnali (per la precisione \signal{SIGKILL} e
245 \signal{SIGSTOP}) questa azione è predeterminata dal kernel e non può essere
246 mai modificata, ma per tutti gli altri si può selezionare una delle tre
247 possibilità seguenti:
250 \item ignorare il segnale;
251 \item intercettare il segnale, ed utilizzare il gestore specificato;
252 \item accettare l'azione predefinita per quel segnale.
255 Un programma può specificare queste scelte usando le due funzioni
256 \func{signal} e \func{sigaction}, che tratteremo rispettivamente in
257 sez.~\ref{sec:sig_signal} e sez.~\ref{sec:sig_sigaction}. Se si è installato
258 un gestore sarà quest'ultimo ad essere eseguito alla notifica del segnale.
259 Inoltre il sistema farà si che mentre viene eseguito il gestore di un segnale,
260 quest'ultimo venga automaticamente bloccato, così si possono evitare alla
261 radice possibili \itindex{race~condition} \textit{race condition}.
263 Nel caso non sia stata specificata un'azione, viene utilizzata la cosiddetta
264 azione predefinita che, come vedremo in sez.~\ref{sec:sig_standard}, è propria
265 di ciascun segnale. Nella maggior parte dei casi questa azione comporta la
266 terminazione immediata del processo, ma per alcuni segnali che rappresentano
267 eventi innocui l'azione predefinita è di essere ignorati. Inoltre esistono
268 alcuni segnali la cui azione è semplicemente quella di fermare l'esecuzione
269 del programma, vale a dire portarlo nello stato di \textit{stopped} (lo stato
270 \texttt{T}, si ricordi tab.~\ref{tab:proc_proc_states} e quanto illustrato in
271 sez.~\ref{sec:proc_sched}).
273 Quando un segnale termina un processo il padre può determinare la causa della
274 terminazione esaminandone lo stato di uscita così come viene riportato dalle
275 funzioni \func{wait} e \func{waitpid} (vedi sez.~\ref{sec:proc_wait}). Questo
276 ad esempio è il modo in cui la shell determina i motivi della terminazione di
277 un programma e scrive un eventuale messaggio di errore.
281 I segnali che rappresentano errori del programma (divisione per zero o
282 violazioni di accesso) hanno come ulteriore caratteristica della loro azione
283 predefinita, oltre a terminare il processo, quella di scrivere nella directory
284 di lavoro corrente del processo di un file \file{core} su cui viene salvata
285 l'immagine della memoria del processo.
287 Questo file costituisce il cosiddetto \textit{core dump}, e contenendo
288 l'immagine della memoria del processo, consente di risalire allo stato dello
289 \itindex{stack} \textit{stack} (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}) prima
290 della terminazione. Questo permette di esaminare il contenuto del file un
291 secondo tempo con un apposito programma (un \textit{debugger} come \cmd{gdb})
292 per investigare sulla causa dell'errore, ed in particolare, grazie appunto ai
293 dati dello \itindex{stack} \textit{stack}, consente di identificare quale
294 funzione ha causato l'errore.
296 Si tenga presente che il \textit{core dump} viene creato non solo in caso di
297 errore effettivo, ma anche se il segnale per cui la sua creazione è prevista
298 nell'azione dell'azione predefinita viene inviato al programma con una delle
299 funzioni \func{kill}, \func{raise}, ecc.
304 \section{La classificazione dei segnali}
305 \label{sec:sig_classification}
307 Esamineremo in questa sezione quali sono i vari segnali definiti nel sistema,
308 quali sono le loro caratteristiche e la loro tipologia, tratteremo le varie
309 macro e costanti che permettono di identificarli, e illustreremo le funzioni
310 che ne stampano la descrizione.
313 \subsection{I segnali standard}
314 \label{sec:sig_standard}
316 Ciascun segnale è identificato dal kernel con un numero, ma benché per alcuni
317 segnali questi numeri siano sempre gli stessi, tanto da essere usati come
318 sinonimi, l'uso diretto degli identificativi numerici da parte dei programmi è
319 comunque da evitare, in quanto essi non sono mai stati standardizzati e
320 possono variare a seconda dell'implementazione del sistema, e nel caso di
321 Linux anche a seconda della architettura hardware e della versione del kernel.
323 Quelli che invece sono stati, almeno a grandi linee, standardizzati, sono i
324 nomi dei segnali e le costanti di preprocessore che li identificano, che sono
325 tutte nella forma \texttt{SIGnome}, e sono queste che devono essere usate nei
326 programmi. Come tutti gli altri nomi e le funzioni che concernono i segnali,
327 esse sono definite nell'header di sistema \headfile{signal.h}.
332 \begin{tabular}[c]{|l|c|c|l|}
334 \textbf{Segnale} &\textbf{Standard}&\textbf{Azione}&\textbf{Descrizione} \\
337 \signal{SIGHUP} &P & T & Hangup o terminazione del processo di
339 \signal{SIGINT} &PA& T & Interrupt da tastiera (\cmd{C-c}).\\
340 \signal{SIGQUIT} &P & C & Quit da tastiera (\cmd{C-y}).\\
341 \signal{SIGILL} &PA& C & Istruzione illecita.\\
342 \signal{SIGTRAP} &S & C & Trappole per un Trace/breakpoint.\\
343 \signal{SIGABRT} &PA& C & Segnale di abort da \func{abort}.\\
344 \signal{SIGIOT} &B & C & Trappola di I/O. Sinonimo di \signal{SIGABRT}.\\
345 \signal{SIGBUS} &BS& C & Errore sul bus (bad memory access).\\
346 \signal{SIGFPE} &AP& C & Errore aritmetico.\\
347 \signal{SIGKILL} &P & T& Segnale di terminazione forzata.\\
348 \signal{SIGUSR1} &P & T & Segnale utente numero 1.\\
349 \signal{SIGSEGV} &AP& C & Errore di accesso in memoria.\\
350 \signal{SIGUSR2} &P & T & Segnale utente numero 2.\\
351 \signal{SIGPIPE} &P & T & Pipe spezzata.\\
352 \signal{SIGALRM} &P & T & Segnale del timer da \func{alarm}.\\
353 \signal{SIGTERM} &AP& T & Segnale di terminazione (\texttt{C-\bslash}).\\
354 \signal{SIGCHLD} &P & I & Figlio terminato o fermato.\\
355 \signal{SIGCONT} &P &-- & Continua se fermato.\\
356 \signal{SIGSTOP} &P & S & Ferma il processo.\\
357 \signal{SIGTSTP} &P & S & Pressione del tasto di stop sul terminale.\\
358 \signal{SIGTTIN} &P & S & Input sul terminale per un processo
360 \signal{SIGTTOU} &P & S & Output sul terminale per un processo
362 \signal{SIGURG} &BS& I & Ricezione di una \textit{urgent condition} su
364 \signal{SIGXCPU} &BS& C & Ecceduto il limite sul tempo di CPU.\\
365 \signal{SIGXFSZ} &BS& C & Ecceduto il limite sulla dimensione dei file.\\
366 \signal{SIGVTALRM}&BS& T& Timer di esecuzione scaduto.\\
367 \signal{SIGPROF} &BS& T & Timer del \textit{profiling} scaduto.\\
368 \signal{SIGWINCH}&B & I & Finestra ridimensionata (4.3BSD, Sun).\\
369 \signal{SIGIO} &B & T & L'I/O è possibile.\\
370 \signal{SIGPOLL} &VS& T & \textit{Pollable event}, sinonimo di
372 \signal{SIGPWR} &V & T & Fallimento dell'alimentazione.\\
373 \signal{SIGSYS} &VS& C & \textit{system call} sbagliata.\\
375 \signal{SIGSTKFLT}&?& T & Errore sullo stack del coprocessore (inusato).\\
376 \signal{SIGUNUSED}&?& C & Segnale inutilizzato (sinonimo di
379 \signal{SIGCLD} &V & I & Sinonimo di \signal{SIGCHLD}.\\
380 \signal{SIGEMT} &V & C & Trappola di emulatore.\\
381 \signal{SIGINFO} &B & T & Sinonimo di \signal{SIGPWR}.\\
382 \signal{SIGLOST} &? & T & Perso un lock sul file, sinonimo
383 di \signal{SIGIO} (inusato).\\
386 \caption{Lista dei segnali ordinari in Linux.}
387 \label{tab:sig_signal_list}
390 In tab.~\ref{tab:sig_signal_list} si è riportato l'elenco completo dei segnali
391 ordinari definiti su Linux per tutte le possibili architetture (tratteremo
392 quelli \textit{real-time} in sez.~\ref{sec:sig_real_time}). Ma si tenga
393 presente che solo quelli elencati nella prima sezione della tabella sono
394 presenti su tutte le architetture. Nelle sezioni successive si sono riportati
395 rispettivamente quelli che esistono solo sull'architettura PC e quelli che non
396 esistono sull'architettura PC, ma sono definiti sulle architetture
397 \textit{alpha} o \textit{mips}.
399 Alcuni segnali erano previsti fin dallo standard ANSI C, ed i segnali sono
400 presenti in tutti i sistemi unix-like, ma l'elenco di quelli disponibili non è
401 uniforme, ed alcuni di essi sono presenti solo su alcune implementazioni o
402 architetture hardware, ed anche il loro significato può variare. Per questo si
403 sono riportati nella seconda colonna della tabella riporta gli standard in cui
404 ciascun segnale è stato definito, indicati con altrettante lettere da
405 interpretare secondo la legenda di tab.~\ref{tab:sig_standard_leg}. Si tenga
406 presente che il significato dei segnali è abbastanza indipendente dalle
407 implementazioni solo per quelli definiti negli standard POSIX.1-1990 e
413 \begin{tabular}[c]{|c|l|}
415 \textbf{Sigla} & \textbf{Standard} \\
419 B & BSD (4.2 BSD e Sun).\\
421 S & SUSv2 (e POSIX.1-2001).\\
426 \caption{Legenda dei valori degli standard riportati nella seconda colonna
427 di tab.~\ref{tab:sig_signal_list}.}
428 \label{tab:sig_standard_leg}
431 Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_notification} a ciascun segnale è
432 associata una specifica azione predefinita che viene eseguita quando nessun
433 gestore è installato. Le azioni predefinite possibili, che abbiamo già
434 descritto in sez.~\ref{sec:sig_notification}, sono state riportate in
435 tab.~\ref{tab:sig_signal_list} nella terza colonna, e di nuovo sono state
436 indicate con delle lettere la cui legenda completa è illustrata in
437 tab.~\ref{tab:sig_action_leg}).
442 \begin{tabular}[c]{|c|l|}
444 \textbf{Sigla} & \textbf{Significato} \\
447 T & L'azione predefinita è terminare il processo.\\
448 C & L'azione predefinita è terminare il processo e scrivere un
449 \itindex{core~dump} \textit{core dump}.\\
450 I & L'azione predefinita è ignorare il segnale.\\
451 S & L'azione predefinita è fermare il processo.\\
454 \caption{Legenda delle azioni predefinite dei segnali riportate nella terza
455 colonna di tab.~\ref{tab:sig_signal_list}.}
456 \label{tab:sig_action_leg}
460 Si inoltre noti come \const{SIGCONT} sia l'unico segnale a non avere
461 l'indicazione di una azione predefinita nella terza colonna di
462 tab.~\ref{tab:sig_signal_list}, questo perché il suo effetto è sempre quello
463 di far ripartire un programma in stato \texttt{T} fermato da un segnale di
464 stop. Inoltre i segnali \const{SIGSTOP} e \const{SIGKILL} si distinguono da
465 tutti gli altri per la specifica caratteristica di non potere essere né
466 intercettati, né bloccati, né ignorati.
468 Il numero totale di segnali presenti è dato dalla macro \const{NSIG} (e tiene
469 conto anche di quelli \textit{real-time}) e dato che i numeri dei segnali sono
470 allocati progressivamente, essa corrisponde anche al successivo del valore
471 numerico assegnato all'ultimo segnale definito. La descrizione dettagliata
472 del significato dei precedenti segnali, raggruppati per tipologia, verrà
473 affrontata nei paragrafi successivi.
476 \subsection{I segnali di errore}
477 \label{sec:sig_prog_error}
479 Questi segnali sono generati quando il sistema, o in certi casi direttamente
480 l'hardware (come per i \itindex{page~fault} \textit{page fault} non validi o
481 le eccezioni del processore) rileva un qualche errore insanabile nel programma
482 in esecuzione. In generale la generazione di questi segnali significa che il
483 programma ha dei gravi problemi (ad esempio ha dereferenziato un puntatore non
484 valido o ha eseguito una operazione aritmetica proibita) e l'esecuzione non
485 può essere proseguita.
487 In genere si intercettano questi segnali per permettere al programma di
488 terminare in maniera pulita, ad esempio per ripristinare le impostazioni della
489 console o eliminare i \index{file!di lock} file di lock prima dell'uscita. In
490 questo caso il gestore deve concludersi ripristinando l'azione predefinita e
491 rialzando il segnale, in questo modo il programma si concluderà senza effetti
492 spiacevoli, ma riportando lo stesso stato di uscita che avrebbe avuto se il
493 gestore non ci fosse stato.
495 L'azione predefinita per tutti questi segnali è causare la terminazione del
496 processo che li ha causati. In genere oltre a questo il segnale provoca pure
497 la registrazione su disco di un file di \itindex{core~dump} \textit{core
498 dump}, che un debugger può usare per ricostruire lo stato del programma al
499 momento della terminazione. Questi segnali sono:
500 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
501 \item[\signal{SIGFPE}] Riporta un errore aritmetico fatale. Benché il nome
502 derivi da \textit{floating point exception} si applica a tutti gli errori
503 aritmetici compresa la divisione per zero e l'overflow. Se il gestore
504 ritorna il comportamento del processo è indefinito, ed ignorare questo
505 segnale può condurre ad un ciclo infinito.
507 % Per questo segnale le cose sono complicate dal fatto che possono esserci
508 % molte diverse eccezioni che \signal{SIGFPE} non distingue, mentre lo
509 % standard IEEE per le operazioni in virgola mobile definisce varie eccezioni
510 % aritmetiche e richiede che esse siano notificate.
511 % TODO trovare altre info su SIGFPE e trattare la notifica delle eccezioni
513 \item[\signal{SIGILL}] Il nome deriva da \textit{illegal instruction},
514 significa che il programma sta cercando di eseguire una istruzione
515 privilegiata o inesistente, in generale del codice illecito. Poiché il
516 compilatore del C genera del codice valido si ottiene questo segnale se il
517 file eseguibile è corrotto o si stanno cercando di eseguire dei dati.
518 Quest'ultimo caso può accadere quando si passa un puntatore sbagliato al
519 posto di un puntatore a funzione, o si eccede la scrittura di un vettore di
520 una variabile locale, andando a corrompere lo \itindex{stack}
521 \textit{stack}. Lo stesso segnale viene generato in caso di overflow dello
522 \itindex{stack} \textit{stack} o di problemi nell'esecuzione di un gestore.
523 Se il gestore ritorna il comportamento del processo è indefinito.
525 \item[\signal{SIGSEGV}] Il nome deriva da \itindex{segment~violation}
526 \textit{segment violation}, e significa che il programma sta cercando di
527 leggere o scrivere in una zona di memoria protetta al di fuori di quella che
528 gli è stata riservata dal sistema. In genere è il meccanismo della
529 protezione della memoria che si accorge dell'errore ed il kernel genera il
530 segnale. È tipico ottenere questo segnale dereferenziando un puntatore
531 nullo o non inizializzato leggendo al di là della fine di un vettore. Se il
532 gestore ritorna il comportamento del processo è indefinito.
534 \item[\signal{SIGBUS}] Il nome deriva da \textit{bus error}. Come
535 \signal{SIGSEGV} questo è un segnale che viene generato di solito quando si
536 dereferenzia un puntatore non inizializzato, la differenza è che
537 \signal{SIGSEGV} indica un accesso non permesso su un indirizzo esistente
538 (al di fuori dallo \itindex{heap} \textit{heap} o dallo \itindex{stack}
539 \textit{stack}), mentre \signal{SIGBUS} indica l'accesso ad un indirizzo non
540 valido, come nel caso di un puntatore non allineato.
542 \item[\signal{SIGABRT}] Il nome deriva da \textit{abort}. Il segnale indica
543 che il programma stesso ha rilevato un errore che viene riportato chiamando
544 la funzione \func{abort}, che genera questo segnale.
546 \item[\signal{SIGTRAP}] È il segnale generato da un'istruzione di breakpoint o
547 dall'attivazione del tracciamento per il processo. È usato dai programmi per
548 il debugging e un programma normale non dovrebbe ricevere questo segnale.
550 \item[\signal{SIGSYS}] Sta ad indicare che si è eseguita una istruzione che
551 richiede l'esecuzione di una \textit{system call}, ma si è fornito un codice
552 sbagliato per quest'ultima.
554 \item[\signal{SIGEMT}] Il nome sta per \textit{emulation trap}. Il segnale non
555 è previsto da nessuno standard ed è definito solo su alcune architetture che
556 come il vecchio PDP11 prevedono questo tipo di interruzione, non è presente
561 \subsection{I segnali di terminazione}
562 \label{sec:sig_termination}
564 Questo tipo di segnali sono usati per terminare un processo; hanno vari nomi a
565 causa del differente uso che se ne può fare, ed i programmi possono
566 trattarli in maniera differente.
568 La ragione per cui può essere necessario intercettare questi segnali è che il
569 programma può dover eseguire una serie di azioni di pulizia prima di
570 terminare, come salvare informazioni sullo stato in cui si trova, cancellare
571 file temporanei, o ripristinare delle condizioni alterate durante il
572 funzionamento (come il modo del terminale o le impostazioni di una qualche
573 periferica). L'azione predefinita di questi segnali è di terminare il
574 processo, questi segnali sono:
575 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
576 \item[\signal{SIGTERM}] Il nome sta per \textit{terminate}. È un segnale
577 generico usato per causare la conclusione di un programma. È quello che
578 viene generato di default dal comando \cmd{kill}. Al contrario di
579 \signal{SIGKILL} può essere intercettato, ignorato, bloccato. In genere lo
580 si usa per chiedere in maniera ``\textsl{educata}'' ad un processo di
583 \item[\signal{SIGINT}] Il nome sta per \textit{interrupt}. È il segnale di
584 interruzione per il programma. È quello che viene generato di default dal
585 dall'invio sul terminale del carattere di controllo ``\textit{INTR}'',
586 \textit{interrupt} appunto, che viene generato normalmente dalla sequenza
587 \cmd{C-c} sulla tastiera.
589 \item[\signal{SIGQUIT}] È analogo a \signal{SIGINT} con la differenza che è
590 controllato da un altro carattere di controllo, ``\textit{QUIT}'',
591 corrispondente alla sequenza \texttt{C-\bslash} sulla tastiera. A differenza
592 del precedente l'azione predefinita, oltre alla terminazione del processo,
593 comporta anche la creazione di un \itindex{core~dump} \textit{core dump}.
594 In genere lo si può pensare come corrispondente ad una condizione di errore
595 del programma rilevata dall'utente. Per questo motivo non è opportuno fare
596 eseguire al gestore di questo segnale le operazioni di pulizia normalmente
597 previste (tipo la cancellazione di file temporanei), dato che in certi casi
598 esse possono eliminare informazioni utili nell'esame dei \itindex{core~dump}
601 \item[\signal{SIGKILL}] Il nome è utilizzato per terminare in maniera immediata
602 qualunque programma. Questo segnale non può essere né intercettato, né
603 ignorato, né bloccato, per cui causa comunque la terminazione del processo.
604 In genere esso viene generato solo per richiesta esplicita dell'utente dal
605 comando (o tramite la funzione) \cmd{kill}. Dato che non lo si può
606 intercettare è sempre meglio usarlo come ultima risorsa quando metodi meno
607 brutali, come \signal{SIGTERM} o \cmd{C-c} non funzionano.
609 Se un processo non risponde a nessun altro segnale \signal{SIGKILL} ne causa
610 sempre la terminazione (in effetti il fallimento della terminazione di un
611 processo da parte di \signal{SIGKILL} costituirebbe un malfunzionamento del
612 kernel). Talvolta è il sistema stesso che può generare questo segnale quando
613 per condizioni particolari il processo non può più essere eseguito neanche
614 per eseguire un gestore.
616 \item[\signal{SIGHUP}] Il nome sta per \textit{hang-up}. Segnala che il
617 terminale dell'utente si è disconnesso, ad esempio perché si è interrotta la
618 rete. Viene usato anche per riportare la terminazione del processo di
619 controllo di un terminale a tutti i processi della sessione (vedi
620 sez.~\ref{sec:sess_job_control}), in modo che essi possano disconnettersi
621 dal relativo terminale. Viene inoltre usato in genere per segnalare ai
622 programmi di servizio (i cosiddetti \textsl{demoni}, vedi
623 sez.~\ref{sec:sess_daemon}), che non hanno un terminale di controllo, la
624 necessità di reinizializzarsi e rileggere il file (o i file) di
629 \subsection{I segnali di allarme}
630 \label{sec:sig_alarm}
632 Questi segnali sono generati dalla scadenza di un timer (vedi
633 sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort}). Il loro comportamento predefinito è quello di
634 causare la terminazione del programma, ma con questi segnali la scelta
635 predefinita è irrilevante, in quanto il loro uso presuppone sempre la
636 necessità di un gestore. Questi segnali sono:
637 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
638 \item[\signal{SIGALRM}] Il nome sta per \textit{alarm}. Segnale la scadenza di
639 un timer misurato sul tempo reale o sull'orologio di sistema. È normalmente
640 usato dalla funzione \func{alarm}.
642 \item[\const{SIVGTALRM}] Il nome sta per \textit{virtual alarm}. È analogo al
643 precedente ma segnala la scadenza di un timer sul tempo di CPU usato dal
646 \item[\signal{SIGPROF}] Il nome sta per \textit{profiling}. Indica la scadenza
647 di un timer che misura sia il tempo di CPU speso direttamente dal processo
648 che quello che il sistema ha speso per conto di quest'ultimo. In genere
649 viene usato dagli strumenti che servono a fare la profilazione dell'utilizzo
650 del tempo di CPU da parte del processo.
654 \subsection{I segnali di I/O asincrono}
655 \label{sec:sig_asyncio}
657 Questi segnali operano in congiunzione con le funzioni di I/O asincrono. Per
658 questo occorre comunque usare \func{fcntl} per abilitare un file descriptor a
659 generare questi segnali. L'azione predefinita è di essere ignorati. Questi
661 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
662 \item[\signal{SIGIO}] Questo segnale viene inviato quando un file descriptor è
663 pronto per eseguire dell'input/output. In molti sistemi solo i socket e i
664 terminali possono generare questo segnale, in Linux questo può essere usato
665 anche per i file, posto che la chiamata a \func{fcntl} che lo attiva abbia
668 \item[\signal{SIGURG}] Questo segnale è inviato quando arrivano dei dati
669 urgenti o \itindex{out-of-band} \textit{out-of-band} su di un
670 socket; per maggiori dettagli al proposito si veda
671 sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}.
673 \item[\signal{SIGPOLL}] Questo segnale è definito nella standard POSIX.1-2001,
674 ed è equivalente a \signal{SIGIO} che invece deriva da BSD. Su Linux è
675 definito per compatibilità con i sistemi System V.
679 \subsection{I segnali per il controllo di sessione}
680 \label{sec:sig_job_control}
682 Questi sono i segnali usati dal controllo delle sessioni e dei processi, il
683 loro uso è specializzato e viene trattato in maniera specifica nelle sezioni
684 in cui si trattano gli argomenti relativi. Questi segnali sono:
685 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
686 \item[\signal{SIGCHLD}] Questo è il segnale mandato al processo padre quando un
687 figlio termina o viene fermato. L'azione predefinita è di ignorare il
688 segnale, la sua gestione è trattata in sez.~\ref{sec:proc_wait}.
690 \item[\signal{SIGCLD}] Per Linux questo è solo un segnale identico al
691 precedente e definito come sinonimo. Il nome è obsoleto, deriva dalla
692 definizione del segnale su System V, ed oggi deve essere evitato.
694 \item[\signal{SIGCONT}] Il nome sta per \textit{continue}. Il segnale viene
695 usato per fare ripartire un programma precedentemente fermato da
696 \signal{SIGSTOP}. Questo segnale ha un comportamento speciale, e fa sempre
697 ripartire il processo prima della sua consegna. Il comportamento predefinito
698 è di fare solo questo; il segnale non può essere bloccato. Si può anche
699 installare un gestore, ma il segnale provoca comunque il riavvio del
702 La maggior pare dei programmi non hanno necessità di intercettare il
703 segnale, in quanto esso è completamente trasparente rispetto all'esecuzione
704 che riparte senza che il programma noti niente. Si possono installare dei
705 gestori per far si che un programma produca una qualche azione speciale
706 se viene fermato e riavviato, come per esempio riscrivere un prompt, o
709 \item[\signal{SIGSTOP}] Il segnale ferma l'esecuzione di un processo, lo porta
710 cioè nello stato \textit{stopped} (vedi sez.~\ref{sec:proc_sched}). Il
711 segnale non può essere né intercettato, né ignorato, né bloccato.
713 \item[\signal{SIGTSTP}] Il nome sta per \textit{interactive stop}. Il segnale
714 ferma il processo interattivamente, ed è generato dal carattere
715 ``\textit{SUSP}'', prodotto dalla combinazione di tasti \cmd{C-z}, ed al
716 contrario di \signal{SIGSTOP} può essere intercettato e ignorato. In genere
717 un programma installa un gestore per questo segnale quando vuole lasciare il
718 sistema o il terminale in uno stato definito prima di fermarsi; se per
719 esempio un programma ha disabilitato l'eco sul terminale può installare un
720 gestore per riabilitarlo prima di fermarsi.
722 \item[\signal{SIGTTIN}] Un processo non può leggere dal terminale se esegue
723 una sessione di lavoro in \textit{background}. Quando un processo in
724 \textit{background} tenta di leggere da un terminale viene inviato questo
725 segnale a tutti i processi della sessione di lavoro. L'azione predefinita è
726 di fermare il processo. L'argomento è trattato in
727 sez.~\ref{sec:sess_job_control_overview}.
729 \item[\signal{SIGTTOU}] Segnale analogo al precedente \signal{SIGTTIN}, ma
730 generato quando si tenta di scrivere sul terminale o modificarne uno dei
731 modi con un processo in \textit{background}. L'azione predefinita è di
732 fermare il processo, l'argomento è trattato in
733 sez.~\ref{sec:sess_job_control_overview}.
737 \subsection{I segnali di operazioni errate}
738 \label{sec:sig_oper_error}
740 Questi segnali sono usati per riportare al programma errori generati da
741 operazioni da lui eseguite; non indicano errori del programma quanto errori
742 che impediscono il completamento dell'esecuzione dovute all'interazione con il
743 resto del sistema. L'azione predefinita di questi segnali è normalmente
744 quella di terminare il processo, questi segnali sono:
745 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
746 \item[\signal{SIGPIPE}] Sta per \textit{Broken pipe}. Se si usano delle pipe,
747 (o delle FIFO o dei socket) è necessario, prima che un processo inizi a
748 scrivere su una di esse, che un altro l'abbia aperta in lettura (si veda
749 sez.~\ref{sec:ipc_pipes}). Se il processo in lettura non è partito o è
750 terminato inavvertitamente alla scrittura sulla pipe il kernel genera questo
751 segnale. Se il segnale è bloccato, intercettato o ignorato la chiamata che
752 lo ha causato fallisce, restituendo l'errore \errcode{EPIPE}.
754 \item[\signal{SIGXCPU}] Sta per \textit{CPU time limit exceeded}. Questo
755 segnale è generato quando un processo eccede il limite impostato per il
756 tempo di CPU disponibile, vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}. Fino al
757 kernel 2.2 terminava semplicemente il processo, a partire dal kernel 2.4,
758 seguendo le indicazioni dello standard POSIX.1-2001 viene anche generato un
759 \itindex{core~dump} \textit{core dump}.
761 \item[\signal{SIGXFSZ}] Sta per \textit{File size limit exceeded}. Questo
762 segnale è generato quando un processo tenta di estendere un file oltre le
763 dimensioni specificate dal limite impostato per le dimensioni massime di un
764 file, vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}. Fino al kernel 2.2 terminava
765 semplicemente il processo, a partire dal kernel 2.4, seguendo le indicazioni
766 dello standard POSIX.1-2001 viene anche generato un \itindex{core~dump}
769 \item[\signal{SIGLOST}] Sta per \textit{Resource lost}. Tradizionalmente è il
770 segnale che viene generato quando si perde un advisory lock su un file su
771 NFS perché il server NFS è stato riavviato. Il progetto GNU lo utilizza per
772 indicare ad un client il crollo inaspettato di un server. In Linux è
773 definito come sinonimo di \signal{SIGIO} e non viene più usato.
777 \subsection{Ulteriori segnali}
778 \label{sec:sig_misc_sig}
780 Raccogliamo qui infine una serie di segnali che hanno scopi differenti non
781 classificabili in maniera omogenea. Questi segnali sono:
782 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
783 \item[\signal{SIGUSR1}] Insieme a \signal{SIGUSR2} è un segnale a disposizione
784 dell'utente che lo può usare per quello che vuole. Viene generato solo
785 attraverso l'invocazione della funzione \func{kill}. Entrambi i segnali
786 possono essere utili per implementare una comunicazione elementare fra
787 processi diversi, o per eseguire a richiesta una operazione utilizzando un
788 gestore. L'azione predefinita è di terminare il processo.
789 \item[\signal{SIGUSR2}] È il secondo segnale a disposizione degli utenti. Per
790 il suo utilizzo vale esattamente quanto appena detto per \signal{SIGUSR1}.
791 \item[\signal{SIGWINCH}] Il nome sta per \textit{window (size) change} e viene
792 generato in molti sistemi (GNU/Linux compreso) quando le dimensioni (in
793 righe e colonne) di un terminale vengono cambiate. Viene usato da alcuni
794 programmi testuali per riformattare l'uscita su schermo quando si cambia
795 dimensione a quest'ultimo. L'azione predefinita è di essere ignorato.
796 \item[\signal{SIGINFO}] Il segnale indica una richiesta di informazioni. È
797 usato con il controllo di sessione, causa la stampa di informazioni da parte
798 del processo leader del gruppo associato al terminale di controllo, gli
799 altri processi lo ignorano. Su Linux però viene utilizzato come sinonimo di
800 \signal{SIGPWR} e l'azione predefinita è di terminare il processo.
801 \item[\signal{SIGPWR}] Il segnale indica un cambio nello stato di
802 alimentazione di un eventuale gruppo di continuità e viene usato
803 principalmente per segnalare l'assenza ed il ritorno della corrente. Viene
804 usato principalmente con \cmd{init} per attivare o fermare le procedure di
805 spegnimento automatico all'esaurimento delle batterie. L'azione predefinita
806 è di terminare il processo.
807 \item[\signal{SIGSTKFLT}] Indica un errore nello stack del coprocessore
808 matematico, è definito solo per le architetture PC, ma è completamente
809 inusato. L'azione predefinita è di terminare il processo.
813 \subsection{Le funzioni \func{strsignal} e \func{psignal}}
814 \label{sec:sig_strsignal}
816 Per la descrizione dei segnali il sistema mette a disposizione due funzioni
817 che stampano un messaggio di descrizione specificando il numero del segnale
818 con una delle costanti di tab.~\ref{tab:sig_signal_list}. In genere si usano
819 quando si vuole notificare all'utente il segnale ricevuto, ad esempio nel caso
820 di terminazione di un processo figlio o di un gestore che gestisce più
823 La prima funzione, \funcd{strsignal}, è una estensione GNU fornita dalla
824 \acr{glibc}, ed è accessibile solo avendo definito la macro
825 \macro{\_GNU\_SOURCE}, il suo comportamento è analogo a quello della funzione
826 \func{strerror} (si veda sez.~\ref{sec:sys_strerror}) usata per notificare gli
831 \fdecl{char *strsignal(int signum)}
832 \fdesc{Ottiene la descrizione di un segnale.}
835 {La funzione ritorna puntatore ad una stringa che descrive il segnale, non
836 sono previste condizioni di errore ed \var{errno} non viene modificata.}
840 La funzione ritorna sempre il puntatore ad una stringa che contiene la
841 descrizione del segnale indicato dall'argomento \param{signum}, se questo non
842 indica un segnale valido viene restituito il puntatore ad una stringa che
843 segnale che il valore indicato non è valido. Dato che la stringa è allocata
844 staticamente non se ne deve modificare il contenuto, che resta valido solo
845 fino alla successiva chiamata di \func{strsignal}. Nel caso si debba mantenere
846 traccia del messaggio sarà necessario copiarlo.
848 La seconda funzione, \funcd{psignal}, deriva da BSD ed è analoga alla funzione
849 \func{perror} descritta in sez.~\ref{sec:sys_strerror}, il suo prototipo è:
853 \fdecl{void psignal(int sig, const char *s)}
854 \fdesc{Stampa un messaggio di descrizione di un segnale.}
856 {La funzione non ritorna nulla e non prevede errori.}
859 La funzione stampa sullo \textit{standard error} un messaggio costituito dalla
860 stringa passata nell'argomento \param{s}, seguita dal carattere di due punti
861 ed una descrizione del segnale indicato dall'argomento \param{sig}.
863 Una modalità alternativa per utilizzare le descrizioni restituite da
864 \func{strsignal} e \func{psignal} è quello di usare la
865 \index{variabili!globali} variabile globale \var{sys\_siglist}, che è definita
866 in \headfile{signal.h} e può essere acceduta con la dichiarazione:
867 \includecodesnip{listati/siglist.c}
869 L'array \var{sys\_siglist} contiene i puntatori alle stringhe di descrizione,
870 indicizzate per numero di segnale, per cui una chiamata del tipo di \code{char
871 *decr = strsignal(SIGINT)} può essere sostituita dall'equivalente \code{char
872 *decr = sys\_siglist[SIGINT]}.
876 \section{La gestione di base dei segnali}
877 \label{sec:sig_management}
879 I segnali sono il primo e più classico esempio di eventi asincroni, cioè di
880 eventi che possono accadere in un qualunque momento durante l'esecuzione di un
881 programma. Per questa loro caratteristica la loro gestione non può essere
882 effettuata all'interno del normale flusso di esecuzione dello stesso, ma è
883 delegata appunto agli eventuali gestori che si sono installati.
885 In questa sezione vedremo come si effettua la gestione dei segnali, a partire
886 dalla loro interazione con le \textit{system call}, passando per le varie
887 funzioni che permettono di installare i gestori e controllare le reazioni di
888 un processo alla loro occorrenza.
891 \subsection{Il comportamento generale del sistema}
892 \label{sec:sig_gen_beha}
894 Abbiamo già trattato in sez.~\ref{sec:sig_intro} le modalità con cui il
895 sistema gestisce l'interazione fra segnali e processi, ci resta da esaminare
896 però il comportamento delle \textit{system call}; in particolare due di esse,
897 \func{fork} ed \func{exec}, dovranno essere prese esplicitamente in
898 considerazione, data la loro stretta relazione con la creazione di nuovi
901 Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} quando viene creato un nuovo
902 processo esso eredita dal padre sia le azioni che sono state impostate per i
903 singoli segnali, che la maschera dei segnali bloccati (vedi
904 sez.~\ref{sec:sig_sigmask}). Invece tutti i segnali pendenti e gli allarmi
905 vengono cancellati; essi infatti devono essere recapitati solo al padre, al
906 figlio dovranno arrivare solo i segnali dovuti alle sue azioni.
908 Quando si mette in esecuzione un nuovo programma con \func{exec} (si ricordi
909 quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_exec}) tutti i segnali per i quali è stato
910 installato un gestore vengono reimpostati a \const{SIG\_DFL}. Non ha più
911 senso infatti fare riferimento a funzioni definite nel programma originario,
912 che non sono presenti nello spazio di indirizzi del nuovo programma.
914 Si noti che questo vale solo per le azioni per le quali è stato installato un
915 gestore, viene mantenuto invece ogni eventuale impostazione dell'azione a
916 \const{SIG\_IGN}. Questo permette ad esempio alla shell di impostare ad
917 \const{SIG\_IGN} le risposte per \signal{SIGINT} e \signal{SIGQUIT} per i
918 programmi eseguiti in background, che altrimenti sarebbero interrotti da una
919 successiva pressione di \texttt{C-c} o \texttt{C-y}.
921 Per quanto riguarda il comportamento di tutte le altre \textit{system call} si
922 danno sostanzialmente due casi, a seconda che esse siano
923 \index{system~call~lente} \textsl{lente} (\textit{slow}) o \textsl{veloci}
924 (\textit{fast}). La gran parte di esse appartiene a quest'ultima categoria,
925 che non è influenzata dall'arrivo di un segnale. Esse sono dette
926 \textsl{veloci} in quanto la loro esecuzione è sostanzialmente immediata. La
927 risposta al segnale viene sempre data dopo che la \textit{system call} è stata
928 completata, in quanto attendere per eseguire un gestore non comporta nessun
931 In alcuni casi però alcune \textit{system call} possono bloccarsi
932 indefinitamente e per questo motivo vengono chiamate \textsl{lente}
933 \index{system~call~lente} o \textsl{bloccanti}. In questo caso non si può
934 attendere la conclusione della \textit{system call}, perché questo renderebbe
935 impossibile una risposta pronta al segnale, per cui il gestore viene eseguito
936 prima che la \textit{system call} sia ritornata. Un elenco dei casi in cui si
937 presenta questa situazione è il seguente:
939 \item la lettura da file che possono bloccarsi in attesa di dati non ancora
940 presenti (come per certi \index{file!di~dispositivo} file di dispositivo, i
942 \item la scrittura sugli stessi file, nel caso in cui dati non possano essere
943 accettati immediatamente (di nuovo comune per i socket);
944 \item l'apertura di un file di dispositivo che richiede operazioni non
945 immediate per una risposta (ad esempio l'apertura di un nastro che deve
947 \item le operazioni eseguite con \func{ioctl} che non è detto possano essere
948 eseguite immediatamente;
949 \item le funzioni di intercomunicazione fra processi (vedi cap.~\ref{cha:IPC})
950 che si bloccano in attesa di risposte da altri processi;
951 \item la funzione \func{pause} (vedi sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep}) e le
952 analoghe \func{sigsuspend}, \func{sigtimedwait}, e \func{sigwaitinfo} (vedi
953 sez.~\ref{sec:sig_real_time}), usate appunto per attendere l'arrivo di un
955 \item le funzioni associate al \textit{file locking} (vedi
956 sez.~\ref{sec:file_locking})
957 \item la funzione \func{wait} e le analoghe funzioni di attesa se nessun
958 processo figlio è ancora terminato.
961 In questo caso si pone il problema di cosa fare una volta che il gestore sia
962 ritornato. La scelta originaria dei primi Unix era quella di far ritornare
963 anche la \textit{system call} restituendo l'errore di \errcode{EINTR}. Questa
964 è a tutt'oggi una scelta corrente, ma comporta che i programmi che usano dei
965 gestori controllino lo stato di uscita delle funzioni che eseguono una system
966 call lenta per ripeterne la chiamata qualora l'errore fosse questo.
968 Dimenticarsi di richiamare una \textit{system call} interrotta da un segnale è
969 un errore comune, tanto che le \acr{glibc} provvedono una macro
970 \code{TEMP\_FAILURE\_RETRY(expr)} che esegue l'operazione automaticamente,
971 ripetendo l'esecuzione dell'espressione \var{expr} fintanto che il risultato
972 non è diverso dall'uscita con un errore \errcode{EINTR}.
974 La soluzione è comunque poco elegante e BSD ha scelto un approccio molto
975 diverso, che è quello di fare ripartire automaticamente una \textit{system
976 call} interrotta invece di farla fallire. In questo caso ovviamente non c'è
977 bisogno di preoccuparsi di controllare il codice di errore; si perde però la
978 possibilità di eseguire azioni specifiche all'occorrenza di questa particolare
981 Linux e le \acr{glibc} consentono di utilizzare entrambi gli approcci,
982 attraverso una opportuna opzione di \func{sigaction} (vedi
983 sez.~\ref{sec:sig_sigaction}). È da chiarire comunque che nel caso di
984 interruzione nel mezzo di un trasferimento parziale di dati, le \textit{system
985 call} ritornano sempre indicando i byte trasferiti.
987 Si tenga presente però che alcune \textit{system call} vengono comunque
988 interrotte con un errore di \errcode{EINTR} indipendentemente dal fatto che ne
989 possa essere stato richiesto il riavvio automatico, queste funzioni sono:
992 \item le funzioni di attesa di un segnale, come \func{pause} (vedi
993 sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep}), \func{sigsuspend}, \func{sigtimedwait}, e
994 \func{sigwaitinfo} (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}).
995 \item le funzioni di attesa dell'\textit{I/O multiplexing}, come
996 \func{select}, \func{pselect}, \func{poll}, \func{ppoll}, \func{epoll\_wait}
997 e \func{epoll\_pwait} (vedi sez.~\ref{sec:file_multiplexing}).
998 \item le funzioni del System V IPC che prevedono attese: \func{msgrcv},
999 \func{msgsnd} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv_mq}), \func{semop} e
1000 \func{semtimedop} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv_sem}).
1001 \item le funzioni di attesa di un processo: \func{usleep}, \func{nanosleep}
1002 (vedi sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep}) e \func{clock\_nanosleep} (vedi
1003 sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}).
1004 \item le funzioni che operano sui socket quando è stato impostato un
1005 \textit{timeout} sugli stessi con \func{setsockopt} (vedi
1006 sez.~\ref{sec:sock_generic_options}) ed in particolare \func{accept},
1007 \func{recv}, \func{recvfrom}, \func{recvmsg} per un \textit{timeout} in
1008 ricezione e \func{connect}, \func{send}, \func{sendto} e \func{sendmsg} per
1009 un \textit{timeout} in trasmissione.
1010 %\item la funzione \func{io\_getevents} per l'I/O asincrono (vedi sez.??)
1015 \subsection{L'installazione di un gestore}
1016 \label{sec:sig_signal}
1018 L'interfaccia più semplice per la gestione dei segnali è costituita dalla
1019 funzione di sistema \funcd{signal} che è definita fin dallo standard ANSI C.
1020 Quest'ultimo però non considera sistemi multitasking, per cui la definizione è
1021 tanto vaga da essere del tutto inutile in un sistema Unix. Per questo motivo
1022 ogni implementazione successiva ne ha modificato e ridefinito il
1023 comportamento, pur mantenendone immutato il prototipo\footnote{in realtà in
1024 alcune vecchie implementazioni (SVr4 e 4.3+BSD in particolare) vengono usati
1025 alcuni argomenti aggiuntivi per definire il comportamento della funzione,
1026 vedremo in sez.~\ref{sec:sig_sigaction} che questo è possibile usando la
1027 funzione \func{sigaction}.} che è:
1031 \fdecl{sighandler\_t signal(int signum, sighandler\_t handler)}
1032 \fdesc{Installa un gestore di segnale (\textit{signal handler}).}
1035 {La funzione ritorna il precedente gestore in caso di successo in caso di
1036 successo e \const{SIG\_ERR} per un errore, nel qual caso \var{errno}
1039 \item[\errcode{EINVAL}] il numero di segnale \param{signum} non è valido.
1044 In questa definizione per l'argomento \param{handler} che indica il gestore da
1045 installare si è usato un tipo di dato, \type{sighandler\_t}, che è una
1046 estensione GNU, definita dalle \acr{glibc}, che permette di riscrivere il
1047 prototipo di \func{signal} nella forma appena vista, molto più leggibile di
1048 quanto non sia la versione originaria, che di norma è definita come:
1049 \includecodesnip{listati/signal.c}
1050 questa infatti, per la poca chiarezza della sintassi del C quando si vanno a
1051 trattare puntatori a funzioni, è molto meno comprensibile. Da un confronto
1052 con il precedente prototipo si può dedurre la definizione di
1053 \type{sighandler\_t} che è:
1054 \includecodesnip{listati/sighandler_t.c}
1055 e cioè un puntatore ad una funzione \ctyp{void} (cioè senza valore di ritorno)
1056 e che prende un argomento di tipo \ctyp{int}. Si noti come si devono usare le
1057 parentesi intorno al nome della funzione per via delle precedenze degli
1058 operatori del C, senza di esse si sarebbe definita una funzione che ritorna un
1059 puntatore a \ctyp{void} e non un puntatore ad una funzione \ctyp{void}.
1061 La funzione \func{signal} quindi restituisce e prende come secondo argomento
1062 un puntatore a una funzione di questo tipo, che è appunto la funzione che
1063 verrà usata come gestore del segnale. Il numero di segnale passato
1064 nell'argomento \param{signum} può essere indicato direttamente con una delle
1065 costanti definite in sez.~\ref{sec:sig_standard}.
1067 L'argomento \param{handler} che indica il gestore invece, oltre all'indirizzo
1068 della funzione da chiamare all'occorrenza del segnale, può assumere anche i
1069 due valori costanti \const{SIG\_IGN} e \const{SIG\_DFL}. Il primo indica che
1070 il segnale deve essere ignorato. Il secondo ripristina l'azione predefinita, e
1071 serve a tornare al comportamento di default quando non si intende più gestire
1072 direttamente un segnale. Si ricordi però che i due segnali \signal{SIGKILL} e
1073 \signal{SIGSTOP} non possono essere né ignorati né intercettati e per loro
1074 l'uso di \func{signal} non ha alcun effetto, qualunque cosa si specifichi
1075 per \param{handler}.
1077 La funzione restituisce l'indirizzo dell'azione precedente, che può essere
1078 salvato per poterlo ripristinare (con un'altra chiamata a \func{signal}) in un
1079 secondo tempo. Si ricordi che se si imposta come azione \const{SIG\_IGN} o si
1080 imposta \const{SIG\_DFL} per un segnale la cui azione predefinita è di essere
1081 ignorato, tutti i segnali pendenti saranno scartati, e non verranno mai
1084 L'uso di \func{signal} è soggetto a problemi di compatibilità, dato che essa
1085 si comporta in maniera diversa per sistemi derivati da BSD o da System V. In
1086 questi ultimi infatti la funzione è conforme al comportamento originale dei
1087 primi Unix in cui il gestore viene disinstallato alla sua chiamata, secondo la
1088 semantica inaffidabile; anche Linux seguiva questa convenzione con le vecchie
1089 librerie del C come la \acr{libc4} e la \acr{libc5}.\footnote{nelle
1090 \acr{libc5} esiste però la possibilità di includere \file{bsd/signal.h} al
1091 posto di \headfile{signal.h}, nel qual caso la funzione \func{signal} viene
1092 ridefinita per seguire la semantica affidabile usata da BSD.}
1094 Al contrario BSD segue la semantica affidabile, non disinstallando il gestore
1095 e bloccando il segnale durante l'esecuzione dello stesso. Con l'utilizzo delle
1096 \acr{glibc} dalla versione 2 anche Linux è passato a questo comportamento. Il
1097 comportamento della versione originale della funzione, il cui uso è deprecato
1098 per i motivi visti in sez.~\ref{sec:sig_semantics}, può essere ottenuto
1099 chiamando \funcm{sysv\_signal}, una volta che si sia definita la macro
1100 \macro{\_XOPEN\_SOURCE}. In generale, per evitare questi problemi, l'uso di
1101 \func{signal}, che tra l'altro ha un comportamento indefinito in caso di
1102 processo \itindex{thread} multi-\textit{thread}, è da evitare: tutti i nuovi
1103 programmi devono usare \func{sigaction}.
1105 È da tenere presente che, seguendo lo standard POSIX, il comportamento di un
1106 processo che ignora i segnali \signal{SIGFPE}, \signal{SIGILL}, o
1107 \signal{SIGSEGV}, qualora questi non originino da una chiamata ad una
1108 \func{kill} o altra funzione affine, è indefinito. Un gestore che ritorna da
1109 questi segnali può dare luogo ad un ciclo infinito.
1112 \subsection{Le funzioni per l'invio di segnali}
1113 \label{sec:sig_kill_raise}
1115 Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_types} un segnale può anche essere
1116 generato direttamente nell'esecuzione di un programma, attraverso la chiamata
1117 ad una opportuna \textit{system call}. Le funzioni che si utilizzano di solito
1118 per inviare un segnale generico ad un processo sono \func{raise} e
1121 La funzione \funcd{raise}, definita dallo standard ANSI C, serve per inviare
1122 un segnale al processo corrente,\footnote{non prevedendo la presenza di un
1123 sistema multiutente lo standard ANSI C non poteva che definire una funzione
1124 che invia il segnale al programma in esecuzione, nel caso di Linux questa
1125 viene implementata come funzione di compatibilità.} il suo prototipo è:
1129 \fdecl{int raise(int sig)}
1130 \fdesc{Invia un segnale al processo corrente.}
1133 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1134 caso \var{errno} assumerà il valore:
1136 \item[\errcode{EINVAL}] il segnale \param{sig} non è valido.
1141 Il valore di \param{sig} specifica il segnale che si vuole inviare e può
1142 essere specificato con una delle costanti illustrate in
1143 tab.~\ref{tab:sig_signal_list}. In genere questa funzione viene usata per
1144 riprodurre il comportamento predefinito di un segnale che sia stato
1145 intercettato. In questo caso, una volta eseguite le operazioni volute, il
1146 gestore dovrà prima reinstallare l'azione predefinita, per poi attivarla
1147 chiamando \func{raise}.
1149 In realtà \func{raise} è una funzione di libreria, che per i processi ordinari
1150 viene implementata attraverso la funzione di sistema \funcd{kill} che è quella
1151 che consente effettivamente di inviare un segnale generico ad un processo, il
1157 \fdecl{int kill(pid\_t pid, int sig)}
1158 \fdesc{Invia un segnale ad uno o più processi.}
1161 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1162 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1164 \item[\errcode{EINVAL}] il segnale specificato non esiste.
1165 \item[\errcode{EPERM}] non si hanno privilegi sufficienti ad inviare il
1167 \item[\errcode{ESRCH}] il processo o il gruppo di processi indicato non
1173 La funzione invia il segnale specificato dall'argomento \param{sig} al
1174 processo o ai processi specificati con l'argomento \param{pid}. Lo standard
1175 POSIX prevede che il valore 0 per \param{sig} sia usato per specificare il
1176 segnale nullo. Se la funzione viene chiamata con questo valore non viene
1177 inviato nessun segnale, ma viene eseguito il controllo degli errori, in tal
1178 caso si otterrà un errore \errcode{EPERM} se non si hanno i permessi necessari
1179 ed un errore \errcode{ESRCH} se il processo o i processi specificati
1180 con \param{pid} non esistono.
1185 \begin{tabular}[c]{|r|p{8cm}|}
1187 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
1190 $>0$ & Il segnale è mandato al processo con \ids{PID} uguale
1192 0 & Il segnale è mandato ad ogni processo del \itindex{process~group}
1193 \textit{process group} del chiamante.\\
1194 $-1$ & Il segnale è mandato ad ogni processo (eccetto \cmd{init}).\\
1195 $<-1$& Il segnale è mandato ad ogni processo del \textit{process group}
1196 \itindex{process~group} con \ids{PGID} uguale
1197 a $|\param{pid}|$.\\
1200 \caption{Valori dell'argomento \param{pid} per la funzione
1202 \label{tab:sig_kill_values}
1205 A seconda del valore dell'argomento \param{pid} si può inviare il segnale ad
1206 uno specifico processo, ad un \textit{process group} (vedi
1207 sez.~\ref{sec:sess_proc_group}) o a tutti i processi, secondo quanto
1208 illustrato in tab.~\ref{tab:sig_kill_values} che riporta i valori possibili
1209 per questo argomento. Si tenga conto però che il sistema ricicla i \ids{PID}
1210 (come accennato in sez.~\ref{sec:proc_pid}) per cui l'esistenza di un processo
1211 non significa che esso sia realmente quello a cui si intendeva mandare il
1214 Indipendentemente dalla funzione specifica che viene usata solo
1215 l'amministratore può inviare un segnale ad un processo qualunque, in tutti gli
1216 altri casi l'\ids{UID} reale o l'\ids{UID} effettivo del processo chiamante
1217 devono corrispondere all'\ids{UID} reale o all'\ids{UID} salvato della
1218 destinazione. Fa eccezione il caso in cui il segnale inviato sia
1219 \signal{SIGCONT}, nel quale occorre anche che entrambi i processi appartengano
1220 alla stessa sessione.
1222 Si tenga presente che, per il ruolo fondamentale che riveste nel sistema, non
1223 è possibile inviare al processo 1 (cioè a \cmd{init}) segnali per i quali esso
1224 non abbia un gestore installato. Infine, seguendo le specifiche POSIX
1225 1003.1-2001, l'uso della chiamata \code{kill(-1, sig)} comporta che il segnale
1226 sia inviato (con la solita eccezione di \cmd{init}) a tutti i processi per i
1227 quali i permessi lo consentano. Lo standard permette comunque alle varie
1228 implementazioni di escludere alcuni processi specifici: nel caso in questione
1229 Linux non invia il segnale al processo che ha effettuato la chiamata.
1231 Si noti pertanto che la funzione \code{raise(sig)} può essere definita in
1232 termini di \func{kill}, ed è sostanzialmente equivalente ad una
1233 \code{kill(getpid(), sig)}. Siccome \func{raise}, che è definita nello
1234 standard ISO C, non esiste in alcune vecchie versioni di Unix, in generale
1235 l'uso di \func{kill} finisce per essere più portabile. Una seconda funzione
1236 che può essere definita in termini di \func{kill} è \funcd{killpg}, il suo
1241 \fdecl{int killpg(pid\_t pidgrp, int signal)}
1242 \fdesc{Invia un segnale ad un \itindex{process~group} \textit{process group}.}
1245 { La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, e gli
1246 errori sono gli stessi di \func{kill}.
1251 La funzione invia il segnale \param{signal} al \itindex{process~group}
1252 \textit{process group} il cui \acr{PGID} (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group})
1253 è indicato dall'argomento \param{pidgrp}, che deve essere un intero
1254 positivo. Il suo utilizzo è sostanzialmente equivalente all'esecuzione di
1255 \code{kill(-pidgrp, signal)}.
1257 Oltre alle precedenti funzioni di base, vedremo più avanti che esistono altre
1258 funzioni per inviare segnali generici, come \func{sigqueue} per i segnali
1259 \textit{real-time} (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}) e le specifiche
1260 funzioni per i \textit{thread} che tratteremo in sez.~\ref{sec:thread_signal}.
1262 Esiste però un'ultima funzione che permette l'invio diretto di un segnale che
1263 vale la pena di trattare a parte per le sue peculiarità. La funzione in
1264 questione è \funcd{abort} che, come accennato in
1265 sez.~\ref{sec:proc_termination}, permette di abortire l'esecuzione di un
1266 programma tramite l'invio del segnale \signal{SIGABRT}. Il suo prototipo è:
1270 \fdecl{void abort(void)}
1271 \fdesc{Abortisce il processo corrente.}
1274 {La funzione non ritorna, il processo viene terminato.}
1277 La differenza fra questa funzione e l'uso di \func{raise} o di un'altra
1278 funzione per l'invio di \signal{SIGABRT} è che anche se il segnale è bloccato
1279 o ignorato, la funzione ha effetto lo stesso. Il segnale può però essere
1280 intercettato per effettuare eventuali operazioni di chiusura prima della
1281 terminazione del processo.
1283 Lo standard ANSI C richiede inoltre che anche se il gestore ritorna, la
1284 funzione non ritorni comunque. Lo standard POSIX.1 va oltre e richiede che se
1285 il processo non viene terminato direttamente dal gestore sia la stessa
1286 \func{abort} a farlo al ritorno dello stesso. Inoltre, sempre seguendo lo
1287 standard POSIX, prima della terminazione tutti i file aperti e gli stream
1288 saranno chiusi ed i buffer scaricati su disco. Non verranno invece eseguite le
1289 eventuali funzioni registrate con \func{atexit} e \func{on\_exit}.
1294 \subsection{Le funzioni di allarme ed i \textit{timer}}
1295 \label{sec:sig_alarm_abort}
1297 Un caso particolare di segnali generati a richiesta è quello che riguarda i
1298 vari segnali usati per la temporizzazione, per ciascuno di essi infatti sono
1299 previste delle funzioni specifiche che ne effettuino l'invio. La più comune, e
1300 la più semplice, delle funzioni usate per la temporizzazione è la funzione di
1301 sistema \funcd{alarm}, il cui prototipo è:
1305 \fdecl{unsigned int alarm(unsigned int seconds)}
1306 \fdesc{Predispone l'invio di un allarme.}
1309 {La funzione ritorna il numero di secondi rimanenti ad un precedente allarme,
1310 o $0$ se non c'erano allarmi pendenti, non sono previste condizioni di
1314 La funzione fornisce un meccanismo che consente ad un processo di predisporre
1315 un'interruzione nel futuro, ad esempio per effettuare una qualche operazione
1316 dopo un certo periodo di tempo, programmando l'emissione di un segnale (nel
1317 caso in questione \signal{SIGALRM}) dopo il numero di secondi specificato
1318 dall'argomento \param{seconds}. Se si specifica per \param{seconds} un valore
1319 nullo non verrà inviato nessun segnale. Siccome alla chiamata viene cancellato
1320 ogni precedente allarme, questo valore può essere usato per cancellare una
1321 programmazione precedente.
1323 La funzione inoltre ritorna il numero di secondi rimanenti all'invio
1324 dell'allarme programmato in precedenza. In questo modo è possibile controllare
1325 se non si è cancellato un precedente allarme e predisporre eventuali misure
1326 che permettano di gestire il caso in cui servono più interruzioni.
1328 In sez.~\ref{sec:sys_unix_time} abbiamo visto che ad ogni processo sono
1329 associati tre tempi diversi: il \textit{clock time}, l'\textit{user time} ed
1330 il \textit{system time}. Per poterli calcolare il kernel mantiene per ciascun
1331 processo tre diversi timer:
1333 \item un \textit{real-time timer} che calcola il tempo reale trascorso (che
1334 corrisponde al \textit{clock time}). La scadenza di questo timer provoca
1335 l'emissione di \signal{SIGALRM};
1336 \item un \textit{virtual timer} che calcola il tempo di processore usato dal
1337 processo in user space (che corrisponde all'\textit{user time}). La scadenza
1338 di questo timer provoca l'emissione di \signal{SIGVTALRM};
1339 \item un \textit{profiling timer} che calcola la somma dei tempi di processore
1340 utilizzati direttamente dal processo in user space, e dal kernel nelle
1341 \textit{system call} ad esso relative (che corrisponde a quello che in
1342 sez.~\ref{sec:sys_unix_time} abbiamo chiamato \textit{processor time}). La
1343 scadenza di questo timer provoca l'emissione di \signal{SIGPROF}.
1346 Il timer usato da \func{alarm} è il \textit{clock time}, e corrisponde cioè al
1347 tempo reale. La funzione come abbiamo visto è molto semplice, ma proprio per
1348 questo presenta numerosi limiti: non consente di usare gli altri timer, non
1349 può specificare intervalli di tempo con precisione maggiore del secondo e
1350 genera il segnale una sola volta.
1352 Per ovviare a questi limiti Linux deriva da BSD la funzione \funcd{setitimer}
1353 che permette di usare un timer qualunque e l'invio di segnali periodici, al
1354 costo però di una maggiore complessità d'uso e di una minore portabilità. Il
1359 \fdecl{int setitimer(int which, const struct itimerval *value, struct
1362 \fdesc{Predispone l'invio di un segnale di allarme.}
1365 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1366 caso \var{errno} assumerà uno dei valori \errval{EINVAL} o \errval{EFAULT}
1367 nel loro significato generico.}
1371 La funzione predispone l'invio di un segnale di allarme alla scadenza
1372 dell'intervallo indicato dall'argomento \param{value}. Il valore
1373 dell'argomento \param{which} permette di specificare quale dei tre timer
1374 illustrati in precedenza usare; i possibili valori sono riportati in
1375 tab.~\ref{tab:sig_setitimer_values}.
1379 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
1381 \textbf{Valore} & \textbf{Timer} \\
1384 \const{ITIMER\_REAL} & \textit{real-time timer}\\
1385 \const{ITIMER\_VIRTUAL} & \textit{virtual timer}\\
1386 \const{ITIMER\_PROF} & \textit{profiling timer}\\
1389 \caption{Valori dell'argomento \param{which} per la funzione
1391 \label{tab:sig_setitimer_values}
1394 Il valore della struttura specificata \param{value} viene usato per impostare
1395 il timer, se il puntatore \param{ovalue} non è nullo il precedente valore
1396 viene salvato qui. I valori dei timer devono essere indicati attraverso una
1397 struttura \struct{itimerval}, definita in fig.~\ref{fig:file_stat_struct}.
1399 La struttura è composta da due membri, il primo, \var{it\_interval} definisce
1400 il periodo del timer; il secondo, \var{it\_value} il tempo mancante alla
1401 scadenza. Entrambi esprimono i tempi tramite una struttura \struct{timeval} che
1402 permette una precisione fino al microsecondo.
1404 Ciascun timer decrementa il valore di \var{it\_value} fino a zero, poi invia
1405 il segnale e reimposta \var{it\_value} al valore di \var{it\_interval}, in
1406 questo modo il ciclo verrà ripetuto; se invece il valore di \var{it\_interval}
1407 è nullo il timer si ferma.
1409 \begin{figure}[!htb]
1410 \footnotesize \centering
1411 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
1412 \includestruct{listati/itimerval.h}
1415 \caption{La struttura \structd{itimerval}, che definisce i valori dei timer
1417 \label{fig:sig_itimerval}
1420 L'uso di \func{setitimer} consente dunque un controllo completo di tutte le
1421 caratteristiche dei timer, ed in effetti la stessa \func{alarm}, benché
1422 definita direttamente nello standard POSIX.1, può a sua volta essere espressa
1423 in termini di \func{setitimer}, come evidenziato dal manuale delle \acr{glibc}
1424 \cite{GlibcMan} che ne riporta la definizione mostrata in
1425 fig.~\ref{fig:sig_alarm_def}.\footnote{questo comporta anche che non è il caso
1426 di mescolare chiamate ad \func{abort} e a \func{setitimer}.}
1428 \begin{figure}[!htb]
1429 \footnotesize \centering
1430 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
1431 \includestruct{listati/alarm_def.c}
1434 \caption{Definizione di \func{alarm} in termini di \func{setitimer}.}
1435 \label{fig:sig_alarm_def}
1438 Si deve comunque tenere presente che fino al kernel 2.6.16 la precisione di
1439 queste funzioni era limitata dalla frequenza del timer di sistema, determinato
1440 dal valore della costante \texttt{HZ} di cui abbiamo già parlato in
1441 sez.~\ref{sec:proc_hierarchy}, in quanto le temporizzazioni erano calcolate in
1442 numero di interruzioni del timer (i cosiddetti \itindex{jiffies}
1443 ``\textit{jiffies}''), ed era assicurato soltanto che il segnale non sarebbe
1444 stato mai generato prima della scadenza programmata (l'arrotondamento cioè era
1445 effettuato per eccesso).\footnote{questo in realtà non è del tutto vero a
1446 causa di un bug, presente fino al kernel 2.6.12, che in certe circostanze
1447 causava l'emissione del segnale con un arrotondamento per difetto.}
1449 L'uso del contatore dei \itindex{jiffies} \textit{jiffies}, un intero a 32 bit
1450 nella maggior parte dei casi, comportava inoltre l'impossibilità di
1451 specificare tempi molto lunghi. superiori al valore della costante
1452 \const{MAX\_SEC\_IN\_JIFFIES}, pari, nel caso di default di un valore di
1453 \const{HZ} di 250, a circa 99 giorni e mezzo. Con il cambiamento della
1454 rappresentazione effettuato nel kernel 2.6.16 questo problema è scomparso e
1455 con l'introduzione dei timer ad alta risoluzione (vedi
1456 sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}) nel kernel 2.6.21 la precisione è diventata
1457 quella fornita dall'hardware disponibile.
1459 Una seconda causa di potenziali ritardi è che il segnale viene generato alla
1460 scadenza del timer, ma poi deve essere consegnato al processo; se quest'ultimo
1461 è attivo (questo è sempre vero per \const{ITIMER\_VIRT}) la consegna è
1462 immediata, altrimenti può esserci un ulteriore ritardo che può variare a
1463 seconda del carico del sistema.
1465 Questo ha una conseguenza che può indurre ad errori molto subdoli, si tenga
1466 conto poi che in caso di sistema molto carico, si può avere il caso patologico
1467 in cui un timer scade prima che il segnale di una precedente scadenza sia
1468 stato consegnato. In questo caso, per il comportamento dei segnali descritto
1469 in sez.~\ref{sec:sig_sigchld}, un solo segnale sarà consegnato. Per questo
1470 oggi l'uso di questa funzione è deprecato a favore degli
1471 \itindex{High~Resolution~Timer~(HRT)} \textit{high-resolution timer} e della
1472 cosiddetta \itindex{POSIX~Timer~API} \textit{POSIX Timer API}, che tratteremo
1473 in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}.
1475 Dato che sia \func{alarm} che \func{setitimer} non consentono di leggere il
1476 valore corrente di un timer senza modificarlo, è possibile usare la funzione
1477 \funcd{getitimer}, il cui prototipo è:
1481 \fdecl{int getitimer(int which, struct itimerval *value)}
1482 \fdesc{Legge il valore di un timer.}
1485 { La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1486 caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di \func{getitimer}. }
1489 La funzione legge nella struttura \struct{itimerval} puntata da \param{value}
1490 il valore del timer specificato da \param{which} ed i suoi argomenti hanno lo
1491 stesso significato e formato di quelli di \func{setitimer}.
1494 \subsection{Le funzioni di pausa e attesa}
1495 \label{sec:sig_pause_sleep}
1497 Sono parecchie le occasioni in cui si può avere necessità di sospendere
1498 temporaneamente l'esecuzione di un processo. Nei sistemi più elementari in
1499 genere questo veniva fatto con un ciclo di attesa in cui il programma ripete
1500 una operazione un numero sufficiente di volte per far passare il tempo
1503 Ma in un sistema multitasking un ciclo di attesa è solo un inutile spreco di
1504 tempo di processore, dato che altri programmi possono essere eseguiti nel
1505 frattempo, per questo ci sono delle apposite funzioni che permettono di
1506 mantenere un processo in attesa per il tempo voluto, senza impegnare il
1507 processore. In pratica si tratta di funzioni che permettono di portare
1508 esplicitamente il processo nello stato di \textit{sleep} (si ricordi quanto
1509 illustrato in tab.~\ref{tab:proc_proc_states}) per un certo periodo di tempo.
1511 La prima di queste è la funzione di sistema \funcd{pause}, che viene usata per
1512 mettere un processo in attesa per un periodo di tempo indefinito, fino
1513 all'arrivo di un segnale, il suo prototipo è:
1517 \fdecl{int pause(void)}
1518 \fdesc{Pone il processo in pausa fino al ricevimento di un segnale.}
1521 {La funzione ritorna solo dopo che un segnale è stato ricevuto ed il relativo
1522 gestore è ritornato, nel qual caso restituisce $-1$ e \var{errno} assume il
1523 valore \errval{EINTR}.}
1526 La funzione ritorna sempre con una condizione di errore, dato che il successo
1527 sarebbe quello di continuare ad aspettare indefinitamente. In genere si usa
1528 questa funzione quando si vuole mettere un processo in attesa di un qualche
1529 evento specifico che non è sotto il suo diretto controllo, ad esempio la si
1530 può usare per interrompere l'esecuzione del processo fino all'arrivo di un
1531 segnale inviato da un altro processo.
1533 Quando invece si vuole fare attendere un processo per un intervallo di tempo
1534 già noto in partenza, lo standard POSIX.1 prevede una funzione di attesa
1535 specifica, \funcd{sleep}, il cui prototipo è:
1540 \fdecl{unsigned int sleep(unsigned int seconds)}
1541 \fdesc{Pone il processo in pausa per un tempo in secondi.}
1544 {La funzione ritorna $0$ se l'attesa viene completata o il
1545 numero di secondi restanti se viene interrotta da un segnale, non sono
1546 previsti codici di errore.}
1549 La funzione pone il processo in stato di \textit{sleep} per il numero di
1550 secondi specificato dall'argomento \param{seconds}, a meno di non essere
1551 interrotta da un segnale. Alla terminazione del periodo di tempo indicato la
1552 funzione ritorna riportando il processo in stato \textit{runnable} così che
1553 questo possa riprendere l'esecuzione.
1555 In caso di interruzione della funzione non è una buona idea ripetere la
1556 chiamata per il tempo rimanente restituito dalla stessa, in quanto la
1557 riattivazione del processo può avvenire in un qualunque momento, ma il valore
1558 restituito sarà sempre arrotondato al secondo. Questo può avere la conseguenza
1559 che se la successione dei segnali è particolarmente sfortunata e le differenze
1560 si accumulano, si possono avere ritardi anche di parecchi secondi rispetto a
1561 quanto programmato inizialmente. In genere la scelta più sicura in questo caso
1562 è quella di stabilire un termine per l'attesa, e ricalcolare tutte le volte il
1563 numero di secondi che restano da aspettare.
1565 Si tenga presente che alcune implementazioni l'uso di \func{sleep} può avere
1566 conflitti con quello di \signal{SIGALRM}, dato che la funzione può essere
1567 realizzata con l'uso di \func{pause} e \func{alarm}, in una maniera analoga a
1568 quella dell'esempio che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_example}. In tal caso
1569 mescolare chiamate di \func{alarm} e \func{sleep} o modificare l'azione
1570 associata \signal{SIGALRM}, può portare a dei risultati indefiniti. Nel caso
1571 delle \acr{glibc} è stata usata una implementazione completamente indipendente
1572 e questi problemi non ci sono, ma un programma portabile non può fare questa
1575 La granularità di \func{sleep} permette di specificare attese soltanto in
1576 secondi, per questo sia sotto BSD4.3 che in SUSv2 è stata definita un'altra
1577 funzione con una precisione teorica del microsecondo. I due standard hanno
1578 delle definizioni diverse, ma le \acr{glibc} seguono (secondo la pagina di
1579 manuale almeno dalla versione 2.2.2) seguono quella di SUSv2 per cui la
1580 funzione \funcd{usleep} (dove la \texttt{u} è intesa come sostituzione di
1581 $\mu$), ha il seguente prototipo:
1585 \fdecl{int usleep(unsigned long usec)}
1586 \fdesc{Pone il processo in pausa per un tempo in microsecondi.}
1589 {La funzione ritorna $0$ se l'attesa viene completata e $-1$ per un errore,
1590 nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1592 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1593 \item[\errcode{EINVAL}] si è indicato un valore di \param{usec} maggiore di
1599 Anche questa funzione, a seconda delle implementazioni, può presentare
1600 problemi nell'interazione con \func{alarm} e \signal{SIGALRM}, per questo
1601 motivo, pur essendovi citata, nello standard POSIX.1-2001 viene deprecata in
1602 favore della nuova funzione di sistema \funcd{nanosleep}, il cui prototipo è:
1606 \fdecl{int nanosleep(const struct timespec *req, struct timespec *rem)}
1607 \fdesc{Pone il processo in pausa per un intervallo di tempo.}
1610 {La funzione ritorna $0$ se l'attesa viene completata e $-1$ per un errore,
1611 nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1613 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1614 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di secondi negativo o un
1615 numero di nanosecondi maggiore di 999.999.999.
1620 La funzione pone il processo in pausa portandolo nello stato di \textit{sleep}
1621 per il tempo specificato dall'argomento \param{req}, ed in caso di
1622 interruzione restituisce il tempo restante nell'argomento \param{rem}. Lo
1623 standard richiede che la funzione sia implementata in maniera del tutto
1624 indipendente da \func{alarm}, e nel caso di Linux questo è fatto utilizzando
1625 direttamente il timer del kernel. Lo standard richiede inoltre che la funzione
1626 sia utilizzabile senza interferenze con l'uso di \signal{SIGALRM}. La funzione
1627 prende come argomenti delle strutture di tipo \struct{timespec}, la cui
1628 definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}, il che permette
1629 di specificare un tempo con una precisione teorica fino al nanosecondo.
1631 La funzione risolve anche il problema di proseguire l'attesa dopo
1632 l'interruzione dovuta ad un segnale; infatti in tal caso in \param{rem} viene
1633 restituito il tempo rimanente rispetto a quanto richiesto
1634 inizialmente,\footnote{con l'eccezione, valida solo nei kernel della serie
1635 2.4, in cui, per i processi riavviati dopo essere stati fermati da un
1636 segnale, il tempo passato in stato \texttt{T} non viene considerato nel
1637 calcolo della rimanenza.} e basta richiamare la funzione per completare
1640 Anche qui però occorre tenere presente che i tempi sono arrotondati, per cui
1641 la precisione, per quanto migliore di quella ottenibile con \func{sleep}, è
1642 relativa e in caso di molte interruzioni si può avere una deriva, per questo
1643 esiste la funzione \func{clock\_nanosleep} (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv})
1644 che permette di specificare un tempo assoluto anziché un tempo relativo.
1646 Chiaramente, anche se il tempo può essere specificato con risoluzioni fino al
1647 nanosecondo, la precisione di \func{nanosleep} è determinata dalla risoluzione
1648 temporale del timer di sistema. Perciò la funzione attenderà comunque il tempo
1649 specificato, ma prima che il processo possa tornare ad essere eseguito
1650 occorrerà almeno attendere la successiva interruzione del timer di sistema,
1651 cioè un tempo che a seconda dei casi può arrivare fino a 1/\const{HZ}, (sempre
1652 che il sistema sia scarico ed il processa venga immediatamente rimesso in
1653 esecuzione). Per questo motivo il valore restituito in \param{rem} è sempre
1654 arrotondato al multiplo successivo di 1/\const{HZ}.
1656 Con i kernel della serie 2.4 in realtà era possibile ottenere anche pause più
1657 precise del centesimo di secondo usando politiche di \textit{scheduling}
1658 \textit{real-time} come \const{SCHED\_FIFO} o \const{SCHED\_RR} (vedi
1659 sez.~\ref{sec:proc_real_time}); in tal caso infatti il calcolo sul numero di
1660 interruzioni del timer veniva evitato utilizzando direttamente un ciclo di
1661 attesa con cui si raggiungevano pause fino ai 2~ms con precisioni del
1662 $\mu$s. Questa estensione è stata rimossa con i kernel della serie 2.6, che
1663 consentono una risoluzione più alta del timer di sistema; inoltre a partire
1664 dal kernel 2.6.21, \func{nanosleep} può avvalersi del supporto dei timer ad
1665 alta risoluzione, ottenendo la massima precisione disponibile sull'hardware
1666 della propria macchina.
1669 \subsection{Un esempio elementare}
1670 \label{sec:sig_sigchld}
1672 Un semplice esempio per illustrare il funzionamento di un gestore di segnale è
1673 quello della gestione di \signal{SIGCHLD}. Abbiamo visto in
1674 sez.~\ref{sec:proc_termination} che una delle azioni eseguite dal kernel alla
1675 conclusione di un processo è quella di inviare questo segnale al padre. In
1676 generale dunque, quando non interessa elaborare lo stato di uscita di un
1677 processo, si può completare la gestione della terminazione installando un
1678 gestore per \signal{SIGCHLD} il cui unico compito sia quello di chiamare
1679 \func{waitpid} per completare la procedura di terminazione in modo da evitare
1680 la formazione di \itindex{zombie} \textit{zombie}.\footnote{si ricordi
1681 comunque che dal kernel 2.6 seguendo lo standard POSIX.1-2001 per evitare di
1682 dover ricevere gli stati di uscita che non interessano basta impostare come
1683 azione predefinita quella di ignorare \signal{SIGCHLD}, nel qual caso viene
1684 assunta la semantica di System V, in cui il segnale non viene inviato, il
1685 sistema non genera \itindex{zombie} \textit{zombie} e lo stato di
1686 terminazione viene scartato senza dover chiamare una \func{wait}.}
1688 In fig.~\ref{fig:sig_sigchld_handl} è mostrato il codice contenente una
1689 implementazione generica di una funzione di gestione per \signal{SIGCHLD},
1690 (che si trova nei sorgenti allegati nel file \file{SigHand.c}); se ripetiamo i
1691 test di sez.~\ref{sec:proc_termination}, invocando \cmd{forktest} con
1692 l'opzione \cmd{-s} (che si limita ad effettuare l'installazione di questa
1693 funzione come gestore di \signal{SIGCHLD}) potremo verificare che non si ha
1694 più la creazione di \itindex{zombie} \textit{zombie}.
1696 \begin{figure}[!htbp]
1697 \footnotesize \centering
1698 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1699 \includecodesample{listati/hand_sigchild.c}
1702 \caption{Codice di una funzione generica di gestione per il segnale
1704 \label{fig:sig_sigchld_handl}
1707 Il codice del gestore è di lettura immediata, come buona norma di
1708 programmazione (si ricordi quanto accennato sez.~\ref{sec:sys_errno}) si
1709 comincia (\texttt{\small 6--7}) con il salvare lo stato corrente di
1710 \var{errno}, in modo da poterlo ripristinare prima del ritorno del gestore
1711 (\texttt{\small 16--17}). In questo modo si preserva il valore della variabile
1712 visto dal corso di esecuzione principale del processo, che altrimenti sarebbe
1713 sovrascritto dal valore restituito nella successiva chiamata di
1716 Il compito principale del gestore è quello di ricevere lo stato di
1717 terminazione del processo, cosa che viene eseguita nel ciclo in
1718 (\texttt{\small 9--15}). Il ciclo è necessario a causa di una caratteristica
1719 fondamentale della gestione dei segnali: abbiamo già accennato come fra la
1720 generazione di un segnale e l'esecuzione del gestore possa passare un certo
1721 lasso di tempo e niente ci assicura che il gestore venga eseguito prima della
1722 generazione di ulteriori segnali dello stesso tipo. In questo caso normalmente
1723 i segnali successivi vengono ``\textsl{fusi}'' col primo ed al processo ne
1724 viene recapitato soltanto uno.
1726 Questo può essere un caso comune proprio con \signal{SIGCHLD}, qualora capiti
1727 che molti processi figli terminino in rapida successione. Esso inoltre si
1728 presenta tutte le volte che un segnale viene bloccato: per quanti siano i
1729 segnali emessi durante il periodo di blocco, una volta che quest'ultimo sarà
1730 rimosso verrà recapitato un solo segnale.
1732 Allora, nel caso della terminazione dei processi figli, se si chiamasse
1733 \func{waitpid} una sola volta, essa leggerebbe lo stato di terminazione per un
1734 solo processo, anche se i processi terminati sono più di uno, e gli altri
1735 resterebbero in stato di \itindex{zombie} \textit{zombie} per un tempo
1738 Per questo occorre ripetere la chiamata di \func{waitpid} fino a che essa non
1739 ritorni un valore nullo, segno che non resta nessun processo di cui si debba
1740 ancora ricevere lo stato di terminazione (si veda sez.~\ref{sec:proc_wait} per
1741 la sintassi della funzione). Si noti anche come la funzione venga invocata con
1742 il parametro \const{WNOHANG} che permette di evitare il suo blocco quando
1743 tutti gli stati di terminazione sono stati ricevuti.
1747 \section{La gestione avanzata dei segnali}
1748 \label{sec:sig_adv_control}
1750 Le funzioni esaminate finora fanno riferimento alle modalità più elementari
1751 della gestione dei segnali; non si sono pertanto ancora prese in
1752 considerazione le tematiche più complesse, collegate alle varie
1753 \itindex{race~condition} \textit{race condition} che i segnali possono
1754 generare e alla natura asincrona degli stessi.
1756 Affronteremo queste problematiche in questa sezione, partendo da un esempio
1757 che le evidenzi, per poi prendere in esame le varie funzioni che permettono di
1758 risolvere i problemi più complessi connessi alla programmazione con i segnali,
1759 fino a trattare le caratteristiche generali della gestione dei medesimi nella
1760 casistica ordinaria.
1763 \subsection{Alcune problematiche aperte}
1764 \label{sec:sig_example}
1766 Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep} è possibile implementare
1767 \func{sleep} a partire dall'uso di \func{pause} e \func{alarm}. A prima vista
1768 questo può sembrare di implementazione immediata; ad esempio una semplice
1769 versione di \func{sleep} potrebbe essere quella illustrata in
1770 fig.~\ref{fig:sig_sleep_wrong}.
1772 \begin{figure}[!htb]
1773 \footnotesize \centering
1774 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1775 \includecodesample{listati/sleep_danger.c}
1778 \caption{Una implementazione pericolosa di \func{sleep}.}
1779 \label{fig:sig_sleep_wrong}
1782 Dato che è nostra intenzione utilizzare \signal{SIGALRM} il primo passo della
1783 nostra implementazione sarà quello di installare il relativo gestore salvando
1784 il precedente (\texttt{\small 14--17}). Si effettuerà poi una chiamata ad
1785 \func{alarm} per specificare il tempo d'attesa per l'invio del segnale a cui
1786 segue la chiamata a \func{pause} per fermare il programma (\texttt{\small
1787 18--20}) fino alla sua ricezione. Al ritorno di \func{pause}, causato dal
1788 ritorno del gestore (\texttt{\small 1--9}), si ripristina il gestore originario
1789 (\texttt{\small 21--22}) restituendo l'eventuale tempo rimanente
1790 (\texttt{\small 23--24}) che potrà essere diverso da zero qualora
1791 l'interruzione di \func{pause} venisse causata da un altro segnale.
1793 Questo codice però, a parte il non gestire il caso in cui si è avuta una
1794 precedente chiamata a \func{alarm} (che si è tralasciato per brevità),
1795 presenta una pericolosa \itindex{race~condition} \textit{race condition}.
1796 Infatti, se il processo viene interrotto fra la chiamata di \func{alarm} e
1797 \func{pause}, può capitare (ad esempio se il sistema è molto carico) che il
1798 tempo di attesa scada prima dell'esecuzione di quest'ultima, cosicché essa
1799 sarebbe eseguita dopo l'arrivo di \signal{SIGALRM}. In questo caso ci si
1800 troverebbe di fronte ad un \itindex{deadlock} deadlock, in quanto \func{pause}
1801 non verrebbe mai più interrotta (se non in caso di un altro segnale).
1803 Questo problema può essere risolto (ed è la modalità con cui veniva fatto in
1804 SVr2) usando la funzione \func{longjmp} (vedi sez.~\ref{sec:proc_longjmp}) per
1805 uscire dal gestore. In questo modo, con una condizione sullo stato di
1806 uscita di quest'ultima, si può evitare la chiamata a \func{pause}, usando un
1807 codice del tipo di quello riportato in fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete}.
1809 \begin{figure}[!htb]
1810 \footnotesize \centering
1811 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1812 \includecodesample{listati/sleep_defect.c}
1815 \caption{Una implementazione ancora malfunzionante di \func{sleep}.}
1816 \label{fig:sig_sleep_incomplete}
1819 In questo caso il gestore (\texttt{\small 18--27}) non ritorna come in
1820 fig.~\ref{fig:sig_sleep_wrong}, ma usa la funzione \func{longjmp}
1821 (\texttt{\small 25}) per rientrare direttamente nel corpo principale del
1822 programma. Dato che in questo caso il valore di uscita che verrà restituito da
1823 \func{setjmp} è 1, grazie alla condizione impostata in (\texttt{\small 9--12})
1824 si potrà evitare comunque che \func{pause} sia chiamata a vuoto.
1826 Ma anche questa implementazione comporta dei problemi, in questo caso infatti
1827 non viene gestita correttamente l'interazione con gli altri segnali. Se
1828 infatti il segnale di allarme interrompe un altro gestore, l'esecuzione non
1829 riprenderà nel gestore in questione, ma nel ciclo principale, interrompendone
1830 inopportunamente l'esecuzione. Lo stesso tipo di problemi si presenterebbero
1831 se si volesse usare questa implementazione di \func{alarm} per stabilire un
1832 timeout su una qualunque \textit{system call} bloccante.
1834 Un secondo esempio dei problemi a cui si può andare incontro è quello in cui
1835 si usa un segnale per notificare una qualche forma di evento. In genere quello
1836 che si fa in questo caso è impostare all'interno del gestore un opportuno flag
1837 da controllare nel corpo principale del programma, con un codice del tipo di
1838 quello riportato in fig.~\ref{fig:sig_event_wrong}.
1840 La logica del programma è quella di far impostare al gestore (\texttt{\small
1841 14--19}) una \index{variabili!globali} variabile globale, preventivamente
1842 inizializzata nel programma principale, ad un diverso valore. In questo modo
1843 dal corpo principale del programma si potrà determinare, osservandone il
1844 contenuto di detta variabile, l'occorrenza o meno del segnale, ed eseguire le
1845 azioni conseguenti (\texttt{\small 6--11}) relative.
1847 \begin{figure}[!htbp]
1848 \footnotesize\centering
1849 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1850 \includecodesample{listati/sig_alarm.c}
1853 \caption{Un esempio non funzionante del codice per il controllo di un
1854 evento generato da un segnale.}
1855 \label{fig:sig_event_wrong}
1858 Questo è il tipico esempio di caso, già citato in
1859 sez.~\ref{sec:proc_race_cond}, in cui si genera una \itindex{race~condition}
1860 \textit{race condition}. Infatti, in una situazione in cui un segnale è già
1861 arrivato (e quindi \var{flag} è già stata impostata ad 1 nel gestore) se un
1862 altro segnale arriva immediatamente dopo l'esecuzione del controllo
1863 (\texttt{\small 6}) ma prima della cancellazione di \var{flag} fatta subito
1864 dopo (\texttt{\small 7}), la sua occorrenza sarà perduta.
1866 Questi esempi ci mostrano come per poter eseguire una gestione effettiva dei
1867 segnali occorrono delle funzioni più sofisticate di quelle finora
1868 illustrate. La funzione \func{signal} infatti ha la sua origine nella
1869 interfaccia alquanto primitiva che venne adottata nei primi sistemi Unix, ma
1870 con questa funzione è sostanzialmente impossibile gestire in maniera adeguata
1871 di tutti i possibili aspetti con cui un processo deve reagire alla ricezione
1876 \subsection{Gli \textsl{insiemi di segnali} o \textit{signal set}}
1877 \label{sec:sig_sigset}
1879 \itindbeg{signal~set}
1881 Come evidenziato nel paragrafo precedente, le funzioni di gestione dei segnali
1882 originarie, nate con la semantica inaffidabile, hanno dei limiti non
1883 superabili; in particolare non è prevista nessuna funzione che permetta di
1884 gestire il blocco dei segnali o di verificare lo stato dei segnali pendenti.
1886 Per questo motivo lo standard POSIX.1, insieme alla nuova semantica dei
1887 segnali ha introdotto una interfaccia di gestione completamente nuova, che
1888 permette di ottenere un controllo molto più dettagliato. In particolare lo
1889 standard ha introdotto un nuovo tipo di dato \type{sigset\_t}, che permette di
1890 rappresentare un \textsl{insieme di segnali} (un \textit{signal set}, come
1891 viene usualmente chiamato), tale tipo di dato viene usato per gestire il
1894 Inizialmente un \textsl{insieme di segnali} veniva rappresentato da un intero
1895 di dimensione opportuna, di solito pari al numero di bit dell'architettura
1896 della macchina, ciascun bit del quale era associato ad uno specifico
1897 segnale. Nel caso di architetture a 32 bit questo comporta un massimo di 32
1898 segnali distinti e dato che a lungo questi sono stati sufficienti non c'era
1899 necessità di nessuna struttura più complicata, in questo modo era possibile
1900 implementare le operazioni direttamente con istruzioni elementari del
1903 Oggi questo non è più vero, in particolare con l'introduzione dei segnali
1904 \textit{real-rime} (che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_real_time}). Dato che in
1905 generale non si può fare conto sulle caratteristiche di una implementazione,
1906 perché non è detto che si disponga di un numero di bit sufficienti per mettere
1907 tutti i segnali in un intero, o perché in \type{sigset\_t} possono essere
1908 immagazzinate ulteriori informazioni, tutte le operazioni devono essere
1909 effettuate tramite le opportune funzioni di libreria che si curano di
1910 mascherare i dettagli di basso livello.
1912 Lo standard POSIX.1 definisce cinque funzioni per la manipolazione degli
1913 insiemi di segnali. Le prime quattro, che consentono di manipolare i contenuti
1914 di un \textit{signal set}, sono \funcd{sigemptyset}, \funcd{sigfillset},
1915 \funcd{sigaddset} e \funcd{sigdelset}; i rispettivi prototipi sono:
1919 \fdecl{int sigemptyset(sigset\_t *set)}
1920 \fdesc{Inizializza un insieme di segnali vuoto.}
1921 \fdecl{int sigfillset(sigset\_t *set)}
1922 \fdesc{Inizializza un insieme di segnali pieno.}
1923 \fdecl{int sigaddset(sigset\_t *set, int signum)}
1924 \fdesc{Aggiunge un segnale ad un insieme di segnali.}
1925 \fdecl{int sigdelset(sigset\_t *set, int signum)}
1926 \fdesc{Rimuove un segnale da un insieme di segnali.}
1929 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo, e $-1$ per un errore, nel qual
1930 caso \var{errno} assumerà il valore:
1932 \item[\errcode{EINVAL}] \param{signum} non è un segnale valido.
1937 Le prime due funzioni inizializzano l'insieme di segnali indicato
1938 dall'argomento \param{set} rispettivamente ad un contenuto vuoto (in cui cioè
1939 non c'è nessun segnale) e pieno (in cui cioè ci sono tutti i segnali). Le
1940 altre due funzioni consentono di inserire o rimuovere uno specifico segnale
1941 indicato con l'argomento \param{signum} in un insieme.
1943 A queste funzioni si aggiunge l'ulteriore \funcd{sigismember}, che consente di
1944 verificare la presenza di un segnale in un insieme, il suo prototipo è:
1948 \fdecl{int sigismember(const sigset\_t *set, int signum)}
1949 \fdesc{Controlla se un segnale è in un insieme di segnali.}
1952 {La funzione ritorna $1$ il segnale è nell'insieme e $0$ altrimenti, e $-1$
1953 per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}
1954 se si è specificato un puntatore \var{NULL}.}
1957 La \acr{glibc} prevede inoltre altre funzioni non standardizzate, accessibili
1958 definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. La prima di queste è
1959 \funcd{sigisemptyset}, che consente di verificare un insieme è vuoto, il suo
1964 \fdecl{int sigisemptyset(sigset\_t *set)}
1965 \fdesc{Controlla se un insieme di segnali è vuoto.}
1968 {La funzione ritorna $1$ l'insieme è vuoto e $0$ altrimenti, non sono previste
1969 condizioni di errore.}
1972 Alla precedente si aggiungono altre due funzioni consentono di effettuare
1973 delle operazioni logiche con gli insiemi di segnali, esse sono
1974 \funcd{sigorset} e \funcd{sigandset}, ed i rispettivi prototipi sono:
1978 \fdecl{sigorset(sigset\_t *dest, sigset\_t *left, sigset\_t *right)}
1979 \fdesc{Crea l'unione di due insieme di segnali.}
1980 \fdecl{sigandset(sigset\_t *dest, sigset\_t *left, sigset\_t *right)}
1981 \fdesc{Crea l'intersezione di due insieme di segnali.}
1984 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1985 caso \var{errno} assumerà il valore \errcode{EINVAL}.}
1989 In genere si usa un insieme di segnali per specificare quali segnali si vuole
1990 bloccare, o per riottenere dalle varie funzioni di gestione la maschera dei
1991 segnali attivi (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigmask}). La modalità più comune, che
1992 è anche quella più portabile, prevede che possano essere definiti aggiungendo
1993 i segnali voluti ad un insieme vuoto ottenuto con \func{sigemptyset} o
1994 togliendo quelli che non servono da un insieme completo ottenuto con
1997 \itindend{signal~set}
2000 \subsection{La funzione \func{sigaction}}
2001 \label{sec:sig_sigaction}
2003 Abbiamo già accennato in sez.~\ref{sec:sig_signal} i problemi di compatibilità
2004 relativi all'uso di \func{signal}. Per ovviare a tutto questo lo standard
2005 POSIX.1 ha ridefinito completamente l'interfaccia per la gestione dei segnali,
2006 rendendola molto più flessibile e robusta, anche se leggermente più complessa.
2008 La funzione di sistema principale prevista dall'interfaccia POSIX.1 per i
2009 segnali è \funcd{sigaction}. Essa ha sostanzialmente lo stesso uso di
2010 \func{signal}, permette cioè di specificare le modalità con cui un segnale può
2011 essere gestito da un processo. Il suo prototipo è:
2015 \fdecl{int sigaction(int signum, const struct sigaction *act, struct sigaction
2017 \fdesc{Installa una nuova azione per un segnale.}
2020 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2021 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2023 \item[\errcode{EFAULT}] si sono specificati indirizzi non validi.
2024 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di segnale invalido o si è
2025 cercato di installare il gestore per \signal{SIGKILL} o
2031 La funzione serve ad installare una nuova \textsl{azione} per il segnale
2032 indicato dall'argomento \param{signum}. Si parla di \textsl{azione} e non di
2033 \textsl{gestore} come nel caso di \func{signal}, in quanto la funzione
2034 consente di specificare le varie caratteristiche della risposta al segnale,
2035 non solo la funzione che verrà eseguita alla sua occorrenza.
2037 Per questo motivo lo standard POSIX.1 raccomanda di usare sempre questa
2038 funzione al posto della precedente \func{signal}, che in genere viene
2039 ridefinita in termini di \func{sigaction}, in quanto la nuova interfaccia
2040 permette un controllo completo su tutti gli aspetti della gestione di un
2041 segnale, sia pure al prezzo di una maggiore complessità d'uso.
2043 Se il puntatore \param{act} non è nullo, la funzione installa la nuova azione
2044 da esso specificata, se \param{oldact} non è nullo il valore dell'azione
2045 corrente viene restituito indietro. Questo permette (specificando \param{act}
2046 nullo e \param{oldact} non nullo) di superare uno dei limiti di \func{signal},
2047 che non consente di ottenere l'azione corrente senza installarne una nuova. Se
2048 sia \param{act} che \param{oldact} la funzione può essere utilizzata per
2049 verificare, se da luogo ad un errore, se il segnale indicato è valido per la
2050 piattaforma che si sta usando.
2052 Entrambi i puntatori fanno riferimento alla struttura \struct{sigaction},
2053 tramite la quale si specificano tutte le caratteristiche dell'azione associata
2054 ad un segnale. Anch'essa è descritta dallo standard POSIX.1 ed in Linux è
2055 definita secondo quanto riportato in fig.~\ref{fig:sig_sigaction}. Il campo
2056 \var{sa\_restorer}, non previsto dallo standard, è obsoleto e non deve essere
2059 \begin{figure}[!htb]
2060 \footnotesize \centering
2061 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
2062 \includestruct{listati/sigaction.h}
2065 \caption{La struttura \structd{sigaction}.}
2066 \label{fig:sig_sigaction}
2069 Il campo \var{sa\_mask} serve ad indicare l'insieme dei segnali che devono
2070 essere bloccati durante l'esecuzione del gestore, ad essi viene comunque
2071 sempre aggiunto il segnale che ne ha causato la chiamata, a meno che non si
2072 sia specificato con \var{sa\_flag} un comportamento diverso. Quando il
2073 gestore ritorna comunque la maschera dei segnali bloccati (vedi
2074 sez.~\ref{sec:sig_sigmask}) viene ripristinata al valore precedente
2077 L'uso di questo campo permette ad esempio di risolvere il problema residuo
2078 dell'implementazione di \code{sleep} mostrata in
2079 fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete}. In quel caso infatti se il segnale di
2080 allarme avesse interrotto un altro gestore questo non sarebbe stato eseguito
2081 correttamente, la cosa poteva essere prevenuta installando gli altri gestori
2082 usando \var{sa\_mask} per bloccare \signal{SIGALRM} durante la loro
2083 esecuzione. Il valore di \var{sa\_flag} permette di specificare vari aspetti
2084 del comportamento di \func{sigaction}, e della reazione del processo ai vari
2085 segnali; i valori possibili ed il relativo significato sono riportati in
2086 tab.~\ref{tab:sig_sa_flag}.
2091 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2093 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2096 \const{SA\_NOCLDSTOP}& Se il segnale è \signal{SIGCHLD} allora non deve
2097 essere notificato quando il processo figlio viene
2098 fermato da uno dei segnali \signal{SIGSTOP},
2099 \signal{SIGTSTP}, \signal{SIGTTIN} o
2100 \signal{SIGTTOU}, questo flag ha significato solo
2101 quando si imposta un gestore per \signal{SIGCHLD}.\\
2102 \const{SA\_NOCLDWAIT}& Se il segnale è \signal{SIGCHLD} e si richiede di
2103 ignorare il segnale con \const{SIG\_IGN} allora i
2104 processi figli non diventano \itindex{zombie}
2105 \textit{zombie} quando terminano; questa
2106 funzionalità è stata introdotta nel kernel 2.6 e va
2107 a modificare il comportamento di \func{waitpid}
2108 come illustrato in sez.~\ref{sec:proc_wait}, se si
2109 installa un gestore con questo flag attivo il
2110 segnale \signal{SIGCHLD} viene comunque generato.\\
2111 \const{SA\_NODEFER} & Evita che il segnale corrente sia bloccato durante
2112 l'esecuzione del gestore.\\
2113 \const{SA\_NOMASK} & Nome obsoleto e sinonimo non standard di
2114 \const{SA\_NODEFER}, non deve essere più
2116 \const{SA\_ONESHOT} & Nome obsoleto e sinonimo non standard di
2117 \const{SA\_RESETHAND}, non deve essere più
2119 \const{SA\_ONSTACK} & Stabilisce l'uso di uno \itindex{stack}
2120 \textit{stack} alternativo per l'esecuzione del
2122 sez.~\ref{sec:sig_specific_features}).\\
2123 \const{SA\_RESETHAND}& Ristabilisce l'azione per il segnale al valore
2124 predefinito una volta che il gestore è stato
2125 lanciato, riproduce cioè il comportamento della
2126 semantica inaffidabile.\\
2127 \const{SA\_RESTART} & Riavvia automaticamente le \textit{slow system
2128 call} quando vengono interrotte dal suddetto
2129 segnale, riproduce cioè il comportamento standard
2130 di BSD.\index{system~call~lente}\\
2131 \const{SA\_SIGINFO} & Deve essere specificato quando si vuole usare un
2132 gestore in forma estesa usando
2133 \var{sa\_sigaction} al posto di
2134 \var{sa\_handler}.\\
2137 \caption{Valori del campo \var{sa\_flag} della struttura \struct{sigaction}.}
2138 \label{tab:sig_sa_flag}
2141 Come si può notare in fig.~\ref{fig:sig_sigaction} \func{sigaction} permette
2142 di utilizzare due forme diverse di gestore,\footnote{la possibilità è prevista
2143 dallo standard POSIX.1b, ed è stata aggiunta nei kernel della serie 2.1.x
2144 con l'introduzione dei segnali \textit{real-time} (vedi
2145 sez.~\ref{sec:sig_real_time}); in precedenza era possibile ottenere alcune
2146 informazioni addizionali usando \var{sa\_handler} con un secondo parametro
2147 addizionale di tipo \var{sigcontext}, che adesso è deprecato.} da
2148 specificare, a seconda dell'uso o meno del flag \const{SA\_SIGINFO},
2149 rispettivamente attraverso i campi \var{sa\_sigaction} o \var{sa\_handler}.
2150 Quest'ultima è quella classica usata anche con \func{signal}, mentre la prima
2151 permette di usare un gestore più complesso, in grado di ricevere informazioni
2152 più dettagliate dal sistema, attraverso la struttura \struct{siginfo\_t},
2153 riportata in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}. I due campi devono essere usati in
2154 maniera alternativa, in certe implementazioni questi campi vengono addirittura
2155 definiti come una \direct{union}.
2157 Installando un gestore di tipo \var{sa\_sigaction} diventa allora possibile
2158 accedere alle informazioni restituite attraverso il puntatore a questa
2159 struttura. Tutti i segnali impostano i campi \var{si\_signo}, che riporta il
2160 numero del segnale ricevuto, \var{si\_errno}, che riporta, quando diverso da
2161 zero, il codice dell'errore associato al segnale, e \var{si\_code}, che viene
2162 usato dal kernel per specificare maggiori dettagli riguardo l'evento che ha
2163 causato l'emissione del segnale.
2165 \begin{figure}[!htb]
2166 \footnotesize \centering
2167 \begin{minipage}[c]{0.9\textwidth}
2168 \includestruct{listati/siginfo_t.h}
2171 \caption{La struttura \structd{siginfo\_t}.}
2172 \label{fig:sig_siginfo_t}
2175 In generale \var{si\_code} contiene, per i segnali generici, per quelli
2176 \textit{real-time} e per tutti quelli inviati tramite da un processo con
2177 \func{kill} o affini, le informazioni circa l'origine del segnale stesso, ad
2178 esempio se generato dal kernel, da un timer, da \func{kill}, ecc. Il valore
2179 viene sempre espresso come una costante,\footnote{le definizioni di tutti i
2180 valori possibili si trovano in \file{bits/siginfo.h}.} ed i valori possibili
2181 in questo caso sono riportati in tab.~\ref{tab:sig_si_code_generic}.
2183 Nel caso di alcuni segnali però il valore di \var{si\_code} viene usato per
2184 fornire una informazione specifica relativa alle motivazioni della ricezione
2185 dello stesso; ad esempio i vari segnali di errore (\signal{SIGILL},
2186 \signal{SIGFPE}, \signal{SIGSEGV} e \signal{SIGBUS}) lo usano per fornire
2187 maggiori dettagli riguardo l'errore, come il tipo di errore aritmetico, di
2188 istruzione illecita o di violazione di memoria; mentre alcuni segnali di
2189 controllo (\signal{SIGCHLD}, \signal{SIGTRAP} e \signal{SIGPOLL}) forniscono
2190 altre informazioni specifiche.
2195 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2197 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2200 \const{SI\_USER} & Generato da \func{kill} o \func{raise} o affini.\\
2201 \const{SI\_KERNEL} & Inviato direttamente dal kernel.\\
2202 \const{SI\_QUEUE} & Inviato con \func{sigqueue} (vedi
2203 sez.~\ref{sec:sig_real_time}).\\
2204 \const{SI\_TIMER} & Scadenza di un\itindex{POSIX~Timer~API} \textit{POSIX
2205 timer} (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}).\\
2206 \const{SI\_MESGQ} & Inviato al cambiamento di stato di una coda di
2207 messaggi POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}),
2208 introdotto con il kernel 2.6.6.\\
2209 \const{SI\_ASYNCIO}& Una operazione di I/O asincrono (vedi
2210 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) è stata
2212 \const{SI\_SIGIO} & Segnale di \signal{SIGIO} da una coda (vedi
2213 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}).\\
2214 \const{SI\_TKILL} & Inviato da \func{tkill} o \func{tgkill} (vedi
2215 sez.~\ref{cha:thread_xxx}), introdotto con il kernel
2219 \caption{Valori del campo \var{si\_code} della struttura \struct{sigaction}
2220 per i segnali generici.}
2221 \label{tab:sig_si_code_generic}
2225 In questo caso il valore del campo \var{si\_code} deve essere verificato nei
2226 confronti delle diverse costanti previste per ciascuno di detti segnali; dato
2227 che si tratta di costanti, e non di una maschera binaria, i valori numerici
2228 vengono riutilizzati e ciascuno di essi avrà un significato diverso a seconda
2229 del segnale a cui è associato.
2231 L'elenco dettagliato dei nomi di queste costanti è riportato nelle diverse
2232 sezioni di tab.~\ref{tab:sig_si_code_special} che sono state ordinate nella
2233 sequenza in cui si sono appena citati i rispettivi segnali, il prefisso del
2234 nome indica comunque in maniera diretta il segnale a cui le costanti fanno
2240 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2242 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2245 \const{ILL\_ILLOPC} & Codice di operazione illegale.\\
2246 \const{ILL\_ILLOPN} & Operando illegale.\\
2247 \const{ILL\_ILLADR} & Modo di indirizzamento illegale.\\
2248 \const{ILL\_ILLTRP} & Trappola di processore illegale.\\
2249 \const{ILL\_PRVOPC} & Codice di operazione privilegiato.\\
2250 \const{ILL\_PRVREG} & Registro privilegiato.\\
2251 \const{ILL\_COPROC} & Errore del coprocessore.\\
2252 \const{ILL\_BADSTK} & Errore nello stack interno.\\
2254 \const{FPE\_INTDIV} & Divisione per zero intera.\\
2255 \const{FPE\_INTOVF} & Overflow intero.\\
2256 \const{FPE\_FLTDIV} & Divisione per zero in virgola mobile.\\
2257 \const{FPE\_FLTOVF} & Overflow in virgola mobile.\\
2258 \const{FPE\_FLTUND} & Underflow in virgola mobile.\\
2259 \const{FPE\_FLTRES} & Risultato in virgola mobile non esatto.\\
2260 \const{FPE\_FLTINV} & Operazione in virgola mobile non valida.\\
2261 \const{FPE\_FLTSUB} & Mantissa? fuori intervallo.\\
2263 \const{SEGV\_MAPERR} & Indirizzo non mappato.\\
2264 \const{SEGV\_ACCERR} & Permessi non validi per l'indirizzo.\\
2266 \const{BUS\_ADRALN} & Allineamento dell'indirizzo non valido.\\
2267 \const{BUS\_ADRERR} & Indirizzo fisico inesistente.\\
2268 \const{BUS\_OBJERR} & Errore hardware sull'indirizzo.\\
2270 \const{TRAP\_BRKPT} & Breakpoint sul processo.\\
2271 \const{TRAP\_TRACE} & Trappola di tracciamento del processo.\\
2273 \const{CLD\_EXITED} & Il figlio è uscito.\\
2274 \const{CLD\_KILLED} & Il figlio è stato terminato.\\
2275 \const{CLD\_DUMPED} & Il figlio è terminato in modo anormale.\\
2276 \const{CLD\_TRAPPED} & Un figlio tracciato ha raggiunto una trappola.\\
2277 \const{CLD\_STOPPED} & Il figlio è stato fermato.\\
2278 \const{CLD\_CONTINUED}& Il figlio è ripartito.\\
2280 \const{POLL\_IN} & Disponibili dati in ingresso.\\
2281 \const{POLL\_OUT} & Spazio disponibile sul buffer di uscita.\\
2282 \const{POLL\_MSG} & Disponibili messaggi in ingresso.\\
2283 \const{POLL\_ERR} & Errore di I/O.\\
2284 \const{POLL\_PRI} & Disponibili dati di alta priorità in ingresso.\\
2285 \const{POLL\_HUP} & Il dispositivo è stato disconnesso.\\
2288 \caption{Valori del campo \var{si\_code} della struttura \struct{sigaction}
2289 impostati rispettivamente dai segnali \signal{SIGILL}, \signal{SIGFPE},
2290 \signal{SIGSEGV}, \signal{SIGBUS}, \signal{SIGCHLD}, \signal{SIGTRAP} e
2291 \signal{SIGPOLL}/\signal{SIGIO}.}
2292 \label{tab:sig_si_code_special}
2295 Il resto della struttura \struct{siginfo\_t} è definito come una
2296 \direct{union} ed i valori eventualmente presenti dipendono dal segnale
2297 ricevuto, così \signal{SIGCHLD} ed i segnali \textit{real-time} (vedi
2298 sez.~\ref{sec:sig_real_time}) inviati tramite \func{kill} avvalorano
2299 \var{si\_pid} e \var{si\_uid} coi valori corrispondenti al processo che ha
2300 emesso il segnale, \signal{SIGCHLD} avvalora anche i campi \var{si\_status},
2301 \var{si\_utime} e \var{si\_stime} che indicano rispettivamente lo stato di
2302 uscita, l'\textit{user time} e il \textit{system time} (vedi
2303 sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}) usati dal processo; \signal{SIGILL},
2304 \signal{SIGFPE}, \signal{SIGSEGV} e \signal{SIGBUS} avvalorano \var{si\_addr}
2305 con l'indirizzo in cui è avvenuto l'errore, \signal{SIGIO} (vedi
2306 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) avvalora \var{si\_fd} con il numero del
2307 file descriptor e \var{si\_band} per i \itindex{out-of-band} dati urgenti
2308 (vedi sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}) su un socket, il segnale inviato alla
2309 scadenza di un \itindex{POSIX~Timer~API} POSIX timer (vedi
2310 sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}) avvalora i campi \var{si\_timerid} e
2313 Benché sia possibile usare nello stesso programma sia \func{sigaction} che
2314 \func{signal} occorre molta attenzione, in quanto le due funzioni possono
2315 interagire in maniera anomala. Infatti l'azione specificata con
2316 \struct{sigaction} contiene un maggior numero di informazioni rispetto al
2317 semplice indirizzo del gestore restituito da \func{signal}. Per questo motivo
2318 se si usa quest'ultima per installare un gestore sostituendone uno
2319 precedentemente installato con \func{sigaction}, non sarà possibile effettuare
2320 un ripristino corretto dello stesso.
2322 Per questo è sempre opportuno usare \func{sigaction}, che è in grado di
2323 ripristinare correttamente un gestore precedente, anche se questo è stato
2324 installato con \func{signal}. In generale poi non è il caso di usare il valore
2325 di ritorno di \func{signal} come campo \var{sa\_handler}, o viceversa, dato
2326 che in certi sistemi questi possono essere diversi. In definitiva dunque, a
2327 meno che non si sia vincolati all'aderenza stretta allo standard ISO C, è
2328 sempre il caso di evitare l'uso di \func{signal} a favore di \func{sigaction}.
2330 \begin{figure}[!htbp]
2331 \footnotesize \centering
2332 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
2333 \includecodesample{listati/Signal.c}
2336 \caption{La funzione \func{Signal}, equivalente a \func{signal}, definita
2337 attraverso \func{sigaction}.}
2338 \label{fig:sig_Signal_code}
2341 Per questo motivo si è provveduto, per mantenere un'interfaccia semplificata
2342 che abbia le stesse caratteristiche di \func{signal}, a definire attraverso
2343 \func{sigaction} una funzione equivalente \func{Signal}, il cui codice è
2344 riportato in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code} (il codice completo si trova nel
2345 file \file{SigHand.c} nei sorgenti allegati). Anche in questo caso, per
2346 semplificare la definizione si è poi definito un apposito tipo
2347 \texttt{SigFunc} per esprimere in modo più comprensibile la forma di un
2350 Si noti come, essendo la funzione estremamente semplice, essa è definita come
2351 \direct{inline}. Questa direttiva viene usata per dire al compilatore di
2352 trattare la funzione cui essa fa riferimento in maniera speciale inserendo il
2353 codice direttamente nel testo del programma. Anche se i compilatori più
2354 moderni sono in grado di effettuare da soli queste manipolazioni (impostando
2355 le opportune ottimizzazioni) questa è una tecnica usata per migliorare le
2356 prestazioni per le funzioni piccole ed usate di frequente, in particolare nel
2357 kernel, dove in certi casi le ottimizzazioni dal compilatore, tarate per l'uso
2358 in \textit{user space}, non sono sempre adatte.
2360 In tal caso infatti le istruzioni per creare un nuovo frame nello
2361 \itindex{stack} \textit{stack} per chiamare la funzione costituirebbero una
2362 parte rilevante del codice, appesantendo inutilmente il programma.
2363 Originariamente questo comportamento veniva ottenuto con delle macro, ma
2364 queste hanno tutta una serie di problemi di sintassi nel passaggio degli
2365 argomenti (si veda ad esempio \cite{PratC}) che in questo modo possono essere
2370 \subsection{La gestione della \textsl{maschera dei segnali} o
2371 \textit{signal mask}}
2372 \label{sec:sig_sigmask}
2374 \index{maschera dei segnali|(}
2375 Come spiegato in sez.~\ref{sec:sig_semantics} tutti i moderni sistemi unix-like
2376 permettono di bloccare temporaneamente (o di eliminare completamente,
2377 impostando come azione \const{SIG\_IGN}) la consegna dei segnali ad un
2378 processo. Questo è fatto specificando la cosiddetta \textsl{maschera dei
2379 segnali} (o \textit{signal mask}) del processo\footnote{nel caso di Linux
2380 essa è mantenuta dal campo \var{blocked} della \struct{task\_struct} del
2381 processo.} cioè l'insieme dei segnali la cui consegna è bloccata.
2383 Abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} che la maschera dei segnali
2384 viene ereditata dal padre alla creazione di un processo figlio, e abbiamo
2385 visto al paragrafo precedente che essa può essere modificata durante
2386 l'esecuzione di un gestore ed automaticamente ripristinata quando questo
2387 ritorna, attraverso l'uso dal campo \var{sa\_mask} di \struct{sigaction}.
2389 Uno dei problemi evidenziatisi con l'esempio di fig.~\ref{fig:sig_event_wrong}
2390 è che in molti casi è necessario proteggere delle sezioni di codice, in modo
2391 da essere sicuri che essi siano eseguite senza interruzioni da parte di un
2392 segnale. Nel caso in questione si trattava della sezione di codice fra il
2393 controllo e la eventuale cancellazione del flag impostato dal gestore di un
2394 segnale che testimoniava l'avvenuta occorrenza dello stesso.
2396 Come illustrato in sez.~\ref{sec:proc_atom_oper} le operazioni più semplici,
2397 come l'assegnazione o il controllo di una variabile, di norma sono atomiche, e
2398 qualora si voglia essere sicuri si può usare il tipo \type{sig\_atomic\_t}. Ma
2399 quando si devono eseguire più operazioni su delle variabili (nell'esempio
2400 citato un controllo ed una assegnazione) o comunque eseguire una serie di
2401 istruzioni, l'atomicità non è più possibile.
2403 In questo caso, se si vuole essere sicuri di non poter essere interrotti da un
2404 segnale durante l'esecuzione di una sezione di codice, lo si può bloccare
2405 esplicitamente modificando la maschera dei segnali del processo con la
2406 funzione di sistema \funcd{sigprocmask}, il cui prototipo è:
2410 \fdecl{int sigprocmask(int how, const sigset\_t *set, sigset\_t *oldset)}
2411 \fdesc{Imposta la maschera dei segnali del processo corrente.}
2414 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2415 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2417 \item[\errcode{EFAULT}] si sono specificati indirizzi non validi.
2418 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di segnale invalido.
2423 La funzione usa l'insieme di segnali posto all'indirizzo passato
2424 nell'argomento \param{set} per modificare la maschera dei segnali del processo
2425 corrente. La modifica viene effettuata a seconda del valore
2426 dell'argomento \param{how}, secondo le modalità specificate in
2427 tab.~\ref{tab:sig_procmask_how}. Qualora si specifichi un valore non nullo
2428 per \param{oldset} la maschera dei segnali corrente viene salvata a
2434 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2436 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2439 \const{SIG\_BLOCK} & L'insieme dei segnali bloccati è l'unione fra
2440 quello specificato e quello corrente.\\
2441 \const{SIG\_UNBLOCK} & I segnali specificati in \param{set} sono rimossi
2442 dalla maschera dei segnali, specificare la
2443 cancellazione di un segnale non bloccato è legale.\\
2444 \const{SIG\_SETMASK} & La maschera dei segnali è impostata al valore
2445 specificato da \param{set}.\\
2448 \caption{Valori e significato dell'argomento \param{how} della funzione
2449 \func{sigprocmask}.}
2450 \label{tab:sig_procmask_how}
2453 In questo modo diventa possibile proteggere delle sezioni di codice bloccando
2454 l'insieme di segnali voluto per poi riabilitarli alla fine della
2455 \index{sezione~critica} sezione critica. La funzione permette di risolvere
2456 problemi come quelli mostrati in fig.~\ref{fig:sig_event_wrong}, proteggendo
2457 la sezione fra il controllo del flag e la sua cancellazione. La funzione può
2458 essere usata anche all'interno di un gestore, ad esempio per riabilitare la
2459 consegna del segnale che l'ha invocato, in questo caso però occorre ricordare
2460 che qualunque modifica alla maschera dei segnali viene perduta al ritorno
2463 Benché con l'uso di \func{sigprocmask} si possano risolvere la maggior parte
2464 dei casi di \itindex{race~condition} \textit{race condition} restano aperte
2465 alcune possibilità legate all'uso di \func{pause}. Il caso è simile a quello
2466 del problema illustrato nell'esempio di fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete}, e
2467 cioè la possibilità che il processo riceva il segnale che si intende usare per
2468 uscire dallo stato di attesa invocato con \func{pause} immediatamente prima
2469 dell'esecuzione di quest'ultima. Per poter effettuare atomicamente la modifica
2470 della maschera dei segnali (di solito attivandone uno specifico) insieme alla
2471 sospensione del processo lo standard POSIX ha previsto la funzione di sistema
2472 \funcd{sigsuspend}, il cui prototipo è:
2476 \fdecl{int sigsuspend(const sigset\_t *mask)}
2477 \fdesc{Imposta la maschera dei segnali mettendo in attesa il processo.}
2480 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2481 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2483 \item[\errcode{EFAULT}] si sono specificati indirizzi non validi.
2484 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di segnale invalido.
2489 Come esempio dell'uso di queste funzioni proviamo a riscrivere un'altra volta
2490 l'esempio di implementazione di \code{sleep}. Abbiamo accennato in
2491 sez.~\ref{sec:sig_sigaction} come con \func{sigaction} sia possibile bloccare
2492 \signal{SIGALRM} nell'installazione dei gestori degli altri segnali, per poter
2493 usare l'implementazione vista in fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete} senza
2494 interferenze. Questo però comporta una precauzione ulteriore al semplice uso
2495 della funzione, vediamo allora come usando la nuova interfaccia è possibile
2496 ottenere un'implementazione, riportata in fig.~\ref{fig:sig_sleep_ok} che non
2497 presenta neanche questa necessità.
2499 \begin{figure}[!htbp]
2500 \footnotesize \centering
2501 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
2502 \includecodesample{listati/sleep.c}
2505 \caption{Una implementazione completa di \func{sleep}.}
2506 \label{fig:sig_sleep_ok}
2509 Per evitare i problemi di interferenza con gli altri segnali in questo caso
2510 non si è usato l'approccio di fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete} evitando
2511 l'uso di \func{longjmp}. Come in precedenza il gestore (\texttt{\small
2512 27--30}) non esegue nessuna operazione, limitandosi a ritornare per
2513 interrompere il programma messo in attesa.
2515 La prima parte della funzione (\texttt{\small 6--10}) provvede ad installare
2516 l'opportuno gestore per \signal{SIGALRM}, salvando quello originario, che
2517 sarà ripristinato alla conclusione della stessa (\texttt{\small 23}); il passo
2518 successivo è quello di bloccare \signal{SIGALRM} (\texttt{\small 11--14}) per
2519 evitare che esso possa essere ricevuto dal processo fra l'esecuzione di
2520 \func{alarm} (\texttt{\small 16}) e la sospensione dello stesso. Nel fare
2521 questo si salva la maschera corrente dei segnali, che sarà ripristinata alla
2522 fine (\texttt{\small 22}), e al contempo si prepara la maschera dei segnali
2523 \var{sleep\_mask} per riattivare \signal{SIGALRM} all'esecuzione di
2526 In questo modo non sono più possibili \itindex{race~condition} \textit{race
2527 condition} dato che \signal{SIGALRM} viene disabilitato con
2528 \func{sigprocmask} fino alla chiamata di \func{sigsuspend}. Questo metodo è
2529 assolutamente generale e può essere applicato a qualunque altra situazione in
2530 cui si deve attendere per un segnale, i passi sono sempre i seguenti:
2532 \item leggere la maschera dei segnali corrente e bloccare il segnale voluto
2533 con \func{sigprocmask};
2534 \item mandare il processo in attesa con \func{sigsuspend} abilitando la
2535 ricezione del segnale voluto;
2536 \item ripristinare la maschera dei segnali originaria.
2538 Per quanto possa sembrare strano bloccare la ricezione di un segnale per poi
2539 riabilitarla immediatamente dopo, in questo modo si evita il
2540 \itindex{deadlock} deadlock dovuto all'arrivo del segnale prima
2541 dell'esecuzione di \func{sigsuspend}.
2543 \index{maschera dei segnali|)}
2546 \subsection{Criteri di programmazione per i gestori dei segnali}
2547 \label{sec:sig_signal_handler}
2549 Abbiamo finora parlato dei gestori dei segnali come funzioni chiamate in
2550 corrispondenza della consegna di un segnale. In realtà un gestore non può
2551 essere una funzione qualunque, in quanto esso può essere eseguito in
2552 corrispondenza all'interruzione in un punto qualunque del programma
2553 principale, cosa che ad esempio può rendere problematico chiamare all'interno
2554 di un gestore di segnali la stessa funzione che dal segnale è stata
2557 \index{funzioni!sicure|(}
2559 Il concetto è comunque più generale e porta ad una distinzione fra quelle che
2560 POSIX chiama \textsl{funzioni insicure} (\textit{signal unsafe function}) e
2561 \textsl{funzioni sicure} (o più precisamente \textit{signal safe function}).
2562 Quando un segnale interrompe una funzione insicura ed il gestore chiama al suo
2563 interno una funzione insicura il sistema può dare luogo ad un comportamento
2564 indefinito, la cosa non avviene invece per le funzioni sicure.
2566 Tutto questo significa che la funzione che si usa come gestore di segnale deve
2567 essere programmata con molta cura per evirare questa evenienza e che non è
2568 possibile utilizzare al suo interno una qualunque funzione di sistema, se si
2569 vogliono evitare questi problemi si può ricorrere soltanto all'uso delle
2570 funzioni considerate sicure.
2572 L'elenco delle funzioni considerate sicure varia a seconda della
2573 implementazione utilizzata e dello standard a cui si fa riferimento. Non è
2574 riportata una lista specifica delle funzioni sicure per Linux, e si suppone
2575 pertanto che siano quelle richieste dallo standard. Secondo quanto richiesto
2576 dallo standard POSIX 1003.1 nella revisione del 2003, le ``\textit{signal safe
2577 function}'' che possono essere chiamate anche all'interno di un gestore di
2578 segnali sono tutte quelle della lista riportata in
2579 fig.~\ref{fig:sig_safe_functions}.
2581 \begin{figure}[!htb]
2582 \footnotesize \centering
2583 \begin{minipage}[c]{14cm}
2584 \func{\_exit}, \func{abort}, \func{accept}, \func{access},
2585 \func{aio\_error} \func{aio\_return}, \func{aio\_suspend}, \func{alarm},
2586 \func{bind}, \func{cfgetispeed}, \func{cfgetospeed}, \func{cfsetispeed},
2587 \func{cfsetospeed}, \func{chdir}, \func{chmod}, \func{chown},
2588 \func{clock\_gettime}, \func{close}, \func{connect}, \func{creat},
2589 \func{dup}, \func{dup2}, \func{execle}, \func{execve}, \func{fchmod},
2590 \func{fchown}, \func{fcntl}, \func{fdatasync}, \func{fork},
2591 \func{fpathconf}, \func{fstat}, \func{fsync}, \func{ftruncate},
2592 \func{getegid}, \func{geteuid}, \func{getgid}, \func{getgroups},
2593 \func{getpeername}, \func{getpgrp}, \func{getpid}, \func{getppid},
2594 \func{getsockname}, \func{getsockopt}, \func{getuid}, \func{kill},
2595 \func{link}, \func{listen}, \func{lseek}, \func{lstat}, \func{mkdir},
2596 \func{mkfifo}, \func{open}, \func{pathconf}, \func{pause}, \func{pipe},
2597 \func{poll}, \funcm{posix\_trace\_event}, \func{pselect}, \func{raise},
2598 \func{read}, \func{readlink}, \func{recv}, \func{recvfrom},
2599 \func{recvmsg}, \func{rename}, \func{rmdir}, \func{select},
2600 \func{sem\_post}, \func{send}, \func{sendmsg}, \func{sendto},
2601 \func{setgid}, \func{setpgid}, \func{setsid}, \func{setsockopt},
2602 \func{setuid}, \func{shutdown}, \func{sigaction}, \func{sigaddset},
2603 \func{sigdelset}, \func{sigemptyset}, \func{sigfillset},
2604 \func{sigismember}, \func{signal}, \func{sigpause}, \func{sigpending},
2605 \func{sigprocmask}, \func{sigqueue}, \funcm{sigset}, \func{sigsuspend},
2606 \func{sleep}, \func{socket}, \func{socketpair}, \func{stat},
2607 \func{symlink}, \func{sysconf}, \func{tcdrain}, \func{tcflow},
2608 \func{tcflush}, \func{tcgetattr}, \func{tcgetgrp}, \func{tcsendbreak},
2609 \func{tcsetattr}, \func{tcsetpgrp}, \func{time}, \func{timer\_getoverrun},
2610 \func{timer\_gettime}, \func{timer\_settime}, \func{times}, \func{umask},
2611 \func{uname}, \func{unlink}, \func{utime}, \func{wait}, \func{waitpid},
2615 \caption{Elenco delle funzioni sicure secondo lo standard POSIX
2617 \label{fig:sig_safe_functions}
2620 \index{funzioni!sicure|)}
2622 Lo standard POSIX.1-2004 modifica la lista di
2623 fig.~\ref{fig:sig_safe_functions} aggiungendo le funzioni \func{\_Exit} e
2624 \func{sockatmark}, mentre lo standard POSIX.1-2008 rimuove della lista le tre
2625 funzioni \func{fpathconf}, \func{pathconf}, \func{sysconf} e vi aggiunge le
2626 ulteriori funzioni in fig.~\ref{fig:sig_safe_functions_posix_2008}.
2628 \begin{figure}[!htb]
2629 \footnotesize \centering
2630 \begin{minipage}[c]{14cm}
2631 \func{execl}, \func{execv}, \func{faccessat}, \func{fchmodat},
2632 \func{fchownat}, \func{fexecve}, \func{fstatat}, \func{futimens},
2633 \func{linkat}, \func{mkdirat}, \func{mkfifoat}, \func{mknod},
2634 \func{mknodat}, \func{openat}, \func{readlinkat}, \func{renameat},
2635 \func{symlinkat}, \func{unlinkat}, \func{utimensat}, \func{utimes}.
2638 \caption{Ulteriori funzioni sicure secondo lo standard POSIX.1-2008.}
2639 \label{fig:sig_safe_functions_posix_2008}
2643 Per questo motivo è opportuno mantenere al minimo indispensabile le operazioni
2644 effettuate all'interno di un gestore di segnali, qualora si debbano compiere
2645 operazioni complesse è sempre preferibile utilizzare la tecnica in cui si usa
2646 il gestore per impostare il valore di una qualche \index{variabili!globali}
2647 variabile globale, e poi si eseguono le operazioni complesse nel programma
2648 verificando (con tutti gli accorgimenti visti in precedenza) il valore di
2649 questa variabile tutte le volte che si è rilevata una interruzione dovuta ad
2653 \section{Funzionalità avanzate}
2654 \label{sec:sig_advanced_signal}
2656 Tratteremo in questa ultima sezione alcune funzionalità avanzate relativa ai
2657 segnali ed in generale ai meccanismi di notifica, a partire dalla funzioni
2658 introdotte per la gestione dei cosiddetti ``\textsl{segnali real-time}'', alla
2659 gestione avanzata delle temporizzazioni e le nuove interfacce per la gestione
2660 di segnali ed eventi attraverso l'uso di file descriptor.
2662 \subsection{I segnali \textit{real-time}}
2663 \label{sec:sig_real_time}
2665 Lo standard POSIX.1b, nel definire una serie di nuove interfacce per i servizi
2666 \textit{real-time}, ha introdotto una estensione del modello classico dei
2667 segnali che presenta dei significativi miglioramenti,\footnote{questa
2668 estensione è stata introdotta in Linux a partire dal kernel 2.1.43, e dalla
2669 versione 2.1 della \acr{glibc}.} in particolare sono stati superati tre
2670 limiti fondamentali dei segnali classici:
2671 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
2672 \item[\textbf{I segnali non sono accumulati}]
2673 se più segnali vengono generati prima dell'esecuzione di un gestore
2674 questo sarà eseguito una sola volta, ed il processo non sarà in grado di
2675 accorgersi di quante volte l'evento che ha generato il segnale è accaduto.
2676 \item[\textbf{I segnali non trasportano informazione}]
2677 i segnali classici non prevedono altra informazione sull'evento
2678 che li ha generati se non il fatto che sono stati emessi (tutta
2679 l'informazione che il kernel associa ad un segnale è il suo numero).
2680 \item[\textbf{I segnali non hanno un ordine di consegna}]
2681 l'ordine in cui diversi segnali vengono consegnati è casuale e non
2682 prevedibile. Non è possibile stabilire una priorità per cui la reazione a
2683 certi segnali ha la precedenza rispetto ad altri.
2686 Per poter superare queste limitazioni lo standard POSIX.1b ha introdotto delle
2687 nuove caratteristiche, che sono state associate ad una nuova classe di
2688 segnali, che vengono chiamati \textsl{segnali real-time}, in particolare le
2689 funzionalità aggiunte sono:
2692 \item i segnali sono inseriti in una coda che permette di consegnare istanze
2693 multiple dello stesso segnale qualora esso venga inviato più volte prima
2694 dell'esecuzione del gestore; si assicura così che il processo riceva un
2695 segnale per ogni occorrenza dell'evento che lo genera;
2696 \item è stata introdotta una priorità nella consegna dei segnali: i segnali
2697 vengono consegnati in ordine a seconda del loro valore, partendo da quelli
2698 con un numero minore, che pertanto hanno una priorità maggiore;
2699 \item è stata introdotta la possibilità di restituire dei dati al gestore,
2700 attraverso l'uso di un apposito campo \var{si\_value} nella struttura
2701 \struct{siginfo\_t}, accessibile tramite gestori di tipo
2702 \var{sa\_sigaction}.
2705 Tutte queste nuove funzionalità eccetto l'ultima, che, come illustrato in
2706 sez.~\ref{sec:sig_sigaction}, è disponibile anche con i segnali ordinari, si
2707 applicano solo ai nuovi segnali \textit{real-time}; questi ultimi sono
2708 accessibili in un intervallo di valori specificati dalle due costanti
2709 \const{SIGRTMIN} e \const{SIGRTMAX}, che specificano il numero minimo e
2710 massimo associato ad un segnale \textit{real-time}.
2712 Su Linux di solito il primo valore è 33, mentre il secondo è \code{\_NSIG-1},
2713 che di norma (vale a dire sulla piattaforma i386) è 64. Questo dà un totale di
2714 32 segnali disponibili, contro gli almeno 8 richiesti da POSIX.1b. Si tenga
2715 presente però che i primi segnali \textit{real-time} disponibili vendono usati
2716 dalle \acr{glibc} per l'implementazione dei \textit{thread} POSIX (vedi
2717 sez.~\ref{sec:thread_posix_intro}), ed il valore di \const{SIGRTMIN} viene
2718 modificato di conseguenza.\footnote{per la precisione vengono usati i primi
2719 tre per la vecchia implementazione dei \textit{LinuxThread} ed i primi due
2720 per la nuova NTPL (\textit{New Thread Posix Library}), il che comporta che
2721 \const{SIGRTMIN} a seconda dei casi può assumere i valori 34 o 35.}
2723 Per questo motivo nei programmi che usano i segnali \textit{real-time} non si
2724 deve mai usare un valore assoluto dato che si correrebbe il rischio di
2725 utilizzare un segnale in uso alle librerie, ed il numero del segnale deve
2726 invece essere sempre specificato in forma relativa a \const{SIGRTMIN} (come
2727 \code{SIGRTMIN + n}) avendo inoltre cura di controllare di non aver mai
2728 superato \const{SIGRTMAX}.
2730 I segnali con un numero più basso hanno una priorità maggiore e vengono
2731 consegnati per primi, inoltre i segnali \textit{real-time} non possono
2732 interrompere l'esecuzione di un gestore di un segnale a priorità più alta; la
2733 loro azione predefinita è quella di terminare il programma. I segnali
2734 ordinari hanno tutti la stessa priorità, che è più alta di quella di qualunque
2735 segnale \textit{real-time}. Lo standard non definisce niente al riguardo ma
2736 Linux, come molte altre implementazioni, adotta questa politica.
2738 Si tenga presente che questi nuovi segnali non sono associati a nessun evento
2739 specifico, a meno di non richiedere specificamente il loro utilizzo in
2740 meccanismi di notifica come quelli per l'I/O asincrono (vedi
2741 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o per le code di messaggi POSIX (vedi
2742 sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}), pertanto devono essere inviati esplicitamente.
2744 Inoltre, per poter usufruire della capacità di restituire dei dati, i relativi
2745 gestori devono essere installati con \func{sigaction}, specificando per
2746 \var{sa\_flags} la modalità \const{SA\_SIGINFO} che permette di utilizzare la
2747 forma estesa \var{sa\_sigaction} del gestore (vedi
2748 sez.~\ref{sec:sig_sigaction}). In questo modo tutti i segnali
2749 \textit{real-time} possono restituire al gestore una serie di informazioni
2750 aggiuntive attraverso l'argomento \struct{siginfo\_t}, la cui definizione è
2751 stata già vista in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}, nella trattazione dei gestori
2754 In particolare i campi utilizzati dai segnali \textit{real-time} sono
2755 \var{si\_pid} e \var{si\_uid} in cui vengono memorizzati rispettivamente il
2756 \ids{PID} e l'\ids{UID} effettivo del processo che ha inviato il segnale,
2757 mentre per la restituzione dei dati viene usato il campo \var{si\_value}.
2759 \begin{figure}[!htb]
2760 \footnotesize \centering
2761 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
2762 \includestruct{listati/sigval_t.h}
2765 \caption{La definizione dell'unione \structd{sigval}, definita anche come
2766 tipo \type{sigval\_t}.}
2767 \label{fig:sig_sigval}
2770 Detto campo, identificato con il tipo di dato \type{sigval\_t}, è una
2771 \direct{union} di tipo \struct{sigval} (la sua definizione è in
2772 fig.~\ref{fig:sig_sigval}) in cui può essere memorizzato o un valore numerico,
2773 se usata nella forma \var{sival\_int}, o un puntatore, se usata nella forma
2774 \var{sival\_ptr}. L'unione viene usata dai segnali \textit{real-time} e da
2775 vari meccanismi di notifica per restituire dati al gestore del segnale in
2776 \var{si\_value}. Un campo di tipo \type{sigval\_t} è presente anche nella
2777 struttura \struct{sigevent} (definita in fig.~\ref{fig:struct_sigevent}) che
2778 viene usata dai meccanismi di notifica come quelli per
2779 \itindex{POSIX~Timer~API} i timer POSIX (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}),
2780 l'I/O asincrono (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o le code di
2781 messaggi POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}).
2783 A causa delle loro caratteristiche, la funzione \func{kill} non è adatta ad
2784 inviare segnali \textit{real-time}, poiché non è in grado di fornire alcun
2785 valore per il campo \var{si\_value} restituito nella struttura
2786 \struct{siginfo\_t} prevista da un gestore in forma estesa. Per questo motivo
2787 lo standard ha previsto una nuova funzione, \funcd{sigqueue}, il cui prototipo
2792 \fdecl{int sigqueue(pid\_t pid, int signo, const union sigval value)}
2793 \fdesc{Invia un segnale con un valore di informazione.}
2796 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2797 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2799 \item[\errcode{EAGAIN}] la coda è esaurita, ci sono già
2800 \const{SIGQUEUE\_MAX} segnali in attesa si consegna.
2801 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore non valido per
2803 \item[\errcode{EPERM}] non si hanno privilegi appropriati per inviare il
2804 segnale al processo specificato.
2805 \item[\errcode{ESRCH}] il processo \param{pid} non esiste.
2811 La funzione invia il segnale indicato dall'argomento \param{signo} al processo
2812 indicato dall'argomento \param{pid}. Per il resto il comportamento della
2813 funzione è analogo a quello di \func{kill}, ed i privilegi occorrenti ad
2814 inviare il segnale ad un determinato processo sono gli stessi; un valore nullo
2815 di \param{signo} permette di verificare le condizioni di errore senza inviare
2818 Se il segnale è bloccato la funzione ritorna immediatamente, se si è
2819 installato un gestore con \const{SA\_SIGINFO} e ci sono risorse disponibili,
2820 (vale a dire che c'è posto nella coda dei segnali \textit{real-time}) esso
2821 viene inserito e diventa pendente. Una volta consegnato il segnale il gestore
2822 otterrà nel campo \var{si\_code} di \struct{siginfo\_t} il valore
2823 \const{SI\_QUEUE} e nel campo \var{si\_value} il valore indicato
2824 nell'argomento \param{value}. Se invece si è installato un gestore nella forma
2825 classica il segnale sarà generato, ma tutte le caratteristiche tipiche dei
2826 segnali \textit{real-time} (priorità e coda) saranno perse.
2828 Secondo lo standard POSIX la profondità della coda è indicata dalla costante
2829 \const{SIGQUEUE\_MAX}, una della tante costanti di sistema definite dallo
2830 standard POSIX che non abbiamo riportato esplicitamente in
2831 sez.~\ref{sec:sys_limits}. Il suo valore minimo secondo lo standard,
2832 \const{\_POSIX\_SIGQUEUE\_MAX}, è pari a 32. Nel caso di Linux la coda ha una
2833 dimensione variabile; fino alla versione 2.6.7 c'era un limite massimo globale
2834 che poteva essere impostato come parametro del kernel in
2835 \sysctlfile{kernel/rtsig-max} ed il valore predefinito era pari a 1024. A
2836 partire dal kernel 2.6.8 il valore globale è stato rimosso e sostituito dalla
2837 risorsa \const{RLIMIT\_SIGPENDING} associata al singolo utente, che può essere
2838 modificata con \func{setrlimit} come illustrato in
2839 sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}.
2841 Lo standard POSIX.1b definisce inoltre delle nuove funzioni di sistema che
2842 permettono di gestire l'attesa di segnali specifici su una coda, esse servono
2843 in particolar modo nel caso dei \itindex{thread} \textit{thread}, in cui si
2844 possono usare i segnali \textit{real-time} come meccanismi di comunicazione
2845 elementare; la prima di queste è \funcd{sigwait}, il cui prototipo è:
2849 \fdecl{int sigwait(const sigset\_t *set, int *sig)}
2850 \fdesc{Attende la ricezione di un segnale.}
2852 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2853 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2855 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta.
2856 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore non valido per
2858 ed inoltre \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
2861 La funzione estrae dall'insieme dei segnali pendenti uno qualunque fra quelli
2862 indicati nel \textit{signal set} specificato in \param{set}, il cui valore
2863 viene restituito nella variabile puntata da \param{sig}. Se sono pendenti più
2864 segnali, viene estratto quello a priorità più alta, cioè quello con il numero
2865 più basso. Se, nel caso di segnali \textit{real-time}, c'è più di un segnale
2866 pendente, ne verrà estratto solo uno. Una volta estratto il segnale non verrà
2867 più consegnato, e se era in una coda il suo posto sarà liberato. Se non c'è
2868 nessun segnale pendente il processo viene bloccato fintanto che non ne arriva
2871 Per un funzionamento corretto la funzione richiede che alla sua chiamata i
2872 segnali di \param{set} siano bloccati. In caso contrario si avrebbe un
2873 conflitto con gli eventuali gestori: pertanto non si deve utilizzare per
2874 lo stesso segnale questa funzione e \func{sigaction}. Se questo non avviene il
2875 comportamento del sistema è indeterminato: il segnale può sia essere
2876 consegnato che essere ricevuto da \func{sigwait}, il tutto in maniera non
2879 Lo standard POSIX.1b definisce altre due funzioni di sistema, anch'esse usate
2880 prevalentemente con i \itindex{thread} \textit{thread}; \funcd{sigwaitinfo} e
2881 \funcd{sigtimedwait}, i relativi prototipi sono:
2885 \fdecl{int sigwaitinfo(const sigset\_t *set, siginfo\_t *info)}
2886 \fdesc{Attende un segnale con le relative informazioni.}
2887 \fdecl{int sigtimedwait(const sigset\_t *set, siginfo\_t *info, const
2888 struct timespec *timeout)}
2889 \fdesc{Attende un segnale con le relative informazioni per un tempo massimo.}
2892 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2893 caso \var{errno} assumerà uno gli stessi valori di \func{sigwait} ai quali
2894 si aggiunge per \func{sigtimedwait}:
2896 \item[\errcode{EAGAIN}] si è superato il timeout senza che un segnale atteso
2903 Entrambe le funzioni sono estensioni di \func{sigwait}. La prima permette di
2904 ricevere, oltre al numero del segnale, anche le informazioni ad esso associate
2905 tramite l'argomento \param{info}; in particolare viene restituito il numero
2906 del segnale nel campo \var{si\_signo}, la sua causa in \var{si\_code}, e se il
2907 segnale è stato immesso sulla coda con \func{sigqueue}, il valore di ritorno
2908 ad esso associato viene riportato in \var{si\_value}, che altrimenti è
2911 La seconda è identica alla prima ma in più permette di specificare un timeout
2912 con l'argomento omonimo, scaduto il quale ritornerà con un errore. Se si
2913 specifica per \param{timeout} un puntatore nullo il comportamento sarà
2914 identico a \func{sigwaitinfo}. Se si specifica un tempo di timeout nullo e non
2915 ci sono segnali pendenti la funzione ritornerà immediatamente, in questo modo
2916 si può eliminare un segnale dalla coda senza dover essere bloccati qualora
2917 esso non sia presente.
2921 L'uso di queste funzioni è principalmente associato alla gestione dei segnali
2922 con i \textit{thread}. In genere esse vengono chiamate dal \textit{thread}
2923 incaricato della gestione, che al ritorno della funzione esegue il codice che
2924 usualmente sarebbe messo nel gestore, per poi ripetere la chiamata per
2925 mettersi in attesa del segnale successivo. Questo ovviamente comporta che non
2926 devono essere installati gestori, che solo il \textit{thread} di gestione deve
2927 usare \func{sigwait} e che i segnali gestiti in questa maniera, per evitare
2928 che venga eseguita l'azione predefinita, devono essere mascherati per tutti i
2929 \textit{thread}, compreso quello dedicato alla gestione, che potrebbe
2930 riceverlo fra due chiamate successive.
2935 \subsection{La gestione avanzata delle temporizzazioni}
2936 \label{sec:sig_timer_adv}
2938 % TODO: indicizzare i termini \itindex{POSIX~Timer~API} e HRT
2940 Sia le funzioni per la gestione dei tempi viste in
2941 sez.~\ref{sec:sys_cpu_times} che quelle per la gestione dei timer di
2942 sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} sono state a lungo limitate dalla risoluzione
2943 massima dei tempi dell'orologio interno del kernel, che era quella ottenibile
2944 dal timer di sistema che governa lo \textit{scheduler}, e quindi limitate
2945 dalla frequenza dello stesso che si ricordi, come già illustrato in
2946 sez.~\ref{sec:proc_hierarchy}, è data dal valore della costante \texttt{HZ}.
2948 I contatori usati per il calcolo dei tempi infatti erano basati sul numero di
2949 \itindex{jiffies} \textit{jiffies} che vengono incrementati ad ogni
2950 \textit{clock tick} del timer di sistema, il che comportava anche, come
2951 accennato in sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} per \func{setitimer}, problemi per
2952 il massimo periodo di tempo copribile da alcuni di questi orologi, come quelli
2953 associati al \textit{process time} almeno fino a quando, con il kernel 2.6.16,
2954 non è stato rimosso il limite di un valore a 32 bit per i \textit{jiffies}.
2956 \itindbeg{POSIX~Timer~API}
2958 Nelle architetture moderne però tutti i computer sono dotati di temporizzatori
2959 hardware che possono supportare risoluzioni molto elevate, ed in maniera del
2960 tutto indipendente dalla frequenza scelta per il timer di sistema che governa
2961 lo \textit{scheduler}, normalmente si possono ottenere precisioni fino al
2962 microsecondo, andando molto oltre in caso di hardware dedicato.
2964 Per questo lo standard POSIX.1-2001 ha previsto una serie di nuove funzioni
2965 relative a quelli che vengono chiamati ``\textsl{orologi}
2966 \textit{real-time}'', in grado di supportare risoluzioni fino al
2967 nanosecondo. Inoltre le CPU più moderne sono dotate a loro volta di contatori
2968 ad alta definizione che consentono una grande accuratezza nella misura del
2969 tempo da esse dedicato all'esecuzione di un processo.
2971 Per usare queste funzionalità ed ottenere risoluzioni temporali più accurate,
2972 occorre però un opportuno supporto da parte del kernel, ed i cosiddetti
2973 \itindex{High~Resolution~Timer~(HRT)} \textit{high resolution timer} che
2974 consentono di fare ciò sono stati introdotti nel kernel ufficiale solo a
2975 partire dalla versione 2.6.21.\footnote{per il supporto deve essere stata
2976 abilitata l'opzione di compilazione \texttt{CONFIG\_HIGH\_RES\_TIMERS}, il
2977 supporto era però disponibile anche in precedenza nei patch facenti parte
2978 dello sviluppo delle estensioni \textit{real-time} del kernel, per cui
2979 alcune distribuzioni possono averlo anche con versioni precedenti del
2980 kernel.} Le funzioni definite dallo standard POSIX per gestire orologi ad
2981 alta definizione però erano già presenti, essendo stata introdotte insieme ad
2982 altre funzioni per il supporto delle estensioni \textit{real-time} con il
2983 rilascio del kernel 2.6, ma la risoluzione effettiva era nominale.
2985 A tutte le implementazioni che si rifanno a queste estensioni è richiesto di
2986 disporre di una versione \textit{real-time} almeno per l'orologio generale di
2987 sistema, quello che mantiene il \textit{calendar time} (vedi
2988 sez.~\ref{sec:sys_time_base}), che in questa forma deve indicare il numero di
2989 secondi e nanosecondi passati a partire dal primo gennaio 1970 (\textit{The
2990 Epoch}). Si ricordi infatti che l'orologio ordinario usato dal
2991 \textit{calendar time} riporta solo un numero di secondi, e che la risoluzione
2992 effettiva normalmente non raggiunge il nanosecondo (a meno di hardware
2993 specializzato). Oltre all'orologio generale di sistema possono essere
2994 presenti altri tipi di orologi \textit{real-time}, ciascuno dei quali viene
2995 identificato da un opportuno valore di una variabile di tipo
2996 \type{clockid\_t}; un elenco di quelli disponibili su Linux è riportato in
2997 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types}.
3002 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
3004 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
3007 \const{CLOCK\_REALTIME} & Orologio \textit{real-time} di sistema, può
3008 essere impostato solo con privilegi
3010 \const{CLOCK\_MONOTONIC} & Orologio che indica un tempo monotono
3011 crescente (a partire da un tempo iniziale non
3012 specificato) che non può essere modificato e
3013 non cambia neanche in caso di reimpostazione
3014 dell'orologio di sistema.\\
3015 \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID}& Contatore del tempo di CPU usato
3016 da un processo (il \textit{process time} di
3017 sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}, nel totale di
3018 \textit{system time} e \textit{user time})
3019 comprensivo di tutto il tempo di CPU usato
3020 da eventuali \itindex{thread}
3022 \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID}& Contatore del tempo di CPU
3023 (\textit{user time} e \textit{system time})
3024 usato da un singolo \itindex{thread}
3027 \const{CLOCK\_MONOTONIC\_RAW}&Simile al precedente, ma non subisce gli
3028 aggiustamenti dovuti all'uso di NTP (viene
3029 usato per fare riferimento ad una fonte
3030 hardware). Questo orologio è specifico di
3031 Linux, ed è disponibile a partire dal kernel
3033 \const{CLOCK\_BOOTTIME} & Identico a \const{CLOCK\_MONOTONIC} ma tiene
3034 conto anche del tempo durante il quale il
3035 sistema è stato sospeso (nel caso di
3036 sospensione in RAM o \textsl{ibernazione} su
3037 disco. Questo orologio è specifico di Linux,
3038 ed è disponibile a partire dal kernel
3040 \const{CLOCK\_REALTIME\_ALARM}&Identico a \const{CLOCK\_REALTIME}, ma se
3041 usato per un timer il sistema sarà riattivato
3042 anche se è in sospensione. Questo orologio è
3043 specifico di Linux, ed è disponibile a
3044 partire dal kernel 3.0.\\
3045 \const{CLOCK\_BOOTTIME\_ALARM}&Identico a \const{CLOCK\_BOOTTIME}, ma se
3046 usato per un timer il sistema sarà riattivato
3047 anche se è in sospensione. Questo orologio è
3048 specifico di Linux, ed è disponibile a
3049 partire dal kernel 3.0.\\
3053 \caption{Valori possibili per una variabile di tipo \type{clockid\_t}
3054 usata per indicare a quale tipo di orologio si vuole fare riferimento.}
3055 \label{tab:sig_timer_clockid_types}
3059 % NOTE: dal 3.0 anche i cosiddetti Posix Alarm Timers, con
3060 % CLOCK_REALTIME_ALARM vedi http://lwn.net/Articles/429925/
3061 % TODO: dal 3.10 anche CLOCK_TAI
3063 Per poter utilizzare queste funzionalità le \acr{glibc} richiedono che la
3064 macro \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} sia definita ad un valore maggiore o uguale
3065 di \texttt{199309L} (vedi sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}), inoltre i
3066 programmi che le usano devono essere collegati con la libreria delle
3067 estensioni \textit{real-time} usando esplicitamente l'opzione \texttt{-lrt}.
3069 Si tenga presente inoltre che la disponibilità di queste funzionalità avanzate
3070 può essere controllato dalla definizione della macro \macro{\_POSIX\_TIMERS}
3071 ad un valore maggiore di 0, e che le ulteriori macro
3072 \macro{\_POSIX\_MONOTONIC\_CLOCK}, \macro{\_POSIX\_CPUTIME} e
3073 \macro{\_POSIX\_THREAD\_CPUTIME} indicano la presenza dei rispettivi orologi
3074 di tipo \const{CLOCK\_MONOTONIC}, \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e
3075 \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID}; tutte queste macro sono definite in
3076 \headfile{unistd.h}, che pertanto deve essere incluso per poterle
3077 controllarle. Infine se il kernel ha il supporto per gli \textit{high
3078 resolution timer} un elenco degli orologi e dei timer può essere ottenuto
3079 tramite il file \procfile{/proc/timer\_list}.
3081 Le due funzioni che ci consentono rispettivamente di modificare o leggere il
3082 valore per uno degli orologi \textit{real-time} sono \funcd{clock\_settime} e
3083 \funcd{clock\_gettime}; i rispettivi prototipi sono:
3087 \fdecl{int clock\_settime(clockid\_t clockid, const struct timespec *tp)}
3088 \fdesc{Imposta un orologio \textit{real-time}.}
3089 \fdecl{int clock\_gettime(clockid\_t clockid, struct timespec *tp)}
3090 \fdesc{Legge un orologio \textit{real-time}.}
3093 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3094 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3096 \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo \param{tp} non è valido.
3097 \item[\errcode{EINVAL}] il valore specificato per \param{clockid} non è
3098 valido o il relativo orologio \textit{real-time} non è supportato dal
3100 \item[\errcode{EPERM}] non si ha il permesso di impostare l'orologio
3101 indicato (solo per \func{clock\_settime}).
3106 Entrambe le funzioni richiedono che si specifichi come primo argomento il tipo
3107 di orologio su cui si vuole operare con uno dei valori di
3108 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types} o con il risultato di una chiamata a
3109 \func{clock\_getcpuclockid} (che tratteremo a breve), il secondo argomento
3110 invece è sempre il puntatore \param{tp} ad una struttura \struct{timespec}
3111 (vedi fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}) che deve essere stata
3112 precedentemente allocata. Per \func{clock\_settime} questa dovrà anche essere
3113 stata inizializzata con il valore che si vuole impostare sull'orologio, mentre
3114 per \func{clock\_gettime} verrà restituito al suo interno il valore corrente
3117 Si tenga presente inoltre che per eseguire un cambiamento sull'orologio
3118 generale di sistema \const{CLOCK\_REALTIME} occorrono i privilegi
3119 amministrativi;\footnote{ed in particolare la \textit{capability}
3120 \const{CAP\_SYS\_TIME}.} inoltre ogni cambiamento ad esso apportato non avrà
3121 nessun effetto sulle temporizzazioni effettuate in forma relativa, come quelle
3122 impostate sulle quantità di \textit{process time} o per un intervallo di tempo
3123 da trascorrere, ma solo su quelle che hanno richiesto una temporizzazione ad
3124 un istante preciso (in termini di \textit{calendar time}). Si tenga inoltre
3125 presente che nel caso di Linux \const{CLOCK\_REALTIME} è l'unico orologio per
3126 cui si può effettuare una modifica, infatti nonostante lo standard preveda la
3127 possibilità di modifiche anche per \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e
3128 \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID}, il kernel non le consente.
3130 Oltre alle due funzioni precedenti, lo standard POSIX prevede una terza
3131 funzione di sistema che consenta di ottenere la risoluzione effettiva fornita
3132 da un certo orologio, la funzione è \funcd{clock\_getres} ed il suo prototipo
3137 \fdecl{int clock\_getres(clockid\_t clockid, struct timespec *res)}
3138 \fdesc{Legge la risoluzione di un orologio \textit{real-time}.}
3141 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3142 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3144 \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo di \param{res} non è valido.
3145 \item[\errcode{EINVAL}] il valore specificato per \param{clockid} non è
3151 La funzione richiede come primo argomento l'indicazione dell'orologio di cui
3152 si vuole conoscere la risoluzione (effettuata allo stesso modo delle due
3153 precedenti) e questa verrà restituita in una struttura \struct{timespec}
3154 all'indirizzo puntato dall'argomento \param{res}.
3156 Come accennato il valore di questa risoluzione dipende sia dall'hardware
3157 disponibile che dalla implementazione delle funzioni, e costituisce il limite
3158 minimo di un intervallo di tempo che si può indicare. Qualunque valore si
3159 voglia utilizzare nelle funzioni di impostazione che non corrisponda ad un
3160 multiplo intero di questa risoluzione, sarà troncato in maniera automatica.
3162 Gli orologi elencati nella seconda sezione di
3163 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types} sono delle estensioni specifiche di
3164 Linux, create per rispondere ad alcune esigenze specifiche, come quella di
3165 tener conto di eventuali periodi di sospensione del sistema, e presenti solo
3166 nelle versioni più recenti del kernel. In particolare gli ultimi due,
3167 contraddistinti dal suffisso \texttt{\_ALARM}, hanno un impiego particolare,
3168 derivato dalle esigenze emerse con Android per l'uso di Linux sui cellulari,
3169 che consente di creare timer che possono scattare, riattivando il sistema,
3170 anche quando questo è in sospensione. Per il loro utilizzo è prevista la
3171 necessità di una capacità specifica, \const{CAP\_WAKE\_ALARM} (vedi
3172 sez.~\ref{sec:proc_capabilities}).
3174 Si tenga presente inoltre che con l'introduzione degli \textit{high resolution
3175 timer} i due orologi \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e
3176 \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID} fanno riferimento ai contatori presenti in
3177 opportuni registri interni del processore; questo sui sistemi multiprocessore
3178 può avere delle ripercussioni sulla precisione delle misure di tempo che vanno
3179 al di là della risoluzione teorica ottenibile con \func{clock\_getres}, che
3180 può essere ottenuta soltanto quando si è sicuri che un processo (o un
3181 \textit{thread}) sia sempre stato eseguito sullo stesso processore.
3183 Con i sistemi multiprocessore infatti ogni singola CPU ha i suoi registri
3184 interni, e se ciascuna di esse utilizza una base di tempo diversa (se cioè il
3185 segnale di temporizzazione inviato ai processori non ha una sola provenienza)
3186 in genere ciascuna di queste potrà avere delle frequenze leggermente diverse,
3187 e si otterranno pertanto dei valori dei contatori scorrelati fra loro, senza
3188 nessuna possibilità di sincronizzazione.
3190 Il problema si presenta, in forma più lieve, anche se la base di tempo è la
3191 stessa, dato che un sistema multiprocessore non avvia mai tutte le CPU allo
3192 stesso istante, si potrà così avere di nuovo una differenza fra i contatori,
3193 soggetta però soltanto ad uno sfasamento costante. Per questo caso il kernel
3194 per alcune architetture ha del codice che consente di ridurre al minimo la
3195 differenza, ma non può essere comunque garantito che questa si annulli (anche
3196 se in genere risulta molto piccola e trascurabile nella gran parte dei casi).
3198 Per poter gestire questo tipo di problematiche lo standard ha previsto una
3199 apposita funzione che sia in grado di ottenere l'identificativo dell'orologio
3200 associato al \textit{process time} di un processo, la funzione è
3201 \funcd{clock\_getcpuclockid} ed il suo prototipo è:
3205 \fdecl{int clock\_getcpuclockid(pid\_t pid, clockid\_t *clockid)}
3206 \fdesc{Ottiene l'identificatore dell'orologio di CPU usato da un processo.}
3209 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo ed un numero positivo per un
3210 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3212 \item[\errcode{ENOSYS}] non c'è il supporto per ottenere l'orologio relativo
3213 al \textit{process time} di un altro processo, e \param{pid} non
3214 corrisponde al processo corrente.
3215 \item[\errcode{EPERM}] il chiamante non ha il permesso di accedere alle
3216 informazioni relative al processo \param{pid}, avviene solo se è
3217 disponibile il supporto per leggere l'orologio relativo ad un altro
3219 \item[\errcode{ESRCH}] non esiste il processo \param{pid}.
3224 La funzione ritorna l'identificativo di un orologio di sistema associato ad un
3225 processo indicato tramite l'argomento \param{pid}. Un utente normale, posto
3226 che il kernel sia sufficientemente recente da supportare questa funzionalità,
3227 può accedere soltanto ai dati relativi ai propri processi.
3229 Del tutto analoga a \func{clock\_getcpuclockid}, ma da utilizzare per ottenere
3230 l'orologio associato ad un \textit{thread} invece che a un processo, è
3231 \funcd{pthread\_getcpuclockid},\footnote{per poterla utilizzare, come per
3232 qualunque funzione che faccia riferimento ai \textit{thread}, occorre
3233 effettuare il collegamento alla relativa libreria di gestione compilando il
3234 programma con \texttt{-lpthread}.} il cui prototipo è:
3239 \fdecl{int pthread\_getcpuclockid(pthread\_t thread, clockid\_t *clockid)}
3240 \fdesc{Ottiene l'identificatore dell'orologio di CPU associato ad un
3244 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo ed un numero positivo per un
3245 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3247 \item[\errcode{ENOENT}] la funzione non è supportata dal sistema.
3248 \item[\errcode{ESRCH}] non esiste il \textit{thread} identificato
3254 % TODO, dal 2.6.39 aggiunta clock_adjtime
3256 Con l'introduzione degli orologi ad alta risoluzione è divenuto possibile
3257 ottenere anche una gestione più avanzata degli allarmi; abbiamo già visto in
3258 sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} come l'interfaccia di \func{setitimer} derivata
3259 da BSD presenti delle serie limitazioni, come la possibilità di perdere un
3260 segnale sotto carico, tanto che nello standard POSIX.1-2008 questa viene
3261 marcata come obsoleta, e ne viene fortemente consigliata la sostituzione con
3262 nuova interfaccia definita dallo standard POSIX.1-2001 che va sotto il nome di
3263 \textit{POSIX Timer API}. Questa interfaccia è stata introdotta a partire dal
3264 kernel 2.6, anche se il supporto di varie funzionalità da essa previste è
3265 stato aggiunto solo in un secondo tempo.
3267 Una delle principali differenze della nuova interfaccia è che un processo può
3268 utilizzare un numero arbitrario di timer; questi vengono creati (ma non
3269 avviati) tramite la funzione di sistema \funcd{timer\_create}, il cui
3275 \fdecl{int timer\_create(clockid\_t clockid, struct sigevent *evp,
3277 \fdesc{Crea un nuovo timer POSIX.}
3280 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3281 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3283 \item[\errcode{EAGAIN}] fallimento nel tentativo di allocare le strutture
3285 \item[\errcode{EINVAL}] uno dei valori specificati per \param{clockid} o per
3286 i campi \var{sigev\_notify}, \var{sigev\_signo} o
3287 \var{sigev\_notify\_thread\_id} di \param{evp} non è valido.
3288 \item[\errcode{ENOMEM}] errore di allocazione della memoria.
3293 La funzione richiede tre argomenti: il primo argomento serve ad indicare quale
3294 tipo di orologio si vuole utilizzare e prende uno dei valori di
3295 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types}; di detti valori però non è previsto
3296 l'uso di \const{CLOCK\_MONOTONIC\_RAW} mentre
3297 \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID} sono
3298 disponibili solo a partire dal kernel 2.6.12. Si può così fare riferimento sia
3299 ad un tempo assoluto che al tempo utilizzato dal processo (o \textit{thread})
3300 stesso. Si possono inoltre utilizzare, posto di avere un kernel che li
3301 supporti, gli orologi aggiuntivi della seconda parte di
3302 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types}.
3304 Il secondo argomento richiede una trattazione più dettagliata, in quanto
3305 introduce una struttura di uso generale, \struct{sigevent}, che viene
3306 utilizzata anche da altre funzioni, come quelle per l'I/O asincrono (vedi
3307 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o le code di messaggi POSIX (vedi
3308 sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}) e che serve ad indicare in maniera generica un
3309 meccanismo di notifica.
3311 \begin{figure}[!htb]
3312 \footnotesize \centering
3313 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
3314 \includestruct{listati/sigevent.h}
3317 \caption{La struttura \structd{sigevent}, usata per specificare in maniera
3318 generica diverse modalità di notifica degli eventi.}
3319 \label{fig:struct_sigevent}
3322 La struttura \struct{sigevent} (accessibile includendo \headfile{time.h}) è
3323 riportata in fig.~\ref{fig:struct_sigevent}, la definizione effettiva dipende
3324 dall'implementazione, quella mostrata è la versione descritta nella pagina di
3325 manuale di \func{timer\_create}. Il campo \var{sigev\_notify} è il più
3326 importante essendo quello che indica le modalità della notifica, gli altri
3327 dipendono dal valore che si è specificato per \var{sigev\_notify}, si sono
3328 riportati in tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}. La scelta del meccanismo di
3329 notifica viene fatta impostando uno dei valori di
3330 tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify} per \var{sigev\_notify}, e fornendo gli
3331 eventuali ulteriori argomenti necessari a secondo della scelta
3332 effettuata. Diventa così possibile indicare l'uso di un segnale o l'esecuzione
3333 (nel caso di uso dei \textit{thread}) di una funzione di modifica in un
3334 \textit{thread} dedicato.
3339 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
3341 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
3344 \const{SIGEV\_NONE} & Non viene inviata nessuna notifica.\\
3345 \const{SIGEV\_SIGNAL} & La notifica viene effettuata inviando al processo
3346 chiamante il segnale specificato dal campo
3347 \var{sigev\_signo}; se il gestore di questo
3348 segnale è stato installato con
3349 \const{SA\_SIGINFO} gli verrà restituito il
3350 valore specificato con \var{sigev\_value} (una
3351 \direct{union} \texttt{sigval}, la cui definizione
3352 è in fig.~\ref{fig:sig_sigval}) come valore del
3353 campo \var{si\_value} di \struct{siginfo\_t}.\\
3354 \const{SIGEV\_THREAD} & La notifica viene effettuata creando un nuovo
3355 \itindex{thread} \textit{thread} che esegue la
3356 funzione di notifica specificata da
3357 \var{sigev\_notify\_function} con argomento
3358 \var{sigev\_value}. Se questo è diverso da
3359 \val{NULL}, il \textit{thread} viene creato con
3360 gli attributi specificati da
3361 \var{sigev\_notify\_attribute}.\footnotemark\\
3362 \const{SIGEV\_THREAD\_ID}& Invia la notifica come segnale (con le stesse
3363 modalità di \const{SIGEV\_SIGNAL}) che però viene
3364 recapitato al \textit{thread} indicato dal campo
3365 \var{sigev\_notify\_thread\_id}. Questa modalità
3366 è una estensione specifica di Linux, creata come
3367 supporto per le librerie di gestione dei
3368 \textit{thread}, pertanto non deve essere usata
3369 da codice normale.\\
3372 \caption{Valori possibili per il campo \var{sigev\_notify} in una struttura
3374 \label{tab:sigevent_sigev_notify}
3377 \footnotetext{nel caso dei \textit{timer} questa funzionalità è considerata un
3378 esempio di pessima implementazione di una interfaccia, richiesta dallo
3379 standard POSIX, ma da evitare totalmente nell'uso ordinario, a causa della
3380 possibilità di creare disservizi generando una gran quantità di processi,
3381 tanto che ne è stata richiesta addirittura la rimozione.}
3383 Nel caso di \func{timer\_create} occorrerà passare alla funzione come secondo
3384 argomento l'indirizzo di una di queste strutture per indicare le modalità con
3385 cui si vuole essere notificati della scadenza del timer, se non si specifica
3386 nulla (passando un valore \val{NULL}) verrà inviato il segnale
3387 \signal{SIGALRM} al processo corrente, o per essere più precisi verrà
3388 utilizzato un valore equivalente all'aver specificato \const{SIGEV\_SIGNAL}
3389 per \var{sigev\_notify}, \signal{SIGALRM} per \var{sigev\_signo} e
3390 l'identificatore del timer come valore per \var{sigev\_value.sival\_int}.
3392 Il terzo argomento deve essere l'indirizzo di una variabile di tipo
3393 \type{timer\_t} dove sarà scritto l'identificativo associato al timer appena
3394 creato, da usare in tutte le successive funzioni di gestione. Una volta creato
3395 questo identificativo resterà univoco all'interno del processo stesso fintanto
3396 che il timer non viene cancellato.
3398 Si tenga presente che eventuali POSIX timer creati da un processo non vengono
3399 ereditati dai processi figli creati con \func{fork} e che vengono cancellati
3400 nella esecuzione di un programma diverso attraverso una delle funzioni
3401 \func{exec}. Si tenga presente inoltre che il kernel prealloca l'uso di un
3402 segnale \textit{real-time} per ciascun timer che viene creato con
3403 \func{timer\_create}; dato che ciascuno di essi richiede un posto nella coda
3404 dei segnali \textit{real-time}, il numero massimo di timer utilizzabili da un
3405 processo è limitato dalle dimensioni di detta coda, ed anche, qualora questo
3406 sia stato impostato, dal limite \const{RLIMIT\_SIGPENDING}.
3408 Una volta creato il timer \func{timer\_create} ed ottenuto il relativo
3409 identificatore, si può attivare o disattivare un allarme (in gergo
3410 \textsl{armare} o \textsl{disarmare} il timer) con la funzione di sistema
3411 \funcd{timer\_settime}, il cui prototipo è:
3416 \fdecl{int timer\_settime(timer\_t timerid, int flags, const struct
3417 itimerspec *new\_value, struct itimerspec *old\_value)}
3418 \fdesc{Arma o disarma un timer POSIX.}
3421 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3422 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3424 \item[\errcode{EFAULT}] si è specificato un indirizzo non valido
3425 per \param{new\_value} o \param{old\_value}.
3426 \item[\errcode{EINVAL}] all'interno di \param{new\_value.value} si è
3427 specificato un tempo negativo o un numero di nanosecondi maggiore di
3433 La funzione richiede che si indichi la scadenza del timer con
3434 l'argomento \param{new\_value}, che deve essere specificato come puntatore ad
3435 una struttura di tipo \struct{itimerspec}, la cui definizione è riportata in
3436 fig.~\ref{fig:struct_itimerspec}; se il puntatore \param{old\_value} è diverso
3437 da \val{NULL} il valore corrente della scadenza verrà restituito in una
3438 analoga struttura, ovviamente in entrambi i casi le strutture devono essere
3441 \begin{figure}[!htb]
3442 \footnotesize \centering
3443 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
3444 \includestruct{listati/itimerspec.h}
3447 \caption{La struttura \structd{itimerspec}, usata per specificare la
3448 scadenza di un allarme.}
3449 \label{fig:struct_itimerspec}
3452 Ciascuno dei due campi di \struct{itimerspec} indica un tempo, da specificare
3453 con una precisione fino al nanosecondo tramite una struttura \struct{timespec}
3454 (la cui definizione è riportata fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}). Il campo
3455 \var{it\_value} indica la prima scadenza dell'allarme. Di default, quando il
3456 valore di \param{flags} è nullo, questo valore viene considerato come un
3457 intervallo relativo al tempo corrente, il primo allarme scatterà cioè dopo il
3458 numero di secondi e nanosecondi indicati da questo campo. Se invece si usa
3459 per \param{flags} il valore \const{TIMER\_ABSTIME}, che al momento è l'unico
3460 valore valido per \param{flags}, allora \var{it\_value} viene considerato come
3461 un valore assoluto rispetto al valore usato dall'orologio a cui è associato il
3464 Quindi a seconda dei casi si potrà impostare un timer o con un tempo assoluto,
3465 quando si opera rispetto all'orologio di sistema (nel qual caso il valore deve
3466 essere in secondi e nanosecondi dalla \textit{epoch}) o con un numero di
3467 secondi o nanosecondi rispetto alla partenza di un orologio di CPU, quando si
3468 opera su uno di questi. Infine un valore nullo di \var{it\_value}, dove per
3469 nullo si intende con valori nulli per entrambi i campi \var{tv\_sec} e
3470 \var{tv\_nsec}, può essere utilizzato, indipendentemente dal tipo di orologio
3471 utilizzato, per disarmare l'allarme.
3473 Il campo \var{it\_interval} di \struct{itimerspec} viene invece utilizzato per
3474 impostare un allarme periodico. Se il suo valore è nullo, se cioè sono nulli
3475 tutti e due i due campi \var{tv\_sec} e \var{tv\_nsec} di detta struttura
3476 \struct{timespec}, l'allarme scatterà una sola volta secondo quando indicato
3477 con \var{it\_value}, altrimenti il valore specificato nella struttura verrà
3478 preso come l'estensione del periodo di ripetizione della generazione
3479 dell'allarme, che proseguirà indefinitamente fintanto che non si disarmi il
3482 Se il timer era già stato armato la funzione sovrascrive la precedente
3483 impostazione, se invece si indica come prima scadenza un tempo già passato,
3484 l'allarme verrà notificato immediatamente e al contempo verrà incrementato il
3485 contatore dei superamenti. Questo contatore serve a fornire una indicazione al
3486 programma che riceve l'allarme su un eventuale numero di scadenze che sono
3487 passate prima della ricezione della notifica dell'allarme.
3489 É infatti possibile, qualunque sia il meccanismo di notifica scelto, che
3490 quest'ultima venga ricevuta dopo che il timer è scaduto più di una volta,
3491 specialmente se si imposta un timer con una ripetizione a frequenza
3492 elevata. Nel caso dell'uso di un segnale infatti il sistema mette in coda un
3493 solo segnale per timer,\footnote{questo indipendentemente che si tratti di un
3494 segnale ordinario o \textit{real-time}, per questi ultimi sarebbe anche
3495 possibile inviare un segnale per ogni scadenza, questo però non viene fatto
3496 per evitare il rischio, tutt'altro che remoto, di riempire la coda.} e se il
3497 sistema è sotto carico o se il segnale è bloccato, prima della sua ricezione
3498 può passare un intervallo di tempo sufficientemente lungo ad avere scadenze
3499 multiple, e lo stesso può accadere anche se si usa un \textit{thread} di
3502 Per questo motivo il gestore del segnale o il \textit{thread} di notifica può
3503 ottenere una indicazione di quante volte il timer è scaduto dall'invio della
3504 notifica utilizzando la funzione di sistema \funcd{timer\_getoverrun}, il cui
3509 \fdecl{int timer\_getoverrun(timer\_t timerid)}
3510 \fdesc{Ottiene il numero di scadenze di un timer POSIX.}
3513 {La funzione ritorna il numero di scadenze di un timer in caso di successo e
3514 $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3516 \item[\errcode{EINVAL}] \param{timerid} non indica un timer valido.
3521 La funzione ritorna il numero delle scadenze avvenute, che può anche essere
3522 nullo se non ve ne sono state. Come estensione specifica di Linux,\footnote{in
3523 realtà lo standard POSIX.1-2001 prevede gli \textit{overrun} solo per i
3524 segnali e non ne parla affatto in riferimento ai \textit{thread}.} quando
3525 si usa un segnale come meccanismo di notifica, si può ottenere direttamente
3526 questo valore nel campo \var{si\_overrun} della struttura \struct{siginfo\_t}
3527 (illustrata in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}) restituita al gestore del segnale
3528 installato con \func{sigaction}; in questo modo non è più necessario eseguire
3529 successivamente una chiamata a questa funzione per ottenere il numero delle
3530 scadenze. Al gestore del segnale viene anche restituito, come ulteriore
3531 informazione, l'identificativo del timer, in questo caso nel campo
3534 Qualora si voglia rileggere lo stato corrente di un timer, ed ottenere il
3535 tempo mancante ad una sua eventuale scadenza, si deve utilizzare la funzione
3536 di sistema \funcd{timer\_gettime}, il cui prototipo è:
3540 \fdecl{int timer\_gettime(timer\_t timerid, int flags, struct
3541 itimerspec *curr\_value)}
3542 \fdesc{Legge lo stato di un timer POSIX.}
3545 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3546 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3548 \item[\errcode{EFAULT}] si è specificato un indirizzo non valido
3549 per \param{curr\_value}.
3550 \item[\errcode{EINVAL}] \param{timerid} non indica un timer valido.
3555 La funzione restituisce nella struttura \struct{itimerspec} puntata
3556 da \param{curr\_value} il tempo restante alla prossima scadenza nel campo
3557 \var{it\_value}. Questo tempo viene sempre indicato in forma relativa, anche
3558 nei casi in cui il timer era stato precedentemente impostato con
3559 \const{TIMER\_ABSTIME} indicando un tempo assoluto. Il ritorno di un valore
3560 nullo nel campo \var{it\_value} significa che il timer è disarmato o è
3561 definitivamente scaduto.
3563 Nel campo \var{it\_interval} di \param{curr\_value} viene invece restituito,
3564 se questo era stato impostato, il periodo di ripetizione del timer. Anche in
3565 questo caso il ritorno di un valore nullo significa che il timer non era stato
3566 impostato per una ripetizione e doveva operare, come suol dirsi, a colpo
3567 singolo (in gergo \textit{one shot}).
3569 Infine, quando un timer non viene più utilizzato, lo si può cancellare,
3570 rimuovendolo dal sistema e recuperando le relative risorse, effettuando in
3571 sostanza l'operazione inversa rispetto a \funcd{timer\_create}. Per questo
3572 compito lo standard prevede una apposita funzione di sistema,
3573 \funcd{timer\_delete}, il cui prototipo è:
3577 \fdecl{int timer\_delete(timer\_t timerid)}
3578 \fdesc{Cancella un timer POSIX.}
3581 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3582 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3584 \item[\errcode{EINVAL}] \param{timerid} non indica un timer valido.
3589 La funzione elimina il timer identificato da \param{timerid}, disarmandolo se
3590 questo era stato attivato. Nel caso, poco probabile ma comunque possibile, che
3591 un timer venga cancellato prima della ricezione del segnale pendente per la
3592 notifica di una scadenza, il comportamento del sistema è indefinito.
3594 Infine a partire dal kernel 2.6 e per le versioni della \acr{libc} superiori
3595 alla 2.1, si può utilizzare la nuova interfaccia dei timer POSIX anche per le
3596 funzioni di attesa, per questo è disponibile la funzione di sistema
3597 \funcd{clock\_nanosleep}, il cui prototipo è:
3601 \fdecl{int clock\_nanosleep(clockid\_t clock\_id, int flags, const struct
3602 timespec *request,\\
3603 \phantom{int clock\_nanosleep(}struct timespec *remain)}
3604 \fdesc{Pone il processo in pausa per un tempo specificato.}
3607 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo ed un valore positivo per un
3608 errore, espresso dai valori:
3610 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
3611 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di secondi negativo o
3612 un numero di nanosecondi maggiore di 999.999.999 o indicato un orologio
3615 ed inoltre \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
3618 I due argomenti \param{request} e \param{remain} sono identici agli analoghi di
3619 \func{nanosleep} che abbiamo visto in sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep}, ed hanno
3620 lo stesso significato. L'argomento \param{clock\_id} consente di indicare
3621 quale orologio si intende utilizzare per l'attesa con uno dei valori della
3622 prima parte di tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types} (eccetto
3623 \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID}). L'argomento \param{flags} consente di
3624 modificare il comportamento della funzione, il suo unico valore valido al
3625 momento è \const{TIMER\_ABSTIME} che, come per \func{timer\_settime} indica di
3626 considerare il tempo indicato in \param{request} come assoluto anziché
3629 Il comportamento della funzione è analogo a \func{nanosleep}, se la chiamata
3630 viene interrotta il tempo rimanente viene restituito in \param{remain}.
3631 Utilizzata normalmente con attese relative può soffrire degli stessi problemi
3632 di deriva di cui si è parlato in sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep} dovuti ad
3633 interruzioni ripetute per via degli arrotondamenti fatti a questo tempo. Ma
3634 grazie alla possibilità di specificare tempi assoluti con \param{flags} si può
3635 ovviare a questo problema ricavando il tempo corrente con
3636 \func{clock\_gettime}, aggiungendovi l'intervallo di attesa, ed impostando
3637 questa come tempo assoluto.
3639 Si tenga presente che se si è usato il valore \const{TIMER\_ABSTIME}
3640 per \param{flags} e si è indicato un tempo assoluto che è già passato la
3641 funzione ritorna immediatamente senza nessuna sospensione. In caso di
3642 interruzione da parte di un segnale il tempo rimanente viene restituito
3643 in \param{remain} soltanto se questo non è un puntatore \val{NULL} e non si è
3644 specificato \const{TIMER\_ABSTIME} per \param{flags} .
3646 % TODO manca clock_nanosleep, referenziata in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}
3648 \itindend{POSIX~Timer~API}
3652 \subsection{Ulteriori funzioni di gestione}
3653 \label{sec:sig_specific_features}
3655 In questo ultimo paragrafo esamineremo le rimanenti funzioni di gestione dei
3656 segnali non descritte finora, relative agli aspetti meno utilizzati e più
3657 ``\textsl{esoterici}'' della interfaccia.
3659 La prima di queste funzioni è la funzione di sistema \funcd{sigpending},
3660 anch'essa introdotta dallo standard POSIX.1, il suo prototipo è:
3664 \fdecl{int sigpending(sigset\_t *set)}
3665 \fdesc{Legge l'insieme dei segnali pendenti.}
3668 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3669 caso \var{errno} assumerà solo il valore \errcode{EFAULT} nel suo
3670 significato generico.}
3673 La funzione permette di ricavare quali sono i segnali pendenti per il processo
3674 in corso, cioè i segnali che sono stati inviati dal kernel ma non sono stati
3675 ancora ricevuti dal processo in quanto bloccati. Non esiste una funzione
3676 equivalente nella vecchia interfaccia, ma essa è tutto sommato poco utile,
3677 dato che essa può solo assicurare che un segnale è stato inviato, dato che
3678 escluderne l'avvenuto invio al momento della chiamata non significa nulla
3679 rispetto a quanto potrebbe essere in un qualunque momento successivo.
3681 Una delle caratteristiche di BSD, disponibile anche in Linux, è la possibilità
3682 di usare uno \itindex{stack} \textit{stack} alternativo per i segnali; è cioè
3683 possibile fare usare al sistema un altro \itindex{stack} \textit{stack}
3684 (invece di quello relativo al processo, vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_layout})
3685 solo durante l'esecuzione di un gestore. L'uso di uno \textit{stack}
3686 alternativo è del tutto trasparente ai gestori, occorre però seguire una certa
3689 \item allocare un'area di memoria di dimensione sufficiente da usare come
3690 \textit{stack} alternativo;
3691 \item usare la funzione \func{sigaltstack} per rendere noto al sistema
3692 l'esistenza e la locazione dello \textit{stack} alternativo;
3693 \item quando si installa un gestore occorre usare \func{sigaction}
3694 specificando il flag \const{SA\_ONSTACK} (vedi tab.~\ref{tab:sig_sa_flag})
3695 per dire al sistema di usare lo \textit{stack} alternativo durante
3696 l'esecuzione del gestore.
3699 In genere il primo passo viene effettuato allocando un'opportuna area di
3700 memoria con \code{malloc}; in \headfile{signal.h} sono definite due costanti,
3701 \const{SIGSTKSZ} e \const{MINSIGSTKSZ}, che possono essere utilizzate per
3702 allocare una quantità di spazio opportuna, in modo da evitare overflow. La
3703 prima delle due è la dimensione canonica per uno \itindex{stack}
3704 \textit{stack} di segnali e di norma è sufficiente per tutti gli usi normali.
3706 La seconda è lo spazio che occorre al sistema per essere in grado di lanciare
3707 il gestore e la dimensione di uno \textit{stack} alternativo deve essere
3708 sempre maggiore di questo valore. Quando si conosce esattamente quanto è lo
3709 spazio necessario al gestore gli si può aggiungere questo valore per allocare
3710 uno \itindex{stack} \textit{stack} di dimensione sufficiente.
3712 Come accennato, per poter essere usato, lo \itindex{stack} \textit{stack} per
3713 i segnali deve essere indicato al sistema attraverso la funzione
3714 \funcd{sigaltstack}; il suo prototipo è:
3718 \fdecl{int sigaltstack(const stack\_t *ss, stack\_t *oss)}
3719 \fdesc{Installa uno \textit{stack} alternativo per i gestori di segnali.}
3722 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3723 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3725 \item[\errcode{EFAULT}] uno degli indirizzi degli argomenti non è valido.
3726 \item[\errcode{EINVAL}] \param{ss} non è nullo e \var{ss\_flags} contiene un
3727 valore diverso da zero che non è \const{SS\_DISABLE}.
3728 \item[\errcode{ENOMEM}] la dimensione specificata per il nuovo
3729 \textit{stack} è minore di \const{MINSIGSTKSZ}.
3730 \item[\errcode{EPERM}] si è cercato di cambiare lo \textit{stack}
3731 alternativo mentre questo è attivo (cioè il processo è in esecuzione su di
3737 La funzione prende come argomenti puntatori ad una struttura di tipo
3738 \var{stack\_t}, definita in fig.~\ref{fig:sig_stack_t}. I due valori
3739 \param{ss} e \param{oss}, se non nulli, indicano rispettivamente il nuovo
3740 \itindex{stack} \textit{stack} da installare e quello corrente (che viene
3741 restituito dalla funzione per un successivo ripristino).
3743 \begin{figure}[!htb]
3744 \footnotesize \centering
3745 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
3746 \includestruct{listati/stack_t.h}
3749 \caption{La struttura \structd{stack\_t}.}
3750 \label{fig:sig_stack_t}
3753 Il campo \var{ss\_sp} di \struct{stack\_t} indica l'indirizzo base dello
3754 \itindex{stack} \textit{stack}, mentre \var{ss\_size} ne indica la dimensione;
3755 il campo \var{ss\_flags} invece indica lo stato dello \textit{stack}.
3756 Nell'indicare un nuovo \textit{stack} occorre inizializzare \var{ss\_sp} e
3757 \var{ss\_size} rispettivamente al puntatore e alla dimensione della memoria
3758 allocata, mentre \var{ss\_flags} deve essere nullo. Se invece si vuole
3759 disabilitare uno \textit{stack} occorre indicare \const{SS\_DISABLE} come
3760 valore di \var{ss\_flags} e gli altri valori saranno ignorati.
3762 Se \param{oss} non è nullo verrà restituito dalla funzione indirizzo e
3763 dimensione dello \itindex{stack} \textit{stack} corrente nei relativi campi,
3764 mentre \var{ss\_flags} potrà assumere il valore \const{SS\_ONSTACK} se il
3765 processo è in esecuzione sullo \textit{stack} alternativo (nel qual caso non è
3766 possibile cambiarlo) e \const{SS\_DISABLE} se questo non è abilitato.
3768 In genere si installa uno \itindex{stack} \textit{stack} alternativo per i
3769 segnali quando si teme di avere problemi di esaurimento dello \textit{stack}
3770 standard o di superamento di un limite (vedi
3771 sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}) imposto con chiamate del tipo
3772 \code{setrlimit(RLIMIT\_STACK, \&rlim)}. In tal caso infatti si avrebbe un
3773 segnale di \signal{SIGSEGV}, che potrebbe essere gestito soltanto avendo
3774 abilitato uno \itindex{stack} \textit{stack} alternativo.
3776 Si tenga presente che le funzioni chiamate durante l'esecuzione sullo
3777 \textit{stack} alternativo continueranno ad usare quest'ultimo, che, al
3778 contrario di quanto avviene per lo \itindex{stack} \textit{stack} ordinario
3779 dei processi, non si accresce automaticamente (ed infatti eccederne le
3780 dimensioni può portare a conseguenze imprevedibili). Si ricordi infine che
3781 una chiamata ad una funzione della famiglia \func{exec} cancella ogni
3782 \textit{stack} alternativo.
3784 Abbiamo visto in fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete} come si possa usare
3785 \func{longjmp} per uscire da un gestore rientrando direttamente nel corpo
3786 del programma, sappiamo però che nell'esecuzione di un gestore il segnale
3787 che l'ha invocato viene bloccato, e abbiamo detto che possiamo ulteriormente
3788 modificarlo con \func{sigprocmask}.
3790 Resta quindi il problema di cosa succede alla maschera dei segnali quando si
3791 esce da un gestore usando questa funzione. Il comportamento dipende
3792 dall'implementazione. In particolare la semantica usata da BSD prevede che sia
3793 ripristinata la maschera dei segnali precedente l'invocazione, come per un
3794 normale ritorno, mentre quella usata da System V no.
3796 Lo standard POSIX.1 non specifica questo comportamento per \func{setjmp} e
3797 \func{longjmp}, ed il comportamento delle \acr{glibc} dipende da quale delle
3798 caratteristiche si sono abilitate con le macro viste in
3799 sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}.
3801 Lo standard POSIX però prevede anche la presenza di altre due funzioni
3802 \funcd{sigsetjmp} e \funcd{siglongjmp}, che permettono di decidere in maniera
3803 esplicita quale dei due comportamenti il programma deve assumere; i loro
3808 \fdecl{int sigsetjmp(sigjmp\_buf env, int savesigs)}
3809 \fdesc{Salva il contesto dello \textit{stack} e la maschera dei segnali.}
3810 \fdecl{void siglongjmp(sigjmp\_buf env, int val)}
3811 \fdesc{Ripristina il contesto dello \textit{stack} e la maschera dei segnali.}
3814 {La funzioni sono identiche alle analoghe \func{setjmp} e \func{longjmp} di
3815 sez.~\ref{sec:proc_longjmp} ed hanno gli stessi errori e valori di uscita.}
3818 Le due funzioni prendono come primo argomento la variabile su cui viene
3819 salvato il contesto dello \itindex{stack} \textit{stack} per permettere il
3820 \index{salto~non-locale} salto non-locale; nel caso specifico essa è di tipo
3821 \type{sigjmp\_buf}, e non \type{jmp\_buf} come per le analoghe di
3822 sez.~\ref{sec:proc_longjmp} in quanto in questo caso viene salvata anche la
3823 maschera dei segnali.
3825 Nel caso di \func{sigsetjmp}, se si specifica un valore di \param{savesigs}
3826 diverso da zero la maschera dei valori verrà salvata in \param{env} insieme al
3827 contesto dello \itindex{stack} \textit{stack} usato per il salto non
3828 locale. Se così si è fatto la maschera dei segnali verrà ripristinata in una
3829 successiva chiamata a \func{siglongjmp}. Quest'ultima, a parte l'uso di un
3830 valore di \param{env} di tipo \type{sigjmp\_buf}, è assolutamente identica a
3834 % TODO: se e quando si troverà un argomento adeguato inserire altre funzioni
3835 % sparse attinenti ai segnali, al momento sono note solo:
3836 % * sigreturn (funzione interna, scarsamente interessante)
3837 % argomento a priorità IDLE (fare quando non resta niente altro da trattare)
3840 % LocalWords: kernel POSIX timer shell control ctrl kill raise signal handler
3841 % LocalWords: reliable unreliable fig race condition sez struct process table
3842 % LocalWords: delivered pending scheduler sigpending l'I suspend SIGKILL wait
3843 % LocalWords: SIGSTOP sigaction waitpid dump stack debugger nell'header NSIG
3844 % LocalWords: tab BSD SUSv SIGHUP PL Hangup SIGINT Interrupt SIGQUIT Quit AEF
3845 % LocalWords: SIGILL SIGABRT abort SIGFPE SIGSEGV SIGPIPE SIGALRM alarm SIGUSR
3846 % LocalWords: SIGTERM SIGCHLD SIGCONT SIGTSTP SIGTTIN SIGTTOU SIGBUS bad SL of
3847 % LocalWords: memory access SIGPOLL Pollable event Sys SIGIO SIGPROF profiling
3848 % LocalWords: SIGSYS SVID SIGTRAP breakpoint SIGURG urgent socket Virtual IOT
3849 % LocalWords: clock SIGXCPU SIGXFSZ SIGIOT trap SIGEMT SIGSTKFLT SIGCLD SIGPWR
3850 % LocalWords: SIGINFO SIGLOST lock NFS SIGWINCH Sun SIGUNUSED fault point heap
3851 % LocalWords: exception l'overflow illegal instruction overflow segment error
3852 % LocalWords: violation system call interrupt INTR hang SIGVTALRM virtual SUSP
3853 % LocalWords: profilazione fcntl descriptor sleep interactive Broken FIFO lost
3854 % LocalWords: EPIPE Resource advisory client limit exceeded size window change
3855 % LocalWords: strsignal psignal SOURCE strerror string char int signum perror
3856 % LocalWords: void sig const sys siglist L'array decr fork exec DFL IGN ioctl
3857 % LocalWords: EINTR glibc TEMP FAILURE RETRY expr multitasking SVr sighandler
3858 % LocalWords: ERR libc bsd sysv XOPEN EINVAL pid errno ESRCH EPERM getpid init
3859 % LocalWords: killpg pidgrp group unistd unsigned seconds all' setitimer which
3860 % LocalWords: itimerval value ovalue EFAULT ITIMER it interval timeval ms VIRT
3861 % LocalWords: getitimer stdlib stream atexit exit usleep long usec nanosleep
3862 % LocalWords: timespec req rem HZ scheduling SCHED RR SigHand forktest WNOHANG
3863 % LocalWords: deadlock longjmp setjmp sigset sigemptyset sigfillset sigaddset
3864 % LocalWords: sigdelset sigismember act oldact restorer mask NOCLDSTOP ONESHOT
3865 % LocalWords: RESETHAND RESTART NOMASK NODEFER ONSTACK sigcontext union signo
3866 % LocalWords: siginfo bits uid addr fd inline like blocked atomic sigprocmask
3867 % LocalWords: how oldset BLOCK UNBLOCK SETMASK sigsuspend sigaltstack malloc
3868 % LocalWords: SIGSTKSZ MINSIGSTKSZ ss oss ENOMEM flags DISABLE sp setrlimit LB
3869 % LocalWords: RLIMIT rlim sigsetjmp siglongjmp sigjmp buf env savesigs jmp ptr
3870 % LocalWords: SIGRTMIN SIGRTMAX sigval sigevent sigqueue EAGAIN sysctl safe tp
3871 % LocalWords: QUEUE thread sigwait sigwaitinfo sigtimedwait info DEF SLB bind
3872 % LocalWords: function accept return cfgetispeed cfgetospeed cfsetispeed chdir
3873 % LocalWords: cfsetospeed chmod chown gettime close connect creat dup execle
3874 % LocalWords: execve fchmod fchown fdatasync fpathconf fstat fsync ftruncate
3875 % LocalWords: getegid geteuid getgid getgroups getpeername getpgrp getppid sem
3876 % LocalWords: getsockname getsockopt getuid listen lseek lstat mkdir mkfifo tv
3877 % LocalWords: pathconf poll posix pselect read readlink recv recvfrom recvmsg
3878 % LocalWords: rename rmdir select send sendmsg sendto setgid setpgid setsid
3879 % LocalWords: setsockopt setuid shutdown sigpause socketpair stat symlink page
3880 % LocalWords: sysconf tcdrain tcflow tcflush tcgetattr tcgetgrp tcsendbreak
3881 % LocalWords: tcsetattr tcsetpgrp getoverrun times umask uname unlink utime
3882 % LocalWords: write sival SIVGTALRM NOCLDWAIT MESGQ ASYNCIO TKILL tkill tgkill
3883 % LocalWords: ILL ILLOPC ILLOPN ILLADR ILLTRP PRVOPC PRVREG COPROC BADSTK FPE
3884 % LocalWords: INTDIV INTOVF FLTDIV FLTOVF FLTUND underflow FLTRES FLTINV SEGV
3885 % LocalWords: FLTSUB MAPERR ACCERR ADRALN ADRERR OBJERR BRKPT CLD EXITED MSG
3886 % LocalWords: KILLED DUMPED TRAPPED STOPPED CONTINUED PRI HUP SigFunc jiffies
3887 % LocalWords: SEC unsafe sockatmark execl execv faccessat fchmodat fchownat
3888 % LocalWords: fexecve fstatat futimens linkat mkdirat mkfifoat mknod mknodat
3889 % LocalWords: openat readlinkat renameat symlinkat unlinkat utimensat utimes
3890 % LocalWords: LinuxThread NTPL Library clockid evp timerid sigev notify high
3891 % LocalWords: resolution CONFIG RES patch REALTIME MONOTONIC RAW NTP CPUTIME
3892 % LocalWords: tick calendar The Epoch list getcpuclockid capability CAP getres
3893 % LocalWords: ENOSYS pthread ENOENT NULL attribute itimerspec new old ABSTIME
3894 % LocalWords: epoch multiplexing overrun res lpthread sec nsec curr one shot
3895 % LocalWords: delete stopped gdb alpha mips emulation locking ppoll epoll PGID
3896 % LocalWords: pwait msgrcv msgsnd semop semtimedop runnable sigisemptyset HRT
3897 % LocalWords: sigorset sigandset BOOTTIME Android request remain
3900 %%% Local Variables:
3902 %%% TeX-master: "gapil"