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14 \chapter{Il livello di rete}
15 \label{cha:network_layer}
17 In questa appendice prenderemo in esame i vari protocolli disponibili a
18 livello di rete.\footnote{per la spiegazione della suddivisione in livelli dei
19 protocolli di rete, si faccia riferimento a quanto illustrato in
20 sez.~\ref{sec:net_protocols}.} Per ciascuno di essi forniremo una descrizione
21 generica delle principali caratteristiche, del formato di dati usato e quanto
22 possa essere necessario per capirne meglio il funzionamento dal punto di vista
25 Data la loro prevalenza il capitolo sarà sostanzialmente incentrato sui due
26 protocolli principali esistenti su questo livello: il protocollo IP, sigla che
27 sta per \textit{Internet Protocol}, (ma che più propriamente si dovrebbe
28 chiamare IPv4) ed la nuova versione di questo stesso protocollo, denominata
32 \section{Il protocollo IP}
33 \label{sec:ip_protocol}
35 L'attuale \textit{Internet Protocol} (IPv4) viene standardizzato nel 1981
36 dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc791.txt}{RFC~791}; esso nasce per
37 disaccoppiare le applicazioni della struttura hardware delle reti di
38 trasmissione, e creare una interfaccia di trasmissione dei dati indipendente
39 dal sottostante substrato di rete, che può essere realizzato con le tecnologie
40 più disparate (Ethernet, Token Ring, FDDI, ecc.).
43 \subsection{Introduzione}
46 Il compito principale di IP è quello di trasmettere i pacchetti da un computer
47 all'altro della rete; le caratteristiche essenziali con cui questo viene
48 realizzato in IPv4 sono due:
51 \item \textit{Universal addressing} la comunicazione avviene fra due host
52 identificati univocamente con un indirizzo a 32 bit che può appartenere ad
53 una sola interfaccia di rete.
54 \item \textit{Best effort} viene assicurato il massimo impegno nella
55 trasmissione, ma non c'è nessuna garanzia per i livelli superiori né
56 sulla percentuale di successo né sul tempo di consegna dei pacchetti di
60 Per effettuare la comunicazione e l'instradamento dei pacchetti fra le varie
61 reti di cui è composta Internet IPv4 organizza gli indirizzi in una
62 gerarchia a due livelli, in cui una parte dei 32 bit dell'indirizzo indica il
63 numero di rete, e un'altra l'host al suo interno. Il numero di rete serve
64 ai router per stabilire a quale rete il pacchetto deve essere inviato, il
65 numero di host indica la macchina di destinazione finale all'interno di detta
68 Per garantire l'unicità dell'indirizzo Internet esiste un'autorità
69 centrale (la IANA, \textit{Internet Assigned Number Authority}) che assegna i
70 numeri di rete alle organizzazioni che ne fanno richiesta; è poi compito di
71 quest'ultime assegnare i numeri dei singoli host.
73 Per venire incontro alle diverse esigenze gli indirizzi di rete erano stati
74 originariamente organizzati all'interno delle cosiddette \textit{classi},
75 (rappresentate in tab.~\ref{tab:IP_ipv4class}), per consentire dispiegamenti
76 di reti di dimensioni diverse.
83 \begin{tabular} {c@{\hspace{1mm}\vrule}
84 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
85 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
86 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
87 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
88 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
89 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
90 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
91 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}}
92 \omit&\omit& \multicolumn{7}{c}{7 bit}&\multicolumn{24}{c}{24 bit} \\
94 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
95 classe A &\centering 0&
96 \multicolumn{7}{@{}c@{\vrule}}{\parbox[c]{21mm}{\centering net Id}} &
97 \multicolumn{24}{@{}c@{\vrule}}{\parbox[c]{72mm}{\centering host Id}} \\
98 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
100 \multicolumn{33}{c}{ } \\
102 \multicolumn{14}{c}{14 bit}&\multicolumn{16}{c}{16 bit} \\
104 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
105 classe B&\centering 1&\centering 0&
106 \multicolumn{14}{@{}c@{\vrule}}{\parbox{42mm}{\centering net Id}} &
107 \multicolumn{16}{@{}c@{\vrule}}{\parbox{48mm}{\centering host Id}} \\
108 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
111 \multicolumn{33}{c}{ } \\
113 \multicolumn{21}{c}{21 bit}&\multicolumn{8}{c}{8 bit} \\
115 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
116 classe C&\centering 1&\centering 1&\centering 0&
117 \multicolumn{21}{@{}c@{\vrule}}{\parbox{63mm}{\centering net Id}} &
118 \multicolumn{8}{@{}c@{\vrule}}{\parbox{24mm}{\centering host Id}} \\
119 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
123 \multicolumn{33}{c}{ } \\
124 \omit&\omit&\omit&\omit&
125 \multicolumn{28}{c}{28 bit} \\
127 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
128 classe D&\centering 1&\centering 1&\centering 1&\centering 0&
129 \multicolumn{28}{@{}c@{\vrule}}{\parbox{63mm}{\centering
130 multicast group Id}} \\
131 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
134 \multicolumn{33}{c}{ } \\
135 \omit&\omit&\omit&\omit&\omit&
136 \multicolumn{27}{c}{27 bit} \\
138 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
139 classe E&\centering 1&\centering 1&\centering 1&\centering 1&\centering 0&
140 \multicolumn{27}{@{}c@{\vrule}}{\parbox{59mm}{\centering
141 reserved for future use}} \\
142 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
147 \caption{Le classi di indirizzi secondo IPv4.}
148 \label{tab:IP_ipv4class}
151 Le classi usate per il dispiegamento delle reti su quella che comunemente
152 viene chiamata \textit{Internet} sono le prime tre; la classe D è destinata al
153 (non molto usato) \itindex{multicast} \textit{multicast} mentre la classe E è
154 riservata per usi sperimentali e non viene impiegata.
156 Come si può notare però la suddivisione riportata in
157 tab.~\ref{tab:IP_ipv4class} è largamente inefficiente in quanto se ad un
158 utente necessita anche solo un indirizzo in più dei 256 disponibili con una
159 classe A occorre passare a una classe B, con un conseguente spreco di numeri.
161 Inoltre, in particolare per le reti di classe C, la presenza di tanti
162 indirizzi di rete diversi comporta una crescita enorme delle tabelle di
163 instradamento che ciascun router dovrebbe tenere in memoria per sapere dove
164 inviare il pacchetto, con conseguente crescita dei tempi di elaborazione da
165 parte di questi ultimi ed inefficienza nel trasporto.
171 \begin{tabular} {c@{\hspace{1mm}\vrule}
172 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
173 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
174 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
175 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
176 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
177 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
178 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}
179 p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}p{3mm}@{\vrule}}
181 \multicolumn{12}{c}{$n$ bit}&\multicolumn{20}{c}{$32-n$ bit} \\
183 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
185 \multicolumn{12}{@{}c@{\vrule}}{\parbox[c]{36mm}{\centering net Id}} &
186 \multicolumn{20}{@{}c@{\vrule}}{\parbox[c]{60mm}{\centering host Id}} \\
187 \omit\hfill\vrule &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& &&&&&&&& \\
191 \caption{Uno esempio di indirizzamento CIDR.}
192 \label{tab:IP_ipv4cidr}
195 Per questo nel 1992 è stato introdotto un indirizzamento senza classi (il
196 CIDR, \textit{Classless Inter-Domain Routing}) in cui il limite fra i bit
197 destinati a indicare il numero di rete e quello destinati a indicare l'host
198 finale può essere piazzato in qualunque punto (vedi
199 tab.~\ref{tab:IP_ipv4cidr}), permettendo di accorpare più classi A su un'unica
200 rete o suddividere una classe B e diminuendo al contempo il numero di
201 indirizzi di rete da inserire nelle tabelle di instradamento dei router.
206 \subsection{L'intestazione di IP}
207 \label{sec:IP_header}
210 Il campo TOS definisce il cosiddetto \textit{Type of Service}; questo permette
211 di definire il tipo di traffico contenuto nei pacchetti, e può essere
212 utilizzato dai router per dare diverse priorità in base al valore assunto da
218 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
220 \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
223 \const{IPTOS\_LOWDELAY} & minimizza i ritardi per il traffico
225 \const{IPTOS\_THROUGHPUT} & ottimizza la trasmissione per il massimo
227 \const{IPTOS\_RELIABILITY}& ottimizza per l'affidabilità della
229 \const{IPTOS\_MINCOST} & usato per dati di riempimento, dove non
230 interessa se c'è una bassa velocità di
234 \caption{Le costanti che definiscono alcuni valori standard per il campo TOS
235 da usare come argomento \param{optval} per l'opzione \const{IP\_TOS}.}
236 \label{tab:IP_TOS_values}
241 \subsection{Le opzioni di IP}
242 \label{sec:IP_options}
249 \section{Il protocollo IPv6}
250 \label{sec:ipv6_protocol}
252 Negli anni '90 con la crescita del numero di macchine connesse su Internet si
253 arrivò a temere l'esaurimento dello spazio degli indirizzi disponibili, specie
254 in vista di una prospettiva (per ora rivelatasi prematura) in cui ogni
255 apparecchio elettronico sarebbe stato inserito all'interno della rete.
257 Per questo motivo si iniziò a progettare una nuova versione del protocollo
259 L'attuale Internet Protocol (IPv4) viene standardizzato nel 1981
260 dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc719.txt}{RFC~719}; esso nasce per
261 disaccoppiare le applicazioni della struttura hardware delle reti di
262 trasmissione, e creare una interfaccia di trasmissione dei dati indipendente
263 dal sottostante substrato di rete, che può essere realizzato con le tecnologie
264 più disparate (Ethernet, Token Ring, FDDI, ecc.).
267 \subsection{I motivi della transizione}
268 \label{sec:IP_whyipv6}
270 Negli ultimi anni la crescita vertiginosa del numero di macchine connesse a
271 internet ha iniziato a far emergere i vari limiti di IPv4; in particolare si
272 è iniziata a delineare la possibilità di arrivare a una carenza di
273 indirizzi disponibili.
275 In realtà il problema non è propriamente legato al numero di indirizzi
276 disponibili; infatti con 32 bit si hanno $2^{32}$, cioè circa 4 miliardi,
277 numeri diversi possibili, che sono molti di più dei computer attualmente
280 Il punto è che la suddivisione di questi numeri nei due livelli rete/host e
281 l'utilizzo delle classi di indirizzamento mostrate in precedenza, ha
282 comportato che, nella sua evoluzione storica, il dispiegamento delle reti e
283 l'allocazione degli indirizzi siano stati inefficienti; neanche l'uso del CIDR
284 ha permesso di eliminare le inefficienze che si erano formate, dato che il
285 ridispiegamento degli indirizzi comporta cambiamenti complessi a tutti i
286 livelli e la riassegnazione di tutti gli indirizzi dei computer di ogni
289 Diventava perciò necessario progettare un nuovo protocollo che permettesse
290 di risolvere questi problemi, e garantisse flessibilità sufficiente per
291 poter continuare a funzionare a lungo termine; in particolare necessitava un
292 nuovo schema di indirizzamento che potesse rispondere alle seguenti
296 \item un maggior numero di numeri disponibili che consentisse di non restare
297 più a corto di indirizzi
298 \item un'organizzazione gerarchica più flessibile dell'attuale
299 \item uno schema di assegnazione degli indirizzi in grado di minimizzare le
300 dimensioni delle tabelle di instradamento
301 \item uno spazio di indirizzi che consentisse un passaggio automatico dalle
302 reti locali a internet
306 \subsection{Principali caratteristiche di IPv6}
307 \label{sec:IP_ipv6over}
309 Per rispondere alle esigenze descritte in sez.~\ref{sec:IP_whyipv6} IPv6 nasce
310 come evoluzione di IPv4, mantenendone inalterate le funzioni che si sono
311 dimostrate valide, eliminando quelle inutili e aggiungendone poche altre
312 ponendo al contempo una grande attenzione a mantenere il protocollo il più
313 snello e veloce possibile.
315 I cambiamenti apportati sono comunque notevoli e possono essere riassunti a
316 grandi linee nei seguenti punti:
318 \item l'espansione delle capacità di indirizzamento e instradamento, per
319 supportare una gerarchia con più livelli di indirizzamento, un numero di
320 nodi indirizzabili molto maggiore e una autoconfigurazione degli indirizzi
321 \item l'introduzione un nuovo tipo di indirizzamento, l'\textit{anycast} che
322 si aggiungono agli usuali \textit{unicast} e \itindex{multicast}
324 \item la semplificazione del formato dell'intestazione, eliminando o rendendo
325 opzionali alcuni dei campi di IPv4, per eliminare la necessità di
326 riprocessare la stessa da parte dei router e contenere l'aumento di
327 dimensione dovuto ai nuovi indirizzi
328 \item un supporto per le opzioni migliorato, per garantire una trasmissione
329 più efficiente del traffico normale, limiti meno stringenti sulle
330 dimensioni delle opzioni, e la flessibilità necessaria per introdurne di
332 \item il supporto per delle capacità di qualità di servizio (QoS) che
333 permetta di identificare gruppi di dati per i quali si può provvedere un
334 trattamento speciale (in vista dell'uso di internet per applicazioni
335 multimediali e/o ``real-time'')
339 \subsection{L'intestazione di IPv6}
340 \label{sec:IP_ipv6head}
342 Per capire le caratteristiche di IPv6 partiamo dall'intestazione usata dal
343 protocollo per gestire la trasmissione dei pacchetti; in
344 fig.~\ref{fig:IP_ipv6head} è riportato il formato dell'intestazione di IPv6 da
345 confrontare con quella di IPv4 in fig.~\ref{fig:IP_ipv4_head}. La spiegazione
346 del significato dei vari campi delle due intestazioni è riportato
347 rispettivamente in tab.~\ref{tab:IP_ipv6field} e tab.~\ref{tab:IP_ipv4field})
352 % \begin{tabular}{@{\vrule}p{16mm}@{\vrule}p{16mm}@{\vrule}p{16mm}
353 % @{\vrule}p{16mm}@{\vrule}p{16mm}@{\vrule}p{16mm}
354 % @{\vrule}p{16mm}@{\vrule}p{16mm}@{\vrule} }
355 % \multicolumn{8}{@{}c@{}}{0\hfill 15 16\hfill 31}\\
357 % \centering version&\centering priority&
358 % \multicolumn{6}{@{}p{96mm}@{\vrule}}{\centering flow label} \\
360 % \multicolumn{4}{@{\vrule}p{64mm}@{\vrule}}{\centering payload length} &
361 % \multicolumn{2}{@{}p{32mm}@{\vrule}}{\centering next header} &
362 % \multicolumn{2}{@{}p{32mm}@{\vrule}}{\centering hop limit}\\
364 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{} \\
365 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{
367 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{
369 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{} \\
371 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{} \\
372 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{
374 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{
376 % \multicolumn{8}{@{\vrule}c@{\vrule}}{} \\
379 % \caption{L'intestazione o \textit{header} di IPv6}
380 % \label{tab:IP_ipv6head}
386 \includegraphics[width=10cm]{img/ipv6_head}
387 \caption{L'intestazione o \textit{header} di IPv6.}
388 \label{fig:IP_ipv6head}
392 Come si può notare l'intestazione di IPv6 diventa di dimensione fissa, pari a
393 40 byte, contro una dimensione (minima, in assenza di opzioni) di 20 byte per
394 IPv4; un semplice raddoppio nonostante lo spazio destinato agli indirizzi sia
395 quadruplicato, questo grazie a una notevole semplificazione che ha ridotto il
396 numero dei campi da 12 a 8.
401 \begin{tabular}{|l|c|p{8cm}|}
403 \textbf{Nome} & \textbf{Lunghezza} & \textbf{Significato} \\
406 \textit{version} & 4 bit &
407 \textsl{versione}, nel caso specifico vale sempre 6\\
408 \textit{priority} & 4 bit &
409 \textsl{priorità}, vedi sez.~\ref{sec:prio} \\
410 \textit{flow label} & 24 bit &
411 \textsl{etichetta di flusso}, vedi sez.~\ref{sec:IP_ipv6_flow}\\
412 \textit{payload length} & 16 bit &
413 \textsl{lunghezza del carico}, cioè del corpo dei dati che segue
414 l'intestazione, in byte. \\
415 \textit{next header} & 8 bit & \textsl{intestazione successiva},
416 identifica il tipo di pacchetto che segue l'intestazione di IPv6, usa
417 gli stessi valori del campo protocollo nell'intestazione di IPv4\\
418 \textit{hop limit} & 8 bit & \textsl{limite di salti},
419 stesso significato del \textit{time to live} nell'intestazione di IPv4,
420 è decrementato di uno ogni volta che un nodo ritrasmette il
421 pacchetto, se arriva a zero il pacchetto viene scartato \\
422 \textit{source IP} & 128 bit & \textsl{indirizzo di origine} \\
423 \textit{destination IP}& 128 bit & \textsl{indirizzo di destinazione}\\
426 \caption{Legenda per il significato dei campi dell'intestazione di IPv6}
427 \label{tab:IP_ipv6field}
431 Abbiamo già anticipato in sez.~\ref{sec:IP_ipv6over} uno dei criteri
432 principali nella progettazione di IPv6 è stato quello di ridurre al minimo il
433 tempo di elaborazione dei pacchetti da parte dei router, un confronto con
434 l'intestazione di IPv4 (vedi fig.~\ref{fig:IP_ipv4_head}) mostra le seguenti
438 \item è stato eliminato il campo \textit{header length} in quanto le opzioni
439 sono state tolte dall'intestazione che ha così dimensione fissa; ci possono
440 essere più intestazioni opzionali (\textsl{intestazioni di estensione}, vedi
441 sez.~\ref{sec:IP_ipv6_extens}), ciascuna delle quali avrà un suo campo di
442 lunghezza all'interno.
443 \item l'intestazione e gli indirizzi sono allineati a 64 bit, questo rende più
444 veloce il processo da parte di computer con processori a 64 bit.
445 \item i campi per gestire la frammentazione (\textit{identification},
446 \textit{flag} e \textit{fragment offset}) sono stati eliminati; questo
447 perché la frammentazione è un'eccezione che non deve rallentare
448 l'elaborazione dei pacchetti nel caso normale.
449 \item è stato eliminato il campo \textit{checksum} in quanto tutti i
450 protocolli di livello superiore (TCP, UDP e ICMPv6) hanno un campo di
451 checksum che include, oltre alla loro intestazione e ai dati, pure i campi
452 \textit{payload length}, \textit{next header}, e gli indirizzi di origine e
453 di destinazione; una checksum esiste anche per la gran parte protocolli di
454 livello inferiore (anche se quelli che non lo hanno, come SLIP, non possono
455 essere usati con grande affidabilità); con questa scelta si è ridotto di
456 molto il tempo di elaborazione dato che i router non hanno più la necessità
457 di ricalcolare la checksum ad ogni passaggio di un pacchetto per il
458 cambiamento del campo \textit{hop limit}.
459 \item è stato eliminato il campo \textit{type of service}, che praticamente
460 non è mai stato utilizzato; una parte delle funzionalità ad esso delegate
461 sono state reimplementate (vedi il campo \textit{priority} al prossimo
462 punto) con altri metodi.
463 \item è stato introdotto un nuovo campo \textit{flow label}, che viene usato,
464 insieme al campo \textit{priority} (che recupera i bit di precedenza del
465 campo \textit{type of service}) per implementare la gestione di una
466 ``\textsl{qualità di servizio}'' (vedi sez.~\ref{sec:IP_ipv6_qos}) che
467 permette di identificare i pacchetti appartenenti a un ``\textsl{flusso}''
468 di dati per i quali si può provvedere un trattamento speciale.
474 \includegraphics[width=10cm]{img/ipv4_head}
475 \caption{L'intestazione o \textit{header} di IPv4.}
476 \label{fig:IP_ipv4_head}
482 \begin{tabular}{|l|c|p{9cm}|}
484 \textbf{Nome} & \textbf{Bit} & \textbf{Significato} \\
487 \textit{version} & 4 & \textsl{versione}, nel caso
488 specifico vale sempre 4\\
489 \textit{head length} & 4 &\textsl{lunghezza dell'intestazione},
490 in multipli di 32 bit\\
491 \textit{type of service} & 8 & \textsl{tipo di servizio},
492 consiste in: 3 bit di precedenza,
493 correntemente ignorati; un bit non usato a 0; 4 bit che identificano
494 il tipo di servizio richiesto, uno solo dei quali può essere 1\\
495 \textit{total length} & 16 & \textsl{lunghezza totale}, indica
496 la dimensione del pacchetto IP in byte\\
497 \textit{identification} & 16 & \textsl{identificazione},
498 assegnato alla creazione, è aumentato di uno all'origine della
499 trasmissione di ciascun pacchetto, ma resta lo stesso per i
500 pacchetti frammentati\\
502 \textsl{flag} bit di frammentazione, uno indica se un
503 pacchetto è frammentato, un altro se ci sono ulteriori frammenti, e
504 un altro se il pacchetto non può essere frammentato. \\
505 \textit{fragmentation offset} & 13 & \textsl{offset di frammento},
506 indica la posizione del frammento rispetto al pacchetto originale\\
507 \textit{time to live} & 16 & \textsl{tempo di vita},
508 ha lo stesso significato di
509 \textit{hop limit}, vedi tab.~\ref{tab:IP_ipv6field}\\
510 \textit{protocol} & 8 & \textsl{protocollo}
511 identifica il tipo di pacchetto che segue
512 l'intestazione di IPv4\\
513 \textit{header checksum} & 16 & \textsl{checksum di intestazione},
514 somma di controllo per l'intestazione\\
515 \textit{source IP} & 32 & \textsl{indirizzo di origine}\\
516 \textit{destination IP} & 32 & \textsl{indirizzo di destinazione}\\
519 \caption{Legenda per il significato dei campi dell'intestazione di IPv4}
520 \label{tab:IP_ipv4field}
524 Oltre alle differenze precedenti, relative ai singoli campi nell'intestazione,
525 ulteriori caratteristiche che diversificano il comportamento di IPv4 da
526 quello di IPv6 sono le seguenti:
529 \item il \itindex{broadcast} \textit{broadcasting} non è previsto in IPv6, le
530 applicazioni che lo usano dovono essere reimplementate usando il
531 \itindex{multicast} \textit{multicasting} (vedi
532 sez.~\ref{sec:IP_ipv6_multicast}), che da opzionale diventa obbligatorio.
533 \item è stato introdotto un nuovo tipo di indirizzi, gli \textit{anycast}.
534 \item i router non possono più frammentare i pacchetti lungo il cammino, la
535 frammentazione di pacchetti troppo grandi potrà essere gestita solo ai
536 capi della comunicazione (usando un'apposita estensione vedi
537 sez.~\ref{sec:IP_ipv6_extens}).
538 \item IPv6 richiede il supporto per il \itindex{Maximum~Transfer~Unit}
539 \textit{path MTU discovery} (cioè il protocollo per la selezione della
540 massima lunghezza del pacchetto); seppure questo sia in teoria opzionale,
541 senza di esso non sarà possibile inviare pacchetti più larghi della
542 dimensione minima (576 byte).
545 \subsection{Gli indirizzi di IPv6}
546 \label{sec:IP_ipv6_addr}
548 Come già abbondantemente anticipato la principale novità di IPv6 è
549 costituita dall'ampliamento dello spazio degli indirizzi, che consente di avere
550 indirizzi disponibili in un numero dell'ordine di quello degli atomi che
551 costituiscono la terra.
553 In realtà l'allocazione di questi indirizzi deve tenere conto della
554 necessità di costruire delle gerarchie che consentano un instradamento
555 rapido ed efficiente dei pacchetti, e flessibilità nel dispiegamento delle
556 reti, il che comporta una riduzione drastica dei numeri utilizzabili; uno
557 studio sull'efficienza dei vari sistemi di allocazione usati in altre
558 architetture (come i sistemi telefonici) è comunque giunto alla conclusione
559 che anche nella peggiore delle ipotesi IPv6 dovrebbe essere in grado di
560 fornire più di un migliaio di indirizzi per ogni metro quadro della
561 superficie terrestre.
564 \subsection{La notazione}
565 \label{sec:IP_ipv6_notation}
566 Con un numero di bit quadruplicato non è più possibile usare la notazione
567 coi numeri decimali di IPv4 per rappresentare un numero IP. Per questo gli
568 indirizzi di IPv6 sono in genere scritti come sequenze di otto numeri
569 esadecimali di 4 cifre (cioè a gruppi di 16 bit) usando i due punti come
570 separatore; cioè qualcosa del tipo
571 \texttt{5f1b:df00:ce3e:e200:0020:0800:2078:e3e3}.
574 Visto che la notazione resta comunque piuttosto pesante esistono alcune
575 abbreviazioni; si può evitare di scrivere gli zeri iniziali per cui si
576 può scrivere \texttt{1080:0:0:0:8:800:ba98:2078:e3e3}; se poi un intero è
577 zero si può omettere del tutto, così come un insieme di zeri (ma questo
578 solo una volta per non generare ambiguità) per cui il precedente indirizzo
579 si può scrivere anche come \texttt{1080::8:800:ba98:2078:e3e3}.
581 Infine per scrivere un indirizzo IPv4 all'interno di un indirizzo IPv6 si
582 può usare la vecchia notazione con i punti, per esempio
583 \texttt{::192.84.145.138}.
588 \begin{tabular}{|l|l|l|}
590 \centering \textbf{Tipo di indirizzo}
591 & \centering \textbf{Prefisso} & {\centering \textbf{Frazione}} \\
594 riservato & \texttt{0000 0000} & 1/256 \\
595 non assegnato & \texttt{0000 0001} & 1/256 \\
597 riservato per NSAP & \texttt{0000 001} & 1/128\\
598 riservato per IPX & \texttt{0000 010} & 1/128\\
600 non assegnato & \texttt{0000 011} & 1/128 \\
601 non assegnato & \texttt{0000 1} & 1/32 \\
602 non assegnato & \texttt{0001} & 1/16 \\
604 provider-based & \texttt{001} & 1/8\\
606 non assegnato & \texttt{010} & 1/8 \\
607 non assegnato & \texttt{011} & 1/8 \\
608 geografic-based& \texttt{100} & 1/8 \\
609 non assegnato & \texttt{101} & 1/8 \\
610 non assegnato & \texttt{110} & 1/8 \\
611 non assegnato & \texttt{1110} & 1/16 \\
612 non assegnato & \texttt{1111 0} & 1/32 \\
613 non assegnato & \texttt{1111 10} & 1/64 \\
614 non assegnato & \texttt{1111 110} & 1/128 \\
615 non assegnato & \texttt{1111 1110 0} & 1/512 \\
617 unicast link-local & \texttt{1111 1110 10} & 1/1024 \\
618 unicast site-local & \texttt{1111 1110 11} & 1/1024 \\
621 \textit{multicast} & \texttt{1111 1111} & 1/256 \\
624 \caption{Classificazione degli indirizzi IPv6 a seconda dei bit più
626 \label{tab:IP_ipv6addr}
630 \subsection{La architettura degli indirizzi di IPv6}
631 \label{sec:IP_ipv6_addr_arch}
633 Come per IPv4 gli indirizzi sono identificatori per una singola (indirizzi
634 \textit{unicast}) o per un insieme (indirizzi \itindex{multicast}
635 \textit{multicast} e \textit{anycast}) di interfacce di rete.
637 Gli indirizzi sono sempre assegnati all'interfaccia, non al nodo che la
638 ospita; dato che ogni interfaccia appartiene ad un nodo quest'ultimo può
639 essere identificato attraverso uno qualunque degli indirizzi unicast delle sue
640 interfacce. A una interfaccia possono essere associati anche più indirizzi.
642 IPv6 presenta tre tipi diversi di indirizzi: due di questi, gli indirizzi
643 \textit{unicast} e \itindex{multicast} \textit{multicast} hanno le stesse
644 caratteristiche che in IPv4, un terzo tipo, gli indirizzi \textit{anycast} è
645 completamente nuovo. In IPv6 non esistono più gli indirizzi
646 \itindex{broadcast} \textit{broadcast}, la funzione di questi ultimi deve
647 essere reimplementata con gli indirizzi \itindex{multicast}
650 Gli indirizzi \textit{unicast} identificano una singola interfaccia: i
651 pacchetti mandati ad un tale indirizzo verranno inviati a quella interfaccia,
652 gli indirizzi \textit{anycast} identificano un gruppo di interfacce tale che
653 un pacchetto mandato a uno di questi indirizzi viene inviato alla più vicina
654 (nel senso di distanza di routing) delle interfacce del gruppo, gli indirizzi
655 \itindex{multicast} \textit{multicast} identificano un gruppo di interfacce
656 tale che un pacchetto mandato a uno di questi indirizzi viene inviato a tutte
657 le interfacce del gruppo.
659 In IPv6 non ci sono più le classi ma i bit più significativi indicano il tipo
660 di indirizzo; in tab.~\ref{tab:IP_ipv6addr} sono riportati i valori di detti
661 bit e il tipo di indirizzo che loro corrispondente. I bit più significativi
662 costituiscono quello che viene chiamato il \textit{format prefix} ed è sulla
663 base di questo che i vari tipi di indirizzi vengono identificati. Come si
664 vede questa architettura di allocazione supporta l'allocazione di indirizzi
665 per i provider, per uso locale e per il \itindex{multicast}
666 \textit{multicast}; inoltre è stato riservato lo spazio per indirizzi NSAP,
667 IPX e per le connessioni; gran parte dello spazio (più del 70\%) è riservato
670 Si noti infine che gli indirizzi \textit{anycast} non sono riportati in
671 tab.~\ref{tab:IP_ipv6addr} in quanto allocati al di fuori dello spazio di
672 allocazione degli indirizzi unicast.
674 \subsection{Indirizzi unicast \textit{provider-based}}
675 \label{sec:IP_ipv6_unicast}
677 Gli indirizzi \textit{provider-based} sono gli indirizzi usati per le
678 comunicazioni globali, questi sono definiti
679 nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2073.txt}{RFC~2073} e sono gli
680 equivalenti degli attuali indirizzi delle classi da A a C.
682 L'autorità che presiede all'allocazione di questi indirizzi è la IANA; per
683 evitare i problemi di crescita delle tabelle di instradamento e una procedura
684 efficiente di allocazione la struttura di questi indirizzi è organizzata fin
685 dall'inizio in maniera gerarchica; pertanto lo spazio di questi indirizzi è
686 stato suddiviso in una serie di campi secondo lo schema riportato in
687 tab.~\ref{tab:IP_ipv6_unicast}.
692 \begin{tabular} {@{\vrule}p{6mm}
693 @{\vrule}p{16mm}@{\vrule}p{24mm}
694 @{\vrule}p{30mm}@{\vrule}c@{\vrule}}
695 \multicolumn{1}{@{}c@{}}{3}&\multicolumn{1}{c}{5 bit}&
696 \multicolumn{1}{c}{$n$ bit}&\multicolumn{1}{c}{$56-n$ bit}&
697 \multicolumn{1}{c}{64 bit} \\
699 \omit\vrule\hfill\vrule&\hspace{16mm} & & &\omit\hspace{76mm}\hfill\vrule\\
701 \centering \textsl{Registry Id}&
702 \centering \textsl{Provider Id}&
703 \centering \textsl{Subscriber Id}&
704 \textsl{Intra-Subscriber} \\
705 \omit\vrule\hfill\vrule& & & &\omit\hspace{6mm}\hfill\vrule\\
708 \caption{Formato di un indirizzo unicast \textit{provider-based}.}
709 \label{tab:IP_ipv6_unicast}
712 Al livello più alto la IANA può delegare l'allocazione a delle autorità
713 regionali (i Regional Register) assegnando ad esse dei blocchi di indirizzi; a
714 queste autorità regionali è assegnato un Registry Id che deve seguire
715 immediatamente il prefisso di formato. Al momento sono definite tre registri
716 regionali (INTERNIC, RIPE NCC e APNIC), inoltre la IANA si è riservata la
717 possibilità di allocare indirizzi su base regionale; pertanto sono previsti
718 i seguenti possibili valori per il \textsl{Registry Id};
719 gli altri valori restano riservati per la IANA.
723 \begin{tabular}{|l|l|l|}
725 \textbf{Regione} & \textbf{Registro} & \textbf{Id} \\
728 Nord America &INTERNIC & \texttt{11000} \\
729 Europa & RIPE NCC & \texttt{01000} \\
730 Asia & APNIC & \texttt{00100} \\
731 Multi-regionale & IANA &\texttt{10000} \\
734 \caption{Valori dell'identificativo dei
735 Regional Register allocati ad oggi.}
736 \label{tab:IP_ipv6_regid}
739 L'organizzazione degli indirizzi prevede poi che i due livelli successivi, di
740 suddivisione fra \textit{Provider Id}, che identifica i grandi fornitori di
741 servizi, e \textit{Subscriber Id}, che identifica i fruitori, sia gestita dai
742 singoli registri regionali. Questi ultimi dovranno definire come dividere lo
743 spazio di indirizzi assegnato a questi due campi (che ammonta a un totale di
744 56~bit), definendo lo spazio da assegnare al \textit{Provider Id} e
745 al \textit{Subscriber Id}, ad essi spetterà inoltre anche l'allocazione dei
746 numeri di \textit{Provider Id} ai singoli fornitori, ai quali sarà delegata
747 l'autorità di allocare i \textit{Subscriber Id} al loro interno.
749 L'ultimo livello è quello \textit{Intra-subscriber} che è lasciato alla
750 gestione dei singoli fruitori finali, gli indirizzi \textit{provider-based}
751 lasciano normalmente gli ultimi 64~bit a disposizione per questo livello, la
752 modalità più immediata è quella di usare uno schema del tipo mostrato in
753 tab.~\ref{tab:IP_ipv6_uninterf} dove l'\textit{Interface Id} è dato dal
754 MAC-address a 48~bit dello standard Ethernet, scritto in genere nell'hardware
755 delle scheda di rete, e si usano i restanti 16~bit per indicare la sottorete.
760 \begin{tabular} {@{\vrule}p{64mm}@{\vrule}p{16mm}@{\vrule}c@{\vrule}}
761 \multicolumn{1}{c}{64 bit}&\multicolumn{1}{c}{16 bit}&
762 \multicolumn{1}{c}{48 bit}\\
764 \omit\vrule\hfill\vrule&\hspace{16mm}&\omit\hspace{48mm}\hfill\vrule\\
765 \centering \textsl{Subscriber Prefix}&
766 \centering \textsl{Subnet Id}&
767 \textsl{Interface Id}\\
768 \omit\vrule\hfill\vrule& &\omit\hspace{6mm}\hfill\vrule\\
771 \caption{Formato del campo \textit{Intra-subscriber} per un indirizzo unicast
772 \textit{provider-based}.}
773 \label{tab:IP_ipv6_uninterf}
776 Qualora si dovesse avere a che fare con una necessità di un numero più
777 elevato di sottoreti, il precedente schema andrebbe modificato, per evitare
778 l'enorme spreco dovuto all'uso dei MAC-address, a questo scopo si possono
779 usare le capacità di autoconfigurazione di IPv6 per assegnare indirizzi
780 generici con ulteriori gerarchie per sfruttare efficacemente tutto lo spazio
783 Un registro regionale può introdurre un ulteriore livello nella gerarchia
784 degli indirizzi, allocando dei blocchi per i quali delegare l'autorità a dei
785 registri nazionali, quest'ultimi poi avranno il compito di gestire la
786 attribuzione degli indirizzi per i fornitori di servizi nell'ambito del/i
787 paese coperto dal registro nazionale con le modalità viste in precedenza.
788 Una tale ripartizione andrà effettuata all'interno dei soliti 56~bit come
789 mostrato in tab.~\ref{tab:IP_ipv6_uninaz}.
794 \begin{tabular} {@{\vrule}p{3mm}
795 @{\vrule}p{10mm}@{\vrule}p{12mm}@{\vrule}p{18mm}
796 @{\vrule}p{18mm}@{\vrule}c@{\vrule}}
797 \multicolumn{1}{@{}c@{}}{3}&\multicolumn{1}{c}{5 bit}&
798 \multicolumn{1}{c}{n bit}&\multicolumn{1}{c}{m bit}&
799 \multicolumn{1}{c}{56-n-m bit}&\multicolumn{1}{c}{64 bit} \\
801 \omit\vrule\hfill\vrule& & & & &\omit\hspace{64mm}\hfill\vrule\\
802 \centering \texttt{3}&
803 \centering \textsl{Reg.}&
804 \centering \textsl{Naz.}&
805 \centering \textsl{Prov.}&
806 \centering \textsl{Subscr.}&
807 \textsl{Intra-Subscriber} \\
808 \omit\vrule\hfill\vrule &&&&&\\
811 \caption{Formato di un indirizzo unicast \textit{provider-based} che prevede
812 un registro nazionale.}
813 \label{tab:IP_ipv6_uninaz}
817 \subsection{Indirizzi ad uso locale}
818 \label{sec:IP_ipv6_linksite}
820 Gli indirizzi ad uso locale sono indirizzi unicast che sono instradabili solo
821 localmente (all'interno di un sito o di una sottorete), e possono avere una
822 unicità locale o globale.
824 Questi indirizzi sono pensati per l'uso all'interno di un sito per mettere su
825 una comunicazione locale immediata, o durante le fasi di autoconfigurazione
826 prima di avere un indirizzo globale.
831 \begin{tabular} {@{\vrule}p{10mm}@{\vrule}p{54mm}@{\vrule}c@{\vrule}}
832 \multicolumn{1}{c}{10} &\multicolumn{1}{c}{54 bit} &
833 \multicolumn{1}{c}{64 bit} \\
835 \omit\vrule\hfill\vrule & & \omit\hspace{64mm}\hfill\vrule\\
836 \centering \texttt{FE80}&
837 \centering\texttt{0000 . . . . . 0000} &
839 \omit\vrule\hfill\vrule & &\\
842 \caption{Formato di un indirizzo \textit{link-local}.}
843 \label{tab:IP_ipv6_linklocal}
846 Ci sono due tipi di indirizzi, \textit{link-local} e \textit{site-local}. Il
847 primo è usato per un singolo link; la struttura è mostrata in
848 tab.~\ref{tab:IP_ipv6_linklocal}, questi indirizzi iniziano sempre con un
849 valore nell'intervallo \texttt{FE80}--\texttt{FEBF} e vengono in genere usati
850 per la configurazione automatica dell'indirizzo al bootstrap e per la ricerca
851 dei vicini (vedi \ref{sec:IP_ipv6_autoconf}); un pacchetto che abbia tale
852 indirizzo come sorgente o destinazione non deve venire ritrasmesso dai router.
854 Un indirizzo \textit{site-local} invece è usato per l'indirizzamento
855 all'interno di un sito che non necessita di un prefisso globale; la struttura
856 è mostrata in tab.~\ref{tab:IP_ipv6_sitelocal}, questi indirizzi iniziano
857 sempre con un valore nell'intervallo \texttt{FEC0}--\texttt{FEFF} e non devono
858 venire ritrasmessi dai router all'esterno del sito stesso; sono in sostanza
859 gli equivalenti degli indirizzi riservati per reti private definiti su IPv4.
860 Per entrambi gli indirizzi il campo \textit{Interface Id} è un identificatore
861 che deve essere unico nel dominio in cui viene usato, un modo immediato per
862 costruirlo è quello di usare il MAC-address delle schede di rete.
867 \begin{tabular} {@{\vrule}p{10mm}@{\vrule}p{38mm}@{\vrule}p{16mm}
869 \multicolumn{1}{c}{10} &\multicolumn{1}{c}{38 bit} &
870 \multicolumn{1}{c}{16 bit} &\multicolumn{1}{c}{64 bit} \\
872 \omit\vrule\hfill\vrule& & & \omit\hspace{64mm}\hfill\vrule\\
873 \centering \texttt{FEC0}&
874 \centering \texttt{0000 . . . 0000}&
875 \centering Subnet Id &
877 \omit\vrule\hfill\vrule& & &\\
880 \caption{Formato di un indirizzo \textit{site-local}.}
881 \label{tab:IP_ipv6_sitelocal}
884 Gli indirizzi di uso locale consentono ad una organizzazione che non è
885 (ancora) connessa ad Internet di operare senza richiedere un prefisso globale,
886 una volta che in seguito l'organizzazione venisse connessa a Internet
887 potrebbe continuare a usare la stessa suddivisione effettuata con gli
888 indirizzi \textit{site-local} utilizzando un prefisso globale e la
889 rinumerazione degli indirizzi delle singole macchine sarebbe automatica.
891 \subsection{Indirizzi riservati}
892 \label{sec:IP_ipv6_reserved}
894 Alcuni indirizzi sono riservati per scopi speciali, in particolare per scopi
897 Un primo tipo sono gli indirizzi \textit{IPv4 mappati su IPv6} (mostrati in
898 tab.~\ref{tab:IP_ipv6_map}), questo sono indirizzi unicast che vengono usati
899 per consentire ad applicazioni IPv6 di comunicare con host capaci solo di
900 IPv4; questi sono ad esempio gli indirizzi generati da un DNS quando l'host
901 richiesto supporta solo IPv4; l'uso di un tale indirizzo in un socket IPv6
902 comporta la generazione di un pacchetto IPv4 (ovviamente occorre che sia IPv4
903 che IPv6 siano supportati sull'host di origine).
908 \begin{tabular} {@{\vrule}p{80mm}@{\vrule}p{16mm}@{\vrule}c@{\vrule}}
909 \multicolumn{1}{c}{80 bit} &\multicolumn{1}{c}{16 bit} &
910 \multicolumn{1}{c}{32 bit} \\
912 \omit\vrule\hfill\vrule& &\omit\hspace{32mm}\hfill\vrule\\
914 \texttt{0000 . . . . . . . . . . . . 0000} &
915 \centering\texttt{FFFF} &
917 \omit\vrule\hfill\vrule& &\\
920 \caption{Formato di un indirizzo IPV4 mappato su IPv6.}
921 \label{tab:IP_ipv6_map}
924 Un secondo tipo di indirizzi di compatibilità sono gli \textsl{IPv4
925 compatibili IPv6} (vedi tab.~\ref{tab:IP_ipv6_comp}) usati nella transizione
926 da IPv4 a IPv6: quando un nodo che supporta sia IPv6 che IPv4 non ha un router
927 IPv6 deve usare nel DNS un indirizzo di questo tipo, ogni pacchetto IPv6
928 inviato a un tale indirizzo verrà automaticamente incapsulato in IPv4.
933 \begin{tabular} {@{\vrule}p{80mm}@{\vrule}p{16mm}@{\vrule}p{32mm}@{\vrule}}
934 \multicolumn{1}{c}{80 bit} &\multicolumn{1}{c}{16 bit} &
935 \multicolumn{1}{c}{32 bit} \\
937 \omit\vrule\hfill\vrule& &\omit\hspace{32mm}\hfill\vrule\\
939 \texttt{0000 . . . . . . . . . . . . 0000} &
940 \centering\texttt{0000} &
941 \parbox{32mm}{\centering IPv4 address} \\
942 \omit\vrule\hfill\vrule& &\\
945 \caption{Formato di un indirizzo IPV4 mappato su IPv6.}
946 \label{tab:IP_ipv6_comp}
949 Altri indirizzi speciali sono il \textit{loopback address}, costituito da 127
950 zeri ed un uno (cioè \texttt{::1}) e l'\textsl{indirizzo generico}
951 costituito da tutti zeri (scritto come \texttt{0::0} o ancora più
952 semplicemente come \texttt{:}) usato in genere quando si vuole indicare
953 l'accettazione di una connessione da qualunque host.
955 \subsection{Multicasting}
956 \label{sec:IP_ipv6_multicast}
960 Gli indirizzi \textit{multicast} sono usati per inviare un pacchetto a un
961 gruppo di interfacce; l'indirizzo identifica uno specifico gruppo di
962 \textit{multicast} e il pacchetto viene inviato a tutte le interfacce di detto
963 gruppo. Un'interfaccia può appartenere ad un numero qualunque numero di
964 gruppi di \textit{multicast}. Il formato degli indirizzi \textit{multicast} è
965 riportato in tab.~\ref{tab:IP_ipv6_multicast}:
970 \begin{tabular} {@{\vrule}p{12mm}
971 @{\vrule}p{6mm}@{\vrule}p{6mm}@{\vrule}c@{\vrule}}
972 \multicolumn{1}{c}{8}&\multicolumn{1}{c}{4}&
973 \multicolumn{1}{c}{4}&\multicolumn{1}{c}{112 bit} \\
975 \omit\vrule\hfill\vrule& & & \omit\hspace{104mm}\hfill\vrule\\
976 \centering\texttt{FF}&
980 \omit\vrule\hfill\vrule &&&\\
983 \caption{Formato di un indirizzo \textit{multicast}.}
984 \label{tab:IP_ipv6_multicast}
987 Il prefisso di formato per tutti gli indirizzi \textit{multicast} è
988 \texttt{FF}, ad esso seguono i due campi il cui significato è il seguente:
991 \item \textsl{flag}: un insieme di 4 bit, di cui i primi tre sono riservati e
992 posti a zero, l'ultimo è zero se l'indirizzo è permanente (cioè un
993 indirizzo noto, assegnato dalla IANA), ed è uno se invece l'indirizzo è
995 \item \textsl{scop} è un numero di quattro bit che indica il raggio di
996 validità dell'indirizzo, i valori assegnati per ora sono riportati in
997 tab.~\ref{tab:IP_ipv6_multiscope}.
1005 \begin{tabular}[c]{|c|l|c|l|}
1007 \multicolumn{4}{|c|}{\bf Gruppi di multicast} \\
1010 0 & riservato & 8 & organizzazione locale \\
1011 1 & nodo locale & 9 & non assegnato \\
1012 2 & collegamento locale & A & non assegnato \\
1013 3 & non assegnato & B & non assegnato \\
1014 4 & non assegnato & C & non assegnato \\
1015 5 & sito locale & D & non assegnato \\
1016 6 & non assegnato & E & globale \\
1017 7 & non assegnato & F & riservato \\
1020 \caption{Possibili valori del campo \textsl{scop} di un indirizzo
1021 \textit{multicast}.}
1022 \label{tab:IP_ipv6_multiscope}
1025 Infine l'ultimo campo identifica il gruppo di \textit{multicast}, sia
1026 permanente che transitorio, all'interno del raggio di validità del medesimo.
1027 Alcuni indirizzi \textit{multicast}, riportati in tab.~\ref{tab:multiadd} sono
1028 già riservati per il funzionamento della rete.
1033 \begin{tabular}[c]{|l|l|l|}
1035 \textbf{Uso}& \textbf{Indirizzi riservati} & \textbf{Definizione}\\
1038 all-nodes & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:0:1} &
1039 \href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1970.txt}{RFC~1970} \\
1040 all-routers & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:0:2} &
1041 \href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1970.txt}{RFC~1970} \\
1042 all-rip-routers & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:0:9} &
1043 \href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2080.txt}{RFC~2080} \\
1044 all-cbt-routers & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:0:10} & \\
1045 reserved & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:1:0} & IANA \\
1046 link-name & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:1:1} & \\
1047 all-dhcp-agents & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:1:2} & \\
1048 all-dhcp-servers& \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:1:3} & \\
1049 all-dhcp-relays & \texttt{FFxx:0:0:0:0:0:1:4} & \\
1050 solicited-nodes & \texttt{FFxx:0:0:0:0:1:0:0} &
1051 \href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1970.txt}{RFC~1970} \\
1054 \caption{Gruppi di \textit{multicast} predefiniti.}
1055 \label{tab:multiadd}
1058 L'utilizzo del campo di \textit{scope} e di questi indirizzi predefiniti serve
1059 a recuperare le funzionalità del \itindex{broadcast} \textit{broadcasting} (ad
1060 esempio inviando un pacchetto all'indirizzo \texttt{FF02:0:0:0:0:0:0:1} si
1061 raggiungono tutti i nodi locali).
1063 \itindend{multicast}
1065 \subsection{Indirizzi \textit{anycast}}
1066 \label{sec:IP_anycast}
1068 Gli indirizzi \textit{anycast} sono indirizzi che vengono assegnati ad un
1069 gruppo di interfacce: un pacchetto indirizzato a questo tipo di indirizzo
1070 viene inviato al componente del gruppo più ``\textsl{vicino}'' secondo la
1071 distanza di instradamento calcolata dai router.
1073 Questi indirizzi sono allocati nello stesso spazio degli indirizzi unicast,
1074 usando uno dei formati disponibili, e per questo, sono da essi assolutamente
1075 indistinguibili. Quando un indirizzo unicast viene assegnato a più interfacce
1076 (trasformandolo in un anycast) il computer su cui è l'interfaccia deve essere
1077 configurato per tener conto del fatto.
1079 Gli indirizzi anycast consentono a un nodo sorgente di inviare pacchetti a una
1080 destinazione su un gruppo di possibili interfacce selezionate. La sorgente non
1081 deve curarsi di come scegliere l'interfaccia più vicina, compito che tocca al
1082 sistema di instradamento (in sostanza la sorgente non ha nessun controllo
1085 Gli indirizzi anycast, quando vengono usati come parte di una sequenza di
1086 instradamento, consentono ad esempio ad un nodo di scegliere quale fornitore
1087 vuole usare (configurando gli indirizzi anycast per identificare i router di
1088 uno stesso provider).
1090 Questi indirizzi pertanto possono essere usati come indirizzi intermedi in una
1091 intestazione di instradamento o per identificare insiemi di router connessi a
1092 una particolare sottorete, o che forniscono l'accesso a un certo sotto
1095 L'idea alla base degli indirizzi anycast è perciò quella di utilizzarli per
1096 poter raggiungere il fornitore di servizio più vicino; ma restano aperte tutta
1097 una serie di problematiche, visto che una connessione con uno di questi
1098 indirizzi non è possibile, dato che per una variazione delle distanze di
1099 routing non è detto che due pacchetti successivi finiscano alla stessa
1102 La materia è pertanto ancora controversa e in via di definizione.
1105 \subsection{Le estensioni}
1106 \label{sec:IP_ipv6_extens}
1108 Come già detto in precedenza IPv6 ha completamente cambiato il trattamento
1109 delle opzioni; queste ultime infatti sono state tolte dall'intestazione del
1110 pacchetto, e poste in apposite \textsl{intestazioni di estensione} (o
1111 \textit{extension header}) poste fra l'intestazione di IPv6 e l'intestazione
1112 del protocollo di trasporto.
1114 Per aumentare la velocità di elaborazione, sia dei dati del livello seguente
1115 che di ulteriori opzioni, ciascuna estensione deve avere una lunghezza
1116 multipla di 8 byte per mantenere l'allineamento a 64~bit di tutti le
1117 intestazioni seguenti.
1119 Dato che la maggior parte di queste estensioni non sono esaminate dai router
1120 durante l'instradamento e la trasmissione dei pacchetti, ma solo all'arrivo
1121 alla destinazione finale, questa scelta ha consentito un miglioramento delle
1122 prestazioni rispetto a IPv4 dove la presenza di un'opzione comportava l'esame
1125 Un secondo miglioramento è che rispetto a IPv4 le opzioni possono essere di
1126 lunghezza arbitraria e non limitate a 40 byte; questo, insieme al modo in cui
1127 vengono trattate, consente di utilizzarle per scopi come l'autenticazione e la
1128 sicurezza, improponibili con IPv4.
1130 Le estensioni definite al momento sono le seguenti:
1132 \item \textbf{Hop by hop} devono seguire immediatamente l'intestazione
1133 principale; indicano le opzioni che devono venire processate ad ogni
1134 passaggio da un router, fra di esse è da menzionare la \textit{jumbo
1135 payload} che segnala la presenza di un pacchetto di dati di dimensione
1136 superiore a 65535 byte.
1137 \item \textbf{Destination options} opzioni che devono venire esaminate al nodo
1138 di ricevimento, nessuna di esse è tuttora definita.
1139 \item \textbf{Routing} definisce una \textit{source route} (come la analoga
1140 opzione di IPv4) cioè una lista di indirizzi IP di nodi per i quali il
1141 pacchetto deve passare.
1142 \item \textbf{Fragmentation} viene generato automaticamente quando un host
1143 vuole frammentare un pacchetto, ed è riprocessato automaticamente alla
1144 destinazione che riassembla i frammenti.
1145 \item \textbf{Authentication} gestisce l'autenticazione e il controllo di
1146 integrità dei pacchetti; è documentato
1147 dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1826.txt}{RFC~1826}.
1148 \item \textbf{Encapsulation} serve a gestire la segretezza del contenuto
1149 trasmesso; è documentato
1150 dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1827.txt}{RFC~1827}.
1153 La presenza di opzioni è rilevata dal valore del campo \textit{next header}
1154 che indica qual è l'intestazione successiva a quella di IPv6; in assenza di
1155 opzioni questa sarà l'intestazione di un protocollo di trasporto del livello
1156 superiore, per cui il campo assumerà lo stesso valore del campo
1157 \textit{protocol} di IPv4, altrimenti assumerà il valore dell'opzione
1158 presente; i valori possibili sono riportati in
1159 tab.~\ref{tab:IP_ipv6_nexthead}.
1164 \begin{tabular}{|c|l|l|}
1166 \textbf{Valore} & \textbf{Keyword} & \textbf{Tipo di protocollo} \\
1170 & HBH & Hop by Hop \\
1171 1 & ICMP & Internet Control Message (IPv4 o IPv6) \\
1172 2 & ICMP & Internet Group Management (IPv4) \\
1173 3 & GGP & Gateway-to-Gateway \\
1174 4 & IP & IP in IP (IPv4 encapsulation) \\
1176 6 & TCP & Trasmission Control \\
1177 17 & UDP & User Datagram \\
1178 43 & RH & Routing Header (IPv6) \\
1179 44 & FH & Fragment Header (IPv6) \\
1180 45 & IDRP & Inter Domain Routing \\
1181 51 & AH & Authentication Header (IPv6) \\
1182 52 & ESP & Encrypted Security Payload (IPv6) \\
1183 59 & Null & No next header (IPv6) \\
1184 88 & IGRP & Internet Group Routing \\
1185 89 & OSPF & Open Short Path First \\
1189 \caption{Tipi di protocolli e intestazioni di estensione}
1190 \label{tab:IP_ipv6_nexthead}
1194 Questo meccanismo permette la presenza di più opzioni in successione prima
1195 del pacchetto del protocollo di trasporto; l'ordine raccomandato per le
1196 estensioni è quello riportato nell'elenco precedente con la sola differenza
1197 che le opzioni di destinazione sono inserite nella posizione ivi indicata solo
1198 se, come per il tunnelling, devono essere esaminate dai router, quelle che
1199 devono essere esaminate solo alla destinazione finale vanno in coda.
1202 \subsection{Qualità di servizio}
1203 \label{sec:IP_ipv6_qos}
1205 Una delle caratteristiche innovative di IPv6 è quella di avere introdotto un
1206 supporto per la qualità di servizio che è importante per applicazioni come
1207 quelle multimediali o ``real-time'' che richiedono un qualche grado di
1208 controllo sulla stabilità della banda di trasmissione, sui ritardi o la
1209 dispersione dei temporale del flusso dei pacchetti.
1212 \subsection{Etichette di flusso}
1213 \label{sec:IP_ipv6_flow}
1214 L'introduzione del campo \textit{flow label} può essere usata dall'origine
1215 della comunicazione per etichettare quei pacchetti per i quali si vuole un
1216 trattamento speciale da parte dei router come un una garanzia di banda minima
1217 assicurata o un tempo minimo di instradamento/trasmissione garantito.
1219 Questo aspetto di IPv6 è ancora sperimentale per cui i router che non
1220 supportino queste funzioni devono porre a zero il \textit{flow label} per i
1221 pacchetti da loro originanti e lasciare invariato il campo per quelli in
1224 Un flusso è una sequenza di pacchetti da una particolare origine a una
1225 particolare destinazione per il quale l'origine desidera un trattamento
1226 speciale da parte dei router che lo manipolano; la natura di questo
1227 trattamento può essere comunicata ai router in vari modi (come un protocollo
1228 di controllo o con opzioni del tipo \textit{hop-by-hop}).
1230 Ci possono essere più flussi attivi fra un'origine e una destinazione, come
1231 del traffico non assegnato a nessun flusso, un flusso viene identificato
1232 univocamente dagli indirizzi di origine e destinazione e da una etichetta di
1233 flusso diversa da zero, il traffico normale deve avere l'etichetta di flusso
1236 L'etichetta di flusso è assegnata dal nodo di origine, i valori devono
1237 essere scelti in maniera (pseudo)casuale nel range fra 1 e FFFFFF in modo da
1238 rendere utilizzabile un qualunque sottoinsieme dei bit come chiavi di hash per
1241 \subsection{Priorità}
1244 Il campo di priorità consente di indicare il livello di priorità dei
1245 pacchetti relativamente agli altri pacchetti provenienti dalla stessa
1246 sorgente. I valori sono divisi in due intervalli, i valori da 0 a 7 sono usati
1247 per specificare la priorità del traffico per il quale la sorgente provvede
1248 un controllo di congestione cioè per il traffico che può essere ``tirato
1249 indietro'' in caso di congestione come quello di TCP, i valori da 8 a 15 sono
1250 usati per i pacchetti che non hanno questa caratteristica, come i pacchetti
1251 ``real-time'' inviati a ritmo costante.
1253 Per il traffico con controllo di congestione sono raccomandati i seguenti
1254 valori di priorità a seconda del tipo di applicazione:
1259 \begin{tabular}{|c|l|}
1261 \textbf{Valore} & \textbf{Tipo di traffico} \\
1264 0 & traffico generico \\
1265 1 & traffico di riempimento (es. news) \\
1266 2 & trasferimento dati non interattivo (es. e-mail)\\
1268 4 & trasferimento dati interattivo (es. FTP, HTTP, NFS) \\
1272 \caption{Formato di un indirizzo \textit{site-local}.}
1273 \label{tab:priority}
1276 Per il traffico senza controllo di congestione la priorità più bassa
1277 dovrebbe essere usata per quei pacchetti che si preferisce siano scartati
1278 più facilmente in caso di congestione.
1281 \subsection{Sicurezza a livello IP}
1282 \label{sec:security}
1284 La attuale implementazione di Internet presenta numerosi problemi di
1285 sicurezza, in particolare i dati presenti nelle intestazioni dei vari
1286 protocolli sono assunti essere corretti, il che da adito alla possibilità di
1287 varie tipologie di attacco forgiando pacchetti false, inoltre tutti questi
1288 dati passano in chiaro sulla rete e sono esposti all'osservazione di chiunque
1291 Con IPv4 non è possibile realizzare un meccanismo di autenticazione e
1292 riservatezza a un livello inferiore al primo (quello di applicazione), con
1293 IPv6 è stato progettata la possibilità di intervenire al livello di rete (il
1294 terzo) prevedendo due apposite estensioni che possono essere usate per fornire
1295 livelli di sicurezza a seconda degli utenti. La codifica generale di questa
1296 architettura è riportata
1297 nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2401.txt}{RFC~2401}.
1299 Il meccanismo in sostanza si basa su due estensioni:
1301 \item una intestazione di sicurezza (\textit{authentication header}) che
1302 garantisce al destinatario l'autenticità del pacchetto
1303 \item un carico di sicurezza (\textit{Encrypted Security Payload}) che
1304 assicura che solo il legittimo ricevente può leggere il pacchetto.
1307 Perché tutto questo funzioni le stazioni sorgente e destinazione devono
1308 usare una stessa chiave crittografica e gli stessi algoritmi, l'insieme degli
1309 accordi fra le due stazioni per concordare chiavi e algoritmi usati va sotto
1310 il nome di associazione di sicurezza.
1312 I pacchetti autenticati e crittografati portano un indice dei parametri di
1313 sicurezza (SPI, \textit{Security Parameter Index}) che viene negoziato prima
1314 di ogni comunicazione ed è definito dalla stazione sorgente. Nel caso di
1315 \textit{multicast} dovrà essere lo stesso per tutte le stazioni del gruppo.
1317 \subsection{Autenticazione}
1320 Il primo meccanismo di sicurezza è quello dell'intestazione di autenticazione
1321 (\textit{authentication header}) che fornisce l'autenticazione e il controllo
1322 di integrità (ma senza riservatezza) dei pacchetti IP.
1324 L'intestazione di autenticazione ha il formato descritto in
1325 fig.~\ref{fig:autent_estens}: il campo \textit{Next Header} indica
1326 l'intestazione successiva, con gli stessi valori del campo omonimo
1327 nell'intestazione principale di IPv6, il campo \textit{Length} indica la
1328 lunghezza dell'intestazione di autenticazione in numero di parole a 32 bit, il
1329 campo riservato deve essere posto a zero, seguono poi l'indice di sicurezza,
1330 stabilito nella associazione di sicurezza, e un numero di sequenza che la
1331 stazione sorgente deve incrementare di pacchetto in pacchetto.
1333 Completano l'intestazione i dati di autenticazione che contengono un valore di
1334 controllo di integrità (ICV, \textit{Integrity Check Value}), che deve essere
1335 di dimensione pari a un multiplo intero di 32 bit e può contenere un padding
1336 per allineare l'intestazione a 64 bit. Tutti gli algoritmi di autenticazione
1337 devono provvedere questa capacità.
1339 \begin{figure}[!htb]
1341 \includegraphics[width=10cm]{img/ah_option}
1342 \caption{Formato dell'intestazione dell'estensione di autenticazione.}
1343 \label{fig:autent_estens}
1346 L'intestazione di autenticazione può essere impiegata in due modi diverse
1347 modalità: modalità trasporto e modalità tunnel.
1349 La modalità trasporto è utilizzabile solo per comunicazioni fra stazioni
1350 singole che supportino l'autenticazione. In questo caso l'intestazione di
1351 autenticazione è inserita dopo tutte le altre intestazioni di estensione
1352 eccezion fatta per la \textit{Destination Option} che può comparire sia
1355 \begin{figure}[!htb]
1357 \includegraphics[width=10cm]{img/IP_AH_packet}
1358 \caption{Formato di un pacchetto IPv6 che usa l'opzione di autenticazione.}
1359 \label{fig:AH_autent_head}
1362 La modalità tunnel può essere utilizzata sia per comunicazioni fra stazioni
1363 singole che con un gateway di sicurezza; in questa modalità ...
1366 L'intestazione di autenticazione è una intestazione di estensione inserita
1367 dopo l'intestazione principale e prima del carico dei dati. La sua presenza
1368 non ha perciò alcuna influenza sui livelli superiori dei protocolli di
1369 trasmissione come il TCP.
1372 La procedura di autenticazione cerca di garantire l'autenticità del pacchetto
1373 nella massima estensione possibile, ma dato che alcuni campi dell'intestazione
1374 di IP possono variare in maniera impredicibile alla sorgente, il loro valore
1375 non può essere protetto dall'autenticazione.
1377 Il calcolo dei dati di autenticazione viene effettuato alla sorgente su una
1378 versione speciale del pacchetto in cui il numero di salti nell'intestazione
1379 principale è impostato a zero, così come le opzioni che possono essere
1380 modificate nella trasmissione, e l'intestazione di routing (se usata) è posta
1381 ai valori che deve avere all'arrivo.
1383 L'estensione è indipendente dall'algoritmo particolare, e il protocollo è
1384 ancora in fase di definizione; attualmente è stato suggerito l'uso di una
1385 modifica dell'MD5 chiamata \textit{keyed MD5} che combina alla codifica anche
1386 una chiave che viene inserita all'inizio e alla fine degli altri campi.
1389 \subsection{Riservatezza}
1392 Per garantire una trasmissione riservata dei dati, è stata previsto la
1393 possibilità di trasmettere pacchetti con i dati criptati: il cosiddetto ESP,
1394 \textit{Encripted Security Payload}. Questo viene realizzato usando con una
1395 apposita opzione che deve essere sempre l'ultima delle intestazioni di
1396 estensione; ad essa segue il carico del pacchetto che viene criptato.
1398 Un pacchetto crittografato pertanto viene ad avere una struttura del tipo di
1399 quella mostrata in fig.~\ref{fig:ESP_criptopack}, tutti i campi sono in chiaro
1400 fino al vettore di inizializzazione, il resto è crittografato.
1404 \begin{figure}[!htb]
1406 \includegraphics[width=10cm]{img/esp_option}
1407 \caption{Schema di pacchetto crittografato.}
1408 \label{fig:ESP_criptopack}
1413 \subsection{Autoconfigurazione}
1414 \label{sec:IP_ipv6_autoconf}
1416 Una delle caratteristiche salienti di IPv6 è quella dell'autoconfigurazione,
1417 il protocollo infatti fornisce la possibilità ad un nodo di scoprire
1418 automaticamente il suo indirizzo acquisendo i parametri necessari per potersi
1419 connettere a internet.
1421 L'autoconfigurazione sfrutta gli indirizzi link-local; qualora sul nodo sia
1422 presente una scheda di rete che supporta lo standard IEEE802 (ethernet) questo
1423 garantisce la presenza di un indirizzo fisico a 48 bit unico; pertanto il nodo
1424 può assumere automaticamente senza pericoli di collisione l'indirizzo
1425 link-local \texttt{FE80::xxxx:xxxx:xxxx} dove \texttt{xxxx:xxxx:xxxx} è
1426 l'indirizzo hardware della scheda di rete.
1428 Nel caso in cui non sia presente una scheda che supporta lo standard IEEE802
1429 allora il nodo assumerà ugualmente un indirizzo link-local della forma
1430 precedente, ma il valore di \texttt{xxxx:xxxx:xxxx} sarà generato
1431 casualmente; in questo caso la probabilità di collisione è di 1 su 300
1432 milioni. In ogni caso per prevenire questo rischio il nodo invierà un
1433 messaggio ICMP \textit{Solicitation} all'indirizzo scelto attendendo un certo
1434 lasso di tempo; in caso di risposta l'indirizzo è duplicato e il
1435 procedimento dovrà essere ripetuto con un nuovo indirizzo (o interrotto
1436 richiedendo assistenza).
1438 Una volta ottenuto un indirizzo locale valido diventa possibile per il nodo
1439 comunicare con la rete locale; sono pertanto previste due modalità di
1440 autoconfigurazione, descritte nelle seguenti sezioni. In ogni caso
1441 l'indirizzo link-local resta valido.
1443 \subsection{Autoconfigurazione stateless}
1444 \label{sec:stateless}
1446 Questa è la forma più semplice di autoconfigurazione, possibile quando
1447 l'indirizzo globale può essere ricavato dall'indirizzo link-local cambiando
1448 semplicemente il prefisso a quello assegnato dal provider per ottenere un
1451 La procedura di configurazione è la seguente: all'avvio tutti i nodi IPv6
1452 iniziano si devono aggregare al gruppo di \itindex{multicast}
1453 \textit{multicast} \textit{all-nodes} programmando la propria interfaccia per
1454 ricevere i messaggi dall'indirizzo \textit{multicast} \texttt{FF02::1} (vedi
1455 sez.~\ref{sec:IP_ipv6_multicast}); a questo punto devono inviare un messaggio
1456 ICMP \textit{Router solicitation} a tutti i router locali usando l'indirizzo
1457 \itindex{multicast} \textit{multicast} \texttt{FF02::2} usando come sorgente
1458 il proprio indirizzo link-local.
1460 Il router risponderà con un messaggio ICMP \textit{Router Advertisement} che
1461 fornisce il prefisso e la validità nel tempo del medesimo, questo tipo di
1462 messaggio può essere trasmesso anche a intervalli regolari. Il messaggio
1463 contiene anche l'informazione che autorizza un nodo a autocostruire
1464 l'indirizzo, nel qual caso, se il prefisso unito all'indirizzo link-local non
1465 supera i 128 bit, la stazione ottiene automaticamente il suo indirizzo
1468 \subsection{Autoconfigurazione stateful}
1469 \label{sec:stateful}
1471 Benché estremamente semplice l'autoconfigurazione stateless presenta alcuni
1472 problemi; il primo è che l'uso degli indirizzi delle schede di rete è
1473 molto inefficiente; nel caso in cui ci siano esigenze di creare una gerarchia
1474 strutturata su parecchi livelli possono non restare 48~bit per l'indirizzo
1475 della singola stazione; il secondo problema è di sicurezza, dato che basta
1476 introdurre in una rete una stazione autoconfigurante per ottenere un accesso
1479 Per questi motivi è previsto anche un protocollo stateful basato su un server
1480 che offra una versione IPv6 del DHCP; un apposito gruppo di \textit{multicast}
1481 \texttt{FF02::1:0} è stato riservato per questi server; in questo caso il nodo
1482 interrogherà il server su questo indirizzo di \textit{multicast} con
1483 l'indirizzo link-local e riceverà un indirizzo unicast globale.
1487 %%% Local Variables:
1489 %%% TeX-master: "gapil"
1492 % LocalWords: sez Protocol IPv dall' RFC Ethernet Token FDDI Universal host of
1493 % LocalWords: addressing Best effort l'host router IANA Assigned Number tab to
1494 % LocalWords: Authority quest'ultime multicast group reserved for CIDR Domain
1495 % LocalWords: Classless Routing TOS Type Service IPTOS LOWDELAY THROUGHPUT QoS
1496 % LocalWords: RELIABILITY MINCOST optval anycast unicast fig header version FE
1497 % LocalWords: priority flow label payload length next hop limit live source FF
1498 % LocalWords: destination identification fragment checksum TCP UDP ICMPv type
1499 % LocalWords: service head total fragmentation protocol broadcast broadcasting
1500 % LocalWords: multicasting path MTU discovery NSAP IPX based geografic local
1501 % LocalWords: routing format prefix nell' Registry Subscriber Intra Regional
1502 % LocalWords: Register INTERNIC NCC APNIC subscriber Interface MAC address Reg
1503 % LocalWords: Subnet Naz Prov Subscr FEBF bootstrap FEC FEFF DNS socket FFFF
1504 % LocalWords: sull'host loopback scop all nodes routers rip cbt name dhcp HBH
1505 % LocalWords: agents servers relays solicited extension options route Keyword
1506 % LocalWords: Authentication Encapsulation ICMP Control Message GGP Gateway ST
1507 % LocalWords: encapsulation Stream Trasmission Datagram RH FH IDRP ESP Null
1508 % LocalWords: Encrypted Security IGRP OSPF Short First tunnelling FFFFFF hash
1509 % LocalWords: news FTP NFS authentication Parameter Index ICV Integrity Value
1510 % LocalWords: padding Option gateway dell'MD keyed Encripted IEEE ethernet
1511 % LocalWords: dell'autoconfigurazione L'autoconfigurazione Solicitation
1512 % LocalWords: stateless solicitation Advertisement stateful
1513 % LocalWords: l'autoconfigurazione