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12 \chapter{File e directory}
13 \label{cha:files_and_dirs}
15 In questo capitolo tratteremo in dettaglio le modalità con cui si gestiscono
16 file e directory, iniziando dalle funzioni di libreria che si usano per
17 copiarli, spostarli e cambiarne i nomi. Esamineremo poi l'interfaccia che
18 permette la manipolazione dei vari attributi di file e directory ed alla fine
19 faremo una trattazione dettagliata su come è strutturato il sistema base di
20 protezioni e controllo dell'accesso ai file e sulle funzioni che ne permettono
21 la gestione. Tutto quello che riguarda invece la manipolazione del contenuto
22 dei file è lasciato ai capitoli successivi.
26 \section{La gestione di file e directory}
29 Come già accennato in sez.~\ref{sec:file_filesystem} in un sistema unix-like
30 la gestione dei file ha delle caratteristiche specifiche che derivano
31 direttamente dall'architettura del sistema. In questa sezione esamineremo le
32 funzioni usate per la manipolazione di file e directory, per la creazione di
33 link simbolici e diretti, per la gestione e la lettura delle directory.
35 In particolare ci soffermeremo sulle conseguenze che derivano
36 dall'architettura dei filesystem illustrata nel capitolo precedente per quanto
37 riguarda il comportamento e gli effetti delle varie funzioni.
40 \subsection{Le funzioni \func{link} e \func{unlink}}
43 Una caratteristica comune a diversi sistemi operativi è quella di poter creare
44 dei nomi fittizi (come gli alias del MacOS o i collegamenti di Windows o i
45 nomi logici del VMS) che permettono di fare riferimento allo stesso file
46 chiamandolo con nomi diversi o accedendovi da directory diverse.
48 Questo è possibile anche in ambiente Unix, dove tali collegamenti sono
49 usualmente chiamati \textit{link}; ma data l'architettura del sistema riguardo
50 la gestione dei file (ed in particolare quanto trattato in
51 sez.~\ref{sec:file_arch_func}) ci sono due metodi sostanzialmente diversi per
52 fare questa operazione.
54 Come spiegato in sez.~\ref{sec:file_filesystem} l'accesso al contenuto di un
55 file su disco avviene passando attraverso il suo \itindex{inode}
56 \textit{inode}, che è la struttura usata dal kernel che lo identifica
57 univocamente all'interno di un singolo filesystem. Il nome del file che si
58 trova nella voce di una directory è solo un'etichetta, mantenuta all'interno
59 della directory, che viene associata ad un puntatore che fa riferimento al
60 suddetto \textit{inode}.
62 Questo significa che, fintanto che si resta sullo stesso filesystem, la
63 realizzazione di un link è immediata, ed uno stesso file può avere tanti nomi
64 diversi, dati da altrettante associazioni diverse allo stesso \itindex{inode}
65 \textit{inode} effettuate tramite ``etichette'' diverse in directory
66 diverse. Si noti anche che nessuno di questi nomi viene ad assumere una
67 particolare preferenza o originalità rispetto agli altri, in quanto tutti
68 fanno comunque riferimento allo stesso \itindex{inode} \textit{inode}.
70 Per aggiungere ad una directory una voce che faccia riferimento ad un
71 \itindex{inode} \textit{inode} già esistente si utilizza la funzione
72 \func{link}; si suole chiamare questo tipo di associazione un collegamento
73 diretto, o \textit{hard link}. Il prototipo della funzione è il seguente:
74 \begin{prototype}{unistd.h}
75 {int link(const char *oldpath, const char *newpath)}
76 Crea un nuovo collegamento diretto.
78 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
79 errore nel qual caso \var{errno} viene impostata ai valori:
81 \item[\errcode{EXDEV}] i file \param{oldpath} e \param{newpath} non fanno
82 riferimento ad un filesystem montato sullo stesso \textit{mount point}.
83 \item[\errcode{EPERM}] il filesystem che contiene \param{oldpath} e
84 \param{newpath} non supporta i link diretti o è una directory.
85 \item[\errcode{EEXIST}] un file (o una directory) di nome \param{newpath}
87 \item[\errcode{EMLINK}] ci sono troppi link al file \param{oldpath} (il
88 numero massimo è specificato dalla variabile \const{LINK\_MAX}, vedi
89 sez.~\ref{sec:sys_limits}).
91 ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOTDIR},
92 \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP},
93 \errval{ENOSPC}, \errval{EIO}.}
96 La funzione crea sul \itindex{pathname} \textit{pathname} \param{newpath} un
97 collegamento diretto al file indicato da \param{oldpath}. Per quanto detto la
98 creazione di un nuovo collegamento diretto non copia il contenuto del file, ma
99 si limita a creare una voce nella directory specificata da \param{newpath} e
100 ad aumentare di uno il numero di riferimenti al file (riportato nel campo
101 \var{st\_nlink} della struttura \struct{stat}, vedi sez.~\ref{sec:file_stat})
102 aggiungendo il nuovo nome ai precedenti. Si noti che uno stesso file può
103 essere così chiamato con vari nomi in diverse directory.
105 Per quanto dicevamo in sez.~\ref{sec:file_filesystem} la creazione di un
106 collegamento diretto è possibile solo se entrambi i \itindex{pathname}
107 \textit{pathname} sono nello stesso filesystem; inoltre il filesystem deve
108 supportare i collegamenti diretti (il meccanismo non è disponibile ad esempio
109 con il filesystem \acr{vfat} di Windows). In realtà la funzione ha un
110 ulteriore requisito, e cioè che non solo che i due file siano sullo stesso
111 filesystem, ma anche che si faccia riferimento ad essi sullo stesso
112 \textit{mount point}.\footnote{si tenga presente infatti (vedi
113 sez.~\ref{sec:sys_file_config}) che a partire dal kernel 2.4 uno stesso
114 filesystem può essere montato più volte su directory diverse.}
116 La funzione inoltre opera sia sui file ordinari che sugli altri oggetti del
117 filesystem, con l'eccezione delle directory. In alcune versioni di Unix solo
118 l'amministratore è in grado di creare un collegamento diretto ad un'altra
119 directory: questo viene fatto perché con una tale operazione è possibile
120 creare dei \textit{loop} nel filesystem (vedi l'esempio mostrato in
121 sez.~\ref{sec:file_symlink}, dove riprenderemo il discorso) che molti programmi
122 non sono in grado di gestire e la cui rimozione diventerebbe estremamente
123 complicata (in genere per questo tipo di errori occorre far girare il
124 programma \cmd{fsck} per riparare il filesystem).
126 Data la pericolosità di questa operazione e la disponibilità dei link
127 simbolici che possono fornire la stessa funzionalità senza questi problemi,
128 nel caso di Linux questa capacità è stata completamente disabilitata, e al
129 tentativo di creare un link diretto ad una directory la funzione \func{link}
130 restituisce l'errore \errcode{EPERM}.
132 Un ulteriore comportamento peculiare di Linux è quello in cui si crea un
133 \textit{hard link} ad un link simbolico. In questo caso lo standard POSIX
134 prevederebbe che quest'ultimo venga risolto e che il collegamento sia
135 effettuato rispetto al file cui esso punta, e che venga riportato un errore
136 qualora questo non esista o non sia un file. Questo era anche il comportamento
137 iniziale di Linux ma a partire dai kernel della serie 2.0.x\footnote{per la
138 precisione il comportamento era quello previsto dallo standard POSIX fino al
139 kernel di sviluppo 1.3.56, ed è stato temporaneamente ripristinato anche
140 durante lo sviluppo della serie 2.1.x, per poi tornare al comportamento
141 attuale fino ad oggi (per riferimento si veda
142 \href{http://lwn.net/Articles/293902}
143 {\texttt{http://lwn.net/Articles/293902}}).} è stato adottato un
144 comportamento che non segue più lo standard per cui l'\textit{hard link} viene
145 creato rispetto al link simbolico, e non al file cui questo punta.
147 La ragione di questa differenza rispetto allo standard, presente anche in
148 altri sistemi unix-like, sono dovute al fatto che un link simbolico può fare
149 riferimento anche ad un file non esistente o a una directory, per i quali
150 l'\textit{hard link} non può essere creato, per cui la scelta di seguire il
151 link simbolico è stata ritenuta una scelta scorretta nella progettazione
152 dell'interfaccia. Infatti se non ci fosse il comportamento adottato da Linux
153 sarebbe impossibile creare un \textit{hard link} ad un link simbolico, perché
154 la funzione lo risolverebbe e l'\textit{hard link} verrebbe creato verso la
155 destinazione. Invece evitando di seguire lo standard l'operazione diventa
156 possibile, ed anche il comportamento della funzione risulta molto più
157 comprensibile. Tanto più che se proprio se si vuole creare un \textit{hard
158 link} rispetto alla destinazione di un link simbolico è sempre possibile
159 farlo direttamente.\footnote{ciò non toglie che questo comportamento fuori
160 standard possa causare problemi, come nell'esempio descritto nell'articolo
161 citato nella nota precedente, a programmi che non si aspettano questa
162 differenza rispetto allo standard POSIX.}
164 La rimozione di un file (o più precisamente della voce che lo referenzia
165 all'interno di una directory) si effettua con la funzione \funcd{unlink}; il
166 suo prototipo è il seguente:
167 \begin{prototype}{unistd.h}{int unlink(const char *pathname)}
171 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
172 errore, nel qual caso il file non viene toccato. La variabile
173 \var{errno} viene impostata secondo i seguenti codici di errore:
175 \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} si riferisce ad una directory.
177 \item[\errcode{EROFS}] \param{pathname} è su un filesystem montato in sola
179 \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} fa riferimento a una directory.
181 ed inoltre: \errval{EACCES}, \errval{EFAULT}, \errval{ENOENT},
182 \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP},
186 \footnotetext{questo è un valore specifico ritornato da Linux che non consente
187 l'uso di \func{unlink} con le directory (vedi sez.~\ref{sec:file_remove}).
188 Non è conforme allo standard POSIX, che prescrive invece l'uso di
189 \errcode{EPERM} in caso l'operazione non sia consentita o il processo non
190 abbia privilegi sufficienti.}
192 La funzione cancella il nome specificato da \param{pathname} nella relativa
193 directory e decrementa il numero di riferimenti nel relativo \itindex{inode}
194 \textit{inode}. Nel caso di link simbolico cancella il link simbolico; nel
195 caso di socket, fifo o file di dispositivo \index{file!di~dispositivo} rimuove
196 il nome, ma come per i file i processi che hanno aperto uno di questi oggetti
197 possono continuare ad utilizzarlo.
199 Per cancellare una voce in una directory è necessario avere il permesso di
200 scrittura su di essa, dato che si va a rimuovere una voce dal suo contenuto, e
201 il diritto di esecuzione sulla directory che la contiene (affronteremo in
202 dettaglio l'argomento dei permessi di file e directory in
203 sez.~\ref{sec:file_access_control}). Se inoltre lo \itindex{sticky~bit}
204 \textit{sticky bit} (vedi sez.~\ref{sec:file_special_perm}) è impostato
205 occorrerà anche essere proprietari del file o proprietari della directory (o
206 root, per cui nessuna delle restrizioni è applicata).
208 Una delle caratteristiche di queste funzioni è che la creazione/rimozione del
209 nome dalla directory e l'incremento/decremento del numero di riferimenti
210 \itindex{inode} nell'\textit{inode} devono essere effettuati in maniera
211 atomica (si veda sez.~\ref{sec:proc_atom_oper}) senza possibili interruzioni
212 fra le due operazioni. Per questo entrambe queste funzioni sono realizzate
213 tramite una singola system call.
215 Si ricordi infine che un file non viene eliminato dal disco fintanto che tutti
216 i riferimenti ad esso sono stati cancellati: solo quando il \textit{link
217 count} mantenuto \itindex{inode} nell'\textit{inode} diventa zero lo spazio
218 occupato su disco viene rimosso (si ricordi comunque che a questo si aggiunge
219 sempre un'ulteriore condizione,\footnote{come vedremo in
220 cap.~\ref{cha:file_unix_interface} il kernel mantiene anche una tabella dei
221 file aperti nei vari processi, che a sua volta contiene i riferimenti agli
222 \itindex{inode} \textit{inode} ad essi relativi. Prima di procedere alla
223 cancellazione dello spazio occupato su disco dal contenuto di un file il
224 kernel controlla anche questa tabella, per verificare che anche in essa non
225 ci sia più nessun riferimento all'\textit{inode} in questione.} e cioè che
226 non ci siano processi che abbiano il suddetto file aperto).
228 Questa proprietà viene spesso usata per essere sicuri di non lasciare file
229 temporanei su disco in caso di crash dei programmi; la tecnica è quella di
230 aprire il file e chiamare \func{unlink} subito dopo, in questo modo il
231 contenuto del file è sempre disponibile all'interno del processo attraverso il
232 suo file descriptor (vedi sez.~\ref{sec:file_fd}) fintanto che il processo non
233 chiude il file, ma non ne resta traccia in nessuna directory, e lo spazio
234 occupato su disco viene immediatamente rilasciato alla conclusione del
235 processo (quando tutti i file vengono chiusi).
238 \subsection{Le funzioni \func{remove} e \func{rename}}
239 \label{sec:file_remove}
241 Al contrario di quanto avviene con altri Unix, in Linux non è possibile usare
242 \func{unlink} sulle directory; per cancellare una directory si può usare la
243 funzione \func{rmdir} (vedi sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}), oppure la
244 funzione \funcd{remove}.
246 Questa è la funzione prevista dallo standard ANSI C per cancellare un file o
247 una directory (e funziona anche per i sistemi che non supportano i link
248 diretti). Per i file è identica a \func{unlink} e per le directory è identica
249 a \func{rmdir}; il suo prototipo è:
250 \begin{prototype}{stdio.h}{int remove(const char *pathname)}
251 Cancella un nome dal filesystem.
253 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
254 errore, nel qual caso il file non viene toccato.
256 I codici di errore riportati in \var{errno} sono quelli della chiamata
257 utilizzata, pertanto si può fare riferimento a quanto illustrato nelle
258 descrizioni di \func{unlink} e \func{rmdir}.}
261 La funzione utilizza la funzione \func{unlink}\footnote{questo vale usando le
262 \acr{glibc}; nelle libc4 e nelle libc5 la funzione \func{remove} è un
263 semplice alias alla funzione \func{unlink} e quindi non può essere usata per
264 le directory.} per cancellare i file e la funzione \func{rmdir} per
265 cancellare le directory; si tenga presente che per alcune implementazioni del
266 protocollo NFS utilizzare questa funzione può comportare la scomparsa di file
269 Per cambiare nome ad un file o a una directory (che devono comunque essere
270 nello stesso filesystem) si usa invece la funzione \funcd{rename},\footnote{la
271 funzione è definita dallo standard ANSI C, ma si applica solo per i file, lo
272 standard POSIX estende la funzione anche alle directory.} il cui prototipo
274 \begin{prototype}{stdio.h}
275 {int rename(const char *oldpath, const char *newpath)}
279 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
280 errore, nel qual caso il file non viene toccato. La variabile
281 \var{errno} viene impostata secondo i seguenti codici di errore:
283 \item[\errcode{EISDIR}] \param{newpath} è una directory mentre
284 \param{oldpath} non è una directory.
285 \item[\errcode{EXDEV}] \param{oldpath} e \param{newpath} non sono sullo
287 \item[\errcode{ENOTEMPTY}] \param{newpath} è una directory già esistente e
289 \item[\errcode{EBUSY}] o \param{oldpath} o \param{newpath} sono in uso da
290 parte di qualche processo (come directory di lavoro o come radice) o del
291 sistema (come mount point).
292 \item[\errcode{EINVAL}] \param{newpath} contiene un prefisso di
293 \param{oldpath} o più in generale si è cercato di creare una directory come
294 sotto-directory di se stessa.
295 \item[\errcode{ENOTDIR}] uno dei componenti dei \itindex{pathname}
296 \textit{pathname} non è una directory o \param{oldpath} è una directory e
297 \param{newpath} esiste e non è una directory.
299 ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{EPERM}, \errval{EMLINK},
300 \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP} e
304 La funzione rinomina il file \param{oldpath} in \param{newpath}, eseguendo se
305 necessario lo spostamento di un file fra directory diverse. Eventuali altri
306 link diretti allo stesso file non vengono influenzati.
308 Il comportamento della funzione è diverso a seconda che si voglia rinominare
309 un file o una directory; se ci riferisce ad un file allora \param{newpath}, se
310 esiste, non deve essere una directory (altrimenti si ha l'errore
311 \errcode{EISDIR}). Nel caso \param{newpath} indichi un file esistente questo
312 viene cancellato e rimpiazzato (atomicamente).
314 Se \param{oldpath} è una directory allora \param{newpath}, se esiste, deve
315 essere una directory vuota, altrimenti si avranno gli errori \errcode{ENOTDIR}
316 (se non è una directory) o \errcode{ENOTEMPTY} (se non è vuota). Chiaramente
317 \param{newpath} non può contenere \param{oldpath} altrimenti si avrà un errore
320 Se \param{oldpath} si riferisce ad un link simbolico questo sarà rinominato; se
321 \param{newpath} è un link simbolico verrà cancellato come qualunque altro
322 file. Infine qualora \param{oldpath} e \param{newpath} siano due nomi dello
323 stesso file lo standard POSIX prevede che la funzione non dia errore, e non
324 faccia nulla, lasciando entrambi i nomi; Linux segue questo standard, anche
325 se, come fatto notare dal manuale delle \textit{glibc}, il comportamento più
326 ragionevole sarebbe quello di cancellare \param{oldpath}.
328 Il vantaggio nell'uso di questa funzione al posto della chiamata successiva di
329 \func{link} e \func{unlink} è che l'operazione è eseguita atomicamente, non
330 può esistere cioè nessun istante in cui un altro processo può trovare attivi
331 entrambi i nomi dello stesso file, o, in caso di sostituzione di un file
332 esistente, non trovare quest'ultimo prima che la sostituzione sia stata
335 In ogni caso se \param{newpath} esiste e l'operazione fallisce per un qualche
336 motivo (come un crash del kernel), \func{rename} garantisce di lasciare
337 presente un'istanza di \param{newpath}. Tuttavia nella sovrascrittura potrà
338 esistere una finestra in cui sia \param{oldpath} che \param{newpath} fanno
339 riferimento allo stesso file.
342 \subsection{I link simbolici}
343 \label{sec:file_symlink}
345 Come abbiamo visto in sez.~\ref{sec:file_link} la funzione \func{link} crea
346 riferimenti agli \itindex{inode} \textit{inode}, pertanto può funzionare
347 soltanto per file che risiedono sullo stesso filesystem e solo per un
348 filesystem di tipo Unix. Inoltre abbiamo visto che in Linux non è consentito
349 eseguire un link diretto ad una directory.
351 Per ovviare a queste limitazioni i sistemi Unix supportano un'altra forma di
352 link (i cosiddetti \textit{soft link} o \textit{symbolic link}), che sono,
353 come avviene in altri sistemi operativi, dei file speciali che contengono
354 semplicemente il riferimento ad un altro file (o directory). In questo modo è
355 possibile effettuare link anche attraverso filesystem diversi, a file posti in
356 filesystem che non supportano i link diretti, a delle directory, ed anche a
357 file che non esistono ancora.
359 Il sistema funziona in quanto i link simbolici sono riconosciuti come tali dal
360 kernel\footnote{è uno dei diversi tipi di file visti in
361 tab.~\ref{tab:file_file_types}, contrassegnato come tale
362 nell'\textit{inode}, e riconoscibile dal valore del campo \var{st\_mode}
363 della struttura \struct{stat} (vedi sez.~\ref{sec:file_stat}).} per cui
364 alcune funzioni di libreria (come \func{open} o \func{stat}) quando ricevono
365 come argomento un link simbolico vengono automaticamente applicate al file da
366 esso specificato. La funzione che permette di creare un nuovo link simbolico
367 è \funcd{symlink}, ed il suo prototipo è:
368 \begin{prototype}{unistd.h}
369 {int symlink(const char *oldpath, const char *newpath)}
370 Crea un nuovo link simbolico di nome \param{newpath} il cui contenuto è
373 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
374 errore, nel qual caso la variabile \var{errno} assumerà i valori:
376 \item[\errcode{EPERM}] il filesystem che contiene \param{newpath} non
377 supporta i link simbolici.
378 \item[\errcode{ENOENT}] una componente di \param{newpath} non esiste o
379 \param{oldpath} è una stringa vuota.
380 \item[\errcode{EEXIST}] esiste già un file \param{newpath}.
381 \item[\errcode{EROFS}] \param{newpath} è su un filesystem montato in sola
384 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG},
385 \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP}, \errval{ENOSPC} e
389 Si tenga presente che la funzione non effettua nessun controllo sull'esistenza
390 di un file di nome \param{oldpath}, ma si limita ad inserire quella stringa
391 nel link simbolico. Pertanto un link simbolico può anche riferirsi ad un file
392 che non esiste: in questo caso si ha quello che viene chiamato un
393 \textit{dangling link}, letteralmente un \textsl{link ciondolante}.
395 Come accennato i link simbolici sono risolti automaticamente dal kernel
396 all'invocazione delle varie system call; in tab.~\ref{tab:file_symb_effect} si
397 è riportato un elenco dei comportamenti delle varie funzioni di libreria che
398 operano sui file nei confronti della risoluzione dei link simbolici,
399 specificando quali seguono il link simbolico e quali invece possono operare
400 direttamente sul suo contenuto.
404 \begin{tabular}[c]{|l|c|c|}
406 \textbf{Funzione} & \textbf{Segue il link} & \textbf{Non segue il link} \\
409 \func{access} & $\bullet$ & -- \\
410 \func{chdir} & $\bullet$ & -- \\
411 \func{chmod} & $\bullet$ & -- \\
412 \func{chown} & -- & $\bullet$ \\
413 \func{creat} & $\bullet$ & -- \\
414 \func{exec} & $\bullet$ & -- \\
415 \func{lchown} & $\bullet$ & -- \\
416 \func{link}\footnotemark & -- & $\bullet$ \\
417 \func{lstat} & -- & $\bullet$ \\
418 \func{mkdir} & $\bullet$ & -- \\
419 \func{mkfifo} & $\bullet$ & -- \\
420 \func{mknod} & $\bullet$ & -- \\
421 \func{open} & $\bullet$ & -- \\
422 \func{opendir} & $\bullet$ & -- \\
423 \func{pathconf} & $\bullet$ & -- \\
424 \func{readlink} & -- & $\bullet$ \\
425 \func{remove} & -- & $\bullet$ \\
426 \func{rename} & -- & $\bullet$ \\
427 \func{stat} & $\bullet$ & -- \\
428 \func{truncate} & $\bullet$ & -- \\
429 \func{unlink} & -- & $\bullet$ \\
432 \caption{Uso dei link simbolici da parte di alcune funzioni.}
433 \label{tab:file_symb_effect}
436 \footnotetext{a partire dalla serie 2.0, e contrariamente a quanto indicato
437 dallo standard POSIX, si veda quanto detto in sez.~\ref{sec:file_link}.}
439 Si noti che non si è specificato il comportamento delle funzioni che operano
440 con i file descriptor, in quanto la risoluzione del link simbolico viene in
441 genere effettuata dalla funzione che restituisce il file descriptor
442 (normalmente la \func{open}, vedi sez.~\ref{sec:file_open}) e tutte le
443 operazioni seguenti fanno riferimento solo a quest'ultimo.
445 Dato che, come indicato in tab.~\ref{tab:file_symb_effect}, funzioni come la
446 \func{open} seguono i link simbolici, occorrono funzioni apposite per accedere
447 alle informazioni del link invece che a quelle del file a cui esso fa
448 riferimento. Quando si vuole leggere il contenuto di un link simbolico si usa
449 la funzione \funcd{readlink}, il cui prototipo è:
450 \begin{prototype}{unistd.h}
451 {int readlink(const char *path, char *buff, size\_t size)}
452 Legge il contenuto del link simbolico indicato da \param{path} nel buffer
453 \param{buff} di dimensione \param{size}.
455 \bodydesc{La funzione restituisce il numero di caratteri letti dentro
456 \param{buff} o -1 per un errore, nel qual caso la variabile
457 \var{errno} assumerà i valori:
459 \item[\errcode{EINVAL}] \param{path} non è un link simbolico o \param{size}
462 ed inoltre \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
463 \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}, \errval{EIO}, \errval{EFAULT} e
467 La funzione apre il link simbolico, ne legge il contenuto, lo scrive nel
468 buffer, e lo richiude. Si tenga presente che la funzione non termina la
469 stringa con un carattere nullo e la tronca alla dimensione specificata da
470 \param{size} per evitare di sovrascrivere oltre le dimensioni del buffer.
474 \includegraphics[width=8.5cm]{img/link_loop}
475 \caption{Esempio di loop nel filesystem creato con un link simbolico.}
476 \label{fig:file_link_loop}
479 Un caso comune che si può avere con i link simbolici è la creazione dei
480 cosiddetti \textit{loop}. La situazione è illustrata in
481 fig.~\ref{fig:file_link_loop}, che riporta la struttura della directory
482 \file{/boot}. Come si vede si è creato al suo interno un link simbolico che
483 punta di nuovo a \file{/boot}.\footnote{il loop mostrato in
484 fig.~\ref{fig:file_link_loop} è un usato per poter permettere a \cmd{grub}
485 (un bootloader in grado di leggere direttamente da vari filesystem il file
486 da lanciare come sistema operativo) di vedere i file contenuti nella
487 directory \file{/boot} con lo stesso \textit{pathname} con cui verrebbero
488 visti dal sistema operativo, anche se essi si trovano, come accade spesso,
489 su una partizione separata (che \cmd{grub}, all'avvio, vede come radice).}
491 Questo può causare problemi per tutti quei programmi che effettuano la
492 scansione di una directory senza tener conto dei link simbolici, ad esempio se
493 lanciassimo un comando del tipo \code{grep -r linux *}, il loop nella
494 directory porterebbe il comando ad esaminare \file{/boot}, \file{/boot/boot},
495 \file{/boot/boot/boot} e così via.
497 Per questo motivo il kernel e le librerie prevedono che nella risoluzione di
498 un \itindex{pathname} \textit{pathname} possano essere seguiti un numero
499 limitato di link simbolici, il cui valore limite è specificato dalla costante
500 \const{MAXSYMLINKS}. Qualora questo limite venga superato viene generato un
501 errore ed \var{errno} viene impostata al valore \errcode{ELOOP}.
503 Un punto da tenere sempre presente è che, come abbiamo accennato, un link
504 simbolico può fare riferimento anche ad un file che non esiste; ad esempio
505 possiamo creare un file temporaneo nella nostra directory con un link del
508 $ ln -s /tmp/tmp_file temporaneo
510 anche se \file{/tmp/tmp\_file} non esiste. Questo può generare confusione, in
511 quanto aprendo in scrittura \file{temporaneo} verrà creato
512 \file{/tmp/tmp\_file} e scritto; ma accedendo in sola lettura a
513 \file{temporaneo}, ad esempio con \cmd{cat}, otterremmo:
516 cat: temporaneo: No such file or directory
518 con un errore che può sembrare sbagliato, dato che un'ispezione con \cmd{ls}
519 ci mostrerebbe invece l'esistenza di \file{temporaneo}.
522 \subsection{La creazione e la cancellazione delle directory}
523 \label{sec:file_dir_creat_rem}
525 Benché in sostanza le directory non siano altro che dei file contenenti
526 elenchi di nomi ed \itindex{inode} \textit{inode}, non è possibile trattarle
527 come file ordinari e devono essere create direttamente dal kernel attraverso
528 una opportuna system call.\footnote{questo è quello che permette anche,
529 attraverso l'uso del VFS, l'utilizzo di diversi formati per la gestione dei
530 suddetti elenchi.} La funzione usata per creare una directory è
531 \funcd{mkdir}, ed il suo prototipo è:
533 \headdecl{sys/stat.h}
534 \headdecl{sys/types.h}
535 \funcdecl{int mkdir(const char *dirname, mode\_t mode)}
537 Crea una nuova directory.
539 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
540 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
542 \item[\errcode{EEXIST}] un file (o una directory) con quel nome esiste di
544 \item[\errcode{EACCES}] non c'è il permesso di scrittura per la directory in
545 cui si vuole inserire la nuova directory.
546 \item[\errcode{EMLINK}] la directory in cui si vuole creare la nuova
547 directory contiene troppi file; sotto Linux questo normalmente non avviene
548 perché il filesystem standard consente la creazione di un numero di file
549 maggiore di quelli che possono essere contenuti nel disco, ma potendo
550 avere a che fare anche con filesystem di altri sistemi questo errore può
552 \item[\errcode{ENOSPC}] non c'è abbastanza spazio sul file system per creare
553 la nuova directory o si è esaurita la quota disco dell'utente.
555 ed inoltre anche \errval{EPERM}, \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG},
556 \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP},
560 La funzione crea una nuova directory vuota, che contiene cioè solo le due voci
561 standard presenti in ogni directory (cioè ``\file{.}'' e ``\file{..}''), con
562 il nome indicato dall'argomento \param{dirname}. Il nome può essere indicato
563 sia come \itindex{pathname} \textit{pathname} assoluto che come
564 \itindex{pathname} \textit{pathname} relativo.
566 I permessi di accesso (vedi sez.~\ref{sec:file_access_control}) con cui la
567 directory viene creata sono specificati dall'argomento \param{mode}, i cui
568 possibili valori sono riportati in tab.~\ref{tab:file_permission_const}; si
569 tenga presente che questi sono modificati dalla maschera di creazione dei file
570 (si veda sez.~\ref{sec:file_perm_management}). La titolarità della nuova
571 directory è impostata secondo quanto riportato in
572 sez.~\ref{sec:file_ownership_management}.
574 La funzione che permette la cancellazione di una directory è invece
575 \funcd{rmdir}, ed il suo prototipo è:
576 \begin{prototype}{sys/stat.h}{int rmdir(const char *dirname)}
577 Cancella una directory.
579 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
580 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
582 \item[\errcode{EPERM}] il filesystem non supporta la cancellazione di
583 directory, oppure la directory che contiene \param{dirname} ha lo
584 \itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} impostato e l'user-ID effettivo
585 del processo non corrisponde al proprietario della directory.
586 \item[\errcode{EACCES}] non c'è il permesso di scrittura per la directory
587 che contiene la directory che si vuole cancellare, o non c'è il permesso
588 di attraversare (esecuzione) una delle directory specificate in
590 \item[\errcode{EBUSY}] la directory specificata è la directory di lavoro o la
591 radice di qualche processo.
592 \item[\errcode{ENOTEMPTY}] la directory non è vuota.
594 ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
595 \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP}, \errval{EROFS}.}
598 La funzione cancella la directory \param{dirname}, che deve essere vuota (la
599 directory deve cioè contenere soltanto le due voci standard ``\file{.}'' e
600 ``\file{..}''). Il nome può essere indicato con il \itindex{pathname}
601 \textit{pathname} assoluto o relativo.
603 La modalità con cui avviene la cancellazione è analoga a quella di
604 \func{unlink}: fintanto che il numero di link \itindex{inode}
605 all'\textit{inode} della directory non diventa nullo e nessun processo ha la
606 directory aperta lo spazio occupato su disco non viene rilasciato. Se un
607 processo ha la directory aperta la funzione rimuove il link \itindex{inode}
608 all'\textit{inode} e nel caso sia l'ultimo, pure le voci standard ``\file{.}''
609 e ``\file{..}'', a questo punto il kernel non consentirà di creare più nuovi
610 file nella directory.
613 \subsection{La creazione di file speciali}
614 \label{sec:file_mknod}
616 Finora abbiamo parlato esclusivamente di file, directory e link simbolici; in
617 sez.~\ref{sec:file_file_types} abbiamo visto però che il sistema prevede pure
618 degli altri tipi di file speciali, come i \index{file!di~dispositivo} file di
619 dispositivo, le fifo ed i socket (questi ultimi sono un caso a parte, essendo
620 associati anche alla comunicazione via rete, per cui ci saranno trattati in
621 dettaglio a partire da cap.~\ref{cha:socket_intro}).
623 La manipolazione delle caratteristiche di questi diversi tipi di file e la
624 loro cancellazione può essere effettuata con le stesse funzioni che operano
625 sui file regolari; ma quando li si devono creare sono necessarie delle
626 funzioni apposite. La prima di queste funzioni è \funcd{mknod}, il cui
629 \headdecl{sys/types.h}
630 \headdecl{sys/stat.h}
633 \funcdecl{int mknod(const char *pathname, mode\_t mode, dev\_t dev)}
635 Crea un \textit{inode} del tipo specificato sul filesystem.
637 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
638 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
640 \item[\errcode{EPERM}] non si hanno privilegi sufficienti a creare
641 l'\texttt{inode}, o il filesystem su cui si è cercato di
642 creare \param{pathname} non supporta l'operazione.
643 \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{mode} non indica un file, una
644 fifo, un socket o un dispositivo.
645 \item[\errcode{EEXIST}] \param{pathname} esiste già o è un link simbolico.
647 ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG},
648 \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP},
649 \errval{ENOSPC}, \errval{EROFS}.}
652 La funzione, come suggerisce il nome, permette di creare un ``\textsl{nodo}''
653 sul filesystem, e viene in genere utilizzata per creare i file di dispositivo,
654 ma si può usare anche per creare file regolari. L'argomento
655 \param{mode} specifica sia il tipo di file che si vuole creare che i relativi
656 permessi, secondo i valori riportati in tab.~\ref{tab:file_mode_flags}, che
657 vanno combinati con un OR binario. I permessi sono comunque modificati nella
658 maniera usuale dal valore di \itindex{umask} \textit{umask} (si veda
659 sez.~\ref{sec:file_perm_management}).
661 Per il tipo di file può essere specificato solo uno fra i seguenti valori:
662 \const{S\_IFREG} per un file regolare (che sarà creato vuoto),
663 \const{S\_IFBLK} per un dispositivo a blocchi, \const{S\_IFCHR} per un
664 dispositivo a caratteri, \const{S\_IFSOCK} per un socket e \const{S\_IFIFO}
665 per una fifo;\footnote{con Linux la funzione non può essere usata per creare
666 directory o link simbolici, si dovranno usare le funzioni \func{mkdir} e
667 \func{symlink} a questo dedicate.} un valore diverso comporterà l'errore
670 Qualora si sia specificato in \param{mode} un file di dispositivo (vale a dire
671 o \const{S\_IFBLK} o \const{S\_IFCHR}), il valore di \param{dev} dovrà essere
672 usato per indicare a quale dispositivo si fa riferimento, altrimenti il suo
673 valore verrà ignorato. Solo l'amministratore può creare un file di
674 dispositivo usando questa funzione (il processo deve avere la
675 \textit{capability} \const{CAP\_MKNOD}), ma in Linux\footnote{questo è un
676 comportamento specifico di Linux, la funzione non è prevista dallo standard
677 POSIX.1 originale, mentre è presente in SVr4 e 4.4BSD, ma esistono
678 differenze nei comportamenti e nei codici di errore, tanto che questa è
679 stata introdotta in POSIX.1-2001 con una nota che la definisce portabile
680 solo quando viene usata per creare delle fifo, ma comunque deprecata essendo
681 utilizzabile a tale scopo la specifica \func{mkfifo}.} l'uso per la
682 creazione di un file ordinario, di una fifo o di un socket è consentito anche
685 I nuovi \itindex{inode} \textit{inode} creati con \func{mknod} apparterranno
686 al proprietario e al gruppo del processo che li ha creati, a meno che non si
687 sia attivato il bit \acr{sgid} per la directory o sia stata attivata la
688 semantica BSD per il filesystem (si veda
689 sez.~\ref{sec:file_ownership_management}) in cui si va a creare
690 \itindex{inode} l'\textit{inode}.
692 Nella creazione di un file di dispositivo occorre poi specificare
693 correttamente il valore di \param{dev}; questo infatti è di tipo
694 \type{dev\_t}, che è un tipo primitivo (vedi
695 tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}) riservato per indicare un
696 \textsl{numero} di dispositivo; il kernel infatti identifica ciascun
697 dispositivo con un valore numerico. Originariamente questo era un intero a 16
698 bit diviso in due parti di 8 bit chiamate rispettivamente
699 \itindex{major~number} \textit{major number} e \itindex{minor~number}
700 \textit{minor number}, che sono poi i due numeri mostrati dal comando
701 \texttt{ls -l} al posto della dimensione quando lo si esegue su un file di
704 Il \itindex{major~number} \textit{major number} identifica una classe di
705 dispositivi (ad esempio la seriale, o i dischi IDE) e serve in sostanza per
706 indicare al kernel quale è il modulo che gestisce quella classe di
707 dispositivi; per identificare uno specifico dispositivo di quella classe (ad
708 esempio una singola porta seriale, o una partizione di un disco) si usa invece
709 il \itindex{minor~number} \textit{minor number}. L'elenco aggiornato di questi
710 numeri con le relative corrispondenze ai vari dispositivi può essere trovato
711 nel file \texttt{Documentation/devices.txt} allegato alla documentazione dei
714 Data la crescita nel numero di dispositivi supportati, ben presto il limite
715 massimo di 256 si è rivelato troppo basso, e nel passaggio dai kernel della
716 serie 2.4 alla serie 2.6 è stata aumentata a 32 bit la dimensione del tipo
717 \type{dev\_t}, con delle dimensioni passate a 12 bit per il
718 \itindex{major~number} \textit{major number} e 20 bit per il
719 \itindex{minor~number} \textit{minor number}. La transizione però ha anche
720 comportato il passaggio di \type{dev\_t} a tipo opaco, e la necessità di
721 specificare il numero tramite delle opportune macro, così da non avere
722 problemi di compatibilità con eventuali ulteriori estensioni.
724 Le macro sono definite nel file \file{sys/sysmacros.h}, che viene
725 automaticamente incluso quando si include \file{sys/types.h}; si possono
726 pertanto ottenere i valori del \itindex{major~number} \textit{major number} e
727 \itindex{minor~number} \textit{minor number} di un dispositivo rispettivamente
728 con le macro \macro{major} e \macro{minor}:
730 \headdecl{sys/types.h}
731 \funcdecl{int \macro{major}(dev\_t dev)}
732 Restituisce il \itindex{major~number} \textit{major number} del dispositivo
735 \funcdecl{int \macro{minor}(dev\_t dev)}
736 Restituisce il \itindex{minor~number} \textit{minor number} del dispositivo
739 \noindent mentre una volta che siano noti \itindex{major~number} \textit{major
740 number} e \itindex{minor~number} \textit{minor number} si potrà costruire il
741 relativo identificativo con la macro \macro{makedev}:
743 \headdecl{sys/types.h}
744 \funcdecl{dev\_t \macro{minor}(int major, int minor)}
746 Restituisce l'identificativo di un dispositivo dati \itindex{major~number}
747 \textit{major number} e \itindex{minor~number} \textit{minor number}.
750 Infine con lo standard POSIX.1-2001 è stata introdotta una funzione specifica
751 per creare una fifo (tratteremo le fifo in in sez.~\ref{sec:ipc_named_pipe});
752 la funzione è \funcd{mkfifo} ed il suo prototipo è:
754 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{sys/stat.h}
756 \funcdecl{int mkfifo(const char *pathname, mode\_t mode)}
760 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
761 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EACCES},
762 \errval{EEXIST}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOSPC},
763 \errval{ENOTDIR} e \errval{EROFS}.}
766 La funzione crea la fifo \param{pathname} con i permessi \param{mode}. Come
767 per \func{mknod} il file \param{pathname} non deve esistere (neanche come link
768 simbolico); al solito i permessi specificati da \param{mode} vengono
769 modificati dal valore di \itindex{umask} \textit{umask}.
773 \subsection{Accesso alle directory}
774 \label{sec:file_dir_read}
776 Benché le directory alla fine non siano altro che dei file che contengono
777 delle liste di nomi ed \itindex{inode} \textit{inode}, per il ruolo che
778 rivestono nella struttura del sistema, non possono essere trattate come dei
779 normali file di dati. Ad esempio, onde evitare inconsistenze all'interno del
780 filesystem, solo il kernel può scrivere il contenuto di una directory, e non
781 può essere un processo a inserirvi direttamente delle voci con le usuali
782 funzioni di scrittura.
784 Ma se la scrittura e l'aggiornamento dei dati delle directory è compito del
785 kernel, sono molte le situazioni in cui i processi necessitano di poterne
786 leggere il contenuto. Benché questo possa essere fatto direttamente (vedremo
787 in sez.~\ref{sec:file_open} che è possibile aprire una directory come se fosse
788 un file, anche se solo in sola lettura) in generale il formato con cui esse
789 sono scritte può dipendere dal tipo di filesystem, tanto che, come riportato
790 in tab.~\ref{tab:file_file_operations}, il VFS del kernel prevede una apposita
791 funzione per la lettura delle directory.
793 Tutto questo si riflette nello standard POSIX\footnote{le funzioni sono
794 previste pure in BSD e SVID.} che ha introdotto una apposita interfaccia per
795 la lettura delle directory, basata sui cosiddetti \textit{directory stream}
796 (chiamati così per l'analogia con i file stream dell'interfaccia standard ANSI
797 C di cap.~\ref{cha:files_std_interface}). La prima funzione di questa
798 interfaccia è \funcd{opendir}, il cui prototipo è:
800 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
802 \funcdecl{DIR * opendir(const char *dirname)}
804 Apre un \textit{directory stream}.
806 \bodydesc{La funzione restituisce un puntatore al \textit{directory stream}
807 in caso di successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso \var{errno}
808 assumerà i valori \errval{EACCES}, \errval{EMFILE}, \errval{ENFILE},
809 \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM} e \errval{ENOTDIR}.}
812 La funzione apre un \textit{directory stream} per la directory
813 \param{dirname}, ritornando il puntatore ad un oggetto di tipo \type{DIR} (che
814 è il \index{tipo!opaco} tipo opaco usato dalle librerie per gestire i
815 \textit{directory stream}) da usare per tutte le operazioni successive, la
816 funzione inoltre posiziona lo stream sulla prima voce contenuta nella
819 Dato che le directory sono comunque dei file, in alcuni casi può servire
820 conoscere il \textit{file descriptor} associato ad un \textit{directory
821 stream}, a questo scopo si può usare la funzione \funcd{dirfd}, il cui
824 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
826 \funcdecl{int dirfd(DIR * dir)}
828 Restituisce il file descriptor associato ad un \textit{directory stream}.
830 \bodydesc{La funzione restituisce il file descriptor (un valore positivo) in
831 caso di successo e -1 in caso di errore.}
834 La funzione\footnote{questa funzione è una estensione di BSD non presente in
835 POSIX, introdotta con BSD 4.3-Reno; è presente in Linux con le libc5 (a
836 partire dalla versione 5.1.2) e con le \acr{glibc}.} restituisce il file
837 descriptor associato al \textit{directory stream} \param{dir}, essa è
838 disponibile solo definendo \macro{\_BSD\_SOURCE} o \macro{\_SVID\_SOURCE}. Di
839 solito si utilizza questa funzione in abbinamento alla funzione \func{fchdir}
840 per cambiare la directory di lavoro (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}) a
841 quella relativa allo stream che si sta esaminando.
843 Viceversa se si è aperto un file descriptor corrispondente ad una directory è
844 possibile associarvi un \textit{directory stream} con la funzione
845 \funcd{fopendir},\footnote{questa funzione è però disponibile solo a partire
846 dalla versione 2.4 delle \acr{glibc}, e pur essendo candidata per
847 l'inclusione nella successiva revisione dello standard POSIX.1-2001, non è
848 ancora presente in nessuna specifica formale.} il cui prototipo è:
850 \headdecl{sys/types.h}
853 \funcdecl{DIR * fopendir(int fd)}
855 Associa un \textit{directory stream} al file descriptor \param{fd}.
857 \bodydesc{La funzione restituisce un puntatore al \textit{directory stream}
858 in caso di successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso \var{errno}
859 assumerà il valore \errval{EBADF}.}
862 La funzione è identica a \func{opendir}, ma ritorna un \textit{directory
863 stream} facendo riferimento ad un file descriptor \param{fd} che deve essere
864 stato aperto in precedenza e la funzione darà un errore qualora questo non
865 corrisponda ad una directory. Una volta utilizzata il file descriptor verrà
866 usato dalle funzioni che operano sul \textit{directory stream} e non deve
867 essere più utilizzato direttamente all'interno del proprio programma.
869 Una volta che si sia aperto un \textit{directory stream} la lettura del
870 contenuto della directory viene effettuata attraverso la funzione
871 \funcd{readdir}, il suo prototipo è:
873 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
875 \funcdecl{struct dirent *readdir(DIR *dir)}
877 Legge una voce dal \textit{directory stream}.
879 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore alla struttura contenente i
880 dati in caso di successo e \val{NULL} altrimenti, in caso di descrittore
881 non valido \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF}, il valore
882 \val{NULL} viene restituito anche quando si raggiunge la fine dello
886 La funzione legge la voce corrente nella directory, posizionandosi sulla voce
887 successiva. Pertanto se si vuole leggere l'intero contenuto di una directory
888 occorrerà ripetere l'esecuzione della funzione fintanto che non si siano
889 esaurite tutte le voci in essa presenti.
891 I dati vengono memorizzati in una struttura \struct{dirent} (la cui
892 definizione\footnote{la definizione è quella usata a Linux, che si trova nel
893 file \file{/usr/include/bits/dirent.h}, essa non contempla la presenza del
894 campo \var{d\_namlen} che indica la lunghezza del nome del file (ed infatti
895 la macro \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_NAMLEN} non è definita).} è riportata in
896 fig.~\ref{fig:file_dirent_struct}). La funzione restituisce il puntatore alla
897 struttura; si tenga presente però che quest'ultima è allocata staticamente,
898 per cui viene sovrascritta tutte le volte che si ripete la lettura di una voce
899 sullo stesso \textit{directory stream}.
901 Di questa funzione esiste anche una versione \index{funzioni!rientranti}
902 rientrante, \func{readdir\_r}, che non usa una struttura allocata
903 staticamente, e può essere utilizzata anche con i \itindex{thread}
904 \textit{thread}, il suo prototipo è:
906 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
908 \funcdecl{int readdir\_r(DIR *dir, struct dirent *entry,
909 struct dirent **result)}
911 Legge una voce dal \textit{directory stream}.
913 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
914 errore, gli errori sono gli stessi di \func{readdir}.}
917 La funzione restituisce in \param{result} (come
918 \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}) l'indirizzo
919 dove sono stati salvati i dati, che di norma corrisponde a quello della
920 struttura precedentemente allocata e specificata dall'argomento \param{entry}
921 (anche se non è assicurato che la funzione usi lo spazio fornito dall'utente).
924 \footnotesize \centering
925 \begin{minipage}[c]{15cm}
926 \includestruct{listati/dirent.c}
929 \caption{La struttura \structd{dirent} per la lettura delle informazioni dei
931 \label{fig:file_dirent_struct}
934 I vari campi di \struct{dirent} contengono le informazioni relative alle voci
935 presenti nella directory; sia BSD che SVr4\footnote{lo standard POSIX prevede
936 invece solo la presenza del campo \var{d\_fileno}, identico \var{d\_ino},
937 che in Linux è definito come alias di quest'ultimo. Il campo \var{d\_name} è
938 considerato dipendente dall'implementazione.} prevedono che siano sempre
939 presenti il campo \var{d\_name}, che contiene il nome del file nella forma di
940 una stringa terminata da uno zero,\footnote{lo standard POSIX non specifica
941 una lunghezza, ma solo un limite \const{NAME\_MAX}; in SVr4 la lunghezza del
942 campo è definita come \code{NAME\_MAX+1} che di norma porta al valore di 256
943 byte usato anche in Linux.} ed il campo \var{d\_ino}, che contiene il numero
944 di \itindex{inode} \textit{inode} cui il file è associato (di solito
945 corrisponde al campo \var{st\_ino} di \struct{stat}).
947 La presenza di ulteriori campi opzionali è segnalata dalla definizione di
948 altrettante macro nella forma \code{\_DIRENT\_HAVE\_D\_XXX} dove \code{XXX} è
949 il nome del relativo campo; nel nostro caso sono definite le macro
950 \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_TYPE}, \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_OFF} e
951 \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_RECLEN}.
956 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
958 \textbf{Valore} & \textbf{Tipo di file} \\
961 \const{DT\_UNKNOWN} & Tipo sconosciuto.\\
962 \const{DT\_REG} & File normale.\\
963 \const{DT\_DIR} & Directory.\\
964 \const{DT\_FIFO} & Fifo.\\
965 \const{DT\_SOCK} & Socket.\\
966 \const{DT\_CHR} & Dispositivo a caratteri.\\
967 \const{DT\_BLK} & Dispositivo a blocchi.\\
970 \caption{Costanti che indicano i vari tipi di file nel campo \var{d\_type}
971 della struttura \struct{dirent}.}
972 \label{tab:file_dtype_macro}
975 Per quanto riguarda il significato dei campi opzionali, il campo \var{d\_type}
976 indica il tipo di file (fifo, directory, link simbolico, ecc.). I suoi
977 possibili valori\footnote{fino alla versione 2.1 delle \acr{glibc} questo
978 campo, pur presente nella struttura, non era implementato, e resta sempre al
979 valore \const{DT\_UNKNOWN}.} sono riportati in
980 tab.~\ref{tab:file_dtype_macro}; per la conversione da e verso l'analogo
981 valore mantenuto dentro il campo \var{st\_mode} di \struct{stat} sono definite
982 anche due macro di conversione \macro{IFTODT} e \macro{DTTOIF}:
984 \funcdecl{int IFTODT(mode\_t MODE)} Converte il tipo di file dal formato di
985 \var{st\_mode} a quello di \var{d\_type}.
987 \funcdecl{mode\_t DTTOIF(int DTYPE)} Converte il tipo di file dal formato di
988 \var{d\_type} a quello di \var{st\_mode}.
991 Il campo \var{d\_off} contiene invece la posizione della voce successiva della
992 directory, mentre il campo \var{d\_reclen} la lunghezza totale della voce
993 letta. Con questi due campi diventa possibile, determinando la posizione delle
994 varie voci, spostarsi all'interno dello stream usando la funzione
995 \funcd{seekdir},\footnote{sia questa funzione che \func{telldir}, sono
996 estensioni prese da BSD, non previste dallo standard POSIX.} il cui
998 \begin{prototype}{dirent.h}{void seekdir(DIR *dir, off\_t offset)}
999 Cambia la posizione all'interno di un \textit{directory stream}.
1002 La funzione non ritorna nulla e non segnala errori, è però necessario che il
1003 valore dell'argomento \param{offset} sia valido per lo stream \param{dir};
1004 esso pertanto deve essere stato ottenuto o dal valore di \var{d\_off} di
1005 \struct{dirent} o dal valore restituito dalla funzione \funcd{telldir}, che
1006 legge la posizione corrente; il prototipo di quest'ultima è:
1007 \begin{prototype}{dirent.h}{off\_t telldir(DIR *dir)}
1008 Ritorna la posizione corrente in un \textit{directory stream}.
1010 \bodydesc{La funzione restituisce la posizione corrente nello stream (un
1011 numero positivo) in caso di successo, e -1 altrimenti, nel qual caso
1012 \var{errno} assume solo il valore di \errval{EBADF}, corrispondente ad un
1013 valore errato per \param{dir}.}
1016 La sola funzione di posizionamento nello stream prevista dallo standard POSIX
1017 è \funcd{rewinddir}, che riporta la posizione a quella iniziale; il suo
1020 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
1022 \funcdecl{void rewinddir(DIR *dir)}
1024 Si posiziona all'inizio di un \textit{directory stream}.
1028 Una volta completate le operazioni si può chiudere il \textit{directory
1029 stream} con la funzione \funcd{closedir}, il cui prototipo è:
1031 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
1033 \funcdecl{int closedir(DIR * dir)}
1035 Chiude un \textit{directory stream}.
1037 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 altrimenti, nel
1038 qual caso \var{errno} assume il valore \errval{EBADF}.}
1041 A parte queste funzioni di base in BSD 4.3 è stata introdotta un'altra
1042 funzione che permette di eseguire una scansione completa (con tanto di ricerca
1043 ed ordinamento) del contenuto di una directory; la funzione è
1044 \funcd{scandir}\footnote{in Linux questa funzione è stata introdotta fin dalle
1045 \acr{libc4}.} ed il suo prototipo è:
1046 \begin{prototype}{dirent.h}{int scandir(const char *dir,
1047 struct dirent ***namelist, int(*filter)(const struct dirent *),
1048 int(*compar)(const struct dirent **, const struct dirent **))}
1050 Esegue una scansione di un \textit{directory stream}.
1052 \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo il numero di voci
1053 trovate, e -1 altrimenti.}
1056 Al solito, per la presenza fra gli argomenti di due puntatori a funzione, il
1057 prototipo non è molto comprensibile; queste funzioni però sono quelle che
1058 controllano rispettivamente la selezione di una voce (quella passata con
1059 l'argomento \param{filter}) e l'ordinamento di tutte le voci selezionate
1060 (quella specificata dell'argomento \param{compar}).
1062 La funzione legge tutte le voci della directory indicata dall'argomento
1063 \param{dir}, passando un puntatore a ciascuna di esse (una struttura
1064 \struct{dirent}) come argomento della funzione di selezione specificata da
1065 \param{filter}; se questa ritorna un valore diverso da zero il puntatore viene
1066 inserito in un vettore che viene allocato dinamicamente con \func{malloc}.
1067 Qualora si specifichi un valore \val{NULL} per l'argomento \func{filter} non
1068 viene fatta nessuna selezione e si ottengono tutte le voci presenti.
1070 Le voci selezionate possono essere riordinate tramite \func{qsort}, le modalità
1071 del riordinamento possono essere personalizzate usando la funzione
1072 \param{compar} come criterio di ordinamento di \func{qsort}, la funzione
1073 prende come argomenti le due strutture \struct{dirent} da confrontare
1074 restituendo un valore positivo, nullo o negativo per indicarne l'ordinamento;
1075 alla fine l'indirizzo della lista ordinata dei puntatori alle strutture
1076 \struct{dirent} viene restituito nell'argomento
1077 \param{namelist}.\footnote{la funzione alloca automaticamente la lista, e
1078 restituisce, come \itindex{value~result~argument} \textit{value result
1079 argument}, l'indirizzo della stessa; questo significa che \param{namelist}
1080 deve essere dichiarato come \code{struct dirent **namelist} ed alla funzione
1081 si deve passare il suo indirizzo.}
1083 Per l'ordinamento, vale a dire come valori possibili per l'argomento
1084 \param{compar} sono disponibili due funzioni predefinite, \funcd{alphasort} e
1085 \funcd{versionsort}, i cui prototipi sono:
1089 \funcdecl{int alphasort(const void *a, const void *b)}
1091 \funcdecl{int versionsort(const void *a, const void *b)}
1093 Funzioni per l'ordinamento delle voci di \textit{directory stream}.
1095 \bodydesc{Le funzioni restituiscono un valore minore, uguale o maggiore di
1096 zero qualora il primo argomento sia rispettivamente minore, uguale o
1097 maggiore del secondo.}
1100 La funzione \func{alphasort} deriva da BSD ed è presente in Linux fin dalle
1101 \acr{libc4}\footnote{la versione delle \acr{libc4} e \acr{libc5} usa però come
1102 argomenti dei puntatori a delle strutture \struct{dirent}; le glibc usano il
1103 prototipo originario di BSD, mostrato anche nella definizione, che prevede
1104 puntatori a \ctyp{void}.} e deve essere specificata come argomento
1105 \param{compar} per ottenere un ordinamento alfabetico (secondo il valore del
1106 campo \var{d\_name} delle varie voci). Le \acr{glibc} prevedono come
1107 estensione\footnote{le glibc, a partire dalla versione 2.1, effettuano anche
1108 l'ordinamento alfabetico tenendo conto delle varie localizzazioni, usando
1109 \func{strcoll} al posto di \func{strcmp}.} anche \func{versionsort}, che
1110 ordina i nomi tenendo conto del numero di versione (cioè qualcosa per cui
1111 \texttt{file10} viene comunque dopo \texttt{file4}.)
1113 Un semplice esempio dell'uso di queste funzioni è riportato in
1114 fig.~\ref{fig:file_my_ls}, dove si è riportata la sezione principale di un
1115 programma che, usando la funzione di scansione illustrata in
1116 fig.~\ref{fig:file_dirscan}, stampa i nomi dei file contenuti in una directory
1117 e la relativa dimensione (in sostanza una versione semplificata del comando
1120 \begin{figure}[!htb]
1121 \footnotesize \centering
1122 \begin{minipage}[c]{15.6cm}
1123 \includecodesample{listati/my_ls.c}
1125 \caption{Esempio di codice per eseguire la lista dei file contenuti in una
1127 \label{fig:file_my_ls}
1130 Il programma è estremamente semplice; in fig.~\ref{fig:file_my_ls} si è omessa
1131 la parte di gestione delle opzioni (che prevede solo l'uso di una funzione per
1132 la stampa della sintassi, anch'essa omessa) ma il codice completo potrà essere
1133 trovato coi sorgenti allegati nel file \file{myls.c}.
1135 In sostanza tutto quello che fa il programma, dopo aver controllato
1136 (\texttt{\small 10--13}) di avere almeno un argomento (che indicherà la
1137 directory da esaminare) è chiamare (\texttt{\small 14}) la funzione
1138 \func{DirScan} per eseguire la scansione, usando la funzione \code{do\_ls}
1139 (\texttt{\small 20--26}) per fare tutto il lavoro.
1141 Quest'ultima si limita (\texttt{\small 23}) a chiamare \func{stat} sul file
1142 indicato dalla directory entry passata come argomento (il cui nome è appunto
1143 \var{direntry->d\_name}), memorizzando in una opportuna struttura \var{data} i
1144 dati ad esso relativi, per poi provvedere (\texttt{\small 24}) a stampare il
1145 nome del file e la dimensione riportata in \var{data}.
1147 Dato che la funzione verrà chiamata all'interno di \func{DirScan} per ogni
1148 voce presente questo è sufficiente a stampare la lista completa dei file e
1149 delle relative dimensioni. Si noti infine come si restituisca sempre 0 come
1150 valore di ritorno per indicare una esecuzione senza errori.
1152 \begin{figure}[!htb]
1153 \footnotesize \centering
1154 \begin{minipage}[c]{15.6cm}
1155 \includecodesample{listati/DirScan.c}
1157 \caption{Codice della funzione di scansione di una directory contenuta nel
1158 file \file{DirScan.c}.}
1159 \label{fig:file_dirscan}
1162 Tutto il grosso del lavoro è svolto dalla funzione \func{DirScan}, riportata
1163 in fig.~\ref{fig:file_dirscan}. La funzione è volutamente generica e permette
1164 di eseguire una funzione, passata come secondo argomento, su tutte le voci di
1165 una directory. La funzione inizia con l'aprire (\texttt{\small 19--23}) uno
1166 stream sulla directory passata come primo argomento, stampando un messaggio in
1169 Il passo successivo (\texttt{\small 24--25}) è cambiare directory di lavoro
1170 (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}), usando in sequenza le funzione
1171 \func{dirfd} e \func{fchdir} (in realtà si sarebbe potuto usare direttamente
1172 \func{chdir} su \var{dirname}), in modo che durante il successivo ciclo
1173 (\texttt{\small 27--31}) sulle singole voci dello stream ci si trovi
1174 all'interno della directory.\footnote{questo è essenziale al funzionamento
1175 della funzione \code{do\_ls} (e ad ogni funzione che debba usare il campo
1176 \var{d\_name}, in quanto i nomi dei file memorizzati all'interno di una
1177 struttura \struct{dirent} sono sempre relativi alla directory in questione,
1178 e senza questo posizionamento non si sarebbe potuto usare \func{stat} per
1179 ottenere le dimensioni.}
1181 Avendo usato lo stratagemma di fare eseguire tutte le manipolazioni necessarie
1182 alla funzione passata come secondo argomento, il ciclo di scansione della
1183 directory è molto semplice; si legge una voce alla volta (\texttt{\small 27})
1184 all'interno di una istruzione di \code{while} e fintanto che si riceve una
1185 voce valida (cioè un puntatore diverso da \val{NULL}) si esegue
1186 (\texttt{\small 27}) la funzione di elaborazione \var{compare} (che nel nostro
1187 caso sarà \code{do\_ls}), ritornando con un codice di errore (\texttt{\small
1188 28}) qualora questa presenti una anomalia (identificata da un codice di
1189 ritorno negativo). Una volta terminato il ciclo la funzione si conclude con la
1190 chiusura (\texttt{\small 32}) dello stream\footnote{nel nostro caso, uscendo
1191 subito dopo la chiamata, questo non servirebbe, in generale però
1192 l'operazione è necessaria, dato che la funzione può essere invocata molte
1193 volte all'interno dello stesso processo, per cui non chiudere i
1194 \textit{directory stream} comporterebbe un consumo progressivo di risorse,
1195 con conseguente rischio di esaurimento delle stesse.} e la restituzione
1196 (\texttt{\small 33}) del codice di operazioni concluse con successo.
1199 \subsection{La directory di lavoro}
1200 \label{sec:file_work_dir}
1204 Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} a ciascun processo è associata una
1205 directory nel filesystem,\footnote{questa viene mantenuta all'interno dei dati
1206 della sua \struct{task\_struct} (vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}), più
1207 precisamente nel campo \texttt{pwd} della sotto-struttura
1208 \struct{fs\_struct}.} che è chiamata \textsl{directory corrente} o
1209 \textsl{directory di lavoro} (in inglese \textit{current working directory}).
1210 La directory di lavoro è quella da cui si parte quando un
1211 \itindsub{pathname}{relativo} \textit{pathname} è espresso in forma relativa,
1212 dove il ``\textsl{relativa}'' fa riferimento appunto a questa directory.
1214 Quando un utente effettua il login, questa directory viene impostata alla
1215 \textit{home directory} del suo account. Il comando \cmd{cd} della shell
1216 consente di cambiarla a piacere, spostandosi da una directory ad un'altra, il
1217 comando \cmd{pwd} la stampa sul terminale. Siccome la directory corrente
1218 resta la stessa quando viene creato un processo figlio (vedi
1219 sez.~\ref{sec:proc_fork}), la directory corrente della shell diventa anche la
1220 directory corrente di qualunque comando da essa lanciato.
1222 Dato che è il kernel che tiene traccia per ciascun processo \itindex{inode}
1223 dell'\textit{inode} della directory di lavoro, per ottenerne il
1224 \textit{pathname} occorre usare una apposita funzione di libreria,
1225 \funcd{getcwd},\footnote{con Linux \func{getcwd} è una \textit{system call}
1226 dalla versione 2.1.9, in precedenza il valore doveva essere ottenuto tramite
1227 il filesystem \texttt{/proc} da \procfile{/proc/self/cwd}.} il cui prototipo
1229 \begin{prototype}{unistd.h}{char *getcwd(char *buffer, size\_t size)}
1230 Legge il \textit{pathname} della directory di lavoro corrente.
1232 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore \param{buffer} se riesce,
1233 \val{NULL} se fallisce, in quest'ultimo caso la variabile
1234 \var{errno} è impostata con i seguenti codici di errore:
1236 \item[\errcode{EINVAL}] l'argomento \param{size} è zero e \param{buffer} non
1238 \item[\errcode{ERANGE}] l'argomento \param{size} è più piccolo della
1239 lunghezza del \textit{pathname}.
1240 \item[\errcode{EACCES}] manca il permesso di lettura o di ricerca su uno dei
1241 componenti del \textit{pathname} (cioè su una delle directory superiori
1243 \item[\errcode{ENOENT}] la directory di lavoro è stata eliminata.
1247 La funzione restituisce il \textit{pathname} completo della directory di
1248 lavoro corrente nella stringa puntata da \param{buffer}, che deve essere
1249 precedentemente allocata, per una dimensione massima di \param{size}. Il
1250 buffer deve essere sufficientemente largo da poter contenere il
1251 \textit{pathname} completo più lo zero di terminazione della stringa. Qualora
1252 esso ecceda le dimensioni specificate con \param{size} la funzione restituisce
1255 Si può anche specificare un puntatore nullo come
1256 \param{buffer},\footnote{questa è un'estensione allo standard POSIX.1,
1257 supportata da Linux e dalla \acr{glibc}.} nel qual caso la stringa sarà
1258 allocata automaticamente per una dimensione pari a \param{size} qualora questa
1259 sia diversa da zero, o della lunghezza esatta del \textit{pathname}
1260 altrimenti. In questo caso ci si deve ricordare di disallocare la stringa una
1261 volta cessato il suo utilizzo.
1263 Di questa funzione esiste una versione \code{char *getwd(char *buffer)} fatta
1264 per compatibilità all'indietro con BSD, che non consente di specificare la
1265 dimensione del buffer; esso deve essere allocato in precedenza ed avere una
1266 dimensione superiore a \const{PATH\_MAX} (di solito 256 byte, vedi
1267 sez.~\ref{sec:sys_limits}); il problema è che in Linux non esiste una
1268 dimensione superiore per un \textit{pathname}, per cui non è detto che il
1269 buffer sia sufficiente a contenere il nome del file, e questa è la ragione
1270 principale per cui questa funzione è deprecata.
1272 Un uso comune di \func{getcwd} è quello di salvare la directory di lavoro
1273 iniziale per poi potervi tornare in un tempo successivo, un metodo alternativo
1274 più veloce, se non si è a corto di file descriptor, è invece quello di aprire
1275 la directory corrente (vale a dire ``\texttt{.}'') e tornarvi in seguito con
1278 Una seconda usata per ottenere la directory di lavoro è \code{char
1279 *get\_current\_dir\_name(void)} che è sostanzialmente equivalente ad una
1280 \code{getcwd(NULL, 0)}, con la sola differenza che essa ritorna il valore
1281 della variabile di ambiente \val{PWD}, che essendo costruita dalla shell può
1282 contenere un \textit{pathname} comprendente anche dei link simbolici. Usando
1283 \func{getcwd} infatti, essendo il \textit{pathname} ricavato risalendo
1284 all'indietro l'albero della directory, si perderebbe traccia di ogni passaggio
1285 attraverso eventuali link simbolici.
1287 Per cambiare la directory di lavoro si può usare la funzione \funcd{chdir}
1288 (equivalente del comando di shell \cmd{cd}) il cui nome sta appunto per
1289 \textit{change directory}, il suo prototipo è:
1290 \begin{prototype}{unistd.h}{int chdir(const char *pathname)}
1291 Cambia la directory di lavoro in \param{pathname}.
1293 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 per un errore,
1294 nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
1296 \item[\errcode{ENOTDIR}] non si è specificata una directory.
1297 \item[\errcode{EACCES}] manca il permesso di ricerca su uno dei componenti
1300 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
1301 \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP} e \errval{EIO}.}
1303 \noindent ed ovviamente \param{pathname} deve indicare una directory per la
1304 quale si hanno i permessi di accesso.
1306 Dato che anche le directory sono file, è possibile riferirsi ad esse anche
1307 tramite il file descriptor, e non solo tramite il \textit{pathname}, per fare
1308 questo si usa \funcd{fchdir}, il cui prototipo è:
1309 \begin{prototype}{unistd.h}{int fchdir(int fd)}
1310 Identica a \func{chdir}, ma usa il file descriptor \param{fd} invece del
1313 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
1314 errore, in caso di errore \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o
1317 \noindent anche in questo caso \param{fd} deve essere un file descriptor
1318 valido che fa riferimento ad una directory. Inoltre l'unico errore di accesso
1319 possibile (tutti gli altri sarebbero occorsi all'apertura di \param{fd}), è
1320 quello in cui il processo non ha il permesso di accesso alla directory
1321 specificata da \param{fd}.
1327 \subsection{I file temporanei}
1328 \label{sec:file_temp_file}
1330 In molte occasioni è utile poter creare dei file temporanei; benché la cosa
1331 sembri semplice, in realtà il problema è più sottile di quanto non appaia a
1332 prima vista. Infatti anche se sembrerebbe banale generare un nome a caso e
1333 creare il file dopo aver controllato che questo non esista, nel momento fra il
1334 controllo e la creazione si ha giusto lo spazio per una possibile
1335 \itindex{race~condition} \textit{race condition} (si ricordi quanto visto in
1336 sez.~\ref{sec:proc_race_cond}).
1338 Le \acr{glibc} provvedono varie funzioni per generare nomi di file temporanei,
1339 di cui si abbia certezza di unicità (al momento della generazione); la prima
1340 di queste funzioni è \funcd{tmpnam} il cui prototipo è:
1341 \begin{prototype}{stdio.h}{char *tmpnam(char *string)}
1342 Restituisce il puntatore ad una stringa contente un nome di file valido e
1343 non esistente al momento dell'invocazione.
1345 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa con il nome o
1346 \val{NULL} in caso di fallimento. Non sono definiti errori.}
1348 \noindent se si è passato un puntatore \param{string} non nullo questo deve
1349 essere di dimensione \const{L\_tmpnam} (costante definita in \file{stdio.h},
1350 come \const{P\_tmpdir} e \const{TMP\_MAX}) ed il nome generato vi verrà
1351 copiato automaticamente; altrimenti il nome sarà generato in un buffer statico
1352 interno che verrà sovrascritto ad una chiamata successiva. Successive
1353 invocazioni della funzione continueranno a restituire nomi unici fino ad un
1354 massimo di \const{TMP\_MAX} volte. Al nome viene automaticamente aggiunto come
1355 prefisso la directory specificata da \const{P\_tmpdir}.
1357 Di questa funzione esiste una versione \index{funzioni!rientranti} rientrante,
1358 \func{tmpnam\_r}, che non fa nulla quando si passa \val{NULL} come argomento.
1359 Una funzione simile, \funcd{tempnam}, permette di specificare un prefisso per
1360 il file esplicitamente, il suo prototipo è:
1361 \begin{prototype}{stdio.h}{char *tempnam(const char *dir, const char *pfx)}
1362 Restituisce il puntatore ad una stringa contente un nome di file valido e
1363 non esistente al momento dell'invocazione.
1365 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa con il nome o
1366 \val{NULL} in caso di fallimento, \var{errno} viene impostata a
1367 \errval{ENOMEM} qualora fallisca l'allocazione della stringa.}
1370 La funzione alloca con \code{malloc} la stringa in cui restituisce il nome,
1371 per cui è sempre \index{funzioni!rientranti} rientrante, occorre però
1372 ricordarsi di disallocare con \code{free} il puntatore che restituisce.
1373 L'argomento \param{pfx} specifica un prefisso di massimo 5 caratteri per il
1374 nome provvisorio. La funzione assegna come directory per il file temporaneo
1375 (verificando che esista e sia accessibili), la prima valida delle seguenti:
1377 \item La variabile di ambiente \const{TMPDIR} (non ha effetto se non è
1378 definita o se il programma chiamante è \itindex{suid~bit} \acr{suid} o
1379 \itindex{sgid~bit} \acr{sgid}, vedi sez.~\ref{sec:file_special_perm}).
1380 \item il valore dell'argomento \param{dir} (se diverso da \val{NULL}).
1381 \item Il valore della costante \const{P\_tmpdir}.
1382 \item la directory \file{/tmp}.
1385 In ogni caso, anche se la generazione del nome è casuale, ed è molto difficile
1386 ottenere un nome duplicato, nulla assicura che un altro processo non possa
1387 avere creato, fra l'ottenimento del nome e l'apertura del file, un altro file
1388 con lo stesso nome; per questo motivo quando si usa il nome ottenuto da una di
1389 queste funzioni occorre sempre aprire il nuovo file in modalità di esclusione
1390 (cioè con l'opzione \const{O\_EXCL} per i file descriptor o con il flag
1391 \code{x} per gli stream) che fa fallire l'apertura in caso il file sia già
1394 Per evitare di dovere effettuare a mano tutti questi controlli, lo standard
1395 POSIX definisce la funzione \funcd{tmpfile}, che permette di ottenere in
1396 maniera sicura l'accesso ad un file temporaneo, il suo prototipo è:
1397 \begin{prototype}{stdio.h}{FILE *tmpfile (void)}
1398 Restituisce un file temporaneo aperto in lettura/scrittura.
1400 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore allo stream associato al file
1401 temporaneo in caso di successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual
1402 caso \var{errno} assumerà i valori:
1404 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1405 \item[\errcode{EEXIST}] non è stato possibile generare un nome univoco.
1407 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EMFILE}, \errval{ENFILE},
1408 \errval{ENOSPC}, \errval{EROFS} e \errval{EACCES}.}
1411 La funzione restituisce direttamente uno stream già aperto (in modalità
1412 \code{r+b}, si veda sez.~\ref{sec:file_fopen}) e pronto per l'uso, che viene
1413 automaticamente cancellato alla sua chiusura o all'uscita dal programma. Lo
1414 standard non specifica in quale directory verrà aperto il file, ma le
1415 \acr{glibc} prima tentano con \const{P\_tmpdir} e poi con \file{/tmp}. Questa
1416 funzione è \index{funzioni!rientranti} rientrante e non soffre di problemi di
1417 \itindex{race~condition} \textit{race condition}.
1419 Alcune versioni meno recenti di Unix non supportano queste funzioni; in questo
1420 caso si possono usare le vecchie funzioni \funcd{mktemp} e \func{mkstemp} che
1421 modificano una stringa di input che serve da modello e che deve essere
1422 conclusa da 6 caratteri \code{X} che verranno sostituiti da un codice
1423 unico. La prima delle due è analoga a \func{tmpnam} e genera un nome casuale,
1425 \begin{prototype}{stlib.h}{char *mktemp(char *template)}
1426 Genera un filename univoco sostituendo le \code{XXXXXX} finali di
1429 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore \param{template} in caso di
1430 successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
1433 \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
1436 \noindent dato che \param{template} deve poter essere modificata dalla
1437 funzione non si può usare una stringa costante. Tutte le avvertenze riguardo
1438 alle possibili \itindex{race~condition} \textit{race condition} date per
1439 \func{tmpnam} continuano a valere; inoltre in alcune vecchie implementazioni
1440 il valore usato per sostituire le \code{XXXXXX} viene formato con il \acr{pid}
1441 del processo più una lettera, il che mette a disposizione solo 26 possibilità
1442 diverse per il nome del file, e rende il nome temporaneo facile da indovinare.
1443 Per tutti questi motivi la funzione è deprecata e non dovrebbe mai essere
1446 La seconda funzione, \funcd{mkstemp} è sostanzialmente equivalente a
1447 \func{tmpfile}, ma restituisce un file descriptor invece di uno stream; il suo
1449 \begin{prototype}{stlib.h}{int mkstemp(char *template)}
1450 Genera un file temporaneo con un nome ottenuto sostituendo le \code{XXXXXX}
1451 finali di \param{template}.
1453 \bodydesc{La funzione ritorna il file descriptor in caso successo e
1454 -1 in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
1456 \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
1457 \item[\errcode{EEXIST}] non è riuscita a creare un file temporaneo, il
1458 contenuto di \param{template} è indefinito.
1461 \noindent come per \func{mktemp} anche in questo caso \param{template} non può
1462 essere una stringa costante. La funzione apre un file in lettura/scrittura con
1463 la funzione \func{open}, usando l'opzione \const{O\_EXCL} (si veda
1464 sez.~\ref{sec:file_open}), in questo modo al ritorno della funzione si ha la
1465 certezza di essere i soli utenti del file. I permessi sono impostati al valore
1466 \code{0600}\footnote{questo è vero a partire dalle \acr{glibc} 2.0.7, le
1467 versioni precedenti delle \acr{glibc} e le vecchie \acr{libc5} e \acr{libc4}
1468 usavano il valore \code{0666} che permetteva a chiunque di leggere i
1469 contenuti del file.} (si veda sez.~\ref{sec:file_perm_overview}).
1471 In OpenBSD è stata introdotta un'altra funzione\footnote{introdotta anche in
1472 Linux a partire dalle \acr{glibc} 2.1.91.} simile alle precedenti,
1473 \funcd{mkdtemp}, che crea una directory temporanea; il suo prototipo è:
1474 \begin{prototype}{stlib.h}{char *mkdtemp(char *template)}
1475 Genera una directory temporaneo il cui nome è ottenuto sostituendo le
1476 \code{XXXXXX} finali di \param{template}.
1478 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore al nome della directory in caso
1479 successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
1482 \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
1484 più gli altri eventuali codici di errore di \func{mkdir}.}
1486 \noindent la directory è creata con permessi \code{0700} (al solito si veda
1487 cap.~\ref{cha:file_unix_interface} per i dettagli); dato che la creazione
1488 della directory è sempre esclusiva i precedenti problemi di
1489 \itindex{race~condition} \textit{race condition} non si pongono.
1492 \section{La manipolazione delle caratteristiche dei file}
1493 \label{sec:file_infos}
1495 Come spiegato in sez.~\ref{sec:file_filesystem} tutte le informazioni generali
1496 relative alle caratteristiche di ciascun file, a partire dalle informazioni
1497 relative al controllo di accesso, sono mantenute \itindex{inode}
1498 nell'\textit{inode}.
1500 Vedremo in questa sezione come sia possibile leggere tutte queste informazioni
1501 usando la funzione \func{stat}, che permette l'accesso a tutti i dati
1502 memorizzati \itindex{inode} nell'\textit{inode}; esamineremo poi le varie
1503 funzioni usate per manipolare tutte queste informazioni (eccetto quelle che
1504 riguardano la gestione del controllo di accesso, trattate in in
1505 sez.~\ref{sec:file_access_control}).
1508 \subsection{La lettura delle caratteristiche dei file}
1509 \label{sec:file_stat}
1511 La lettura delle informazioni relative ai file è fatta attraverso la famiglia
1512 delle funzioni \func{stat} (\funcd{stat}, \funcd{fstat} e \funcd{lstat});
1513 questa è la funzione che ad esempio usa il comando \cmd{ls} per poter ottenere
1514 e mostrare tutti i dati relativi ad un file. I prototipi di queste funzioni
1517 \headdecl{sys/types.h}
1518 \headdecl{sys/stat.h}
1521 \funcdecl{int stat(const char *file\_name, struct stat *buf)} Legge le
1522 informazione del file specificato da \param{file\_name} e le inserisce in
1525 \funcdecl{int lstat(const char *file\_name, struct stat *buf)} Identica a
1526 \func{stat} eccetto che se il \param{file\_name} è un link simbolico vengono
1527 lette le informazioni relative ad esso e non al file a cui fa riferimento.
1529 \funcdecl{int fstat(int filedes, struct stat *buf)} Identica a \func{stat}
1530 eccetto che si usa con un file aperto, specificato tramite il suo file
1531 descriptor \param{filedes}.
1533 \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 per un
1534 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \errval{EBADF},
1535 \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ELOOP}, \errval{EFAULT},
1536 \errval{EACCES}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENAMETOOLONG}.}
1538 \noindent il loro comportamento è identico, solo che operano rispettivamente
1539 su un file, su un link simbolico e su un file descriptor.
1541 La struttura \struct{stat} usata da queste funzioni è definita nell'header
1542 \file{sys/stat.h} e in generale dipende dall'implementazione; la versione
1543 usata da Linux è mostrata in fig.~\ref{fig:file_stat_struct}, così come
1544 riportata dalla pagina di manuale di \func{stat}; in realtà la definizione
1545 effettivamente usata nel kernel dipende dall'architettura e ha altri campi
1546 riservati per estensioni come tempi dei file più precisi (vedi
1547 sez.~\ref{sec:file_file_times}), o per il padding dei campi.
1549 \begin{figure}[!htb]
1552 \begin{minipage}[c]{15cm}
1553 \includestruct{listati/stat.h}
1556 \caption{La struttura \structd{stat} per la lettura delle informazioni dei
1558 \label{fig:file_stat_struct}
1561 Si noti come i vari membri della struttura siano specificati come tipi
1562 primitivi del sistema (di quelli definiti in
1563 tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e dichiarati in \file{sys/types.h}).
1565 \subsection{I tipi di file}
1566 \label{sec:file_types}
1568 Come riportato in tab.~\ref{tab:file_file_types} in Linux oltre ai file e alle
1569 directory esistono altri oggetti che possono stare su un filesystem. Il tipo
1570 di file è ritornato dalla funzione \func{stat} come maschera binaria nel campo
1571 \var{st\_mode} (che contiene anche le informazioni relative ai permessi) di
1572 una struttura \struct{stat}.
1574 Dato che il valore numerico può variare a seconda delle implementazioni, lo
1575 standard POSIX definisce un insieme di macro per verificare il tipo di file,
1576 queste vengono usate anche da Linux che supporta pure le estensioni allo
1577 standard per i link simbolici e i socket definite da BSD; l'elenco completo
1578 delle macro con cui è possibile estrarre l'informazione da \var{st\_mode} è
1579 riportato in tab.~\ref{tab:file_type_macro}.
1583 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
1585 \textbf{Macro} & \textbf{Tipo del file} \\
1588 \macro{S\_ISREG(m)} & file normale.\\
1589 \macro{S\_ISDIR(m)} & directory.\\
1590 \macro{S\_ISCHR(m)} & dispositivo a caratteri.\\
1591 \macro{S\_ISBLK(m)} & dispositivo a blocchi.\\
1592 \macro{S\_ISFIFO(m)} & fifo.\\
1593 \macro{S\_ISLNK(m)} & link simbolico.\\
1594 \macro{S\_ISSOCK(m)} & socket.\\
1597 \caption{Macro per i tipi di file (definite in \texttt{sys/stat.h}).}
1598 \label{tab:file_type_macro}
1601 Oltre alle macro di tab.~\ref{tab:file_type_macro} è possibile usare
1602 direttamente il valore di \var{st\_mode} per ricavare il tipo di file
1603 controllando direttamente i vari bit in esso memorizzati. Per questo sempre in
1604 \file{sys/stat.h} sono definite le costanti numeriche riportate in
1605 tab.~\ref{tab:file_mode_flags}.
1607 Il primo valore dell'elenco di tab.~\ref{tab:file_mode_flags} è la maschera
1608 binaria che permette di estrarre i bit nei quali viene memorizzato il tipo di
1609 file, i valori successivi sono le costanti corrispondenti ai singoli bit, e
1610 possono essere usati per effettuare la selezione sul tipo di file voluto, con
1611 un'opportuna combinazione.
1616 \begin{tabular}[c]{|l|c|l|}
1618 \textbf{Flag} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
1621 \const{S\_IFMT} & 0170000 & Maschera per i bit del tipo di file.\\
1622 \const{S\_IFSOCK} & 0140000 & Socket.\\
1623 \const{S\_IFLNK} & 0120000 & Link simbolico.\\
1624 \const{S\_IFREG} & 0100000 & File regolare.\\
1625 \const{S\_IFBLK} & 0060000 & Dispositivo a blocchi.\\
1626 \const{S\_IFDIR} & 0040000 & Directory.\\
1627 \const{S\_IFCHR} & 0020000 & Dispositivo a caratteri.\\
1628 \const{S\_IFIFO} & 0010000 & Fifo.\\
1630 \const{S\_ISUID} & 0004000 & Set UID bit \itindex{suid~bit}.\\
1631 \const{S\_ISGID} & 0002000 & Set GID bit \itindex{sgid~bit}.\\
1632 \const{S\_ISVTX} & 0001000 & Sticky bit \itindex{sticky~bit}.\\
1634 % \const{S\_IRWXU} & 00700 & Bitmask per i permessi del proprietario.\\
1635 \const{S\_IRUSR} & 00400 & Il proprietario ha permesso di lettura.\\
1636 \const{S\_IWUSR} & 00200 & Il proprietario ha permesso di scrittura.\\
1637 \const{S\_IXUSR} & 00100 & Il proprietario ha permesso di esecuzione.\\
1639 % \const{S\_IRWXG} & 00070 & Bitmask per i permessi del gruppo.\\
1640 \const{S\_IRGRP} & 00040 & Il gruppo ha permesso di lettura.\\
1641 \const{S\_IWGRP} & 00020 & Il gruppo ha permesso di scrittura.\\
1642 \const{S\_IXGRP} & 00010 & Il gruppo ha permesso di esecuzione.\\
1644 % \const{S\_IRWXO} & 00007 & Bitmask per i permessi di tutti gli altri\\
1645 \const{S\_IROTH} & 00004 & Gli altri hanno permesso di lettura.\\
1646 \const{S\_IWOTH} & 00002 & Gli altri hanno permesso di esecuzione.\\
1647 \const{S\_IXOTH} & 00001 & Gli altri hanno permesso di esecuzione.\\
1650 \caption{Costanti per l'identificazione dei vari bit che compongono il campo
1651 \var{st\_mode} (definite in \file{sys/stat.h}).}
1652 \label{tab:file_mode_flags}
1655 Ad esempio se si volesse impostare una condizione che permetta di controllare
1656 se un file è una directory o un file ordinario si potrebbe definire la macro
1658 \includecodesnip{listati/is_file_dir.h}
1659 in cui prima si estraggono da \var{st\_mode} i bit relativi al tipo di file e
1660 poi si effettua il confronto con la combinazione di tipi scelta.
1663 \subsection{Le dimensioni dei file}
1664 \label{sec:file_file_size}
1666 Il campo \var{st\_size} di una struttura \struct{stat} contiene la dimensione
1667 del file in byte, se si tratta di un file regolare. Nel caso di un link
1668 simbolico la dimensione è quella del \itindex{pathname} \textit{pathname} che
1669 il link stesso contiene; per le fifo questo campo è sempre nullo.
1671 Il campo \var{st\_blocks} definisce la lunghezza del file in blocchi di 512
1672 byte. Il campo \var{st\_blksize} infine definisce la dimensione preferita per
1673 i trasferimenti sui file (che è la dimensione usata anche dalle librerie del C
1674 per l'interfaccia degli stream); scrivere sul file a blocchi di dati di
1675 dimensione inferiore sarebbe inefficiente.
1677 Si tenga conto che la lunghezza del file riportata in \var{st\_size} non è
1678 detto che corrisponda all'occupazione dello spazio su disco per via della
1679 possibile esistenza dei cosiddetti \textit{holes} (letteralmente
1680 \textsl{buchi}) che si formano tutte le volte che si va a scrivere su un file
1681 dopo aver eseguito una \func{lseek} (vedi sez.~\ref{sec:file_lseek}) oltre la
1684 In questo caso si avranno risultati differenti a seconda del modo in cui si
1685 calcola la lunghezza del file, ad esempio il comando \cmd{du}, (che riporta il
1686 numero di blocchi occupati) potrà dare una dimensione inferiore, mentre se si
1687 legge dal file (ad esempio usando il comando \cmd{wc -c}), dato che in tal
1688 caso per le parti non scritte vengono restituiti degli zeri, si avrà lo stesso
1689 risultato di \cmd{ls}.
1691 Se è sempre possibile allargare un file, scrivendoci sopra od usando la
1692 funzione \func{lseek} per spostarsi oltre la sua fine, esistono anche casi in
1693 cui si può avere bisogno di effettuare un troncamento, scartando i dati
1694 presenti al di là della dimensione scelta come nuova fine del file.
1696 Un file può sempre essere troncato a zero aprendolo con il flag
1697 \const{O\_TRUNC}, ma questo è un caso particolare; per qualunque altra
1698 dimensione si possono usare le due funzioni \funcd{truncate} e
1699 \funcd{ftruncate}, i cui prototipi sono:
1701 \headdecl{unistd.h} \funcdecl{int truncate(const char *file\_name, off\_t
1702 length)} Fa si che la dimensione del file \param{file\_name} sia troncata
1703 ad un valore massimo specificato da \param{lenght}.
1705 \funcdecl{int ftruncate(int fd, off\_t length))} Identica a \func{truncate}
1706 eccetto che si usa con un file aperto, specificato tramite il suo file
1707 descriptor \param{fd}.
1709 \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un
1710 errore, nel qual caso \var{errno} viene impostata opportunamente; per
1711 \func{ftruncate} si hanno i valori:
1713 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor.
1714 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è un riferimento ad un socket, non a un
1715 file o non è aperto in scrittura.
1717 per \func{truncate} si hanno:
1719 \item[\errcode{EACCES}] il file non ha permesso di scrittura o non si ha il
1720 permesso di esecuzione una delle directory del \itindex{pathname}
1722 \item[\errcode{ETXTBSY}] il file è un programma in esecuzione.
1724 ed anche \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
1725 \errval{EROFS}, \errval{EIO}, \errval{EFAULT}, \errval{ELOOP}.}
1728 Se il file è più lungo della lunghezza specificata i dati in eccesso saranno
1729 perduti; il comportamento in caso di lunghezza inferiore non è specificato e
1730 dipende dall'implementazione: il file può essere lasciato invariato o esteso
1731 fino alla lunghezza scelta; in quest'ultimo caso lo spazio viene riempito con
1732 zeri (e in genere si ha la creazione di un \textit{hole} nel file).
1735 \subsection{I tempi dei file}
1736 \label{sec:file_file_times}
1738 Il sistema mantiene per ciascun file tre tempi. Questi sono registrati
1739 \itindex{inode} nell'\textit{inode} insieme agli altri attributi del file e
1740 possono essere letti tramite la funzione \func{stat}, che li restituisce
1741 attraverso tre campi della struttura \struct{stat} di
1742 fig.~\ref{fig:file_stat_struct}. Il significato di detti tempi e dei relativi
1743 campi è riportato nello schema in tab.~\ref{tab:file_file_times}, dove è anche
1744 riportato un esempio delle funzioni che effettuano cambiamenti su di essi. Il
1745 valore è espresso nel cosiddetto \itindex{calendar~time} \textit{calendar
1746 time}, su cui torneremo in dettaglio in sez.~\ref{sec:sys_time}.
1751 \begin{tabular}[c]{|c|l|l|c|}
1753 \textbf{Membro} & \textbf{Significato} & \textbf{Funzione}
1754 & \textbf{Opzione di \cmd{ls}} \\
1757 \var{st\_atime}& ultimo accesso ai dati del file &
1758 \func{read}, \func{utime} & \cmd{-u}\\
1759 \var{st\_mtime}& ultima modifica ai dati del file &
1760 \func{write}, \func{utime} & default\\
1761 \var{st\_ctime}& ultima modifica ai dati dell'\textit{inode} &
1762 \func{chmod}, \func{utime} & \cmd{-c}\\
1765 \caption{I tre tempi associati a ciascun file.}
1766 \label{tab:file_file_times}
1769 Il primo punto da tenere presente è la differenza fra il cosiddetto tempo di
1770 modifica (il \textit{modification time}, \var{st\_mtime}) e il tempo di
1771 cambiamento di stato (il \textit{change time}, \var{st\_ctime}). Il primo
1772 infatti fa riferimento ad una modifica del contenuto di un file, mentre il
1773 secondo ad una modifica \itindex{inode} dell'\textit{inode}; siccome esistono
1774 molte operazioni (come la funzione \func{link} e molte altre che vedremo in
1775 seguito) che modificano solo le informazioni contenute \itindex{inode}
1776 nell'\textit{inode} senza toccare il contenuto del file, diventa necessario
1777 l'utilizzo di un altro tempo.
1779 Il tempo di ultima modifica viene usato ad esempio da programmi come
1780 \cmd{make} per decidere quali file necessitano di essere ricompilati o
1781 (talvolta insieme anche al tempo di cambiamento di stato) per decidere quali
1782 file devono essere archiviati per il backup. Il tempo di ultimo accesso viene
1783 di solito usato per identificare i file che non vengono più utilizzati per un
1784 certo lasso di tempo. Ad esempio un programma come \texttt{leafnode} lo usa
1785 per cancellare gli articoli letti più vecchi, mentre \texttt{mutt} lo usa per
1786 marcare i messaggi di posta che risultano letti. Il sistema non tiene conto
1787 dell'ultimo accesso \itindex{inode} all'\textit{inode}, pertanto funzioni come
1788 \func{access} o \func{stat} non hanno alcuna influenza sui tre tempi. Il
1789 comando \cmd{ls} (quando usato con le opzioni \cmd{-l} o \cmd{-t}) mostra i
1790 tempi dei file secondo lo schema riportato nell'ultima colonna di
1791 tab.~\ref{tab:file_file_times}.
1793 L'aggiornamento del tempo di ultimo accesso è stato a lungo considerato un
1794 difetto progettuale di Unix, questo infatti comporta la necessità di
1795 effettuare un accesso in scrittura sul disco anche in tutti i casi in cui
1796 questa informazione non interessa e sarebbe possibile avere un semplice
1797 accesso in lettura sui dati bufferizzati. Questo comporta un ovvio costo sia
1798 in termini di prestazioni, che di consumo di risorse come la batteria per i
1799 portatili, o cicli di riscrittura per i dischi su memorie riscrivibili.
1801 Per questo motivo, onde evitare di mantenere una informazione che nella
1802 maggior parte dei casi non interessa, è sempre stato possibile disabilitare
1803 l'aggiornamento del tempo di ultimo accesso con l'opzione di montaggio
1804 \texttt{noatime}. Dato però che questo può creare problemi a qualche
1805 programma, in Linux è stata introdotta la opzione \texttt{relatime} che esegue
1806 l'aggiornamento soltanto se il tempo di ultimo accesso è precedente al tempo di
1807 ultima modifica o cambiamento, così da rendere evidente che vi è stato un
1808 accesso dopo la scrittura, ed evitando al contempo ulteriori operazioni su
1809 disco negli accessi successivi. In questo modo l'informazione relativa al
1810 fatto che un file sia stato letto resta disponibile, e ad esempio i programmi
1811 citati in precedenza continuano a funzionare. Questa opzione, a partire dal
1812 kernel 2.6.30, è diventata il comportamento di default e non deve più essere
1813 specificata esplicitamente.\footnote{si può comunque riottenere il vecchio
1814 comportamento usando la opzione di montaggio \texttt{strictatime}.}
1816 L'effetto delle varie funzioni di manipolazione dei file sui relativi tempi è
1817 illustrato in tab.~\ref{tab:file_times_effects}, facendo riferimento al
1818 comportamento classico per quanto riguarda \var{st\_atime}. Si sono riportati
1819 gli effetti sia per il file a cui si fa riferimento, sia per la directory che
1820 lo contiene; questi ultimi possono essere capiti se si tiene conto di quanto
1821 già detto, e cioè che anche le directory sono file (che contengono una lista
1822 di nomi) che il sistema tratta in maniera del tutto analoga a tutti gli altri.
1827 \begin{tabular}[c]{|l|c|c|c|c|c|c|l|}
1829 \multicolumn{1}{|p{3cm}|}{\centering{\vspace{6pt}\textbf{Funzione}}} &
1830 \multicolumn{3}{|p{3.6cm}|}{\centering{
1831 \textbf{File o directory del riferimento}}}&
1832 \multicolumn{3}{|p{3.6cm}|}{\centering{
1833 \textbf{Directory contenente il riferimento}}}
1834 &\multicolumn{1}{|p{3.6cm}|}{\centering{\vspace{6pt}\textbf{Note}}} \\
1837 \multicolumn{1}{|p{3cm}|}{}
1838 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(a)}}}
1839 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(m)}}}
1840 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(c)}}}
1841 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(a)}}}
1842 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(m)}}}
1843 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(c)}}}
1844 &\multicolumn{1}{|p{3cm}|}{} \\
1847 \func{chmod}, \func{fchmod}
1848 & -- & -- &$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1849 \func{chown}, \func{fchown}
1850 & -- & -- &$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1852 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1853 con \const{O\_CREATE} \\
1855 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1856 con \const{O\_TRUNC} \\
1858 &$\bullet$& -- & -- & -- & -- & -- &\\
1860 & -- & -- &$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1862 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1864 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1866 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1868 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1869 con \const{O\_CREATE} \\
1871 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &
1872 con \const{O\_TRUNC} \\
1874 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1876 &$\bullet$& -- & -- & -- & -- & -- &\\
1878 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1879 se esegue \func{unlink}\\
1881 & -- & -- & -- & -- &$\bullet$&$\bullet$&
1882 se esegue \func{rmdir}\\
1884 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1885 per entrambi gli argomenti\\
1887 & -- & -- & -- & -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1888 \func{truncate}, \func{ftruncate}
1889 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1891 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1893 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1895 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1898 \caption{Prospetto dei cambiamenti effettuati sui tempi di ultimo
1899 accesso \textsl{(a)}, ultima modifica \textsl{(m)} e ultimo cambiamento
1900 \textsl{(c)} dalle varie funzioni operanti su file e directory.}
1901 \label{tab:file_times_effects}
1904 Per questo motivo tutte le volte che compiremo un'operazione su un file che
1905 comporta una modifica del nome contenuto nella directory, andremo anche a
1906 scrivere sulla directory che lo contiene cambiandone il tempo di modifica. Un
1907 esempio di questo può essere la cancellazione di un file, invece leggere o
1908 scrivere o cambiare i permessi di un file ha effetti solo sui tempi di
1911 Si noti infine come \var{st\_ctime} non abbia nulla a che fare con il tempo di
1912 creazione del file, usato in molti altri sistemi operativi, ma che in Unix non
1913 esiste. Per questo motivo quando si copia un file, a meno di preservare
1914 esplicitamente i tempi (ad esempio con l'opzione \cmd{-p} di \cmd{cp}) esso
1915 avrà sempre il tempo corrente come data di ultima modifica.
1917 I tempi di ultimo accesso e modifica possono essere modificati esplicitamente
1918 usando la funzione \funcd{utime}, il cui prototipo è:
1919 \begin{prototype}{utime.h}
1920 {int utime(const char *filename, struct utimbuf *times)}
1922 Cambia i tempi di ultimo accesso e modifica \itindex{inode}
1923 dell'\textit{inode} specificato da \param{filename} secondo i valori dei
1924 campi \var{actime} e \var{modtime} di \param{times}. Se questa è \val{NULL}
1925 allora viene usato il tempo corrente.
1927 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
1928 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1930 \item[\errcode{EACCES}] non si ha il permesso di scrittura sul file.
1931 \item[\errcode{EPERM}] non si è proprietari del file.
1933 ed inoltre \errval{EROFS} e \errval{ENOENT}.}
1936 La funzione prende come argomento \param{times} una struttura
1937 \struct{utimbuf}, la cui definizione è riportata in
1938 fig.~\ref{fig:struct_utimebuf}, con la quale si possono specificare i nuovi
1939 valori che si vogliono impostare per tempi.
1941 \begin{figure}[!htb]
1942 \footnotesize \centering
1943 \begin{minipage}[c]{15cm}
1944 \includestruct{listati/utimbuf.h}
1947 \caption{La struttura \structd{utimbuf}, usata da \func{utime} per modificare
1949 \label{fig:struct_utimebuf}
1952 L'effetto della funzione e i privilegi necessari per eseguirla dipendono da
1953 cosa è l'argomento \param{times}; se è \val{NULL} la funzione imposta il
1954 tempo corrente ed è sufficiente avere accesso in scrittura al file; se invece
1955 si è specificato un valore la funzione avrà successo solo se si è proprietari
1956 del file (o si hanno i privilegi di amministratore).
1958 Si tenga presente che non è comunque possibile specificare il tempo di
1959 cambiamento di stato del file, che viene comunque cambiato dal kernel tutte le
1960 volte che si modifica \itindex{inode} l'\textit{inode} (quindi anche alla
1961 chiamata di \func{utime}). Questo serve anche come misura di sicurezza per
1962 evitare che si possa modificare un file nascondendo completamente le proprie
1963 tracce. In realtà la cosa resta possibile, se si è in grado di accedere al
1964 file di dispositivo, scrivendo direttamente sul disco senza passare attraverso
1965 il filesystem, ma ovviamente in questo modo la cosa è molto più complicata da
1968 A partire dal kernel 2.6 la risoluzione dei tempi dei file, che nei campi di
1969 tab.~\ref{tab:file_file_times} è espressa in secondi, è stata portata ai
1970 nanosecondi per la gran parte dei filesystem. La ulteriore informazione può
1971 essere acceduta attraverso altri campi appositamente aggiunti alla struttura
1972 \struct{stat}. Se si sono definite le macro \macro{\_BSD\_SOURCE} o
1973 \macro{\_SVID\_SOURCE} questi sono \var{st\_atim.tv\_nsec},
1974 \var{st\_mtim.tv\_nsec} e \var{st\_ctim.tv\_nsec} se queste non sono definite,
1975 \var{st\_atimensec}, \var{st\_mtimensec} e \var{st\_mtimensec}. Qualora il
1976 supporto per questa maggior precisione sia assente questi campi aggiuntivi
1979 Per la gestione di questi nuovi valori è stata definita una seconda funzione
1980 di modifica, \funcd{utimes}, che consente di specificare tempi con maggior
1981 precisione; il suo prototipo è:
1984 {int utimes(const char *filename, struct timeval times[2])}
1986 Cambia i tempi di ultimo accesso e modifica \itindex{inode}
1987 dell'\textit{inode} specificato da \param{filename} secondo i valori
1988 specificati da \param{times}. Se questo è \val{NULL} allora viene usato il
1991 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
1992 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1994 \item[\errcode{EACCES}] non si ha il permesso di scrittura sul file.
1995 \item[\errcode{EPERM}] non si è proprietari del file.
1997 ed inoltre \errval{EROFS} e \errval{ENOENT}.}
2000 La funzione è del tutto analoga alla precedente \func{utime} ma usa come
2001 argomento \param{times}, un vettore di due strutture \struct{timeval}, la cui
2002 definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timeval_struct}, che consentono
2003 di indicare i tempi con una precisione del microsecondo. Il primo elemento
2004 di \param{times} indica il valore per il tempo di ultimo accesso, il secondo
2005 quello per il tempo di ultima modifica.
2007 \begin{figure}[!htb]
2008 \footnotesize \centering
2009 \begin{minipage}[c]{15cm}
2010 \includestruct{listati/timeval.h}
2013 \caption{La struttura \structd{timeval} usata per indicare valori di tempo
2014 con la precisione del microsecondo.}
2015 \label{fig:sys_timeval_struct}
2018 Oltre ad \func{utimes} su Linux sono presenti altre due funzioni,\footnote{le
2019 due funzioni non sono definite in nessuno standard, ma sono presenti, oltre
2020 che su Linux, anche su BSD.} \funcd{futimes} e \funcd{lutimes}, che
2021 consentono rispettivamente di effettuare la modifica utilizzando un file
2022 già aperto o di eseguirla direttamente su un link simbolico. I relativi
2025 \headdecl{sys/time.h}
2027 \funcdecl{int futimes(int fd, const struct timeval tv[2])} Cambia i tempi
2028 di un file già aperto specificato tramite il file descriptor \param{fd}.
2030 \funcdecl{int lutimes(const char *filename, const struct timeval tv[2])}
2031 Cambia i tempi di \param{filename} anche se questo è un link simbolico.
2034 \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e $-1$ per un
2035 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di
2036 \func{utimes}, con in più per \func{futimes}:
2038 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor.
2039 \item[\errcode{ENOSYS}] il filesystem \texttt{/proc} non è accessibile.
2043 Le due funzioni anno lo stesso comportamento di \texttt{utimes} e richiedono
2044 gli stessi privilegi per poter operare, la differenza è che con \func{futimes}
2045 si può indicare il file su cui operare facendo riferimento al relativo file
2046 descriptor (tratteremo in dettaglio l'argomento in
2047 sez.~\ref{cha:file_unix_interface}) mentre con \func{lutimes} nel caso in
2048 cui \param{filename} sia un link simbolico saranno modificati i suoi tempi
2049 invece di quelli del file a cui esso punta.
2051 Nonostante il kernel, come accennato, supporti risoluzioni dei tempi dei file
2052 fino al nanosecondo, le funzioni fin qui esaminate non consentono di impostare
2053 valori con questa precisione. Per questo sono state introdotte due nuove
2054 funzioni, \funcd{futimens} e \func{utimensat}, in grado di eseguire questo
2055 compito; i rispettivi prototipi sono:
2057 \headdecl{sys/time.h}
2059 \funcdecl{futimens(int fd, const struct timespec times[2])} Cambia i tempi
2060 di un file già aperto, specificato dal file descriptor \param{fd}.
2062 \funcdecl{int utimensat(int dirfd, const char *pathname, const struct
2063 timespec times[2], int flags)} Cambia i tempi del file \param{pathname}.
2066 \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e $-1$ per un
2067 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di
2068 \func{utimes}, con in più per \func{futimes}:
2070 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor.
2071 \item[\errcode{ENOSYS}] il filesystem \texttt{/proc} non è accessibile.
2075 Entrambe le funzioni utilizzano per indicare i valori dei tempi un
2076 vettore \param{times} di due strutture \struct{timespec} che permette di
2077 specificare un valore di tempo con una precisione fino al nanosecondo, la cui
2078 definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}.
2080 \begin{figure}[!htb]
2081 \footnotesize \centering
2082 \begin{minipage}[c]{15cm}
2083 \includestruct{listati/timespec.h}
2086 \caption{La struttura \structd{timespec} usata per indicare valori di tempo
2087 con la precisione del nanosecondo.}
2088 \label{fig:sys_timespec_struct}
2091 Come per le precedenti funzioni il primo elemento di \param{times} indica il
2092 tempo di ultimo accesso ed il secondo quello di ultima modifica, e se si usa
2093 il valore \const{NULL} verrà impostato il tempo corrente sia per l'ultimo
2094 accesso che per l'ultima modifica. Nei singoli elementi di \param{times} si
2095 possono inoltre utilizzare due valori speciali per il campo \var{tv\_nsec}:
2096 con \const{UTIME\_NOW} si richiede l'uso del tempo corrente, mentre con
2097 \const{UTIME\_OMIT} si richiede di non impostare il tempo. Si può così
2098 aggiornare in maniera specifica soltanto uno fra il tempo di ultimo accesso e
2099 quello di ultima modifica. Quando si usa uno di questi valori speciali per
2100 \var{tv\_nsec} il corrispondente valore di \var{tv\_sec} viene ignorato.
2102 Queste due funzioni sono una estensione definita in una recente revisione
2103 dello standard POSIX (la POSIX.1-2008); sono state introdotte a partire dal
2104 kernel 2.6.22, e supportate dalle \acr{glibc} a partire dalla versione
2105 2.6.\footnote{in precedenza, a partire dal kernel 2.6.16, era stata introdotta
2106 la funzione \func{futimesat} seguendo una bozza della revisione dello
2107 standard poi modificata, questa funzione, sostituita da \func{utimensat}, è
2108 stata dichiarata obsoleta, non è supportata da nessuno standard e non deve
2109 essere più utilizzata: pertanto non la tratteremo.} La prima è
2110 sostanzialmente una estensione di \func{futimes} che consente di specificare i
2111 tempi con precisione maggiore, la seconda supporta invece, rispetto ad
2112 \func{utimes}, una sintassi più complessa che, come vedremo in
2113 sez.~\ref{sec:file_openat},\footnote{si rimanda pertanto la spiegazione del
2114 significato degli argomenti aggiuntivi alla trattazione generica delle varie
2115 funzioni che usano la stessa sintassi, effettuata in
2116 sez.~\ref{sec:file_openat}.} consente una indicazione sicura dei
2117 \textit{pathname relativi} specificando la directory da usare come riferimento
2118 in \param{dirfd} e la possibilità di usare \param{flags} per indicare alla
2119 funzione di dereferenziare o meno i link simbolici.
2122 \section{Il controllo di accesso ai file}
2123 \label{sec:file_access_control}
2125 Una delle caratteristiche fondamentali di tutti i sistemi unix-like è quella
2126 del controllo di accesso ai file, che viene implementato per qualunque
2127 filesystem standard.\footnote{per standard si intende che implementa le
2128 caratteristiche previste dallo standard POSIX; in Linux sono disponibili
2129 anche una serie di altri filesystem, come quelli di Windows e del Mac, che
2130 non supportano queste caratteristiche.} In questa sezione ne esamineremo i
2131 concetti essenziali e le funzioni usate per gestirne i vari aspetti.
2134 \subsection{I permessi per l'accesso ai file}
2135 \label{sec:file_perm_overview}
2137 Ad ogni file Linux associa sempre l'utente che ne è proprietario (il
2138 cosiddetto \textit{owner}) ed un gruppo di appartenenza, secondo il meccanismo
2139 degli identificatori di utente e gruppo (\acr{uid} e \acr{gid}). Questi valori
2140 sono accessibili da programma tramite la funzione \func{stat}, e sono
2141 mantenuti nei campi \var{st\_uid} e \var{st\_gid} della struttura
2142 \struct{stat} (si veda sez.~\ref{sec:file_stat}).\footnote{questo è vero solo
2143 per filesystem di tipo Unix, ad esempio non è vero per il filesystem vfat di
2144 Windows, che non fornisce nessun supporto per l'accesso multiutente, e per
2145 il quale i permessi vengono assegnati in maniera fissa con un opzione in
2148 Il controllo di accesso ai file segue un modello abbastanza semplice che
2149 prevede tre permessi fondamentali strutturati su tre livelli di accesso.
2150 Esistono varie estensioni a questo modello,\footnote{come le \textit{Access
2151 Control List} che sono state aggiunte ai filesystem standard con opportune
2152 estensioni (vedi sez.~\ref{sec:file_ACL}) per arrivare a meccanismi di
2153 controllo ancora più sofisticati come il \textit{mandatory access control}
2154 di SE-Linux.} ma nella maggior parte dei casi il meccanismo standard è più
2155 che sufficiente a soddisfare tutte le necessità più comuni. I tre permessi di
2156 base associati ad ogni file sono:
2158 \item il permesso di lettura (indicato con la lettera \texttt{r}, dall'inglese
2160 \item il permesso di scrittura (indicato con la lettera \texttt{w},
2161 dall'inglese \textit{write}).
2162 \item il permesso di esecuzione (indicato con la lettera \texttt{x},
2163 dall'inglese \textit{execute}).
2165 mentre i tre livelli su cui sono divisi i privilegi sono:
2167 \item i privilegi per l'utente proprietario del file.
2168 \item i privilegi per un qualunque utente faccia parte del gruppo cui
2170 \item i privilegi per tutti gli altri utenti.
2173 L'insieme dei permessi viene espresso con un numero a 12 bit; di questi i nove
2174 meno significativi sono usati a gruppi di tre per indicare i permessi base di
2175 lettura, scrittura ed esecuzione e sono applicati rispettivamente
2176 rispettivamente al proprietario, al gruppo, a tutti gli altri.
2180 \includegraphics[width=6cm]{img/fileperm}
2181 \caption{Lo schema dei bit utilizzati per specificare i permessi di un file
2182 contenuti nel campo \var{st\_mode} di \struct{stat}.}
2183 \label{fig:file_perm_bit}
2186 I restanti tre bit (noti come \itindex{suid~bit} \textit{suid bit},
2187 \itindex{sgid~bit} \textit{sgid bit}, e \itindex{sticky~bit} \textit{sticky
2188 bit}) sono usati per indicare alcune caratteristiche più complesse del
2189 meccanismo del controllo di accesso su cui torneremo in seguito (in
2190 sez.~\ref{sec:file_special_perm}); lo schema di allocazione dei bit è
2191 riportato in fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
2193 Anche i permessi, come tutte le altre informazioni pertinenti al file, sono
2194 memorizzati \itindex{inode} nell'\textit{inode}; in particolare essi sono
2195 contenuti in alcuni bit del campo \var{st\_mode} della struttura \struct{stat}
2196 (si veda di nuovo fig.~\ref{fig:file_stat_struct}).
2198 In genere ci si riferisce ai tre livelli dei privilegi usando le lettere
2199 \cmd{u} (per \textit{user}), \cmd{g} (per \textit{group}) e \cmd{o} (per
2200 \textit{other}), inoltre se si vuole indicare tutti i raggruppamenti insieme
2201 si usa la lettera \cmd{a} (per \textit{all}). Si tenga ben presente questa
2202 distinzione dato che in certi casi, mutuando la terminologia in uso nel VMS,
2203 si parla dei permessi base come di permessi per \textit{owner}, \textit{group}
2204 ed \textit{all}, le cui iniziali possono dar luogo a confusione. Le costanti
2205 che permettono di accedere al valore numerico di questi bit nel campo
2206 \var{st\_mode} sono riportate in tab.~\ref{tab:file_bit_perm}.
2211 \begin{tabular}[c]{|c|l|}
2213 \textbf{\var{st\_mode}} bit & \textbf{Significato} \\
2216 \const{S\_IRUSR} & \textit{user-read}, l'utente può leggere.\\
2217 \const{S\_IWUSR} & \textit{user-write}, l'utente può scrivere.\\
2218 \const{S\_IXUSR} & \textit{user-execute}, l'utente può eseguire.\\
2220 \const{S\_IRGRP} & \textit{group-read}, il gruppo può leggere.\\
2221 \const{S\_IWGRP} & \textit{group-write}, il gruppo può scrivere.\\
2222 \const{S\_IXGRP} & \textit{group-execute}, il gruppo può eseguire.\\
2224 \const{S\_IROTH} & \textit{other-read}, tutti possono leggere.\\
2225 \const{S\_IWOTH} & \textit{other-write}, tutti possono scrivere.\\
2226 \const{S\_IXOTH} & \textit{other-execute}, tutti possono eseguire.\\
2229 \caption{I bit dei permessi di accesso ai file, come definiti in
2230 \texttt{<sys/stat.h>}}
2231 \label{tab:file_bit_perm}
2234 I permessi vengono usati in maniera diversa dalle varie funzioni, e a seconda
2235 che si riferiscano a dei file, dei link simbolici o delle directory; qui ci
2236 limiteremo ad un riassunto delle regole generali, entrando nei dettagli più
2239 La prima regola è che per poter accedere ad un file attraverso il suo
2240 \itindex{pathname} \textit{pathname} occorre il permesso di esecuzione in
2241 ciascuna delle directory che compongono il \textit{pathname}; lo stesso vale
2242 per aprire un file nella directory corrente (per la quale appunto serve il
2243 diritto di esecuzione).
2245 Per una directory infatti il permesso di esecuzione significa che essa può
2246 essere attraversata nella risoluzione del \itindex{pathname}
2247 \textit{pathname}, ed è distinto dal permesso di lettura che invece implica
2248 che si può leggere il contenuto della directory.
2250 Questo significa che se si ha il permesso di esecuzione senza permesso di
2251 lettura si potrà lo stesso aprire un file in una directory (se si hanno i
2252 permessi opportuni per il medesimo) ma non si potrà vederlo con \cmd{ls}
2253 (mentre per crearlo occorrerà anche il permesso di scrittura per la
2256 Avere il permesso di lettura per un file consente di aprirlo con le opzioni
2257 (si veda quanto riportato in tab.~\ref{tab:file_open_flags}) di sola lettura o
2258 di lettura/scrittura e leggerne il contenuto. Avere il permesso di scrittura
2259 consente di aprire un file in sola scrittura o lettura/scrittura e modificarne
2260 il contenuto, lo stesso permesso è necessario per poter troncare il file.
2262 Non si può creare un file fintanto che non si disponga del permesso di
2263 esecuzione e di quello di scrittura per la directory di destinazione; gli
2264 stessi permessi occorrono per cancellare un file da una directory (si ricordi
2265 che questo non implica necessariamente la rimozione del contenuto del file dal
2266 disco), non è necessario nessun tipo di permesso per il file stesso (infatti
2267 esso non viene toccato, viene solo modificato il contenuto della directory,
2268 rimuovendo la voce che ad esso fa riferimento).
2270 Per poter eseguire un file (che sia un programma compilato od uno script di
2271 shell, od un altro tipo di file eseguibile riconosciuto dal kernel), occorre
2272 avere il permesso di esecuzione, inoltre solo i file regolari possono essere
2275 I permessi per un link simbolico sono ignorati, contano quelli del file a cui
2276 fa riferimento; per questo in genere il comando \cmd{ls} riporta per un link
2277 simbolico tutti i permessi come concessi; utente e gruppo a cui esso
2278 appartiene vengono pure ignorati quando il link viene risolto, vengono
2279 controllati solo quando viene richiesta la rimozione del link e quest'ultimo è
2280 in una directory con lo \itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} impostato (si
2281 veda sez.~\ref{sec:file_special_perm}).
2283 La procedura con cui il kernel stabilisce se un processo possiede un certo
2284 permesso (di lettura, scrittura o esecuzione) si basa sul confronto fra
2285 l'utente e il gruppo a cui il file appartiene (i valori di \var{st\_uid} e
2286 \var{st\_gid} accennati in precedenza) e l'user-ID effettivo, il group-ID
2287 effettivo e gli eventuali group-ID supplementari del processo.\footnote{in
2288 realtà Linux, per quanto riguarda l'accesso ai file, utilizza gli
2289 identificatori del gruppo \textit{filesystem} (si ricordi quanto esposto in
2290 sez.~\ref{sec:proc_perms}), ma essendo questi del tutto equivalenti ai primi,
2291 eccetto il caso in cui si voglia scrivere un server NFS, ignoreremo questa
2294 Per una spiegazione dettagliata degli identificatori associati ai processi si
2295 veda sez.~\ref{sec:proc_perms}; normalmente, a parte quanto vedremo in
2296 sez.~\ref{sec:file_special_perm}, l'user-ID effettivo e il group-ID effettivo
2297 corrispondono ai valori dell'\acr{uid} e del \acr{gid} dell'utente che ha
2298 lanciato il processo, mentre i group-ID supplementari sono quelli dei gruppi
2299 cui l'utente appartiene.
2301 I passi attraverso i quali viene stabilito se il processo possiede il diritto
2302 di accesso sono i seguenti:
2304 \item Se l'user-ID effettivo del processo è zero (corrispondente
2305 all'amministratore) l'accesso è sempre garantito senza nessun ulteriore
2306 controllo. Per questo motivo \textsl{root} ha piena libertà di accesso a
2308 \item Se l'user-ID effettivo del processo è uguale all'\acr{uid} del
2309 proprietario del file (nel qual caso si dice che il processo è proprietario
2312 \item se il relativo\footnote{per relativo si intende il bit di user-read se
2313 il processo vuole accedere in lettura, quello di user-write per
2314 l'accesso in scrittura, ecc.} bit dei permessi d'accesso dell'utente è
2315 impostato, l'accesso è consentito
2316 \item altrimenti l'accesso è negato
2318 \item Se il group-ID effettivo del processo o uno dei group-ID supplementari
2319 dei processi corrispondono al \acr{gid} del file allora:
2321 \item se il bit dei permessi d'accesso del gruppo è impostato, l'accesso è
2323 \item altrimenti l'accesso è negato
2325 \item Se il bit dei permessi d'accesso per tutti gli altri è impostato,
2326 l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
2329 Si tenga presente che questi passi vengono eseguiti esattamente in
2330 quest'ordine. Questo vuol dire che se un processo è il proprietario di un file,
2331 l'accesso è consentito o negato solo sulla base dei permessi per l'utente; i
2332 permessi per il gruppo non vengono neanche controllati. Lo stesso vale se il
2333 processo appartiene ad un gruppo appropriato, in questo caso i permessi per
2334 tutti gli altri non vengono controllati.
2337 \subsection{I bit dei permessi speciali}
2338 \label{sec:file_special_perm}
2343 Come si è accennato (in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}) nei dodici bit del
2344 campo \var{st\_mode} di \struct{stat} che vengono usati per il controllo di
2345 accesso oltre ai bit dei permessi veri e propri, ci sono altri tre bit che
2346 vengono usati per indicare alcune proprietà speciali dei file. Due di questi
2347 sono i bit detti \acr{suid} (da \textit{set-user-ID bit}) e \acr{sgid} (da
2348 \textit{set-group-ID bit}) che sono identificati dalle costanti
2349 \const{S\_ISUID} e \const{S\_ISGID}.
2351 Come spiegato in dettaglio in sez.~\ref{sec:proc_exec}, quando si lancia un
2352 programma il comportamento normale del kernel è quello di impostare gli
2353 identificatori del gruppo \textit{effective} del nuovo processo al valore dei
2354 corrispondenti del gruppo \textit{real} del processo corrente, che normalmente
2355 corrispondono a quelli dell'utente con cui si è entrati nel sistema.
2357 Se però il file del programma (che ovviamente deve essere
2358 eseguibile\footnote{per motivi di sicurezza il kernel ignora i bit \acr{suid}
2359 e \acr{sgid} per gli script eseguibili.}) ha il bit \acr{suid} impostato, il
2360 kernel assegnerà come user-ID effettivo al nuovo processo l'\acr{uid} del
2361 proprietario del file al posto dell'\acr{uid} del processo originario. Avere
2362 il bit \acr{sgid} impostato ha lo stesso effetto sul group-ID effettivo del
2365 I bit \acr{suid} e \acr{sgid} vengono usati per permettere agli utenti normali
2366 di usare programmi che richiedono privilegi speciali; l'esempio classico è il
2367 comando \cmd{passwd} che ha la necessità di modificare il file delle password,
2368 quest'ultimo ovviamente può essere scritto solo dall'amministratore, ma non è
2369 necessario chiamare l'amministratore per cambiare la propria password. Infatti
2370 il comando \cmd{passwd} appartiene a root ma ha il bit \acr{suid} impostato
2371 per cui quando viene lanciato da un utente normale parte con i privilegi di
2374 Chiaramente avere un processo che ha privilegi superiori a quelli che avrebbe
2375 normalmente l'utente che lo ha lanciato comporta vari rischi, e questo tipo di
2376 programmi devono essere scritti accuratamente per evitare che possano essere
2377 usati per guadagnare privilegi non consentiti (l'argomento è affrontato in
2378 dettaglio in sez.~\ref{sec:proc_perms}).
2380 La presenza dei bit \acr{suid} e \acr{sgid} su un file può essere rilevata con
2381 il comando \cmd{ls -l}, che visualizza una lettera \cmd{s} al posto della
2382 \cmd{x} in corrispondenza dei permessi di utente o gruppo. La stessa lettera
2383 \cmd{s} può essere usata nel comando \cmd{chmod} per impostare questi bit.
2384 Infine questi bit possono essere controllati all'interno di \var{st\_mode} con
2385 l'uso delle due costanti \const{S\_ISUID} e \const{S\_IGID}, i cui valori sono
2386 riportati in tab.~\ref{tab:file_mode_flags}.
2388 Gli stessi bit vengono ad assumere in significato completamente diverso per le
2389 directory, normalmente infatti Linux usa la convenzione di SVr4 per indicare
2390 con questi bit l'uso della semantica BSD nella creazione di nuovi file (si
2391 veda sez.~\ref{sec:file_ownership_management} per una spiegazione dettagliata
2394 Infine Linux utilizza il bit \acr{sgid} per un'ulteriore estensione mutuata
2395 da SVr4. Il caso in cui un file ha il bit \acr{sgid} impostato senza che lo
2396 sia anche il corrispondente bit di esecuzione viene utilizzato per attivare
2397 per quel file il \itindex{mandatory~locking} \textit{mandatory locking}
2398 (affronteremo questo argomento in dettaglio più avanti, in
2399 sez.~\ref{sec:file_mand_locking}).
2405 \itindbeg{sticky~bit}
2407 L'ultimo dei bit rimanenti, identificato dalla costante \const{S\_ISVTX}, è in
2408 parte un rimasuglio delle origini dei sistemi Unix. A quell'epoca infatti la
2409 memoria virtuale e l'accesso ai file erano molto meno sofisticati e per
2410 ottenere la massima velocità possibile per i programmi usati più comunemente
2411 si poteva impostare questo bit.
2413 L'effetto di questo bit era che il \index{segmento!testo} segmento di testo
2414 del programma (si veda sez.~\ref{sec:proc_mem_layout} per i dettagli) veniva
2415 scritto nella swap la prima volta che questo veniva lanciato, e vi permaneva
2416 fino al riavvio della macchina (da questo il nome di \textsl{sticky bit});
2417 essendo la swap un file continuo o una partizione indicizzata direttamente si
2418 poteva risparmiare in tempo di caricamento rispetto alla ricerca attraverso la
2419 struttura del filesystem. Lo \textsl{sticky bit} è indicato usando la lettera
2420 \texttt{t} al posto della \texttt{x} nei permessi per gli altri.
2422 Ovviamente per evitare che gli utenti potessero intasare la swap solo
2423 l'amministratore era in grado di impostare questo bit, che venne chiamato
2424 anche con il nome di \textit{saved text bit}, da cui deriva quello della
2425 costante. Le attuali implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono
2426 sostanzialmente inutile questo procedimento.
2428 Benché ormai non venga più utilizzato per i file, lo \textit{sticky bit} ha
2429 invece assunto un uso importante per le directory;\footnote{lo \textit{sticky
2430 bit} per le directory è un'estensione non definita nello standard POSIX,
2431 Linux però la supporta, così come BSD e SVr4.} in questo caso se tale bit è
2432 impostato un file potrà essere rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha
2433 il permesso di scrittura su di essa ed inoltre è vera una delle seguenti
2436 \item l'utente è proprietario del file
2437 \item l'utente è proprietario della directory
2438 \item l'utente è l'amministratore
2440 un classico esempio di directory che ha questo bit impostato è \file{/tmp}, i
2441 permessi infatti di solito sono i seguenti:
2444 drwxrwxrwt 6 root root 1024 Aug 10 01:03 /tmp
2446 quindi con lo \textit{sticky bit} bit impostato. In questo modo qualunque
2447 utente nel sistema può creare dei file in questa directory (che, come
2448 suggerisce il nome, è normalmente utilizzata per la creazione di file
2449 temporanei), ma solo l'utente che ha creato un certo file potrà cancellarlo o
2450 rinominarlo. In questo modo si evita che un utente possa, più o meno
2451 consapevolmente, cancellare i file temporanei creati degli altri utenti.
2453 \itindend{sticky~bit}
2455 \subsection{Le funzioni per la gestione dei permessi dei file}
2456 \label{sec:file_perm_management}
2458 Come visto in sez.~\ref{sec:file_access_control} il controllo di accesso ad un
2459 file viene fatto utilizzando l'user-ID ed il group-ID effettivo del processo;
2460 ci sono casi però in cui si può voler effettuare il controllo con l'user-ID
2461 reale ed il group-ID reale, vale a dire usando i valori di \acr{uid} e
2462 \acr{gid} relativi all'utente che ha lanciato il programma, e che, come
2463 accennato in sez.~\ref{sec:file_special_perm} e spiegato in dettaglio in
2464 sez.~\ref{sec:proc_perms}, non è detto siano uguali a quelli effettivi.
2466 Per far questo si può usare la funzione \funcd{access}, il cui prototipo è:
2467 \begin{prototype}{unistd.h}
2468 {int access(const char *pathname, int mode)}
2470 Verifica i permessi di accesso.
2472 \bodydesc{La funzione ritorna 0 se l'accesso è consentito, -1 se l'accesso non
2473 è consentito ed in caso di errore; nel qual caso la variabile \var{errno}
2476 \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{mode} non è valido.
2477 \item[\errcode{EACCES}] l'accesso al file non è consentito, o non si ha il
2478 permesso di attraversare una delle directory di \param{pathname}.
2479 \item[\errcode{EROFS}] si è richiesto l'accesso in scrittura per un file su
2480 un filesystem montato in sola lettura.
2482 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
2483 \errval{ENOTDIR}, \errval{ELOOP}, \errval{EIO}.}
2486 La funzione verifica i permessi di accesso, indicati da \param{mode}, per il
2487 file indicato da \param{pathname}. I valori possibili per l'argomento
2488 \param{mode} sono esprimibili come combinazione delle costanti numeriche
2489 riportate in tab.~\ref{tab:file_access_mode_val} (attraverso un OR binario
2490 delle stesse). I primi tre valori implicano anche la verifica dell'esistenza
2491 del file, se si vuole verificare solo quest'ultima si può usare \const{F\_OK},
2492 o anche direttamente \func{stat}. Nel caso in cui \param{pathname} si
2493 riferisca ad un link simbolico, questo viene seguito ed il controllo è fatto
2494 sul file a cui esso fa riferimento.
2496 La funzione controlla solo i bit dei permessi di accesso, si ricordi che il
2497 fatto che una directory abbia permesso di scrittura non significa che ci si
2498 possa scrivere come in un file, e il fatto che un file abbia permesso di
2499 esecuzione non comporta che contenga un programma eseguibile. La funzione
2500 ritorna zero solo se tutte i permessi controllati sono disponibili, in caso
2501 contrario (o di errore) ritorna -1.
2505 \begin{tabular}{|c|l|}
2507 \textbf{\param{mode}} & \textbf{Significato} \\
2510 \const{R\_OK} & Verifica il permesso di lettura. \\
2511 \const{W\_OK} & Verifica il permesso di scrittura. \\
2512 \const{X\_OK} & Verifica il permesso di esecuzione. \\
2513 \const{F\_OK} & Verifica l'esistenza del file. \\
2516 \caption{Valori possibile per l'argomento \param{mode} della funzione
2518 \label{tab:file_access_mode_val}
2521 Un esempio tipico per l'uso di questa funzione è quello di un processo che sta
2522 eseguendo un programma coi privilegi di un altro utente (ad esempio attraverso
2523 l'uso del \itindex{suid~bit} \textit{suid bit}) che vuole controllare se
2524 l'utente originale ha i permessi per accedere ad un certo file.
2526 Del tutto analoghe a \func{access} sono le due funzioni \funcd{euidaccess} e
2527 \funcd{eaccess} che ripetono lo stesso controllo usando però gli
2528 identificatori del gruppo effettivo, verificando quindi le effettive capacità
2529 di accesso ad un file. Le funzioni hanno entrambe lo stesso
2530 prototipo\footnote{in realtà \func{eaccess} è solo un sinonimo di
2531 \func{euidaccess} fornita per compatibilità con l'uso di questo nome in
2532 altri sistemi.} che è del tutto identico a quello di \func{access}. Prendono
2533 anche gli stessi valori e restituiscono gli stessi risultati e gli stessi
2536 Per cambiare i permessi di un file il sistema mette ad disposizione due
2537 funzioni \funcd{chmod} e \funcd{fchmod}, che operano rispettivamente su un
2538 filename e su un file descriptor, i loro prototipi sono:
2540 \headdecl{sys/types.h}
2541 \headdecl{sys/stat.h}
2543 \funcdecl{int chmod(const char *path, mode\_t mode)} Cambia i permessi del
2544 file indicato da \param{path} al valore indicato da \param{mode}.
2546 \funcdecl{int fchmod(int fd, mode\_t mode)} Analoga alla precedente, ma usa
2547 il file descriptor \param{fd} per indicare il file.
2549 \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per
2550 un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
2552 \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
2553 proprietario del file o non è zero.
2554 \item[\errcode{EROFS}] il file è su un filesystem in sola lettura.
2556 ed inoltre \errval{EIO}; \func{chmod} restituisce anche \errval{EFAULT},
2557 \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
2558 \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchmod} anche \errval{EBADF}.}
2561 Entrambe le funzioni utilizzano come secondo argomento \param{mode}, una
2562 variabile dell'apposito tipo primitivo \type{mode\_t} (vedi
2563 tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}) utilizzato per specificare i permessi sui
2569 \begin{tabular}[c]{|c|c|l|}
2571 \textbf{\param{mode}} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2574 \const{S\_ISUID} & 04000 & Set user ID \itindex{suid~bit}.\\
2575 \const{S\_ISGID} & 02000 & Set group ID \itindex{sgid~bit}.\\
2576 \const{S\_ISVTX} & 01000 & Sticky bit \itindex{sticky~bit}.\\
2578 \const{S\_IRWXU} & 00700 & L'utente ha tutti i permessi.\\
2579 \const{S\_IRUSR} & 00400 & L'utente ha il permesso di lettura.\\
2580 \const{S\_IWUSR} & 00200 & L'utente ha il permesso di scrittura.\\
2581 \const{S\_IXUSR} & 00100 & L'utente ha il permesso di esecuzione.\\
2583 \const{S\_IRWXG} & 00070 & Il gruppo ha tutti i permessi.\\
2584 \const{S\_IRGRP} & 00040 & Il gruppo ha il permesso di lettura.\\
2585 \const{S\_IWGRP} & 00020 & Il gruppo ha il permesso di scrittura.\\
2586 \const{S\_IXGRP} & 00010 & Il gruppo ha il permesso di esecuzione.\\
2588 \const{S\_IRWXO} & 00007 & Gli altri hanno tutti i permessi.\\
2589 \const{S\_IROTH} & 00004 & Gli altri hanno il permesso di lettura.\\
2590 \const{S\_IWOTH} & 00002 & Gli altri hanno il permesso di scrittura.\\
2591 \const{S\_IXOTH} & 00001 & Gli altri hanno il permesso di esecuzione.\\
2594 \caption{Valori delle costanti usate per indicare i vari bit di
2595 \param{mode} utilizzato per impostare i permessi dei file.}
2596 \label{tab:file_permission_const}
2599 Le costanti con cui specificare i singoli bit di \param{mode} sono riportate
2600 in tab.~\ref{tab:file_permission_const}. Il valore di \param{mode} può essere
2601 ottenuto combinando fra loro con un OR binario le costanti simboliche relative
2602 ai vari bit, o specificato direttamente, come per l'omonimo comando di shell,
2603 con un valore numerico (la shell lo vuole in ottale, dato che i bit dei
2604 permessi sono divisibili in gruppi di tre), che si può calcolare direttamente
2605 usando lo schema si utilizzo dei bit illustrato in
2606 fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
2608 Ad esempio i permessi standard assegnati ai nuovi file (lettura e scrittura
2609 per il proprietario, sola lettura per il gruppo e gli altri) sono
2610 corrispondenti al valore ottale $0644$, un programma invece avrebbe anche il
2611 bit di esecuzione attivo, con un valore di $0755$, se si volesse attivare il
2612 bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} il valore da fornire sarebbe $4755$.
2614 Il cambiamento dei permessi di un file eseguito attraverso queste funzioni ha
2615 comunque alcune limitazioni, previste per motivi di sicurezza. L'uso delle
2616 funzioni infatti è possibile solo se l'user-ID effettivo del processo
2617 corrisponde a quello del proprietario del file o dell'amministratore,
2618 altrimenti esse falliranno con un errore di \errcode{EPERM}.
2620 Ma oltre a questa regola generale, di immediata comprensione, esistono delle
2621 limitazioni ulteriori. Per questo motivo, anche se si è proprietari del file,
2622 non tutti i valori possibili di \param{mode} sono permessi o hanno effetto;
2623 in particolare accade che:
2625 \item siccome solo l'amministratore può impostare lo \itindex{sticky~bit}
2626 \textit{sticky bit}, se l'user-ID effettivo del processo non è zero esso
2627 viene automaticamente cancellato (senza notifica di errore) qualora sia
2628 stato indicato in \param{mode}.
2629 \item per quanto detto in sez.~\ref{sec:file_ownership_management} riguardo la
2630 creazione dei nuovi file, si può avere il caso in cui il file creato da un
2631 processo è assegnato ad un gruppo per il quale il processo non ha privilegi.
2632 Per evitare che si possa assegnare il bit \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} ad
2633 un file appartenente ad un gruppo per cui non si hanno diritti, questo viene
2634 automaticamente cancellato da \param{mode} (senza notifica di errore)
2635 qualora il gruppo del file non corrisponda a quelli associati al processo
2636 (la cosa non avviene quando l'user-ID effettivo del processo è zero).
2639 Per alcuni filesystem\footnote{i filesystem più comuni (\textsl{ext2},
2640 \textsl{ext3}, \textsl{reiserfs}) supportano questa caratteristica, che è
2641 mutuata da BSD.} è inoltre prevista un'ulteriore misura di sicurezza, volta
2642 a scongiurare l'abuso dei \itindex{suid~bit} bit \acr{suid} e \acr{sgid}; essa
2643 consiste nel cancellare automaticamente questi bit dai permessi di un file
2644 qualora un processo che non appartenga all'amministratore\footnote{per la
2645 precisione un processo che non dispone della capability
2646 \const{CAP\_FSETID}.} effettui una scrittura. In questo modo anche se un
2647 utente malizioso scopre un file \acr{suid} su cui può scrivere, un'eventuale
2648 modifica comporterà la perdita di questo privilegio.
2650 Le funzioni \func{chmod} e \func{fchmod} ci permettono di modificare i
2651 permessi di un file, resta però il problema di quali sono i permessi assegnati
2652 quando il file viene creato. Le funzioni dell'interfaccia nativa di Unix, come
2653 vedremo in sez.~\ref{sec:file_open}, permettono di indicare esplicitamente i
2654 permessi di creazione di un file, ma questo non è possibile per le funzioni
2655 dell'interfaccia standard ANSI C che non prevede l'esistenza di utenti e
2656 gruppi, ed inoltre il problema si pone anche per l'interfaccia nativa quando i
2657 permessi non vengono indicati esplicitamente.
2661 Per le funzioni dell'interfaccia standard ANSI C l'unico riferimento possibile
2662 è quello della modalità di apertura del nuovo file (lettura/scrittura o sola
2663 lettura), che però può fornire un valore che è lo stesso per tutti e tre i
2664 permessi di sez.~\ref{sec:file_perm_overview} (cioè $666$ nel primo caso e
2665 $222$ nel secondo). Per questo motivo il sistema associa ad ogni
2666 processo\footnote{è infatti contenuta nel campo \var{umask} della struttura
2667 \struct{fs\_struct}, vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} una maschera di
2668 bit, la cosiddetta \textit{umask}, che viene utilizzata per impedire che
2669 alcuni permessi possano essere assegnati ai nuovi file in sede di creazione. I
2670 bit indicati nella maschera vengono infatti cancellati dai permessi quando un
2671 nuovo file viene creato.\footnote{l'operazione viene fatta sempre: anche
2672 qualora si indichi esplicitamente un valore dei permessi nelle funzioni di
2673 creazione che lo consentono, i permessi contenuti nella \textit{umask}
2676 La funzione che permette di impostare il valore di questa maschera di
2677 controllo è \funcd{umask}, ed il suo prototipo è:
2678 \begin{prototype}{stat.h}
2679 {mode\_t umask(mode\_t mask)}
2681 Imposta la maschera dei permessi dei bit al valore specificato da \param{mask}
2682 (di cui vengono presi solo i 9 bit meno significativi).
2684 \bodydesc{La funzione ritorna il precedente valore della maschera. È una
2685 delle poche funzioni che non restituisce codici di errore.}
2688 In genere si usa questa maschera per impostare un valore predefinito che
2689 escluda preventivamente alcuni permessi (usualmente quello di scrittura per il
2690 gruppo e gli altri, corrispondente ad un valore per \param{mask} pari a
2691 $022$). In questo modo è possibile cancellare automaticamente i permessi non
2692 voluti. Di norma questo valore viene impostato una volta per tutte al login a
2693 $022$, e gli utenti non hanno motivi per modificarlo.
2698 \subsection{La gestione della titolarità dei file}
2699 \label{sec:file_ownership_management}
2701 Vedremo in sez.~\ref{sec:file_base_func} con quali funzioni si possono creare
2702 nuovi file, in tale occasione vedremo che è possibile specificare in sede di
2703 creazione quali permessi applicare ad un file, però non si può indicare a
2704 quale utente e gruppo esso deve appartenere. Lo stesso problema si presenta
2705 per la creazione di nuove directory (procedimento descritto in
2706 sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}).
2708 Lo standard POSIX prescrive che l'\acr{uid} del nuovo file corrisponda
2709 all'user-ID effettivo del processo che lo crea; per il \acr{gid} invece prevede
2710 due diverse possibilità:
2712 \item il \acr{gid} del file corrisponde al group-ID effettivo del processo.
2713 \item il \acr{gid} del file corrisponde al \acr{gid} della directory in cui
2716 in genere BSD usa sempre la seconda possibilità, che viene per questo chiamata
2717 semantica BSD. Linux invece segue quella che viene chiamata semantica SVr4; di
2718 norma cioè il nuovo file viene creato, seguendo la prima opzione, con il
2719 \acr{gid} del processo, se però la directory in cui viene creato il file ha il
2720 bit \acr{sgid} impostato allora viene usata la seconda opzione.
2722 Usare la semantica BSD ha il vantaggio che il \acr{gid} viene sempre
2723 automaticamente propagato, restando coerente a quello della directory di
2724 partenza, in tutte le sotto-directory.
2726 La semantica SVr4 offre la possibilità di scegliere, ma per ottenere lo stesso
2727 risultato di coerenza che si ha con BSD necessita che quando si creano nuove
2728 directory venga anche propagato anche il bit \acr{sgid}. Questo è il
2729 comportamento predefinito del comando \cmd{mkdir}, ed è in questo modo ad
2730 esempio che le varie distribuzioni assicurano che le sotto-directory create
2731 nella home di un utente restino sempre con il \acr{gid} del gruppo primario
2734 La presenza del bit \acr{sgid} è inoltre molto comoda quando si hanno
2735 directory contenenti file condivisi all'intero di un gruppo in cui possono
2736 scrivere tutti i membri dello stesso, dato che assicura che i file che gli
2737 utenti vi creano appartengano sempre allo stesso gruppo. Questo non risolve
2738 però completamente i problemi di accesso da parte di altri utenti dello stesso
2739 gruppo, in quanto i permessi assegnati al gruppo potrebbero non essere
2740 sufficienti; in tal caso si deve aver cura di usare un valore di
2741 \itindex{umask} \textit{umask} che ne lasci di sufficienti.\footnote{in tal
2742 caso si può assegnare agli utenti del gruppo una \textit{umask} di $002$,
2743 anche se la soluzione migliore in questo caso è usare una ACL di default
2744 (vedi sez.~\ref{sec:file_ACL}).}
2746 Come avviene nel caso dei permessi il sistema fornisce anche delle funzioni,
2747 \funcd{chown}, \funcd{fchown} e \funcd{lchown}, che permettono di cambiare sia
2748 l'utente che il gruppo a cui un file appartiene; i rispettivi prototipi sono:
2750 \headdecl{sys/types.h}
2751 \headdecl{sys/stat.h}
2753 \funcdecl{int chown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
2754 \funcdecl{int fchown(int fd, uid\_t owner, gid\_t group)}
2755 \funcdecl{int lchown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
2757 Le funzioni cambiano utente e gruppo di appartenenza di un file ai valori
2758 specificati dalle variabili \param{owner} e \param{group}.
2760 \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 per un
2761 errore, nel qual caso caso \var{errno} assumerà i valori:
2763 \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
2764 proprietario del file o non è zero, o utente e gruppo non sono validi
2766 Oltre a questi entrambe restituiscono gli errori \errval{EROFS} e
2767 \errval{EIO}; \func{chown} restituisce anche \errval{EFAULT},
2768 \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
2769 \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchown} anche \errval{EBADF}.}
2772 Con Linux solo l'amministratore\footnote{o in generale un processo con la
2773 \itindex{capabilities} capability \const{CAP\_CHOWN}, vedi
2774 sez.~\ref{sec:proc_capabilities}.} può cambiare il proprietario di un file;
2775 in questo viene seguita la semantica usata da BSD che non consente agli utenti
2776 di assegnare i loro file ad altri utenti evitando eventuali aggiramenti delle
2777 quote. L'amministratore può cambiare sempre il gruppo di un file, il
2778 proprietario può cambiare il gruppo solo dei file che gli appartengono e solo
2779 se il nuovo gruppo è il suo gruppo primario o uno dei gruppi di cui fa parte.
2781 La funzione \func{chown} segue i link simbolici, per operare direttamente su
2782 un link simbolico si deve usare la funzione \func{lchown}.\footnote{fino alla
2783 versione 2.1.81 in Linux \func{chown} non seguiva i link simbolici, da
2784 allora questo comportamento è stato assegnato alla funzione \func{lchown},
2785 introdotta per l'occasione, ed è stata creata una nuova system call per
2786 \func{chown} che seguisse i link simbolici.} La funzione \func{fchown} opera
2787 su un file aperto, essa è mutuata da BSD, ma non è nello standard POSIX.
2788 Un'altra estensione rispetto allo standard POSIX è che specificando -1 come
2789 valore per \param{owner} e \param{group} i valori restano immutati.
2791 Quando queste funzioni sono chiamate con successo da un processo senza i
2792 privilegi di root entrambi i bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} e
2793 \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} vengono cancellati. Questo non avviene per il
2794 bit \acr{sgid} nel caso in cui esso sia usato (in assenza del corrispondente
2795 permesso di esecuzione) per indicare che per il file è attivo il
2796 \itindex{mandatory~locking} \textit{mandatory locking} (vedi
2797 sez.~\ref{sec:file_mand_locking}).
2800 \subsection{Un quadro d'insieme sui permessi}
2801 \label{sec:file_riepilogo}
2803 Avendo affrontato in maniera separata il comportamento delle varie funzioni
2804 che operano su di essi ed avendo trattato il significato dei singoli bit dei
2805 permessi sui file in sezioni diverse, vale la pena di fare un riepilogo in cui
2806 si riassumano le caratteristiche di ciascuno di essi, in modo da poter fornire
2807 un quadro d'insieme.
2812 \begin{tabular}[c]{|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|l|}
2814 \multicolumn{3}{|c|}{special}&
2815 \multicolumn{3}{|c|}{user}&
2816 \multicolumn{3}{|c|}{group}&
2817 \multicolumn{3}{|c|}{other}&
2818 \multirow{2}{*}{\textbf{Significato per i file}} \\
2820 \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
2823 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del proprietario.\\
2824 -&1&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del gruppo proprietario.\\
2825 -&1&-&-&-&0&-&-&-&-&-&-&Il \itindex{mandatory~locking}
2826 \textit{mandatory locking} è abilitato.\\
2827 -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato.\\
2828 -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il proprietario.\\
2829 -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il proprietario.\\
2830 -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di esecuzione per il proprietario.\\
2831 -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il gruppo proprietario.\\
2832 -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il gruppo proprietario.\\
2833 -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di esecuzione per il gruppo proprietario.\\
2834 -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di lettura per tutti gli altri.\\
2835 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di scrittura per tutti gli altri.\\
2836 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di esecuzione per tutti gli altri.\\
2839 \multicolumn{3}{|c|}{special}&
2840 \multicolumn{3}{|c|}{user}&
2841 \multicolumn{3}{|c|}{group}&
2842 \multicolumn{3}{|c|}{other}&
2843 \multirow{2}{*}{\textbf{Significato per le directory}} \\
2845 \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
2848 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato.\\
2849 -&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Propaga il gruppo proprietario ai nuovi file
2851 -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Limita l'accesso in scrittura dei file nella
2853 -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il proprietario.\\
2854 -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il proprietario.\\
2855 -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di attraversamento per il proprietario.\\
2856 -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il gruppo
2858 -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il gruppo
2860 -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di attraversamento per il gruppo
2862 -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di visualizzazione per tutti gli altri.\\
2863 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di aggiornamento per tutti gli altri.\\
2864 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di attraversamento per tutti gli altri.\\
2867 \caption{Tabella riassuntiva del significato dei bit dei permessi per un
2869 \label{tab:file_fileperm_bits}
2872 Nella parte superiore di tab.~\ref{tab:file_fileperm_bits} si è riassunto il
2873 significato dei vari bit dei permessi per un file; per quanto riguarda
2874 l'applicazione dei permessi per proprietario, gruppo ed altri si ricordi
2875 quanto illustrato in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}. Per compattezza,
2876 nella tabella si sono specificati i bit di \itindex{suid~bit} \textit{suid},
2877 \itindex{sgid~bit} \textit{sgid} e \textit{sticky} \itindex{sticky~bit} con la
2878 notazione illustrata anche in fig.~\ref{fig:file_perm_bit}. Nella parte
2879 inferiore si sono invece riassunti i significati dei vari bit dei permessi per
2880 una directory; anche in questo caso si e` riapplicato ai bit di
2881 \itindex{suid~bit} \textit{suid}, \itindex{sgid~bit} \textit{sgid} e
2882 \textit{sticky} \itindex{sticky~bit} con la notazione illustrata in
2883 fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
2885 Nella tabella si è indicato con il carattere ``-'' il fatto che il valore del
2886 bit in questione non è influente rispetto a quanto indicato nella riga della
2887 tabella; la descrizione del significato fa riferimento soltanto alla
2888 combinazione di bit per i quali è stato riportato esplicitamente un valore.
2889 Si rammenti infine che il valore dei bit dei permessi non ha alcun effetto
2890 qualora il processo possieda i privilegi di amministratore.
2893 \section{Caratteristiche e funzionalità avanzate}
2894 \label{sec:file_dir_advances}
2896 Tratteremo qui alcune caratteristiche e funzionalità avanzate della gestione
2897 di file e directory, affrontando anche una serie di estensioni
2898 dell'interfaccia classica dei sistemi unix-like, principalmente utilizzate a
2899 scopi di sicurezza, che sono state introdotte nelle versioni più recenti di
2903 \subsection{La gestione delle \textit{capabilities}}
2904 \label{sec:proc_capabilities}
2906 \itindbeg{capabilities}
2908 Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_access_id} l'architettura classica della
2909 gestione dei privilegi in un sistema unix-like ha il sostanziale problema di
2910 fornire all'amministratore dei poteri troppo ampi, questo comporta che anche
2911 quando si siano predisposte delle misure di protezione per in essere in grado
2912 di difendersi dagli effetti di una eventuale compromissione del
2913 sistema,\footnote{come montare un filesystem in sola lettura per impedirne
2914 modifiche, o marcare un file come immutabile.} una volta che questa sia
2915 stata effettuata e si siano ottenuti i privilegi di amministratore, queste
2916 potranno essere comunque rimosse.\footnote{nei casi elencati nella precedente
2917 nota si potrà sempre rimontare il sistema in lettura-scrittura, o togliere
2918 la marcatura di immutabilità.}
2920 Il problema consiste nel fatto che nell'architettura tradizionale di un
2921 sistema unix-like i controlli di accesso sono basati su un solo livello di
2922 separazione: per i processi normali essi sono posti in atto, mentre per i
2923 processi con i privilegi di amministratore essi non vengono neppure eseguiti;
2924 per questo motivo non era previsto alcun modo per evitare che un processo con
2925 diritti di amministratore non potesse eseguire certe operazioni, o per cedere
2926 definitivamente alcuni privilegi da un certo momento in poi.
2928 Per ovviare a tutto ciò, a partire dai kernel della serie 2.2, è stato
2929 introdotto un meccanismo, detto \textit{capabilities}, che consentisse di
2930 suddividere i vari privilegi tradizionalmente associati all'amministratore in
2931 un insieme di \textsl{capacità} distinte. L'idea era che queste capacità
2932 potessero essere abilitate e disabilitate in maniera indipendente per ciascun
2933 processo con privilegi di amministratore, permettendo così una granularità
2934 molto più fine nella distribuzione degli stessi che evitasse la originaria
2935 situazione di \textsl{tutto o nulla}.
2937 Il meccanismo completo delle \textit{capabilities}\footnote{l'implementazione
2938 di Linux si rifà ad una bozza per quello che dovrebbe divenire lo standard
2939 POSIX.1e, che prevede questa funzionalità.} prevederebbe anche la
2940 possibilità di associare le stesse \textit{capabilities} anche ai singoli file
2941 eseguibili,\footnote{una descrizione sommaria di questa funzionalità è
2942 riportata nella pagina di manuale che descrive l'implementazione delle
2943 \textit{capabilities} con Linux (accessibile con \texttt{man capabilities}),
2944 ma non essendo implementata non ne tratteremo qui.} in modo da poter
2945 stabilire quali capacità possono essere utilizzate quando viene messo in
2946 esecuzione uno specifico programma; attualmente però questa funzionalità non è
2947 implementata.\footnote{per attualmente si intende fino al kernel 2.6.23;
2948 benché l'infrastruttura per crearla sia presente (vedi anche
2949 sez.~\ref{sec:file_xattr}) finora non è disponibile nessuna realizzazione
2950 delle specifiche POSIX.1e, esistono però dei patch di sicurezza del kernel,
2951 come LIDS (vedi \href{http://www.lids.org}{\textsf{http://www.lids.org/})}
2952 che realizzano qualcosa di simile.}
2954 % TODO verificare per process capability bounding set, vedi:
2955 % http://git.kernel.org/git/?p=linux/kernel/git/torvalds/linux-2.6.git;a=commit;h=3b7391de67da515c91f48aa371de77cb6cc5c07e
2957 % TODO capire cosa cambia con i patch del 2.6.26, vedi
2958 % http://lwn.net/Articles/280279/
2960 \begin{table}[!h!btp]
2963 \begin{tabular}{|l|p{12cm}|}
2965 \textbf{Capacità}&\textbf{Descrizione}\\
2969 % POSIX-draft defined capabilities.
2971 \const{CAP\_CHOWN} & La capacità di cambiare proprietario e gruppo
2972 proprietario di un file (vedi
2973 sez.~\ref{sec:file_ownership_management}).\\
2974 \const{CAP\_DAC\_OVERRIDE}& La capacità di evitare il controllo dei
2975 permessi di lettura, scrittura ed esecuzione dei
2976 file, (vedi sez.~\ref{sec:file_access_control})
2977 caratteristici del modello classico del
2978 controllo di accesso chiamato
2979 \itindex{Discrectionary~Access~Control~(DAC)}
2980 \textit{Discrectionary Access Control} (da cui
2982 \const{CAP\_DAC\_READ\_SEARCH}& La capacità di evitare il controllo dei
2983 permessi di lettura, scrittura ed esecuzione per
2985 sez.~\ref{sec:file_access_control}).\\
2986 \const{CAP\_FOWNER} & La capacità di evitare il controllo che
2987 l'user-ID effettivo del processo (o meglio il
2988 \textit{filesystem user-ID}, vedi
2989 sez.~\ref{sec:proc_setuid}) coincida con
2990 quello del proprietario di un file per tutte
2991 le operazioni privilegiate non coperte dalle
2992 precedenti \const{CAP\_DAC\_OVERRIDE} e
2993 \const{CAP\_DAC\_READ\_SEARCH}. Queste
2994 comprendono i cambiamenti dei permessi e dei
2995 tempi del file (vedi
2996 sez.~\ref{sec:file_perm_management} e
2997 sez.~\ref{sec:file_file_times}), le impostazioni
2998 degli attributi estesi (con il comando
2999 \cmd{chattr}) e delle ACL, poter ignorare lo
3000 \itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} nella
3001 cancellazione dei file (vedi
3002 sez.~\ref{sec:file_special_perm}), la possibilità
3003 di impostare il flag di \const{O\_NOATIME} con
3004 \func{open} e \func{fcntl} (vedi
3005 sez.~\ref{sec:file_open} e
3006 sez.~\ref{sec:file_fcntl}).\\
3007 \const{CAP\_FSETID} & La capacità di evitare la cancellazione
3008 automatica dei bit \itindex{suid~bit} \acr{suid}
3009 e \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} quando un file
3010 per i quali sono impostati viene modificato da
3011 un processo senza questa capacità e la capacità
3012 di impostare il bit \acr{sgid} su un file anche
3013 quando questo è relativo ad un gruppo cui non si
3015 sez.~\ref{sec:file_perm_management}).\\
3016 \const{CAP\_KILL} & La capacità di mandare segnali a qualunque
3017 processo (vedi sez.~\ref{sec:sig_kill_raise}).\\
3018 \const{CAP\_SETGID} & La capacità di manipolare i group ID dei
3019 processi, sia il principale che i supplementari,
3020 (vedi sez.~\ref{sec:proc_setgroups} che quelli
3021 trasmessi tramite i socket \textit{unix domain}
3022 (vedi sez.~\ref{sec:unix_socket}).\\
3023 \const{CAP\_SETUID} & La capacità di manipolare gli user ID del
3024 processo (con \func{setuid}, \func{setreuid},
3025 \func{setresuid}, \func{setfsuid}) e di
3026 trasmettere un valore arbitrario
3027 dell'\textsl{uid} nel passaggio delle
3028 credenziali coi socket \textit{unix domain} (vedi
3029 sez.~\ref{sec:unix_socket}).\\
3031 % Linux specific capabilities
3034 \const{CAP\_SETPCAP} & La capacità di impostare o rimuovere una capacità
3035 (limitatamente a quelle che il processo
3036 chiamante ha nel suo insieme di capacità
3037 permesse) da qualunque processo.\\
3038 % TODO cambiata nel 2.4.24 rc1 ?
3039 \const{CAP\_LINUX\_IMMUTABLE}& La capacità di impostare gli attributi
3040 \textit{immutable} e \itindex{append~mode}
3041 \textit{append only} per i file su un
3042 filesystem che supporta questi
3044 \const{CAP\_NET\_BIND\_SERVICE}& La capacità di porre in ascolto server
3045 su porte riservate (vedi
3046 sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}).\\
3047 \const{CAP\_NET\_BROADCAST}& La capacità di consentire l'uso di socket in
3048 \itindex{broadcast} \textit{broadcast} e
3049 \itindex{multicast} \textit{multicast}.\\
3050 \const{CAP\_NET\_ADMIN} & La capacità di eseguire alcune operazioni
3051 privilegiate sulla rete (impostare le opzioni
3052 privilegiate dei socket, abilitare il
3053 \itindex{multicast} \textit{multicasting},
3054 impostare interfacce di rete e
3055 tabella di instradamento).\\
3056 \const{CAP\_NET\_RAW} & La capacità di usare socket \texttt{RAW} e
3057 \texttt{PACKET} (quelli che permettono di creare
3058 pacchetti nei protocolli di basso livello).\\
3059 \const{CAP\_IPC\_LOCK} & La capacità di effettuare il \textit{memory
3060 locking} \itindex{memory~locking} con le
3061 funzioni \func{mlock}, \func{mlockall},
3062 \func{shmctl}, \func{mmap} (vedi
3063 sez.~\ref{sec:proc_mem_lock} e
3064 sez.~\ref{sec:file_memory_map}). \\
3065 \const{CAP\_IPC\_OWNER} & La capacità di evitare il controllo dei permessi
3066 per le operazioni sugli oggetti di
3067 intercomunicazione fra processi (vedi
3068 sez.~\ref{sec:ipc_sysv}).\\
3069 \const{CAP\_SYS\_MODULE}& La capacità di caricare e rimuovere moduli del
3071 \const{CAP\_SYS\_RAWIO} & La capacità di eseguire operazioni sulle porte
3072 di I/O con \func{ioperm} e \func{iopl} (vedi
3073 sez.~\ref{sec:file_io_port}).\\
3074 \const{CAP\_SYS\_CHROOT}& La capacità di eseguire la funzione
3076 sez.~\ref{sec:file_chroot}).\\
3077 \const{CAP\_SYS\_PTRACE}& Consente di tracciare qualunque processo con
3079 sez.~\ref{sec:xxx_ptrace}).\\
3080 \const{CAP\_SYS\_PACCT} & La capacità di usare le funzioni di
3081 \textit{accounting} dei processi (vedi
3082 sez.~\ref{sec:sys_bsd_accounting}).\\
3083 \const{CAP\_SYS\_ADMIN} & La capacità di eseguire una serie di compiti
3084 amministrativi (come impostare le quote,
3085 attivare e disattivare la swap, montare,
3086 rimontare e smontare filesystem, ecc.). \\
3087 \const{CAP\_SYS\_BOOT} & La capacità di fare eseguire un riavvio del
3089 % TODO trattare reboot e kexec
3090 \const{CAP\_SYS\_NICE} & La capacità di modificare le priorità dei
3091 processi (vedi sez.~\ref{sec:proc_priority}). \\
3092 \const{CAP\_SYS\_RESOURCE}& La capacità di superare le limitazioni sulle
3093 risorse, aumentare le quote disco, usare lo
3094 spazio disco riservato all'amministratore.\\
3095 \const{CAP\_SYS\_TIME} & La capacità di modificare il tempo di sistema
3096 (vedi sez.~\ref{sec:sys_time}).\\
3097 \const{CAP\_SYS\_TTY\_CONFIG}& La capacità di simulare un \textit{hangup}
3098 della console, con la funzione
3100 \const{CAP\_MKNOD} & La capacità di creare file di dispositivo con la
3101 funzione \func{mknod} (vedi
3102 sez.~\ref{sec:file_mknod}).\footnotemark\\
3103 \const{CAP\_LEASE} & La capacità di creare dei \textit{file lease}
3104 \index{file!lease} su di un file (vedi
3105 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease})
3106 indipendentemente dalla proprietà dello
3107 stesso.\footnotemark\\
3108 \const{CAP\_SETFCAP} & La capacità di impostare le
3109 \textit{capabilities} di un file (non
3111 \const{CAP\_AUDIT\_WRITE}&consente la scrittura di dati nel giornale di
3112 auditing del kernel.\\
3113 \const{CAP\_AUDIT\_CONTROL}& consente di abilitare e disabilitare il
3114 controllo dell'auditing.\footnotemark\\
3115 % TODO verificare questa roba dell'auditing
3118 \caption{Le costanti che identificano le \textit{capabilities} presenti nel
3120 \label{tab:proc_capabilities}
3123 \footnotetext[21]{questa capacità è presente soltanto a partire dai kernel
3126 \footnotetext[22]{questa capacità è presente soltanto a partire dai kernel della
3129 \footnotetext{queste ultime due capacità sono presenti soltanto a partire dai
3130 kernel della serie 2.6.11.}
3132 Per gestire questo nuovo meccanismo ciascun processo porta con sé tre distinti
3133 insiemi di \textit{capabilities}, che vengono denominati rispettivamente
3134 \textit{effective}, \textit{permitted} ed \textit{inherited}. Questi insiemi
3135 vengono mantenuti in forma di tre diverse maschere binarie,\footnote{il kernel
3136 li mantiene, come i vari identificatori di sez.~\ref{sec:proc_setuid},
3137 all'interno della \struct{task\_struct} di ciascun processo (vedi
3138 fig.~\ref{fig:proc_task_struct}), nei tre campi \texttt{cap\_effective},
3139 \texttt{cap\_inheritable}, \texttt{cap\_permitted} del tipo
3140 \texttt{kernel\_cap\_t}; questo è attualmente definito come intero a 32 bit,
3141 il che comporta un massimo di 32 \textit{capabilities} distinte.} in cui
3142 ciascun bit corrisponde ad una capacità diversa; se ne è riportato
3143 l'elenco,\footnote{si tenga presente che l'elenco delle \textit{capabilities}
3144 presentato questa tabella, ripreso dalla relativa pagina di manuale
3145 (accessibile con \texttt{man capabilities}) e dalle definizioni in
3146 \texttt{sys/capabilities.h}, è quello aggiornato al kernel 2.6.6.} con una
3147 breve descrizione, ed il nome delle costanti che identificano i singoli bit,
3148 in tab.~\ref{tab:proc_capabilities}; la tabella è divisa in due parti, la
3149 prima riporta le \textit{capabilities} previste nella bozza dello standard
3150 POSIX1.e, la seconda quelle specifiche di Linux.
3152 L'utilizzo di tre distinti insiemi serve a fornire una interfaccia flessibile
3153 per l'uso delle \textit{capabilities}, con scopi analoghi a quelli per cui
3154 sono mantenuti i diversi insiemi di identificatori di
3155 sez.~\ref{sec:proc_setuid}; il loro significato è il seguente:
3156 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
3157 \item[\textit{effective}] l'insieme delle \textit{capabilities}
3158 ``\textsl{effettive}'', cioè di quelle che vengono effettivamente usate dal
3159 kernel quando deve eseguire il controllo di accesso per le varie operazioni
3160 compiute dal processo.
3161 \item[\textit{permitted}] l'insieme delle \textit{capabilities}
3162 ``\textsl{permesse}'', cioè l'insieme di quelle capacità che un processo
3163 \textsl{può} impostare come \textsl{effettive}. Se un processo cancella una
3164 capacità da questo insieme non potrà più riassumerla (almeno che non esegua
3165 un programma che è \acr{suid} di root).
3166 \item[\textit{inherited}] l'insieme delle \textit{capabilities}
3167 ``\textsl{ereditabili}'', cioè quelle che vengono trasmesse ad un nuovo
3168 programma eseguito attraverso una chiamata ad \func{exec} (con l'eccezione
3169 del caso che questo sia \acr{suid} di root).
3170 \label{sec:capabilities_set}
3173 Oltre a questi tre insiemi, che sono relativi al singolo processo, il kernel
3174 mantiene un insieme generale valido per tutto il sistema, chiamato
3175 \itindex{capabilities~bounding~set} \textit{capabilities bounding set}. Ogni
3176 volta che un programma viene posto in esecuzione con \func{exec} il contenuto
3177 degli insiemi \textit{effective} e \textit{permitted} vengono mascherati con
3178 un \textsl{AND} binario del contenuto corrente del \textit{capabilities
3179 bounding set}, così che il nuovo processo potrà disporre soltanto delle
3180 capacità in esso elencate.
3182 Il \textit{capabilities bounding set} è un parametro di sistema, accessibile
3183 attraverso il contenuto del file \procfile{/proc/sys/kernel/cap-bound}, che per
3184 questa sua caratteristica consente di impostare un limite generale alle
3185 capacità che possono essere accordate ai vari processi. Questo valore può
3186 essere impostato ad un valore arbitrario esclusivamente dal primo processo
3187 eseguito nel sistema (di norma cioè da \texttt{/sbin/init}), ogni processo
3188 eseguito successivamente (cioè con \textsl{pid} diverso da 1) anche se
3189 eseguito con privilegi di amministratore potrà soltanto rimuovere uno dei bit
3190 già presenti dell'insieme: questo significa che una volta rimossa una
3191 \textit{capability} dal \textit{capabilities bounding set} essa non sarà più
3192 disponibile, neanche per l'amministratore, a meno di un riavvio.
3194 Quando un programma viene messo in esecuzione\footnote{cioè quando viene
3195 eseguita la \func{execve} con cui lo si lancia; in corrispondenza di una
3196 \func{fork} le \textit{capabilities} non vengono modificate.} esso eredita
3197 (nel senso che assume negli insiemi \textit{effective} e \textit{permitted})
3198 le \textit{capabilities} mantenute nell'insieme \textit{inherited}, a meno che
3199 non sia eseguito un programma \acr{suid} di root o la \func{exec} sia stata
3200 eseguita da un programma con \textsl{uid} reale zero; in tal caso il programma
3201 ottiene tutte le \textit{capabilities} presenti nel \textit{capabilities
3202 bounding set}. In questo modo si può far si che ad un processo eseguito in
3203 un secondo tempo possano essere trasmesse solo un insieme limitato di
3204 capacità, impedendogli di recuperare quelle assenti nell'insieme
3205 \textit{inherited}. Si tenga presente invece che attraverso una \func{fork}
3206 vengono mantenute le stesse capacità del processo padre.
3208 Per la gestione delle \textit{capabilities} il kernel mette a disposizione due
3209 funzioni che permettono rispettivamente di leggere ed impostare i valori dei
3210 tre insiemi illustrati in precedenza. Queste due funzioni sono \funcd{capget}
3211 e \funcd{capset} e costituiscono l'interfaccia di gestione basso livello; i
3212 loro rispettivi prototipi sono:
3214 \headdecl{sys/capability.h}
3216 \funcdecl{int capget(cap\_user\_header\_t hdrp, cap\_user\_data\_t datap)}
3217 Legge le \textit{capabilities}.
3219 \funcdecl{int capset(cap\_user\_header\_t hdrp, const cap\_user\_data\_t
3221 Imposta le \textit{capabilities}.
3224 \bodydesc{Entrambe le funzioni ritornano 0 in caso di successo e -1 in caso
3225 di errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori:
3227 \item[\errcode{ESRCH}] si è fatto riferimento ad un processo inesistente.
3228 \item[\errcode{EPERM}] si è tentato di aggiungere una capacità
3229 nell'insieme delle \textit{capabilities} permesse, o di impostare una
3230 capacità non presente nell'insieme di quelle permesse negli insieme
3231 delle effettive o ereditate, o si è cercato di impostare una
3232 \textit{capability} di un altro processo senza avare
3233 \const{CAP\_SETPCAP}.
3235 ed inoltre \errval{EFAULT} ed \errval{EINVAL}.
3240 Queste due funzioni prendono come argomenti due tipi di dati dedicati,
3241 definiti come puntatori a due strutture specifiche di Linux, illustrate in
3242 fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}. Per poterle utilizzare occorre anche
3243 cancellare la macro \macro{\_POSIX\_SOURCE}.\footnote{per farlo occorre
3244 utilizzare la direttiva di preprocessore \direct{undef}; si dovrà cioè
3245 inserire una istruzione \texttt{\#undef \_POSIX\_SOURCE} prima di includere
3246 \texttt{sys/capability.h}.} Si tenga presente che le strutture di
3247 fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}, come i prototipi delle due funzioni
3248 \func{capget} e \func{capset}, sono soggette ad essere modificate con il
3249 cambiamento del kernel (in particolare i tipi di dati delle strutture) ed
3250 anche se finora l'interfaccia è risultata stabile, non c'è nessuna
3251 assicurazione che questa venga mantenuta.\footnote{anzi, visto lo scarso
3252 utilizzo di questa funzionalità ci sono state varie discussioni fra gli
3253 sviluppatori del kernel relative all'eliminarla o al modificarla
3254 radicalmente.} Pertanto se si vogliono scrivere programmi portabili che
3255 possano essere eseguiti su qualunque versione del kernel è opportuno
3256 utilizzare le interfacce di alto livello.
3258 \begin{figure}[!htb]
3261 \begin{minipage}[c]{15cm}
3262 \includestruct{listati/cap_user_header_t.h}
3265 \caption{Definizione delle strutture a cui fanno riferimento i puntatori
3266 \structd{cap\_user\_header\_t} e \structd{cap\_user\_data\_t} usati per
3267 l'interfaccia di gestione di basso livello delle \textit{capabilities}.}
3268 \label{fig:cap_kernel_struct}
3271 La struttura a cui deve puntare l'argomento \param{hdrp} serve ad indicare,
3272 tramite il campo \var{pid}, il processo del quale si vogliono leggere o
3273 modificare le \textit{capabilities}. Il campo \var{version} deve essere
3274 impostato al valore della versione delle usata dal kernel (quello indicato
3275 dalla costante \const{\_LINUX\_CAPABILITY\_VERSION} di
3276 fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}) altrimenti le funzioni ritorneranno con un
3277 errore di \errcode{EINVAL}, restituendo nel campo stesso il valore corretto
3278 della versione in uso. La struttura a cui deve puntare l'argomento
3279 \param{datap} invece conterrà i valori letti o da impostare per i tre insiemi
3280 delle capacità del processo.
3282 Dato che le precedenti funzioni, oltre ad essere specifiche di Linux, non
3283 garantiscono la stabilità nell'interfaccia, è sempre opportuno effettuare la
3284 gestione delle \textit{capabilities} utilizzando le funzioni di libreria a
3285 questo dedicate. Queste funzioni, che seguono quanto previsto nelle bozze
3286 dello standard POSIX.1e, non fanno parte delle \acr{glibc} e sono fornite in
3287 una libreria a parte,\footnote{la libreria è \texttt{libcap2}, nel caso di
3288 Debian può essere installata con il pacchetto omonimo.} pertanto se un
3289 programma le utilizza si dovrà indicare esplicitamente l'uso della suddetta
3290 libreria attraverso l'opzione \texttt{-lcap} del compilatore.
3292 Le funzioni dell'interfaccia delle bozze di POSIX.1e prevedono l'uso di uno
3293 tipo di dato opaco, \type{cap\_t}, come puntatore ai dati mantenuti nel
3294 cosiddetto \textit{capability state},\footnote{si tratta in sostanza di un
3295 puntatore ad una struttura interna utilizzata dalle librerie, i cui campi
3296 non devono mai essere acceduti direttamente.} in sono memorizzati tutti i
3297 dati delle \textit{capabilities}. In questo modo è possibile mascherare i
3298 dettagli della gestione di basso livello, che potranno essere modificati senza
3299 dover cambiare le funzioni dell'interfaccia, che faranno riferimento soltanto
3300 ad oggetti di questo tipo. L'interfaccia pertanto non soltanto fornisce le
3301 funzioni per modificare e leggere le \textit{capabilities}, ma anche quelle
3302 per gestire i dati attraverso \type{cap\_t}.
3304 La prima funzione dell'interfaccia è quella che permette di inizializzare un
3305 \textit{capability state}, allocando al contempo la memoria necessaria per i
3306 relativi dati. La funzione è \funcd{cap\_init} ed il suo prototipo è:
3308 \headdecl{sys/capability.h}
3310 \funcdecl{cap\_t cap\_init(void)}
3311 Crea ed inizializza un \textit{capability state}.
3313 \bodydesc{La funzione ritorna un valore non nullo in caso di successo e
3314 \macro{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il
3315 valore \errval{ENOMEM}.
3319 La funzione restituisce il puntatore \type{cap\_t} ad uno stato inizializzato
3320 con tutte le \textit{capabilities} azzerate. In caso di errore (cioè quando
3321 non c'è memoria sufficiente ad allocare i dati) viene restituito \macro{NULL}
3322 ed \var{errno} viene impostata a \errval{ENOMEM}. La memoria necessaria a
3323 mantenere i dati viene automaticamente allocata da \func{cap\_init}, ma dovrà
3324 essere disallocata esplicitamente quando non è più necessaria utilizzando, per
3325 questo l'interfaccia fornisce una apposita funzione, \funcd{cap\_free}, il cui
3328 \headdecl{sys/capability.h}
3330 \funcdecl{int cap\_free(void *obj\_d)}
3331 Disalloca la memoria allocata per i dati delle \textit{capabilities}.
3333 \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
3334 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}.
3338 La funzione permette di liberare la memoria allocata dalle altre funzioni
3339 della libreria sia per un \textit{capability state}, nel qual caso l'argomento
3340 dovrà essere un dato di tipo \type{cap\_t}, che per una descrizione testuale
3341 dello stesso,\footnote{cioè quanto ottenuto tramite la funzione
3342 \func{cap\_to\_text}.} nel qual caso l'argomento dovrà essere un dato di
3343 tipo \texttt{char *}. Per questo l'argomento \param{obj\_d} è dichiarato come
3344 \texttt{void *} e deve sempre corrispondere ad un puntatore ottenuto tramite
3345 le altre funzioni della libreria, altrimenti la funzione fallirà con un errore
3348 Infine si può creare una copia di un \textit{capability state} ottenuto in
3349 precedenza tramite la funzione \funcd{cap\_dup}, il cui prototipo è:
3351 \headdecl{sys/capability.h}
3353 \funcdecl{cap\_t cap\_dup(cap\_t cap\_p)}
3354 Duplica un \textit{capability state} restituendone una copia.
3356 \bodydesc{La funzione ritorna un valore non nullo in caso di successo e
3357 \macro{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} potrà assumere i
3358 valori \errval{ENOMEM} o \errval{EINVAL}.
3362 La funzione crea una copia del \textit{capability state} posto all'indirizzo
3363 \param{cap\_p} che si è passato come argomento, restituendo il puntatore alla
3364 copia, che conterrà gli stessi valori delle \textit{capabilities} presenti
3365 nell'originale. La memoria necessaria viene allocata automaticamente dalla
3366 funzione. Una volta effettuata la copia i due \textit{capability state}
3367 potranno essere modificati in maniera completamente
3368 indipendente.\footnote{alla fine delle operazioni si ricordi però di
3369 disallocare anche la copia, oltre all'originale. }
3371 Una seconda classe di funzioni di servizio previste dall'interfaccia sono
3372 quelle per la gestione dei dati contenuti all'interno di un \textit{capability
3373 state}; la prima di queste è \funcd{cap\_clear}, il cui prototipo è:
3375 \headdecl{sys/capability.h}
3377 \funcdecl{int cap\_clear(cap\_t cap\_p)}
3378 Inizializza un \textit{capability state} cancellando tutte le
3379 \textit{capabilities}.
3381 \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
3382 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}.
3386 La funzione si limita ad azzerare tutte le \textit{capabilities} presenti nel
3387 \textit{capability state} all'indirizzo \param{cap\_p} passato come argomento,
3388 restituendo uno stato \textsl{vuoto}, analogo a quello che si ottiene nella
3389 creazione con \func{cap\_init}.
3391 Per la gestione dei valori delle \textit{capabilities} presenti in un
3392 \textit{capability state} l'interfaccia prevede due funzioni,
3393 \funcd{cap\_get\_flag} e \funcd{cap\_set\_flag}, che permettono
3394 rispettivamente di leggere o impostare il valore di un flag delle
3395 \textit{capabilities}; i rispettivi prototipi sono:
3397 \headdecl{sys/capability.h}
3399 \funcdecl{int cap\_get\_flag(cap\_t cap\_p, cap\_value\_t cap, cap\_flag\_t
3400 flag, cap\_flag\_value\_t *value\_p)}
3401 Legge il valore di una \textit{capability}.
3403 \funcdecl{int cap\_set\_flag(cap\_t cap\_p, cap\_flag\_t flag, int ncap,
3404 cap\_value\_t *caps, cap\_flag\_value\_t value)}
3405 Imposta il valore di una \textit{capability}.
3407 \bodydesc{Le funzioni ritornano 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
3408 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}.
3412 In entrambe le funzioni l'argomento \param{cap\_p} indica il puntatore al
3413 \textit{capability state} su cui operare, mentre l'argomento \param{flag}
3414 indica su quale dei tre insiemi illustrati a
3415 pag.~\pageref{sec:capabilities_set} si intende operare. Questi devono essere
3416 specificati con una variabile di tipo \type{cap\_flag\_t} che può assumere
3417 esclusivamente\footnote{si tratta in effetti di un tipo enumerato, come si può
3418 verificare dalla sua definizione che si trova in
3419 \texttt{/usr/include/sys/capability.h}.} uno dei valori illustrati in
3420 tab.~\ref{tab:cap_set_identifier}.
3425 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
3427 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
3430 \const{CAP\_EFFECTIVE} & Capacità dell'insieme \textsl{effettivo}.\\
3431 \const{CAP\_PERMITTED} & Capacità dell'insieme \textsl{permesso}.\\
3432 \const{CAP\_INHERITABLE}& Capacità dell'insieme \textsl{ereditabile}.\\
3435 \caption{Valori possibili per il tipo di dato \type{cap\_flag\_t} che
3436 identifica gli insiemi delle \textit{capabilities}.}
3437 \label{tab:cap_set_identifier}
3440 La capacità che si intende controllare o impostare invece deve essere
3441 specificata attraverso una variabile di tipo \type{cap\_value\_t}, che può
3442 prendere come valore uno qualunque di quelli riportati in
3443 tab.~\ref{tab:proc_capabilities}, in questo caso però non è possibile
3444 combinare diversi valori in una maschera binaria, una variabile di tipo
3445 \type{cap\_value\_t} deve indicare una sola capacità.\footnote{nel file di
3446 header citato nella nota precedente il tipo \type{cap\_value\_t} è definito
3447 come \ctyp{int}, ma i valori validi sono soltanto quelli di
3448 tab.~\ref{tab:proc_capabilities}.}
3450 Infine lo stato di una capacità è descritto ad una variabile di tipo
3451 \type{cap\_flag\_value\_t}, che a sua volta può assumere soltanto
3452 uno\footnote{anche questo è un tipo enumerato.} dei valori di
3453 tab.~\ref{tab:cap_value_type}.
3458 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
3460 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
3463 \const{CAP\_CLEAR}& La capacità non è impostata.\\
3464 \const{CAP\_SET} & La capacità è impostata.\\
3467 \caption{Valori possibili per il tipo di dato \type{cap\_flag\_value\_t} che
3468 indica lo stato di una capacità.}
3469 \label{tab:cap_value_type}
3472 La funzione \func{cap\_get\_flag} legge lo stato della capacità indicata
3473 dall'argomento \param{cap} all'interno dell'insieme indicato dall'argomento
3474 \param{flag} e ne restituisce il valore nella variabile posta all'indirizzo
3475 puntato dall'argomento \param{value\_p}; è possibile cioè leggere soltanto uno
3476 stato di una capacità alla volta.
3478 La funzione \func{cap\_set\_flag} può invece impostare in una sola chiamata
3479 più \textit{capabilities}, anche se solo all'interno dello stesso insieme. Per
3480 questo motivo essa prende un vettore di valori di tipo \type{cap\_value\_t}
3481 nell'argomento \param{caps}, la cui dimensione viene specificata dall'argomento
3482 \param{ncap}. Il tipo di impostazione da eseguire (cancellazione o
3483 impostazione) viene indicato dall'argomento \param{value}.
3485 Per la visualizzazione dello stato delle \textit{capabilities} l'interfaccia
3486 prevede una funzione apposita, \funcd{cap\_to\_text}, il cui prototipo è:
3488 \headdecl{sys/capability.h}
3490 \funcdecl{char * cap\_to\_text(cap\_t caps, ssize\_t * length\_p)}
3492 Genera una visualizzazione testuale delle \textit{capabilities}.
3494 \bodydesc{La funzione ritorna un puntatore alla stringa con la descrizione
3495 delle \textit{capabilities} in caso di successo e \val{NULL} in caso di
3496 errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori \errval{EINVAL} o
3501 La funzione ritorna l'indirizzo di una stringa contente la descrizione
3502 testuale del contenuto del \textit{capabilities state} \param{caps} passato
3503 come argomento, e, qualora l'argomento \param{length\_p} sia diverso da
3504 \val{NULL}, restituisce nella variabile intera da questo puntata la lunghezza
3505 della stringa. La stringa restituita viene allocata automaticamente dalla
3506 funzione e pertanto dovrà essere liberata con \func{cap\_free}.
3508 Fin quei abbiamo trattato solo le funzioni di servizio relative alla
3509 manipolazione dei \textit{capabilities state}; l'interfaccia di gestione
3510 prevede però anche le funzioni per la gestione delle \textit{capabilities}
3511 stesse. La prima di queste è \funcd{cap\_get\_proc} che consente la lettura
3512 delle \textit{capabilities} del processo corrente, il suo prototipo è:
3514 \headdecl{sys/capability.h}
3516 \funcdecl{cap\_t cap\_get\_proc(void)}
3517 Legge le \textit{capabilities} del processo corrente.
3519 \bodydesc{La funzione ritorna un valore diverso da \val{NULL} in caso di
3520 successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} può
3521 assumere i valori \errval{EINVAL}, \errval{EPERM} o \errval{ENOMEM}. }
3524 La funzione legge il valore delle \textit{capabilities} associate al processo
3525 da cui viene invocata, restituendo il risultato tramite il puntatore ad un
3526 \textit{capabilities state} contenente tutti i dati che provvede ad allocare
3527 autonomamente e che di nuovo occorrerà liberare con \func{cap\_free} quando
3528 non sarà più utilizzato.
3530 Se invece si vogliono leggere le \textit{capabilities} di un processo
3531 specifico occorre usare la funzione \funcd{capgetp}, il cui
3532 prototipo\footnote{su alcune pagine di manuale la funzione è descritta con un
3533 prototipo sbagliato, che prevede un valore di ritorno di tipo \type{cap\_t},
3534 ma il valore di ritorno è intero, come si può verificare anche dalla
3535 dichiarazione della stessa in \texttt{sys/capability.h}.} è:
3537 \headdecl{sys/capability.h}
3539 \funcdecl{int capgetp(pid\_t pid, cap\_t cap\_d)}
3540 Legge le \textit{capabilities} del processo indicato da \param{pid}.
3542 \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
3543 errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori \errval{EINVAL},
3544 \errval{EPERM} o \errval{ENOMEM}.
3547 %TODO controllare e correggere i codici di errore!!!
3549 La funzione legge il valore delle \textit{capabilities} del processo indicato
3550 con l'argomento \param{pid}, e restituisce il risultato nel
3551 \textit{capabilities state} posto all'indirizzo indicato con l'argomento
3552 \param{cap\_d}; a differenza della precedente in questo caso il
3553 \textit{capability state} deve essere stato creato in precedenza. Qualora il
3554 processo indicato non esista si avrà un errore di \errval{ESRCH}. Gli stessi
3555 valori possono essere letti direttamente nel filesystem \textit{proc}, nei
3556 file \texttt{/proc/<pid>/status}; ad esempio per \texttt{init} si otterrà
3560 CapInh: 0000000000000000
3561 CapPrm: 00000000fffffeff
3562 CapEff: 00000000fffffeff
3566 Infine per impostare le \textit{capabilities} del processo corrente (non
3567 esiste una funzione che permetta di cambiare le \textit{capabilities} di un
3568 altro processo) si deve usare la funzione \funcd{cap\_set\_proc}, il cui
3571 \headdecl{sys/capability.h}
3573 \funcdecl{int cap\_set\_proc(cap\_t cap\_p)}
3574 Imposta le \textit{capabilities} del processo corrente.
3576 \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
3577 errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori \errval{EINVAL},
3578 \errval{EPERM} o \errval{ENOMEM}.
3582 La funzione modifica le \textit{capabilities} del processo corrente secondo
3583 quanto specificato con l'argomento \param{cap\_p}, posto che questo sia
3584 possibile nei termini spiegati in precedenza (non sarà ad esempio possibile
3585 impostare capacità non presenti nell'insieme di quelle permesse). In caso di
3586 successo i nuovi valori saranno effettivi al ritorno della funzione, in caso
3587 di fallimento invece lo stato delle capacità resterà invariato. Si tenga
3588 presente che \textsl{tutte} le capacità specificate tramite \param{cap\_p}
3589 devono essere permesse; se anche una sola non lo è la funzione fallirà, e per
3590 quanto appena detto, lo stato delle \textit{capabilities} non verrà modificato
3591 (neanche per le parti eventualmente permesse).
3593 Come esempio di utilizzo di queste funzioni nei sorgenti allegati alla guida
3594 si è distribuito il programma \texttt{getcap.c}, che consente di leggere le
3595 \textit{capabilities} del processo corrente\footnote{vale a dire di sé stesso,
3596 quando lo si lancia, il che può sembrare inutile, ma serve a mostrarci quali
3597 sono le \textit{capabilities} standard che ottiene un processo lanciato
3598 dalla riga di comando.} o tramite l'opzione \texttt{-p}, quelle di un
3599 processo qualunque il cui pid viene passato come parametro dell'opzione.
3602 \footnotesize \centering
3603 \begin{minipage}[c]{15cm}
3604 \includecodesample{listati/getcap.c}
3607 \caption{Corpo principale del programma \texttt{getcap.c}.}
3608 \label{fig:proc_getcap}
3611 La sezione principale del programma è riportata in fig.~\ref{fig:proc_getcap},
3612 e si basa su una condizione sulla variabile \var{pid} che se si è usato
3613 l'opzione \texttt{-p} è impostata (nella sezione di gestione delle opzioni,
3614 che si è tralasciata) al valore del \textsl{pid} del processo di cui si vuole
3615 leggere le \textit{capabilities} e nulla altrimenti. Nel primo caso
3616 (\texttt{\small 1--6}) si utilizza direttamente (\texttt{\small 2})
3617 \func{cap\_get\_proc} per ottenere lo stato delle capacità del processo, nel
3618 secondo (\texttt{\small 7--14}) prima si inizializza (\texttt{\small 8}) uno
3619 stato vuoto e poi (\texttt{\small 9}) si legge il valore delle capacità del
3622 Il passo successivo è utilizzare (\texttt{\small 16}) \func{cap\_to\_text} per
3623 tradurre in una stringa lo stato, e poi (\texttt{\small 17}) stamparlo; infine
3624 (\texttt{\small 19--20}) si libera la memoria allocata dalle precedenti
3625 funzioni con \func{cap\_free} per poi ritornare dal ciclo principale della
3628 \itindend{capabilities}
3630 % TODO vedi http://lwn.net/Articles/198557/ e
3631 % http://www.madore.org/~david/linux/newcaps/
3632 % TODO documentare prctl ...
3634 \subsection{Gli attributi estesi}
3635 \label{sec:file_xattr}
3637 \itindbeg{Extended~Attributes}
3639 Nelle sezioni precedenti abbiamo trattato in dettaglio le varie informazioni
3640 che il sistema mantiene negli \itindex{inode} \textit{inode}, e le varie
3641 funzioni che permettono di modificarle. Si sarà notato come in realtà queste
3642 informazioni siano estremamente ridotte. Questo è dovuto al fatto che Unix
3643 origina negli anni '70, quando le risorse di calcolo e di spazio disco erano
3644 minime. Con il venir meno di queste restrizioni è incominciata ad emergere
3645 l'esigenza di poter associare ai file delle ulteriori informazioni astratte
3646 (quelli che vengono chiamati i \textsl{meta-dati}) che però non potevano
3647 trovare spazio nei dati classici mantenuti negli \itindex{inode}
3650 Per risolvere questo problema alcuni sistemi unix-like (e fra questi anche
3651 Linux) hanno introdotto un meccanismo generico che consenta di associare delle
3652 informazioni ai singoli file,\footnote{l'uso più comune è quello della ACL,
3653 che tratteremo nella prossima sezione, ma si possono inserire anche altre
3654 informazioni.} detto \textit{Extended Attributes}. Gli \textsl{attributi
3655 estesi} non sono altro che delle coppie nome/valore che sono associate
3656 permanentemente ad un oggetto sul filesystem, analoghi di quello che sono le
3657 variabili di ambiente (vedi sez.~\ref{sec:proc_environ}) per un processo.
3659 Altri sistemi (come Solaris, MacOS e Windows) hanno adottato un meccanismo
3660 diverso in cui ad un file sono associati diversi flussi di dati, su cui
3661 possono essere mantenute ulteriori informazioni, che possono essere accedute
3662 con le normali operazioni di lettura e scrittura. Questi non vanno confusi con
3663 gli \textit{Extended Attributes} (anche se su Solaris hanno lo stesso nome),
3664 che sono un meccanismo molto più semplice, che pur essendo limitato (potendo
3665 contenere solo una quantità limitata di informazione) hanno il grande
3666 vantaggio di essere molto più semplici da realizzare, più
3667 efficienti,\footnote{cosa molto importante, specie per le applicazioni che
3668 richiedono una gran numero di accessi, come le ACL.} e di garantire
3669 l'atomicità di tutte le operazioni.
3671 In Linux gli attributi estesi sono sempre associati al singolo \itindex{inode}
3672 \textit{inode} e l'accesso viene sempre eseguito in forma atomica, in lettura
3673 il valore corrente viene scritto su un buffer in memoria, mentre la scrittura
3674 prevede che ogni valore precedente sia sovrascritto.
3676 Si tenga presente che non tutti i filesystem supportano gli \textit{Extended
3677 Attributes}, in particolare al momento della scrittura di queste dispense
3678 essi sono presenti solo su \textsl{ext2}, \textsl{ext3} e \textsl{XFS}.
3679 Inoltre a seconda della implementazione ci possono essere dei limiti sulla
3680 quantità di attributi che si possono utilizzare.\footnote{ad esempio nel caso
3681 di \textsl{ext2} ed \textsl{ext3} è richiesto che essi siano contenuti
3682 all'interno di un singolo blocco (pertanto con dimensioni massime pari a
3683 1024, 2048 o 4096 byte a seconda delle dimensioni di quest'ultimo impostate
3684 in fase di creazione del filesystem), mentre con \textsl{XFS} non ci sono
3685 limiti ed i dati vengono memorizzati in maniera diversa (nell'\textit{inode}
3686 stesso, in un blocco a parte, o in una struttura ad albero dedicata) per
3687 mantenerne la scalabilità.} Infine lo spazio utilizzato per mantenere gli
3688 attributi estesi viene tenuto in conto per il calcolo delle quote di utente e
3689 gruppo proprietari del file.
3691 Come meccanismo per mantenere informazioni aggiuntive associate al singolo
3692 file, gli \textit{Extended Attributes} possono avere usi anche molto diversi
3693 fra loro. Per poterli distinguere allora sono stati suddivisi in
3694 \textsl{classi}, a cui poter applicare requisiti diversi per l'accesso e la
3695 gestione. Per questo motivo il nome di un attributo deve essere sempre
3696 specificato nella forma \texttt{namespace.attribute}, dove \texttt{namespace}
3697 fa riferimento alla classe a cui l'attributo appartiene, mentre
3698 \texttt{attribute} è il nome ad esso assegnato. In tale forma il nome di un
3699 attributo esteso deve essere univoco. Al momento\footnote{della scrittura di
3700 questa sezione, kernel 2.6.23, ottobre 2007.} sono state definite le quattro
3701 classi di attributi riportate in tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}.
3706 \begin{tabular}{|l|p{10cm}|}
3708 \textbf{Nome} & \textbf{Descrizione} \\
3711 \const{security}& Gli \textit{extended security attributes}: vengono
3712 utilizzati dalle estensioni di sicurezza del kernel (i
3713 \itindex{Linux~Security~Modules} \textit{Linux
3714 Security Modules}), per le realizzazione di meccanismi
3715 evoluti di controllo di accesso come \index{SELinux}
3717 \const{system} & Gli \textit{extended security attributes}: sono usati
3718 dal kernel per memorizzare dati di sistema associati ai
3719 file come le \itindex{Access~Control~List} ACL (vedi
3720 sez.~\ref{sec:file_ACL}) o le \itindex{capabilities}
3721 \textit{capabilities} (vedi
3722 sez.~\ref{sec:proc_capabilities}).\\
3723 \const{trusted} & I \textit{trusted extended attributes}: vengono
3724 utilizzati per poter realizzare in user space
3725 meccanismi che consentano di mantenere delle
3726 informazioni sui file che non devono essere accessibili
3727 ai processi ordinari.\\
3728 \const{user} & Gli \textit{extended user attributes}: utilizzati per
3729 mantenere informazioni aggiuntive sui file (come il
3730 \textit{mime-type}, la codifica dei caratteri o del
3731 file) accessibili dagli utenti.\\
3734 \caption{I nomi utilizzati valore di \texttt{namespace} per distinguere le
3735 varie classi di \textit{Extended Attributes}.}
3736 \label{tab:extended_attribute_class}
3740 Dato che uno degli usi degli \textit{Extended Attributes} è quello che li
3741 impiega per realizzare delle estensioni (come le \itindex{Access~Control~List}
3742 ACL, \index{SELinux} SELinux, ecc.) al tradizionale meccanismo dei controlli
3743 di accesso di Unix, l'accesso ai loro valori viene regolato in maniera diversa
3744 a seconda sia della loro classe sia di quali, fra le estensioni che li
3745 utilizzano, sono poste in uso. In particolare, per ciascuna delle classi
3746 riportate in tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}, si hanno i seguenti
3748 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.7cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
3749 \item[\texttt{security}] L'accesso agli \textit{extended security attributes}
3750 dipende dalle politiche di sicurezza stabilite da loro stessi tramite
3751 l'utilizzo di un sistema di controllo basato sui
3752 \itindex{Linux~Security~Modules} \textit{Linux Security Modules} (ad esempio
3753 \index{SELinux} SELinux). Pertanto l'accesso in lettura o scrittura dipende
3754 dalle politiche di sicurezza implementate all'interno dal modulo di
3755 sicurezza che si sta utilizzando al momento (ciascuno avrà le sue). Se non è
3756 stato caricato nessun modulo di sicurezza l'accesso in lettura sarà
3757 consentito a tutti i processi, mentre quello in scrittura solo ai processi
3758 con privilegi amministrativi dotati della \index{capabilities}
3759 \textit{capability} \const{CAP\_SYS\_ADMIN}.
3761 \item[\texttt{system}] Anche l'accesso agli \textit{extended system
3762 attributes} dipende dalle politiche di accesso che il kernel realizza
3763 anche utilizzando gli stessi valori in essi contenuti. Ad esempio nel caso
3764 delle \itindex{Access~Control~List} ACL l'accesso è consentito in lettura ai
3765 processi che hanno la capacità di eseguire una ricerca sul file (cioè hanno
3766 il permesso di lettura sulla directory che contiene il file) ed in scrittura
3767 al proprietario del file o ai processi dotati della \textit{capability}
3768 \index{capabilities} \const{CAP\_FOWNER}.\footnote{vale a dire una politica
3769 di accesso analoga a quella impiegata per gli ordinari permessi dei file.}
3771 \item[\texttt{trusted}] L'accesso ai \textit{trusted extended attributes}, sia
3772 per la lettura che per la scrittura, è consentito soltanto ai processi con
3773 privilegi amministrativi dotati della \index{capabilities}
3774 \textit{capability} \const{CAP\_SYS\_ADMIN}. In questo modo si possono
3775 utilizzare questi attributi per realizzare in user space dei meccanismi di
3776 controllo che accedono ad informazioni non disponibili ai processi ordinari.
3778 \item[\texttt{user}] L'accesso agli \textit{extended user attributes} è
3779 regolato dai normali permessi dei file: occorre avere il permesso di lettura
3780 per leggerli e quello di scrittura per scriverli o modificarli. Dato l'uso
3781 di questi attributi si è scelto di applicare al loro accesso gli stessi
3782 criteri che si usano per l'accesso al contenuto dei file (o delle directory)
3783 cui essi fanno riferimento. Questa scelta vale però soltanto per i file e le
3784 directory ordinarie, se valesse in generale infatti si avrebbe un serio
3785 problema di sicurezza dato che esistono diversi oggetti sul filesystem per i
3786 quali è normale avere avere il permesso di scrittura consentito a tutti gli
3787 utenti, come i link simbolici, o alcuni file di dispositivo come
3788 \texttt{/dev/null}. Se fosse possibile usare su di essi gli \textit{extended
3789 user attributes} un utente qualunque potrebbe inserirvi dati a
3790 piacere.\footnote{la cosa è stata notata su XFS, dove questo comportamento
3791 permetteva, non essendovi limiti sullo spazio occupabile dagli
3792 \textit{Extended Attributes}, di bloccare il sistema riempiendo il disco.}
3794 La semantica del controllo di accesso indicata inoltre non avrebbe alcun
3795 senso al di fuori di file e directory: i permessi di lettura e scrittura per
3796 un file di dispositivo attengono alle capacità di accesso al dispositivo
3797 sottostante,\footnote{motivo per cui si può formattare un disco anche se
3798 \texttt{/dev} è su un filesystem in sola lettura.} mentre per i link
3799 simbolici questi vengono semplicemente ignorati: in nessuno dei due casi
3800 hanno a che fare con il contenuto del file, e nella discussione relativa
3801 all'uso degli \textit{extended user attributes} nessuno è mai stato capace
3802 di indicare una qualche forma sensata di utilizzo degli stessi per link
3803 simbolici o file di dispositivo, e neanche per le fifo o i socket. Per
3804 questo motivo essi sono stati completamente disabilitati per tutto ciò che
3805 non sia un file regolare o una directory.\footnote{si può verificare la
3806 semantica adottata consultando il file \texttt{fs/xattr.c} dei sorgenti
3807 del kernel.} Inoltre per le directory è stata introdotta una ulteriore
3808 restrizione, dovuta di nuovo alla presenza ordinaria di permessi di
3809 scrittura completi su directory come \texttt{/tmp}. Per questo motivo, per
3810 evitare eventuali abusi, se una directory ha lo \itindex{sticky~bit}
3811 \textit{sticky bit} attivo sarà consentito scrivere i suoi \textit{extended
3812 user attributes} soltanto se si è proprietari della stessa, o si hanno i
3813 privilegi amministrativi della capability \index{capabilities}
3814 \const{CAP\_FOWNER}.
3817 Le funzioni per la gestione degli attributi estesi, come altre funzioni di
3818 gestione avanzate specifiche di Linux, non fanno parte delle \acr{glibc}, e
3819 sono fornite da una apposita libreria, \texttt{libattr}, che deve essere
3820 installata a parte;\footnote{la versione corrente della libreria è
3821 \texttt{libattr1}.} pertanto se un programma le utilizza si dovrà indicare
3822 esplicitamente l'uso della suddetta libreria invocando il compilatore con
3823 l'opzione \texttt{-lattr}.
3825 Per poter leggere gli attributi estesi sono disponibili tre diverse funzioni,
3826 \funcd{getxattr}, \funcd{lgetxattr} e \funcd{fgetxattr}, che consentono
3827 rispettivamente di richiedere gli attributi relativi a un file, a un link
3828 simbolico e ad un file descriptor; i rispettivi prototipi sono:
3830 \headdecl{sys/types.h}
3831 \headdecl{attr/xattr.h}
3833 \funcdecl{ssize\_t getxattr(const char *path, const char *name, void
3834 *value, size\_t size)}
3836 \funcdecl{ssize\_t lgetxattr(const char *path, const char *name, void
3837 *value, size\_t size)}
3839 \funcdecl{ssize\_t fgetxattr(int filedes, const char *name, void *value,
3842 Le funzioni leggono il valore di un attributo esteso.
3844 \bodydesc{Le funzioni restituiscono un intero positivo che indica la
3845 dimensione dell'attributo richiesto in caso di successo, e $-1$ in caso di
3846 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
3848 \item[\errcode{ENOATTR}] l'attributo richiesto non esiste.
3849 \item[\errcode{ERANGE}] la dimensione \param{size} del buffer \param{value}
3850 non è sufficiente per contenere il risultato.
3851 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
3852 filesystem o sono disabilitati.
3854 e tutti gli errori di \func{stat}, come \errcode{EPERM} se non si hanno i
3855 permessi di accesso all'attributo. }
3858 Le funzioni \func{getxattr} e \func{lgetxattr} prendono come primo argomento
3859 un pathname che indica il file di cui si vuole richiedere un attributo, la
3860 sola differenza è che la seconda, se il pathname indica un link simbolico,
3861 restituisce gli attributi di quest'ultimo e non quelli del file a cui esso fa
3862 riferimento. La funzione \func{fgetxattr} prende invece come primo argomento
3863 un numero di file descriptor, e richiede gli attributi del file ad esso
3866 Tutte e tre le funzioni richiedono di specificare nell'argomento \param{name}
3867 il nome dell'attributo di cui si vuole ottenere il valore. Il nome deve essere
3868 indicato comprensivo di prefisso del \textit{namespace} cui appartiene (uno
3869 dei valori di tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}) nella forma
3870 \texttt{namespace.attributename}, come stringa terminata da un carattere NUL.
3871 Il suo valore verrà restituito nel buffer puntato dall'argomento \param{value}
3872 per una dimensione massima di \param{size} byte;\footnote{gli attributi estesi
3873 possono essere costituiti arbitrariamente da dati testuali o binari.} se
3874 quest'ultima non è sufficiente si avrà un errore di \errcode{ERANGE}.
3876 Per evitare di dover indovinare la dimensione di un attributo per tentativi si
3877 può eseguire una interrogazione utilizzando un valore nullo per \param{size};
3878 in questo caso non verrà letto nessun dato, ma verrà restituito come valore di
3879 ritorno della funzione chiamata la dimensione totale dell'attributo esteso
3880 richiesto, che si potrà usare come stima per allocare un buffer di dimensioni
3881 sufficienti.\footnote{si parla di stima perché anche se le funzioni
3882 restituiscono la dimensione esatta dell'attributo al momento in cui sono
3883 eseguite, questa potrebbe essere modificata in qualunque momento da un
3884 successivo accesso eseguito da un altro processo.}
3886 Un secondo gruppo di funzioni è quello che consente di impostare il valore di
3887 un attributo esteso, queste sono \funcd{setxattr}, \funcd{lsetxattr} e
3888 \funcd{fsetxattr}, e consentono di operare rispettivamente su un file, su un
3889 link simbolico o specificando un file descriptor; i loro prototipi sono:
3891 \headdecl{sys/types.h}
3892 \headdecl{attr/xattr.h}
3894 \funcdecl{int setxattr(const char *path, const char *name, const void
3895 *value, size\_t size, int flags)}
3897 \funcdecl{int lsetxattr(const char *path, const char *name, const void
3898 *value, size\_t size, int flags)}
3900 \funcdecl{int fsetxattr(int filedes, const char *name, const void *value,
3901 size\_t size, int flags)}
3903 Impostano il valore di un attributo esteso.
3905 \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo, e $-1$ in caso di
3906 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
3908 \item[\errcode{ENOATTR}] si è usato il flag \const{XATTR\_REPLACE} e
3909 l'attributo richiesto non esiste.
3910 \item[\errcode{EEXIST}] si è usato il flag \const{XATTR\_CREATE} ma
3911 l'attributo esiste già.
3912 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
3913 filesystem o sono disabilitati.
3915 Oltre a questi potranno essere restituiti tutti gli errori di \func{stat},
3916 ed in particolare \errcode{EPERM} se non si hanno i permessi di accesso
3921 Le tre funzioni prendono come primo argomento un valore adeguato al loro
3922 scopo, usato in maniera del tutto identica a quanto visto in precedenza per le
3923 analoghe che leggono gli attributi estesi. Il secondo argomento \param{name}
3924 deve indicare, anche in questo caso con gli stessi criteri appena visti per le
3925 analoghe \func{getxattr}, \func{lgetxattr} e \func{fgetxattr}, il nome
3926 (completo di suffisso) dell'attributo su cui si vuole operare.
3928 Il valore che verrà assegnato all'attributo dovrà essere preparato nel buffer
3929 puntato da \param{value}, e la sua dimensione totale (in byte) sarà indicata
3930 dall'argomento \param{size}. Infine l'argomento \param{flag} consente di
3931 controllare le modalità di sovrascrittura dell'attributo esteso, esso può
3932 prendere due valori: con \const{XATTR\_REPLACE} si richiede che l'attributo
3933 esista, nel qual caso verrà sovrascritto, altrimenti si avrà errore, mentre
3934 con \const{XATTR\_CREATE} si richiede che l'attributo non esista, nel qual
3935 caso verrà creato, altrimenti si avrà errore ed il valore attuale non sarà
3936 modificato. Utilizzando per \param{flag} un valore nullo l'attributo verrà
3937 modificato se è già presente, o creato se non c'è.
3939 Le funzioni finora illustrate permettono di leggere o scrivere gli attributi
3940 estesi, ma sarebbe altrettanto utile poter vedere quali sono gli attributi
3941 presenti; a questo provvedono le funzioni \funcd{listxattr},
3942 \funcd{llistxattr} e \funcd{flistxattr} i cui prototipi sono:
3944 \headdecl{sys/types.h}
3945 \headdecl{attr/xattr.h}
3947 \funcdecl{ssize\_t listxattr(const char *path, char *list, size\_t size)}
3949 \funcdecl{ssize\_t llistxattr(const char *path, char *list, size\_t size)}
3951 \funcdecl{ssize\_t flistxattr(int filedes, char *list, size\_t size)}
3953 Leggono la lista degli attributi estesi di un file.
3955 \bodydesc{Le funzioni restituiscono un intero positivo che indica la
3956 dimensione della lista in caso di successo, e $-1$ in caso di errore, nel
3957 qual caso \var{errno} assumerà i valori:
3959 \item[\errcode{ERANGE}] la dimensione \param{size} del buffer \param{value}
3960 non è sufficiente per contenere il risultato.
3961 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
3962 filesystem o sono disabilitati.
3964 Oltre a questi potranno essere restituiti tutti gli errori di \func{stat},
3965 ed in particolare \errcode{EPERM} se non si hanno i permessi di accesso
3970 Come per le precedenti le tre funzioni leggono gli attributi rispettivamente
3971 di un file, un link simbolico o specificando un file descriptor, da
3972 specificare con il loro primo argomento. Gli altri due argomenti, identici per
3973 tutte e tre, indicano rispettivamente il puntatore \param{list} al buffer dove
3974 deve essere letta la lista e la dimensione \param{size} di quest'ultimo.
3976 La lista viene fornita come sequenza non ordinata dei nomi dei singoli
3977 attributi estesi (sempre comprensivi del prefisso della loro classe) ciascuno
3978 dei quali è terminato da un carattere nullo. I nomi sono inseriti nel buffer
3979 uno di seguito all'altro. Il valore di ritorno della funzione indica la
3980 dimensione totale della lista in byte.
3982 Come per le funzioni di lettura dei singoli attributi se le dimensioni del
3983 buffer non sono sufficienti si avrà un errore, ma è possibile ottenere dal
3984 valore di ritorno della funzione una stima della dimensione totale della lista
3985 usando per \param{size} un valore nullo.
3987 Infine per rimuovere semplicemente un attributo esteso, si ha a disposizione
3988 un ultimo gruppo di funzioni: \funcd{removexattr}, \funcd{lremovexattr} e
3989 \funcd{fremovexattr}; i rispettivi prototipi sono:
3991 \headdecl{sys/types.h}
3992 \headdecl{attr/xattr.h}
3994 \funcdecl{int removexattr(const char *path, const char *name)}
3996 \funcdecl{int lremovexattr(const char *path, const char *name)}
3998 \funcdecl{int fremovexattr(int filedes, const char *name)}
4001 Rimuovono un attributo esteso di un file.
4003 \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo, e $-1$ in caso di
4004 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
4006 \item[\errcode{ENOATTR}] l'attributo richiesto non esiste.
4007 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
4008 filesystem o sono disabilitati.
4010 ed inoltre tutti gli errori di \func{stat}.
4014 Le tre funzioni rimuovono l'attributo esteso indicato dall'argomento
4015 \param{name} rispettivamente di un file, un link simbolico o specificando un
4016 file descriptor, da specificare con il loro primo argomento. Anche in questo
4017 caso l'argomento \param{name} deve essere specificato con le modalità già
4018 illustrate in precedenza per le altre funzioni relative agli attributi estesi.
4021 \itindend{Extended~Attributes}
4023 \subsection{Le \textit{Access Control List}}
4024 \label{sec:file_ACL}
4027 \itindbeg{Access~Control~List}
4029 Il modello classico dei permessi di Unix, per quanto funzionale ed efficiente,
4030 è comunque piuttosto limitato e per quanto possa aver coperto per lunghi anni
4031 le esigenze più comuni con un meccanismo semplice e potente, non è in grado di
4032 rispondere in maniera adeguata a situazioni che richiedono una gestione
4033 complessa dei permessi di accesso.\footnote{già un requisito come quello di
4034 dare accesso in scrittura ad alcune persone ed in sola lettura ad altre non
4035 si può soddisfare in maniera semplice.}
4037 Per questo motivo erano state progressivamente introdotte nelle varie versioni
4038 di Unix dei meccanismi di gestione dei permessi dei file più flessibili, nella
4039 forma delle cosiddette \textit{Access Control List} (indicate usualmente con
4040 la sigla ACL). Nello sforzo di standardizzare queste funzionalità era stato
4041 creato un gruppo di lavoro il cui scopo era estendere lo standard POSIX 1003
4042 attraverso due nuovi insiemi di specifiche, la POSIX 1003.1e per l'interfaccia
4043 di programmazione e la POSIX 1003.2c per i comandi di shell.
4045 Gli obiettivi erano però forse troppo ambizioni, e nel gennaio del 1998 i
4046 finanziamenti vennero ritirati senza che si fosse arrivati alla definizione di
4047 uno standard, dato però che una parte della documentazione prodotta era di
4048 alta qualità venne deciso di rilasciare al pubblico la diciassettesima bozza
4049 del documento, quella che va sotto il nome di \textit{POSIX 1003.1e Draft 17},
4050 che è divenuta la base sulla quale si definiscono le cosiddette \textit{Posix
4053 A differenza di altri sistemi (ad esempio FreeBSD) nel caso di Linux si è
4054 scelto di realizzare le ACL attraverso l'uso degli
4055 \itindex{Extended~Attributes} \textit{Extended Attributes} (appena trattati in
4056 sez.~\ref{sec:file_xattr}), e fornire tutte le relative funzioni di gestione
4057 tramite una libreria, \texttt{libacl} che nasconde i dettagli implementativi
4058 delle ACL e presenta ai programmi una interfaccia che fa riferimento allo
4059 standard POSIX 1003.1e.
4061 Anche in questo caso le funzioni di questa libreria non fanno parte delle
4062 \acr{glibc} e devono essere installate a parte;\footnote{la versione corrente
4063 della libreria è \texttt{libacl1}, e nel caso si usi Debian la si può
4064 installare con il pacchetto omonimo e con il collegato \texttt{libacl1-dev}
4065 per i file di sviluppo.} pertanto se un programma le utilizza si dovrà
4066 indicare esplicitamente l'uso della libreria \texttt{libacl} invocando il
4067 compilatore con l'opzione \texttt{-lacl}. Si tenga presente inoltre che per
4068 poterle utilizzare le ACL devono essere attivate esplicitamente montando il
4069 filesystem\footnote{che deve supportarle, ma questo è ormai vero per
4070 praticamente tutti i filesystem più comuni, con l'eccezione di NFS per il
4071 quale esiste però un supporto sperimentale.} su cui le si vogliono
4072 utilizzare con l'opzione \texttt{acl} attiva. Dato che si tratta di una
4073 estensione è infatti opportuno utilizzarle soltanto laddove siano necessarie.
4075 Una ACL è composta da un insieme di voci, e ciascuna voce è a sua volta
4076 costituita da un \textsl{tipo}, da un eventuale
4077 \textsl{qualificatore},\footnote{deve essere presente soltanto per le voci di
4078 tipo \const{ACL\_USER} e \const{ACL\_GROUP}.} e da un insieme di permessi.
4079 Ad ogni oggetto sul filesystem si può associare una ACL che ne governa i
4080 permessi di accesso, detta \textit{access ACL}. Inoltre per le directory si
4081 può impostare una ACL aggiuntiva, detta \textit{default ACL}, che serve ad
4082 indicare quale dovrà essere la ACL assegnata di default nella creazione di un
4083 file all'interno della directory stessa. Come avviene per i permessi le ACL
4084 possono essere impostate solo del proprietario del file, o da un processo con
4085 la capability \index{capabilities} \const{CAP\_FOWNER}.
4090 \begin{tabular}{|l|p{8cm}|}
4092 \textbf{Tipo} & \textbf{Descrizione} \\
4095 \const{ACL\_USER\_OBJ} & voce che contiene i diritti di accesso del
4096 proprietario del file.\\
4097 \const{ACL\_USER} & voce che contiene i diritti di accesso per
4098 l'utente indicato dal rispettivo
4100 \const{ACL\_GROUP\_OBJ}& voce che contiene i diritti di accesso del
4101 gruppo proprietario del file.\\
4102 \const{ACL\_GROUP} & voce che contiene i diritti di accesso per
4103 il gruppo indicato dal rispettivo
4105 \const{ACL\_MASK} & voce che contiene la maschera dei massimi
4106 permessi di accesso che possono essere garantiti
4107 da voci del tipo \const{ACL\_USER},
4108 \const{ACL\_GROUP} e \const{ACL\_GROUP\_OBJ}.\\
4109 \const{ACL\_OTHER} & voce che contiene i diritti di accesso di chi
4110 non corrisponde a nessuna altra voce dell'ACL.\\
4113 \caption{Le costanti che identificano i tipi delle voci di una ACL.}
4114 \label{tab:acl_tag_types}
4117 L'elenco dei vari tipi di voci presenti in una ACL, con una breve descrizione
4118 del relativo significato, è riportato in tab.~\ref{tab:acl_tag_types}. Tre di
4119 questi tipi, \const{ACL\_USER\_OBJ}, \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e
4120 \const{ACL\_OTHER}, corrispondono direttamente ai tre permessi ordinari dei
4121 file (proprietario, gruppo proprietario e tutti gli altri) e per questo una
4122 ACL valida deve sempre contenere una ed una sola voce per ciascuno di questi
4125 Una ACL può poi contenere un numero arbitrario di voci di tipo
4126 \const{ACL\_USER} e \const{ACL\_GROUP}, ciascuna delle quali indicherà i
4127 permessi assegnati all'utente e al gruppo indicato dal relativo qualificatore;
4128 ovviamente ciascuna di queste voci dovrà fare riferimento ad un utente o ad un
4129 gruppo diverso, e non corrispondenti a quelli proprietari del file. Inoltre se
4130 in una ACL esiste una voce di uno di questi due tipi è obbligatoria anche la
4131 presenza di una ed una sola voce di tipo \const{ACL\_MASK}, che negli altri
4134 Quest'ultimo tipo di voce contiene la maschera dei permessi che possono essere
4135 assegnati tramite voci di tipo \const{ACL\_USER}, \const{ACL\_GROUP} e
4136 \const{ACL\_GROUP\_OBJ}; se in una di queste voci si fosse specificato un
4137 permesso non presente in \const{ACL\_MASK} questo verrebbe ignorato. L'uso di
4138 una ACL di tipo \const{ACL\_MASK} è di particolare utilità quando essa
4139 associata ad una \textit{default ACL} su una directory, in quanto i permessi
4140 così specificati verranno ereditati da tutti i file creati nella stessa
4141 directory. Si ottiene così una sorta di \itindex{umask} \textit{umask}
4142 associata ad un oggetto sul filesystem piuttosto che a un processo.
4144 Dato che le ACL vengono a costituire una estensione dei permessi ordinari, uno
4145 dei problemi che si erano posti nella loro standardizzazione era appunto
4146 quello della corrispondenza fra questi e le ACL. Come accennato i permessi
4147 ordinari vengono mappati le tre voci di tipo \const{ACL\_USER\_OBJ},
4148 \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e \const{ACL\_OTHER} che devono essere presenti in
4149 qualunque ACL; un cambiamento ad una di queste voci viene automaticamente
4150 riflesso sui permessi ordinari dei file\footnote{per permessi ordinari si
4151 intende quelli mantenuti nell'\textit{inode}, che devono restare dato che un
4152 filesystem può essere montato senza abilitare le ACL.} e viceversa. In
4153 realtà la mappatura è diretta solo per le voci \const{ACL\_USER\_OBJ} e
4154 \const{ACL\_OTHER}, nel caso di \const{ACL\_GROUP\_OBJ} questo vale soltanto
4155 se non è presente una voce di tipo \const{ACL\_MASK}, se invece questa è
4156 presente verranno tolti dai permessi di \const{ACL\_GROUP\_OBJ} tutti quelli
4157 non presenti in \const{ACL\_MASK}.\footnote{questo diverso comportamento a
4158 seconda delle condizioni è stato introdotto dalla standardizzazione
4159 \textit{POSIX 1003.1e Draft 17} per mantenere il comportamento invariato sui
4160 sistemi dotati di ACL per tutte quelle applicazioni che sono conformi
4161 soltanto all'ordinario standard \textit{POSIX 1003.1}.}
4163 Un secondo aspetto dell'incidenza delle ACL sul comportamento del sistema è
4164 quello relativo alla creazione di nuovi file,\footnote{o oggetti sul
4165 filesystem, il comportamento discusso vale per le funzioni \func{open} e
4166 \func{creat} (vedi sez.~\ref{sec:file_open}), \func{mkdir} (vedi
4167 sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}), \func{mknod} e \func{mkfifo} (vedi
4168 sez.~\ref{sec:file_mknod}).} che come accennato può essere modificato dalla
4169 presenza di una \textit{default ACL} sulla directory che contiene quel file.
4170 Se questa non c'è valgono le regole usuali illustrate in
4171 sez.~\ref{sec:file_perm_management}, per cui essi sono determinati dalla
4172 \itindex{umask} \textit{umask} del processo, e la sola differenza è che i
4173 permessi ordinari da esse risultanti vengono automaticamente rimappati anche
4174 su una ACL di accesso assegnata automaticamente al nuovo file, che contiene
4175 soltanto le tre corrispondenti voci di tipo \const{ACL\_USER\_OBJ},
4176 \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e \const{ACL\_OTHER}.
4178 Se invece è presente una ACL di default sulla directory che contiene il nuovo
4179 file questa diventerà automaticamente la sua ACL di accesso, a meno di non
4180 aver indicato, nelle funzioni di creazione che lo consentono, uno specifico
4181 valore per i permessi ordinari;\footnote{tutte le funzioni citate in
4182 precedenza supportano un argomento \var{mode} che indichi un insieme di
4183 permessi iniziale.} in tal caso saranno eliminati dalle voci corrispondenti
4184 nella ACL tutti quelli non presenti in tale indicazione.
4186 Dato che questa è la ragione che ha portato alla loro creazione, la principale
4187 modifica introdotta con la presenza della ACL è quella alle regole del
4188 controllo di accesso ai file illustrate in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}.
4189 Come nel caso ordinario per il controllo vengono sempre utilizzati gli
4190 identificatori del gruppo \textit{effective} del processo, ma in presenza di
4191 ACL i passi attraverso i quali viene stabilito se esso ha diritto di accesso
4194 \item Se l'user-ID del processo è nullo l'accesso è sempre garantito senza
4196 \item Se l'user-ID del processo corrisponde al proprietario del file allora:
4198 \item se la voce \const{ACL\_USER\_OBJ} contiene il permesso richiesto,
4199 l'accesso è consentito;
4200 \item altrimenti l'accesso è negato.
4202 \item Se l'user-ID del processo corrisponde ad un qualunque qualificatore
4203 presente in una voce \const{ACL\_USER} allora:
4205 \item se la voce \const{ACL\_USER} corrispondente e la voce
4206 \const{ACL\_MASK} contengono entrambe il permesso richiesto, l'accesso è
4208 \item altrimenti l'accesso è negato.
4210 \item Se è il group-ID del processo o uno dei group-ID supplementari
4211 corrisponde al gruppo proprietario del file allora:
4213 \item se la voce \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e una eventuale voce
4214 \const{ACL\_MASK} (se non vi sono voci di tipo \const{ACL\_GROUP} questa
4215 può non essere presente) contengono entrambe il permesso richiesto,
4216 l'accesso è consentito;
4217 \item altrimenti l'accesso è negato.
4219 \item Se è il group-ID del processo o uno dei group-ID supplementari
4220 corrisponde ad un qualunque qualificatore presente in una voce
4221 \const{ACL\_GROUP} allora:
4223 \item se la voce \const{ACL\_GROUP} corrispondente e la voce
4224 \const{ACL\_MASK} contengono entrambe il permesso richiesto, l'accesso è
4226 \item altrimenti l'accesso è negato.
4228 \item Se la voce \const{ACL\_USER\_OBJ} contiene il permesso richiesto,
4229 l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
4232 I passi di controllo vengono eseguiti esattamente in questa sequenza, e la
4233 decisione viene presa non appena viene trovata una corrispondenza con gli
4234 identificatori del processo. Questo significa che i permessi presenti in una
4235 voce di tipo \const{ACL\_USER} hanno la precedenza sui permessi ordinari
4236 associati al gruppo proprietario del file (vale a dire su
4237 \const{ACL\_GROUP\_OBJ}).
4239 Per la gestione delle ACL lo standard \textit{POSIX 1003.1e Draft 17} ha
4240 previsto delle apposite funzioni ed tutta una serie di tipi di dati
4241 dedicati;\footnote{fino a definire un tipo di dato e delle costanti apposite
4242 per identificare i permessi standard di lettura, scrittura ed esecuzione.}
4243 tutte le operazioni devono essere effettuate attraverso tramite questi tipi di
4244 dati, che incapsulano tutte le informazioni contenute nelle ACL. La prima di
4245 queste funzioni che prendiamo in esame è \funcd{acl\_init}, il cui prototipo
4248 \headdecl{sys/types.h}
4249 \headdecl{sys/acl.h}
4251 \funcdecl{acl\_t acl\_init(int count)}
4253 Inizializza un'area di lavoro per una ACL di \param{count} voci.
4255 \bodydesc{La funzione restituisce un puntatore all'area di lavoro in caso di
4256 successo e \const{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
4257 assumerà uno dei valori:
4259 \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{count} è negativo.
4260 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è sufficiente memoria disponibile.
4265 La funzione alloca ed inizializza un'area di memoria che verrà usata per
4266 mantenere i dati di una ACL contenente fino ad un massimo di \const{count}
4267 voci. La funzione ritorna un valore di tipo \type{acl\_t}, da usare in tutte
4268 le altre funzioni che operano sulla ACL. La funzione si limita alla
4269 allocazione iniziale e non inserisce nessun valore nella ACL che resta vuota.
4270 Si tenga presente che pur essendo \type{acl\_t} un tipo opaco che identifica
4271 ``\textsl{l'oggetto}'' ACL, il valore restituito dalla funzione non è altro
4272 che un puntatore all'area di memoria allocata per i dati richiesti; pertanto
4273 in caso di fallimento verrà restituito un puntatore nullo e si dovrà
4274 confrontare il valore di ritorno della funzione con ``\code{(acl\_t) NULL}''.
4276 Una volta che si siano completate le operazioni sui dati di una ACL la memoria
4277 allocata dovrà essere liberata esplicitamente attraverso una chiamata alla
4278 funzione \funcd{acl\_free}, il cui prototipo è:
4280 \headdecl{sys/types.h}
4281 \headdecl{sys/acl.h}
4283 \funcdecl{int acl\_free(void * obj\_p)}
4285 Disalloca la memoria riservata per i dati di una ACL.
4287 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ se
4288 \param{obj\_p} non è un puntatore valido, nel qual caso \var{errno}
4289 assumerà il valore \errcode{EINVAL}
4293 Si noti come la funzione richieda come argomento un puntatore di tipo
4294 ``\ctyp{void *}'', essa infatti può essere usata non solo per liberare la
4295 memoria allocata per i dati di una ACL, ma anche per quella usata per creare
4296 le stringhe di descrizione testuale delle ACL o per ottenere i valori dei
4297 qualificatori di una voce; pertanto a seconda dei casi occorrerà eseguire un
4298 \textit{cast} a ``\ctyp{void *}'' del tipo di dato di cui si vuole eseguire la
4299 disallocazione. Si tenga presente poi che oltre a \func{acl\_init} esistono
4300 molte altre funzioni che possono allocare memoria per i dati delle ACL, è
4301 pertanto opportuno tenere traccia di tutte queste funzioni perché alla fine
4302 delle operazioni tutta la memoria allocata dovrà essere liberata con
4305 Una volta che si abbiano a disposizione i dati di una ACL tramite il
4306 riferimento ad oggetto di tipo \type{acl\_t} questi potranno essere copiati
4307 con la funzione \funcd{acl\_dup}, il cui prototipo è:
4309 \headdecl{sys/types.h}
4310 \headdecl{sys/acl.h}
4312 \funcdecl{acl\_t acl\_dup(acl\_t acl)}
4314 Crea una copia della ACL \param{acl}.
4316 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
4317 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
4318 \var{errno} assumerà uno dei valori:
4320 \item[\errcode{EINVAL}] l'argomento \param{acl} non è un puntatore valido
4322 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è sufficiente memoria disponibile per eseguire
4328 La funzione crea una copia dei dati della ACL indicata tramite l'argomento
4329 \param{acl}, allocando autonomamente tutto spazio necessario alla copia e
4330 restituendo un secondo oggetto di tipo \type{acl\_t} come riferimento a
4331 quest'ultima. Valgono per questo le stesse considerazioni fatte per il valore
4332 di ritorno di \func{acl\_init}, ed in particolare il fatto che occorrerà
4333 prevedere una ulteriore chiamata esplicita a \func{acl\_free} per liberare la
4334 memoria occupata dalla copia.
4336 Se si deve creare una ACL manualmente l'uso di \func{acl\_init} è scomodo,
4337 dato che la funzione restituisce una ACL vuota, una alternativa allora è usare
4338 \funcd{acl\_from\_mode} che consente di creare una ACL a partire da un valore
4339 di permessi ordinari, il prototipo della funzione è:
4341 \headdecl{sys/types.h}
4342 \headdecl{sys/acl.h}
4344 \funcdecl{acl\_t acl\_from\_mode(mode\_t mode)}
4346 Crea una ACL inizializzata con i permessi di \param{mode}.
4348 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
4349 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
4350 \var{errno} assumerà il valore \errval{ENOMEM}.
4355 La funzione restituisce una ACL inizializzata con le tre voci obbligatorie
4356 \const{ACL\_USER\_OBJ}, \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e \const{ACL\_OTHER} già
4357 impostate secondo la corrispondenza ai valori dei permessi ordinari indicati
4358 dalla maschera passata nell'argomento \param{mode}. Questa funzione è una
4359 estensione usata dalle ACL di Linux e non è portabile, ma consente di
4360 semplificare l'inizializzazione in maniera molto comoda.
4362 Altre due funzioni che consentono di creare una ACL già inizializzata sono
4363 \funcd{acl\_get\_fd} e \funcd{acl\_get\_file}, che però sono per lo più
4364 utilizzate per leggere la ACL corrente di un file; i rispettivi prototipi
4367 \headdecl{sys/types.h}
4368 \headdecl{sys/acl.h}
4370 \funcdecl{acl\_t acl\_get\_file(const char *path\_p, acl\_type\_t type)}
4371 \funcdecl{acl\_t acl\_get\_fd(int fd)}
4373 Ottiene i dati delle ACL di un file.
4375 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
4376 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
4377 \var{errno} assumerà uno dei valori:
4379 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
4380 \item[\errcode{ENOTSUP}] il filesystem cui fa riferimento il file non
4383 ed inoltre \errval{EBADF} per \func{acl\_get\_fd}, ed \errval{EINVAL} per
4384 valori scorretti di \param{type} e tutti i possibili errori per l'accesso ad
4385 un file per \func{acl\_get\_file}.
4390 Le due funzioni ritornano, con un oggetto di tipo \type{acl\_t}, il valore
4391 della ACL correntemente associata ad un file, che può essere identificato
4392 tramite un file descriptor usando \func{acl\_get\_fd} o con un pathname usando
4393 \func{acl\_get\_file}. Nel caso di quest'ultima funzione, che può richiedere
4394 anche la ACL relativa ad una directory, il secondo argomento \param{type}
4395 consente di specificare se si vuole ottenere la ACL di default o quella di
4396 accesso. Questo argomento deve essere di tipo \type{acl\_type\_t} e può
4397 assumere solo i due valori riportati in tab.~\ref{tab:acl_type}.
4402 \begin{tabular}{|l|l|}
4404 \textbf{Tipo} & \textbf{Descrizione} \\
4407 \const{ACL\_TYPE\_ACCESS} & indica una ACL di accesso.\\
4408 \const{ACL\_TYPE\_DEFAULT}& indica una ACL di default.\\
4411 \caption{Le costanti che identificano il tipo di ACL.}
4412 \label{tab:acl_type}
4415 Si tenga presente che nel caso di \func{acl\_get\_file} occorrerà che il
4416 processo chiamante abbia privilegi di accesso sufficienti a poter leggere gli
4417 attributi estesi dei file (come illustrati in sez.~\ref{sec:file_xattr});
4418 inoltre una ACL di tipo \const{ACL\_TYPE\_DEFAULT} potrà essere richiesta
4419 soltanto per una directory, e verrà restituita solo se presente, altrimenti
4420 verrà restituita una ACL vuota.
4422 Infine si potrà creare una ACL direttamente dalla sua rappresentazione
4423 testuale con la funzione \funcd{acl\_from\_text}, il cui prototipo è:
4425 \headdecl{sys/types.h}
4426 \headdecl{sys/acl.h}
4428 \funcdecl{acl\_t acl\_from\_text(const char *buf\_p)}
4430 Crea una ACL a partire dalla sua rappresentazione testuale.
4432 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
4433 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
4434 \var{errno} assumerà uno dei valori:
4436 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
4437 \item[\errcode{EINVAL}] la rappresentazione testuale all'indirizzo
4438 \param{buf\_p} non è valida.
4444 La funzione prende come argomento il puntatore ad un buffer dove si è inserita
4445 la rappresentazione testuale della ACL che si vuole creare, la memoria
4446 necessaria viene automaticamente allocata ed in caso di successo viene
4447 restituito come valore di ritorno un oggetto di tipo \type{acl\_t} con il
4448 contenuto della stessa, che come per le precedenti funzioni, dovrà essere
4449 disallocato esplicitamente al termine del suo utilizzo.
4451 La rappresentazione testuale di una ACL è quella usata anche dai comandi
4452 ordinari per la gestione delle ACL (\texttt{getfacl} e \texttt{setfacl}), che
4453 prevede due diverse forme, estesa e breve, entrambe supportate da
4454 \func{acl\_from\_text}. La forma estesa prevede che sia specificata una voce
4455 per riga, nella forma:
4457 tipo:qualificatore:permessi
4459 dove il tipo può essere uno fra \texttt{user}, \texttt{group}, \texttt{other}
4460 e \texttt{mask}. Il qualificatore è presente solo per \texttt{user} e
4461 \texttt{group} e indica l'utente o il gruppo a cui la voce si riferisce; i
4462 permessi sono espressi con una tripletta di lettere analoga a quella usata per
4463 i permessi dei file.\footnote{vale a dire \texttt{r} per il permesso di
4464 lettura, \texttt{w} per il permesso di scrittura, \texttt{x} per il permesso
4465 di esecuzione (scritti in quest'ordine) e \texttt{-} per l'assenza del
4468 Va precisato che i due tipi \texttt{user} e \texttt{group} sono usati
4469 rispettivamente per indicare delle voci relative ad utenti e
4470 gruppi,\footnote{cioè per voci di tipo \const{ACL\_USER\_OBJ} e
4471 \const{ACL\_USER} per \texttt{user} e \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e
4472 \const{ACL\_GROUP} per \texttt{group}.} applicate sia a quelli proprietari
4473 del file che a quelli generici; quelle dei proprietari si riconoscono per
4474 l'assenza di un qualificatore, ed in genere si scrivono per prima delle altre.
4475 Il significato delle voci di tipo \texttt{mask} e \texttt{mark} è evidente. In
4476 questa forma si possono anche inserire dei commenti precedendoli con il
4477 carattere ``\texttt{\#}''.
4479 La forma breve prevede invece la scrittura delle singole voci su una riga,
4480 separate da virgole; come specificatori del tipo di voce si possono usare le
4481 iniziali dei valori usati nella forma estesa (cioè ``\texttt{u}'',
4482 ``\texttt{g}'', ``\texttt{o}'' e ``\texttt{m}''), mentre le altri parte della
4483 voce sono le stesse. In questo caso non sono consentiti permessi.
4485 Per la conversione inversa, che consente di ottenere la rappresentazione
4486 testuale di una ACL, sono invece disponibili due funzioni, la prima delle due,
4487 di uso più immediato, è \funcd{acl\_to\_text}, il cui prototipo è:
4489 \headdecl{sys/types.h}
4490 \headdecl{sys/acl.h}
4492 \funcdecl{char * acl\_to\_text(acl\_t acl, ssize\_t *len\_p)}
4494 Produce la rappresentazione testuale di una ACL.
4496 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore ad una stringa con la
4497 rappresentazione testuale della ACL in caso di successo e
4498 \code(acl\_t){NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà
4501 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
4502 \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida.
4508 La funzione restituisce il puntatore ad una stringa terminata da NUL
4509 contenente la rappresentazione in forma estesa della ACL passata come
4510 argomento, ed alloca automaticamente la memoria necessaria. Questa dovrà poi
4511 essere liberata, quando non più necessaria, con \func{acl\_free}. Se
4512 nell'argomento \param{len\_p} si passa un valore puntatore ad una variabile
4513 intera in questa verrà restituita la dimensione della stringa con la
4514 rappresentazione testuale (non comprendente il carattere nullo finale).
4516 La seconda funzione, \funcd{acl\_to\_any\_text}, permette di controllare con
4517 dovizia di dettagli la generazione della stringa contenente la
4518 rappresentazione testuale della ACL, il suo prototipo è:
4520 \headdecl{sys/types.h}
4521 \headdecl{sys/acl.h}
4523 \funcdecl{char * acl\_to\_any\_text(acl\_t acl, const char *prefix, char
4524 separator, int options)}
4526 Produce la rappresentazione testuale di una ACL.
4528 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore ad una stringa con la
4529 rappresentazione testuale della ACL in caso di successo e \code{NULL} in
4530 caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
4532 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
4533 \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida.
4539 La funzione converte in formato testo la ACL indicata dall'argomento
4540 \param{acl}, usando il carattere \param{separator} come separatore delle
4541 singole voci; se l'argomento \param{prefix} non è nullo la stringa da esso
4542 indicata viene utilizzata come prefisso per le singole voci.
4544 L'ultimo argomento, \param{options}, consente di controllare la modalità con
4545 cui viene generata la rappresentazione testuale. Un valore nullo fa si che
4546 vengano usati gli identificatori standard \texttt{user}, \texttt{group},
4547 \texttt{other} e \texttt{mask} con i nomi di utenti e gruppi risolti rispetto
4548 ai loro valori numerici. Altrimenti si può specificare un valore in forma di
4549 maschera binaria, da ottenere con un OR aritmetico dei valori riportati in
4550 tab.~\ref{tab:acl_to_text_options}.
4555 \begin{tabular}{|l|p{8cm}|}
4557 \textbf{Tipo} & \textbf{Descrizione} \\
4560 \const{TEXT\_ABBREVIATE} & stampa le voci in forma abbreviata.\\
4561 \const{TEXT\_NUMERIC\_IDS} & non effettua la risoluzione numerica di
4562 user-ID e group-ID.\\
4563 \const{TEXT\_SOME\_EFFECTIVE}& per ciascuna voce che contiene permessi che
4564 vengono eliminati dalla \const{ACL\_MASK}
4565 viene generato un commento con i permessi
4566 effettivamente risultanti; il commento è
4567 separato con un tabulatore.\\
4568 \const{TEXT\_ALL\_EFFECTIVE} & viene generato un commento con i permessi
4569 effettivi per ciascuna voce che contiene
4570 permessi citati nella \const{ACL\_MASK},
4571 anche quando questi non vengono modificati
4572 da essa; il commento è separato con un
4574 \const{TEXT\_SMART\_INDENT} & da usare in combinazione con le precedenti
4575 \const{TEXT\_SOME\_EFFECTIVE} e
4576 \const{TEXT\_ALL\_EFFECTIVE} aumenta
4577 automaticamente il numero di spaziatori
4578 prima degli eventuali commenti in modo da
4579 mantenerli allineati.\\
4582 \caption{Possibili valori per l'argomento \param{options} di
4583 \func{acl\_to\_any\_text}.}
4584 \label{tab:acl_to_text_options}
4587 Come per \func{acl\_to\_text} anche in questo caso il buffer contenente la
4588 rappresentazione testuale dell'ACL, di cui la funzione restituisce
4589 l'indirizzo, viene allocato automaticamente, e dovrà essere esplicitamente
4590 disallocato con una chiamata ad \func{acl\_free}. Si tenga presente infine che
4591 questa funzione è una estensione specifica di Linux, e non è presente nella
4592 bozza dello standard POSIX.1e.
4594 Per quanto utile per la visualizzazione o l'impostazione da comando delle ACL,
4595 la forma testuale non è la più efficiente per poter memorizzare i dati
4596 relativi ad una ACL, ad esempio quando si vuole eseguirne una copia a scopo di
4597 archiviazione. Per questo è stata prevista la possibilità di utilizzare una
4598 rappresentazione delle ACL in una apposita forma binaria contigua e
4599 persistente. È così possibile copiare il valore di una ACL in un buffer e da
4600 questa rappresentazione tornare indietro e generare una ACL.
4602 Lo standard POSIX.1e prevede a tale scopo tre funzioni, la prima e più
4603 semplice è \funcd{acl\_size}, che consente di ottenere la dimensione che avrà
4604 la citata rappresentazione binaria, in modo da poter allocare per essa un
4605 buffer di dimensione sufficiente, il suo prototipo è:
4607 \headdecl{sys/types.h}
4608 \headdecl{sys/acl.h}
4610 \funcdecl{ssize\_t acl\_size(acl\_t acl)}
4612 Determina la dimensione della rappresentazione binaria di una ACL.
4614 \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo la dimensione in byte
4615 della rappresentazione binaria della ACL indicata da \param{acl} e $-1$ in
4616 caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
4618 \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida.
4624 Prima di effettuare la lettura della rappresentazione binaria è sempre
4625 necessario allocare un buffer di dimensione sufficiente a contenerla, pertanto
4626 prima si dovrà far ricorso a \funcd{acl\_size} per ottenere tale dimensione e
4627 poi allocare il buffer con una delle funzioni di
4628 sez.~\ref{sec:proc_mem_alloc}. Una volta terminato l'uso della
4629 rappresentazione binaria, il buffer dovrà essere esplicitamente disallocato.
4631 La funzione che consente di leggere la rappresentazione binaria di una ACL è
4632 \funcd{acl\_copy\_ext}, il cui prototipo è:
4634 \headdecl{sys/types.h}
4635 \headdecl{sys/acl.h}
4637 \funcdecl{ssize\_t acl\_copy\_ext(void *buf\_p, acl\_t acl, ssize\_t size)}
4639 Ottiene la rappresentazione binaria di una ACL.
4641 \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo la dimensione in byte
4642 della rappresentazione binaria della ACL indicata da \param{acl} e $-1$ in
4643 caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
4645 \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida o
4646 \param{size} è negativo o nullo.
4647 \item[\errcode{ERANGE}] il valore di \param{size} è più piccolo della
4648 dimensione della rappresentazione della ACL.
4654 La funzione salverà la rappresentazione binaria della ACL indicata da
4655 \param{acl} sul buffer posto all'indirizzo \param{buf\_p} e lungo \param{size}
4656 byte, restituendo la dimensione della stessa come valore di ritorno. Qualora
4657 la dimensione della rappresentazione ecceda il valore di \param{size} la
4658 funzione fallirà con un errore di \errcode{ERANGE}. La funzione non ha nessun
4659 effetto sulla ACL indicata da \param{acl}.
4661 Viceversa se si vuole ripristinare una ACL a partire dalla rappresentazione
4662 binaria della stessa disponibile in un buffer si potrà usare la funzione
4663 \funcd{acl\_copy\_int}, il cui prototipo è:
4665 \headdecl{sys/types.h}
4666 \headdecl{sys/acl.h}
4668 \funcdecl{ssize\_t acl\_copy\_int(const void *buf\_p)}
4670 Ripristina la rappresentazione binaria di una ACL.
4672 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
4673 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
4674 \var{errno} assumerà uno dei valori:
4676 \item[\errcode{EINVAL}] il buffer all'indirizzo \param{buf\_p} non contiene
4677 una rappresentazione corretta di una ACL.
4678 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare un oggetto
4679 \type{acl\_t} per la ACL richiesta.
4685 La funzione in caso di successo alloca autonomamente un oggetto di tipo
4686 \type{acl\_t} che viene restituito come valore di ritorno con il contenuto
4687 della ACL rappresentata dai dati contenuti nel buffer puntato da
4688 \param{buf\_p}. Si ricordi che come per le precedenti funzioni l'oggetto
4689 \type{acl\_t} dovrà essere disallocato esplicitamente al termine del suo
4692 Una volta che si disponga della ACL desiderata, questa potrà essere impostata
4693 su un file o una directory. Per impostare una ACL sono disponibili due
4694 funzioni; la prima è \funcd{acl\_set\_file}, che opera sia su file che su
4695 directory, ed il cui prototipo è:
4697 \headdecl{sys/types.h}
4698 \headdecl{sys/acl.h}
4700 \funcdecl{int acl\_set\_file(const char *path, acl\_type\_t type, acl\_t
4703 Imposta una ACL su un file o una directory.
4705 \bodydesc{La funzione restituisce $0$ in caso di successo e $-1$ in caso di
4706 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
4708 \item[\errcode{EACCES}] o un generico errore di accesso a \param{path} o il
4709 valore di \param{type} specifica una ACL il cui tipo non può essere
4710 assegnato a \param{path}.
4711 \item[\errcode{EINVAL}] o \param{acl} non è una ACL valida, o \param{type}
4712 ha in valore non corretto.
4713 \item[\errcode{ENOSPC}] non c'è spazio disco sufficiente per contenere i
4714 dati aggiuntivi della ACL.
4715 \item[\errcode{ENOTSUP}] si è cercato di impostare una ACL su un file
4716 contenuto in un filesystem che non supporta le ACL.
4718 ed inoltre \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG},
4719 \errval{EROFS}, \errval{EPERM}.
4723 La funzione consente di assegnare la ACL contenuta in \param{acl} al file o
4724 alla directory indicate dal pathname \param{path}, mentre con \param{type} si
4725 indica il tipo di ACL utilizzando le constanti di tab.~\ref{tab:acl_type}, ma
4726 si tenga presente che le ACL di default possono essere solo impostate
4727 qualora \param{path} indichi una directory. Inoltre perché la funzione abbia
4728 successo la ACL dovrà essere valida, e contenere tutti le voci necessarie,
4729 unica eccezione è quella in cui si specifica una ACL vuota per cancellare la
4730 ACL di default associata a \func{path}.\footnote{questo però è una estensione
4731 della implementazione delle ACL di Linux, la bozza di standard POSIX.1e
4732 prevedeva l'uso della apposita funzione \funcd{acl\_delete\_def\_file}, che
4733 prende come unico argomento il pathname della directory di cui si vuole
4734 cancellare l'ACL di default, per i dettagli si ricorra alla pagina di
4735 manuale.} La seconda funzione che consente di impostare una ACL è
4736 \funcd{acl\_set\_fd}, ed il suo prototipo è:
4738 \headdecl{sys/types.h}
4739 \headdecl{sys/acl.h}
4741 \funcdecl{int acl\_set\_fd(int fd, acl\_t acl)}
4743 Imposta una ACL su un file descriptor.
4745 \bodydesc{La funzione restituisce $0$ in caso di successo e $-1$ in caso di
4746 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
4748 \item[\errcode{EBADF}].
4749 \item[\errcode{EINVAL}] o \param{acl} non è una ACL valida, o \param{type}
4750 ha in valore non corretto.
4751 \item[\errcode{ENOSPC}] non c'è spazio disco sufficiente per contenere i
4752 dati aggiuntivi della ACL.
4753 \item[\errcode{ENOTSUP}] si è cercato di impostare una ACL su un file
4754 contenuto in un filesystem che non supporta le ACL.
4756 ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EROFS}, \errval{EPERM}.
4760 La funzione è del tutto è analoga a \funcd{acl\_set\_file} ma opera
4761 esclusivamente sui file identificati tramite un file descriptor. Non dovendo
4762 avere a che fare con directory (e con la conseguente possibilità di avere una
4763 ACL di default) la funzione non necessita che si specifichi il tipo di ACL,
4764 che sarà sempre di accesso, e prende come unico argomento, a parte il file
4765 descriptor, la ACL da impostare.
4767 Le funzioni viste finora operano a livello di una intera ACL, eseguendo in una
4768 sola volta tutte le operazioni relative a tutte le voci in essa contenuta. In
4769 generale è possibile modificare un singolo valore all'interno di una singola
4770 voce direttamente con le funzioni previste dallo standard POSIX.1e. Queste
4771 funzioni però sono alquanto macchinose da utilizzare per cui è molto più
4772 semplice operare direttamente sulla rappresentazione testuale. Questo è il
4773 motivo per non tratteremo nei dettagli dette funzioni, fornendone solo una
4774 descrizione sommaria; chi fosse interessato potrà ricorrere alle pagina di
4777 Se si vuole operare direttamente sui contenuti di un oggetto di tipo
4778 \type{acl\_t} infatti occorre fare riferimento alle singole voci tramite gli
4779 opportuni puntatori di tipo \type{acl\_entry\_t}, che possono essere ottenuti
4780 dalla funzione \funcd{acl\_get\_entry} (per una voce esistente) o dalla
4781 funzione \funcd{acl\_create\_entry} per una voce da aggiungere. Nel caso della
4782 prima funzione si potrà poi ripetere la lettura per ottenere i puntatori alle
4783 singole voci successive alla prima.
4785 Una volta ottenuti detti puntatori si potrà operare sui contenuti delle singole
4786 voci; con le funzioni \funcd{acl\_get\_tag\_type}, \funcd{acl\_get\_qualifier},
4787 \funcd{acl\_get\_permset} si potranno leggere rispettivamente tipo,
4788 qualificatore e permessi mentre con le corrispondente funzioni
4789 \funcd{acl\_set\_tag\_type}, \funcd{acl\_set\_qualifier},
4790 \funcd{acl\_set\_permset} si possono impostare i valori; in entrambi i casi
4791 vengono utilizzati tipi di dato ad hoc.\footnote{descritti nelle singole
4792 pagine di manuale.} Si possono poi copiare i valori di una voce da una ACL
4793 ad un altra con \funcd{acl\_copy\_entry} o eliminare una voce da una ACL con
4794 \funcd{acl\_delete\_entry}.
4796 \itindend{Access~Control~List}
4798 % la documentazione di sistema è nei pacchetti libacl1-dev e acl
4799 % vedi anche http://www.suse.de/~agruen/acl/linux-acls/online/
4803 \subsection{La funzione \func{chroot}}
4804 \label{sec:file_chroot}
4806 % TODO introdurre nuova sezione sulle funzionalità di sicurezza avanzate, con
4807 % dentro chroot SELinux e AppArmor ???
4809 Benché non abbia niente a che fare con permessi, utenti e gruppi, la funzione
4810 \func{chroot} viene usata spesso per restringere le capacità di accesso di un
4811 programma ad una sezione limitata del filesystem, per cui ne parleremo in
4814 Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} ogni processo oltre ad una
4815 directory di lavoro, ha anche una directory \textsl{radice}\footnote{entrambe
4816 sono contenute in due campi (rispettivamente \var{pwd} e \var{root}) di
4817 \struct{fs\_struct}; vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} che, pur essendo
4818 di norma corrispondente alla radice dell'albero di file e directory come visto
4819 dal kernel (ed illustrato in sez.~\ref{sec:file_organization}), ha per il
4820 processo il significato specifico di directory rispetto alla quale vengono
4821 risolti i \itindsub{pathname}{assoluto}\textit{pathname}
4822 assoluti.\footnote{cioè quando un processo chiede la risoluzione di un
4823 \textit{pathname}, il kernel usa sempre questa directory come punto di
4824 partenza.} Il fatto che questo valore sia specificato per ogni processo apre
4825 allora la possibilità di modificare le modalità di risoluzione dei
4826 \textit{pathname} assoluti da parte di un processo cambiando questa directory,
4827 così come si fa coi \itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi
4828 cambiando la directory di lavoro.
4830 Normalmente la directory radice di un processo coincide anche con la radice
4831 del filesystem usata dal kernel, e dato che il suo valore viene ereditato dal
4832 padre da ogni processo figlio, in generale i processi risolvono i
4833 \itindsub{pathname}{assoluto} \textit{pathname} assoluti a partire sempre
4834 dalla stessa directory, che corrisponde alla radice del sistema.
4836 In certe situazioni però è utile poter impedire che un processo possa accedere
4837 a tutto il filesystem; per far questo si può cambiare la sua directory radice
4838 con la funzione \funcd{chroot}, il cui prototipo è:
4839 \begin{prototype}{unistd.h}{int chroot(const char *path)}
4840 Cambia la directory radice del processo a quella specificata da
4843 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per
4844 un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
4846 \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo del processo non è zero.
4848 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
4849 \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR}, \errval{EACCES}, \errval{ELOOP};
4850 \errval{EROFS} e \errval{EIO}.}
4852 \noindent in questo modo la directory radice del processo diventerà
4853 \param{path} (che ovviamente deve esistere) ed ogni
4854 \itindsub{pathname}{assoluto}\textit{pathname} assoluto usato dalle funzioni
4855 chiamate nel processo sarà risolto a partire da essa, rendendo impossibile
4856 accedere alla parte di albero sovrastante. Si ha così quella che viene
4857 chiamata una \textit{chroot jail}, in quanto il processo non può più accedere
4858 a file al di fuori della sezione di albero in cui è stato
4859 \textsl{imprigionato}.
4861 Solo un processo con i privilegi di amministratore può usare questa funzione,
4862 e la nuova radice, per quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_fork}, sarà ereditata
4863 da tutti i suoi processi figli. Si tenga presente però che la funzione non
4864 cambia la directory di lavoro, che potrebbe restare fuori dalla \textit{chroot
4867 Questo è il motivo per cui la funzione è efficace solo se dopo averla eseguita
4868 si cedono i privilegi di root. Infatti se per un qualche motivo il processo
4869 resta con la directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail}, potrà
4870 comunque accedere a tutto il resto del filesystem usando
4871 \itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi, i quali, partendo
4872 dalla directory di lavoro che è fuori della \textit{chroot jail}, potranno
4873 (con l'uso di ``\texttt{..}'') risalire fino alla radice effettiva del
4876 Ma se ad un processo restano i privilegi di amministratore esso potrà comunque
4877 portare la sua directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail} in cui si
4878 trova. Basta infatti creare una nuova \textit{chroot jail} con l'uso di
4879 \func{chroot} su una qualunque directory contenuta nell'attuale directory di
4880 lavoro. Per questo motivo l'uso di questa funzione non ha molto senso quando
4881 un processo necessita dei privilegi di root per le sue normali operazioni.
4883 Un caso tipico di uso di \func{chroot} è quello di un server FTP anonimo, in
4884 questo caso infatti si vuole che il server veda solo i file che deve
4885 trasferire, per cui in genere si esegue una \func{chroot} sulla directory che
4886 contiene i file. Si tenga presente però che in questo caso occorrerà
4887 replicare all'interno della \textit{chroot jail} tutti i file (in genere
4888 programmi e librerie) di cui il server potrebbe avere bisogno.
4892 % LocalWords: sez like filesystem unlink MacOS Windows VMS inode kernel unistd
4893 % LocalWords: int const char oldpath newpath errno EXDEV EPERM st
4894 % LocalWords: EEXIST EMLINK EACCES ENAMETOOLONG ENOTDIR EFAULT ENOMEM EROFS ls
4895 % LocalWords: ELOOP ENOSPC EIO pathname nlink stat vfat fsck EISDIR ENOENT cap
4896 % LocalWords: POSIX socket fifo sticky root system call count crash nell' init
4897 % LocalWords: descriptor remove rename rmdir stdio glibc libc NFS DT obj dup
4898 % LocalWords: ENOTEMPTY EBUSY mount point EINVAL soft symbolic tab symlink fig
4899 % LocalWords: dangling access chdir chmod chown creat exec lchown lstat mkdir
4900 % LocalWords: mkfifo mknod opendir pathconf readlink truncate path buff size
4901 % LocalWords: grub bootloader grep linux MAXSYMLINKS cat VFS sys dirname fcntl
4902 % LocalWords: dev umask IFREG IFBLK IFCHR IFIFO SVr sgid BSD SVID NULL from to
4903 % LocalWords: stream dirent EMFILE ENFILE dirfd SOURCE fchdir readdir struct
4904 % LocalWords: EBADF namlen HAVE thread entry result value argument fileno ino
4905 % LocalWords: name TYPE OFF RECLEN UNKNOWN REG SOCK CHR BLK type IFTODT DTTOIF
4906 % LocalWords: DTYPE off reclen seekdir telldir void rewinddir closedir select
4907 % LocalWords: namelist compar malloc qsort alphasort versionsort strcoll myls
4908 % LocalWords: strcmp DirScan direntry while current working home shell pwd get
4909 % LocalWords: getcwd ERANGE getwd change fd race condition tmpnam getfacl mark
4910 % LocalWords: string tmpdir TMP tempnam pfx TMPNAME suid tmp EXCL tmpfile pid
4911 % LocalWords: EINTR mktemp mkstemp stlib template filename XXXXXX OpenBSD buf
4912 % LocalWords: mkdtemp fstat filedes nell'header padding ISREG ISDIR ISCHR IFMT
4913 % LocalWords: ISBLK ISFIFO ISLNK ISSOCK IFSOCK IFLNK IFDIR ISUID UID ISGID GID
4914 % LocalWords: ISVTX IRUSR IWUSR IXUSR IRGRP IWGRP IXGRP IROTH IWOTH IXOTH du
4915 % LocalWords: blocks blksize holes lseek TRUNC ftruncate length lenght ETXTBSY
4916 % LocalWords: hole atime read utime mtime write ctime modification leafnode cp
4917 % LocalWords: make fchmod fchown utimbuf times actime modtime Mac owner uid fs
4918 % LocalWords: gid Control List patch mandatory control execute group other all
4919 % LocalWords: dell' effective passwd IGID locking swap saved text IRWXU IRWXG
4920 % LocalWords: IRWXO ext reiser capability FSETID mask capabilities chroot jail
4921 % LocalWords: FTP Di filter reiserfs Attributes Solaris Posix FreeBSD libacl
4922 % LocalWords: XFS SELinux namespace attribute security trusted Draft Modules
4923 % LocalWords: attributes mime ADMIN FOWNER libattr lattr getxattr lgetxattr of
4924 % LocalWords: fgetxattr attr ssize ENOATTR ENOTSUP NUL setxattr lsetxattr list
4925 % LocalWords: fsetxattr flags XATTR REPLACE listxattr llistxattr flistxattr by
4926 % LocalWords: removexattr lremovexattr fremovexattr attributename lacl acl tv
4927 % LocalWords: OBJ setfacl len any prefix separator options NUMERIC IDS SMART
4928 % LocalWords: INDENT major number IDE Documentation makedev fopendir proc copy
4929 % LocalWords: euidaccess eaccess delete def tag qualifier permset calendar NOW
4930 % LocalWords: mutt noatime relatime strictatime atim nsec mtim ctim atimensec
4931 % LocalWords: mtimensec utimes timeval futimes lutimes ENOSYS futimens OMIT
4932 % LocalWords: utimensat timespec sec futimesat LIDS DAC OVERRIDE SEARCH chattr
4933 % LocalWords: Discrectionary KILL SETGID domain SETUID setuid setreuid SETPCAP
4934 % LocalWords: setresuid setfsuid IMMUTABLE immutable append only BIND SERVICE
4935 % LocalWords: BROADCAST broadcast multicast multicasting RAW PACKET IPC LOCK
4936 % LocalWords: memory mlock mlockall shmctl mmap MODULE RAWIO ioperm iopl PACCT
4937 % LocalWords: PTRACE ptrace accounting NICE RESOURCE TTY CONFIG hangup vhangup
4938 % LocalWords: LEASE lease SETFCAP AUDIT permitted inherited inheritable AND
4939 % LocalWords: bounding execve fork capget capset header hdrp datap ESRCH undef
4940 % LocalWords: version libcap lcap clear ncap caps pag capgetp CapInh CapPrm
4941 % LocalWords: fffffeff CapEff getcap
4943 %%% Local Variables:
4945 %%% TeX-master: "gapil"