sez.~\ref{sec:proc_fork}), la directory di lavoro della shell diventa anche la
directory di lavoro di qualunque comando da essa lanciato.
-Dato che è il kernel che tiene traccia per ciascun processo
-dell'\textit{inode} della directory di lavoro, per ottenerne il
-\textit{pathname} occorre usare una apposita funzione,
-\funcd{getcwd},\footnote{con Linux \func{getcwd} è una \textit{system call}
- dalla versione 2.1.9, in precedenza il valore doveva essere ottenuto tramite
- il filesystem \texttt{/proc} da \procfile{/proc/self/cwd}.} il cui prototipo
-è:
+Dato che è il kernel che tiene traccia dell'\textit{inode} della directory di
+lavoro di ciascun processo, per ottenerne il \textit{pathname} occorre usare
+una apposita funzione, \funcd{getcwd},\footnote{con Linux \func{getcwd} è una
+ \textit{system call} dalla versione 2.1.9, in precedenza il valore doveva
+ essere ottenuto tramite il filesystem \texttt{/proc} da
+ \procfile{/proc/self/cwd}.} il cui prototipo è:
\begin{funcproto}{
\fhead{unistd.h}
\item[\errcode{ERANGE}] l'argomento \param{size} è più piccolo della
lunghezza del \textit{pathname}.
\end{errlist}
- ed inoltre \errcode{EFAULT} nel suo significato generico.}
+ ed inoltre \errcode{EFAULT} ed \errcode{ENOMEM} nel loro significato
+ generico.}
\end{funcproto}
La funzione restituisce il \textit{pathname} completo della directory di
esso ecceda le dimensioni specificate con \param{size} la funzione restituisce
un errore.
-Si può anche specificare un puntatore nullo come
-\param{buffer},\footnote{questa è un'estensione allo standard POSIX.1,
- supportata da Linux e dalla \acr{glibc}.} nel qual caso la stringa sarà
-allocata automaticamente per una dimensione pari a \param{size} qualora questa
-sia diversa da zero, o della lunghezza esatta del \textit{pathname}
-altrimenti. In questo caso ci si deve ricordare di disallocare la stringa con
-\func{free} una volta cessato il suo utilizzo.
+A partire dal kernel Linux 2.6.36 il nome può avere come prefisso la stringa
+\texttt{(unreachable)} se la directory di lavoro resta fuori dalla directory
+radice del processo dopo un \func{chroot} (torneremo su questi argomenti in
+sez.~\ref{sec:file_chroot}); pertanto è sempre opportuno controllare il primo
+carattere della stringa restituita dalla funzione per evitare di interpreare
+mare un \textit{pathname} irraggiungibile.
+
+Come estensione allo standard POSIX.1, supportata da Linux e dalla
+\acr{glibc}, si può anche specificare un puntatore nullo come \param{buffer}
+nel qual caso la stringa sarà allocata automaticamente per una dimensione pari
+a \param{size} qualora questa sia diversa da zero, o della lunghezza esatta
+del \textit{pathname} altrimenti. In questo caso ci si deve ricordare di
+disallocare la stringa con \func{free} una volta cessato il suo utilizzo.
Un uso comune di \func{getcwd} è quello di salvarsi la directory di lavoro
all'avvio del programma per poi potervi tornare in un tempo successivo, un
la ragione principale per cui questa funzione è deprecata, e non la tratteremo.
Una seconda funzione usata per ottenere la directory di lavoro è
-\funcm{get\_current\_dir\_name},\footnote{la funzione è una estensione GNU e
- presente solo nella \acr{glibc}.} che non prende nessun argomento ed è
-sostanzialmente equivalente ad una \code{getcwd(NULL, 0)}, con la differenza
-che se disponibile essa ritorna il valore della variabile di ambiente
-\envvar{PWD}, che essendo costruita dalla shell può contenere un
-\textit{pathname} comprendente anche dei collegamenti simbolici. Usando
-\func{getcwd} infatti, essendo il \textit{pathname} ricavato risalendo
-all'indietro l'albero della directory, si perderebbe traccia di ogni passaggio
-attraverso eventuali collegamenti simbolici.
+\funcm{get\_current\_dir\_name} (la funzione è una estensione GNU e presente
+solo nella \acr{glibc}) che non prende nessun argomento ed è sostanzialmente
+equivalente ad una \code{getcwd(NULL, 0)}, con la differenza che se
+disponibile essa ritorna il valore della variabile di ambiente \envvar{PWD},
+che essendo costruita dalla shell può contenere un \textit{pathname}
+comprendente anche dei collegamenti simbolici. Usando \func{getcwd} infatti,
+essendo il \textit{pathname} ricavato risalendo all'indietro l'albero della
+directory, si perderebbe traccia di ogni passaggio attraverso eventuali
+collegamenti simbolici.
Per cambiare la directory di lavoro si può usare la funzione di sistema
\funcd{chdir}, equivalente del comando di shell \cmd{cd}, il cui nome sta
\begin{errlist}
\item[\errcode{EACCES}] manca il permesso di ricerca su uno dei componenti
di \param{pathname}.
+ \item[\errcode{ENAMETOOLONG}] il nome indicato in \param{path} è troppo lungo.
\item[\errcode{ENOTDIR}] non si è specificata una directory.
\end{errlist}
- ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EIO}, \errval{ELOOP},
- \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT} e \errval{ENOMEM} nel loro
- significato generico.}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EIO}, \errval{ELOOP}, \errval{ENOENT} e
+ \errval{ENOMEM} nel loro significato generico.}
\end{funcproto}
La funzione cambia la directory di lavoro in \param{pathname} ed
Finora abbiamo parlato esclusivamente di file, directory e collegamenti
simbolici, ma in sez.~\ref{sec:file_file_types} abbiamo visto che il sistema
prevede anche degli altri tipi di file, che in genere vanno sotto il nome
-generico di \textsl{file speciali}, come i file di dispositivo, le \textit{fifo} ed i
-socket.
+generico di \textsl{file speciali}, come i file di dispositivo, le
+\textit{fifo} ed i socket.
La manipolazione delle caratteristiche di questi file speciali, il cambiamento
di nome o la loro cancellazione può essere effettuata con le stesse funzioni
la specifica \func{mkfifo}.} l'uso per la creazione di un file ordinario, di
una \textit{fifo} o di un socket è consentito anche agli utenti normali.
-I nuovi \textit{inode} creati con \func{mknod} apparterranno al proprietario e
-al gruppo del processo (usando \ids{UID} e \ids{GID} del gruppo effettivo) che
-li ha creati a meno non sia presente il bit \acr{sgid} per la directory o sia
+Gli \textit{inode} creati con \func{mknod} apparterranno al proprietario e al
+gruppo del processo (usando \ids{UID} e \ids{GID} del gruppo effettivo) che li
+ha creati a meno non sia presente il bit \acr{sgid} per la directory o sia
stata attivata la semantica BSD per il filesystem (si veda
sez.~\ref{sec:file_ownership_management}) in cui si va a creare
l'\textit{inode}, nel qual caso per il gruppo verrà usato il \ids{GID} del
``\textit{symlink attack}'' dove nell'intervallo fra la generazione di un nome
e l'accesso allo stesso, viene creato un collegamento simbolico con quel nome
verso un file diverso, ottenendo, se il programma sotto attacco ne ha la
-capacità, un accesso privilegiato.
+capacità, un accesso privilegiato.\footnote{dal kernel 3.6 sono state
+ introdotte delle contromisure, illustrate in
+ sez.~\ref{sec:procadv_security_misc}, che rendono impraticabili questo tipo
+ di attacchi ma questa non è una buona scusa per ignorare il problema.}
\itindend{symlink~attack}