+Il tempo di ultima modifica viene usato ad esempio da programmi come
+\cmd{make} per decidere quali file necessitano di essere ricompilati o
+(talvolta insieme anche al tempo di cambiamento di stato) per decidere quali
+file devono essere archiviati per il backup. Il tempo di ultimo accesso viene
+di solito usato per identificare i file che non vengono più utilizzati per un
+certo lasso di tempo. Ad esempio un programma come \texttt{leafnode} lo usa
+per cancellare gli articoli letti più vecchi, mentre \texttt{mutt} lo usa per
+marcare i messaggi di posta che risultano letti. Il sistema non tiene conto
+dell'ultimo accesso \itindex{inode} all'\textit{inode}, pertanto funzioni come
+\func{access} o \func{stat} non hanno alcuna influenza sui tre tempi. Il
+comando \cmd{ls} (quando usato con le opzioni \cmd{-l} o \cmd{-t}) mostra i
+tempi dei file secondo lo schema riportato nell'ultima colonna di
+tab.~\ref{tab:file_file_times}.
+
+L'aggiornamento del tempo di ultimo accesso è stato a lungo considerato un
+difetto progettuale di Unix, questo infatti comporta la necessità di
+effettuare un accesso in scrittura sul disco anche in tutti i casi in cui
+questa informazione non interessa e sarebbe possibile avere un semplice
+accesso in lettura sui dati bufferizzati. Questo comporta un ovvio costo sia
+in termini di prestazioni, che di consumo di risorse come la batteria per i
+portatili, o cicli di riscrittura per i dischi su memorie riscrivibili.
+
+Per questo motivo, onde evitare di mantenere una informazione che nella
+maggior parte dei casi non interessa, è sempre stato possibile disabilitare
+l'aggiornamento del tempo di ultimo accesso con l'opzione di montaggio
+\texttt{noatime}. Dato però che questo può creare problemi a qualche
+programma, in Linux è stata introdotta la opzione \texttt{relatime} che esegue
+l'aggiornamnto soltanto se il tempo di ultimo accesso è precedente al tempo di
+ultima modifica o cambiamneto, così da rendere evidente che vi è stato un
+accesso dopo la scrittura, ed evitando al contempo ulteriori operazioni su
+disco negli accessi successivi. In questo modo l'informazione relativa al
+fatto che un file sia stato letto resta disponibile, e ad esempio i programmi
+citati in precedenza continuano a funzionare. Questa opzione, a partire dal
+kernel 2.6.30, è diventata il comportamento di default e non deve più essere
+specificata esplicitamente.\footnote{si può comunque riottere il vecchio
+ comportamento usando la opzione di montaggio \texttt{strictatime}.}
+
+L'effetto delle varie funzioni di manipolazione dei file sui relativi tempi è
+illustrato in tab.~\ref{tab:file_times_effects}, facendo riferimento al
+comportamento classico per quanto riguarda \var{st\_atime}. Si sono riportati
+gli effetti sia per il file a cui si fa riferimento, sia per la directory che
+lo contiene; questi ultimi possono essere capiti se si tiene conto di quanto
+già detto, e cioè che anche le directory sono file (che contengono una lista
+di nomi) che il sistema tratta in maniera del tutto analoga a tutti gli altri.