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%% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Un preambolo",
sez.~\ref{sec:sock_tcp_udp_options}).
\item \textit{window scale option}, il protocollo TCP implementa il controllo
- di flusso attraverso una \itindex{advertised~window} \textit{advertised
- window} (la ``\textsl{finestra annunciata}'', vedi
- sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) con la quale ciascun capo della
- comunicazione dichiara quanto spazio disponibile ha in memoria per i dati.
- Questo è un numero a 16 bit dell'header, che così può indicare un massimo di
- 65535 byte;\footnote{in Linux il massimo è 32767 per evitare problemi con
- alcune implementazioni che usano l'aritmetica con segno per implementare
- lo stack TCP.} ma alcuni tipi di connessione come quelle ad alta velocità
- (sopra i 45Mbit/sec) e quelle che hanno grandi ritardi nel cammino dei
- pacchetti (come i satelliti) richiedono una finestra più grande per poter
- ottenere il massimo dalla trasmissione. Per questo esiste questa opzione che
- indica un fattore di scala da applicare al valore della
- \itindex{advertised~window} finestra annunciata\footnote{essendo una nuova
- opzione per garantire la compatibilità con delle vecchie implementazioni
- del protocollo la procedura che la attiva prevede come negoziazione che
- l'altro capo della connessione riconosca esplicitamente l'opzione
- inserendola anche lui nel suo SYN di risposta dell'apertura della
- connessione.} per la connessione corrente (espresso come numero di bit cui
- spostare a sinistra il valore della finestra annunciata inserito nel
- pacchetto). Con Linux è possibile indicare al kernel di far negoziare il
- fattore di scala in fase di creazione di una connessione tramite la
- \textit{sysctl} \itindex{TCP~window~scaling} \texttt{tcp\_window\_scaling}
- (vedi sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}).\footnote{per poter usare questa
+ di flusso attraverso una \textit{advertised window} (la ``\textsl{finestra
+ annunciata}'', vedi sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) con la quale ciascun
+ capo della comunicazione dichiara quanto spazio disponibile ha in memoria
+ per i dati. Questo è un numero a 16 bit dell'header, che così può indicare
+ un massimo di 65535 byte;\footnote{in Linux il massimo è 32767 per evitare
+ problemi con alcune implementazioni che usano l'aritmetica con segno per
+ implementare lo stack TCP.} ma alcuni tipi di connessione come quelle ad
+ alta velocità (sopra i 45Mbit/sec) e quelle che hanno grandi ritardi nel
+ cammino dei pacchetti (come i satelliti) richiedono una finestra più grande
+ per poter ottenere il massimo dalla trasmissione. Per questo esiste questa
+ opzione che indica un fattore di scala da applicare al valore della finestra
+ annunciata\footnote{essendo una nuova opzione per garantire la compatibilità
+ con delle vecchie implementazioni del protocollo la procedura che la
+ attiva prevede come negoziazione che l'altro capo della connessione
+ riconosca esplicitamente l'opzione inserendola anche lui nel suo SYN di
+ risposta dell'apertura della connessione.} per la connessione corrente
+ (espresso come numero di bit cui spostare a sinistra il valore della
+ finestra annunciata inserito nel pacchetto). Con Linux è possibile indicare
+ al kernel di far negoziare il fattore di scala in fase di creazione di una
+ connessione tramite la \textit{sysctl} \itindex{TCP~window~scaling}
+ \texttt{tcp\_window\_scaling} (vedi
+ sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}).\footnote{per poter usare questa
funzionalità è comunque necessario ampliare le dimensioni dei buffer di
ricezione e spedizione, cosa che può essere fatta sia a livello di sistema
con le opportune \textit{sysctl} (vedi sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl})
associati alle interfacce locali. La notazione \texttt{0.0.0.0} usata da
\cmd{netstat} è equivalente all'asterisco utilizzato per il numero di porta,
indica il valore generico, e corrisponde al valore \const{INADDR\_ANY}
-definito in \headfile{arpa/inet.h} (vedi \ref{tab:TCP_ipv4_addr}).
+definito in \headfiled{arpa/inet.h} (vedi \ref{tab:TCP_ipv4_addr}).
Inoltre si noti come la porta e l'indirizzo di ogni eventuale connessione
esterna non sono specificati; in questo caso la \textit{socket pair} associata
In questa sezione descriveremo in maggior dettaglio le varie funzioni che
vengono usate per la gestione di base dei socket TCP, non torneremo però sulla
funzione \func{socket}, che è già stata esaminata accuratamente nel capitolo
-precedente in sez.~\ref{sec:sock_socket}.
+precedente in sez.~\ref{sec:sock_creation}.
\subsection{La funzione \func{bind}}
\const{INADDR\_ANY}, anche se, essendo questo nullo, il riordinamento è
inutile. Si tenga presente comunque che tutte le costanti \val{INADDR\_}
(riportate in tab.~\ref{tab:TCP_ipv4_addr}) sono definite secondo
-\itindex{endianness} l'\textit{endianness} della macchina, ed anche se esse
-possono essere invarianti rispetto all'ordinamento dei bit, è comunque buona
-norma usare sempre la funzione \func{htonl}.
+l'\textit{endianness} della macchina, ed anche se esse possono essere
+invarianti rispetto all'ordinamento dei bit, è comunque buona norma usare
+sempre la funzione \func{htonl}.
\begin{table}[htb]
\centering
\hline
\hline
\const{INADDR\_ANY} & Indirizzo generico (\texttt{0.0.0.0})\\
- \const{INADDR\_BROADCAST}& Indirizzo di \itindex{broadcast}
- \textit{broadcast}.\\
+ \const{INADDR\_BROADCAST}& Indirizzo di \textit{broadcast}.\\
\const{INADDR\_LOOPBACK} & Indirizzo di \textit{loopback}
(\texttt{127.0.0.1}).\\
\const{INADDR\_NONE} & Indirizzo errato.\\
costante come operando a destra in una assegnazione.
Per questo motivo nell'header \headfile{netinet/in.h} è definita una variabile
-\macro{in6addr\_any} (dichiarata come \direct{extern}, ed inizializzata dal
+\macro{in6addr\_any} (dichiarata come \dirct{extern}, ed inizializzata dal
sistema al valore \const{IN6ADRR\_ANY\_INIT}) che permette di effettuare una
assegnazione del tipo: \includecodesnip{listati/serv_addr_sin6_addr.c} in
maniera analoga si può utilizzare la variabile \macro{in6addr\_loopback} per
\item[\errcode{EAFNOSUPPORT}] l'indirizzo non ha una famiglia di indirizzi
corretta nel relativo campo.
\item[\errcode{EACCES}, \errcode{EPERM}] si è tentato di eseguire una
- connessione ad un indirizzo \itindex{broadcast} \textit{broadcast} senza
- che il socket fosse stato abilitato per il \itindex{broadcast}
- \textit{broadcast}.
+ connessione ad un indirizzo \textit{broadcast} senza che il socket fosse
+ stato abilitato per il \textit{broadcast}.
\end{errlist}
altri errori possibili sono: \errval{EFAULT}, \errval{EBADF},
\errval{ENOTSOCK}, \errval{EISCONN} e \errval{EADDRINUSE}.}
implementazioni.
In Linux il significato di questo valore è cambiato a partire dal kernel 2.2
-per prevenire l'attacco chiamato \index{SYN~flood} \textit{SYN flood}. Questo
-si basa sull'emissione da parte dell'attaccante di un grande numero di
-pacchetti SYN indirizzati verso una porta, forgiati con indirizzo IP
+per prevenire l'attacco chiamato \itindex{SYN~flood} \textit{SYN
+ flood}. Questo si basa sull'emissione da parte dell'attaccante di un grande
+numero di pacchetti SYN indirizzati verso una porta, forgiati con indirizzo IP
fasullo\footnote{con la tecnica che viene detta \textit{ip spoofing}.} così
che i SYN$+$ACK vanno perduti e la coda delle connessioni incomplete viene
saturata, impedendo di fatto ulteriori connessioni.
fare è semplicemente ripetere la lettura (o la scrittura) per la quantità di
byte restanti, tenendo conto che le funzioni si possono bloccare se i dati non
sono disponibili: è lo stesso comportamento che si può avere scrivendo più di
-\const{PIPE\_BUF} byte in una pipe (si riveda quanto detto in
+\const{PIPE\_BUF} byte in una \textit{pipe} (si riveda quanto detto in
sez.~\ref{sec:ipc_pipes}).
Per questo motivo, seguendo l'esempio di R. W. Stevens in \cite{UNP1}, si sono
Come si può notare le due funzioni ripetono la lettura/scrittura in un ciclo
fino all'esaurimento del numero di byte richiesti, in caso di errore viene
-controllato se questo è \errcode{EINTR} (cioè un'interruzione della system
-call dovuta ad un segnale), nel qual caso l'accesso viene ripetuto, altrimenti
-l'errore viene ritornato al programma chiamante, interrompendo il ciclo.
+controllato se questo è \errcode{EINTR} (cioè un'interruzione della
+\textit{system call} dovuta ad un segnale), nel qual caso l'accesso viene
+ripetuto, altrimenti l'errore viene ritornato al programma chiamante,
+interrompendo il ciclo.
Nel caso della lettura, se il numero di byte letti è zero, significa che si è
arrivati alla fine del file (per i socket questo significa in genere che
del segnale \signal{SIGCHLD} al padre, ma dato che non si è installato un
gestore e che l'azione predefinita per questo segnale è quella di essere
ignorato, non avendo predisposto la ricezione dello stato di terminazione,
-otterremo che il processo figlio entrerà nello stato di \itindex{zombie}
-\textit{zombie} (si riveda quanto illustrato in sez.~\ref{sec:sig_sigchld}),
-come risulterà ripetendo il comando \cmd{ps}:
+otterremo che il processo figlio entrerà nello stato di \textit{zombie} (si
+riveda quanto illustrato in sez.~\ref{sec:sig_sigchld}), come risulterà
+ripetendo il comando \cmd{ps}:
\begin{verbatim}
2356 pts/0 S 0:00 ./echod
2359 pts/0 Z 0:00 [echod <defunct>]
\end{verbatim}
-Dato che non è il caso di lasciare processi \itindex{zombie} \textit{zombie},
-occorrerà ricevere opportunamente lo stato di terminazione del processo (si
-veda sez.~\ref{sec:proc_wait}), cosa che faremo utilizzando \signal{SIGCHLD}
+Dato che non è il caso di lasciare processi \textit{zombie}, occorrerà
+ricevere opportunamente lo stato di terminazione del processo (si veda
+sez.~\ref{sec:proc_wait}), cosa che faremo utilizzando \signal{SIGCHLD}
secondo quanto illustrato in sez.~\ref{sec:sig_sigchld}. Una prima modifica al
nostro server è pertanto quella di inserire la gestione della terminazione dei
processi figli attraverso l'uso di un gestore. Per questo useremo la funzione
In questo modo però si introduce un altro problema. Si ricordi infatti che,
come spiegato in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}, quando un programma si trova in
-stato di \texttt{sleep} durante l'esecuzione di una system call, questa viene
-interrotta alla ricezione di un segnale. Per questo motivo, alla fine
-dell'esecuzione del gestore del segnale, se questo ritorna, il programma
-riprenderà l'esecuzione ritornando dalla system call interrotta con un errore
-di \errcode{EINTR}.
+stato di \texttt{sleep} durante l'esecuzione di una \textit{system call},
+questa viene interrotta alla ricezione di un segnale. Per questo motivo, alla
+fine dell'esecuzione del gestore del segnale, se questo ritorna, il programma
+riprenderà l'esecuzione ritornando dalla \textit{system call} interrotta con
+un errore di \errcode{EINTR}.
Vediamo allora cosa comporta tutto questo nel nostro caso: quando si chiude il
client, il processo figlio che gestisce la connessione terminerà, ed il padre,
-per evitare la creazione di \itindex{zombie} \textit{zombie}, riceverà il
-segnale \signal{SIGCHLD} eseguendo il relativo gestore. Al ritorno del gestore
-però l'esecuzione nel padre ripartirà subito con il ritorno della funzione
+per evitare la creazione di \textit{zombie}, riceverà il segnale
+\signal{SIGCHLD} eseguendo il relativo gestore. Al ritorno del gestore però
+l'esecuzione nel padre ripartirà subito con il ritorno della funzione
\func{accept} (a meno di un caso fortuito in cui il segnale arriva durante
l'esecuzione del programma in risposta ad una connessione) con un errore di
\errcode{EINTR}. Non avendo previsto questa eventualità il programma considera
\end{verbatim}%#
Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha} le conseguenze di questo
-comportamento delle system call possono essere superate in due modi diversi,
-il più semplice è quello di modificare il codice di \func{Signal} per
-richiedere il riavvio automatico delle system call interrotte secondo la
-semantica di BSD, usando l'opzione \const{SA\_RESTART} di \func{sigaction};
-rispetto a quanto visto in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}. Definiremo allora la
-nuova funzione \func{SignalRestart}\footnote{anche questa è definita, insieme
- alle altre funzioni riguardanti la gestione dei segnali, nel file
+comportamento delle \textit{system call} possono essere superate in due modi
+diversi, il più semplice è quello di modificare il codice di \func{Signal} per
+richiedere il riavvio automatico delle \textit{system call} interrotte secondo
+la semantica di BSD, usando l'opzione \const{SA\_RESTART} di \func{sigaction};
+rispetto a quanto visto in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}. Definiremo allora
+la nuova funzione \func{SignalRestart}\footnote{anche questa è definita,
+ insieme alle altre funzioni riguardanti la gestione dei segnali, nel file
\file{SigHand.c}, il cui contento completo può essere trovato negli esempi
allegati.} come mostrato in fig.~\ref{fig:sig_SignalRestart_code}, ed
installeremo il gestore usando quest'ultima.
\end{minipage}
\normalsize
\caption{La funzione \func{SignalRestart}, che installa un gestore di
- segnali in semantica BSD per il riavvio automatico delle system call
- interrotte.}
+ segnali in semantica BSD per il riavvio automatico delle \textit{system
+ call} interrotte.}
\label{fig:sig_SignalRestart_code}
\end{figure}
Come si può notare questa funzione è identica alla precedente \func{Signal},
-illustrata in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}, solo che in questo caso invece di
-inizializzare a zero il campo \var{sa\_flags} di \struct{sigaction}, lo si
+illustrata in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code}, solo che in questo caso invece
+di inizializzare a zero il campo \var{sa\_flags} di \struct{sigaction}, lo si
inizializza (\texttt{\small 5}) al valore \const{SA\_RESTART}. Usando questa
funzione al posto di \func{Signal} nel server non è necessaria nessuna altra
-modifica: le system call interrotte saranno automaticamente riavviate, e
-l'errore \errcode{EINTR} non si manifesterà più.
+modifica: le \textit{system call} interrotte saranno automaticamente
+riavviate, e l'errore \errcode{EINTR} non si manifesterà più.
La seconda soluzione è più invasiva e richiede di controllare tutte le volte
-l'errore restituito dalle varie system call, ripetendo la chiamata qualora
-questo corrisponda ad \errcode{EINTR}. Questa soluzione ha però il pregio
-della portabilità, infatti lo standard POSIX dice che la funzionalità di
-riavvio automatico delle system call, fornita da \const{SA\_RESTART}, è
-opzionale, per cui non è detto che essa sia disponibile su qualunque sistema.
-Inoltre in certi casi,\footnote{Stevens in \cite{UNP1} accenna che la maggior
- parte degli Unix derivati da BSD non fanno ripartire \func{select}; altri
- non riavviano neanche \func{accept} e \func{recvfrom}, cosa che invece nel
- caso di Linux viene sempre fatta.} anche quando questa è presente, non è
-detto possa essere usata con \func{accept}.
+l'errore restituito dalle varie \textit{system call}, ripetendo la chiamata
+qualora questo corrisponda ad \errcode{EINTR}. Questa soluzione ha però il
+pregio della portabilità, infatti lo standard POSIX dice che la funzionalità
+di riavvio automatico delle \textit{system call}, fornita da
+\const{SA\_RESTART}, è opzionale, per cui non è detto che essa sia disponibile
+su qualunque sistema. Inoltre in certi casi,\footnote{Stevens in \cite{UNP1}
+ accenna che la maggior parte degli Unix derivati da BSD non fanno ripartire
+ \func{select}; altri non riavviano neanche \func{accept} e \func{recvfrom},
+ cosa che invece nel caso di Linux viene sempre fatta.} anche quando questa è
+presente, non è detto possa essere usata con \func{accept}.
La portabilità nella gestione dei segnali però viene al costo di una
\normalsize
\caption{La sezione nel codice della seconda versione del server
per il servizio \textit{echo} modificata per tener conto dell'interruzione
- delle system call.}
+ delle \textit{system call}.}
\label{fig:TCP_echo_server_code_second}
\end{figure}
numero di secondi da aspettare (il valore preimpostato è nullo).
Si è potuto lasciare inalterata tutta la sezione di creazione del socket
-perché nel server l'unica chiamata ad una system call lenta, che può essere
-interrotta dall'arrivo di \signal{SIGCHLD}, è quella ad \func{accept}, che è
-l'unica funzione che può mettere il processo padre in stato di sleep nel
+perché nel server l'unica chiamata ad una \textit{system call} lenta, che può
+essere interrotta dall'arrivo di \signal{SIGCHLD}, è quella ad \func{accept},
+che è l'unica funzione che può mettere il processo padre in stato di sleep nel
periodo in cui un figlio può terminare; si noti infatti come le altre
-\index{system~call~lente} \textit{slow system call}\footnote{si ricordi la
- distinzione fatta in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}.} o sono chiamate prima di
+\index{system~call~lente} \textit{system call} lente (si ricordi la
+distinzione fatta in sez.~\ref{sec:sig_gen_beha}) o sono chiamate prima di
entrare nel ciclo principale, quando ancora non esistono processi figli, o
sono chiamate dai figli stessi e non risentono di \signal{SIGCHLD}.
sempre attivo il campo \texttt{ack}, seguito dal numero di sequenza per il
quale si da il ricevuto; quest'ultimo, a partire dal terzo pacchetto, viene
espresso in forma relativa per maggiore compattezza. Il campo \texttt{win} in
-ogni riga indica la \itindex{advertised~window} \textit{advertised window} di
-cui parlavamo in sez.~\ref{sec:TCP_TCP_opt}. Allora si può verificare
-dall'output del comando come venga appunto realizzata la sequenza di pacchetti
-descritta in sez.~\ref{sec:TCP_conn_cre}: prima viene inviato dal client un
-primo pacchetto con il SYN che inizia la connessione, a cui il server risponde
-dando il ricevuto con un secondo pacchetto, che a sua volta porta un SYN, cui
-il client risponde con un il terzo pacchetto di ricevuto.
+ogni riga indica la \textit{advertised window} di cui parlavamo in
+sez.~\ref{sec:TCP_TCP_opt}. Allora si può verificare dall'output del comando
+come venga appunto realizzata la sequenza di pacchetti descritta in
+sez.~\ref{sec:TCP_conn_cre}: prima viene inviato dal client un primo pacchetto
+con il SYN che inizia la connessione, a cui il server risponde dando il
+ricevuto con un secondo pacchetto, che a sua volta porta un SYN, cui il client
+risponde con un il terzo pacchetto di ricevuto.
Ritorniamo allora alla nostra sessione con il servizio echo: dopo le tre righe
del \itindex{three~way~handshake} \textit{three way handshake} non avremo
è una operazione lecita, per cui la nostra scrittura avrà comunque successo
(come si può constatare lanciando usando \cmd{strace}\footnote{il comando
\cmd{strace} è un comando di debug molto utile che prende come argomento un
- altro comando e ne stampa a video tutte le invocazioni di una system call,
- coi relativi argomenti e valori di ritorno, per cui usandolo in questo
- contesto potremo verificare che effettivamente la \func{write} ha scritto la
- riga, che in effetti è stata pure trasmessa via rete.}), in quanto il nostro
-programma non ha a questo punto alcun modo di sapere che dall'altra parte non
-c'è più nessuno processo in grado di leggere quanto scriverà. Questo sarà
-chiaro solo dopo il tentativo di scrittura, e la ricezione del segmento RST di
-risposta che indica che dall'altra parte non si è semplicemente chiuso un capo
-del socket, ma è completamente terminato il programma.
+ altro comando e ne stampa a video tutte le invocazioni di una \textit{system
+ call}, coi relativi argomenti e valori di ritorno, per cui usandolo in
+ questo contesto potremo verificare che effettivamente la \func{write} ha
+ scritto la riga, che in effetti è stata pure trasmessa via rete.}), in
+quanto il nostro programma non ha a questo punto alcun modo di sapere che
+dall'altra parte non c'è più nessuno processo in grado di leggere quanto
+scriverà. Questo sarà chiaro solo dopo il tentativo di scrittura, e la
+ricezione del segmento RST di risposta che indica che dall'altra parte non si
+è semplicemente chiuso un capo del socket, ma è completamente terminato il
+programma.
Per questo motivo il nostro client proseguirà leggendo dal socket, e dato che
questo è stato chiuso avremo che, come spiegato in
controllo di errore, occorre ricordare che, a parte la bidirezionalità del
flusso dei dati, dal punto di vista del funzionamento nei confronti delle
funzioni di lettura e scrittura, i socket sono del tutto analoghi a delle
-pipe. Allora, da quanto illustrato in sez.~\ref{sec:ipc_pipes}, sappiamo che
-tutte le volte che si cerca di scrivere su una pipe il cui altro capo non è
-aperto il lettura il processo riceve un segnale di \signal{SIGPIPE}, e questo è
-esattamente quello che avviene in questo caso, e siccome non abbiamo un
-gestore per questo segnale, viene eseguita l'azione preimpostata, che è quella
-di terminare il processo.
+\textit{pipe}. Allora, da quanto illustrato in sez.~\ref{sec:ipc_pipes},
+sappiamo che tutte le volte che si cerca di scrivere su una \textit{pipe} il
+cui altro capo non è aperto il lettura il processo riceve un segnale di
+\signal{SIGPIPE}, e questo è esattamente quello che avviene in questo caso, e
+siccome non abbiamo un gestore per questo segnale, viene eseguita l'azione
+preimpostata, che è quella di terminare il processo.
Per gestire in maniera più corretta questo tipo di evento dovremo allora
modificare il nostro client perché sia in grado di trattare le varie tipologie
sotto controllo è pronto per la relativa operazione.
In quell'occasione non abbiamo però definito cosa si intende per pronto,
-infatti per dei normali file, o anche per delle pipe, la condizione di essere
-pronti per la lettura o la scrittura è ovvia; invece lo è molto meno nel caso
-dei socket, visto che possono intervenire tutte una serie di possibili
-condizioni di errore dovute alla rete. Occorre allora specificare chiaramente
-quali sono le condizioni per cui un socket risulta essere ``\textsl{pronto}''
-quando viene passato come membro di uno dei tre \itindex{file~descriptor~set}
+infatti per dei normali file, o anche per delle \textit{pipe}, la condizione
+di essere pronti per la lettura o la scrittura è ovvia; invece lo è molto meno
+nel caso dei socket, visto che possono intervenire tutte una serie di
+possibili condizioni di errore dovute alla rete. Occorre allora specificare
+chiaramente quali sono le condizioni per cui un socket risulta essere
+``\textsl{pronto}'' quando viene passato come membro di uno dei tre
\textit{file descriptor set} usati da \func{select}.
Le condizioni che fanno si che la funzione \func{select} ritorni segnalando
allegati alla guida.
In questo caso la funzione comincia (\texttt{\small 8--9}) con l'azzeramento
-del \itindex{file~descriptor~set} \textit{file descriptor set} \var{fset} e
-l'impostazione del valore \var{maxfd}, da passare a \func{select} come massimo
-per il numero di file descriptor. Per determinare quest'ultimo si usa la macro
-\code{max} definita nel nostro file \file{macro.h} che raccoglie una
-collezione di macro di preprocessore di varia utilità.
+del \textit{file descriptor set} \var{fset} e l'impostazione del valore
+\var{maxfd}, da passare a \func{select} come massimo per il numero di file
+descriptor. Per determinare quest'ultimo si usa la macro \code{max} definita
+nel nostro file \file{macro.h} che raccoglie una collezione di macro di
+preprocessore di varia utilità.
La funzione prosegue poi (\texttt{\small 10--41}) con il ciclo principale, che
viene ripetuto indefinitamente. Per ogni ciclo si reinizializza
-(\texttt{\small 11--12}) il \itindex{file~descriptor~set} \textit{file
- descriptor set}, impostando i valori per il file descriptor associato al
-socket \var{socket} e per lo standard input (il cui valore si recupera con la
-funzione \func{fileno}). Questo è necessario in quanto la successiva
-(\texttt{\small 13}) chiamata a \func{select} comporta una modifica dei due
-bit relativi, che quindi devono essere reimpostati all'inizio di ogni ciclo.
+(\texttt{\small 11--12}) il \textit{file descriptor set}, impostando i valori
+per il file descriptor associato al socket \var{socket} e per lo standard
+input (il cui valore si recupera con la funzione \func{fileno}). Questo è
+necessario in quanto la successiva (\texttt{\small 13}) chiamata a
+\func{select} comporta una modifica dei due bit relativi, che quindi devono
+essere reimpostati all'inizio di ogni ciclo.
Si noti come la chiamata a \func{select} venga eseguita usando come primo
argomento il valore di \var{maxfd}, precedentemente calcolato, e passando poi
-il solo \itindex{file~descriptor~set} \textit{file descriptor set} per il
-controllo dell'attività in lettura, negli altri argomenti sono passati tutti
-puntatori nulli, non interessando né il controllo delle altre attività, né
-l'impostazione di un valore di timeout.
+il solo \textit{file descriptor set} per il controllo dell'attività in
+lettura, negli altri argomenti sono passati tutti puntatori nulli, non
+interessando né il controllo delle altre attività, né l'impostazione di un
+valore di timeout.
Al ritorno di \func{select} si provvede a controllare quale dei due file
descriptor presenta attività in lettura, cominciando (\texttt{\small 14--24})
prima (\texttt{\small 19}) si imposta opportunamente \var{eof} ad un valore
non nullo, dopo di che (\texttt{\small 20}) si effettua la chiusura del lato
in scrittura del socket con \func{shutdown}. Infine (\texttt{\small 21}) si
-usa la macro \macro{FD\_CLR} per togliere lo standard input dal
-\itindex{file~descriptor~set} \textit{file descriptor set}.
+usa la macro \macro{FD\_CLR} per togliere lo standard input dal \textit{file
+ descriptor set}.
In questo modo anche se la lettura del file in ingresso è conclusa, la
funzione non esce dal ciclo principale (\texttt{\small 11--50}), ma continua
alto.} che verrà anche (\texttt{\small 4}) inserito nella tabella.
La prima sezione (\texttt{\small 7--10}) del ciclo principale esegue la
-costruzione del \itindex{file~descriptor~set} \textit{file descriptor set}
-\var{fset} in base ai socket connessi in un certo momento; all'inizio ci sarà
-soltanto il socket in ascolto, ma nel prosieguo delle operazioni, verranno
-utilizzati anche tutti i socket connessi registrati nella tabella
-\var{fd\_open}. Dato che la chiamata di \func{select} modifica il valore del
-\itindex{file~descriptor~set} \textit{file descriptor set}, è necessario
-ripetere (\texttt{\small 7}) ogni volta il suo azzeramento, per poi procedere
-con il ciclo (\texttt{\small 8--10}) in cui si impostano i socket trovati
-attivi.
+costruzione del \textit{file descriptor set} \var{fset} in base ai socket
+connessi in un certo momento; all'inizio ci sarà soltanto il socket in
+ascolto, ma nel prosieguo delle operazioni, verranno utilizzati anche tutti i
+socket connessi registrati nella tabella \var{fd\_open}. Dato che la chiamata
+di \func{select} modifica il valore del \textit{file descriptor set}, è
+necessario ripetere (\texttt{\small 7}) ogni volta il suo azzeramento, per poi
+procedere con il ciclo (\texttt{\small 8--10}) in cui si impostano i socket
+trovati attivi.
Per far questo si usa la caratteristica dei file descriptor, descritta in
sez.~\ref{sec:file_open_close}, per cui il kernel associa sempre ad ogni nuovo
diverso da zero; in questo modo se l'unico socket con attività era quello
connesso, avendo opportunamente decrementato il contatore, il ciclo verrà
saltato, e si ritornerà immediatamente (ripetuta l'inizializzazione del
-\itindex{file~descriptor~set} \textit{file descriptor set} con i nuovi valori
-nella tabella) alla chiamata di \func{accept}. Se il socket attivo non è
-quello in ascolto, o ce ne sono comunque anche altri, il valore di \var{n} non
-sarà nullo ed il controllo sarà eseguito. Prima di entrare nel ciclo comunque
-si inizializza (\texttt{\small 28}) il valore della variabile \var{i} che
-useremo come indice nella tabella \var{fd\_open} al valore minimo,
-corrispondente al file descriptor del socket in ascolto.
+\textit{file descriptor set} con i nuovi valori nella tabella) alla chiamata
+di \func{accept}. Se il socket attivo non è quello in ascolto, o ce ne sono
+comunque anche altri, il valore di \var{n} non sarà nullo ed il controllo sarà
+eseguito. Prima di entrare nel ciclo comunque si inizializza (\texttt{\small
+ 28}) il valore della variabile \var{i} che useremo come indice nella tabella
+\var{fd\_open} al valore minimo, corrispondente al file descriptor del socket
+in ascolto.
Il primo passo (\texttt{\small 30}) nella verifica è incrementare il valore
dell'indice \var{i} per posizionarsi sul primo valore possibile per un file
queste problematiche con i socket. Abbiamo però visto in
sez.~\ref{sec:file_multiplexing} come la funzione \func{poll} possa costituire
una alternativa a \func{select}, con alcuni vantaggi.\footnote{non soffrendo
- delle limitazioni dovute all'uso dei \itindex{file~descriptor~set}
- \textit{file descriptor set}.}
+ delle limitazioni dovute all'uso dei \textit{file descriptor set}.}
Ancora una volta in sez.~\ref{sec:file_poll} abbiamo trattato la funzione in
maniera generica, parlando di file descriptor, ma come per \func{select}
Come si può notare la logica del programma è identica a quella vista in
fig.~\ref{fig:TCP_SelectEchod} per l'analogo server basato su \func{select};
la sola differenza significativa è che in questo caso non c'è bisogno di
-rigenerare i \itindex{file~descriptor~set} \textit{file descriptor set} in
-quanto l'uscita è indipendente dai dati in ingresso. Si applicano comunque
-anche a questo server le considerazioni finali di
-sez.~\ref{sec:TCP_serv_select}.
-
+rigenerare i \textit{file descriptor set} in quanto l'uscita è indipendente
+dai dati in ingresso. Si applicano comunque anche a questo server le
+considerazioni finali di sez.~\ref{sec:TCP_serv_select}.