Valore massimo del tipo di dato
\type{ssize\_t}.\\
\texttt{\_SC\_CLK\_TCK} & \const{CLK\_TCK} &
- Il numero di \itindex{clock~tick}
- \textit{clock tick} al secondo,
+ Il numero di \textit{clock tick} al secondo,
cioè l'unità di misura del
- \itindex{process~time} \textit{process
- time} (vedi
+ \textit{process time} (vedi
sez.~\ref{sec:sys_unix_time}).\\
\texttt{\_SC\_JOB\_CONTROL}&\macro{\_POSIX\_JOB\_CONTROL}&
Indica se è supportato il \textit{job
\const{LINK\_MAX} &8 & Numero massimo di link a un file.\\
\const{NAME\_MAX}& 14 & Lunghezza in byte di un nome di file. \\
\const{PATH\_MAX}& 256 & Lunghezza in byte di un \textit{pathname}.\\
- \const{PIPE\_BUF}&4096 & Byte scrivibili atomicamente in una pipe
+ \const{PIPE\_BUF}&4096 & Byte scrivibili atomicamente in una \textit{pipe}
(vedi sez.~\ref{sec:ipc_pipes}).\\
\const{MAX\_CANON}&255 & Dimensione di una riga di terminale in modo
canonico (vedi sez.~\ref{sec:term_io_design}).\\
\const{\_POSIX\_PATH\_MAX}& 256 & Lunghezza in byte di un
\textit{pathname}.\\
\const{\_POSIX\_PIPE\_BUF}& 512 & Byte scrivibili atomicamente in una
- pipe.\\
+ \textit{pipe}.\\
\const{\_POSIX\_MAX\_CANON}&255 & Dimensione di una riga di
terminale in modo canonico.\\
\const{\_POSIX\_MAX\_INPUT}&255 & Spazio disponibile nella coda di input
Tradizionalmente le informazioni utilizzate nella gestione di utenti e gruppi
(password, corrispondenze fra nomi simbolici e \ids{UID} numerici, home
directory, ecc.) venivano registrate all'interno dei due file di testo
-\conffile{/etc/passwd} ed \conffile{/etc/group}, il cui formato è descritto
+\conffiled{/etc/passwd} ed \conffiled{/etc/group}, il cui formato è descritto
dalle relative pagine del manuale\footnote{nella quinta sezione, quella dei
file di configurazione (esistono comandi corrispondenti), una trattazione
sistemistica dell'intero argomento coperto in questa sezione si consulti
In realtà oltre a questi due file da molto tempo gran parte dei sistemi
unix-like usano il cosiddetto sistema delle \textit{shadow password} che
-prevede anche i due file \conffile{/etc/shadow} e \conffile{/etc/gshadow}, in
+prevede anche i due file \conffiled{/etc/shadow} e \conffiled{/etc/gshadow}, in
cui sono state spostate le informazioni di autenticazione (ed inserite alcune
estensioni di gestione avanzata) per toglierle dagli altri file che devono
poter essere letti da qualunque processo per poter effettuare l'associazione
motivo viene sovrascritta ad ogni nuova invocazione, lo stesso dicasi per la
memoria dove sono scritte le stringhe a cui i puntatori in essa contenuti
fanno riferimento. Ovviamente questo implica che dette funzioni non possono
-essere \index{funzioni!rientranti} rientranti; per questo motivo ne esistono
-anche due versioni alternative (denotate dalla solita estensione \code{\_r}),
-i cui prototipi sono:
+essere rientranti; per questo motivo ne esistono anche due versioni
+alternative (denotate dalla solita estensione \code{\_r}), i cui prototipi
+sono:
\begin{funcproto}{
\fhead{pwd.h}
\end{funcproto}
Come per le precedenti per gli utenti esistono anche le analoghe versioni
-\index{funzioni!rientranti} rientranti che di nuovo utilizzano la stessa
-estensione \code{\_r}; i loro prototipi sono:
+rientranti che di nuovo utilizzano la stessa estensione \code{\_r}; i loro
+prototipi sono:
\begin{funcproto}{
\fhead{grp.h}
sottostanti.}
\end{funcproto}
-
Il comportamento di tutte queste funzioni è assolutamente identico alle
precedenti che leggono le informazioni sugli utenti, l'unica differenza è che
in questo caso le informazioni vengono restituite in una struttura di tipo
\hline
\funcm{fgetpwent} & Legge una voce dal file di registro degli utenti
specificato.\\
- \funcm{fgetpwent\_r}& Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti}
- rientrante.\\
+ \funcm{fgetpwent\_r}& Come la precedente, ma rientrante.\\
\funcm{putpwent} & Immette una voce in un file di registro degli
utenti.\\
\funcm{getpwent} & Legge una voce da \conffile{/etc/passwd}.\\
- \funcm{getpwent\_r} & Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti}
- rientrante.\\
+ \funcm{getpwent\_r} & Come la precedente, ma rientrante.\\
\funcm{setpwent} & Ritorna all'inizio di \conffile{/etc/passwd}.\\
\funcm{endpwent} & Chiude \conffile{/etc/passwd}.\\
\funcm{fgetgrent} & Legge una voce dal file di registro dei gruppi
specificato.\\
- \funcm{fgetgrent\_r}& Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti}
- rientrante.\\
+ \funcm{fgetgrent\_r}& Come la precedente, ma rientrante.\\
\funcm{putgrent} & Immette una voce in un file di registro dei gruppi.\\
\funcm{getgrent} & Legge una voce da \conffile{/etc/group}.\\
- \funcm{getgrent\_r} & Come la precedente, ma \index{funzioni!rientranti}
- rientrante.\\
+ \funcm{getgrent\_r} & Come la precedente, ma rientrante.\\
\funcm{setgrent} & Ritorna all'inizio di \conffile{/etc/group}.\\
\funcm{endgrent} & Chiude \conffile{/etc/group}.\\
\hline
Come già visto in sez.~\ref{sec:sys_user_group}, l'uso di strutture allocate
staticamente rende le funzioni di lettura dei dati appena illustrate non
-\index{funzioni!rientranti} rientranti. Per questo motivo le \acr{glibc}
-forniscono anche delle versioni \index{funzioni!rientranti} rientranti:
-\func{getutent\_r}, \func{getutid\_r}, \func{getutline\_r}, che invece di
-restituire un puntatore restituiscono un intero e prendono due argomenti
-aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono:
+rientranti. Per questo motivo le \acr{glibc} forniscono anche delle versioni
+rientranti: \func{getutent\_r}, \func{getutid\_r}, \func{getutline\_r}, che
+invece di restituire un puntatore restituiscono un intero e prendono due
+argomenti aggiuntivi, i rispettivi prototipi sono:
\begin{funcproto}{
\fhead{utmp.h}
\end{funcproto}
Le funzioni si comportano esattamente come le precedenti analoghe non
-\index{funzioni!rientranti} rientranti, solo che restituiscono il risultato
-all'indirizzo specificato dal primo argomento aggiuntivo \param{buffer} mentre
-il secondo, \param{result)} viene usato per restituire il puntatore al buffer
-stesso.
+rientranti, solo che restituiscono il risultato all'indirizzo specificato dal
+primo argomento aggiuntivo \param{buffer} mentre il secondo, \param{result)}
+viene usato per restituire il puntatore al buffer stesso.
Infine le \acr{glibc} forniscono altre due funzioni, \funcd{updwtmp} e
\funcd{logwtmp}, come estensione per scrivere direttamente delle voci nel file
\textit{Address Space}, (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_gen}). Se il limite
viene superato dall'uso di funzioni come \func{brk}, \func{mremap} o
\func{mmap} esse falliranno con un errore di \errcode{ENOMEM}, mentre se il
- superamento viene causato dalla crescita dello \itindex{stack}
- \textit{stack} il processo riceverà un segnale di \signal{SIGSEGV}. Dato che
- il valore usato è un intero di tipo \ctyp{long} nelle macchine a 32 bit
- questo può assumere un valore massimo di 2Gb (anche se la memoria
- disponibile può essere maggiore), in tal caso il limite massimo indicabile
- resta 2Gb, altrimenti la risorsa si dà per non limitata.
+ superamento viene causato dalla crescita dello \textit{stack} il processo
+ riceverà un segnale di \signal{SIGSEGV}. Dato che il valore usato è un
+ intero di tipo \ctyp{long} nelle macchine a 32 bit questo può assumere un
+ valore massimo di 2Gb (anche se la memoria disponibile può essere maggiore),
+ in tal caso il limite massimo indicabile resta 2Gb, altrimenti la risorsa si
+ dà per non limitata.
\item[\const{RLIMIT\_CORE}] Questa risorsa indica, in byte, la massima
dimensione per un file di \textit{core dump} (vedi
processo con la prima ricezione.
\item[\const{RLIMIT\_DATA}] Questa risorsa indica, in byte, la massima
- dimensione del \index{segmento!dati} segmento dati di un processo (vedi
+ dimensione del segmento dati di un processo (vedi
sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}). Il tentativo di allocare più memoria di
quanto indicato dal limite corrente causa il fallimento della funzione di
allocazione eseguita (\func{brk} o \func{sbrk}) con un errore di
\item[\const{RLIMIT\_MEMLOCK}] Questa risorsa indica, in byte, l'ammontare
massimo di memoria che può essere bloccata in RAM da un processo (vedi
- sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}). Dato che il \itindex{memory~locking}
- \textit{memory locking} viene effettuato sulle pagine di memoria, il valore
- indicato viene automaticamente arrotondato al primo multiplo successivo
- della dimensione di una pagina di memoria. Il limite comporta il fallimento
- delle \textit{system call} che eseguono il \textit{memory locking}
- (\func{mlock}, \func{mlockall} ed anche, vedi
- sez.~\ref{sec:file_memory_map}, \func{mmap} con l'operazione
- \const{MAP\_LOCKED}).
+ sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}). Dato che il \textit{memory locking} viene
+ effettuato sulle pagine di memoria, il valore indicato viene automaticamente
+ arrotondato al primo multiplo successivo della dimensione di una pagina di
+ memoria. Il limite comporta il fallimento delle \textit{system call} che
+ eseguono il \textit{memory locking} (\func{mlock}, \func{mlockall} ed anche,
+ vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}, \func{mmap} con l'operazione
+ \const{MAP\_LOCKED}).
Dal kernel 2.6.9 questo limite comprende anche la memoria che può essere
bloccata da ciascun utente nell'uso della memoria condivisa (vedi
\itindex{Resident~Set~Size~(RSS)} \textit{Resident Set Size}) cioè
l'ammontare della memoria associata al processo che risiede effettivamente
in RAM e non a quella eventualmente portata sulla \textit{swap} o non ancora
- caricata dal filesystem per il \index{segmento!testo} segmento testo del
- programma. Ha effetto solo sulle chiamate a \func{madvise} con
- \const{MADV\_WILLNEED} (vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}). Presente solo
- sui i kernel precedenti il 2.4.30.
+ caricata dal filesystem per il segmento testo del programma. Ha effetto
+ solo sulle chiamate a \func{madvise} con \const{MADV\_WILLNEED} (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_memory_map}). Presente solo sui i kernel precedenti il
+ 2.4.30.
\item[\const{RLIMIT\_RTPRIO}] Questa risorsa indica il valore massimo della
priorità statica che un processo può assegnarsi o assegnare con
introdotto con il kernel 2.6.8.
\item[\const{RLIMIT\_STACK}] Questa risorsa indica, in byte, la massima
- dimensione dello \itindex{stack} \textit{stack} del processo. Se il processo
- esegue operazioni che estendano lo \textit{stack} oltre questa dimensione
- riceverà un segnale di \signal{SIGSEGV}.
+ dimensione dello \textit{stack} del processo. Se il processo esegue
+ operazioni che estendano lo \textit{stack} oltre questa dimensione riceverà
+ un segnale di \signal{SIGSEGV}.
A partire dal kernel 2.6.23 questo stesso limite viene applicato per la gran
parte delle architetture anche ai dati che possono essere passati come
sistema viene mantenuto sempre in UTC e che la conversione all'ora locale del
proprio fuso orario viene effettuata dalle funzioni di libreria utilizzando le
opportune informazioni di localizzazione (specificate in
-\conffile{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio
+\conffiled{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio
di sistema misuri sempre un tempo monotono crescente come nella realtà, anche
in presenza di cambi di fusi orari.
\end{basedescript}
La somma di \textit{user time} e \textit{system time} indica il
-\itindex{process~time} \textit{process time}, vale a dire il tempo di
-processore totale che il sistema ha effettivamente utilizzato per eseguire il
-programma di un certo processo. Si può ottenere un riassunto dei valori di
-questi tempi quando si esegue un qualsiasi programma lanciando quest'ultimo
-come argomento del comando \cmd{time}.
-
-Come accennato il \itindex{process~time} \textit{process time} viene misurato
-nei cosiddetti \itindex{clock~tick} \textit{clock tick}. Un tempo questo
-corrispondeva al numero di interruzioni effettuate dal timer di sistema, oggi
-lo standard POSIX richiede che esso sia espresso come multiplo della costante
-\const{CLOCKS\_PER\_SEC} che deve essere definita come 1000000, qualunque sia
-la risoluzione reale dell'orologio di sistema e la frequenza delle
-interruzioni del timer che, come accennato in sez.~\ref{sec:proc_hierarchy} e
-come vedremo a breve, è invece data dalla costante \const{HZ}.
+\textit{process time}, vale a dire il tempo di processore totale che il
+sistema ha effettivamente utilizzato per eseguire il programma di un certo
+processo. Si può ottenere un riassunto dei valori di questi tempi quando si
+esegue un qualsiasi programma lanciando quest'ultimo come argomento del
+comando \cmd{time}.
+
+\itindbeg{clock~tick}
+
+Come accennato il \textit{process time} viene misurato nei cosiddetti
+\textit{clock tick}. Un tempo questo corrispondeva al numero di interruzioni
+effettuate dal timer di sistema, oggi lo standard POSIX richiede che esso sia
+espresso come multiplo della costante \const{CLOCKS\_PER\_SEC} che deve essere
+definita come 1000000, qualunque sia la risoluzione reale dell'orologio di
+sistema e la frequenza delle interruzioni del timer che, come accennato in
+sez.~\ref{sec:proc_hierarchy} e come vedremo a breve, è invece data dalla
+costante \const{HZ}.
Il tipo di dato usato per questo tempo, \type{clock\_t}, con questa
convenzione ha una risoluzione del microsecondo. Ma non tutte le funzioni di
sistema come vedremo seguono questa convenzione, in tal caso il numero di
-\itindex{clock~tick} \textit{clock tick} al secondo può essere ricavato anche
-attraverso \func{sysconf} richiedendo il valore della costante
-\const{\_SC\_CLK\_TCK} (vedi sez.~\ref{sec:sys_limits}). Il vecchio simbolo
-\const{CLK\_TCK} definito in \headfile{time.h} è ormai considerato obsoleto e
-non deve essere usato.
+\textit{clock tick} al secondo può essere ricavato anche attraverso
+\func{sysconf} richiedendo il valore della costante \const{\_SC\_CLK\_TCK}
+(vedi sez.~\ref{sec:sys_limits}). Il vecchio simbolo \const{CLK\_TCK}
+definito in \headfile{time.h} è ormai considerato obsoleto e non deve essere
+usato.
+\constbeg{HZ}
In realtà tutti calcoli dei tempi vengono effettuati dal kernel per il
cosiddetto \textit{software clock}, utilizzando il \textit{timer di sistema} e
facendo i conti in base al numero delle interruzioni generate dello stesso, i
compilazione del kernel, con un default di 250 e valori possibili di 100, 250,
1000. Dal 2.6.20 è stato aggiunto anche il valore 300 che è divisibile per le
frequenze di refresh della televisione (50 o 60 Hz). Si può pensare che questi
-valori determinino anche la corrispondente durata dei \itindex{clock~tick}
-\textit{clock tick}, ma in realtà questa granularità viene calcolata in
-maniera indipendente usando la costante del kernel \const{USER\_HZ}.
+valori determinino anche la corrispondente durata dei \textit{clock tick}, ma
+in realtà questa granularità viene calcolata in maniera indipendente usando la
+costante del kernel \const{USER\_HZ}.
+
+\constend{HZ}
Fino al kernel 2.6.21 la durata di un \textit{jiffy} costituiva la risoluzione
massima ottenibile nella misura dei tempi impiegabile in una \textit{system
risoluzione possibile fornita dall'hardware. Torneremo su questo in
sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}.
+\itindend{clock~tick}
\subsection{La gestione del \textit{process time}}
\var{errno} non viene usata.}
\end{funcproto}
-La funzione restituisce il tempo in \itindex{clock~tick} \textit{clock tick}
-ma la \acr{glibc} segue lo standard POSIX e quindi se si vuole il tempo in
-secondi occorre dividere il risultato per la costante
-\const{CLOCKS\_PER\_SEC}. In genere \type{clock\_t} viene rappresentato come
-intero a 32 bit, il che comporta un valore massimo corrispondente a circa 72
-minuti, dopo i quali il contatore riprenderà lo stesso valore iniziale.
+La funzione restituisce il tempo in \textit{clock tick} ma la \acr{glibc}
+segue lo standard POSIX e quindi se si vuole il tempo in secondi occorre
+dividere il risultato per la costante \const{CLOCKS\_PER\_SEC}. In genere
+\type{clock\_t} viene rappresentato come intero a 32 bit, il che comporta un
+valore massimo corrispondente a circa 72 minuti, dopo i quali il contatore
+riprenderà lo stesso valore iniziale.
La funzione è presente anche nello standard ANSI C, ma in tal caso non è
previsto che il valore ritornato indichi un intervallo di tempo ma solo un
2.6.9.
A differenza di quanto avviene per \func{clock} i valori restituiti nei campi
-di una struttura \struct{tms} sono misurati in numero di \itindex{clock~tick}
+di una struttura \struct{tms} sono misurati in numero di
\textit{clock tick} effettivi e non in multipli di \const{CLOCKS\_PER\_SEC},
pertanto per ottenere il valore effettivo in secondi occorrerà dividere per il
risultato di \code{sysconf(\_SC\_CLK\_TCK)}.
momento dell'avvio del kernel. Con il kernel 2.6 si fa riferimento a
$2^{32}/\mathtt{HZ}-300$ secondi prima dell'avvio.
-Considerato che il numero dei \itindex{clock~tick} \textit{clock tick} per un
-kernel che è attivo da molto tempo può eccedere le dimensioni per il tipo
-\type{clock\_t} il comportamento più opportuno per i programmi è di ignorare
-comunque il valore di ritorno della funzione e ricorrere alle funzioni per il
-tempo di calendario del prossimo paragrafo qualora si voglia calcolare il
-tempo effettivamente trascorso dall'inizio del programma.
+Considerato che il numero dei \textit{clock tick} per un kernel che è attivo
+da molto tempo può eccedere le dimensioni per il tipo \type{clock\_t} il
+comportamento più opportuno per i programmi è di ignorare comunque il valore
+di ritorno della funzione e ricorrere alle funzioni per il tempo di calendario
+del prossimo paragrafo qualora si voglia calcolare il tempo effettivamente
+trascorso dall'inizio del programma.
Infine si tenga presente che per dei limiti nelle convenzioni per il ritorno
dei valori delle \textit{system call} su alcune architetture hardware (ed in
specificato nel campo
\var{constant} di \struct{timex}.\\
\const{ADJ\_TICK} & 0x4000 & Imposta il valore dei \textit{tick}
- \itindex{clock~tick} del timer in
+ del timer in
microsecondi, espresso nel campo
\var{tick} di \struct{timex}.\\
\const{ADJ\_OFFSET\_SINGLESHOT}&0x8001&Chiede uno spostamento una tantum
del fuso orario. In realtà \func{ctime} è banalmente definita in termini di
\func{asctime} come \code{asctime(localtime(t)}.
-Dato che l'uso di una stringa statica rende le funzioni non
-\index{funzioni!rientranti} rientranti POSIX.1c e SUSv2 prevedono due
-sostitute \index{funzioni!rientranti} rientranti, il cui nome è al solito
+Dato che l'uso di una stringa statica rende le funzioni non rientranti
+POSIX.1c e SUSv2 prevedono due sostitute rientranti, il cui nome è al solito
ottenuto aggiungendo un \code{\_r}, che prendono un secondo argomento
\code{char *buf}, in cui l'utente deve specificare il buffer su cui la stringa
deve essere copiata (deve essere di almeno 26 caratteri).
Anche in questo caso le due funzioni restituiscono l'indirizzo di una
struttura allocata staticamente, per questo sono state definite anche altre
-due versioni \index{funzioni!rientranti} rientranti (con la solita estensione
-\code{\_r}), che prevedono un secondo argomento \code{struct tm *result},
-fornito dal chiamante, che deve preallocare la struttura su cui sarà
-restituita la conversione. La versione rientrante di \func{localtime} però non
-effettua la chiamata preventiva a \func{tzset} che deve essere eseguita a cura
-dell'utente.
+due versioni rientranti (con la solita estensione \code{\_r}), che prevedono
+un secondo argomento \code{struct tm *result}, fornito dal chiamante, che deve
+preallocare la struttura su cui sarà restituita la conversione. La versione
+rientrante di \func{localtime} però non effettua la chiamata preventiva a
+\func{tzset} che deve essere eseguita a cura dell'utente.
Infine \func{mktime} esegue la conversione di un \textit{broken-down time} a
partire da una struttura \struct{tm} restituendo direttamente un valore di
legale.
La funzione inoltre modifica i valori della struttura \struct{tm} in forma di
-\itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, normalizzando
-i valori dei vari campi, impostando i valori risultanti per \var{tm\_wday} e
-\var{tm\_yday} e assegnando a \var{tm\_isdst} il valore (positivo o nullo)
-corrispondente allo stato dell'ora legale. La funzione inoltre provvede ad
-impostare il valore della \index{variabili!globali} variabile globale
-\var{tzname}.
+\textit{value result argument}, normalizzando i valori dei vari campi,
+impostando i valori risultanti per \var{tm\_wday} e \var{tm\_yday} e
+assegnando a \var{tm\_isdst} il valore (positivo o nullo) corrispondente allo
+stato dell'ora legale. La funzione inoltre provvede ad impostare il valore
+della variabile globale \var{tzname}.
\itindend{calendar~time}
\includestruct{listati/time_zone_var.c}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{Le \index{variabili!globali} variabili globali usate per la
- gestione delle \itindex{timezone} \textit{timezone}.}
+ \caption{Le variabili globali usate per la gestione delle \itindex{timezone}
+ \textit{timezone}.}
\label{fig:sys_tzname}
\end{figure}
anche della differenza fra tempo universale e ora locale, compresa l'eventuale
ora legale. Questo viene fatto dalle funzioni di conversione grazie alle
informazioni riguardo la propria \itindex{timezone} \textit{timezone}
-mantenute nelle tre \index{variabili!globali} variabili globali mostrate in
-fig.~\ref{fig:sys_tzname}, cui si si può accedere direttamente includendo
-\headfile{time.h}. Come illustrato queste variabili vengono impostate
-internamente da alcune delle delle precedenti funzioni di conversione, ma lo
-si può fare esplicitamente chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset},
-il cui prototipo è:
+mantenute nelle tre variabili globali mostrate in fig.~\ref{fig:sys_tzname},
+cui si si può accedere direttamente includendo \headfile{time.h}. Come
+illustrato queste variabili vengono impostate internamente da alcune delle
+delle precedenti funzioni di conversione, ma lo si può fare esplicitamente
+chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è:
\begin{funcproto}{
\fhead{sys/timex.h}
La funzione inizializza le variabili di fig.~\ref{fig:sys_tzname} a partire
dal valore della variabile di ambiente \envvar{TZ}, se quest'ultima non è
-definita verrà usato il file \conffile{/etc/localtime}. La variabile
+definita verrà usato il file \conffiled{/etc/localtime}. La variabile
\var{tzname} contiene due stringhe, che indicano i due nomi standard della
\itindex{timezone} \textit{timezone} corrente. La prima è il nome per l'ora
solare, la seconda per l'ora legale. Anche se in fig.~\ref{fig:sys_tzname}
o un puntatore nullo o la costante \val{EOF}; ma questo valore segnala solo
che c'è stato un errore, e non il tipo di errore.
-Per riportare il tipo di errore il sistema usa \index{variabili!globali} la
-variabile globale \var{errno}, definita nell'header \headfile{errno.h}. Come
-accennato l'uso di una variabile globale può comportare problemi nel caso dei
-\itindex{thread} \textit{thread}, ma lo standard ISO C consente anche di
-definire \var{errno} come un cosiddetto ``\textit{modifiable lvalue}'', cosa
-che consente di usare anche una macro, e questo è infatti il metodo usato da
-Linux per renderla locale ai singoli \itindex{thread} \textit{thread}.
+Per riportare il tipo di errore il sistema usa la variabile globale
+\var{errno}, definita nell'header \headfile{errno.h}. Come accennato l'uso di
+una variabile globale può comportare problemi nel caso dei \itindex{thread}
+\textit{thread}, ma lo standard ISO C consente anche di definire \var{errno}
+come un cosiddetto ``\textit{modifiable lvalue}'', cosa che consente di usare
+anche una macro, e questo è infatti il metodo usato da Linux per renderla
+locale ai singoli \itindex{thread} \textit{thread}.
-La variabile è in genere definita come \direct{volatile} dato che può essere
+La variabile è in genere definita come \dirct{volatile} dato che può essere
cambiata in modo asincrono da un segnale, per un esempio si veda
sez.~\ref{sec:sig_sigchld} ricordando quanto trattato in
sez.~\ref{sec:proc_race_cond}). Dato che un gestore di segnale scritto bene si
modificata dal programma; essa è utilizzabile solo fino ad una chiamata
successiva a \func{strerror} o \func{perror} e nessun'altra funzione di
libreria tocca questa stringa. In ogni caso l'uso di una stringa statica rende
-la funzione non \index{funzioni!rientranti} rientrante, per cui nel caso si
-usino i \itindex{thread} \textit{thread} la \acr{glibc} fornisce una apposita
-versione \index{funzioni!rientranti} rientrante \funcd{strerror\_r}, il cui
-prototipo è:
+la funzione non rientrante, per cui nel caso si usino i \itindex{thread}
+\textit{thread} la \acr{glibc} fornisce una apposita versione rientrante
+\funcd{strerror\_r}, il cui prototipo è:
\begin{funcproto}{
\fhead{string.h}
personalizzazione (ad esempio l'indicazione del contesto in cui si è
verificato), seguita dai due punti e da uno spazio, il messaggio è terminato
con un a capo. Il messaggio può essere riportato anche usando le due
-\index{variabili!globali} variabili globali:
+variabili globali:
\includecodesnip{listati/errlist.c}
dichiarate in \headfile{errno.h}. La prima contiene i puntatori alle stringhe
di errore indicizzati da \var{errno}; la seconda esprime il valore più alto
forniti allo stesso modo, mentre \param{errnum} indica l'errore che si vuole
segnalare (non viene quindi usato il valore corrente di \var{errno}).
-La funzione stampa sullo \itindex{standard~error} \textit{standard error} il
-nome del programma, come indicato dalla \index{variabili!globali} variabile
-globale \var{program\_name}, seguito da due punti ed uno spazio, poi dalla
-stringa generata da \param{format} e dagli argomenti seguenti, seguita da due
-punti ed uno spazio infine il messaggio di errore relativo ad \param{errnum},
-il tutto è terminato da un a capo.
+La funzione stampa sullo \textit{standard error} il nome del programma, come
+indicato dalla variabile globale \var{program\_name}, seguito da due punti ed
+uno spazio, poi dalla stringa generata da \param{format} e dagli argomenti
+seguenti, seguita da due punti ed uno spazio infine il messaggio di errore
+relativo ad \param{errnum}, il tutto è terminato da un a capo.
Il comportamento della funzione può essere ulteriormente controllato se si
definisce una variabile \var{error\_print\_progname} come puntatore ad una
programma in caso di errore, nel qual caso \func{error} dopo la stampa del
messaggio di errore chiama \func{exit} con questo stato di uscita. Se invece
il valore è nullo \func{error} ritorna normalmente ma viene incrementata
-un'altra \index{variabili!globali} variabile globale,
-\var{error\_message\_count}, che tiene conto di quanti errori ci sono stati.
+un'altra variabile globale, \var{error\_message\_count}, che tiene conto di
+quanti errori ci sono stati.
Un'altra funzione per la stampa degli errori, ancora più sofisticata, che
prende due argomenti aggiuntivi per indicare linea e file su cui è avvenuto
\noindent ed il suo comportamento è identico a quello di \func{error} se non
per il fatto che, separati con il solito due punti-spazio, vengono inseriti un
nome di file indicato da \param{fname} ed un numero di linea subito dopo la
-stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra
-\index{variabili!globali} variabile globale, \var{error\_one\_per\_line}, che
-impostata ad un valore diverso da zero fa si che errori relativi alla stessa
-linea non vengano ripetuti.
+stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra variabile globale,
+\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa si
+che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti.
% LocalWords: filesystem like kernel saved header limits sysconf sez tab float