+Si tenga presente che i tempi di processore dei processi figli di un processo
+vengono sempre sommati al valore corrente ogni volta che se ne riceve lo stato
+di terminazione, e detto valore è quello che viene a sua volta ottenuto dal
+processo padre. Pertanto nei campi \var{tms\_cutime} e \var{tms\_cstime} si
+sommano anche i tempi di ulteriori discendenti di cui i rispettivi genitori
+abbiano ricevuto lo stato di terminazione.
+
+Si tenga conto che l'aggiornamento di \var{tms\_cutime} e \var{tms\_cstime}
+viene eseguito solo quando una chiamata a \func{wait} o \func{waitpid} è
+ritornata. Per questo motivo se un processo figlio termina prima di ricevere
+lo stato di terminazione di tutti i suoi figli, questi processi
+``\textsl{nipoti}'' non verranno considerati nel calcolo di questi tempi e
+così via per i relativi ``\textsl{discendenti}''.
+
+Come accennato in sez.~\ref{sec:sys_resource_use} per i kernel precedenti la
+versione 2.6.9 il tempo di processore dei processi figli veniva sommato
+comunque chiedendo di ignorare \signal{SIGCHLD} anche se lo standard POSIX
+richiede esplicitamente che questo avvenga solo quando si riceve lo stato di
+uscita con una funzione della famiglia delle \func{wait}, anche in questo caso
+il comportamento è stato adeguato allo standard a partire dalla versione
+2.6.9.
+
+A differenza di quanto avviene per \func{clock} i valori restituiti nei campi
+di una struttura \struct{tms} sono misurati in numero di
+\textit{clock tick} effettivi e non in multipli di \const{CLOCKS\_PER\_SEC},
+pertanto per ottenere il valore effettivo in secondi occorrerà dividere per il
+risultato di \code{sysconf(\_SC\_CLK\_TCK)}.
+
+Lo stesso vale per il valore di ritorno della funzione, il cui significato fa
+riferimento ad un tempo relativo ad un certo punto nel passato la cui
+definizione dipende dalle diverse implementazioni, e varia anche fra diverse
+versioni del kernel. Fino al kernel 2.4 si faceva infatti riferimento al
+momento dell'avvio del kernel. Con il kernel 2.6 si fa riferimento a
+$2^{32}/\mathtt{HZ}-300$ secondi prima dell'avvio.
+
+Considerato che il numero dei \textit{clock tick} per un kernel che è attivo
+da molto tempo può eccedere le dimensioni per il tipo \type{clock\_t} il
+comportamento più opportuno per i programmi è di ignorare comunque il valore
+di ritorno della funzione e ricorrere alle funzioni per il tempo di calendario
+del prossimo paragrafo qualora si voglia calcolare il tempo effettivamente
+trascorso dall'inizio del programma.
+
+Infine si tenga presente che per dei limiti nelle convenzioni per il ritorno
+dei valori delle \textit{system call} su alcune architetture hardware (ed in
+particolare la \texttt{i386} dei PC a 32 bit) nel kernel della serie 2.6 il
+valore di ritorno della funzione può risultare erroneamente uguale a $-1$,
+indicando un errore, nei primi secondi dopo il boot (per la precisione nei
+primi 41 secondi) e se il valore del contatore eccede le dimensione del tipo
+\type{clock\_t}.
+
+
+\subsection{Le funzioni per il \textit{calendar time}}
+\label{sec:sys_time_base}
+
+\itindbeg{calendar~time}
+
+Come anticipato in sez.~\ref{sec:sys_unix_time} il \textit{calendar time}
+viene espresso normalmente con una variabile di tipo \type{time\_t}, che
+usualmente corrisponde ad un tipo elementare; in Linux è definito come
+\ctyp{long int}, che di norma corrisponde a 32 bit. Il valore corrente del
+\textit{calendar time}, che indicheremo come \textsl{tempo di sistema}, può
+essere ottenuto con la funzione \funcd{time} che lo restituisce nel suddetto
+formato, il suo prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{time.h}
+\fdecl{time\_t time(time\_t *t)}
+\fdesc{Legge il valore corrente del \textit{calendar time}.}
+}
+
+{La funzione ritorna il valore del \textit{calendar time} in caso di successo
+ e $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} potrà assumere solo il
+ valore \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+L'argomento \param{t}, se non nullo, deve essere l'indirizzo di una variabile
+su cui duplicare il valore di ritorno.
+
+Analoga a \func{time} è la funzione \funcd{stime} che serve per effettuare
+l'operazione inversa, e cioè per impostare il tempo di sistema qualora questo
+sia necessario; il suo prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{time.h}
+\fdecl{int stime(time\_t *t)}
+\fdesc{Imposta il valore corrente del \textit{calendar time}.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] non si hanno i permessi di amministrazione.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+
+Dato che modificare l'ora ha un impatto su tutto il sistema il cambiamento
+dell'orologio è una operazione privilegiata e questa funzione può essere usata
+solo da un processo con i privilegi di amministratore (per la precisione la
+\textit{capability} \const{CAP\_SYS\_TIME}), altrimenti la chiamata fallirà
+con un errore di \errcode{EPERM}.
+
+Data la scarsa precisione nell'uso di \type{time\_t}, che ha una risoluzione
+massima di un secondo, quando si devono effettuare operazioni sui tempi di
+norma l'uso delle due funzioni precedenti è sconsigliato, ed esse sono di
+solito sostituite da \funcd{gettimeofday} e \funcd{settimeofday},\footnote{le
+ due funzioni \func{time} e \func{stime} sono più antiche e derivano da SVr4,
+ \func{gettimeofday} e \func{settimeofday} sono state introdotte da BSD, ed
+ in BSD4.3 sono indicate come sostitute delle precedenti, \func{gettimeofday}
+ viene descritta anche in POSIX.1-2001.} i cui prototipi sono:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{sys/time.h}
+\fhead{time.h}
+\fdecl{int gettimeofday(struct timeval *tv, struct timezone *tz)}
+\fdesc{Legge il tempo corrente del sistema.}
+\fdecl{int settimeofday(const struct timeval *tv, const struct timezone *tz)}
+\fdesc{Imposta il tempo di sistema.}
+}
+
+{La funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EINVAL}, \errval{EFAULT} e per
+ \func{settimeofday} anche \errval{EPERM}, nel loro significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+
+Si noti come queste funzioni utilizzino per indicare il tempo una struttura di
+tipo \struct{timeval}, la cui definizione si è già vista in
+fig.~\ref{fig:sys_timeval_struct}, questa infatti permette una espressione
+alternativa dei valori del \textit{calendar time}, con una precisione,
+rispetto a \type{time\_t}, fino al microsecondo, ma la precisione è solo
+teorica, e la precisione reale della misura del tempo dell'orologio di sistema
+non dipende dall'uso di queste strutture.
+
+Come nel caso di \func{stime} anche \func{settimeofday} può essere utilizzata
+solo da un processo coi privilegi di amministratore e più precisamente con la
+capacità \const{CAP\_SYS\_TIME}. Si tratta comunque di una condizione generale
+che continua a valere per qualunque funzione che vada a modificare l'orologio
+di sistema, comprese tutte quelle che tratteremo in seguito.
+
+\itindbeg{timezone}
+
+Il secondo argomento di entrambe le funzioni è una struttura
+\struct{timezone}, che storicamente veniva utilizzata per specificare appunto
+la cosiddetta \textit{timezone}, cioè l'insieme del fuso orario e delle
+convenzioni per l'ora legale che permettevano il passaggio dal tempo
+universale all'ora locale. Questo argomento oggi è obsoleto ed in Linux non è
+mai stato utilizzato; esso non è supportato né dalle vecchie \textsl{libc5},
+né dalle \textsl{glibc}: pertanto quando si chiama questa funzione deve essere
+sempre impostato a \val{NULL}.
+
+\itindbeg{timezone}
+
+Modificare l'orologio di sistema con queste funzioni è comunque problematico,
+in quanto esse effettuano un cambiamento immediato. Questo può creare dei
+buchi o delle ripetizioni nello scorrere dell'orologio di sistema, con
+conseguenze indesiderate. Ad esempio se si porta avanti l'orologio si possono
+perdere delle esecuzioni di \cmd{cron} programmate nell'intervallo che si è
+saltato. Oppure se si porta indietro l'orologio si possono eseguire due volte
+delle operazioni previste nell'intervallo di tempo che viene ripetuto.
+
+Per questo motivo la modalità più corretta per impostare l'ora è quella di
+usare la funzione \funcd{adjtime}, il cui prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{sys/time.h}
+\fdecl{int adjtime(const struct timeval *delta, struct timeval *olddelta)}
+\fdesc{Aggiusta l'orologio di sistema.}
+}
+
+{La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{delta} eccede il massimo
+ consentito.
+ \item[\errcode{EPERM}] il processo non i privilegi di amministratore.
+ \end{errlist}
+}
+\end{funcproto}
+
+
+Questa funzione permette di avere un aggiustamento graduale del tempo di
+sistema in modo che esso sia sempre crescente in maniera monotona. Il valore
+indicato nella struttura \struct{timeval} puntata da \param{delta} esprime il
+valore di cui si vuole spostare l'orologio. Se è positivo l'orologio sarà
+accelerato per un certo tempo in modo da guadagnare il tempo richiesto,
+altrimenti sarà rallentato.
+
+La funzione è intesa per piccoli spostamenti del tempo di sistema, ed esistono
+pertanto dei limiti massimi per i valori che si possono specificare
+per \param{delta}. La \acr{glibc} impone un intervallo compreso fra
+\code{INT\_MIN/1000000 + 2} e \code{INT\_MAX/1000000 - 2}, corrispondente, su
+una architettura PC ordinaria a 32 bit, ad un valore compreso fra $-2145$ e
+$2145$ secondi.
+
+Inoltre se si invoca la funzione prima che una precedente richiesta di
+aggiustamento sia stata completata, specificando un altro valore, il
+precedente aggiustamento viene interrotto, ma la parte dello stesso che è già
+stata completata non viene rimossa. Però è possibile in questo caso farsi
+restituire nella struttura puntata da \param{olddelta} il tempo restante della
+precedente richiesta. Fino al kernel 2.6.26 ed alla \acr{glibc} 2.8 questo
+però era possibile soltanto specificando un diverso aggiustamento
+per \param{delta}, il bug è stato corretto a partire dalle versioni citate e
+si può ottenere l'informazione relativa alla frazione di aggiustamento
+mancante usando il valore \val{NULL} per \param{delta}.
+
+Linux poi prevede una specifica funzione di sistema che consente un
+aggiustamento molto più dettagliato del tempo, permettendo ad esempio anche di
+regolare anche la velocità e le derive dell'orologio di sistema. La funzione
+è \funcd{adjtimex} ed il suo prototipo è:
+
+\begin{funcproto}{
+\fhead{sys/timex.h}
+\fdecl{int adjtimex(struct timex *buf)}
+\fdesc{Regola l'orologio di sistema.}
+}
+
+{La funzione ritorna lo stato dell'orologio (un valore $\ge 0$) in caso di
+ successo e $-1$ per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei
+ valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] si sono indicati valori fuori dall'intervallo
+ consentito per qualcuno dei campi di \param{buf}.
+ \item[\errcode{EPERM}] si è richiesta una modifica dei parametri ed il
+ processo non ha i privilegi di amministratore.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
+\end{funcproto}
+
+In caso di successo la funzione restituisce un valore numerico non negativo
+che indica lo stato dell'orologio, che può essere controllato con i valori
+delle costanti elencate in tab.~\ref{tab:adjtimex_return}.
+
+\begin{table}[!htb]