può vedere per la maggior parte questi limiti attengono alle dimensioni dei
dati interi, che sono in genere fissati dall'architettura hardware, le
analoghe informazioni per i dati in virgola mobile sono definite a parte, ed
-accessibili includendo \headfile{float.h}.
+accessibili includendo \headfiled{float.h}.
\begin{table}[htb]
\centering
Tradizionalmente le informazioni utilizzate nella gestione di utenti e gruppi
(password, corrispondenze fra nomi simbolici e \ids{UID} numerici, home
directory, ecc.) venivano registrate all'interno dei due file di testo
-\conffile{/etc/passwd} ed \conffile{/etc/group}, il cui formato è descritto
+\conffiled{/etc/passwd} ed \conffiled{/etc/group}, il cui formato è descritto
dalle relative pagine del manuale\footnote{nella quinta sezione, quella dei
file di configurazione (esistono comandi corrispondenti), una trattazione
sistemistica dell'intero argomento coperto in questa sezione si consulti
In realtà oltre a questi due file da molto tempo gran parte dei sistemi
unix-like usano il cosiddetto sistema delle \textit{shadow password} che
-prevede anche i due file \conffile{/etc/shadow} e \conffile{/etc/gshadow}, in
+prevede anche i due file \conffiled{/etc/shadow} e \conffiled{/etc/gshadow}, in
cui sono state spostate le informazioni di autenticazione (ed inserite alcune
estensioni di gestione avanzata) per toglierle dagli altri file che devono
poter essere letti da qualunque processo per poter effettuare l'associazione
autenticazione vengono ottenute attraverso PAM) relative all'utente
specificato attraverso il suo \ids{UID} o il nome di login. Entrambe le
funzioni restituiscono un puntatore ad una struttura di tipo \struct{passwd}
-la cui definizione (anch'essa eseguita in \headfile{pwd.h}) è riportata in
+la cui definizione (anch'essa eseguita in \headfiled{pwd.h}) è riportata in
fig.~\ref{fig:sys_passwd_struct}, dove è pure brevemente illustrato il
significato dei vari campi.
sottostanti.}
\end{funcproto}
-
Il comportamento di tutte queste funzioni è assolutamente identico alle
precedenti che leggono le informazioni sugli utenti, l'unica differenza è che
in questo caso le informazioni vengono restituite in una struttura di tipo
il default che è \sysfile{/var/run/utmp} il cui nome, così come una serie di
altri valori di default per i \textit{pathname} di uso più comune, viene
mantenuto nei valori di una serie di costanti definite includendo
-\headfile{paths.h}, in particolare quelle che ci interessano sono:
+\headfiled{paths.h}, in particolare quelle che ci interessano sono:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
\item[\const{\_PATH\_UTMP}] specifica il file che contiene il registro per gli
utenti correntemente collegati, questo è il valore che viene usato se non si
altre funzioni definite nello standard che usano la struttura \struct{utmpx}
la \acr{glibc} definisce anche una funzione \funcm{updwtmpx}, che come in
precedenza è identica a \func{updwtmp} con la sola differenza di richiedere
-l'uso di \headfile{utmpx.h} e di una struttura \struct{utmpx} come secondo
+l'uso di \headfiled{utmpx.h} e di una struttura \struct{utmpx} come secondo
argomento.
Come abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:proc_wait} le informazioni riguardo
l'utilizzo delle risorse da parte di un processo è mantenuto in una struttura
di tipo \struct{rusage}, la cui definizione (che si trova in
-\headfile{sys/resource.h}) è riportata in fig.~\ref{fig:sys_rusage_struct}. Si
-ricordi che questa è una delle informazioni preservate attraverso una
-\func{exec}.
+\headfiled{sys/resource.h}) è riportata in
+fig.~\ref{fig:sys_rusage_struct}. Si ricordi che questa è una delle
+informazioni preservate attraverso una \func{exec}.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize
processo con la prima ricezione.
\item[\const{RLIMIT\_DATA}] Questa risorsa indica, in byte, la massima
- dimensione del \index{segmento!dati} segmento dati di un processo (vedi
+ dimensione del segmento dati di un processo (vedi
sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}). Il tentativo di allocare più memoria di
quanto indicato dal limite corrente causa il fallimento della funzione di
allocazione eseguita (\func{brk} o \func{sbrk}) con un errore di
\item[\const{RLIMIT\_MEMLOCK}] Questa risorsa indica, in byte, l'ammontare
massimo di memoria che può essere bloccata in RAM da un processo (vedi
- sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}). Dato che il \itindex{memory~locking}
- \textit{memory locking} viene effettuato sulle pagine di memoria, il valore
- indicato viene automaticamente arrotondato al primo multiplo successivo
- della dimensione di una pagina di memoria. Il limite comporta il fallimento
- delle \textit{system call} che eseguono il \textit{memory locking}
- (\func{mlock}, \func{mlockall} ed anche, vedi
- sez.~\ref{sec:file_memory_map}, \func{mmap} con l'operazione
- \const{MAP\_LOCKED}).
+ sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}). Dato che il \textit{memory locking} viene
+ effettuato sulle pagine di memoria, il valore indicato viene automaticamente
+ arrotondato al primo multiplo successivo della dimensione di una pagina di
+ memoria. Il limite comporta il fallimento delle \textit{system call} che
+ eseguono il \textit{memory locking} (\func{mlock}, \func{mlockall} ed anche,
+ vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}, \func{mmap} con l'operazione
+ \const{MAP\_LOCKED}).
Dal kernel 2.6.9 questo limite comprende anche la memoria che può essere
bloccata da ciascun utente nell'uso della memoria condivisa (vedi
\itindex{Resident~Set~Size~(RSS)} \textit{Resident Set Size}) cioè
l'ammontare della memoria associata al processo che risiede effettivamente
in RAM e non a quella eventualmente portata sulla \textit{swap} o non ancora
- caricata dal filesystem per il \index{segmento!testo} segmento testo del
- programma. Ha effetto solo sulle chiamate a \func{madvise} con
- \const{MADV\_WILLNEED} (vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map}). Presente solo
- sui i kernel precedenti il 2.4.30.
+ caricata dal filesystem per il segmento testo del programma. Ha effetto
+ solo sulle chiamate a \func{madvise} con \const{MADV\_WILLNEED} (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_memory_map}). Presente solo sui i kernel precedenti il
+ 2.4.30.
\item[\const{RLIMIT\_RTPRIO}] Questa risorsa indica il valore massimo della
priorità statica che un processo può assegnarsi o assegnare con
sistema viene mantenuto sempre in UTC e che la conversione all'ora locale del
proprio fuso orario viene effettuata dalle funzioni di libreria utilizzando le
opportune informazioni di localizzazione (specificate in
-\conffile{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio
+\conffiled{/etc/timezone}). In questo modo si ha l'assicurazione che l'orologio
di sistema misuri sempre un tempo monotono crescente come nella realtà, anche
in presenza di cambi di fusi orari.
definito in \headfile{time.h} è ormai considerato obsoleto e non deve essere
usato.
+\constbeg{HZ}
In realtà tutti calcoli dei tempi vengono effettuati dal kernel per il
cosiddetto \textit{software clock}, utilizzando il \textit{timer di sistema} e
facendo i conti in base al numero delle interruzioni generate dello stesso, i
in realtà questa granularità viene calcolata in maniera indipendente usando la
costante del kernel \const{USER\_HZ}.
+\constend{HZ}
+
Fino al kernel 2.6.21 la durata di un \textit{jiffy} costituiva la risoluzione
massima ottenibile nella misura dei tempi impiegabile in una \textit{system
call} (ad esempio per i timeout). Con il 2.6.21 e l'introduzione degli
\end{table}
La funzione richiede come argomento il puntatore ad una struttura di tipo
-\struct{timex}, la cui definizione, effettuata in \headfile{sys/timex.h}, è
+\struct{timex}, la cui definizione, effettuata in \headfiled{sys/timex.h}, è
riportata in fig.~\ref{fig:sys_timex_struct} per i campi che interessano la
possibilità di essere modificati documentati anche nella pagina di manuale. In
realtà la struttura è stata estesa con ulteriori campi, i cui valori sono
legale.
La funzione inoltre modifica i valori della struttura \struct{tm} in forma di
-\itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, normalizzando
-i valori dei vari campi, impostando i valori risultanti per \var{tm\_wday} e
-\var{tm\_yday} e assegnando a \var{tm\_isdst} il valore (positivo o nullo)
-corrispondente allo stato dell'ora legale. La funzione inoltre provvede ad
-impostare il valore della \index{variabili!globali} variabile globale
-\var{tzname}.
+\textit{value result argument}, normalizzando i valori dei vari campi,
+impostando i valori risultanti per \var{tm\_wday} e \var{tm\_yday} e
+assegnando a \var{tm\_isdst} il valore (positivo o nullo) corrispondente allo
+stato dell'ora legale. La funzione inoltre provvede ad impostare il valore
+della variabile globale \var{tzname}.
\itindend{calendar~time}
\includestruct{listati/time_zone_var.c}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{Le \index{variabili!globali} variabili globali usate per la
- gestione delle \itindex{timezone} \textit{timezone}.}
+ \caption{Le variabili globali usate per la gestione delle \itindex{timezone}
+ \textit{timezone}.}
\label{fig:sys_tzname}
\end{figure}
anche della differenza fra tempo universale e ora locale, compresa l'eventuale
ora legale. Questo viene fatto dalle funzioni di conversione grazie alle
informazioni riguardo la propria \itindex{timezone} \textit{timezone}
-mantenute nelle tre \index{variabili!globali} variabili globali mostrate in
-fig.~\ref{fig:sys_tzname}, cui si si può accedere direttamente includendo
-\headfile{time.h}. Come illustrato queste variabili vengono impostate
-internamente da alcune delle delle precedenti funzioni di conversione, ma lo
-si può fare esplicitamente chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset},
-il cui prototipo è:
+mantenute nelle tre variabili globali mostrate in fig.~\ref{fig:sys_tzname},
+cui si si può accedere direttamente includendo \headfile{time.h}. Come
+illustrato queste variabili vengono impostate internamente da alcune delle
+delle precedenti funzioni di conversione, ma lo si può fare esplicitamente
+chiamando direttamente la funzione \funcd{tzset}, il cui prototipo è:
\begin{funcproto}{
-\fhead{sys/timex.h}
+\fhead{time.h}
\fdecl{void tzset(void)}
\fdesc{Imposta le variabili globali della \textit{timezone}.}
}
La funzione inizializza le variabili di fig.~\ref{fig:sys_tzname} a partire
dal valore della variabile di ambiente \envvar{TZ}, se quest'ultima non è
-definita verrà usato il file \conffile{/etc/localtime}. La variabile
+definita verrà usato il file \conffiled{/etc/localtime}. La variabile
\var{tzname} contiene due stringhe, che indicano i due nomi standard della
\itindex{timezone} \textit{timezone} corrente. La prima è il nome per l'ora
solare, la seconda per l'ora legale. Anche se in fig.~\ref{fig:sys_tzname}
o un puntatore nullo o la costante \val{EOF}; ma questo valore segnala solo
che c'è stato un errore, e non il tipo di errore.
-Per riportare il tipo di errore il sistema usa \index{variabili!globali} la
-variabile globale \var{errno}, definita nell'header \headfile{errno.h}. Come
-accennato l'uso di una variabile globale può comportare problemi nel caso dei
-\itindex{thread} \textit{thread}, ma lo standard ISO C consente anche di
-definire \var{errno} come un cosiddetto ``\textit{modifiable lvalue}'', cosa
-che consente di usare anche una macro, e questo è infatti il metodo usato da
-Linux per renderla locale ai singoli \itindex{thread} \textit{thread}.
+Per riportare il tipo di errore il sistema usa la variabile globale
+\var{errno}, definita nell'header \headfile{errno.h}. Come accennato l'uso di
+una variabile globale può comportare problemi nel caso dei \itindex{thread}
+\textit{thread}, ma lo standard ISO C consente anche di definire \var{errno}
+come un cosiddetto ``\textit{modifiable lvalue}'', cosa che consente di usare
+anche una macro, e questo è infatti il metodo usato da Linux per renderla
+locale ai singoli \itindex{thread} \textit{thread}.
-La variabile è in genere definita come \direct{volatile} dato che può essere
+La variabile è in genere definita come \dirct{volatile} dato che può essere
cambiata in modo asincrono da un segnale, per un esempio si veda
sez.~\ref{sec:sig_sigchld} ricordando quanto trattato in
sez.~\ref{sec:proc_race_cond}). Dato che un gestore di segnale scritto bene si
personalizzazione (ad esempio l'indicazione del contesto in cui si è
verificato), seguita dai due punti e da uno spazio, il messaggio è terminato
con un a capo. Il messaggio può essere riportato anche usando le due
-\index{variabili!globali} variabili globali:
+variabili globali:
\includecodesnip{listati/errlist.c}
dichiarate in \headfile{errno.h}. La prima contiene i puntatori alle stringhe
di errore indicizzati da \var{errno}; la seconda esprime il valore più alto
forniti allo stesso modo, mentre \param{errnum} indica l'errore che si vuole
segnalare (non viene quindi usato il valore corrente di \var{errno}).
-La funzione stampa sullo \itindex{standard~error} \textit{standard error} il
-nome del programma, come indicato dalla \index{variabili!globali} variabile
-globale \var{program\_name}, seguito da due punti ed uno spazio, poi dalla
-stringa generata da \param{format} e dagli argomenti seguenti, seguita da due
-punti ed uno spazio infine il messaggio di errore relativo ad \param{errnum},
-il tutto è terminato da un a capo.
+La funzione stampa sullo \textit{standard error} il nome del programma, come
+indicato dalla variabile globale \var{program\_name}, seguito da due punti ed
+uno spazio, poi dalla stringa generata da \param{format} e dagli argomenti
+seguenti, seguita da due punti ed uno spazio infine il messaggio di errore
+relativo ad \param{errnum}, il tutto è terminato da un a capo.
Il comportamento della funzione può essere ulteriormente controllato se si
definisce una variabile \var{error\_print\_progname} come puntatore ad una
programma in caso di errore, nel qual caso \func{error} dopo la stampa del
messaggio di errore chiama \func{exit} con questo stato di uscita. Se invece
il valore è nullo \func{error} ritorna normalmente ma viene incrementata
-un'altra \index{variabili!globali} variabile globale,
-\var{error\_message\_count}, che tiene conto di quanti errori ci sono stati.
+un'altra variabile globale, \var{error\_message\_count}, che tiene conto di
+quanti errori ci sono stati.
Un'altra funzione per la stampa degli errori, ancora più sofisticata, che
prende due argomenti aggiuntivi per indicare linea e file su cui è avvenuto
\noindent ed il suo comportamento è identico a quello di \func{error} se non
per il fatto che, separati con il solito due punti-spazio, vengono inseriti un
nome di file indicato da \param{fname} ed un numero di linea subito dopo la
-stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra
-\index{variabili!globali} variabile globale, \var{error\_one\_per\_line}, che
-impostata ad un valore diverso da zero fa si che errori relativi alla stessa
-linea non vengano ripetuti.
+stampa del nome del programma. Inoltre essa usa un'altra variabile globale,
+\var{error\_one\_per\_line}, che impostata ad un valore diverso da zero fa si
+che errori relativi alla stessa linea non vengano ripetuti.
% LocalWords: filesystem like kernel saved header limits sysconf sez tab float