\chapter{Introduzione ai socket}
\label{cha:socket_intro}
-Il \textit{socket} (traducibile liberamente come \textsl{manicotto}) è uno dei
-principali meccanismi di comunicazione fra programmi utilizzato in ambito unix
-(e non solo). Il socket costituisce in sostanza un canale di comunicazione fra
-due processi su cui si possono leggere e scrivere dati analogo a quello di una
-pipe ma a differenza di questa e degli altri meccanismi esaminati nel capitolo
-\capref{cha:IPC} i socket non sono limitati alla comunicazione fra processi
-che girano sulla stessa macchina ma possono effettuare la comunicazione anche
-attraverso la rete.
+In questo capitolo inizieremo a spiegare le caratteristiche principali della
+principale interfaccia per la programmazione di rete, quella dei
+\textit{socket}, che pur essendo nata in unix è usata ormai da tutti i sistemi
+operativi.
+
+Dopo una breve panoramica sulle caratteristiche di questa interfaccia vedremo
+come creare un socket e come collegarlo allo specifico protocollo di rete che
+utilizzerà per la comunicazione. Per evitare una introduzione puramente teorica
+concluderemo il capitolo con un primo esempio di applicazione.
+
+\section{Una panoramica}
+\label{sec:sock_overview}
+
+Iniziamo con una descrizione essenziale di cosa sono i \textit{socket} e di
+quali sono i concetti fondamentali da tenere presente quando si ha a che fare
+con essi.
+
+\subsection{I \textit{socket}}
+\label{sec:sock_socket_def}
+
+Il \textit{socket}\footnote{una traduzione letterale potrebbe essere
+ \textsl{manicotto}, ma essendo universalmente noti come socket utilizzeremo
+ sempre la parola inglese} è uno dei principali meccanismi di comunicazione
+fra programmi utilizzato in ambito unix. Il socket costituisce in sostanza un
+canale di comunicazione fra due processi su cui si possono leggere e scrivere
+dati analogo a quello di una pipe ma a differenza di questa e degli altri
+meccanismi esaminati nel capitolo \capref{cha:IPC} i socket non sono limitati
+alla comunicazione fra processi che girano sulla stessa macchina ma possono
+effettuare la comunicazione anche attraverso la rete.
Quella dei socket costituisce infatti la principale API (\textit{Application
Program Interface}) usata nella programmazione di rete. La loro origine
tratteremo in maniera più estesa.
-\section{Concetti base}
+\subsection{Concetti base}
\label{sec:sock_gen}
Per capire il funzionamento dei socket occorre avere presente il funzionamento
gestire la perdita o il rimescolamento dei dati.
-\section{La funzione \texttt{socket}}
+\section{La creazione di un \textit{socket}}
+\label{sec:sock_creation}
+
+Come accennato l'interfaccia dei socket è estremamente flessibile e permette
+di interagire con protocolli di comunicazione anche molto diversi fra di loro;
+in questa sezione vedremo come è possibile creare un socket e come specificare
+il tipo di comunicazione che esso deve utilizzare.
+
+\subsection{La funzione \texttt{socket}}
\label{sec:sock_socket}
La creazione di un socket avviene attraverso l'uso della funzione
\texttt{socket} questa restituisce un \textit{socket descriptor} (un valore
-intero non negativo) che come gli analoghi file descriptor di files e alle
-pipes serve come riferimento al socket; in sostanza è l'indice nella tabella
+intero non negativo) che come gli analoghi file descriptor di file e alle
+pipe serve come riferimento al socket; in sostanza è l'indice nella tabella
dei file che contiene i puntatori alle opportune strutture usate dal kernel ed
allocate per ogni processo, (la stessa usata per i files e le pipes [NdA
verificare!]).
\footnotesize
\centering
\begin{tabular}[c]{lll}
- Nome & Utilizzo & Man page \\
+ \hline
+ \textsl{Nome} & \textsl{Utilizzo} &\textsl{Man page} \\
+ \hline
\hline
PF\_UNIX,PF\_LOCAL & Local communication & unix(7) \\
PF\_INET & IPv4 Internet protocols & ip(7) \\
PF\_ATMPVC & Access to raw ATM PVCs & \\
PF\_APPLETALK & Appletalk & ddp(7) \\
PF\_PACKET & Low level packet interface & packet(7) \\
+ \hline
\end{tabular}
\caption{Famiglie di protocolli definiti in Linux}
\label{tab:net_pf_names}
\end{table}
Non tutte le famiglie di protocolli sono accessibili dall'utente generico, ad
-esempio in generale tutti i socket di tipo \texttt{SOCK\_RAW} possono essere
+esempio in generale tutti i socket di tipo \macro{SOCK\_RAW} possono essere
creati solo da processi che hanno i privilegi di root (cioè effective uid
-uguale a zero) o la capability \texttt{CAP\_NET\_RAW}.
+uguale a zero) o la capability \macro{CAP\_NET\_RAW}.
\subsection{Il tipo, o stile}
utilizzare fra quelli disponibili nella famiglia scelta. Le API permettono di
scegliere lo stile di comunicazione indicando il tipo di socket; Linux e le
glibc mettono a disposizione i seguenti tipi di socket (che il manuale della
-glibc chiama \textit{styles}) definiti come \texttt{int} in \texttt{socket.h}:
+glibc chiama \textit{styles}) definiti come \type{int} in \file{socket.h}:
\begin{list}{}{}
-\item \texttt{SOCK\_STREAM} Provvede un canale di trasmissione dati
+\item \macro{SOCK\_STREAM} Provvede un canale di trasmissione dati
bidirezionale, sequenziale e affidabile. Opera su una connessione con un
altro socket. I dati vengono ricevuti e trasmessi come un flusso continuo di
byte (da cui il nome \textit{stream}).
-\item \texttt{SOCK\_DGRAM} Viene usato per mandare pacchetti di lunghezza
+\item \macro{SOCK\_DGRAM} Viene usato per mandare pacchetti di lunghezza
massima fissata (\textit{datagram}) indirizzati singolarmente, senza
connessione e in maniera non affidabile. È l'opposto del precedente.
-\item \texttt{SOCK\_SEQPACKET} Provvede un canale di trasmissione di dati
+\item \macro{SOCK\_SEQPACKET} Provvede un canale di trasmissione di dati
bidirezionale, sequenziale e affidabile. Opera su una connessione con un
altro socket. I dati possono solo essere trasmessi e letti per pacchetti (di
dimensione massima fissata).
-\item \texttt{SOCK\_RAW} Provvede l'accesso a basso livello ai protocolli di
+\item \macro{SOCK\_RAW} Provvede l'accesso a basso livello ai protocolli di
rete e alle varie interfacce. I normali programmi di comunicazione non
devono usarlo.
-\item \texttt{SOCK\_RDM} Provvede un canale di trasmissione di pacchetti
+\item \macro{SOCK\_RDM} Provvede un canale di trasmissione di pacchetti
affidabile ma in cui non è garantito l'ordine di arrivo dei pacchetti.
-\item \texttt{SOCK\_PACKET} Obsoleto, non deve essere usato.
+\item \macro{SOCK\_PACKET} Obsoleto, non deve essere usato.
\end{list}
Si tenga presente che non tutte le combinazioni di famiglia di protocolli e
\footnotesize
\centering
\begin{tabular}{l|c|c|c|c|c|}
- \multicolumn{1}{c}{} &\multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_STREAM}}&
- \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_DGRAM}} &
- \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_RAW}} &
- \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_PACKET}}&
- \multicolumn{1}{c}{\texttt{SOCK\_SEQPACKET}} \\
+ \multicolumn{1}{c}{} &\multicolumn{1}{c}{\macro{SOCK\_STREAM}}&
+ \multicolumn{1}{c}{\macro{SOCK\_DGRAM}} &
+ \multicolumn{1}{c}{\macro{SOCK\_RAW}} &
+ \multicolumn{1}{c}{\macro{SOCK\_PACKET}}&
+ \multicolumn{1}{c}{\macro{SOCK\_SEQPACKET}} \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_UNIX} & si & si & & & \\
+ \macro{PF\_UNIX} & si & si & & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_INET} & TCP & UDP & IPv4 & & \\
+ \macro{PF\_INET} & TCP & UDP & IPv4 & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_INET6} & TCP & UDP & IPv6 & & \\
+ \macro{PF\_INET6} & TCP & UDP & IPv6 & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_IPX} & & & & & \\
+ \macro{PF\_IPX} & & & & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_NETLINK} & & si & si & & \\
+ \macro{PF\_NETLINK} & & si & si & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_X25} & & & & & si \\
+ \macro{PF\_X25} & & & & & si \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_AX25} & & & & & \\
+ \macro{PF\_AX25} & & & & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_ATMPVC} & & & & & \\
+ \macro{PF\_ATMPVC} & & & & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_APPLETALK} & & si & si & & \\
+ \macro{PF\_APPLETALK} & & si & si & & \\
\cline{2-6}
- \texttt{PF\_PACKET} & & si & si & & \\
+ \macro{PF\_PACKET} & & si & si & & \\
\cline{2-6}
\end{tabular}
- \caption{Combinazioni valide di dominio e tipo di protocollo per la funzione \texttt{socket}.}
+ \caption{Combinazioni valide di dominio e tipo di protocollo per la
+ funzione \func{socket}.}
\label{tab:sock_sock_valid_combinations}
\end{table}
parola \textsl{si} qualora non il protocollo non abbia un nome definito,
mentre si sono lasciate vuote le caselle per le combinazioni non supportate.
+
+
\section{Le strutture degli indirizzi dei socket}
\label{sec:sock_sockaddr}
ciascuna famiglia vengono identificati dal suffisso finale, aggiunto al nome
precedente.
+
\subsection{La struttura generica}
\label{sec:sock_sa_gen}
maneggiare puntatori a strutture relative a tutti gli indirizzi possibili
nelle varie famiglie di protocolli; questo pone il problema di come passare
questi puntatori, il C ANSI risolve questo problema coi i puntatori generici
-(i \texttt{void *}), ma l'interfaccia dei socket è antecendente alla
+(i \type{void *}), ma l'interfaccia dei socket è antecendente alla
definizione dello standard ANSI, e per questo nel 1982 fu scelto di definire
-una struttura generica \texttt{sockaddr} per gli indirizzi dei socket mostrata
+una struttura generica \type{sockaddr} per gli indirizzi dei socket mostrata
in \nfig:
-\begin{figure}[!htbp]
+\begin{figure}[!htb]
\footnotesize
\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
struct sockaddr {
char sa_data[14]; /* address (protocol-specific) */
};
\end{lstlisting}
- \caption{La struttura generica degli indirizzi dei socket \texttt{sockaddr}}
+ \caption{La struttura generica degli indirizzi dei socket \type{sockaddr}}
\label{fig:sock_sa_gen_struct}
\end{figure}
I tipi di dati che compongono la struttura sono stabiliti dallo standard
POSIX.1g, riassunti in \ntab\ con i rispettivi file di include in cui sono
definiti; la struttura è invece definita nell'include file
-\texttt{sys/socket.h}
+\file{sys/socket.h}
-\begin{table}[!htbp]
+\begin{table}[!htb]
\centering
\begin{tabular}{|l|l|l|}
\hline
In alcuni sistemi la struttura è leggermente diversa e prevede un primo membro
aggiuntivo \texttt{uint8\_t sin\_len} (come riportato da R. Stevens nei suoi
libri). Questo campo non verrebbe usato direttamente dal programmatore e non è
-richiesto dallo standard POSIX.1g, in Linux pertanto non sussiste. Il campo
-\texttt{sa\_family\_t} era storicamente un \texttt{unsigned short}.
+richiesto dallo standard POSIX.1g, in Linux pertanto non esiste. Il campo
+\type{sa\_family\_t} era storicamente un \type{unsigned short}.
Dal punto di vista del programmatore l'unico uso di questa struttura è quello
di fare da riferimento per il casting, per il kernel le cose sono un po'
\subsection{La struttura degli indirizzi IPv4}
\label{sec:sock_sa_ipv4}
-I socket di tipo \texttt{PF\_INET} vengono usati per la comunicazione
+I socket di tipo \macro{PF\_INET} vengono usati per la comunicazione
attraverso internet; la struttura per gli indirizzi per un socket internet
-(IPv4) è definita come \texttt{sockaddr\_in} nell'header file
+(IPv4) è definita come \type{sockaddr\_in} nell'header file
\texttt{netinet/in.h} e secondo le man page ha la forma mostrata in \nfig,
conforme allo standard POSIX.1g.
-
-\begin{figure}[!htbp]
+\begin{figure}[!htb]
\footnotesize
\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
struct sockaddr_in {
porta sotto il 1024 sono chiamati \textsl{riservati} in quanto utilizzati da
servizi standard. Soltanto processi con i privilegi di root (effective uid
uguale a zero) o con la capability \texttt{CAP\_NET\_BIND\_SERVICE} possono
-usare la funzione \texttt{bind} su queste porte.
+usare la funzione \func{bind} su queste porte.
Il membro \texttt{sin\_addr} contiene l'indirizzo internet dell'altro capo
della comunicazione, e viene acceduto sia come struttura (un resto di una
-implementazione precedente in cui questa era una \texttt{union} usata per accedere alle
-diverse classi di indirizzi) che come intero.
+implementazione precedente in cui questa era una \texttt{union} usata per
+accedere alle diverse classi di indirizzi) che come intero.
Infine è da sottolineare che sia gli indirizzi che i numeri di porta devono
essere specificati in quello che viene chiamato \textit{network order}, cioè
portabilità del codice (vedi \secref{sec:sock_addr_func} per i dettagli del
problema e le relative soluzioni).
+
\subsection{La struttura degli indirizzi IPv6}
\label{sec:sock_sa_ipv6}
praticamente tutte le differenze è quella della struttura degli indirizzi. La
struttura degli indirizzi è definita ancora in \texttt{netinet/in.h}.
-\begin{figure}[!htbp]
+\begin{figure}[!htb]
\footnotesize
\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
struct sockaddr_in6 {
ad uno di questi socket si deve usare la seguente struttura di indirizzi
definita nel file di header \texttt{sys/un.h}.
-\begin{figure}[!htbp]
+\begin{figure}[!htb]
\footnotesize
\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
#define UNIX_PATH_MAX 108
% \texttt{getpeername} invece ricevono i valori del kernel
+
\section{Le funzioni di conversione degli indirizzi}
\label{sec:sock_addr_func}
funzioni sono:
\begin{prototype}{netinet/in.h}
{unsigned long int htonl(unsigned long int hostlong)}
- Converte l'intero a 32 bit \texttt{hostlong} dal formato della macchina a
+ Converte l'intero a 32 bit \var{hostlong} dal formato della macchina a
quello della rete.
\end{prototype}
\begin{prototype}{netinet/in.h}
{unsigned short int htons(unsigned short int hostshort)}
- Converte l'intero a 16 bit \texttt{hostshort} dal formato della macchina a
+ Converte l'intero a 16 bit \var{hostshort} dal formato della macchina a
quello della rete.
\end{prototype}
\begin{prototype}{netinet/in.h}
{unsigned long int ntonl(unsigned long int netlong)}
- Converte l'intero a 32 bit \texttt{netlong} dal formato della rete a quello
+ Converte l'intero a 32 bit \var{netlong} dal formato della rete a quello
della macchina.
\end{prototype}
\begin{prototype}{netinet/in.h}
{unsigned sort int ntons(unsigned short int netshort)}
- Converte l'intero a 16 bit \texttt{netshort} dal formato della rete a quello
+ Converte l'intero a 16 bit \var{netshort} dal formato della rete a quello
della macchina.
\end{prototype}
I nomi sono assegnati usando la lettera $n$ come mnemonico per indicare
l'ordinamento usato sulla rete (da \textit{network order}) e la lettera $h$
come mnemonico per l'ordinamento usato sulla macchina locale (da \textit{host
order}), mentre le lettere $s$ e $l$ stanno ad indicare i tipi di dato
-(\texttt{long} o \texttt{short}, riportati anche dai prototipi).
+(\type{long} o \type{short}, riportati anche dai prototipi).
Usando queste funzioni si ha la conversione automatica (nel caso pure la
macchina sia in big endian queste funzioni sono definite come macro che non
codice su tutte le architetture.
-\subsection{Le funzioni \texttt{inet\_aton}, \texttt{inet\_addr} e
- \texttt{inet\_ntoa}}
+\subsection{Le funzioni \func{inet\_aton}, \func{inet\_addr} e
+ \func{inet\_ntoa}}
\label{sec:sock_func_ipv4}
Un secondo insieme di funzioni di manipolazione serve per passare dal formato
indicare la stringa. Dette funzioni sono:
\begin{prototype}{arpa/inet.h}
{int inet\_aton(const char *src, struct in\_addr *dest)} Converte la stringa
- puntata da \texttt{src} nell'indirizzo binario da memorizzare all'indirizzo
- puntato da \texttt{dest}, restituendo 0 in caso di successo e 1 in caso di
+ puntata da \var{src} nell'indirizzo binario da memorizzare all'indirizzo
+ puntato da \var{dest}, restituendo 0 in caso di successo e 1 in caso di
fallimento (è espressa in questa forma in modo da poterla usare direttamente
con il puntatore usato per passare la struttura degli indirizzi). Se usata
- con \texttt{dest} inizializzato a \texttt{NULL} effettua la validazione
+ con \var{dest} inizializzato a \macro{NULL} effettua la validazione
dell'indirizzo.
\end{prototype}
\begin{prototype}{arpa/inet.h}{in\_addr\_t inet\_addr(const char *strptr)}
Restituisce l'indirizzo a 32 bit in network order a partire dalla stringa
passata come parametro, in caso di errore restituisce il valore
- \texttt{INADDR\_NONE} che tipicamente sono trentadue bit a uno; questo
+ \macro{INADDR\_NONE} che tipicamente sono trentadue bit a uno; questo
comporta che la stringa \texttt{255.255.255.255}, che pure è un indirizzo
valido, non può essere usata con questa funzione; per questo motivo essa è
generalmente deprecata in favore della precedente.
\end{prototype}
-\subsection{Le funzioni \texttt{inet\_pton} e \texttt{inet\_ntop}}
+\subsection{Le funzioni \func{inet\_pton} e \func{inet\_ntop}}
\label{sec:sock_conv_func_gen}
Le tre funzioni precedenti sono limitate solo ad indirizzi IPv4, per questo
-motivo è preferibile usare le due nuove funzioni \texttt{inet\_pton} e
-\texttt{inet\_ntop} che possono convertire anche gli indirizzi IPv6. Anche in
+motivo è preferibile usare le due nuove funzioni \func{inet\_pton} e
+\func{inet\_ntop} che possono convertire anche gli indirizzi IPv6. Anche in
questo caso le lettere $n$ e $p$ sono degli mnemonici per ricordare il tipo di
conversione effettuata e stanno per \textit{presentation} e \textit{numeric}.
seguenti:
\begin{prototype}{sys/socket.h}
{int inet\_pton(int af, const char *src, void *addr\_ptr)} Converte la
- stringa puntata da \texttt{src} nell'indirizzo IP da memorizzare
- all'indirizzo puntato da \texttt{addr\_ptr}, la funzione restituisce un
+ stringa puntata da \var{src} nell'indirizzo IP da memorizzare
+ all'indirizzo puntato da \var{addr\_ptr}, la funzione restituisce un
valore positivo in caso di successo, e zero se la stringa non rappresenta un
indirizzo valido, e negativo se \var{af} specifica una famiglia di indirizzi
non valida.
\begin{prototype}{sys/socket.h}
{char *inet\_ntop(int af, const void *addr\_ptr, char *dest, size\_t len)}
- Converte la struttura dell'indirizzo puntata da \texttt{addr\_ptr} in una
- stringa che viene copiata nel buffer puntato dall'indirizzo \texttt{dest};
+ Converte la struttura dell'indirizzo puntata da \var{addr\_ptr} in una
+ stringa che viene copiata nel buffer puntato dall'indirizzo \var{dest};
questo deve essere preallocato dall'utente e la lunghezza deve essere almeno
- \texttt{INET\_ADDRSTRLEN} in caso di indirizzi IPv4 e
- \texttt{INET6\_ADDRSTRLEN} per indirizzi IPv6; la lunghezza del buffer deve
- comunque venire specificata attraverso il parametro \texttt{len}.
+ \macro{INET\_ADDRSTRLEN} in caso di indirizzi IPv4 e
+ \macro{INET6\_ADDRSTRLEN} per indirizzi IPv6; la lunghezza del buffer deve
+ comunque venire specificata attraverso il parametro \var{len}.
- La funzione restituisce un puntatore non nullo a \texttt{dest} in caso di
+ La funzione restituisce un puntatore non nullo a \var{dest} in caso di
successo e un puntatore nullo in caso di fallimento, in quest'ultimo caso
- viene settata la variabile \texttt{errno} con il valore \texttt{ENOSPC} in
+ viene settata la variabile \texttt{errno} con il valore \macro{ENOSPC} in
caso le dimensioni dell'indirizzo eccedano la lunghezza specificata da
- \texttt{len} o \macro{ENOAFSUPPORT} in caso \var{af} non sia una famiglia di
+ \var{len} o \macro{ENOAFSUPPORT} in caso \var{af} non sia una famiglia di
indirizzi valida.
\end{prototype}
\textit{dotted decimal} per IPv4 e quella descritta in
\secref{sec:IP_ipv6_notation} per IPv6.
-\section{Il comportamento delle funzioni di I/O}
+
+\section{Un esempio di applicazione}
+\label{sec:sock_appplication}
+
+Per evitare di rendere questa introduzione ai socket puramente teorica
+iniziamo con il mostrare un esempio di un client TCP elementare. Prima di
+passare agli esempi del client e del server, esamimeremo una caratteristica
+delle funzioni di I/O sui socket che ci tornerà utile anche in seguito.
+
+
+\subsection{Il comportamento delle funzioni di I/O}
\label{sec:sock_io_behav}
Una cosa di cui non sempre si è consapevoli quando si ha a che fare con i
comportamento che avrebbero con i normali files (in particolare questo accade
per i socket di tipo stream).
-Infatti con i socket può accadere che funzioni come \texttt{read} o
-\texttt{write} possano restituire in input o scrivere in output un numero di
+Infatti con i socket può accadere che funzioni come \func{read} o
+\func{write} possano restituire in input o scrivere in output un numero di
bytes minore di quello richiesto. Questo è un comportamento normale e non un
errore, e succede perché si eccede in lettura o scrittura il limite di buffer
del kernel.
arrivati alla fine del file e pertanto si ritorna senza aver concluso la
lettura di tutti i bytes richiesti.
+
+
+\subsection{Un primo esempio di client}
+\label{sec:net_cli_sample}
+
+Lo scopo di questo esempio è fornire un primo approccio alla programmazione di
+rete e vedere come si usano le funzioni descritte in precedenza, alcune delle
+funzioni usate nell'esempio saranno trattate in dettaglio nel capitolo
+successivo; qui ci limiteremo a introdurre la nomenclatura senza fornire
+definizioni precise e dettagli di funzionamento che saranno trattati
+estensivamente più avanti.
+
+In \nfig\ è riportata la sezione principale del codice del nostro client
+elementare per il servizio \textit{daytime}, un servizio standard che
+restituisce l'ora locale della macchina a cui si effettua la richiesta.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize
+ \begin{lstlisting}{}
+#include <sys/types.h> /* predefined types */
+#include <unistd.h> /* include unix standard library */
+#include <arpa/inet.h> /* IP addresses conversion utiliites */
+#include <sys/socket.h> /* socket library */
+#include <stdio.h> /* include standard I/O library */
+
+int main(int argc, char *argv[])
+{
+ int sock_fd;
+ int i, nread;
+ struct sockaddr_in serv_add;
+ char buffer[MAXLINE];
+ ...
+ /* create socket */
+ if ( (sock_fd = socket(AF_INET, SOCK_STREAM, 0)) < 0) {
+ perror("Socket creation error");
+ return -1;
+ }
+ /* initialize address */
+ memset((void *) &serv_add, 0, sizeof(serv_add)); /* clear server address */
+ serv_add.sin_family = AF_INET; /* address type is INET */
+ serv_add.sin_port = htons(13); /* daytime post is 13 */
+ /* build address using inet_pton */
+ if ( (inet_pton(AF_INET, argv[optind], &serv_add.sin_addr)) <= 0) {
+ perror("Address creation error");
+ return -1;
+ }
+ /* extablish connection */
+ if (connect(sock_fd, (struct sockaddr *)&serv_add, sizeof(serv_add)) < 0) {
+ perror("Connection error");
+ return -1;
+ }
+ /* read daytime from server */
+ while ( (nread = read(sock_fd, buffer, MAXLINE)) > 0) {
+ buffer[nread]=0;
+ if (fputs(buffer, stdout) == EOF) { /* write daytime */
+ perror("fputs error");
+ return -1;
+ }
+ }
+ /* error on read */
+ if (nread < 0) {
+ perror("Read error");
+ return -1;
+ }
+ /* normal exit */
+ return 0;
+}
+ \end{lstlisting}
+ \caption{Esempio di codice di un client elementare per il servizio daytime.}
+ \label{fig:net_cli_code}
+\end{figure}
+
+Il sorgente completo del programma (\texttt{ElemDaytimeTCPClient.c}, che
+comprende il trattamento delle opzioni e una funzione per stampare un
+messaggio di aiuto) è allegato alla guida nella sezione dei codici sorgente e
+può essere compilato su una qualunque macchina Linux.
+
+Il programma anzitutto include gli header necessari (\texttt{\small 1--5});
+dopo la dichiarazione delle variabili (\texttt{\small 9--12}) si è omessa
+tutta la parte relativa al trattamento degli argomenti passati dalla linea di
+comando (effettuata con le apposite routines illustrate in
+\capref{sec:proc_opt_handling}).
+
+Il primo passo (\texttt{\small 14--18}) è creare un \textit{socket} IPv4
+(\macro{AF\_INET}), di tipo TCP \macro{SOCK\_STREAM}. La funzione
+\macro{socket} ritorna il descrittore che viene usato per identificare il
+socket in tutte le chiamate successive. Nel caso la chiamata fallisca si
+stampa un errore con la relativa routine e si esce.
+
+Il passo seguente (\texttt{\small 19--27}) è quello di costruire una apposita
+struttura \type{sockaddr\_in} in cui sarà inserito l'indirizzo del server ed
+il numero della porta del servizio. Il primo passo è inizializzare tutto a
+zero, per poi inserire il tipo di protocollo e la porta (usando per
+quest'ultima la funzione \func{htons} per convertire il formato dell'intero
+usato dal computer a quello usato nella rete), infine si utilizza la funzione
+\texttt{inet\_pton} per convertire l'indirizzo numerico passato dalla linea di
+comando.
+
+Usando la funzione \func{connect} sul socket creato in precedenza
+(\texttt{\small 28--32}) si provvede poi a stabilire la connessione con il
+server specificato dall'indirizzo immesso nella struttura passata come secondo
+argomento, il terzo argomento è la dimensione di detta struttura. Dato che
+esistono diversi tipi di socket, si è dovuto effettuare un cast della
+struttura inizializzata in precedenza, che è specifica per i socket IPv4. Un
+valore di ritorno negativo implica il fallimento della connessione.
+
+Completata con successo la connessione il passo successivo (\texttt{\small
+ 34--40}) è leggere la data dal socket; il server invierà sempre una stringa
+di 26 caratteri della forma \verb|Wed Apr 4 00:53:00 2001\r\n|, che viene
+letta dalla funzione \func{read} e scritta su \texttt{stdout}.
+
+Dato il funzionamento di TCP la risposta potrà tornare in un unico pacchetto
+di 26 byte (come avverrà senz'altro nel caso in questione) ma potrebbe anche
+arrivare in 26 pacchetti di un byte. Per questo nel caso generale non si può
+mai assumere che tutti i dati arrivino con una singola lettura, pertanto
+quest'ultima deve essere effettuata in un loop in cui si continui a leggere
+fintanto che la funzione \func{read} non ritorni uno zero (che significa che
+l'altro capo ha chiuso la connessione) o un numero minore di zero (che
+significa un errore nella connessione).
+
+Si noti come in questo caso la fine dei dati sia specificata dal server che
+chiude la connessione; questa è una delle tecniche possibili (è quella usata
+pure dal protocollo HTTP), ma ce ne possono essere altre, ad esempio FTP marca
+la conclusione di un blocco di dati con la sequenza ASCII \verb|\r\n|
+(carriage return e line feed), mentre il DNS mette la lunghezza in testa ad
+ogni blocco che trasmette. Il punto essenziale è che TCP non provvede nessuna
+indicazione che permetta di marcare dei blocchi di dati, per cui se questo è
+necessario deve provvedere il programma stesso.
+
+\subsection{Un primo esempio di server}
+\label{sec:net_serv_sample}
+
+Dopo aver illustrato il client daremo anche un esempio di un server
+elementare, in grado di rispondere al precedente client. Il listato è
+nuovamente mostrato in \nfig, il sorgente completo
+(\texttt{ElemDaytimeTCPServer.c}) è allegato insieme agli altri file nella
+directory \texttt{sources}.
+
+\begin{figure}[!htbp]
+ \footnotesize
+ \begin{lstlisting}{}
+#include <sys/types.h> /* predefined types */
+#include <unistd.h> /* include unix standard library */
+#include <arpa/inet.h> /* IP addresses conversion utiliites */
+#include <sys/socket.h> /* socket library */
+#include <stdio.h> /* include standard I/O library */
+#include <time.h>
+#define MAXLINE 80
+#define BACKLOG 10
+int main(int argc, char *argv[])
+{
+/*
+ * Variables definition
+ */
+ int list_fd, conn_fd;
+ int i;
+ struct sockaddr_in serv_add;
+ char buffer[MAXLINE];
+ time_t timeval;
+ ...
+ /* create socket */
+ if ( (list_fd = socket(AF_INET, SOCK_STREAM, 0)) < 0) {
+ perror("Socket creation error");
+ exit(-1);
+ }
+ /* initialize address */
+ memset((void *)&serv_add, 0, sizeof(serv_add)); /* clear server address */
+ serv_add.sin_family = AF_INET; /* address type is INET */
+ serv_add.sin_port = htons(13); /* daytime port is 13 */
+ serv_add.sin_addr.s_addr = htonl(INADDR_ANY); /* connect from anywhere */
+ /* bind socket */
+ if (bind(list_fd, (struct sockaddr *)&serv_add, sizeof(serv_add)) < 0) {
+ perror("bind error");
+ exit(-1);
+ }
+ /* listen on socket */
+ if (listen(list_fd, BACKLOG) < 0 ) {
+ perror("listen error");
+ exit(-1);
+ }
+ /* write daytime to client */
+ while (1) {
+ if ( (conn_fd = accept(list_fd, (struct sockaddr *) NULL, NULL)) <0 ) {
+ perror("accept error");
+ exit(-1);
+ }
+ timeval = time(NULL);
+ snprintf(buffer, sizeof(buffer), "%.24s\r\n", ctime(&timeval));
+ if ( (write(conn_fd, buffer, strlen(buffer))) < 0 ) {
+ perror("write error");
+ exit(-1);
+ }
+ close(conn_fd);
+ }
+ /* normal exit */
+ exit(0);
+}
+ \end{lstlisting}
+ \caption{Esempio di codice di un semplice server per il servizio daytime.}
+ \label{fig:net_serv_code}
+\end{figure}
+
+Come per il client si includono gli header necessari a cui è aggiunto quello
+per trattare i tempi, e si definiscono alcune costanti e le variabili
+necessarie in seguito (\texttt{\small 1--18}), come nel caso precedente si
+sono omesse le parti relative al trattamento delle opzioni da riga di comando.
+
+La creazione del socket (\texttt{\small 22--26}) è analoga al caso precedente,
+come pure l'inizializzazione della struttura \type{sockaddr\_in}, anche in
+questo caso si usa la porta standard del servizio daytime, ma come indirizzo
+IP si il valore predefinito \macro{INET\_ANY} che corrisponde ad un indirizzo
+generico (\texttt{\small 27--31}).
+
+Si effettua poi (\texttt{\small 32--36}) la chiamata alla funzione
+\func{bind} che permette di associare la precedente struttura al socket, in
+modo che quest'ultimo possa essere usato per accettare connessioni su una
+qualunque delle interfacce di rete locali.
+
+Il passo successivo (\texttt{\small 37--41}) è mettere ``in ascolto'' il
+socket, questo viene effettuato con la funzione \func{listen} che dice al
+kernel di accettare connessioni per il socket specificato, la funzione indica
+inoltre, con il secondo parametro, il numero massimo di connessioni che il
+kernel accetterà di mettere in coda per il suddetto socket.
+
+Questa ultima chiamata completa la preparazione del socket per l'ascolto (che
+viene chiamato anche \textit{listening descriptor}) a questo punto il processo
+è mandato in sleep (\texttt{\small 44--47}) con la successiva chiamata alla
+funzione \func{accept}, fin quando non arriva e viene accettata una
+connessione da un client.
+
+Quando questo avviene \func{accept} ritorna un secondo descrittore di socket,
+che viene chiamato \textit{connected descriptor} che è quello che viene usato
+dalla successiva chiamata alla \func{write} per scrivere la risposta al
+client, una volta che si è opportunamente (\texttt{\small 48--49}) costruita
+la stringa con la data da trasmettere. Completata la trasmissione il nuovo
+socket viene chiuso (\texttt{\small 54}). Il tutto è inserito in un loop
+infinito (\texttt{\small 42--55}) in modo da poter ripetere l'invio della data
+ad una successiva connessione.
+
+È importante notare che questo server è estremamente elementare, infatti a
+parte il fatto di essere dipendente da IPv4, esso è in grado di servire solo
+un client alla volta, è cioè un \textsl{server iterativo}, inoltre esso è
+scritto per essere lanciato da linea di comando, se lo si volesse utilizzare
+come demone di sistema (che è in esecuzione anche quando non c'è nessuna shell
+attiva e il terminale da cui lo si è lanciato è stato sconnesso),
+occorrerebbero delle opportune modifiche.