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Le funzioni illustrate finora hanno un difetto: utilizzando una area di
memoria interna per allocare i contenuti della struttura \struct{hostent} non
-possono essere rientranti. Questo comporta anche che in due successive
-chiamate i dati potranno essere sovrascritti. Si tenga presente poi che
-copiare il contenuto della sola struttura non è sufficiente per salvare tutti
-i dati, in quanto questa contiene puntatori ad altri dati, che pure possono
-essere sovrascritti; per questo motivo, se si vuole salvare il risultato di
-una chiamata, occorrerà eseguire quella che si chiama una \itindex{deep~copy}
-\textit{deep copy}.\footnote{si chiama così quella tecnica per cui, quando si
- deve copiare il contenuto di una struttura complessa (con puntatori che
- puntano ad altri dati, che a loro volta possono essere puntatori ad altri
- dati) si deve copiare non solo il contenuto della struttura, ma eseguire una
- scansione per risolvere anche tutti i puntatori contenuti in essa (e così
- via se vi sono altre sotto-strutture con altri puntatori) e copiare anche i
- dati da questi referenziati.}
+possono essere\index{funzioni!rientranti} rientranti. Questo comporta anche
+che in due successive chiamate i dati potranno essere sovrascritti. Si tenga
+presente poi che copiare il contenuto della sola struttura non è sufficiente
+per salvare tutti i dati, in quanto questa contiene puntatori ad altri dati,
+che pure possono essere sovrascritti; per questo motivo, se si vuole salvare
+il risultato di una chiamata, occorrerà eseguire quella che si chiama una
+\itindex{deep~copy} \textit{deep copy}.\footnote{si chiama così quella tecnica
+ per cui, quando si deve copiare il contenuto di una struttura complessa (con
+ puntatori che puntano ad altri dati, che a loro volta possono essere
+ puntatori ad altri dati) si deve copiare non solo il contenuto della
+ struttura, ma eseguire una scansione per risolvere anche tutti i puntatori
+ contenuti in essa (e così via se vi sono altre sotto-strutture con altri
+ puntatori) e copiare anche i dati da questi referenziati.}
Per ovviare a questi problemi nelle \acr{glibc} sono definite anche delle
-versioni rientranti delle precedenti funzioni, al solito queste sono
-caratterizzate dall'avere un suffisso \texttt{\_r}, pertanto avremo le due
-funzioni \funcd{gethostbyname\_r} e \funcd{gethostbyname2\_r} i cui prototipi
-sono:
+versioni \index{funzioni!rientranti} rientranti delle precedenti funzioni, al
+solito queste sono caratterizzate dall'avere un suffisso \texttt{\_r},
+pertanto avremo le due funzioni \funcd{gethostbyname\_r} e
+\funcd{gethostbyname2\_r} i cui prototipi sono:
\begin{functions}
\headdecl{netdb.h}
\headdecl{sys/socket.h}
altrimenti restituiscono un codice di errore negativo e all'indirizzo puntato
da \param{result} sarà salvato un puntatore nullo, mentre a quello puntato da
\param{h\_errnop} sarà salvato il valore del codice di errore, dato che per
-essere rientrante la funzione non può la variabile globale \var{h\_errno}. In
-questo caso il codice di errore, oltre ai valori di
+essere \index{funzioni!rientranti} rientrante la funzione non può la variabile
+globale \var{h\_errno}. In questo caso il codice di errore, oltre ai valori di
tab.~\ref{tab:h_errno_values}, può avere anche quello di \errcode{ERANGE}
qualora il buffer allocato su \param{buf} non sia sufficiente a contenere i
dati, in tal caso si dovrà semplicemente ripetere l'esecuzione della funzione
una apposita struttura \struct{servent} contenente tutti i risultati,
altrimenti viene restituito un puntatore nullo. Si tenga presente che anche
in questo caso i dati vengono mantenuti in una area di memoria statica e che
-quindi la funzione non è rientrante.
+quindi la funzione non è \index{funzioni!rientranti} rientrante.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
variabile (di tipo puntatore ad una struttura \struct{addrinfo}) che verrà
utilizzata dalla funzione per riportare (come \itindex{value~result~argument}
\textit{value result argument}) i propri risultati. La funzione infatti è
-rientrante, ed alloca autonomamente tutta la memoria necessaria in cui
-verranno riportati i risultati della risoluzione. La funzione scriverà
-all'indirizzo puntato da \param{res} il puntatore iniziale ad una
-\itindex{linked~list} \textit{linked list} di strutture di tipo
-\struct{addrinfo} contenenti tutte le informazioni ottenute.
+\index{funzioni!rientranti} rientrante, ed alloca autonomamente tutta la
+memoria necessaria in cui verranno riportati i risultati della risoluzione.
+La funzione scriverà all'indirizzo puntato da \param{res} il puntatore
+iniziale ad una \itindex{linked~list} \textit{linked list} di strutture di
+tipo \struct{addrinfo} contenenti tutte le informazioni ottenute.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
%without using the netfilter MARK target. Changing the mark can be used
%for mark based routing without netfilter or for packet filtering.
+
+% TODO documentare SO_TIMESTAMP e le altre opzioni di timestamping dei
+% pacchetti, introdotte nel 2.6.30, vedi nei sorgenti del kernel:
+% Documentation/networking/timestamping.txt
+
+
\end{basedescript}
\index{algoritmo~di~Nagle} l'\textsl{algoritmo di Nagle}.} Questo
meccanismo è controllato da un apposito algoritmo (detto
\index{algoritmo~di~Nagle} \textsl{algoritmo di Nagle}, vedi
- sez.~\ref{sez:tcp_protocol_xxx}). Il comportamento normale del protocollo
+ sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}). Il comportamento normale del protocollo
prevede che i dati siano accumulati fintanto che non si raggiunge una
quantità considerata adeguata per eseguire la trasmissione di un singolo
segmento.
\item[\const{TCP\_MAXSEG}] con questa opzione si legge o si imposta il valore
della \itindex{Maximum~Segment~Size} MSS (\textit{Maximum~Segment~Size},
- vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim} e sez.~\ref{sez:tcp_protocol_xxx}) dei
+ vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim} e sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) dei
segmenti TCP uscenti. Se l'opzione è impostata prima di stabilire la
connessione, si cambia anche il valore della \itindex{Maximum~Segment~Size}
MSS annunciata all'altro capo della connessione. Se si specificano valori
\item[\const{TCP\_WINDOW\_CLAMP}] con questa opzione si legge o si imposta
alla dimensione specificata, in byte, il valore dichiarato della
\itindex{advertised~window} \textit{advertised window} (vedi
- sez.~\ref{sez:tcp_protocol_xxx}). Il kernel impone comunque una dimensione
+ sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}). Il kernel impone comunque una dimensione
minima pari a \texttt{SOCK\_MIN\_RCVBUF/2}. Questa opzione non deve essere
utilizzata in codice che vuole essere portabile.
\item[\const{TCP\_CONGESTION}] questa opzione permette di impostare quale
algoritmo per il controllo della congestione\footnote{il controllo della
congestione è un meccanismo previsto dal protocollo TCP (vedi
- sez.~\ref{sez:tcp_protocol_xxx}) per evitare di trasmettere inutilmente
+ sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) per evitare di trasmettere inutilmente
dati quando una connessione è congestionata; un buon algoritmo è
fondamentale per il funzionamento del protocollo, dato che i pacchetti
persi andrebbero ritrasmessi, per cui inviare un pacchetto su una linea
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_reordering}] indica il numero
massimo di volte che un pacchetto può essere riordinato nel flusso di dati,
prima che lo stack TCP assuma che è andato perso e si ponga nello stato di
- \textit{slow start} (si veda sez.~\ref{sez:tcp_protocol_xxx}) viene usata
+ \textit{slow start} (si veda sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) viene usata
questa metrica di riconoscimento dei riordinamenti per evitare inutili
ritrasmissioni provocate dal riordinamento. Prende un valore intero che di
default che è 3, e che non è opportuno modificare.