\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
\begin{minipage}[c]{15cm}
- \includecodesample{listati/myhost.c}
+ \includecodesample{listati/mygethost.c}
\end{minipage}
\normalsize
\caption{Esempio di codice per la risoluzione di un indirizzo.}
- \label{fig:myhost_example}
+ \label{fig:mygethost_example}
\end{figure}
Vediamo allora un primo esempio dell'uso delle funzioni di risoluzione, in
-fig.~\ref{fig:myhost_example} è riportato un estratto del codice di un
+fig.~\ref{fig:mygethost_example} è riportato un estratto del codice di un
programma che esegue una semplice interrogazione al \textit{resolver} usando
\func{gethostbyname} e poi ne stampa a video i risultati. Al solito il
sorgente completo, che comprende il trattamento delle opzioni ed una funzione
-per stampare un messaggio di aiuto, è nel file \texttt{myhost.c} dei sorgenti
-allegati alla guida.
+per stampare un messaggio di aiuto, è nel file \texttt{mygethost.c} dei
+sorgenti allegati alla guida.
Il programma richiede un solo argomento che specifichi il nome da cercare,
senza il quale (\texttt{\small 12--15}) esce con un errore. Dopo di che
Inoltre in genere quando si ha a che fare con i socket non esiste soltanto il
problema della risoluzione del nome che identifica la macchina, ma anche
quello del servizio a cui ci si vuole rivolgere. Per questo motivo con lo
-standard Posix 1003.1-2001 sono state indicate come deprecate le varie
+standard POSIX 1003.1-2001 sono state indicate come deprecate le varie
funzioni \func{gethostbyaddr}, \func{gethostbyname}, \var{getipnodebyname} e
\var{getipnodebyaddr} ed è stata introdotta una interfaccia completamente
nuova.
-La prima funzione di questa interfaccia è \funcd{getaddrinfo}, che combina le
+La prima funzione di questa interfaccia è \funcd{getaddrinfo},\footnote{la
+ funzione è definita, insieme a \func{getnameinfo} che vedremo più avanti,
+ nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2553.txt} {RFC~2553}.} che combina le
funzionalità delle precedenti \func{getipnodebyname}, \func{getipnodebyaddr},
\func{getservbyname} e \func{getservbyport}, consentendo di ottenere
contemporaneamente sia la risoluzione di un indirizzo simbolico che del nome
-un servizio; il suo prototipo è:
+di un servizio; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{netdb.h}
\headdecl{sys/socket.h}
può anche specificare il nome di una rete invece che di una singola macchina.
Il secondo argomento, \param{service}, specifica invece il nome del servizio
che si intende risolvere. Per uno dei due argomenti si può anche usare il
-valore \const{NULL}, nel qual caso la risoluzione verrà effettuata utilizzando
-soltantoo sulla base del valore dell'altro.
+valore \const{NULL}, nel qual caso la risoluzione verrà effettuata soltanto
+sulla base del valore dell'altro.
Il terzo argomento, \param{hints}, deve essere invece un puntatore ad una
struttura \struct{addrinfo} usata per dare dei \textsl{suggerimenti} al
procedimento di risoluzione riguardo al protocollo o del tipo di socket che si
-intenderà utilizzare; la funzione infatti permette di effettuare ricerche
-generiche sugli indirizzi, usando sia IPv4 che IPv6, e richiedere risoluzioni
-sui nomi dei servizi indipendentemente dal protocollo (ad esempio TCP o UDP)
-che questi possono utilizzare.
+intenderà utilizzare; \func{getaddrinfo} infatti permette di effettuare
+ricerche generiche sugli indirizzi, usando sia IPv4 che IPv6, e richiedere
+risoluzioni sui nomi dei servizi indipendentemente dal protocollo (ad esempio
+TCP o UDP) che questi possono utilizzare.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
per il campo \var{ai\_addrlen}, qui viene usata quanto previsto dallo
standard POSIX, in cui viene utilizzato \type{socklen\_t}; i due tipi di
dati sono comunque equivalenti.} è riportata in
-fig.~\ref{fig:sock_addrinfo_struct} viene usata sia in ingresso, per passare
+fig.~\ref{fig:sock_addrinfo_struct}, viene usata sia in ingresso, per passare
dei valori di controllo alla funzione, che in uscita, per ricevere i
risultati. Il primo campo, \var{ai\_flags}, è una maschera binaria di bit che
permettono di controllare le varie modalità di risoluzione degli indirizzi,
\var{ai\_addrlen} indica la dimensione della struttura degli indirizzi
ottenuta come risultato, il cui contenuto sarà memorizzato nella struttura
\struct{sockaddr} posta all'indirizzo puntato dal campo \var{ai\_addr}. Il
-campo \var{ai\_canonname} è il puntatore alla stringa contenente il nome
+campo \var{ai\_canonname} è un puntatore alla stringa contenente il nome
canonico della macchina, ed infine, quando la funzione restituisce più di un
-risultato, \var{ai\_next} è il puntatore alla struttura \struct{addrinfo}
-successiva della lista.
+risultato, \var{ai\_next} è un puntatore alla successiva struttura
+\struct{addrinfo} della lista.
Ovviamente non è necessario dare dei suggerimenti in ingresso, ed usando
\const{NULL} come valore per l'argomento \param{hints} si possono compiere
degli analoghi argomenti della funzione \func{socket}; in particolare per
\var{ai\_family} si possono usare i valori di tab.~\ref{tab:net_pf_names} ma
sono presi in considerazione solo \const{PF\_INET} e \const{PF\_INET6}, mentre
-se non si vuole specificare questo nessuna famiglia di indirizzi si può usare
-il valore \const{PF\_UNSPEC}. Allo stesso modo per \var{ai\_socktype} si
-possono usare i valori illustrati sez.~\ref{sec:sock_type} per indicare per
-quale tipo di socket si vuole risolvere il servizio indicato, anche se i soli
+se non si vuole specificare nessuna famiglia di indirizzi si può usare il
+valore \const{PF\_UNSPEC}. Allo stesso modo per \var{ai\_socktype} si possono
+usare i valori illustrati in sez.~\ref{sec:sock_type} per indicare per quale
+tipo di socket si vuole risolvere il servizio indicato, anche se i soli
significativi sono \const{SOCK\_STREAM} e \const{SOCK\_DGRAM}; in questo caso,
se non si vuole effettuare nessuna risoluzione specifica, si potrà usare un
valore nullo.
Come ultimo argomento di \func{getaddrinfo} deve essere passato un puntatore
ad una variabile (di tipo puntatore ad una struttura \struct{addrinfo}) che
-verrà utilizzata dalla funzione per restituire (come \textit{value result
+verrà utilizzata dalla funzione per riportare (come \textit{value result
argument}) i propri risultati. La funzione infatti è rientrante, ed alloca
autonomamente tutta la memoria necessaria in cui verranno riportati i
-risultati della risoluzione. La funzione restituisce in \param{res} il
-puntatore alla prima di una \textit{linked list} di strutture di tipo
-\struct{addrinfo} contenenti tutte le informazioni ottenute.
+risultati della risoluzione. La funzione scriverà in \param{res} il puntatore
+iniziale ad una \textit{linked list} di strutture di tipo \struct{addrinfo}
+contenenti tutte le informazioni ottenute.
La funzione restituisce un valore nullo in caso di successo, o un codice in
caso di errore. I valori usati come codice di errore sono riportati in
altri tipi di socket. \\
\const{EAI\_ADDRFAMILY}& la rete richiesta non ha nessun indirizzo di rete
per la famiglia di indirizzi specificata. \\
- \const{EAI\_NODATA} & la . \\
+ \const{EAI\_NODATA} & la macchina specificata esiste, ma non ha nessun
+ indirizzo di rete definito. \\
\const{EAI\_MEMORY} & è stato impossibile allocare la memoria necessaria
alle operazioni. \\
\const{EAI\_FAIL} & il DNS ha restituito un errore di risoluzione
e tipi di socket diversi, in generale, a meno di non aver eseguito una
selezione specifica attraverso l'uso di \param{hints}, si otterrà una diversa
struttura \struct{addrinfo} per ciascuna possibilità. Ad esempio se si
-richiede la risoluzione del servizio \textit{echo} si avrà come risposta la
+richiede la risoluzione del servizio \textit{echo} per l'indirizzo
+\texttt{www.truelite.it}, e si imposta \const{AI\_CANONNAME} per avere anche
+la risoluzione del nome canonico, si avrà come risposta della funzione la
lista illustrata in fig.~\ref{fig:sock_addrinfo_list}.
\begin{figure}[!htb]
\label{fig:sock_addrinfo_list}
\end{figure}
+Come primo esempio di uso di \func{getaddrinfo} vediamo un programma
+elementare di interrogazione del resolver basato questa funzione, il cui corpo
+principale è riportato in fig.~\ref{fig:mygetaddr_example}. Il codice completo
+del programma, compresa la gestione delle opzioni in cui è gestita l'eventuale
+inizializzazione dell'argomento \var{hints} per restringere le ricerche su
+protocolli, tipi di socket o famiglie di indirizzi, è disponibile nel file
+\texttt{mygetaddr.c} dei sorgenti allegati alla guida.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/mygetaddr.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Esempio di codice per la risoluzione di un indirizzo.}
+ \label{fig:mygetaddr_example}
+\end{figure}
+
+Il corpo principale inizia controllando (\texttt{\small 1--5}) il numero di
+argomenti passati, che devono essere sempre due, e corrispondere
+rispettivamente all'indirizzo ed al nome del servizio da risolvere. A questo
+segue la chiamata (\texttt{\small 7}) alla funzione \func{getaddrinfo}, ed il
+successivo controllo (\texttt{\small 8--11}) del suo corretto funzionamento,
+senza il quale si esce immediatamente stampando il relativo codice di errore.
+
+Se la funzione ha restituito un valore nullo il programma prosegue
+inizializzando (\texttt{\small 12}) il puntatore \var{ptr} che sarà usato nel
+sucessivo ciclo (\texttt{\small 14--35}) di scansione della lista delle
+strutture \struct{addrinfo} restituite dalla funzione. Prima di eseguire
+questa scansione (\texttt{\small 12}) viene stampato il valore del nome
+canonico che è presente solo nella prima struttura.
+
+La scansione viene ripetuta (\texttt{\small 14}) fintanto che si ha un
+puntatore valido. La selezione principale è fatta sul campo \var{ai\_family},
+che stabilisce a quale famiglia di indirizzi fa riferimento la struttura in
+esame. Le possibilità sono due, un indirizzo IPv4 o IPv6, se nessuna delle due
+si verifica si provvede (\texttt{\small 27--30}) a stampare un messaggio di
+errore ed uscire.\footnote{questa eventualità non dovrebbe mai verificarsi,
+ almeno fintanto che la funzione \func{getaddrinfo} lavora correttamente.}
+
+Per ciascuno delle due possibili famiglie di indirizzi si estraggono le
+informazioni che poi verranno stampate alla fine del ciclo (\texttt{\small
+ 31--34}). Il primo caso esaminato (\texttt{\small 15--21}) è quello degli
+indirizzi IPv4, nel qual caso prima se ne stampa l'indentificazione
+(\texttt{\small 16}) poi si provvede a ricavare la struttura degli indirizzi
+(\texttt{\small 17}) indirizzata dal campo \var{ai\_addr}, eseguendo un
+opportuno casting del puntatore per poter estrarre da questa la porta
+(\texttt{\small 18}) e poi l'indirizzo (\texttt{\small 19}) che verrà
+convertito con una chiamata ad \func{inet\_ntop}.
+
+La stessa operazione (\texttt{\small 21--27}) viene ripetuta per gli indirizzi
+IPv6, usando la rispettiva struttura degli indirizzi. Si noti anche come in
+entrambi i casi per la chiamata a \func{inet\_ntop} si sia dovuto passare il
+puntatore al campo contenente l'indirizzo IP nella struttura puntata dal campo
+\var{ai\_addr}.\footnote{il meccanismo è complesso a causa del fatto che al
+ contrario di IPv4, in cui l'indirizzo IP può essere espresso con un semplice
+ numero intero, in IPv6 questo deve essere necessariamente fornito come
+ struttura, e pertanto anche se nella struttura puntata da \var{ai\_addr}
+ sono presenti direttamente i valori finali, per l'uso con \func{inet\_ntop}
+ occorre comunque passare un puntatore agli stessi (ed il costrutto
+ \code{\&addr6->sin6\_addr} è corretto in quanto l'operatore \texttt{->} ha
+ on questo caso precedenza su \texttt{\&}).}
+
+Una volta estratte dalla struttura \struct{addrinfo} tutte le informazioni
+relative alla risoluzione richiesta e stampati i relativi valori, l'ultimo
+passo (\texttt{\small 34}) è di estrarre da \var{ai\_next} l'indirizzo della
+eventuale successiva struttura presente nella lista e ripetere il ciclo, fin
+tanto che, completata la scansione, questo avrà un valore nullo e si potrà
+terminare (\texttt{\small 36}) il programma.
+
+Si tenga presente che \func{getaddrinfo} non garantisce nessun particolare
+ordinamento della lista delle strutture \struct{addrinfo} restituite, anche se
+usualmente i vari indirizzi IP (se ne è presente più di uno) sono forniti
+nello stesso ordine in cui vengono inviati dal server DNS. In particolare
+nulla garantisce che vengano forniti prima i dati relativi ai servizi di un
+determinato protocollo o tipo di socket, se ne sono presenti di diversi. Se
+allora utilizziamo il nostro programma potremo verificare il risultato:
+\begin{Verbatim}
+[piccardi@gont sources]$ ./mygetaddr -c gapil.truelite.it echo
+Canonical name sources2.truelite.it
+IPv4 address:
+ Indirizzo 62.48.34.25
+ Protocollo 6
+ Porta 7
+IPv4 address:
+ Indirizzo 62.48.34.25
+ Protocollo 17
+ Porta 7
+\end{Verbatim}
+%$
Una volta estratti i risultati dalla \textit{linked list} puntata da
-\param{res} si dovrà avere cura di disallocare opportunamente tutta la
-memoria, per questo viene fornita l'apposita funzione \funcd{freeaddrinfo}, il
-cui prototipo è:
+\param{res} se questa non viene più utilizzata si dovrà avere cura di
+disallocare opportunamente tutta la memoria, per questo viene fornita
+l'apposita funzione \funcd{freeaddrinfo}, il cui prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{netdb.h}
valori di ritorno deve essere posta molta cura nel passare un valore valido
per \param{res}.
+Si tenga presente infine che se si copiano i risultati da una delle strutture
+\struct{addrinfo} restituite nella lista indicizzata da \param{res}, occorre
+avere cura di eseguire una \index{\textit{deep~copy}}\textit{deep copy} in cui
+si copiano anche tutti i dati presenti agli indirizzi contenuti nella
+struttura \struct{addrinfo}, perché una volta disallocati i dati con
+\func{freeaddrinfo} questi non sarebbero più disponibili.
+
+Anche la nuova intefaccia definita da POSIX prevede una nuova funzione per
+eseguire la risoluzione inversa e determinare nomi di servizi e di dominio
+dati i rispettivi valori numerici. La funzione che sostituisce le varie
+\func{gethostbyname}, \func{geipnodebyname} e \func{getservname} è
+\funcd{getnameinfo}, ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \headdecl{netdb.h}
+
+ \funcdecl{int getnameinfo(const struct sockaddr *sa, socklen\_t salen, char
+ *host, size\_t hostlen, char *serv, size\_t servlen, int flags)}
+
+ Risolve il contenuto di una struttura degli indirizzi in maniera
+ indipendente dal protocollo.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e un codice di
+ errore diverso da zero altrimenti.}
+\end{functions}
+
+La principale caratteristica di \func{getnameinfo} è che la funzione è in
+grado di eseguire una risoluzione inversa in maniera indipendente dal
+protocollo; il suo primo argomento \param{sa} infatti è il puntatore ad una
+struttura degli indirizzi generica, che può contenere sia indirizzi IPv4 che
+IPv6, la cui dimensione deve comunque essere specificata con l'argomento
+\param{salen}.
+
+I risultati della funzione saranno restituiti nelle due stringhe puntate da
+\param{host} e \param{serv}, che dovranno essere state precedentemente
+allocate per una lunghezza massima che deve essere specificata con gli altri
+due argomenti \param{hostlen} e \param{servlen}. Si può, quando non si è
+interessati ad uno dei due, passare il valore \const{NULL} come argomento,
+così che la corrispondente informazione non verrà richiesta. Infine l'ultimo
+argomento \param{flags} è una maschera binaria i cui bit consentono di
+impostare le modalità con cui viene eseguita la ricerca, e deve essere
+specificato attraverso l'OR aritmetico dei valori illustrati in
+tab.~\ref{tab:getnameinfo_flags}.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{NI\_NOFQDN} & richiede che venga restituita solo il nome della
+ macchina all'interno del dominio al posto del
+ nome completo (FQDN).\\
+ \const{NI\_NUMERICHOST}& richiede che venga restituita la forma numerica
+ dell'indirizzo (questo succede sempre se il nome
+ non può essere ottenuto).\\
+ \const{NI\_NAMEREQD} & richiede la restituzione di un errore se il nome
+ non può essere risolto.\\
+ \const{NI\_NUMERICSERV}& richiede che il servizio venga restituito in
+ forma numerica (attraverso il numero di porta).\\
+ \const{NI\_DGRAM} & richiede che venga restituito il nome del
+ servizio su UDP invece che quello su TCP per quei
+ pichi servizi (porte 512-214) che soni diversi
+ nei due protocolli.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti associate ai bit dell'argomento \param{flags} della
+ funzione \func{getnameinfo}.}
+ \label{tab:getnameinfo_flags}
+\end{table}
+
+La funzione ritorna zero in caso di successo, e scrive i propri risultati agli
+indirizzi indicati dagli argomenti \param{host} e \param{serv} come stringhe
+terminate dal carattere NUL, a meno che queste non debbano essere troncate
+qualora la loro dimensione ecceda quelle specificate dagli argomenti
+\param{hostlen} e \param{servlen}. Sono comunque definite le due costanti
+\const{NI\_MAXHOST} e \const{NI\_MAXSERV}\footnote{in Linux le due costanti
+ sono definite in \file{netdb.h} ed hanno rispettivamente il valore 1024 e
+ 12.} che possono essere utilizzate come limiti massimi. In caso di errore
+viene restituito invece un codice che assume gli stessi valori illustrati in
+tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}.
+
+A questo punto possiamo fornire degli esempi di utilizzo della nuova
+interfaccia, adottandola per le precedenti implementazioni del client e del
+server per il servizio \textit{echo}; dato che l'uso delle funzioni appena
+illustrate (in particolare di \func{getaddrinfo}) è piuttosto complesso,
+essendo necessaria anche una impostazione diretta dei campi dell'argomento
+\param{hints}, provvederemo una interfaccia semplificata per i due casi visti
+finora, quello in cui si specifica nel client un indirizzo remoto per la
+connessione al server, e quello in cui si specifica nel server un indirizzo
+locale su cui porsi in ascolto.
+
+La prima funzione della nostra intefaccia semplificata è \func{sockconn} che
+permette di ottenere un socket, connesso all'indirizzo ed al servizio
+specificati. Il corpo della funzione è riportato in
+fig.~\ref{fig:sockconn_code}, il codice completo è nel file \file{SockUtil.c}
+dei sorgenti allegati alla guida, che contiene varie funzioni di utilità per
+l'uso dei socket.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/sockconn.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Il codice della funzione \func{sockconn}.}
+ \label{fig:sockconn_code}
+\end{figure}
+
+La funzione prende quattro argomenti, i primi due sono le stringhe che
+indicano il nome della macchina a cui collegarsi ed il relativo servizio su
+cui sarà effettuata la risoluzione; seguono il protocollo da usare (da
+specificare con il valore numerico di \file{/etc/protocols}) ed il tipo di
+socket (al solito specificato con i valori illustrati in
+sez.~\ref{sec:sock_type}). La funzione ritorna il valore del file descriptor
+associato al socket (un numero positivo) in caso di successo, o -1 in caso di
+errore; per risolvere il problema di non poter passare indietro i valori di
+ritorno di \func{getaddrinfo} contenenti i relativi codici di
+errore\footnote{non si può avere nessuna certezza che detti valori siano
+ negativi, è questo è invece nessario per evitare ogni possibile ambiguità
+ nei confronti del valore di ritorno in caso di successo.} si sono stampati i
+messaggi d'errore direttamente nella funzione.
+
+Una volta definite le variabili necessarie (\texttt{\small 3--5}) la funzione
+prima (\texttt{\small 6}) azzera il contenuto della struttura \var{hint} e poi
+provvede (\texttt{\small 7--9}) ad inizializzarne i valori necessari per la
+chiamata (\texttt{\small 10}) a \func{getaddrinfo}. Di quest'ultima si
+controlla (\texttt{\small 12-16}) il codice di ritorno, in modo da stampare un
+avviso di errore, azzerare \var{errno} ed uscire in caso di errore. Dato che
+ad una macchina possono corrispondere più indirizzi IP, e di tipo diverso (sia
+IPv4 che IPv6), mantre il servizio può essere in ascolto soltanto su uno solo
+di questi, si provvede a tentare la connessione per ciascun indirizzo
+restituito all'interno di un ciclo (\texttt{\small 18-40}) di scansione della
+lista restituita da \func{getaddrinfo}, ma prima (\texttt{\small 17}) si salva
+il valore del puntatore per poterlo riutilizzare alla fine per disallocare la
+lista.
+
+Il ciclo viene ripetuto (\texttt{\small 18}) fintanto che si hanno indirizzi
+validi, ed inizia (\texttt{\small 19}) con l'apertura del socket; se questa
+fallisce si controlla (\texttt{\small 20}) se sono disponibili altri
+indirizzi, nel qual caso si passa al successivo (\texttt{\small 21}) e si
+riprende (\texttt{\small 22}) il ciclo da capo; se non ve ne sono si stampa
+l'errore ritornando immediatamente (\texttt{\small 24-27}). Quando la
+creazione del socket ha avuto successo si procede (\texttt{\small 29})
+direttamente con la connessione, di nuovo in caso di fallimento viene ripetuto
+(\texttt{\small 30--38}) il controllo se vi sono o no altri indirizzi da
+provare nella stessa modalità fatta in precedenza, aggiungendovi però in
+entrambi i casi (\texttt{\small 32} e (\texttt{\small 36}) la chiusura del
+socket precedentemente aperto, che non è più utilizzabile.
+
+Se la connessione ha avuto successo invece si termina (\texttt{\small 39})
+direttamente il ciclo, e prima di ritornare (\texttt{\small 31}) il valore del
+file descriptor del socket si provvede (\texttt{\small 30}) a liberare le
+strutture \struct{addrinfo} allocate da \func{getaddrinfo} utilizzando il
+valore del relativo puntatore precedentemente (\texttt{\small 17}) salvato.
+Si noti come per la funzione sia del tutto irrilevante se la struttura
+ritornata contiene indirizzi IPv6 o IPv4, in quanto si fa uso direttamente dei
+dati relativi alle strutture degli indirizzi di \struct{addrinfo} che sono
+\textsl{opachi} rispetto all'uso della funzione \func{connect}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echo_fifth.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Il nuovo codice per la connessione del client \textit{echo}.}
+ \label{fig:TCP_echo_fifth}
+\end{figure}
+
+Per usare questa funzione possiamo allora modificare ulteriormente il nostro
+programma client per il servizio \textit{echo}; in questo caso rispetto al
+codice usato finora per collegarsi (vedi fig.~\ref{fig:TCP_echo_client_1})
+avremo una semplificazione per cui il corpo principale del nostro client
+diventerà quello illustrato in fig.~\ref{fig:TCP_echo_fifth}, in cui le
+chiamate a \func{socket}, \func{inet\_pton} e \func{connect} sono sostituite
+da una singola chiamata a \func{sockconn}. Inoltre il nuovo client (il cui
+codice completo è nel file \file{TCP\_echo\_fifth.c} dei sorgenti allegati)
+consente di utilizzare come argomento del programma un nome a dominio al posto
+dell'indirizzo numerico, e può utilizzare sia indirizzi IPv4 che IPv6.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/sockbind.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Il codice della funzione \func{sockbind}.}
+ \label{fig:sockbind_code}
+\end{figure}
+
+La seconda funzione di ausilio è \func{sockbind}, il cui corpo principale è
+riportato in fig.~\ref{fig:sockbind_code} (al solito il sorgente completo è
+nel file \file{sockbind.c} dei sorgenti allegati alla guida). Come si può
+notare la funzione è del tutto analoga alla precedente \func{sockconn}, e
+prende gli stessi argomenti, però invece di eseguire una connessione con
+\func{connect} si limita a chiamare \func{bind} per collegare il socket ad una
+porta.
+
+Dato che la funzione è pensata per essere utilizzata da un server ci si può
+chiedere a quale scopo mantenere l'argomento \param{host} quando l'indirizzo
+di questo è usualmente noto. Si ricordi però quanto detto in
+sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}, relativamente al significato della scelta di un
+indirizzo specifico come argomento di \func{bind}, che consente di porre il
+server in ascolto su uno solo dei possibili diversi indirizzi presenti su di
+una macchina. Se non si vuole che la funzione esegua \func{bind} su un
+indirizzo specifico, ma utilizzi l'indirizzo generico, occorrerà avere cura di
+passare un valore \const{NULL} come valore per l'argomento \var{host}; l'uso
+del valore \const{AI\_PASSIVE} serve ad ottenere il valore generico nella
+rispettiva struttura degli indirizzi.
+
+Come già detto la funzione è analoga a \func{sockconn} ed inizia azzerando ed
+inizializzando (\texttt{\small 6-11}) opportunamente la struttura \var{hint}
+con i valori ricevuti come argomenti, soltanto che in questo caso si è usata
+(\texttt{\small 8}) una impostazione specifica dei flag di \var{hint} usando
+\const{AI\_PASSIVE} per indicare che il socket sarà usato per una apertura
+passiva. Per il resto la chiamata (\texttt{\small 12-18}) a \func{getaddrinfo}
+e ed il ciclo principale (\texttt{\small 20--42}) sono identici, solo che si è
+sostituita (\texttt{\small 31}) la chiamata a \func{connect} con una chiamata
+a \func{bind}. Anche la conclusione (\texttt{\small 43--44}) della funzione è
+identica.
+
+Si noti come anche in questo caso si siano inserite le stampe degli errori
+sullo standard error, nonostante la funzione possa essere invocata da un
+demone. Nel nostro caso questo non è un problema in quanto se la funzione non
+ha successo il programma deve uscire immediatamente prima di essere posto in
+background, e può quindi scrivere gli errori direttamente sullo standard
+error.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echod_third.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Nuovo codice per l'apertura passiva del server \textit{echo}.}
+ \label{fig:TCP_echod_third}
+\end{figure}
+
+Con l'uso di questa funzione si può modificare anche il codice del nostro
+server \textit{echo}, che rispetto a quanto illustrato nella versione iniziale
+di fig.~\ref{fig:TCP_echo_server_first_code} viene modificato nella forma
+riportata in fig.~\ref{fig:TCP_echod_third}. In questo caso il socket su cui
+porsi in ascolto viene ottenuto (\texttt{\small 15--18}) da \func{sockbind}
+che si cura anche della eventuale risoluzione di un indirizzo specifico sul
+quale si voglia far ascoltare il server.
\section{Le opzioni dei socket}
-\label{sec:TCP_sock_options}
+\label{sec:sock_options}
+
+Benché dal punto di vista del loro uso come canali di trasmissione di dati i
+socket siano trattati allo stesso modo dei file, ed acceduti tramite i file
+descriptor, la normale interfaccia usata per la gestione dei file non è
+sufficiente a poterne controllare tutte le caratteristiche, che variano tra
+l'altro a seconda del loro tipo (e della relativa forma di comunicazione
+sottostante). In questa sezione vedremo allora quali sono le funzioni dedicate
+alla gestione delle caratteristiche specifiche dei vari tipi di socket, le
+cosiddette \textit{socket options}.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}}
+\label{sec:sock_setsockopt}
+
+Le varie caratteristiche dei socket possono essere gestite attraverso l'uso di
+due funzioni generiche che permettono rispettivamente di impostarle e di
+recuperarne il valore corrente. La prima di queste due funzioni, quella usata
+per impostare le \textit{socket options}, è \funcd{setsockopt}, ed il suo
+prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+
+ \funcdecl{int setsockopt(int sock, int level, int optname, const void
+ *optval, socklen\_t optlen)}
+
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] il file descriptor \param{sock} non è valido.
+ \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo \param{optval} non è valido.
+ \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{optlen} non è valido.
+ \item[\errcode{ENOPROTOOPT}] l'opzione scelta non esiste per il livello
+ indicato.
+ \item[\errcode{ENOTSOCK}] il file descriptor \param{sock} non corrisponde ad
+ un socket.
+ \end{errlist}
+}
+\end{functions}
+
+Il primo argomento della funzione, \param{sock}, indica il socket su cui si
+intende operare; il secondo argomento, \param{level} indica invece il livello
+a cui si intende impostare l'opzione. Come abbiamo visto in
+sez.~\ref{sec:net_protocols} infatti i protocolli di rete sono strutturati su
+più livelli; pertanto anche le proprietà e le opzioni disponibili dipendono
+dai protocolli usati dal socket sul quale si va ad agire, e saranno anche esse
+differenziate a seconda del protocollo cui fanno riferimento.
+
+
+
+
+Il valore di \param{level} seleziona allora il livello sul quale si va ad
+intervenire e permette di usare le opzioni definite su quel livello. Esiste
+poi il valore \const{SOL\_SOCKET} che indica un livello generico e cioè le
+opzioni disponibili per qualunque tipo di socket. Per impostare le opzioni
+relative alle funzionalità disponibili per socket che usano particolari
+protocolli può utilizzare il valore numerico che identifica questi ultimi in
+\file{/etc/protocols}, ma più comunemente si suano le apposite costanti
+\texttt{SOL\_*} riportate in tab.~\ref{tab:sock_option_levels} dove si sono
+riassunti i possibili valori per l'argomento \param{level}.\footnote{la
+ notazione in questo caso è, purtroppo, abbastanza confusa: infatti in Linux
+ il valore si può impostare sia usando le costanti \texttt{SOL\_*}, che delle
+ analoghe \texttt{IPPROTO\_*} (citate anche da Stevens in \cite{UNP1}) che di
+ nuovo sono equivalenti ai numeri di protocollo di \file{/etc/protocols}; con
+ una eccesione specifica, che è quella del protocollo ICMP, per la quale non
+ esista una costante, dato poi che il suo valore, 1, è anche quello che viene
+ assegnato a \const{SOL\_SOCKET}.}
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Livello} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{SOL\_SOCKET}& opzioni generiche dei socket.\\
+ \const{SOL\_IP} & opzioni specifiche per i socket che usano IPv4.\\
+ \const{SOL\_TCP} & opzioni per i socket che usano TCP.\\
+ \const{SOL\_IPV6} & opzioni specifiche per i socket che usano IPv6.\\
+ \const{SOL\_ICMPV6}& opzioni specifiche per i socket che usano ICMPv6.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Possibili valori dell'argomento \param{level} delle
+ funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}.}
+ \label{tab:sock_option_levels}
+\end{table}
+
-Finora abbiamo trattato i socket nel loro comportamento più comune, è però
-possibile attivare alcune modalità diverse di funzionamento degli stessi
-Dato che la maggior parte delle opzioni dei socket sono relative ai socket
-TCP, ed hanno poi significato analogo quando usate con altri socket, abbiamo
-preferito trattare l'argomento in generale in questa sezione piuttosto che nel
-capitolo dedicato alla trattazione generica dei socket.
+\subsection{Le opzioni generiche}
+\label{sec:sock_generic_options}
+
+Anche se ciascun tipo di socket presenta una serie di caratteristiche
+particolari, gestite attraverso delle opzioni specifiche, ma esiste un insieme
+generico di opzioni che possono applicarsi a qualunque tipo di socket.
+
\section{Altre funzioni di controllo}
-\label{sec:TCP_sock_ctrl}
+\label{sec:sock_ctrl_func}
+
+Benché la maggior parte delle caratteristiche dei socket sia gestita
+attraverso le due funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}, alcune
+funzionalità possono essere impostate attraverso quelle che sono le funzioni
+classiche per il controllo delle proprietà dei file, cioè \func{fcntl} e
+\func{ioctl}.
+
+
+\subsection{L'uso di \func{fcntl} per i socket}
+\label{sec:sock_fcntl}
+
+Abbiamo già trattato l'uso di \func{fcntl} in sez.~\ref{sec:file_fcntl}, dove
+però ne abbiamo descritto le funzionalità nell'ambito della sua applicazione a
+file descriptor associati a file normali; tratteremo qui invece il suo uso
+specifico quando la si impiega su file descriptor associati a dei socket.
+
+
+\subsection{L'uso di \func{ioctl} per i socket}
+\label{sec:sock_ioctl}
+
+Come per \func{fcntl} abbiamo trattato l'uso di \func{ioctl} in
+sez.~\ref{sec:file_ioctl}, dove ne abbiamo descritto le funzionalità
+nell'ambito dell'applicazione su file normali; tratteremo qui il suo uso
+specifico quando la si impiega su file descriptor associati a dei socket.
+
+
+\subsection{L'uso di \func{sysctl} per le proprietà della rete}
+\label{sec:sock_sysctl}
+Come ultimo argomento di questa sezione tratteremo l'uso della funzione
+\func{sysctl} (che è stata introdotta nelle sue funzionalità generiche in
+sez.~\ref{sec:sys_sysctl}) per quanto riguarda le sue capacità di effettuare
+impostazioni relative a proprietà generali dei socket (di tutti quelli di un
+certo tipo o di tutti quelli che usano un certo protocollo) rispetto alle
+funzioni viste finora che consentono di controllare quelle di un singolo
+socket.