da controllare nel corpo principale del programma, con un codice del tipo di
quello riportato in fig.~\ref{fig:sig_event_wrong}.
-La logica del programma è quella di far impostare al gestore (\texttt{\small
- 14--19}) una variabile globale, preventivamente inizializzata nel programma
-principale, ad un diverso valore. In questo modo dal corpo principale del
-programma si potrà determinare, osservandone il contenuto di detta variabile,
-l'occorrenza o meno del segnale, ed eseguire le azioni conseguenti
-(\texttt{\small 6--11}) relative.
+La logica del programma è quella di impostare nel gestore una variabile
+globale preventivamente inizializzata nel programma principale ad un valore
+diverso (\texttt{\small 14--19}). In questo modo dal corpo principale del
+programma si potrà determinare, osservando il contenuto di detta variabile,
+l'occorrenza o meno del segnale, ed eseguire le conseguenti azioni relative
+(\texttt{\small 6--11}).
\begin{figure}[!htbp]
\footnotesize\centering
Questi esempi ci mostrano come per poter eseguire una gestione effettiva dei
segnali occorrono delle funzioni più sofisticate di quelle finora
-illustrate. La funzione \func{signal} infatti ha la sua origine nella
-interfaccia alquanto primitiva che venne adottata nei primi sistemi Unix, ma
-con questa funzione è sostanzialmente impossibile gestire in maniera adeguata
-di tutti i possibili aspetti con cui un processo deve reagire alla ricezione
-di un segnale.
+illustrate. La funzione \func{signal} infatti ha la sua origine
+nell'interfaccia alquanto primitiva che venne adottata nei primi sistemi Unix,
+ma con questa funzione è sostanzialmente impossibile gestire in maniera
+adeguata di tutti i possibili aspetti con cui un processo deve reagire alla
+ricezione di un segnale.
corrente viene restituito indietro. Questo permette (specificando \param{act}
nullo e \param{oldact} non nullo) di superare uno dei limiti di \func{signal},
che non consente di ottenere l'azione corrente senza installarne una nuova. Se
-sia \param{act} che \param{oldact} la funzione può essere utilizzata per
-verificare, se da luogo ad un errore, se il segnale indicato è valido per la
-piattaforma che si sta usando.
-
-Entrambi i puntatori fanno riferimento alla struttura \struct{sigaction},
-tramite la quale si specificano tutte le caratteristiche dell'azione associata
-ad un segnale. Anch'essa è descritta dallo standard POSIX.1 ed in Linux è
-definita secondo quanto riportato in fig.~\ref{fig:sig_sigaction}. Il campo
-\var{sa\_restorer}, non previsto dallo standard, è obsoleto e non deve essere
-più usato.
+sia \param{act} che \param{oldact} sono nulli la funzione può essere
+utilizzata per verificare che il segnale indicato sia valido per la
+piattaforma che si sta usando (se non lo è darà errore).
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
\label{fig:sig_sigaction}
\end{figure}
+Entrambi i puntatori fanno riferimento alla struttura \struct{sigaction},
+tramite la quale si specificano tutte le caratteristiche dell'azione associata
+ad un segnale. Anch'essa è descritta dallo standard POSIX.1 ed in Linux è
+definita secondo quanto riportato in fig.~\ref{fig:sig_sigaction}. Il campo
+\var{sa\_restorer}, non previsto dallo standard, è obsoleto e non deve essere
+più usato.
+
Il campo \var{sa\_mask} serve ad indicare l'insieme dei segnali che devono
essere bloccati durante l'esecuzione del gestore, ad essi viene comunque
sempre aggiunto il segnale che ne ha causato la chiamata, a meno che non si
-sia specificato con \var{sa\_flag} un comportamento diverso. Quando il
-gestore ritorna comunque la maschera dei segnali bloccati (vedi
-sez.~\ref{sec:sig_sigmask}) viene ripristinata al valore precedente
-l'invocazione.
+sia specificato con \var{sa\_flag} un comportamento diverso. Quando il gestore
+ritorna la maschera dei segnali bloccati (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigmask})
+viene comunque ripristinata al valore precedente l'invocazione.
L'uso di questo campo permette ad esempio di risolvere il problema residuo
dell'implementazione di \code{sleep} mostrata in
valori possibili si trovano in \file{bits/siginfo.h}.} ed i valori possibili
in questo caso sono riportati in tab.~\ref{tab:sig_si_code_generic}.
-Nel caso di alcuni segnali però il valore di \var{si\_code} viene usato per
-fornire una informazione specifica relativa alle motivazioni della ricezione
-dello stesso; ad esempio i vari segnali di errore (\signal{SIGILL},
-\signal{SIGFPE}, \signal{SIGSEGV} e \signal{SIGBUS}) lo usano per fornire
-maggiori dettagli riguardo l'errore, come il tipo di errore aritmetico, di
-istruzione illecita o di violazione di memoria; mentre alcuni segnali di
-controllo (\signal{SIGCHLD}, \signal{SIGTRAP} e \signal{SIGPOLL}) forniscono
-altre informazioni specifiche.
-
\begin{table}[!htb]
\footnotesize
\centering
\label{tab:sig_si_code_generic}
\end{table}
+Nel caso di alcuni segnali però il valore di \var{si\_code} viene usato per
+fornire una informazione specifica relativa alle motivazioni della ricezione
+dello stesso; ad esempio i vari segnali di errore (\signal{SIGILL},
+\signal{SIGFPE}, \signal{SIGSEGV} e \signal{SIGBUS}) lo usano per fornire
+maggiori dettagli riguardo l'errore, come il tipo di errore aritmetico, di
+istruzione illecita o di violazione di memoria; mentre alcuni segnali di
+controllo (\signal{SIGCHLD}, \signal{SIGTRAP} e \signal{SIGPOLL}) forniscono
+altre informazioni specifiche.
+
In questo caso il valore del campo \var{si\_code} deve essere verificato nei
confronti delle diverse costanti previste per ciascuno di detti segnali; dato