+
+\section{Il \textit{job control}}
+\label{sec:sess_job_control}
+
+Viene comunemente chiamato \textit{job control} quell'insieme di funzionalità
+il cui scopo è quello di permettere ad un utente di poter sfruttare le
+capacità multitasking di un sistema Unix per eseguire in contemporanea più
+processi, pur potendo accedere, di solito, ad un solo terminale,\footnote{con
+ X e con i terminali virtuali tutto questo non è più vero, dato che si può
+ accedere a molti terminali in contemporanea da una singola postazione di
+ lavoro, ma il sistema è nato prima dell'esistenza di tutto ciò.} avendo cioè
+un solo punto in cui si può avere accesso all'input ed all'output degli
+stessi.
+
+
+\subsection{Una panoramica introduttiva}
+\label{sec:sess_job_control_overview}
+
+Il \textit{job control} è una caratteristica opzionale, introdotta in BSD
+negli anni '80, e successivamente standardizzata da POSIX.1; la sua
+disponibilità nel sistema è verificabile attraverso il controllo della macro
+\macro{\_POSIX\_JOB\_CONTROL}. In generale il \textit{job control} richiede il
+supporto sia da parte della shell (quasi tutte ormai lo fanno), che da parte
+del kernel; in particolare il kernel deve assicurare sia la presenza di un
+driver per i terminali abilitato al \textit{job control} che quella dei
+relativi segnali illustrati in \secref{sec:sig_job_control}.
+
+In un sistema che supporta il \textit{job control}, una volta completato il
+login, l'utente avrà a disposizione una shell dalla quale eseguire i comandi e
+potrà iniziare quella che viene chiamata una \textsl{sessione}, che riunisce
+(vedi \secref{sec:sess_proc_group}) tutti i processi eseguiti all'interno
+dello stesso login (esamineremo tutto il processo in dettaglio in
+\secref{sec:sess_login}).
+
+Siccome la shell è collegata ad un solo terminale, che viene usualmente
+chiamato \textsl{terminale di controllo}, (vedi \secref{sec:sess_ctrl_term})
+un solo comando alla volta (quello che viene detto in \textit{foreground}),
+potrà scrivere e leggere dal terminale. La shell però può eseguire anche più
+comandi in contemporanea, mandandoli in \textit{background} (aggiungendo una
+\cmd{\&} alla fine del comando), nel qual caso essi saranno eseguiti senza
+essere collegati al terminale.
+
+Si noti come si sia parlato di comandi e non di programmi o processi; fra le
+funzionalità della shell infatti c'è anche quella di consentire di concatenare
+più programmi in una sola riga di comando con le pipe, ed in tal caso verranno
+eseguiti più programmi, inoltre, anche quando si invoca un singolo programma,
+questo potrà sempre lanciare sottoprocessi per eseguire dei compiti specifici.
+
+Per questo l'esecuzione di un comando può originare più di un processo; quindi
+nella gestione del job control non si può far riferimento ai singoli processi.
+Per questo il kernel prevede la possibilità di raggruppare più processi in un
+\textit{process group} (detto anche \textsl{raggruppamento}, vedi
+\secref{sec:sess_proc_group}) e la shell farà sì che tutti i processi che
+originano da una riga di comando appartengano allo stesso \textit{process
+ group}, in modo che le varie funzioni di controllo, ed i segnali inviati dal
+terminale, possano fare riferimento ad esso.
+
+In generale allora all'interno di una sessione avremo un eventuale (possono
+non esserci) \textit{process group} in \textit{foreground}, che riunisce i
+processi che possono accedere al terminale, e più \textit{process group} in
+\textit{background}, che non possono accedervi. Il job control prevede che
+quando un processo appartenente ad un raggruppamento in \textit{background}
+cerca di accedere al terminale, venga inviato un segnale a tutti i processi
+del raggruppamento, in modo da bloccarli (vedi \secref{sec:sess_ctrl_term}).
+
+Un comportamento analogo si ha anche per i segnali generati dai comandi di
+tastiera inviati dal terminale che vengono inviati a tutti i processi del
+raggruppamento in \textit{foreground}. In particolare \cmd{C-z} interrompe
+l'esecuzione del comando, che può poi essere mandato in \textit{background}
+con il comando \cmd{bg}. Il comando \cmd{fg} consente invece di mettere in
+\textit{foreground} un comando precedentemente lanciato in
+\textit{background}.
+
+Di norma la shell si cura anche di notificare all'utente (di solito prima
+della stampa a video del prompt) lo stato dei vari processi, essa infatti usa
+le caratteristiche della funzione \func{waitpid} (si riveda quanto detto in
+\secref{sec:proc_wait}) per verificare quali gruppi di processi sono bloccati
+e quali sono terminati.
+
+
+\subsection{I \textit{process group} e le \textsl{sessioni}}
+\label{sec:sess_proc_group}
+
+Come accennato in \secref{sec:sess_job_control_overview} nel job control i
+processi vengono raggruppati in \textit{process group} e \textit{sessioni};
+per far questo vengono utilizzati due ulteriori identificatori (oltre quelli
+visti in \secref{sec:proc_pid}) che il kernel associa a ciascun
+processo:\footnote{in Linux questi identificatori sono mantenuti nei campi
+ \var{pgrp} e \var{session} della struttura \var{task\_struct} definita in
+ \file{sched.h}.} l'identificatore del \textit{process group} e
+l'identificatore della \textsl{sessione}, che vengono indicati rispettivamente
+con le sigle \acr{pgid} e \acr{sid}, e sono mantenuti in variabili di tipo
+\type{pid\_t}. I valori di questi identificatori possono essere visualizzati
+dal comando \cmd{ps} usando l'opzione \cmd{-j}.
+
+Un \textit{process group} è pertanto definito da tutti i processi che hanno lo
+stesso \acr{pgid}; è possibile leggere il valore di questo identificatore con
+le funzioni \func{getpgid} e \func{getpgrp},\footnote{\func{getpgrp} è
+ definita nello standard POSIX.1, mentre \func{getpgid} è richiesta da SVr4.}
+i cui prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{unistd.h}
+
+ \funcdecl{pid\_t getpgid(pid\_t pid)}
+ Legge il \acr{pgid} del processo \param{pid}.
+
+ \funcdecl{pid\_t getpgrp(void)}
+ Legge il \acr{pgid} del processo corrente.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono il \acr{pgid} del processo,
+ \func{getpgrp} ha sempre successo, mentre \func{getpgid} restituisce -1
+ ponendo \var{errno} a \macro{ESRCH} se il processo selezionato non esiste.}
+\end{functions}
+
+La funzione \func{getpgid} permette di specificare il \acr{pid} del processo
+di cui si vuole sapere il \acr{pgid}; un valore nullo per \param{pid}
+restituisce il \acr{pgid} del processo corrente; \func{getpgrp} è di norma
+equivalente a \code{getpgid(0)}.
+
+In maniera analoga l'identificatore della sessione può essere letto dalla
+funzione \func{getsid}, che però nelle \acr{glibc}\footnote{la system call è
+ stata introdotta in Linux a partire dalla versione 1.3.44, il supporto nelle
+ librerie del C è iniziato dalla versione 5.2.19. La funzione non è prevista
+ da POSIX.1, che parla solo di processi leader di sessione, e non di
+ identificatori di sessione.} è accessibile solo definendo
+\macro{\_XOPEN\_SOURCE} e \macro{\_XOPEN\_SOURCE\_EXTENDED}; il suo prototipo
+è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{pid\_t getsid(pid\_t pid)}
+ Legge l'identificatore di sessione del processo \param{pid}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce l'identificatore (un numero positivo) in
+ caso di successo, e -1 in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà
+ i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\macro{ESRCH}] Il processo selezionato non esiste.
+ \item[\macro{EPERM}] In alcune implementazioni viene restituito quando il
+ processo selezionato non fa parte della stessa sessione del processo
+ corrente.
+ \end{errlist}
+ }
+\end{prototype}
+
+Entrambi gli identificatori vengono inizializzati alla creazione di ciascun
+processo con lo stesso valore che hanno nel processo padre, per cui un
+processo appena creato appartiene sempre allo stesso raggruppamento e alla
+stessa sessione del padre. Vedremo poi come sia possibile creare più
+\textit{process group} all'interno della stessa sessione, e spostare i
+processi dall'uno all'altro, ma sempre all'interno di una stessa sessione.
+
+Ciascun gruppo di processi ha sempre un processo principale, il cosiddetto
+\textit{process group leader}, che è identificato dall'avere un \acr{pgid}
+uguale al suo \acr{pid}, in genere questo è il primo processo del gruppo, che
+si incarica di lanciare tutti gli altri. Un nuovo gruppo si crea con la
+funzione \func{setpgrp},\footnote{questa è la definizione di POSIX.1, BSD
+ definisce una funzione con lo stesso nome, che però è identica a
+ \func{setpgid}; nelle \acr{glibc} viene sempre usata sempre questa
+ definizione, a meno di non richiedere esplicitamente la compatibilità
+ all'indietro con BSD, definendo la macro \macro{\_BSD\_SOURCE}.} il cui
+prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{int setpgrp(void)}
+ Modifica il \acr{pgid} al valore del \acr{pid} del processo corrente.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il valore del nuovo \textit{process
+ group}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione, assegnando al \acr{pgid} il valore del \acr{pid} processo
+corrente, rende questo \textit{process leader} di un nuovo gruppo, tutti i
+successivi processi da esso creati apparterranno (a meno di non cambiare di
+nuovo il \acr{pgid}) al nuovo gruppo. È possibile invece spostare un processo
+da un gruppo ad un altro con la funzione \func{setpgid}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{int setpgid(pid\_t pid, pid\_t pgid)}
+ Assegna al \acr{pgid} del processo \param{pid} il valore \param{pgid}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il valore del nuovo \textit{process group}, e
+ -1 in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\macro{ESRCH}] Il processo selezionato non esiste.
+ \item[\macro{EPERM}] Il cambiamento non è consentito.
+ \item[\macro{EACCESS}] Il processo ha già eseguito una \func{exec}.
+ \item[\macro{EINVAL}] Il valore di \param{pgid} è negativo.
+ \end{errlist}
+ }
+\end{prototype}
+
+La funzione permette di cambiare il \acr{pgid} del processo \param{pid}, ma il
+cambiamento può essere effettuato solo se \param{pgid} indica un
+\textit{process group} che è nella stessa sessione del processo chiamante.
+Inoltre la funzione può essere usata soltanto sul processo corrente o su uno
+dei suoi figli, ed in quest'ultimo caso ha successo soltanto se questo non ha
+ancora eseguito una \func{exec}. Specificando un valore nullo per \param{pid}
+si indica il processo corrente, mentre specificando un valore nullo per
+\param{pgid} si imposta il \textit{process group} al valore del \acr{pid} del
+processo selezionato; pertanto \func{setpgrp} è equivalente a \code{setpgid(0,
+ 0)}.
+
+Di norma questa funzione viene usata dalla shell quando si usano delle
+pipeline, per mettere nello stesso process group tutti i programmi lanciati su
+ogni linea di comando; essa viene chiamata dopo una \func{fork} sia dal
+processo padre, per impostare il valore nel figlio, che da quest'ultimo, per
+sé stesso, in modo che il cambiamento di \textit{process group} sia immediato
+per entrambi; una delle due chiamate sarà ridondante, ma non potendo
+determinare quale dei due processi viene eseguito per primo, occorre eseguirle
+comunque entrambe per evitare di esporsi ad una race condition.
+
+Si noti come nessuna delle funzioni esaminate finora permetta di spostare un
+processo da una sessione ad un altra; infatti l'unico modo di far cambiare
+sessione ad un processo è quello di crearne una nuova con l'uso di
+\func{setsid}; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{pid\_t setsid(void)}
+ Crea una nuova sessione sul processo corrente settandone \acr{sid} e
+ \acr{pgid}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il valore del nuovo \acr{sid}, e -1 in caso di
+ errore, il solo errore possibile è \macro{EPERM}, che si ha quando il
+ \acr{pgid} e \acr{pid} del processo concidono.}
+\end{prototype}
+
+La funzione imposta il \acr{pgid} ed il \acr{sid} del processo corrente al
+valore del suo \acr{pid}, creando così una nuova sessione ed un nuovo
+\textit{process group} di cui esso diventa leader (come per i \textit{process
+ group} un processo si dice leader di sessione\footnote{in Linux la proprietà
+ è mantenuta in maniera indipendente con un apposito campo \var{leader} in
+ \var{task\_struct}.} se il suo \acr{sid} è uguale al suo \acr{pid}) ed unico
+componente. Inoltre la funzione distacca il processo da ogni terminale di
+controllo (torneremo sull'argomento in \secref{sec:sess_ctrl_term}) cui fosse
+in precedenza associato.
+
+ funzione ha successo soltanto se il processo non è già leader di un
+\textit{process group}, per cui per usarla di norma si esegue una \func{fork}
+e si esce, per poi chiamare \func{setsid} nel processo figlio, in modo che,
+avendo questo lo stesso \acr{pgid} del padre ma un \acr{pid} diverso, non ci
+siano possibilità di errore.\footnote{potrebbe sorgere il dubbio che, per il
+ riutilizzo dei valori dei \acr{pid} fatto nella creazione dei nuovi processi
+ (vedi \secref{sec:proc_pid}), il figlio venga ad assumere un valore
+ corrispondente ad un process group esistente; questo viene evitato dal
+ kernel che considera come disponibili per un nuovo \acr{pid} solo valori che
+ non corrispondono ad altri \acr{pid}, \acr{pgid} o \acr{sid} in uso nel
+ sistema.} Questa funzione viene usata di solito nel processo di login (per i
+dettagli vedi \secref{sec:sess_login}) per raggruppare in una sessione tutti i
+comandi eseguiti da un utente dalla sua shell.
+
+
+
+\subsection{Il terminale di controllo e il controllo di sessione}
+\label{sec:sess_ctrl_term}
+
+Come accennato in \secref{sec:sess_job_control_overview}, nel sistema del
+\textit{job control} i processi all'interno di una sessione fanno riferimento
+ad un terminale di controllo (ad esempio quello su cui si è effettuato il
+login), sul quale effettuano le operazioni di lettura e
+scrittura,\footnote{nel caso di login grafico la cosa può essere più
+ complessa, e di norma l'I/O è effettuato tramite il server X, ma ad esempio
+ per i programmi, anche grafici, lanciati da un qualunque emulatore di
+ terminale, sarà quest'ultimo a fare da terminale (virtuale) di controllo.} e
+dal quale ricevono gli eventuali segnali da tastiera.
+
+A tale scopo lo standard POSIX.1 prevede che ad ogni sessione possa essere
+associato un terminale di controllo; in Linux questo viene realizzato
+mantenendo fra gli attributi di ciascun processo anche qual'è il suo terminale
+di controllo. \footnote{Lo standard POSIX.1 non specifica nulla riguardo
+ l'implementazione; in Linux anch'esso viene mantenuto nella solita struttura
+ \var{task\_struct}, nel campo \var{tty}.} In generale ogni processo eredita
+dal padre, insieme al \acr{pgid} e al \acr{sid} anche il terminale di
+controllo (vedi \secref{sec:proc_fork}). In questo modo tutti processi
+originati dallo stesso leader di sessione mantengono lo stesso terminale di
+controllo.
+
+Alla creazione di una nuova sessione con \func{setsid} ogni associazione con
+il precedente terminale di controllo viene cancellata, ed il processo che è
+divenuto un nuovo leader di sessione dovrà riottenere (qualora sia necessario,
+cosa che, come vedremo in \secref{sec:sess_daemon}, non è sempre vera), un
+terminale di controllo. In generale questo viene fatto automaticamente dal
+sistema quando viene aperto il primo terminale\footnote{a meno di non avere
+ richiesto esplicitamente che questo non diventi un terminale di controllo
+ con il flag \macro{O\_NOCTTY} (vedi \secref{sec:file_open}). In questo Linux
+ segue la semantica di SVr4; BSD invece richiede che il terminale venga
+ allocato esplicitamente con una \func{ioctl} con il comando
+ \macro{TIOCSCTTY}.} che diventa automaticamente il terminale di controllo,
+mentre il processo diventa il \textsl{processo di controllo} di quella
+sessione.
+
+In genere (a meno di redirezioni) nelle sessioni di lavoro questo terminale è
+associato ai file standard (di input, output ed error) dei processi nella
+sessione, ma solo quelli che fanno parte del cosiddetto gruppo di
+\textit{foreground}, possono leggere e scrivere in certo istante. Per
+impostare il gruppo di \textit{foreground} di un terminale si usa la funzione
+\func{tcsetpgrp}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{unistd.h}
+ \headdecl{termios.h}
+
+ \funcdecl{int tcsetpgrp(int fd, pid\_t pgrpid)} Imposta a \param{pgrpid} il
+ \textit{process group} di \textit{foreground} del terminale associato al
+ file descriptor \param{fd}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo, e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\macro{ENOTTY}] Il file \param{fd} non corrisponde al terminale di
+ controllo del processo chiamante.
+ \item[\macro{ENOSYS}] Il sistema non supporta il job control.
+ \item[\macro{EPERM}] Il \textit{process group} specificato non è nella
+ stessa sessione del processo chiamante.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \macro{EBADF} ed \macro{EINVAL}.
+ }
+\end{functions}
+\noindent la funzione può essere eseguita con successo solo da
+un processo nella stessa sessione e con lo stesso terminale di controllo.
+
+Come accennato in \secref{sec:sess_job_control_overview}, tutti i processi (e
+relativi gruppi) che non fanno parte del gruppo di \textit{foreground} sono
+detti in \textit{background}; se uno si essi cerca di accedere al terminale di
+controllo provocherà l'invio da parte del kernel di uno dei due segnali
+\macro{SIGTTIN} o \macro{SIGTTOU} (a seconda che l'accesso sia stato in
+lettura o scrittura) a tutto il suo \textit{process group}; dato che il
+comportamento di default di questi segnali (si riveda quanto esposto in
+\secref{sec:sig_job_control}) è di bloccare il processo, di norma questo
+comporta che tutti verranno fermati, ma non si avranno condizioni di
+errore. Se però si bloccano o ignorano i due segnali citati, le funzioni di
+lettura e scrittura falliranno con un errore di \macro{EIO}.
+
+Un processo può contollare qual'è il gruppo di \textit{foreground} associato
+ad un terminale con la funzione \func{tcgetpgrp}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{unistd.h} \headdecl{termios.h}
+
+ \funcdecl{pid\_t tcgetpgrp(int fd)} Legge il \textit{process group} di
+ \textit{foreground} del terminale associato al file descriptor \param{fd}.
+ \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo il \acr{pgid} del
+ gruppo di \textit{foreground}, e -1 in caso di errore, nel qual caso
+ \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\macro{ENOTTY}] Non c'è un terminale di controllo o \param{fd} non
+ corrisponde al terminale di controllo del processo chiamante.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \macro{EBADF} ed \macro{ENOSYS}.
+ }
+\end{functions}
+
+Si noti come entrambe le funzioni usino come argomento il valore di un file
+descriptor, il risultato comunque non dipende dal file descriptor che si usa
+ma solo dal terminale cui fa riferimento; il kernel inoltre permette a ciascun
+processo di accedere direttamente al suo terminale di controllo attraverso il
+file speciale \file{/dev/tty}, che per ogni processo è un sinonimo per il
+proprio terminale di controllo. Questo consente anche a processi che possono
+aver rediretto l'output di accedere al terminale, pur non disponendo più del
+file descriptor originario; un caso tipico è il programma \cmd{crypt} che
+accetta la redirezione sullo standard input di un file da decrittare, ma deve
+poi leggere la password dal terminale.
+
+Un'altra caratteristica del terminale di controllo usata nel job control è che
+utilizzando su di esso le combinazioni di tasti speciali (\cmd{C-z},
+\cmd{C-c}, \cmd{C-y} e \verb|C-\|) si farà si che il kernel invii i
+corrispondenti segnali (rispettivamente \macro{SIGTSTP}, \macro{SIGINT},
+\macro{SIGQUIT} e \macro{SIGTERM}, trattati in \secref{sec:sig_job_control}) a
+tutti i processi del gruppo di \textit{foreground}; in questo modo la shell
+può gestire il blocco e l'interruzione dei vari comandi.
+
+Per completare la trattazione delle caratteristiche del job control legate al
+terminale di controllo, occorre prendere in considerazione i vari casi legati
+alla terminazione anomala dei processi, che sono di norma gestite attraverso
+il segnale \macro{SIGHUP}. Il nome del segnale deriva da \textit{hungup},
+termine che viene usato per indicare la condizione in cui il terminale diventa
+inutilizzabile, (letteralmente sarebbe \textsl{impiccagione}).
+
+Quando si verifica questa condizione, ad esempio se si interrompe la linea, o
+va giù la rete o più semplicemente si chiude forzatamente la finestra di
+terminale su cui si stava lavorando, il kernel provvederà ad inviare il
+segnale di \macro{SIGHUP} al processo di controllo. L'azione preimpostata in
+questo caso è la terminazione del processo, il problema che si pone è cosa
+accade agli altri processi nella sessione, che non han più un processo di
+controllo che possa gestire l'accesso al terminale, che potrebbe essere
+riutilizzato per qualche altra sessione.
+
+Lo standard POSIX.1 prevede che quando il processo di controllo termina, che
+ciò avvenga o meno per un \textit{hungup} del terminale (ad esempio si
+potrebbe terminare direttamente la shell con \cmd{kill}) venga inviato un
+segnale di \macro{SIGHUP} ai processi del gruppo di foreground. In questo modo
+essi potranno essere avvisati che non esiste più un processo in grado di
+gestire il terminale (di norma tutto ciò comporta la terminazione anche di
+questi ultimi).
+
+Restano però gli eventuali processi in background, che non ricevono il segnale
+(in effetti se il terminale non serve più potrebbero proseguire fino al
+completamento della loro esecuzione). Il problema si pone per quelli che sono
+bloccati, o che si bloccano nell'accesso al terminale.
+
+In questa situazione si ha un cosiddetto \textit{orphaned process group};
+POSIX.1 lo definisce come un \textit{process group} i cui processi hanno come
+padri esclusivamente o altri processi nel gruppo, o processi fuori della
+sessione. Lo standard prevede che se la terminazione di un processo fa sì che
+un process group diventi orfano e se i suoi mebri sono bloccati, a tutti
+vengano inviati in sequenza i segnali di \macro{SIGHUP} e \macro{SIGCONT}.
+
+La definizione può sembrare complicata, e a prima vista non è chiaro cosa
+tutto ciò abbia a che fare con il problema illustrato. Consideriamo allora
+cosa avviene di norma nel \textit{job control}: una sessione viene creata con
+\func{setsid} che crea anche un nuovo process group: per definizione
+quest'ultimo è sempre \textsl{orfano}, dato che il padre del leader di
+sessione è fuori dallo stesso. Questo è un caso limite, e non viene emesso
+nessun segnale perché quanto previsto dallo standard riguarda solo i
+raggruppamenti che diventano orfani alla terminazione di un processo.
+
+Il leader di sessione provvederà a creare nuovi process group che a questo
+punto non sono orfani in quanto esso resta padre per almeno uno dei processi
+del gruppo (gli altri possono derivare dal primo). Alla terminazione del
+leader di sessione però avremo che, come visto in
+\secref{sec:proc_termination}, tutti i suoi figli vengono adottati da
+\cmd{init}, che è fuori dalla sessione. Questo renderà orfani tutti i process
+group (a meno di non aver spostato con \func{setpgid} un processo da un gruppo
+ad un altro, cosa che di norma non viene fatta) crati direttamente dal leader
+di sessione i quali riceveranno, nel caso siano bloccati, i due segnali, in
+modo che essi vengano sbloccati da \macro{SIGCONT} e (se non vi è un gestore
+opportuno) terminati da \macro{SIGHUP}.
+
+
+
+
+
+
+ che possa accorgersi
+(si ricordi che per farlo occorre usare \func{waitpid}) se i processi del
+\textit{process group} sono bloccati.
+
+
+\subsection{Dal login alla shell}