+La funzione esegue una \func{fork}, per uscire subito, con \func{\_exit}, nel
+padre, mentre l'esecuzione prosegue nel figlio che esegue subito una
+\func{setsid}. In questo modo si compiono automaticamente i passi 1 e 2 della
+precedente lista. Se \param{nochdir} è nullo la funzione imposta anche la
+directory di lavoro su \file{/}, se \param{noclose} è nullo i file standard
+vengono rediretti su \file{/dev/null} (corrispondenti ai passi 4 e 6); in caso
+di valori non nulli non viene eseguita nessuna altra azione.
+
+Dato che un programma demone non può più accedere al terminale, si pone il
+problema di come fare per la notifica di eventuali errori, non potendosi più
+utilizzare lo standard error; per il normale I/O infatti ciascun demone avrà
+le sue modalità di interazione col sistema e gli utenti a seconda dei compiti
+e delle funzionalità che sono sono previste; ma gli errori devono normalmente
+essere notificati all'amministratore del sistema.
+
+Una soluzione può essere quella di scrivere gli eventuali messaggi su uno
+specifico file (cosa che a volte viene fatta comunque) ma questo comporta il
+grande svantaggio che l'amministratore dovrà tenere sotto controllo un file
+diverso per ciascun demone, e che possono anche generarsi conflitti di nomi.
+Per questo in BSD4.2 venne introdotto un servizio di sistema, il
+\textit{syslog}, che oggi si trova su tutti i sistemi Unix, e che permettesse
+ai demoni di inviare messaggi all'amministratore in una maniera
+standardizzata.
+
+Il servizio prevede vari meccanismi di notifica, e, come ogni altro servizio
+in un sistema unix-like, viene gestito attraverso un apposito programma,
+\cmd{syslogd}, che è anch'esso un \textsl{demone}. In generale i messaggi di
+errore vengono raccolti dal file speciale \file{/dev/log}, un \textit{socket}
+locale (vedi \secref{sec:sock_sa_local}) dedicato a questo scopo, o via rete,
+con un \textit{socket} UDP, o da un apposito demone, \cmd{klogd}, che estrae i
+messaggi del kernel.\footnote{i messaggi del kernel sono tenuti in un buffer
+ circolare e scritti tramite la funzione \func{printk}, analoga alla
+ \func{printf} usata in user space; una trattazione eccellente dell'argomento
+ si trova in \cite{LinDevDri}, nel quarto capitolo.}
+
+Il servizio permette poi di trattare i vari messaggi classificandoli secondo
+due indici, una \textit{facility}, che indica quale categoria di demone ha
+emesso il messaggio, e permette di classificarli per sottosistemi (kernel,
+posta elettronica, demoni di stampa, ecc.), ed una \textit{priority}, che
+identifica l'importanza del messaggio. Il sistema di \textit{syslog} provvede
+poi a riportare i messaggi all'amministratore in varie modalità come:
+\begin{itemize*}
+\item scriverli sulla console.
+\item inviarli via mail ad uno specifico utente.
+\item scriverli su un file (comunemente detto \textit{log file}).
+\item inviarli ad un altro demone (anche via rete).
+\item scartarli.
+\end{itemize*}
+secondo le modalità che questo preferisce e che possono essere impostate
+attraverso il file di configurazione \file{/etc/syslog.conf} (maggiori
+dettagli si possono trovare sulle relative pagine di manuale per questo file e
+per \cmd{syslogd}).
+
+Le \acr{glibc} definiscono una serie di funzioni standard con cui un processo
+può accedere in maniera generica al servizio di syslog, che però funzionano
+solo localmente; se si vogliono inviare i messaggi ad un'altro sistema occorre
+farlo esplicitamente con un socket UDP, o utilizzare le capacità di reinvio
+del servizio.
+
+La prima funzione definita dall'interfaccia è \func{openlog}; essa in generale
+non è necessaria per l'uso del servizio, ma permette di impostare alcuni
+valori che controllano gli effetti delle chiamate successive; il suo prototipo
+è:
+\begin{prototype}{syslog.h}{void openlog(const char *ident, int option,
+int facility)}
+
+Apre una connessione al sistema di \textit{syslog}.
+
+\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{prototype}