+operazioni di sistema (come l'esecuzione dei comandi periodici, o la consegna
+della posta, ed in generale tutti i programmi di servizio) che non hanno
+niente a che fare con la gestione diretta dei comandi dell'utente.
+
+Questi programmi, che devono essere eseguiti in modalità non interattiva e
+senza nessun intervento dell'utente, sono normalmente chiamati
+\textsl{demoni}, (o \textit{daemons}), nome ispirato dagli omonimi spiritelli
+che svolgevano compiti vari, di cui parlava Socrate (che sosteneva di averne
+uno al suo servizio).\footnote{NdT. ricontrollare, i miei ricordi di filosofia
+ sono piuttosto datati.}
+
+Se però si lancia un programma demone dalla riga di comando in un sistema che
+supporta, come Linux, il \textit{job control} esso verrà comunque associato ad
+un terminale di controllo e mantenuto all'interno di una sessione, e anche se
+può essere mandato in background e non eseguire più nessun I/O su terminale,
+si avranno comunque tutte le conseguenze che abbiamo appena visto in
+\secref{sec:sess_ctrl_term} (in particolare l'invio dei segnali in
+corrispondenza dell'uscita del leader di sessione).
+
+Per questo motivo un programma che deve funzionare come demone deve sempre
+prendere autonomamente i provvedimenti opportuni (come distaccarsi dal
+terminale e dalla sessione) ad impedire eventuali interferenze da parte del
+sistema del \textit{job contol}; questi sono riassunti in una lista di
+prescrizioni\footnote{ad esempio sia Stevens in \cite{APUE}, che la
+ \textit{Unix Programming FAQ} \cite{UnixFAQ} ne riportano di sostanzialmente
+ identiche.} da seguire quando si scrive un demone.
+
+Pertanto, quando si lancia un programma che deve essere eseguito come demone
+occorrerà predisporlo in modo che esso compia le seguenti azioni:
+\begin{enumerate}
+\item Eseguire una \func{fork} e terminare immediatamente il processo padre
+ proseguendo l'esecuzione nel figlio. In questo modo si ha la certezza che
+ il figlio non è un \textit{process group leader}, (avrà il \acr{pgid} del
+ padre, ma un \acr{pid} diverso) e si può chiamare \func{setsid} con
+ successo. Inoltre la shell considererà terminato il comando all'uscita del
+ padre.
+\item Eseguire \func{setsid} per creare una nuova sessione ed un nuovo
+ raggruppamento di cui il processo diventa automaticamente il leader, che
+ però non ha associato nessun terminale di controllo.
+\item Assicurarsi che al processo non venga associato in seguito nessun nuovo
+ terminale di controllo; questo può essere fatto sia avendo cura di usare
+ sempre l'opzione \macro{O\_NOCTTY} nell'aprire i file di terminale, che
+ eseguendo una ulteriore \func{fork} uscendo nel padre e proseguendo nel
+ figlio. In questo caso, non essendo più quest'ultimo un leader di sessione
+ non potrà ottenere automaticamente un terminale di controllo.
+\item Eseguire una \func{chdir} per impostare la directory di lavoro del
+ processo (su \file{/} o su una directory che contenga dei file necessari per
+ il programma), per evitare che la directory da cui si è lanciato il processo
+ resti in uso e non sia possibile rimuoverla o smontare il filesystem che la
+ contiene.
+\item Impostare la maschera dei permessi (di solito con \code{umask(0)}) in
+ modo da non essere dipendenti dal valore ereditato da chi ha lanciato
+ originariamente il processo.
+\item Chiudere tutti i file aperti che non servono più (in generale tutti); in
+ particolare vanno chiusi i file standard che di norma sono ancora associati
+ al terminale (un'altra opzione è quella di redirigerli verso
+ \file{/dev/null}).
+\end{enumerate}
+
+
+In Linux buona parte di queste azioni possono venire eseguite invocando la
+funzione \func{daemon}, introdotta per la prima volta in BSD4.4; il suo
+prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{int daemon(int nochdir, int noclose)}
+ Esegue le operazioni che distaccano il processo dal terminale di controllo e
+ lo fanno girare come demone.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce (nel nuovo processo) 0 in caso di
+ successo, e -1 in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i
+ valori impostati dalle sottostanti \func{fork} e \func{setsid}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione esegue una \func{fork}, per uscire subito, con \func{\_exit}, nel
+padre, mentre l'esecuzione prosegue nel figlio che esegue subito una
+\func{setsid}. In questo modo si compiono automaticamente i passi 1 e 2 della
+precedente lista. Se \param{nochdir} è nullo la funzione imposta anche la
+directory di lavoro su \file{/}, se \param{noclose} è nullo i file standard
+vengono rediretti su \file{/dev/null} (corrispondenti ai passi 4 e 6); in caso
+di valori non nulli non viene eseguita nessuna altra azione.
+
+Dato che un programma demone non può più accedere al terminale, si pone il
+problema di come fare per la notifica di eventuali errori, non potendosi più
+utilizzare lo standard error; per il normale I/O infatti ciascun demone avrà
+le sue modalità di interazione col sistema e gli utenti a seconda dei compiti
+e delle funzionalità che sono sono previste; ma gli errori devono normalmente
+essere notificati all'amministratore del sistema.
+
+Una soluzione può essere quella di scrivere gli eventuali messaggi su uno
+specifico file (cosa che a volte viene fatta comunque) ma questo comporta il
+grande svantaggio che l'amministratore dovrà tenere sotto controllo un file
+diverso per ciascun demone, e che possono anche generarsi conflitti di nomi.
+Per questo in BSD4.2 venne introdotto un servizio di sistema, il
+\textit{syslog}, che oggi si trova su tutti i sistemi Unix, e che permettesse
+ai demoni di inviare messaggi all'amministratore in una maniera
+standardizzata.
+
+Il servizio prevede vari meccanismi di notifica, e, come ogni altro servizio
+in un sistema unix-like, viene gestito attraverso un apposito programma,
+\cmd{syslogd}, che è anch'esso un \textsl{demone}. In generale i messaggi di
+errore vengono raccolti dal file speciale \file{/dev/log}, un \textit{socket}
+locale (vedi \secref{sec:sock_sa_local}) dedicato a questo scopo, o via rete,
+con un \textit{socket} UDP, o da un apposito demone, \cmd{klogd}, che estrae i
+messaggi del kernel.\footnote{i messaggi del kernel sono tenuti in un buffer
+ circolare e scritti tramite la funzione \func{printk}, analoga alla
+ \func{printf} usata in user space; una trattazione eccellente dell'argomento
+ si trova in \cite{LinDevDri}, nel quarto capitolo.}
+
+Il servizio permette poi di trattare i vari messaggi classificandoli
+attraverso due indici; il primo, chiamato \textit{facility}, suddivide in
+diverse categorie i vari demoni in modo di raggruppare i messaggi provenienti
+da operazioni che hanno attinenza fra loro, ed è organizzato in sottosistemi
+(kernel, posta elettronica, demoni di stampa, ecc.). Il secondo, chiamato
+\textit{priority}, identifica l'importanza dei vari messaggi, e permette di
+classificarli e differenziare le modalità di notifica degli stessi.
+
+Il sistema di \textit{syslog} attraverso \cmd{syslogd} provvede poi a
+riportare i messaggi all'amministratore attraverso una serie differenti
+meccanismi come:
+\begin{itemize*}
+\item scrivere sulla console.
+\item inviare via mail ad uno specifico utente.
+\item scrivere su un file (comunemente detto \textit{log file}).
+\item inviare ad un altro demone (anche via rete).
+\item scartare.
+\end{itemize*}
+secondo le modalità che questo preferisce e che possono essere impostate
+attraverso il file di configurazione \file{/etc/syslog.conf} (maggiori
+dettagli si possono trovare sulle pagine di manuale per questo file e per
+\cmd{syslogd}).
+
+Le \acr{glibc} definiscono una serie di funzioni standard con cui un processo
+può accedere in maniera generica al servizio di \textit{syslog}, che però
+funzionano solo localmente; se si vogliono inviare i messaggi ad un'altro
+sistema occorre farlo esplicitamente con un socket UDP, o utilizzare le
+capacità di reinvio del servizio.
+
+La prima funzione definita dall'interfaccia è \func{openlog}, che apre una
+connessione al servizio di \textit{syslog}; essa in generale non è necessaria
+per l'uso del servizio, ma permette di impostare alcuni valori che controllano
+gli effetti delle chiamate successive; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{syslog.h}{void openlog(const char *ident, int option,
+int facility)}
+
+Apre una connessione al sistema di \textit{syslog}.
+
+\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{prototype}
+
+La funzione permette di specificare, tramite \param{ident}, l'identità di chi
+ha inviato il messaggio (di norma si passa il nome del programma, come
+specificato da \code{argv[0]}); la stringa verrà preposta all'inizio di ogni
+messaggio. Si tenga presente che il valore di \param{ident} che si passa alla
+funzione è un puntatore, se la stringa cui punta viene cambiata lo sarà pure
+nei successivi messaggi, e se viene cancellata i risultati potranno essere
+impredicibili, per questo è sempre opportuno usare una stringa costante.
+
+L'argomento \param{facility} permette invece di preimpostare per le successive
+chiamate l'omonimo indice che classifica la categoria del messaggio.
+L'argomento è interpretato come una maschera binaria, e pertanto è possibile
+inviare i messaggi su più categorie alla volta; i valori delle costanti che
+identificano ciascuna categoria sono riportati in
+\tabref{tab:sess_syslog_facility}, il valore di \param{facility} deve essere
+specificato con un OR aritmetico.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Valore}& \textbf{Significato}\\
+ \hline
+ \hline
+ \macro{LOG\_AUTH} & Messaggi relativi ad autenticazione e sicurezza,
+ obsoleto, è sostituito da \macro{LOG\_AUTHPRIV}. \\
+ \macro{LOG\_AUTHPRIV} & Sostituisce \macro{LOG\_AUTH}.\\
+ \macro{LOG\_CRON} & Messaggi dei demoni di gestione dei comandi
+ programmati (\cmd{cron} e \cmd{at}).\\
+ \macro{LOG\_DAEMON} & Demoni di sistema.\\
+ \macro{LOG\_FTP} & Server FTP.\\
+ \macro{LOG\_KERN} & Messaggi del kernel\\
+ \macro{LOG\_LOCAL0} & Riservato all'amministratore per uso locale\\
+ --- & \\
+ \macro{LOG\_LOCAL7} & Riservato all'amministratore per uso locale\\
+ \macro{LOG\_LPR} & Messaggi del sistema di gestione delle stampanti \\
+ \macro{LOG\_MAIL} & Messaggi del sistema di posta elettronica\\
+ \macro{LOG\_NEWS} & Messaggi del sistema di gestione delle news
+ (USENET) \\
+ \macro{LOG\_SYSLOG} & Messaggi generati dallo stesso \cmd{syslogd}\\
+ \macro{LOG\_USER} & Messaggi generici a livello utente\\
+ \macro{LOG\_UUCP} & Messaggi del sistema UUCP\\
+\hline
+\end{tabular}
+\caption{Valori possibili per l'argomento \param{facility} di \func{openlog}.}
+\label{tab:sess_syslog_facility}
+\end{table}
+
+L'argomento \param{option} serve invece per controllare il comportamento della
+funzione \func{openlog} e delle modalità con cui le successive chiamate
+scriveranno i messaggi, esso viene specificato come maschera binaria composta
+con un OR aritmetico di una qualunque delle costanti riportate in
+\tabref{tab:sess_openlog_option}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+\centering
+\begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+\hline
+\textbf{Valore}& \textbf{Significato}\\
+\hline
+\hline
+\macro{LOG\_CONS} & Scrive sulla console quando. \\
+\macro{LOG\_NDELAY} & Sostituisce \macro{LOG\_AUTH}.\\
+\macro{LOG\_NOWAIT} & Messaggi dei demoni di gestione dei comandi
+ programmati (\cmd{cron} e \cmd{at}).\\
+\macro{LOG\_ODELAY} & .\\
+\macro{LOG\_PERROR} & Stampa anche su \file{stderr}.\\
+\macro{LOG\_PID} & Inserisce nei messaggi il \acr{pid} del processo
+ chiamante. \\
+\hline
+\end{tabular}
+\caption{Valori possibili per l'argomento \param{option} di \func{openlog}.}
+\label{tab:sess_openlog_option}
+\end{table}
+
+La funzione che si usa per generare un messaggio è \func{syslog}, dato che
+l'uso di \func{openlog} è ozionale, sarà quest'ultima a provvede a chiamare la
+prima qualora ciò non sia stato fatto (nel qual caso il valore di
+\param{ident} è nullo). Il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{syslog.h}
+{void syslog(int priority, const char *format, ...)}
+
+Genera un messaggio di priorità \param{priority}.
+
+\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{prototype}