+Queste funzioni sono un'estensione allo standard POSIX.1 (ma sono comunque
+supportate dalla maggior parte degli Unix) e usate per cambiare gli
+\textit{effective id}; i loro prototipi sono:
+\begin{functions}
+\headdecl{unistd.h}
+\headdecl{sys/types.h}
+
+\funcdecl{int seteuid(uid\_t uid)} Setta l'\textit{effective user id} del
+processo corrente a \var{uid}.
+
+\funcdecl{int setegid(gid\_t gid)} Setta l'\textit{effective group id} del
+processo corrente a \var{gid}.
+
+\bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in caso
+ di fallimento: l'unico errore possibile è \macro{EPERM}.}
+\end{functions}
+
+Gli utenti normali possono settare l'\textit{effective id} solo al valore del
+\textit{real id} o del \textit{saved id}, l'amministratore può specificare
+qualunque valore. Queste funzioni sono usate per permettere a root di settare
+solo l'\textit{effective id}, dato che l'uso normale di \func{setuid} comporta
+il settaggio di tutti gli identificatori.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{setresuid} e \func{setresgid}}
+\label{sec:proc_setresuid}
+
+Queste due funzioni sono una estensione introdotta in Linux dal kernel 2.1.44,
+e permettono un completo controllo su tutti gli identificatori (\textit{real},
+\textit{effective} e \textit{saved}), i prototipi sono:
+\begin{functions}
+\headdecl{unistd.h}
+\headdecl{sys/types.h}
+
+\funcdecl{int setresuid(uid\_t ruid, uid\_t euid, uid\_t suid)} Setta il
+\textit{real user id}, l'\textit{effective user id} e il \textit{saved user
+ id} del processo corrente ai valori specificati rispettivamente da
+\var{ruid}, \var{euid} e \var{suid}.
+
+\funcdecl{int setresgid(gid\_t rgid, gid\_t egid, gid\_t sgid)} Setta il
+\textit{real group id}, l'\textit{effective group id} e il \textit{saved group
+ id} del processo corrente ai valori specificati rispettivamente da
+\var{rgid}, \var{egid} e \var{sgid}.
+
+\bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in caso
+ di fallimento: l'unico errore possibile è \macro{EPERM}.}
+\end{functions}
+
+I processi non privilegiati possono cambiare uno qualunque degli
+identificatori usando uno qualunque dei valori correnti di \textit{real id},
+\textit{effective id} o \textit{saved id}, l'amministratore può specificare i
+valori che vuole; un valore di -1 per un qualunque parametro lascia inalterato
+l'identificatore corrispondente.
+
+Per queste funzioni esistono anche due controparti che permettono di leggere
+in blocco i vari identificatori: \func{getresuid} e \func{getresgid}; i loro
+prototipi sono:
+\begin{functions}
+\headdecl{unistd.h}
+\headdecl{sys/types.h}
+
+\funcdecl{int getresuid(uid\_t *ruid, uid\_t *euid, uid\_t *suid)} Legge il
+\textit{real user id}, l'\textit{effective user id} e il \textit{saved user
+ id} del processo corrente.
+
+\funcdecl{int getresgid(gid\_t *rgid, gid\_t *egid, gid\_t *sgid)} Legge il
+\textit{real group id}, l'\textit{effective group id} e il \textit{saved group
+ id} del processo corrente.
+
+\bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ fallimento: l'unico errore possibile è \macro{EFAULT} se gli indirizzi delle
+ variabili di ritorno non sono validi.}
+\end{functions}
+
+Anche queste funzioni sono una estensione specifica di Linux, e non richiedono
+nessun privilegio. I valori sono restituiti negli argomenti, che vanno
+specificati come puntatori (è un'altro esempio di \textit{value result
+ argument}). Si noti che queste funzioni sono le uniche in grado di leggere i
+\textit{saved id}.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{setfsuid} e \func{setfsgid}}
+\label{sec:proc_setfsuid}
+
+Queste funzioni sono usate per settare gli identificatori usati da Linux per
+il controllo dell'accesso ai file. Come già accennato in
+\secref{sec:proc_access_id} in Linux è definito questo ulteriore gruppo di
+identificatori, che di norma sono assolutamente equivalenti agli
+\textit{effective id}, dato che ogni cambiamento di questi ultimi viene
+immediatamente riportato sui \textit{filesystem id}.
+
+C'è un solo caso in cui si ha necessità di introdurre una differenza fra
+\textit{effective id} e \textit{filesystem id}, ed è per ovviare ad un
+problema di sicurezza che si presenta quando si deve implementare un server
+NFS. Il server NFS infatti deve poter cambiare l'identificatore con cui accede
+ai file per assumere l'identità del singolo utente remoto, ma se questo viene
+fatto cambiando l'\textit{effective id} o il \textit{real id} il server si
+espone alla ricezione di eventuali segnali ostili da parte dell'utente di cui
+ha temporaneamente assunto l'identità. Cambiando solo il \textit{filesystem
+ id} si ottengono i privilegi necessari per accedere ai file, mantenendo
+quelli originari per quanto riguarda tutti gli altri controlli di accesso,
+così che l'utente non possa inviare segnali al server NFS.
+
+Le due funzioni usate per cambiare questi identificatori sono \func{setfsuid}
+e \func{setfsgid}, ovviamente sono specifiche di Linux e non devono essere
+usate se si intendono scrivere programmi portabili; i loro prototipi sono:
+\begin{functions}
+\headdecl{sys/fsuid.h}
+
+\funcdecl{int setfsuid(uid\_t fsuid)} Setta il \textit{filesystem user id} del
+processo corrente a \var{fsuid}.
+
+\funcdecl{int setfsgid(gid\_t fsgid)} Setta l'\textit{filesystem group id} del
+processo corrente a \var{fsgid}.
+
+\bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 in caso
+ di fallimento: l'unico errore possibile è \macro{EPERM}.}
+\end{functions}
+\noindent queste funzioni hanno successo solo se il processo chiamante ha i
+privilegi di amministratore o, per gli altri utenti, se il valore specificato
+coincide con uno dei \textit{real}, \textit{effective} o \textit{saved id}.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{setgroups} e \func{getgroups}}
+\label{sec:proc_setgroups}
+
+Le ultime funzioni che esamineremo sono quelle sono quelle che permettono di
+operare sui gruppi supplementari. Ogni processo può avere fino a
+\macro{NGROUPS\_MAX} gruppi supplementari in aggiunta al gruppo primario,
+questi vengono ereditati dal processo padre e possono essere cambiati con
+queste funzioni.
+
+La funzione che permette di leggere i gruppi supplementari è \func{getgroups};
+questa funzione è definita nello standard POSIX ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{unistd.h}
+
+ \funcdecl{int getgroups(int size, gid\_t list[])} Legge gli identificatori
+ dei gruppi supplementari del processo sul vettore \param{list} di dimensione
+ \param{size}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il numero di gruppi letti in caso di
+ successo e -1 in caso di fallimento, nel qual caso \var{errno} viene
+ settata a:
+ \begin{errlist}
+ \item[\macro{EFAULT}] \param{list} non ha un indirizzo valido.
+ \item[\macro{EINVAL}] il valore di \param{size} è diverso da zero ma
+ minore del numero di gruppi supplementari del processo.
+ \end{errlist}}
+\end{functions}
+\noindent non è specificato se la funzione inserisca o meno nella lista
+l'\textit{effective user id} del processo. Se si specifica un valore di
+\param{size} uguale a 0 \param{list} non viene modificato, ma si ottiene il
+numero di gruppi supplementari.
+
+Una seconda funzione, \func{getgrouplist}, può invece essere usata per
+ottenere tutti i gruppi a cui appartiene un utente; il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{grp.h}
+
+ \funcdecl{int getgrouplist(const char *user, gid\_t group, gid\_t *groups,
+ int *ngroups)} Legge i gruppi supplementari dell'utente \param{user}.
+
+ \bodydesc{La funzione legge fino ad un massimo di \param{ngroups} valori,
+ restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di fallimento.}
+\end{functions}
+\noindent la funzione esegue una scansione del database dei gruppi (si veda
+\secref{sec:sys_user_group}) e ritorna in \param{groups} la lista di quelli a
+cui l'utente appartiene. Si noti che \param{ngroups} è passato come puntatore
+perché qualora il valore specificato sia troppo piccolo la funzione ritorna -1
+e passando indietro il numero dei gruppi trovati.
+
+Per settare i gruppi supplementari di un processo ci sono due funzioni, che
+possono essere usate solo se si hanno i privilegi di amministratore. La prima
+delle due è \func{setgroups}, ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{grp.h}
+
+ \funcdecl{int setgroups(size\_t size, gid\_t *list)} Setta i gruppi
+ supplementari del processo ai valori specificati in \param{list}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ fallimento, nel qual caso \var{errno} viene settata a:
+ \begin{errlist}
+ \item[\macro{EFAULT}] \param{list} non ha un indirizzo valido.
+ \item[\macro{EPERM}] il processo non ha i privilegi di amministratore.
+ \item[\macro{EINVAL}] il valore di \param{size} è maggiore del valore
+ massimo (\macro{NGROUPS}, che per Linux è 32).
+ \end{errlist}}
+\end{functions}
+
+Se invece si vogliono settare i gruppi supplementari del processo a quelli di
+un utente specifico si può usare \func{initgroups} il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{grp.h}
+
+ \funcdecl{int initgroups(const char *user, gid\_t group)} Setta i gruppi
+ supplementari del processo a quelli di cui è membro l'utente \param{user},
+ aggiungendo il gruppo addizionale \param{group}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ fallimento, nel qual caso \var{errno} viene settata agli stessi valori di
+ \func{setgroups} più \macro{ENOMEM} quando non c'è memoria sufficiente per
+ allocare lo spazio per informazioni dei gruppi.}
+\end{functions}
+
+La funzione esegue la scansione del database dei gruppi (usualmente
+\file{/etc/groups}) cercando i gruppi di cui è membro \param{user} costruendo
+una lista di gruppi supplementari a cui aggiunge \param{group}, che poi setta
+usando \func{setgroups}.
+
+Si tenga presente che sia \func{setgroups} che \func{initgroups} non sono
+definite nello standard POSIX.1 e che pertanto non è possibile utilizzarle
+quando si definisce \macro{\_POSIX\_SOURCE} o si compila con il flag
+\cmd{-ansi}.
+
+
+\section{La gestione della priorità di esecuzione}
+\label{sec:proc_priority}
+
+In questa sezione tratteremo più approfonditamente i meccanismi con il quale
+lo \textit{scheduler}\footnote{che è la parte del kernel che si occupa di
+ stabilire quale processo dovrà essere posto in esecuzione.} assegna la CPU
+ai vari processi attivi. In particolare prendremo in esame i vari meccanismi
+con cui viene gestita l'assgnazione del tempo di CPU, ed illustreremo le varie
+funzioni di gestione.
+
+
+\subsection{I meccanismi di \textit{scheduling}}
+\label{sec:proc_sched}
+
+La scelta di un meccanismo che sia in grado di distribuire in maniera efficace
+il tempo di CPU per l'esecuzione dei processi è sempre una questione delicata,
+ed oggetto di numerose ricerche; in ogni caso essa dipende in maniera
+essenziale anche dal tipo di utilizzo che deve essere fatto del sistema.
+
+La cosa è resa ancora più complicata dal fatto che con sistemi
+multi-processore si introduce anche la complessità dovuta alla scelta di quale
+sia la CPU più opportuna da utilizzare.\footnote{nei processori moderni la
+ presenza di ampie cache può rendere poco efficiente trasferire l'esecuzione
+ di un processo da una CPU ad un'altra, per cui occorrono meccanismi per
+ determininare quale è la migliore scelta fra le diverse CPU.} Tutto questo
+comunque appartiene alle sottigliezze dell'implementazione del kernel, e dal
+punto di vista dei programmi che girano in user space di può pensare sempre
+alla risorsa tempo di esecuzione, governata dagli stessi mecca, che nel caso
+di più processori sarà a disposizione di più di un processo alla volta.
+
+Si tenga presente inoltre che l'utilizzo della CPU è soltanto una delle
+risorse (insieme alla memoria e all'accesso alle periferiche) che sono
+necessarie per l'esecuzione di un programma, e spesso non è neanche la più
+importante. Per questo non è affatto detto che dare ad un programma la massima
+priorità di esecuzione abbia risultati significativi in termini di
+prestazioni.
+
+La politica tradizionale di scheduling di Unix (che tratteremo in
+\secref{sec:proc_sched_stand}) è sempre stata basata su delle priorità
+dinamiche, che assicurassaro che tutti i processi, anche i meno importanti,
+potessero ricevere un po' di tempo di CPU.
+
+Lo standard POSIX però per tenere conto dei sistemi real-time,\footnote{per
+ sistema real-time si intende un sistema in grado di eseguire operazioni in
+ tempo reale; in genere si tende a distinguere fra l'\textit{hard real-time}
+ in cui è necessario che i tempi di esecuzione di un programma siano
+ determinabili con certezza assoluta, come nel caso di meccanismi di
+ controllo di macchine, dove uno sforamento dei tempi avrebbe conseguenze
+ disastrose, e \textit{soft-real-time} in cui un occasionale sforamento è
+ ritenuto accettabile.} in cui è vitale che i processi in che devono essere
+eseguiti in un determinato momento non debbano aspettare la conclusione di un
+altri processi che non hanno questa necessità, ha introdotto il concetto di
+\textsl{priorità assoluta}, chimata anche \textsl{priorità statica}, in
+contrapposizione con la normale priorità dinamica.
+
+Il concetto di prorità assoluta dice che quando due processi si contendono
+l'esecuzione, vince sempre quello con la priorità assoluta più alta, anche,
+grazie al \textit{prehemptive scheduling}, se l'altro è in esecuzione.
+Ovviamente questo avviene solo per i processi che sono pronti per essere
+eseguiti (cioè nello stato \textit{runnable}\footnote{lo stato di un processo
+ è riportato nel campo \texttt{STAT} dell'output del comando \cmd{ps},
+ abbiamo già visto che lo stato di \textit{zombie} è indicato con \texttt{Z},
+ gli stati \textit{runnable}, \textit{sleep} e di I/O (\textit{uninteruttible
+ sleep}) sono invece indicati con \texttt{R}, \texttt{S} e \texttt{D}.}),
+la priorità assoluta viene invece ignorata per quelli che sono bloccati su una
+richiesta di I/O o in stato di \textit{sleep}.
+
+Questa viene in genere indicata con un numero
+
+
+
+
+
+\subsection{Il meccanismo di \textit{scheduling} standard}
+\label{sec:proc_sched_stand}
+
+In Linux tutti i processi hanno sostanzialmente la stessa priorità; benché sia
+possibile specificare una priorità assoluta secondo lo standard POSIX
+(argomento che tratteremo più avanti) l'uso comune segue quello che è il
+meccanismo tradizionale con cui i sistemi
+
+\subsection{Il meccanismo di \textit{scheduling real-time}}
+\label{sec:proc_real_time}
+
+Per settare le
+
+
+
+\section{Problematiche di programmazione multitasking}
+\label{sec:proc_multi_prog}
+
+Benché i processi siano strutturati in modo da apparire il più possibile come
+indipendenti l'uno dall'altro, nella programmazione in un sistema multitasking
+occorre tenere conto di una serie di problematiche che normalmente non
+esistono quando si ha a che fare con un sistema in cui viene eseguito un solo
+programma alla volta.
+
+Pur essendo questo argomento di carattere generale, ci è parso opportuno
+introdurre sinteticamente queste problematiche, che ritroveremo a più riprese
+in capitoli successivi, in questa sezione conclusiva del capitolo in cui
+abbiamo affrontato la gestione dei processi.
+
+
+\subsection{Le operazioni atomiche}
+\label{sec:proc_atom_oper}
+
+La nozione di \textsl{operazione atomica} deriva dal significato greco della
+parola atomo, cioè indivisibile; si dice infatti che una operazione è atomica
+quando si ha la certezza che, qualora essa venga effettuata, tutti i passaggi
+che devono essere compiuti per realizzarla verranno eseguiti senza possibilità
+di interruzione in una fase intermedia.
+
+In un ambiente multitasking il concetto è essenziale, dato che un processo può
+essere interrotto in qualunque momento dal kernel che mette in esecuzione un
+altro processo o dalla ricezione di un segnale; occorre pertanto essere
+accorti nei confronti delle possibili \textit{race condition} (vedi
+\secref{sec:proc_race_cond}) derivanti da operazioni interrotte in una fase in
+cui non erano ancora state completate.
+
+Nel caso dell'interazione fra processi la situazione è molto più semplice, ed
+occorre preoccuparsi della atomicità delle operazioni solo quando si ha a che
+fare con meccanismi di intercomunicazione (che esamineremo in dettaglio in
+\capref{cha:IPC}) o nelle operazioni con i file (vedremo alcuni esempi in
+\secref{sec:file_atomic}). In questi casi in genere l'uso delle appropriate
+funzioni di libreria per compiere le operazioni necessarie è garanzia
+sufficiente di atomicità in quanto le system call con cui esse sono realizzate
+non possono essere interrotte (o subire interferenze pericolose) da altri
+processi.
+
+Nel caso dei segnali invece la situazione è molto più delicata, in quanto lo
+stesso processo, e pure alcune system call, possono essere interrotti in
+qualunque momento, e le operazioni di un eventuale \textit{signal handler}
+sono compiute nello stesso spazio di indirizzi del processo. Per questo anche
+il solo accesso o l'assegnazione di una variabile possono non essere più
+operazioni atomiche (torneremo su questi aspetti in \secref{sec:sign_xxx}).
+
+In questo caso il sistema provvede un tipo di dato, il \type{sig\_atomic\_t},
+il cui accesso è assicurato essere atomico. In pratica comunque si può
+assumere che, in ogni piattaforma su cui è implementato Linux, il tipo
+\type{int}, gli altri interi di dimensione inferiore ed i puntatori sono
+atomici. Non è affatto detto che lo stesso valga per interi di dimensioni
+maggiori (in cui l'accesso può comportare più istruzioni in assembler) o per
+le strutture. In tutti questi casi è anche opportuno marcare come
+\type{volatile} le variabili che possono essere interessate ad accesso
+condiviso, onde evitare problemi con le ottimizzazioni del codice.
+
+
+\subsection{Le \textit{race condition} e i \textit{deadlock}}
+\label{sec:proc_race_cond}
+
+Si definiscono \textit{race condition} tutte quelle situazioni in cui processi
+diversi operano su una risorsa comune, ed in cui il risultato viene a
+dipendere dall'ordine in cui essi effettuano le loro operazioni. Il caso
+tipico è quello di una operazione che viene eseguita da un processo in più
+passi, e può essere compromessa dall'intervento di un altro processo che
+accede alla stessa risorsa quando ancora non tutti i passi sono stati
+completati.
+
+Dato che in un sistema multitasking ogni processo può essere interrotto in
+qualunque momento per farne subentrare un'altro in esecuzione, niente può
+assicurare un preciso ordine di esecuzione fra processi diversi o che una
+sezione di un programma possa essere eseguita senza interruzioni da parte di
+altri. Queste situazioni comportano pertanto errori estremamente subdoli e
+difficili da tracciare, in quanto nella maggior parte dei casi tutto
+funzionerà regolarmente, e solo occasionalmente si avranno degli errori.
+
+Per questo occorre essere ben consapevoli di queste problematiche, e del fatto
+che l'unico modo per evitarle è quello di riconoscerle come tali e prendere
+gli adeguati provvedimenti per far si che non si verifichino. Casi tipici di
+\textit{race condition} si hanno quando diversi processi accedono allo stesso
+file, o nell'accesso a meccanismi di intercomunicazione come la memoria
+condivisa. In questi casi, se non si dispone della possibilità di eseguire
+atomicamente le operazioni necessarie, occorre che quelle parti di codice in
+cui si compiono le operazioni sulle risorse condivise (le cosiddette
+\textsl{sezioni critiche}) del programma, siano opportunamente protette da
+meccanismi di sincronizzazione (torneremo su queste problematiche di questo
+tipo in \secref{sec:ipc_semaph}).
+
+Un caso particolare di \textit{race condition} sono poi i cosiddetti
+\textit{deadlock}, particolarmente gravi in quanto comportano spesso il blocco
+completo di un servizio, e non il fallimento di una singola operazione.
+L'esempio tipico di una situazione che può condurre ad un \textit{deadlock} è
+quello in cui un flag di ``occupazione'' viene rilasciato da un evento
+asincrono (come un segnale o un altro processo) fra il momento in cui lo si è
+controllato (trovandolo occupato) e la successiva operazione di attesa per lo
+sblocco. In questo caso, dato che l'evento di sblocco del flag è avvenuto
+senza che ce ne accorgessimo proprio fra il controllo e la messa in attesa,
+quest'ultima diventerà perpetua (da cui il nome di \textit{deadlock}).
+
+In tutti questi casi è di fondamentale importanza il concetto di atomicità
+visto in \secref{sec:proc_atom_oper}; questi problemi infatti possono essere
+risolti soltanto assicurandosi, quando essa sia richiesta, che sia possibile
+eseguire in maniera atomica le operazioni necessarie.
+
+
+\subsection{Le funzioni rientranti}
+\label{sec:proc_reentrant}
+
+Si dice \textsl{rientrante} una funzione che può essere interrotta in
+qualunque punto della sua esecuzione ed essere chiamata una seconda volta da
+un altro thread di esecuzione senza che questo comporti nessun problema nella
+esecuzione della stessa. La problematica è comune nella programmazione
+multi-thread, ma si hanno gli stessi problemi quando si vogliono chiamare
+delle funzioni all'interno dei manipolatori dei segnali.
+
+Fintanto che una funzione opera soltanto con le variabili locali è rientrante;
+queste infatti vengono tutte le volte allocate nello stack, e un'altra
+invocazione non fa altro che allocarne un'altra copia. Una funzione può non
+essere rientrante quando opera su memoria che non è nello stack. Ad esempio
+una funzione non è mai rientrante se usa una variabile globale o statica.
+
+Nel caso invece la funzione operi su un oggetto allocato dinamicamente la cosa
+viene a dipendere da come avvengono le operazioni; se l'oggetto è creato ogni
+volta e ritornato indietro la funzione può essere rientrante, se invece esso
+viene individuato dalla funzione stessa due chiamate alla stessa funzione
+potranno interferire quando entrambe faranno riferimento allo stesso oggetto.
+Allo stesso modo una funzione può non essere rientrante se usa e modifica un
+oggetto che le viene fornito dal chiamante: due chiamate possono interferire
+se viene passato lo stesso oggetto; in tutti questi casi occorre molta cura da
+parte del programmatore.
+
+In genere le funzioni di libreria non sono rientranti, molte di esse ad
+esempio utilizzano variabili statiche, le \acr{glibc} però mettono a
+disposizione due macro di compilatore, \macro{\_REENTRANT} e
+\macro{\_THREAD\_SAFE}, la cui definizione attiva le versioni rientranti di
+varie funzioni di libreria, che sono identificate aggiungendo il suffisso
+\code{\_r} al nome della versione normale.
+
+
+
+%%% Local Variables:
+%%% mode: latex
+%%% TeX-master: "gapil"
+%%% End: