Dopo il successo dell'esecuzione di una \func{fork} sia il processo padre che
il processo figlio continuano ad essere eseguiti normalmente a partire
-dall'istruzione successiva alla \func{fork}. Il processo figlio è una copia del
-padre, e riceve una copia dei \index{segmento!testo} segmenti di testo,
-\index{segmento!dati} dati e dello \itindex{stack} \textit{stack} (vedi
-sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}), ed esegue esattamente lo stesso codice del
-padre. Si tenga presente però che la memoria è copiata e non condivisa,
-pertanto padre e figlio vedranno variabili diverse e le eventuali modifiche
-saranno totalmente indipendenti.
+dall'istruzione successiva alla \func{fork}. Il processo figlio è una copia
+del padre, e riceve una copia dei segmenti di testo, dati e dello
+\textit{stack} (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}), ed esegue esattamente lo
+stesso codice del padre. Si tenga presente però che la memoria è copiata e non
+condivisa, pertanto padre e figlio vedranno variabili diverse e le eventuali
+modifiche saranno totalmente indipendenti.
Per quanto riguarda la gestione della memoria, in generale il
\index{segmento!testo} segmento di testo, che è identico per i due processi, è
recuperato lo stato di terminazione di tutti quanti.
Al ritorno della funzione lo stato di terminazione del figlio viene salvato
-(come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}) nella
-variabile puntata da \param{status} e tutte le risorse del kernel relative al
-processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_termination}) vengono rilasciate. Nel caso
-un processo abbia più figli il valore di ritorno della funzione sarà impostato
-al \ids{PID} del processo di cui si è ricevuto lo stato di terminazione, cosa
-che permette di identificare qual è il figlio che è terminato.
+(come \textit{value result argument}) nella variabile puntata
+da \param{status} e tutte le risorse del kernel relative al processo (vedi
+sez.~\ref{sec:proc_termination}) vengono rilasciate. Nel caso un processo
+abbia più figli il valore di ritorno della funzione sarà impostato al
+\ids{PID} del processo di cui si è ricevuto lo stato di terminazione, cosa che
+permette di identificare qual è il figlio che è terminato.
\itindend{termination~status}
interessa memorizzare lo stato si può passare un puntatore nullo. Il valore
restituito da entrambe le funzioni dipende dall'implementazione, ma
tradizionalmente gli 8 bit meno significativi sono riservati per memorizzare
-lo \itindex{exit~status} stato di uscita del processo, e gli altri per
-indicare il segnale che ha causato la terminazione (in caso di conclusione
-anomala), uno per indicare se è stato generato un \textit{core dump} (vedi
-sez.~\ref{sec:sig_standard}), ecc.\footnote{le definizioni esatte si possono
- trovare in \file{<bits/waitstatus.h>} ma questo file non deve mai essere
- usato direttamente, esso viene incluso attraverso \file{<sys/wait.h>}.}
+lo stato di uscita del processo, e gli altri per indicare il segnale che ha
+causato la terminazione (in caso di conclusione anomala), uno per indicare se
+è stato generato un \textit{core dump} (vedi sez.~\ref{sec:sig_standard}),
+ecc.\footnote{le definizioni esatte si possono trovare in
+ \file{<bits/waitstatus.h>} ma questo file non deve mai essere usato
+ direttamente, esso viene incluso attraverso \file{<sys/wait.h>}.}
\begin{table}[!htb]
\centering
processo chiama una di queste funzioni esso viene completamente sostituito dal
nuovo programma, il \ids{PID} del processo non cambia, dato che non viene
creato un nuovo processo, la funzione semplicemente rimpiazza lo
-\itindex{stack} \textit{stack}, i \index{segmento!dati} dati ed il
-\index{segmento!testo} testo del processo corrente con un nuovo programma
-letto da disco, eseguendo il \itindex{link-loader} \textit{link-loader} con
-gli effetti illustrati in sez.~\ref{sec:proc_main}.
+\textit{stack}, i dati ed il testo del processo corrente con un nuovo
+programma letto da disco, eseguendo il \textit{link-loader} con gli effetti
+illustrati in sez.~\ref{sec:proc_main}.
Ci sono sei diverse versioni di \func{exec} (per questo la si è chiamata
famiglia di funzioni) che possono essere usate per questo compito, in realtà
(\ids{PPID});
\item l'\textsl{user-ID reale}, il \textsl{group-ID reale} ed i
\textsl{group-ID supplementari} (vedi sez.~\ref{sec:proc_access_id});
-\item la directory radice e la directory di lavoro corrente (vedi
- sez.~\ref{sec:file_work_dir});
-\item la maschera di creazione dei file \itindex{umask} (\textit{umask}, vedi
+\item la directory radice (vedi sez.~\ref{sec:file_chroot}) e la directory di
+ lavoro corrente (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir});
+\item la maschera di creazione dei file (\textit{umask}, vedi
sez.~\ref{sec:file_perm_management}) ed i \textit{lock} sui file (vedi
sez.~\ref{sec:file_locking});
\item il valori di \textit{nice}, le priorità real-time e le affinità di
\item le mappature dei file in memoria (vedi sez.~\ref{sec:file_memory_map});
\item i segmenti di memoria condivisa SysV (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv_shm})
e POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_shm});
-\item i \itindex{memory~locking} \textit{memory lock} (vedi
- sez.~\ref{sec:proc_mem_lock});
+\item i \textit{memory lock} (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_lock});
\item le funzioni registrate all'uscita (vedi sez.~\ref{sec:proc_atexit});
\item i semafori e le code di messaggi POSIX (vedi
sez.~\ref{sec:ipc_posix_sem} e sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq});
Anche queste funzioni sono un'estensione specifica di Linux, e non richiedono
nessun privilegio. I valori sono restituiti negli argomenti, che vanno
-specificati come puntatori (è un altro esempio di
-\itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}). Si noti che
-queste funzioni sono le uniche in grado di leggere gli identificatori del
-gruppo \textit{saved}.
+specificati come puntatori (è un altro esempio di \textit{value result
+ argument}). Si noti che queste funzioni sono le uniche in grado di leggere
+gli identificatori del gruppo \textit{saved}.
Infine le funzioni \func{setfsuid} e \func{setfsgid} servono per impostare gli
identificatori del gruppo \textit{filesystem} che sono usati da Linux per il
l'argomento \param{user}. Ritorna poi nel vettore \param{groups} la lista dei
\ids{GID} dei gruppi a cui l'utente appartiene. Si noti che \param{ngroups},
che in ingresso deve indicare la dimensione di \param{group}, è passato come
-\itindex{value~result~argument} \textit{value result argument} perché, qualora
-il valore specificato sia troppo piccolo, la funzione ritorna $-1$, passando
-comunque indietro il numero dei gruppi trovati, in modo da poter ripetere la
-chiamata con un vettore di dimensioni adeguate.
+\textit{value result argument} perché, qualora il valore specificato sia
+troppo piccolo, la funzione ritorna $-1$, passando comunque indietro il numero
+dei gruppi trovati, in modo da poter ripetere la chiamata con un vettore di
+dimensioni adeguate.
Infine per impostare i gruppi supplementari di un processo ci sono due
funzioni, che possono essere usate solo se si hanno i privilegi di
\textit{real-time} (o nel caso di Adeos gestiti dalle code del nano-kernel),
in modo da poterli controllare direttamente qualora ci sia la necessità di
avere un processo con priorità più elevata di un \textit{interrupt
- handler}.} mentre con l'incorrere in un \itindex{page~fault} \textit{page
- fault} si possono avere ritardi non previsti. Se l'ultimo problema può
-essere aggirato attraverso l'uso delle funzioni di controllo della memoria
-virtuale (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}), il primo non è superabile e può
-comportare ritardi non prevedibili riguardo ai tempi di esecuzione di
-qualunque processo.
+ handler}.} mentre con l'incorrere in un \textit{page fault} si possono
+avere ritardi non previsti. Se l'ultimo problema può essere aggirato
+attraverso l'uso delle funzioni di controllo della memoria virtuale (vedi
+sez.~\ref{sec:proc_mem_lock}), il primo non è superabile e può comportare
+ritardi non prevedibili riguardo ai tempi di esecuzione di qualunque processo.
Nonostante questo, ed in particolare con una serie di miglioramenti che sono
stati introdotti nello sviluppo del kernel,\footnote{in particolare a partire
maschera binaria: nei casi più comuni potrebbe bastare un intero a 32 bit, in
cui ogni bit corrisponde ad un processore, ma oggi esistono architetture in
cui questo numero può non essere sufficiente, e per questo è stato creato
-questo \index{tipo!opaco} tipo opaco e una interfaccia di gestione che
-permette di usare a basso livello un tipo di dato qualunque rendendosi
-indipendenti dal numero di bit e dalla loro disposizione. Per questo le
-funzioni richiedono anche che oltre all'insieme di processori si indichi anche
-la dimensione dello stesso con l'argomento \param{setsize}, per il quale, se
-non si usa l'allocazione dinamica che vedremo a breve, ed è in genere
-sufficiente passare il valore \code{sizeof(cpu\_set\_t)}.
+questo tipo opaco e una interfaccia di gestione che permette di usare a basso
+livello un tipo di dato qualunque rendendosi indipendenti dal numero di bit e
+dalla loro disposizione. Per questo le funzioni richiedono anche che oltre
+all'insieme di processori si indichi anche la dimensione dello stesso con
+l'argomento \param{setsize}, per il quale, se non si usa l'allocazione
+dinamica che vedremo a breve, ed è in genere sufficiente passare il valore
+\code{sizeof(cpu\_set\_t)}.
L'interfaccia di gestione degli insiemi di processori, oltre alla definizione
del tipo \type{cpu\_set\_t}, prevede una serie di macro di preprocessore per
lo stato corrente del flag che controlla la effettiva generazione dei
\textit{core dump}. Introdotta a partire dal kernel 2.3.20.
-\item[\const{PR\_SET\_ENDIAN}] Imposta la \itindex{endianness}
- \textit{endianness} del processo chiamante secondo il valore fornito
- in \param{arg2}. I valori possibili sono sono: \const{PR\_ENDIAN\_BIG}
- (\textit{big endian}), \const{PR\_ENDIAN\_LITTLE} (\textit{little endian}),
- e \const{PR\_ENDIAN\_PPC\_LITTLE} (lo pseudo \textit{little endian} del
+\item[\const{PR\_SET\_ENDIAN}] Imposta la \textit{endianness} del processo
+ chiamante secondo il valore fornito in \param{arg2}. I valori possibili sono
+ sono: \const{PR\_ENDIAN\_BIG} (\textit{big endian}),
+ \const{PR\_ENDIAN\_LITTLE} (\textit{little endian}), e
+ \const{PR\_ENDIAN\_PPC\_LITTLE} (lo pseudo \textit{little endian} del
PowerPC). Introdotta a partire dal kernel 2.6.18, solo per architettura
PowerPC.
-\item[\const{PR\_GET\_ENDIAN}] Ottiene il valore della \itindex{endianness}
- \textit{endianness} del processo chiamante, salvato sulla variabile puntata
- da \param{arg2} che deve essere passata come di tipo ``\ctyp{int
- *}''. Introdotta a partire dal kernel 2.6.18, solo su PowerPC.
+\item[\const{PR\_GET\_ENDIAN}] Ottiene il valore della \textit{endianness} del
+ processo chiamante, salvato sulla variabile puntata da \param{arg2} che deve
+ essere passata come di tipo ``\ctyp{int *}''. Introdotta a partire dal
+ kernel 2.6.18, solo su PowerPC.
\item[\const{PR\_SET\_FPEMU}] Imposta i bit di controllo per l'emulazione
della virgola mobile su architettura ia64, secondo il valore
La \textit{system call} richiede soltanto due argomenti: il
primo, \param{flags}, consente di controllare le modalità di creazione del
nuovo \textit{task}, il secondo, \param{child\_stack}, imposta l'indirizzo
-dello \itindex{stack} \textit{stack} per il nuovo \textit{task}, e deve essere
-indicato quando si intende creare un \textit{thread}. L'esecuzione del
-programma creato da \func{sys\_clone} riprende, come per \func{fork}, da
-dopo l'esecuzione della stessa.
-
-La necessità di avere uno \itindex{stack} \textit{stack} alternativo c'è solo
-quando si intende creare un \textit{thread}, in tal caso infatti il nuovo
-\textit{task} vede esattamente la stessa memoria del \textit{task}
+dello \textit{stack} per il nuovo \textit{task}, e deve essere indicato quando
+si intende creare un \textit{thread}. L'esecuzione del programma creato da
+\func{sys\_clone} riprende, come per \func{fork}, da dopo l'esecuzione della
+stessa.
+
+La necessità di avere uno \textit{stack} alternativo c'è solo quando si
+intende creare un \textit{thread}, in tal caso infatti il nuovo \textit{task}
+vede esattamente la stessa memoria del \textit{task}
``\textsl{padre}'',\footnote{in questo caso per padre si intende semplicemente
il \textit{task} che ha eseguito \func{sys\_clone} rispetto al \textit{task}
da essa creato, senza nessuna delle implicazioni che il concetto ha per i
illustreremo in dettaglio in sez.~\ref{sec:file_shared_access}.
\item[\const{CLONE\_FS}] se questo flag viene impostato il nuovo processo
- condividerà con il padre le informazioni
+ condividerà con il padre le informazioni relative all'albero dei file, ed in
+ particolare avrà la stessa radice (vedi sez.~\ref{sec:file_chroot}), la
+ stessa directory di lavoro (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}) e la stessa
+ \textit{umask} (sez.~\ref{sec:file_perm_management}). Una modifica di una
+ qualunque di queste caratteristiche in un processo, avrà effetto anche
+ sull'altro. Se assente il nuovo processo riceverà una copia delle precedenti
+ informazioni, che saranno così indipendenti per i due processi.
\item[\const{CLONE\_IO}]
\item[\const{CLONE\_NEWIPC}]
file, o nell'accesso a meccanismi di intercomunicazione come la memoria
condivisa.
+\index{sezione~critica|(}
+
In questi casi, se non si dispone della possibilità di eseguire atomicamente
le operazioni necessarie, occorre che quelle parti di codice in cui si
-compiono le operazioni sulle risorse condivise (le cosiddette
-\index{sezione~critica} \textsl{sezioni critiche}) del programma, siano
-opportunamente protette da meccanismi di sincronizzazione (torneremo su queste
-problematiche di questo tipo in cap.~\ref{cha:IPC}).
+compiono le operazioni sulle risorse condivise, quelle che in genere vengono
+denominate ``\textsl{sezioni critiche}'' del programma, siano opportunamente
+protette da meccanismi di sincronizzazione (vedremo alcune problematiche di
+questo tipo in cap.~\ref{cha:IPC}).
+
+\index{sezione~critica|)}
Nel caso dei \textit{thread} invece la situazione è molto più delicata e
sostanzialmente qualunque accesso in memoria (a buffer, variabili o altro) può
di sincronizzazione che anche in questo caso sono disponibili (torneremo su
queste problematiche di questo tipo in cap.~\ref{sez:thread_xxx})
-\itindbeg{deadlock} Un caso particolare di \textit{race condition} sono poi i
-cosiddetti \textit{deadlock} (traducibile in \textsl{condizione di stallo}),
-che particolarmente gravi in quanto comportano spesso il blocco completo di un
+\itindbeg{deadlock}
+
+Un caso particolare di \textit{race condition} sono poi i cosiddetti
+\textit{deadlock} (traducibile in \textsl{condizione di stallo}), che
+particolarmente gravi in quanto comportano spesso il blocco completo di un
servizio, e non il fallimento di una singola operazione. Per definizione un
\textit{deadlock} è una situazione in cui due o più processi non sono più in
grado di proseguire perché ciascuno aspetta il risultato di una operazione che
Si dice \textsl{rientrante} una funzione che può essere interrotta in
qualunque punto della sua esecuzione ed essere chiamata una seconda volta da
-un altro \itindex{thread} \textit{thread} di esecuzione senza che questo
-comporti nessun problema nell'esecuzione della stessa. La problematica è
-comune nella programmazione \itindex{thread} \textit{multi-thread}, ma si
-hanno gli stessi problemi quando si vogliono chiamare delle funzioni
-all'interno dei gestori dei segnali.
+un altro \textit{thread} di esecuzione senza che questo comporti nessun
+problema nell'esecuzione della stessa. La problematica è comune nella
+programmazione \textit{multi-thread}, ma si hanno gli stessi problemi quando
+si vogliono chiamare delle funzioni all'interno dei gestori dei segnali.
Fintanto che una funzione opera soltanto con le variabili locali è rientrante;
-queste infatti vengono allocate nello \itindex{stack} \textit{stack}, ed
-un'altra invocazione non fa altro che allocarne un'altra copia. Una funzione
-può non essere rientrante quando opera su memoria che non è nello
-\itindex{stack} \textit{stack}. Ad esempio una funzione non è mai rientrante
-se usa una \index{variabili!globali} variabile globale o
-\index{variabili!statiche} statica.
+queste infatti vengono allocate nello \textit{stack}, ed un'altra invocazione
+non fa altro che allocarne un'altra copia. Una funzione può non essere
+rientrante quando opera su memoria che non è nello \textit{stack}. Ad esempio
+una funzione non è mai rientrante se usa una variabile globale o statica.
Nel caso invece la funzione operi su un oggetto allocato dinamicamente, la
cosa viene a dipendere da come avvengono le operazioni: se l'oggetto è creato
parte del programmatore.
In genere le funzioni di libreria non sono rientranti, molte di esse ad
-esempio utilizzano \index{variabili!statiche} variabili statiche, la
-\acr{glibc} però mette a disposizione due macro di compilatore,
-\macro{\_REENTRANT} e \macro{\_THREAD\_SAFE}, la cui definizione attiva le
-versioni rientranti di varie funzioni di libreria, che sono identificate
-aggiungendo il suffisso \code{\_r} al nome della versione normale.
+esempio utilizzano variabili statiche, la \acr{glibc} però mette a
+disposizione due macro di compilatore, \macro{\_REENTRANT} e
+\macro{\_THREAD\_SAFE}, la cui definizione attiva le versioni rientranti di
+varie funzioni di libreria, che sono identificate aggiungendo il suffisso
+\code{\_r} al nome della versione normale.
\index{funzioni!rientranti|)}