-figli è stato eseguito per primo il padre. In generale l'ordine di esecuzione
-dipenderà dalla situazione particolare in si trova la macchina al momento
-della chiamata, risultando del tutto impredicibile, per questo motivo se i due
-processi devono essere sincronizzati occorrerà ricorrere ad un opportuno
-meccanismo di intercomunicazione.
-
-Si ricordi inoltre che, essendo i segmenti di memoria utilizzati dai singoli
-processi completamente separati, le modifiche delle variabili nei processi
-figli (come l'incremento di \var{i} in \texttt{\small 33}) saranno effettive
-solo per essi, e non hanno alcun effetto sul valore che le stesse variabili
-hanno nel processo padre.
-
-
+figli è stato eseguito per primo il padre.
+
+In generale l'ordine di esecuzione dipenderà, oltre che dall'algoritmo di
+scheduling usato dal kernel, dalla particolare situazione in si trova la
+macchina al momento della chiamata, risultando del tutto impredicibile.
+Eseguendo più volte il programma di prova, si sono ottenute situazioni
+completamente diverse, compreso caso in cui il processo padre ha eseguito più
+di una \func{fork} prima che uno dei figli venisse messo in
+esecuzione.
+
+Pertanto non si può fare nessuna assunzione sulla sequenza di esecuzione delle
+istruzioni del codice fra padre e figli, e se è necessaria una qualche forma
+di precedenza occorrerà provvedere ad espliciti meccanismi di
+sincronizzazione, pena il rischio di incorrere nelle cosiddette \textit{race
+ conditions}.
+
+Si ricordi inoltre che come accennato, essendo i segmenti di memoria
+utilizzati dai singoli processi completamente separati, le modifiche delle
+variabili nei processi figli (come l'incremento di \var{i} in \texttt{\small
+ 33}) saranno effettive solo per essi, e non hanno alcun effetto sul valore
+che le stesse variabili hanno nel processo padre.