ambiente e dal contenuto del file \conffile{/etc/ld.so.conf}, che consentono
di elencare le directory un cui cercare le librerie e determinare quali
verranno utilizzate. In particolare con la variabile di ambiente
-\texttt{LD\_LIBRARY\_PATH} si possono indicare ulteriori directory rispetto a
+\envvar{LD\_LIBRARY\_PATH} si possono indicare ulteriori directory rispetto a
quelle di sistema in cui inserire versioni personali delle librerie che hanno
la precedenza su quelle di sistema, mentre con la variabile di ambiente
-\texttt{LD\_PRELOAD} si può passare direttamente una lista di file di librerie
+\envvar{LD\_PRELOAD} si può passare direttamente una lista di file di librerie
condivise da usare al posto di quelli di sistema. In questo modo è possibile
effettuare lo sviluppo o il test di nuove librerie senza dover sostituire
quelle di sistema. Ulteriori dettagli sono riportati nella pagina di manuale
sez.~3.1.2 di \cite{AGL}.
Una volta completate le operazioni di inizializzazione di \cmd{ld-linux.so}, il
-sistema fa partire qualunque programma chiamando la funzione \func{main}. Sta
+sistema fa partire qualunque programma chiamando la funzione \code{main}. Sta
al programmatore chiamare così la funzione principale del programma da cui si
suppone che inizi l'esecuzione. In ogni caso senza questa funzione lo stesso
\textit{link-loader} darebbe luogo ad errori. Lo standard ISO C specifica che
-la funzione \func{main} può non avere argomenti o prendere due argomenti che
+la funzione \code{main} può non avere argomenti o prendere due argomenti che
rappresentano gli argomenti passati da linea di comando (su cui torneremo in
sez.~\ref{sec:proc_par_format}), in sostanza un prototipo che va sempre bene è
il seguente:
\itindend{link-loader}
In realtà nei sistemi Unix esiste un altro modo per definire la funzione
-\func{main}, che prevede la presenza di un terzo argomento, \code{char
+\code{main}, che prevede la presenza di un terzo argomento, \code{char
*envp[]}, che fornisce l'\textsl{ambiente} del programma; questa forma però
non è prevista dallo standard POSIX.1 per cui se si vogliono scrivere
programmi portabili è meglio evitarla. Per accedere all'ambiente, come vedremo
viene sempre definita automaticamente.
Ogni programma viene fatto partire mettendo in esecuzione il codice contenuto
-nella funzione \func{main}, ogni altra funzione usata dal programma, che sia
+nella funzione \code{main}, ogni altra funzione usata dal programma, che sia
ottenuta da una libreria condivisa, o che sia direttamente definita nel
-codice, dovrà essere invocata a partire dal codice di \func{main}. Nel caso di
+codice, dovrà essere invocata a partire dal codice di \code{main}. Nel caso di
funzioni definite nel programma occorre tenere conto che, nel momento stesso
in cui si usano le librerie di sistema (vale a dire la \acr{glibc}) alcuni
nomi sono riservati e non possono essere utilizzati.
il controllo e la conversione del tipo di caratteri,
\item i nomi che iniziano con ``\texttt{LC\_}'' e costituiti
da lettere maiuscole che possono essere usato per macro attinenti la
- localizzazione (vedi sez.~\ref{sec:proc_localization}),
+ localizzazione,% mettere in seguito (vedi sez.~\ref{sec:proc_localization}),
\item nomi che iniziano con ``\texttt{SIG}'' o ``\texttt{SIG\_}'' e costituiti
da lettere maiuscole che potrebbero essere usati per nuovi nomi di segnale
(vedi sez.~\ref{sec:sig_classification}),
& ANSI C& POSIX& \\
\hline
\hline
- \file{assert.h}&$\bullet$& -- & Verifica le asserzioni fatte in un
- programma.\\
- \file{ctype.h} &$\bullet$& -- & Tipi standard.\\
- \file{dirent.h}& -- &$\bullet$& Manipolazione delle directory.\\
- \file{errno.h} & -- &$\bullet$& Errori di sistema.\\
- \file{fcntl.h} & -- &$\bullet$& Controllo sulle opzioni dei file.\\
- \file{limits.h}& -- &$\bullet$& Limiti e parametri del sistema.\\
- \file{malloc.h}&$\bullet$& -- & Allocazione della memoria.\\
- \file{setjmp.h}&$\bullet$& -- & Salti non locali.\\
- \file{signal.h}& -- &$\bullet$& Gestione dei segnali.\\
- \file{stdarg.h}&$\bullet$& -- & Gestione di funzioni a argomenti
- variabili.\\
- \file{stdio.h} &$\bullet$& -- & I/O bufferizzato in standard ANSI C.\\
- \file{stdlib.h}&$\bullet$& -- & Definizioni della libreria standard.\\
- \file{string.h}&$\bullet$& -- & Manipolazione delle stringhe.\\
- \file{time.h} & -- &$\bullet$& Gestione dei tempi.\\
- \file{times.h} &$\bullet$& -- & Gestione dei tempi.\\
- \file{unistd.h}& -- &$\bullet$& Unix standard library.\\
- \file{utmp.h} & -- &$\bullet$& Registro connessioni utenti.\\
+ \headfile{assert.h}&$\bullet$& -- & Verifica le asserzioni fatte in un
+ programma.\\
+ \headfile{ctype.h} &$\bullet$& -- & Tipi standard.\\
+ \headfile{dirent.h}& -- &$\bullet$& Manipolazione delle directory.\\
+ \headfile{errno.h} & -- &$\bullet$& Errori di sistema.\\
+ \headfile{fcntl.h} & -- &$\bullet$& Controllo sulle opzioni dei file.\\
+ \headfile{limits.h}& -- &$\bullet$& Limiti e parametri del sistema.\\
+ \headfile{malloc.h}&$\bullet$& -- & Allocazione della memoria.\\
+ \headfile{setjmp.h}&$\bullet$& -- & Salti non locali.\\
+ \headfile{signal.h}& -- &$\bullet$& Gestione dei segnali.\\
+ \headfile{stdarg.h}&$\bullet$& -- & Gestione di funzioni a argomenti
+ variabili.\\
+ \headfile{stdio.h} &$\bullet$& -- & I/O bufferizzato in standard ANSI
+ C.\\
+ \headfile{stdlib.h}&$\bullet$& -- & Definizioni della libreria
+ standard.\\
+ \headfile{string.h}&$\bullet$& -- & Manipolazione delle stringhe.\\
+ \headfile{time.h} & -- &$\bullet$& Gestione dei tempi.\\
+ \headfile{times.h} &$\bullet$& -- & Gestione dei tempi.\\
+ \headfile{unistd.h}& -- &$\bullet$& Unix standard library.\\
+ \headfile{utmp.h} & -- &$\bullet$& Registro connessioni utenti.\\
\hline
\end{tabular}
\caption{Elenco dei principali \textit{header file} definiti dagli standard
\textit{Filesystem Hierarchy Standard} (per maggiori informazioni si
consulti sez.~1.2.3 di \cite{AGL}) si trovano sotto \texttt{/usr/include}.}
o fra virgolette, nel qual caso si fa riferimento ad una versione locale, da
-indicare con un pathname relativo:
+indicare con un \itindsub{pathname}{relativo} \textit{pathname} relativo:
\includecodesnip{listati/main_include.c}
Si tenga presente che oltre ai nomi riservati a livello generale di cui si è
riservano degli ulteriori identificativi, il cui uso sarà da evitare, ad
esempio si avrà che:
\begin{itemize*}
-\item in \file{dirent.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{dirent.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{d\_}'' e costituiti da lettere minuscole,
-\item in \file{fcntl.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{fcntl.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{l\_}'', ``\texttt{F\_}'',``\texttt{O\_}'' e ``\texttt{S\_}'',
-\item in \file{limits.h} vengono riservati i nomi che finiscono in
+\item in \headfile{limits.h} vengono riservati i nomi che finiscono in
``\texttt{\_MAX}'',
-\item in \file{signal.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{signal.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{sa\_}'' e ``\texttt{SA\_}'',
-\item in \file{sys/stat.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{sys/stat.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{st\_}'' e ``\texttt{S\_}'',
-\item in \file{sys/times.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{sys/times.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{tms\_}'',
-\item in \file{termios.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{termios.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{c\_}'', ``\texttt{V}'', ``\texttt{I}'', ``\texttt{O}'' e
``\texttt{TC}'' e con ``\texttt{B}'' seguito da un numero,
-\item in \file{grp.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{grp.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{gr\_}'',
-\item in \file{pwd.h}vengono riservati i nomi che iniziano con
+\item in \headfile{pwd.h}vengono riservati i nomi che iniziano con
``\texttt{pw\_}'',
\end{itemize*}
ciascuna \textit{system call} viene in genere identificata da una costante
nella forma \texttt{SYS\_*} dove al prefisso viene aggiunto il nome che spesso
corrisponde anche alla omonima funzione di libreria. Queste costanti sono
-definite nel file \texttt{sys/syscall.h}, ma si possono anche usare
+definite nel file \headfile{sys/syscall.h}, ma si possono anche usare
direttamente valori numerici.
\label{sec:proc_conclusion}
Normalmente un programma conclude la sua esecuzione quando si fa ritornare la
-funzione \func{main}, si usa cioè l'istruzione \instruction{return} del
+funzione \code{main}, si usa cioè l'istruzione \instruction{return} del
linguaggio C all'interno della stessa, o se si richiede esplicitamente la
chiusura invocando direttamente la funzione \func{exit}. Queste due modalità
sono assolutamente equivalenti, dato che \func{exit} viene chiamata in maniera
-trasparente anche quando \func{main} ritorna, passandogli come argomento il
+trasparente anche quando \code{main} ritorna, passandogli come argomento il
valore di ritorno (che essendo .
La funzione \funcd{exit}, che è completamente generale, essendo definita dallo
\itindbeg{exit~status}
-Il valore dell'argomento \param{status} o il valore di ritorno di \func{main},
+Il valore dell'argomento \param{status} o il valore di ritorno di \code{main},
costituisce quello che viene chiamato lo \textsl{stato di uscita}
(l'\textit{exit status}) del processo. In generale si usa questo valore per
fornire al processo padre (come vedremo in sez.~\ref{sec:proc_wait}) delle
informazioni generiche sulla riuscita o il fallimento del programma appena
terminato.
-Anche se l'argomento \param{status} (ed il valore di ritorno di \func{main})
+Anche se l'argomento \param{status} (ed il valore di ritorno di \code{main})
sono numeri interi di tipo \ctyp{int}, si deve tener presente che il valore
dello stato di uscita viene comunque troncato ad 8 bit,
per cui deve essere sempre compreso fra 0 e 255. Si tenga presente che se si
-raggiunge la fine della funzione \func{main} senza ritornare esplicitamente si
+raggiunge la fine della funzione \code{main} senza ritornare esplicitamente si
ha un valore di uscita indefinito, è pertanto consigliabile di concludere
sempre in maniera esplicita detta funzione.
usare un multiplo di 256, di avere uno stato di uscita uguale a zero, che
verrebbe interpretato come un successo.
-Per questo motivo in \file{stdlib.h} sono definite, seguendo lo standard
+Per questo motivo in \headfile{stdlib.h} sono definite, seguendo lo standard
POSIX, le due costanti \const{EXIT\_SUCCESS} e \const{EXIT\_FAILURE}, da usare
sempre per specificare lo stato di uscita di un processo. Su Linux, ed in
generale in qualunque sistema POSIX, ad esse sono assegnati rispettivamente i
Una forma alternativa per effettuare una terminazione esplicita di un
programma è quella di chiamare direttamente la \textit{system call}
-\func{\_exit}, che restituisce il controllo direttamente al kernel,
+\funcd{\_exit},\footnote{la stessa è definita anche come \funcd{\_Exit} in
+ \headfile{stdlib.h}.} che restituisce il controllo direttamente al kernel,
concludendo immediatamente il processo, il suo prototipo è:
\begin{funcproto}{ \fhead{unistd.h} \fdecl{void \_exit(int status)}
richiede che siano registrabili almeno \const{ATEXIT\_MAX} funzioni (il
valore può essere ottenuto con \func{sysconf}, vedi
sez.~\ref{sec:sys_sysconf}).} sia per la chiamata ad \func{exit} che per il
-ritorno di \func{main}. La prima funzione che si può utilizzare a tal fine è
+ritorno di \code{main}. La prima funzione che si può utilizzare a tal fine è
\funcd{atexit}, il cui prototipo è:
\begin{funcproto}{ \fhead{stdlib.h} \fdecl{void (*function)(void)}
volontariamente la propria esecuzione è attraverso una chiamata alla
\textit{system call} \func{\_exit}, sia che questa venga fatta esplicitamente,
o in maniera indiretta attraverso l'uso di \func{exit} o il ritorno di
-\func{main}.
+\code{main}.
Uno schema riassuntivo che illustra le modalità con cui si avvia e conclude
normalmente un programma è riportato in fig.~\ref{fig:proc_prog_start_stop}.
% \includegraphics[width=9cm]{img/proc_beginend}
\begin{tikzpicture}[>=stealth]
\filldraw[fill=black!35] (-0.3,0) rectangle (12,1);
- \draw(5.5,0.5) node {\large{kernel}};
+ \draw(5.5,0.5) node {\large{\textsf{kernel}}};
\filldraw[fill=black!15] (1.5,2) rectangle (4,3);
\draw (2.75,2.5) node {\texttt{ld-linux.so}};
\draw[->] (4,4.5) -- node[anchor=south]{\texttt{exit}} (exit);
\draw[->] (exit) -- node[anchor=east]{\texttt{\_exit}}(6.75,1);
- \draw (10,4.5) node (exithandler1) [rectangle,fill=black!15,rounded corners, draw]{exit handler};
- \draw (10,5.5) node (exithandler2) [rectangle,fill=black!15,rounded corners, draw]{exit handler};
- \draw (10,3.5) node (stream) [rectangle,fill=black!15,rounded corners, draw]{chiusura stream};
+ \draw (10,4.5) node (exithandler1) [rectangle,fill=black!15,rounded corners, draw]{\textsf{exit handler}};
+ \draw (10,5.5) node (exithandler2) [rectangle,fill=black!15,rounded corners, draw]{\textsf{exit handler}};
+ \draw (10,3.5) node (stream) [rectangle,fill=black!15,rounded corners, draw]{\textsf{chiusura stream}};
\draw[<->, dashed] (exithandler1) -- (exit);
\draw[<->, dashed] (exithandler2) -- (exit);
anche utilizzare pagine di dimensioni maggiori (di 4Mb, dette \textit{huge
page}), per sistemi con grandi quantitativi di memoria in cui l'uso di
pagine troppo piccole comporta una perdita di prestazioni. In alcuni sistemi
-la costante \const{PAGE\_SIZE}, definita in \file{limits.h}, indica la
+la costante \const{PAGE\_SIZE}, definita in \headfile{limits.h}, indica la
dimensione di una pagina in byte, con Linux questo non avviene e per ottenere
questa dimensione si deve ricorrere alla funzione \func{getpagesize} (vedi
sez.~\ref{sec:sys_memory_res}).
inizializzata.
Una volta che non sia più necessaria la memoria allocata dinamicamente deve
-essere esplicitamente rilasciata usando la funzione \func{free},\footnote{le
- glibc provvedono anche una funzione \func{cfree} definita per compatibilità
+essere esplicitamente rilasciata usando la funzione \funcd{free},\footnote{le
+ glibc provvedono anche una funzione \funcm{cfree} definita per compatibilità
con SunOS, che è deprecata.} il suo prototipo è:
\begin{funcproto}{
La \acr{glibc} ha un'implementazione delle funzioni di allocazione che è
controllabile dall'utente attraverso alcune variabili di ambiente (vedi
sez.~\ref{sec:proc_environ}), in particolare diventa possibile tracciare
-questo tipo di errori usando la variabile di ambiente \val{MALLOC\_CHECK\_}
+questo tipo di errori usando la variabile di ambiente \envvar{MALLOC\_CHECK\_}
che quando viene definita mette in uso una versione meno efficiente delle
funzioni suddette, che però è più tollerante nei confronti di piccoli errori
come quello dei \itindex{double~free} \textit{double~free} o i
Il sistema pone dei limiti all'ammontare di memoria di un processo che può
essere bloccata e al totale di memoria fisica che si può dedicare a questo, lo
-standard POSIX.1 richiede che sia definita in \file{unistd.h} la macro
+standard POSIX.1 richiede che sia definita in \headfile{unistd.h} la macro
\macro{\_POSIX\_MEMLOCK\_RANGE} per indicare la capacità di eseguire il
\textit{memory locking}.
Nessuna delle due funzioni ha una chiara standardizzazione e nessuna delle due
compare in POSIX.1, inoltre ci sono indicazioni discordi sui file che ne
contengono la definizione;\footnote{secondo SUSv2 \func{valloc} è definita in
- \texttt{stdlib.h}, mentre sia le \acr{glibc} che le precedenti \acr{libc4} e
- \acr{libc5} la dichiarano in \texttt{malloc.h}, lo stesso vale per
- \func{memalign} che in alcuni sistemi è dichiarata in \texttt{stdlib.h}.}
+ \headfile{stdlib.h}, mentre sia le \acr{glibc} che le precedenti \acr{libc4}
+ e \acr{libc5} la dichiarano in \headfile{malloc.h}, lo stesso vale per
+ \func{memalign} che in alcuni sistemi è dichiarata in \headfile{stdlib.h}.}
per questo motivo il loro uso è sconsigliato, essendo state sostituite dalla
nuova \funcd{posix\_memalign}, che è stata standardizzata in POSIX.1d; il suo
prototipo è:
Abbiamo visto in sez.~\ref{sec:proc_mem_lock} come una prima funzionalità di
ausilio nella ricerca di questi errori sia l'uso della variabile di ambiente
-\var{MALLOC\_CHECK\_}. Una modalità alternativa per effettuare dei controlli
-di consistenza sullo stato delle allocazioni di memoria eseguite con
+\envvar{MALLOC\_CHECK\_}. Una modalità alternativa per effettuare dei
+controlli di consistenza sullo stato delle allocazioni di memoria eseguite con
\func{malloc}, anche questa fornita come estensione specifica (e non standard)
della \acr{glibc}, è quella di utilizzare la funzione \funcd{mcheck}, che deve
essere chiamata prima di eseguire qualunque allocazione con \func{malloc}; il
Tutti i programmi hanno la possibilità di ricevere argomenti e opzioni quando
vengono lanciati e come accennato in sez.~\ref{sec:proc_main} questo viene
effettuato attraverso gli argomenti \param{argc} e \param{argv} ricevuti nella
-funzione \func{main} all'avvio del programma. Questi argomenti vengono passati
+funzione \code{main} all'avvio del programma. Questi argomenti vengono passati
al programma dalla shell o dal processo che esegue la \func{exec} (secondo le
modalità che vedremo in sez.~\ref{sec:proc_exec}) quando questo viene messo in
esecuzione.
\fhead{unistd.h}
\fdecl{int getopt(int argc, char * const argv[], const char *optstring)}
\fdesc{Esegue la scansione delle opzioni negli argomenti della funzione
- \func{main}.}
+ \code{main}.}
}
{Ritorna il carattere che segue l'opzione, ``\texttt{:}'' se manca un
parametro all'opzione, ``\texttt{?}'' se l'opzione è sconosciuta, e $-1$ se
\end{funcproto}
Questa funzione prende come argomenti le due variabili \param{argc} e
-\param{argv} che devono essere quelle passate come argomenti di \func{main}
+\param{argv} che devono essere quelle passate come argomenti di \code{main}
all'esecuzione del programma, ed una stringa \param{optstring} che indica
quali sono le opzioni valide. La funzione effettua la scansione della lista
degli argomenti ricercando ogni stringa che comincia con il carattere
queste variabili al programma messo in esecuzione attraverso un uso opportuno
delle relative chiamate (si veda sez.~\ref{sec:proc_exec}).
-La shell ad esempio ne usa molte per il suo funzionamento, come \texttt{PATH}
+La shell ad esempio ne usa molte per il suo funzionamento, come \envvar{PATH}
per indicare la lista delle directory in cui effettuare la ricerca dei comandi
-o \texttt{PS1} per impostare il proprio \textit{prompt}. Alcune di esse, come
-\texttt{HOME}, \texttt{USER}, ecc. sono invece definite al login (per i
+o \envvar{PS1} per impostare il proprio \textit{prompt}. Alcune di esse, come
+\envvar{HOME}, \envvar{USER}, ecc. sono invece definite al login (per i
dettagli si veda sez.~\ref{sec:sess_login}), ed in genere è cura della propria
distribuzione definire le opportune variabili di ambiente in uno script di
avvio. Alcune servono poi come riferimento generico per molti programmi, come
-\texttt{EDITOR} che indica l'editor preferito da invocare in caso di
-necessità. Una in particolare, \texttt{LANG}, serve a controllare la
-localizzazione del programma (su cui torneremo in
-sez.~\ref{sec:proc_localization}) per adattarlo alla lingua ed alle convezioni
+\envvar{EDITOR} che indica l'editor preferito da invocare in caso di
+necessità. Una in particolare, \envvar{LANG}, serve a controllare la
+localizzazione del programma
+%(su cui torneremo in sez.~\ref{sec:proc_localization})
+per adattarlo alla lingua ed alle convezioni
dei vari paesi.
Gli standard POSIX e XPG3 definiscono alcune di queste variabili (le più
\index{variabili!di~ambiente|)}
-\subsection{La localizzazione}
-\label{sec:proc_localization}
+% \subsection{La localizzazione}
+% \label{sec:proc_localization}
-Abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:proc_environ} come la variabile di ambiente
-\texttt{LANG} sia usata per indicare ai processi il valore della cosiddetta
-\textsl{localizzazione}. Si tratta di una funzionalità fornita dalle librerie
-di sistema\footnote{prenderemo in esame soltanto il caso della \acr{glibc}.}
-che consente di gestire in maniera automatica sia la lingua in cui vengono
-stampati i vari messaggi (come i messaggi associati agli errori che vedremo in
-sez.~\ref{sec:sys_strerror}) che le convenzioni usate nei vari paesi per una
-serie di aspetti come il formato dell'ora, quello delle date, gli ordinamenti
-alfabetici, le espressioni della valute, ecc.
+% Abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:proc_environ} come la variabile di ambiente
+% \envvar{LANG} sia usata per indicare ai processi il valore della cosiddetta
+% \textsl{localizzazione}. Si tratta di una funzionalità fornita dalle librerie
+% di sistema\footnote{prenderemo in esame soltanto il caso della \acr{glibc}.}
+% che consente di gestire in maniera automatica sia la lingua in cui vengono
+% stampati i vari messaggi (come i messaggi associati agli errori che vedremo in
+% sez.~\ref{sec:sys_strerror}) che le convenzioni usate nei vari paesi per una
+% serie di aspetti come il formato dell'ora, quello delle date, gli ordinamenti
+% alfabetici, le espressioni della valute, ecc.
-Da finire.
+% Da finire.
% La localizzazione di un programma si può selezionare con la
Lo standard ISO C prevede che una \textit{variadic function} abbia sempre
almeno un argomento fisso. Prima di effettuare la dichiarazione deve essere
-incluso l'apposito \textit{header file} \file{stdarg.h}; un esempio di
+incluso l'apposito \textit{header file} \headfile{stdarg.h}; un esempio di
dichiarazione è il prototipo della funzione \func{execl} che vedremo in
sez.~\ref{sec:proc_exec}:
\includecodesnip{listati/exec_sample.c}
\textit{stack} secondo l'ordine in cui sono stati scritti nel prototipo della
funzione.
-Per fare questo in \file{stdarg.h} sono definite delle macro specifiche,
+Per fare questo in \headfile{stdarg.h} sono definite delle macro specifiche,
previste dallo standard ISO C89, che consentono di eseguire questa operazione.
La prima di queste macro è \macro{va\_start}, che inizializza opportunamente
una lista degli argomenti, la sua definizione è:
un'altra funzione, per cui se l'errore avviene in una funzione, e la sua
gestione ordinaria è in un'altra, occorre usare quello che viene chiamato un
\textsl{salto non-locale}. Il caso classico in cui si ha questa necessità,
-citato sia in \cite{APUE} che in \cite{glibc}, è quello di un programma nel
+citato sia in \cite{APUE} che in \cite{GlibcMan}, è quello di un programma nel
cui corpo principale vengono letti dei dati in ingresso sui quali viene
eseguita, tramite una serie di funzioni di analisi, una scansione dei
contenuti, da cui si ottengono le indicazioni per l'esecuzione di opportune
all'indietro di tutti gli errori rilevabili dalle funzioni usate nelle fasi
successive. Questo comporterebbe una notevole complessità, mentre sarebbe
molto più comodo poter tornare direttamente al ciclo di lettura principale,
-scartando l'input come errato.\footnote{a meno che, come precisa \cite{glibc},
- alla chiusura di ciascuna fase non siano associate operazioni di pulizia
- specifiche (come deallocazioni, chiusure di file, ecc.), che non potrebbero
- essere eseguite con un salto non-locale.}
+scartando l'input come errato.\footnote{a meno che, come precisa
+ \cite{GlibcMan}, alla chiusura di ciascuna fase non siano associate
+ operazioni di pulizia specifiche (come deallocazioni, chiusure di file,
+ ecc.), che non potrebbero essere eseguite con un salto non-locale.}
Tutto ciò può essere realizzato proprio con un salto non-locale; questo di
norma viene realizzato salvando il contesto dello \itindex{stack}
\includecodesample{listati/endian.c}
\end{minipage}
\normalsize
- \caption{La funzione \func{endian}, usata per controllare il tipo di
+ \caption{La funzione \samplefunc{endian}, usata per controllare il tipo di
architettura della macchina.}
\label{fig:sock_endian_code}
\end{figure}