+comuni), come riportato in \tabref{tab:proc_env_var}. GNU/Linux le supporta
+tutte e ne definisce anche altre: per una lista più completa si può
+controllare \cmd{man environ}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|c|c|p{7cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Variabile} & \textbf{POSIX} & \textbf{XPG3}
+ & \textbf{Linux} & \textbf{Descrizione} \\
+ \hline
+ \hline
+ \val{USER} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Nome utente\\
+ \val{LOGNAME} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Nome di login\\
+ \val{HOME} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ &
+ Directory base dell'utente\\
+ \val{LANG} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Localizzazione\\
+ \val{PATH} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Elenco delle directory
+ dei programmi\\
+ \val{PWD} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Directory corrente\\
+ \val{SHELL} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Shell in uso\\
+ \val{TERM} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Tipo di terminale\\
+ \val{PAGER} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Programma per vedere i
+ testi\\
+ \val{EDITOR} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Editor preferito\\
+ \val{BROWSER} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Browser preferito\\
+ \val{TMPDIR} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ & Directory dei file
+ temporanei\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Esempi delle variabili di ambiente più comuni definite da vari
+ standard.}
+ \label{tab:proc_env_var}
+\end{table}
+
+Lo standard ANSI C prevede l'esistenza di un ambiente, e pur non entrando
+nelle specifiche di come sono strutturati i contenuti, definisce la funzione
+\funcd{getenv} che permette di ottenere i valori delle variabili di ambiente;
+il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{stdlib.h}{char *getenv(const char *name)}
+ Esamina l'ambiente del processo cercando una stringa che corrisponda a
+ quella specificata da \param{name}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna \val{NULL} se non trova nulla, o il
+ puntatore alla stringa che corrisponde (di solito nella forma
+ \cmd{NOME=valore}).}
+\end{prototype}
+
+Oltre a questa funzione di lettura, che è l'unica definita dallo standard ANSI
+C, nell'evoluzione dei sistemi Unix ne sono state proposte altre, da
+utilizzare per impostare e per cancellare le variabili di ambiente. Uno schema
+delle funzioni previste nei vari standard e disponibili in Linux è riportato
+in \tabref{tab:proc_env_func}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|c|c|c|c|c|}
+ \hline
+ \textbf{Funzione} & \textbf{ANSI C} & \textbf{POSIX.1} & \textbf{XPG3} &
+ \textbf{SVr4} & \textbf{BSD} & \textbf{Linux} \\
+ \hline
+ \hline
+ \func{getenv} & $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ &
+ $\bullet$ & $\bullet$ & $\bullet$ \\
+ \func{setenv} & & & &
+ & $\bullet$ & $\bullet$ \\
+ \func{unsetenv} & & & &
+ & $\bullet$ & $\bullet$ \\
+ \func{putenv} & & opz. & $\bullet$ &
+ & $\bullet$ & $\bullet$ \\
+ \func{clearenv} & & opz. & &
+ & & $\bullet$ \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Funzioni per la gestione delle variabili di ambiente.}
+ \label{tab:proc_env_func}
+\end{table}
+
+In Linux\footnote{in realtà nelle libc4 e libc5 sono definite solo le prime
+ quattro, \func{clearenv} è stata introdotta con le \acr{glibc} 2.0.} sono
+definite tutte le funzioni elencate in \tabref{tab:proc_env_func}. La prima,
+\func{getenv}, l'abbiamo appena esaminata; delle restanti le prime due,
+\funcd{putenv} e \funcd{setenv}, servono per assegnare nuove variabili di
+ambiente, i loro prototipi sono i seguenti:
+\begin{functions}
+ \headdecl{stdlib.h}
+
+ \funcdecl{int setenv(const char *name, const char *value, int overwrite)}
+ Imposta la variabile di ambiente \param{name} al valore \param{value}.
+
+ \funcdecl{int putenv(char *string)} Aggiunge la stringa \param{string}
+ all'ambiente.
+
+ \bodydesc{Entrambe le funzioni ritornano 0 in caso di successo e -1 per un
+ errore, che è sempre \errval{ENOMEM}.}
+\end{functions}
+\noindent la terza, \funcd{unsetenv}, serve a cancellare una variabile di
+ambiente; il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{stdlib.h}
+
+ \funcdecl{void unsetenv(const char *name)} Rimuove la variabile di ambiente
+ \param{name}.
+\end{functions}
+\noindent questa funzione elimina ogni occorrenza della variabile specificata;
+se essa non esiste non succede nulla. Non è prevista (dato che la funzione è
+\ctyp{void}) nessuna segnalazione di errore.
+
+Per modificare o aggiungere una variabile di ambiente si possono usare sia
+\func{setenv} che \func{putenv}. La prima permette di specificare
+separatamente nome e valore della variabile di ambiente, inoltre il valore di
+\param{overwrite} specifica il comportamento della funzione nel caso la
+variabile esista già, sovrascrivendola se diverso da zero, lasciandola
+immutata se uguale a zero.
+
+La seconda funzione prende come parametro una stringa analoga quella
+restituita da \func{getenv}, e sempre nella forma \code{NOME=valore}. Se la
+variabile specificata non esiste la stringa sarà aggiunta all'ambiente, se
+invece esiste il suo valore sarà impostato a quello specificato da
+\param{string}. Si tenga presente che, seguendo lo standard SUSv2, le
+\acr{glibc} successive alla versione 2.1.2 aggiungono\footnote{il
+ comportamento è lo stesso delle vecchie \acr{libc4} e \acr{libc5}; nelle
+ \acr{glibc}, dalla versione 2.0 alla 2.1.1, veniva invece fatta una copia,
+ seguendo il comportamento di BSD4.4; dato che questo può dar luogo a perdite
+ di memoria e non rispetta lo standard. Il comportamento è stato modificato a
+ partire dalle 2.1.2, eliminando anche, sempre in conformità a SUSv2,
+ l'attributo \ctyp{const} dal prototipo.} \param{string} alla lista delle
+variabili di ambiente; pertanto ogni cambiamento alla stringa in questione si
+riflette automaticamente sull'ambiente, e quindi si deve evitare di passare a
+questa funzione una variabile automatica (per evitare i problemi esposti in
+\secref{sec:proc_auto_var}).
+
+Si tenga infine presente che se si passa a \func{putenv} solo il nome di una
+variabile (cioè \param{string} è nella forma \texttt{NAME} e non contiene un
+carattere \texttt{'='}) allora questa viene cancellata dall'ambiente. Infine
+se la chiamata di \func{putenv} comporta la necessità di allocare una nuova
+versione del vettore \var{environ} questo sarà allocato, ma la versione
+corrente sarà deallocata solo se anch'essa è risultante da un'allocazione
+fatta in precedenza da un'altra \func{putenv}. Questo perché il vettore delle
+variabili di ambiente iniziale, creato dalla chiamata ad \func{exec} (vedi
+\secref{sec:proc_exec}) è piazzato al di sopra dello stack, (vedi
+\figref{fig:proc_mem_layout}) e non nello heap e non può essere deallocato.
+Inoltre la memoria associata alle variabili di ambiente eliminate non viene
+liberata.
+
+L'ultima funzione è \funcd{clearenv}, che viene usata per cancellare
+completamente tutto l'ambiente; il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{stdlib.h}
+
+ \funcdecl{int clearenv(void)}
+ Cancella tutto l'ambiente.
+
+ \bodydesc{la funzione restituisce 0 in caso di successo e un valore diverso
+ da zero per un errore.}
+\end{functions}
+
+In genere si usa questa funzione in maniera precauzionale per evitare i
+problemi di sicurezza connessi nel trasmettere ai programmi che si invocano un
+ambiente che può contenere dei dati non controllati. In tal caso si provvede
+alla cancellazione di tutto l'ambiente per costruirne una versione
+``\textsl{sicura}'' da zero.
+
+
+\section{Problematiche di programmazione generica}
+\label{sec:proc_gen_prog}
+
+Benché questo non sia un libro di C, è opportuno affrontare alcune delle
+problematiche generali che possono emergere nella programmazione e di quali
+precauzioni o accorgimenti occorre prendere per risolverle. Queste
+problematiche non sono specifiche di sistemi unix-like o multitasking, ma
+avendo trattato in questo capitolo il comportamento dei processi visti come
+entità a sé stanti, le riportiamo qui.
+
+
+\subsection{Il passaggio delle variabili e dei valori di ritorno}
+\label{sec:proc_var_passing}
+
+Una delle caratteristiche standard del C è che le variabili vengono passate
+alle subroutine attraverso un meccanismo che viene chiamato \textit{by value}
+(diverso ad esempio da quanto avviene con il Fortran, dove le variabili sono
+passate, come suol dirsi, \textit{by reference}, o dal C++ dove la modalità
+del passaggio può essere controllata con l'operatore \cmd{\&}).
+
+Il passaggio di una variabile \textit{by value} significa che in realtà quello
+che viene passato alla subroutine è una copia del valore attuale di quella
+variabile, copia che la subroutine potrà modificare a piacere, senza che il
+valore originale nella routine chiamante venga toccato. In questo modo non
+occorre preoccuparsi di eventuali effetti delle operazioni della subroutine
+sulla variabile passata come parametro.
+
+Questo però va inteso nella maniera corretta. Il passaggio \textit{by value}
+vale per qualunque variabile, puntatori compresi; quando però in una
+subroutine si usano dei puntatori (ad esempio per scrivere in un buffer) in
+realtà si va a modificare la zona di memoria a cui essi puntano, per cui anche
+se i puntatori sono copie, i dati a cui essi puntano sono sempre gli stessi, e
+le eventuali modifiche avranno effetto e saranno visibili anche nella routine
+chiamante.
+
+Nella maggior parte delle funzioni di libreria e delle system call i puntatori
+vengono usati per scambiare dati (attraverso buffer o strutture) e le
+variabili semplici vengono usate per specificare parametri; in genere le
+informazioni a riguardo dei risultati vengono passate alla routine chiamante
+attraverso il valore di ritorno. È buona norma seguire questa pratica anche
+nella programmazione normale.
+
+Talvolta però è necessario che la funzione possa restituire indietro alla
+funzione chiamante un valore relativo ad uno dei suoi parametri. Per far
+questo si usa il cosiddetto \textit{value result argument}, si passa cioè,
+invece di una normale variabile, un puntatore alla stessa; vedremo alcuni
+esempi di questa modalità nelle funzioni che gestiscono i socket (in
+\secref{sec:TCP_functions}), in cui, per permettere al kernel di restituire
+informazioni sulle dimensioni delle strutture degli indirizzi utilizzate,
+viene usato questo meccanismo.
+
+
+\subsection{Il passaggio di un numero variabile di argomenti}
+\label{sec:proc_variadic}
+
+Come vedremo nei capitoli successivi, non sempre è possibile specificare un
+numero fisso di parametri per una funzione. Lo standard ISO C prevede nella
+sua sintassi la possibilità di definire delle \textit{variadic
+ function}\index{variadic} che abbiano un numero variabile di argomenti,
+attraverso l'uso della \textit{ellipsis} \code{...} nella dichiarazione della
+funzione; ma non provvede a livello di linguaggio alcun meccanismo con cui
+dette funzioni possono accedere ai loro argomenti.
+
+L'accesso viene invece realizzato dalle librerie standard che provvedono gli
+strumenti adeguati. L'uso delle \textit{variadic function} prevede tre punti:
+\begin{itemize*}
+\item \textsl{Dichiarare} la funzione come \textit{variadic} usando un
+ prototipo che contenga una \textit{ellipsis}.
+\item \textsl{Definire} la funzione come \textit{variadic} usando lo stesso
+ \textit{ellipsis}, ed utilizzare le apposite macro che consentono la
+ gestione di un numero variabile di argomenti.
+\item \textsl{Chiamare} la funzione specificando prima gli argomenti fissi, e
+ a seguire gli addizionali.
+\end{itemize*}