Lo standard ISO C specifica che la funzione \texttt{main} può o non avere
argomenti o prendere due argomenti che rappresentano gli argomenti passati da
linea di comando, in sostanza un prototipo che va sempre bene è il seguente:
-\begin{verbatim}
+\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
int main (int argc, char *argv[])
-\end{verbatim}
+\end{lstlisting}
In realtà nei sistemi unix esiste un'altro modo per definire la funzione
\texttt{main}, che prevede la presenza di un terzo parametro, \texttt{char
La prima parte è il segmento dei dati inizializzati, che contiene le
variabili globali il cui valore è stato assegnato esplicitamente. Ad esempio
se si definisce:
-\begin{verbatim}
+\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
double pi = 3.14;
-\end{verbatim}
+\end{lstlisting}
questo valore sarà immagazzinato in questo segmento. La memoria di questo
segmento viene preallocato dalla \texttt{exec} e inizializzata ai valori
specificati.
La seconda parte è il segmento dei dati non inizializzati, che contiene le
variabili globali il cui valore è stato non è assegnato esplicitamente. Ad
esempio se si definisce:
-\begin{verbatim}
+\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
int vect[100];
-\end{verbatim}
+\end{lstlisting}
questo valore sarà immagazzinato in questo segmento. Anch'esso viene
allocato all'avvio, e tutte le variabili vengono inizializzate a
zero (ed i puntatori a \texttt{NULL}).
\begin{figure}[htb]
\centering
-
+ \includegraphics[width=8cm]{img/memory_layout.eps}
\caption{Disposizione tipica dei segmenti di memoria di un processo}
\label{fig:proc_mem_layout}
\end{figure}
voluta copiandoci automaticamente il contenuto, lo spazio in più non viene
inizializzato.
-Il fatto che il blocco di memoria restituito da \texttt{realloc} possa
-camabiare comporta che si deve sempre riassegnare al puntatore passato per il
+Il fatto che il blocco di memoria restituito da \func{realloc} possa
+cambiare comporta che si deve sempre riassegnare al puntatore passato per il
ridimensionamento il valore di ritorno della funzione, e che non ci devono
essere altri puntatori che puntino all'interno di un'area che si vuole
ridimensionare.
-
Uno degli errori più comuni (specie se si ha a che fare con array di
puntatori) è infatti quello di chiamare \texttt{free} più di una volta sullo
stesso puntatore; per evitare questo problema una soluzione di ripiego è
permettono di sostituire alle funzioni di libreria una propria versione (che
può essere più o meno specializzata per il debugging).
+
\subsection{La funzione \texttt{alloca}}
\label{sec:proc_mem_alloca}
Come è evidente questa funzione ha molti vantaggi, e permette di evitare i
problemi di memory leak non essendo più necessaria la deallocazione esplicita;
una delle ragioni principali per usarla è però che funziona anche quando si
-usa \texttt{longjump} per uscire con un salto non locale da una funzione (vedi
-\secref{sec:proc_longjmp}),
+usa \func{longjump} per uscire con un salto non locale da una funzione (vedi
+\secref{sec:proc_longjmp}),
Un altro vantaggio e che in Linux la funzione è molto veloce e non viene
sprecato spazio, infatti non è necessario gestire un pool di memoria da
segnale di \textit{segmentation violation} analogo a quello che si avrebbe da
una ricorsione infinita.
+Inoltre non è chiaramente possibile usare questa funzione per allocare memoria
+che deve poi essere usata anche al di fuori della funzione in cui questa viene
+chiamata, in quanto all'uscita dalla funzione lo spazio allocato diventerebbe
+libero, e potrebbe essere sovrascritto all'invocazione di nuove funzioni con
+conseguenze imprevedibili.
+
+Questo è lo stesso problema potenziale che si può avere con le variabili
+automatiche; un errore comune infatti è quello di restituire al chiamante un
+puntatore ad una di queste variabili, che sarà automaticamente distrutta
+all'uscita della funzione, con gli stessi problemi appena citati per
+\func{alloca}.
\subsection{Le funzioni \texttt{brk} e \texttt{sbrk}}
\label{sec:proc_mem_sbrk}
che può dedicare a questo.
-
-
\section{Il controllo di flusso non locale}
\label{sec:proc_longjmp}
Il controllo del flusso di un programma in genere viene effettuato con le
varie istruzioni del linguaggio C, la più bistrattata delle quali è il
-\texttt{goto} ampiamente deprecato in favore di costrutti più puliti; esiste
+\texttt{goto}, ampiamente deprecato in favore di costrutti più puliti; esiste
però un caso in l'uso di questa istruzione porta all'implementazione più
efficiente, quello dell'uscita in caso di errore.
\subsection{Le variabili di ambiente}
\label{sec:proc_environ}
+Oltre ai parametri passati da linea di comando ogni processo riceve dal
+sistema un \textsl{ambiente}, nella forma di una lista di variabili
+(\textit{environment list}) messa a disposizione dal processo costruita nella
+chiamata ad \func{exec} che lo ha lanciato.
+
+Come per la lista dei parametri anche questa lista è un array di puntatori a
+caratteri, ciascuno dei quali punta ad una stringa (terminata da un null). A
+differenza di \var{argv[]} però in questo caso non si ha la lunghezza
+dell'array dato da un equivalente di \var{argc}, ma la lista è terminata da un
+puntatore nullo.
+
+L'indirizzo della lista delle variabili di ambiente è passato attraverso la
+variabile globale \var{environ}, a cui si può accedere attraverso una semplice
+dichiarazione del tipo:
+\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
+extern char ** environ;
+\end{lstlisting}
+un esempio del contenuto dell'ambiente, in si è riportato un estratto delle
+variabili che normalmente sono definite dal sistema, è riportato in \nfig.
+\begin{figure}[htb]
+ \centering
+ \includegraphics[width=7cm]{img/environ_var.eps}
+ \caption{Esempio di lista delle variabili di ambiente.}
+ \label{fig:proc_envirno_list}
+\end{figure}
+
+Per convenzione le stringhe che definiscono l'ambiente sono tutte del tipo
+\textsl{\texttt{nome=valore}}. Inoltre alcune variabili, come quelle elencate
+in \curfig, sono definite dal sistema per queste c'è la convezione di usare
+nomi espressi in caratteri maiuscoli.
+
+Il kernel non usa mai queste variabili, il loro uso e la loro intepretazione è
+riservata alle applicazioni e ad alcune funzioni di libreria; in genere esse
+costituiscono un modo comodo per definire un comportamento specifico senza
+dover ricorrere all'uso di opzioni a linea di comando o di file di
+configurazione.
+
+La shell ad esempio ne usa molte per il suo funzionamento (come \var{PATH} per
+la ricerca dei comadi), e alcune di esse (come \var{HOME}, \var{USER}, etc.)
+sono definite al login. In genere è cura dell'amministratore definire le
+opportune variabili di ambiente in uno script di avvio. Alcune servono poi
+come riferimento generico per molti programmi (come \var{EDITOR} che indica
+l'editor preferito da invocare in caso di ncessità).
+
+Gli standard POSIX e XPG3 definiscono alcune di queste variabili (le più
+comuni), come riportato in \ntab. GNU/Linux le supporta tutte e ne definisce
+anche altre per una lista parziale si può controllare \cmd{man environ}
+