+processo figlio (o un \textit{thread}) incaricato di fornire i servizi
+richiesti, per porsi immediatamente in attesa di ulteriori richieste. In
+questo modo, con sistemi multitasking, più richieste possono essere
+soddisfatte contemporaneamente. Una volta che il processo figlio ha concluso
+il suo lavoro esso di norma viene terminato, mentre il server originale resta
+sempre attivo.
+
+
+\subsection{Il modello \textit{peer-to-peer}}
+\label{sec:net_peertopeer}
+
+Come abbiamo visto il tratto saliente dell'architettura \textit{client-server}
+è quello della preminenza del server rispetto ai client, le architetture
+\textit{peer-to-peer} si basano su un approccio completamente opposto che è
+quello di non avere nessun programma che svolga un ruolo preminente.
+
+Questo vuol dire che in generale ciascun programma viene ad agire come un nodo
+in una rete potenzialmente paritetica; ciascun programma si trova pertanto a
+ricevere ed inviare richieste ed a ricevere ed inviare risposte, e non c'è più
+la separazione netta dei compiti che si ritrova nelle architetture
+\textit{client-server}.
+
+Le architetture \textit{peer-to-peer} sono salite alla ribalta con
+l'esplosione del fenomeno Napster, ma gli stessi protocolli di routing sono un
+buon esempio di architetture \textit{peer-to-peer}, in cui ciascun nodo,
+tramite il demone che gestisce il routing, richiede ed invia informazioni ad
+altri nodi.
+
+In realtà in molti casi di architetture classificate come
+\textit{peer-to-peer} non è detto che la struttura sia totalmente paritetica e
+ci sono parecchi esempi in cui alcuni servizi vengono centralizzati o
+distribuiti gerarchicamente, come avveniva per lo stesso Napster, in cui le
+ricerche erano effettuate su un server centrale.
+
+
+
+\subsection{Il modello \textit{three-tier}}
+\label{sec:net_three_tier}
+
+Benché qui sia trattato a parte, il modello \textit{three-tier} in realtà è
+una estensione del modello \textit{client-server}. Con il crescere della
+quantità dei servizi forniti in rete (in particolare su Internet) ed al numero
+di accessi richiesto. Si è così assistito anche ad una notevole crescita di
+complessità, in cui diversi servizi venivano ad essere integrati fra di loro.
+
+In particolare sempre più spesso si assiste ad una integrazione di servizi di
+database con servizi di web, in cui le pagine vengono costruite dinamicamente
+sulla base dei dati contenuti nel database. In tutti questi casi il problema
+fondamentale di una architettura \textit{client-server} è che la richiesta di
+un servizio da parte di un gran numero di client si scontra con il collo di
+bottiglia dell'accesso diretto ad un unico server, con gravi problemi di
+scalabilità.
+
+Rispondere a queste esigenze di scalabilità il modello più semplice (chiamato
+talvolta \textit{two-tier}) da adottare è stata quello di distribuire il
+carico delle richieste su più server identici, mantenendo quindi
+sostanzialmente inalterata l'architettura \textit{client-server} originale.
+
+Nel far questo ci si scontra però con gravi problemi di manutenibilità dei
+servizi, in particolare per quanto riguarda la sincronizzazione dei dati, e di
+inefficienza dell'uso delle risorse. Il problema è particolarmente grave ad
+esempio per i database che non possono essere replicati e sincronizzati
+facilmente, e che sono molto onerosi, la loro replicazione è costosa e
+complessa.
+
+È a partire da queste problematiche che nasce il modello \textit{three-tier},
+che si struttura, come dice il nome, su tre livelli. Il primo livello, quello
+dei client che eseguono le richieste e gestiscono l'interfaccia con l'utente,
+resta sostanzialmente lo stesso del modello \textit{client-server}, ma la
+parte server viene suddivisa in due livelli, introducendo un
+\textit{middle-tier}, su cui deve appoggiarsi tutta la logica di analisi delle
+richieste dei client per ottimizzare l'accesso al terzo livello, che è quello
+che si limita a fornire i dati dinamici che verranno usati dalla logica
+implementata nel \textit{middle-tier} per eseguire le operazioni richieste dai
+client.
+
+In questo modo si può disaccoppiare la logica dai dati, replicando la prima,
+che è molto meno soggetta a cambiamenti ed evoluzione, e non soffre di
+problemi di sincronizzazione, e centralizzando opportunamente i secondi. In
+questo modo si può distribuire il carico ed accedere in maniera efficiente i
+dati.
+
+
+\subsection{Il modello \textit{broadcast}}
+\label{sec:net_broadcast}
+
+Uno specifico modello relativo alla programmazione di rete è poi quello in cui
+è possibile, invece della classica comunicazione uno ad uno comunque usata in
+tutti i modelli precedenti (anche nel \textit{peer-to-peer} la comunicazione è
+comunque fra singoli ``\textit{peer}''), una comunicazione da uno a molti.
+
+\itindbeg{broadcast}
+
+Questo modello nasce dal fatto che molte tecnologie di rete (ed in particolare
+Ethernet, che è probabilmente la più diffusa) hanno il supporto per effettuare
+una comunicazione in cui un nodo qualunque della rete più inviare informazioni
+in contemporanea a tutti gli altri. In questo caso si parla di
+\textit{broadcast}, utilizzando la nomenclatura usata per le trasmissioni
+radio, anche se in realtà questo tipo di comunicazione è eseguibile da un nodo
+qualunque per cui tutti quanti possono ricoprire sia il ruolo di trasmettitore
+che quello di ricevitore.
+
+\itindbeg{multicast}
+
+In genere si parla di \textit{broadcast} quando la trasmissione uno a molti è
+possibile fra qualunque nodo di una rete e gli altri, ed è supportata
+direttamente dalla tecnologia di collegamento utilizzata. L'utilizzo di questa
+forma di comunicazione da uno a molti però può risultare molto utile anche
+quando questo tipo di supporto non è disponibile (come ad esempio su Internet,
+dove non si possono contattare tutti i nodi presenti).
+
+\itindend{broadcast}
+
+In tal caso alcuni protocolli di rete (e quelli usati per Internet sono fra
+questi) supportano una variante del\textit{broadcast}, detta
+\textit{multicast}, in cui resta possibile fare una comunicazione uno a molti,
+in cui una applicazione invia i pacchetti a molte altre, in genere passando
+attraverso un opportuno supporto degli apparati ed una qualche forma di
+registrazione che consente la distribuzione della cominicazione ai nodi
+interessati.
+
+\itindend{multicast}
+
+Ovviamente i programmi che devono realizzare un tipo di comunicazione di
+questo tipo (come ad esempio potrebbero essere quelli che effettuano uno
+\textit{streaming} di informazioni) devono rispondere a delle problematiche
+del tutto diverse da quelle classiche illustrate nei modelli precedenti, e
+costituiscono pertanto un'altra classe completamente a parte.