+Benché la memoria condivisa costituisca il meccanismo di intercomunicazione
+fra processi più veloce, essa non è sempre il più appropriato, dato che, come
+abbiamo visto, si avrà comunque la necessità di una sincronizzazione degli
+accessi. Per questo motivo, quando la comunicazione fra processi è
+sequenziale, altri meccanismi come le pipe, le fifo o i socket, che non
+necessitano di sincronizzazione esplicita, sono da preferire. Essa diventa
+l'unico meccanismo possibile quando la comunicazione non è
+sequenziale\footnote{come accennato in \secref{sec:ipc_sysv_mq} per la
+ comunicazione non sequenziale si possono usare le code di messaggi,
+ attraverso l'uso del campo \var{mtype}, ma solo se quest'ultima può essere
+ effettuata in forma di messaggio.} o quando non può avvenire secondo una
+modalità predefinita.
+
+Un esempio classico di uso della memoria condivisa è quello del
+``\textit{monitor}'', in cui essa viene per scambiare informazioni fra un
+processo ``server'' che vi scrive dei dati di interesse generale che ha
+ottenuto, e tutti i processi ``client'' interessati agli stessi dati che così
+possono leggerli in maniera completamente asincrona. Con questo schema di
+funzionamento da una parte si evita che ciascun processo ``client'' debba
+compiere l'operazione, potenzialmente onerosa, di ricavare e trattare i dati,
+e dall'altra si evita al processo ``server'' di dover gestire l'invio a tutti
+i client di tutti i dati (non potendo il server sapere quali di essi servono
+effettivamente al singolo client).
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+Nel nostro caso implementeremo un ``monitor'' di una directory: un processo si
+incaricherà di tenere sotto controllo alcuni parametri relativi ad una
+directory (il numero dei file contenuti, la dimensione totale, ecc.) che
+saranno salvati in un segmento di memoria condivisa cui altri processi
+potranno accedere per ricavare la parte di informazione che interessa.
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