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Verifichiamo allora il comportamento dei nostri programmi, in questo, come in
altri esempi precedenti, si fa uso delle varie funzioni di servizio, che sono
state raccolte nella libreria \file{libgapil.so}, per poter usare quest'ultima
-occorrerà definire la speciale variabile di ambiente \code{LD\_LIBRARY\_PATH}
-in modo che il linker dinamico possa accedervi.
+occorrerà definire la variabile di ambiente \envvar{LD\_LIBRARY\_PATH} in modo
+che il linker dinamico possa accedervi.
In generale questa variabile indica il \itindex{pathname} \textit{pathname}
della directory contenente la libreria. Nell'ipotesi (che daremo sempre per
\end{minipage}
\normalsize
\caption{La struttura \structd{ipc\_perm}, come definita in
- \file{sys/ipc.h}.}
+ \headfile{sys/ipc.h}.}
\label{fig:ipc_ipc_perm}
\end{figure}
propriamente un permesso di modifica). I valori di \var{mode} sono gli stessi
ed hanno lo stesso significato di quelli riportati in
tab.~\ref{tab:file_mode_flags}\footnote{se però si vogliono usare le costanti
- simboliche ivi definite occorrerà includere il file \file{sys/stat.h},
+ simboliche ivi definite occorrerà includere il file \headfile{sys/stat.h},
alcuni sistemi definiscono le costanti \const{MSG\_R} (\texttt{0400}) e
\const{MSG\_W} (\texttt{0200}) per indicare i permessi base di lettura e
scrittura per il proprietario, da utilizzare, con gli opportuni shift, pure
\end{figure}
A ciascuna coda è associata una struttura \struct{msgid\_ds}, la cui
-definizione, è riportata in fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds}. In questa struttura il
-kernel mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della
+definizione, è riportata in fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds}. In questa struttura
+il kernel mantiene le principali informazioni riguardo lo stato corrente della
coda.\footnote{come accennato questo vale fino ai kernel della serie 2.2.x,
essa viene usata nei kernel della serie 2.4.x solo per compatibilità in
quanto è quella restituita dalle funzioni dell'interfaccia. Si noti come ci
sia una differenza con i campi mostrati nello schema di
fig.~\ref{fig:ipc_mq_schema} che sono presi dalla definizione di
- \file{linux/msg.h}, e fanno riferimento alla definizione della omonima
- struttura usata nel kernel.} In fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds} sono elencati i
-campi significativi definiti in \file{sys/msg.h}, a cui si sono aggiunti gli
-ultimi tre campi che sono previsti dalla implementazione originale di System
-V, ma non dallo standard Unix98.
+ \file{include/linux/msg.h}, e fanno riferimento alla definizione della
+ omonima struttura usata nel kernel.} In fig.~\ref{fig:ipc_msqid_ds} sono
+elencati i campi significativi definiti in \headfile{sys/msg.h}, a cui si sono
+aggiunti gli ultimi tre campi che sono previsti dalla implementazione
+originale di System V, ma non dallo standard Unix98.
Quando si crea una nuova coda con \func{msgget} questa struttura viene
inizializzata, in particolare il campo \var{msg\_perm} viene inizializzato
comunque superare il limite \const{MSGMAX}.
La struttura di fig.~\ref{fig:ipc_msbuf} è comunque solo un modello, tanto che
-la definizione contenuta in \file{sys/msg.h} usa esplicitamente per il secondo
-campo il valore \code{mtext[1]}, che non è di nessuna utilità ai fini pratici.
-La sola cosa che conta è che la struttura abbia come primo membro un campo
-\var{mtype} come nell'esempio; esso infatti serve ad identificare il tipo di
-messaggio e deve essere sempre specificato come intero positivo di tipo
-\ctyp{long}. Il campo \var{mtext} invece può essere di qualsiasi tipo e
+la definizione contenuta in \headfile{sys/msg.h} usa esplicitamente per il
+secondo campo il valore \code{mtext[1]}, che non è di nessuna utilità ai fini
+pratici. La sola cosa che conta è che la struttura abbia come primo membro un
+campo \var{mtype} come nell'esempio; esso infatti serve ad identificare il
+tipo di messaggio e deve essere sempre specificato come intero positivo di
+tipo \ctyp{long}. Il campo \var{mtext} invece può essere di qualsiasi tipo e
dimensione, e serve a contenere il testo del messaggio.
In generale pertanto per inviare un messaggio con \func{msgsnd} si usa
Poi, per verificare che l'argomento specifichi effettivamente una directory,
si esegue (\texttt{\small 24--26}) su di esso una \func{chdir}, uscendo
immediatamente in caso di errore. Questa funzione serve anche per impostare
-la directory di lavoro del programma nella directory da tenere sotto
-controllo, in vista del successivo uso della funzione
-\func{daemon}.\footnote{si noti come si è potuta fare questa scelta,
+la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro del programma nella
+directory da tenere sotto controllo, in vista del successivo uso della
+funzione \func{daemon}.\footnote{si noti come si è potuta fare questa scelta,
nonostante le indicazioni illustrate in sez.~\ref{sec:sess_daemon}, per il
particolare scopo del programma, che necessita comunque di restare
all'interno di una directory.} Infine (\texttt{\small 27--29}) si installano
Il primo passo (\texttt{\small 41}) è eseguire \func{daemon} per proseguire
con l'esecuzione in background come si conviene ad un programma demone; si
noti che si è mantenuta, usando un valore non nullo del primo argomento, la
-directory di lavoro corrente. Una volta che il programma è andato in
-background l'esecuzione prosegue (\texttt{\small 42--48}) all'interno di un
-ciclo infinito: si inizia (\texttt{\small 43}) bloccando il mutex con
-\func{MutexLock} per poter accedere alla memoria condivisa (la funzione si
-bloccherà automaticamente se qualche client sta leggendo), poi (\texttt{\small
- 44}) si cancellano i valori precedentemente immagazzinati nella memoria
-condivisa con \func{memset}, e si esegue (\texttt{\small 45}) un nuovo calcolo
-degli stessi utilizzando la funzione \func{DirScan}; infine (\texttt{\small
- 46}) si sblocca il mutex con \func{MutexUnlock}, e si attende
-(\texttt{\small 47}) per il periodo di tempo specificato a riga di comando con
-l'opzione \code{-p} con una \func{sleep}.
+\index{directory~di~lavoro} directory di lavoro corrente. Una volta che il
+programma è andato in background l'esecuzione prosegue (\texttt{\small
+ 42--48}) all'interno di un ciclo infinito: si inizia (\texttt{\small 43})
+bloccando il mutex con \func{MutexLock} per poter accedere alla memoria
+condivisa (la funzione si bloccherà automaticamente se qualche client sta
+leggendo), poi (\texttt{\small 44}) si cancellano i valori precedentemente
+immagazzinati nella memoria condivisa con \func{memset}, e si esegue
+(\texttt{\small 45}) un nuovo calcolo degli stessi utilizzando la funzione
+\func{DirScan}; infine (\texttt{\small 46}) si sblocca il mutex con
+\func{MutexUnlock}, e si attende (\texttt{\small 47}) per il periodo di tempo
+specificato a riga di comando con l'opzione \code{-p} con una \func{sleep}.
Si noti come per il calcolo dei valori da mantenere nella memoria condivisa si
sia usata ancora una volta la funzione \func{DirScan}, già utilizzata (e
Le code di messaggi POSIX sono supportate da Linux a partire dalla versione
2.6.6-rc1 del kernel,\footnote{l'implementazione è dovuta a Michal Wronski e
Krzysztof Benedyczak, e le relative informazioni si possono trovare su
- \href{http://www.geocities.com/wronski12/posix_ipc/index.html}
- {\textsf{http://www.geocities.com/wronski12/posix\_ipc/index.html}}.} In
+ \url{http://www.geocities.com/wronski12/posix_ipc/index.html}.} In
generale, come le corrispettive del SysV IPC, le code di messaggi sono poco
usate, dato che i socket, nei casi in cui sono sufficienti, sono più comodi, e
che in casi più complessi la comunicazione può essere gestita direttamente con
successo e \const{SEM\_FAILED} in caso di errore; nel quel caso
\var{errno} assumerà i valori:
\begin{errlist}
- \item[\errcode{EACCESS}] il semaforo esiste ma non si hanno permessi
+ \item[\errcode{EACCES}] il semaforo esiste ma non si hanno permessi
sufficienti per accedervi.
\item[\errcode{EEXIST}] si sono specificati \const{O\_CREAT} e
\const{O\_EXCL} ma il semaforo esiste.
La seconda variante di \func{sem\_wait} è una estensione specifica che può
essere utilizzata soltanto se viene definita la macro \macro{\_XOPEN\_SOURCE}
-ad un valore di 600 prima di includere \texttt{semaphore.h}, la funzione è
+ad un valore di 600 prima di includere \headfile{semaphore.h}, la funzione è
\func{sem\_timedwait}, ed il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{semaphore.h}
\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
errore; nel quel caso \var{errno} assumerà i valori:
\begin{errlist}
- \item[\errcode{EACCESS}] non si hanno i permessi necessari a cancellare il
+ \item[\errcode{EACCES}] non si hanno i permessi necessari a cancellare il
semaforo.
\item[\errcode{ENAMETOOLONG}] il nome indicato è troppo lungo.
\item[\errcode{ENOENT}] il semaforo \param{name} non esiste.
% LocalWords: EBUSY sigev SIGNAL signo value sigval siginfo all'userid MESGQ
% LocalWords: Konstantin Knizhnik futex tmpfs ramfs cache shared swap CONFIG
% LocalWords: lrt blocks PAGECACHE TRUNC CLOEXEC mmap ftruncate munmap FindShm
-% LocalWords: CreateShm RemoveShm LIBRARY Library libmqueue FAILED EACCESS has
+% LocalWords: CreateShm RemoveShm LIBRARY Library libmqueue FAILED has
% LocalWords: ENAMETOOLONG qualchenome RESTART trywait XOPEN SOURCE timedwait
% LocalWords: process getvalue sval execve pshared ENOSYS heap PAGE destroy it
% LocalWords: xffffffff Arrays owner perms Queues used bytes messages device