al segmento viene inizializzato a zero.
\end{itemize*}
-La struttura di come vengono gestiti i segmenti di memoria condivisa nel
-kernel è illustrata in .
-
-
-
-
Come per le code di messaggi e gli insiemi di semafori, anche per i segmenti
di memoria condivisa esistono una serie di limiti, i cui valori, riportati in
\tabref{tab:ipc_shm_limits} sono associati ad altrettante costanti. Alcuni di
l'amministratore può utilizzare questo comando.
\end{basedescript}
i primi tre comandi sono gli stessi già visti anche per le code ed i semafori,
-gli ultimi due sono delle estensioni previste solo in Linux.
+gli ultimi due sono delle estensioni previste da Linux.
-Per utilizzare i segmenti di memoria condivisa si usano due funzioni, la prima
-di queste è \func{shmat}, che serve ad agganciare un segmento al processo
-chiamante, in modo che quest'ultimo possa vederlo nel suo spazio di indirizzi;
-il suo prototipo è:
+Per utilizzare i segmenti di memoria condivisa l'interfaccia prevede due
+funzioni, la prima è \func{shmat}, che serve ad agganciare un segmento al
+processo chiamante, in modo che quest'ultimo possa vederlo nel suo spazio di
+indirizzi; il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/shm.h}
\item[\macro{EINVAL}] Si è specificato un identificatore invalido per
\param{shmid}, o un indirizzo non allineato sul confine di una pagina
per \param{shmaddr}.
- \item[\macro{EIDRM}] Si è richiesto un segmento marcato per la
- cancellazione.
\end{errlist}
ed inoltre \macro{ENOMEM}.}
\end{functions}
spazio di indirizzi del processo, in modo che questo possa accedervi
direttamente, la situazione dopo l'esecuzione di \func{shmat} è illustrata in
\figref{fig:ipc_shmem_layout} (per la comprensione del resto dello schema si
-ricordi al proposito quanto illustrato in \secref{sec:proc_mem_layout}).
-
+ricordi quanto illustrato al proposito in \secref{sec:proc_mem_layout}). Si
+tenga presente che la funzione ha successo anche se il segmento è stato
+marcato per la cancellazione.
\begin{figure}[htb]
\centering
\label{fig:ipc_shmem_layout}
\end{figure}
-
L'argomento \param{shmaddr} specifica a quale indirizzo\footnote{Lo standard
SVID prevede che l'argomento \param{shmaddr} sia di tipo \ctyp{char *}, così
come il valore di ritorno della funzione. In Linux è stato così con le
ritorno un \ctyp{void *}.} deve essere associato il segmento, se il valore
specificato è \macro{NULL} è il sistema a scegliere opportunamente un'area di
memoria libera (questo è il modo più portabile e sicuro di usare la funzione).
-Altrimenti il kernel aggangia il segmento all'indirizzo specificato da
+Altrimenti il kernel aggancia il segmento all'indirizzo specificato da
\param{shmaddr}; questo però può avvenire solo se l'indirizzo coincide con il
limite di una pagina, cioè se è un multiplo esatto del parametro di sistema
\macro{SHMLBA}, che in Linux è sempre uguale \macro{PAGE\_SIZE}.
-
-
-
L'argomento \param{shmflg} permette di cambiare il comportamento della
funzione; esso va specificato come maschera binaria, i bit utilizzati sono
-
-
-
-
-La seconda funzione è \func{shmdt}, che consente di sganciare un segmento di
-memoria condivisa dal processo chiamante quando questo non è più necessario,
-il suo prototipo è:
+solo due e sono identificati dalle costanti \macro{SHM\_RND} e
+\macro{SHM\_RDONLY}, che vanno combinate con un OR aritmetico. Specificando
+\macro{SHM\_RND} si evita che \func{shmat} ritorni un errore quando
+\param{shmaddr} non è allineato ai confini di una pagina. Si può quindi usare
+un valore qualunque per \param{shmaddr}, e il segmento verrà comunque
+agganciato, ma al più vicino multiplo di \macro{SHMLBA} (il nome della
+costante sta infatti per \textit{rounded}, e serve per specificare un
+indirizzo come arrotondamento).
+
+Il secondo bit permette di agganciare il segmento in sola lettura (si ricordi
+che anche le pagine di memoria hanno dei permessi), in tal caso un tentativo
+di scrivere sul segmento comporterà una violazione di accesso con l'emissione
+di un segnale di \macro{SIGSEGV}. Il comportamento usuale di \func{shmat} è
+quello di agganciare il segmento con l'accesso in lettura e scrittura (ed il
+processo deve aver questi permessi in \var{shm\_perm}), non è prevista la
+possibilità di agganciare un segmento in sola scrittura.
+
+In caso di successo la funzione aggiorna anche i seguenti campi di
+\var{shmid\_ds}:
+\begin{itemize*}
+\item il tempo \var{shm\_atime} dell'ultima operazione di aggancio viene
+ impostato al tempo corrente.
+\item il \acr{pid} \var{shm\_lpid} dell'ultimo processo che ha operato sul
+ segmento viene impostato a quello del processo corrente.
+\item il numero \var{shm\_nattch} di processi agganciati al segmento viene
+ aumentato di uno.
+\end{itemize*}
+
+Come accennato in \secref{sec:proc_fork} un segmento di memoria condivisa
+agganciato ad un precesso viene ereditato da un figlio attraverso una
+\func{fork}, dato che quest'ultimo riceve una copia dello spazio degli
+indirizzi del padre. Invece, dato che attraverso una \func{exec} viene
+eseguito un diverso programma con uno spazio di indirizzi completamente
+diverso, tutti i segmenti agganciati al processo originario vengono
+automaticamente sganciati. Lo stesso avviene all'uscita del processo
+attraverso una \func{exit}.
+
+
+Una volta che un segmento di memoria condivisa non serve più si può sganciarlo
+esplicitamente dal processo usando la seconda funzione dell'interfaccia,
+\func{shmdt}, il cui il suo prototipo è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/shm.h}
\funcdecl{int shmdt(const void *shmaddr)}
Sgancia dal processo un segmento di memoria condivisa.
- \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo, e -1 in caso di
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di succes so, e -1 in caso di
errore, la funzione fallisce solo quando non c'è un segmento agganciato
all'indirizzo \func{shmaddr}, con \var{errno} che assume il valore
\macro{EINVAL}.}
\end{functions}
+La funzione sgancia dallo spazio degli indirizzi del processo un segmento di
+memoria condivisa; questo viene identificato con l'indirizzo \param{shmaddr}
+restituito dalla precedente chiamata a \func{shmat} con il quale era stato
+agganciato al processo.
+
+
+Per capire meglio il funzionamento delle funzioni facciamo ancora una volta
+riferimento alle strutture con cui il kernel implementa i segmenti di memoria
+condivisa; uno schema semplificato della struttura è illustrato in
+\figref{fig:ipc_shm_struct}.
+
+\begin{figure}[htb]
+ \centering
+ \includegraphics[width=10cm]{img/shmstruct}
+ \caption{Schema dell'implementazione dei segmenti di memoria condivisa in
+ Linux.}
+ \label{fig:ipc_shm_struct}
+\end{figure}
+
+
+
\section{Tecniche alternative}
\label{sec:ipc_alternatives}
Come abbiamo visto in \secref{sec:ipc_sysv_generic} il sistema di IPC di
-System V presenta numerosi problemi; in \cite{APUE}\footnote{nel capitolo 14.}
-Stevens effettua una accurata analisi (i cui concetti sono già stati accennati
-in precedenza) ed elenca alcune possibili alternative, che vogliamo riprendere
-in questa sezione.
+System V presenta numerosi problemi; in \cite{APUE}\footnote{in particolare
+ nel capitolo 14.} Stevens effettua una accurata analisi (alcuni dei
+concetti sono già stati accennati in precedenza) ed elenca alcune possibili
+alternative, che vogliamo riprendere in questa sezione.
+
+
+\subsection{Alternative alle code di messaggi}
+\label{sec:ipc_mq_alternative}
+
+Le code di messaggi sono probabilmente il meno usato degli oggetti di IPC di
+System V; esse infatti nacquero principalmente come meccanismo di
+comunicazione bidirezionale quando ancora le pipe erano unidirezionali; con la
+disponibilità di \func{socketpair} (vedi \secref{sec:ipc_socketpair}) si può
+ottenere lo stesso risultato senza incorrere nelle complicazioni introdotte
+dal sistema di IPC di System V.
+
+In realtà, grazie alla presenza del campo \var{mtype}, le code di messaggi
+hanno delle caratteristiche ulteriori, consentendo una classificazione dei
+messaggi ed un accesso non rigidamente sequenziale, due cose che sono
+impossibili da ottenere con le pipe e i socket di \func{socketpair}.
+
+È però possibile implementare un meccanismo analogo attraverso l'uso di
+memoria condivisa e di meccanismi di sincronizzazione, (un esempio di
+reimplementazione di code di messaggi usando il \textit{memory mapping} e i
+semafori si trova in \cite{UNP2}). pertanto non è
\subsection{La sincronizzazione con il \textit{file locking}}
\label{sec:ipc_file_lock}
-Abbiamo esaminato il \textit{file locking} in \secref{sec:file_locking},
+
+
+
+
+Una possibile alternativa all'uso dei semafori come meccanismo di
+sincronizzazione è quello di fare ricorso al \textit{file locking} visto in
+\secref{sec:file_locking}.
+
+
\subsection{Il \textit{memory mapping} anonimo}
\label{sec:ipc_mmap_anonymous}