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+
\chapter{L'architettura del sistema}
\label{cha:intro_unix}
(e non possono accedere direttamente alle zone di memoria riservate o alle
porte di input/output).
-Una parte del kernel, lo \textit{scheduler}\itindex{scheduler}, si occupa di
+Una parte del kernel, lo \itindex{scheduler} \textit{scheduler}, si occupa di
stabilire, ad intervalli fissi e sulla base di un opportuno calcolo delle
priorità, quale ``\textsl{processo}'' deve essere posto in esecuzione (il
-cosiddetto \textit{prehemptive
- multitasking}\itindex{prehemptive~multitasking}). Questo verrà comunque
-eseguito in modalità protetta; quando necessario il processo potrà accedere
-alle risorse hardware soltanto attraverso delle opportune chiamate al sistema
-che restituiranno il controllo al kernel.
+cosiddetto \itindex{prehemptive~multitasking} \textit{prehemptive
+ multitasking}). Questo verrà comunque eseguito in modalità protetta; quando
+necessario il processo potrà accedere alle risorse hardware soltanto
+attraverso delle opportune chiamate al sistema che restituiranno il controllo
+al kernel.
La memoria viene sempre gestita dal kernel attraverso il meccanismo della
\textsl{memoria virtuale}\index{memoria~virtuale}, che consente di assegnare a
in esame la procedura di avvio di un sistema unix-like; all'avvio il BIOS (o
in generale il software di avvio posto nelle EPROM) eseguirà la procedura di
avvio del sistema (il cosiddetto \textit{bootstrap}\footnote{il nome deriva da
- un espressione gergale che significa ``sollevarsi da terra tirandosi per le
+ un'espressione gergale che significa ``sollevarsi da terra tirandosi per le
stringhe delle scarpe'', per indicare il compito, almeno apparentemente
impossibile, di far eseguire un programma a partire da un computer appena
- acceso che appunto non ne contiene nessuno; non è impossibile appunto perché
- in realtà c'è un programma iniziale, che è appunto il BIOS.}), incaricandosi
-di caricare il kernel in memoria e di farne partire l'esecuzione;
-quest'ultimo, dopo aver inizializzato le periferiche, farà partire il primo
-processo, \cmd{init}, che è quello che a sua volta farà partire tutti i
-processi successivi. Fra questi ci sarà pure quello che si occupa di dialogare
-con la tastiera e lo schermo della console, e quello che mette a disposizione
+ acceso che appunto non ne contiene nessuno; non è impossibile perché in
+ realtà c'è un programma iniziale, che è il BIOS.}), incaricandosi di
+caricare il kernel in memoria e di farne partire l'esecuzione; quest'ultimo,
+dopo aver inizializzato le periferiche, farà partire il primo processo,
+\cmd{init}, che è quello che a sua volta farà partire tutti i processi
+successivi. Fra questi ci sarà pure quello che si occupa di dialogare con la
+tastiera e lo schermo della console, e quello che mette a disposizione
dell'utente che si vuole collegare, un terminale e la \textit{shell} da cui
inviare i comandi.
Questo è importante da capire perché programmare in Linux significa anzitutto
essere in grado di usare le varie interfacce contenute nella Libreria Standard
-del C, in quanto né il kernel, né il linguaggio C, implementano direttamente
+del C, in quanto né il kernel, né il linguaggio C implementano direttamente
operazioni comuni come l'allocazione dinamica della memoria, l'input/output
bufferizzato o la manipolazione delle stringhe, presenti in qualunque
programma.
Nelle versioni più recenti del kernel e delle librerie sono inoltre supportate
ulteriori funzionalità aggiunte dallo standard POSIX.1c per quanto riguarda i
\textit{thread} (vedi cap.~\ref{cha:threads}), e dallo standard POSIX.1b per
-quanto riguarda i segnali e lo scheduling real-time
+quanto riguarda i segnali e lo \itindex{scheduler} scheduling real-time
(sez.~\ref{sec:sig_real_time} e sez.~\ref{sec:proc_real_time}), la misura del
tempo, i meccanismi di intercomunicazione (sez.~\ref{sec:ipc_posix}) e l'I/O
asincrono (sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}).
-\subsection{Lo standard X/Open -- XPG3}
+\subsection{Lo standard X/Open}
\label{sec:intro_xopen}
Il consorzio X/Open nacque nel 1984 come consorzio di venditori di sistemi
Specification}, SUSv1, più comunemente nota come \textit{Unix 95}.
-\subsection{Gli standard Unix -- Open Group}
+\subsection{Gli standard Unix}
\label{sec:intro_opengroup}
Nel 1996 la fusione del consorzio X/Open con la Open Software Foundation (nata
da un gruppo di aziende concorrenti rispetto ai fondatori di X/Open) portò
-alla costituzione dell'Open Group, un consorzio internazionale che raccoglie
-produttori, utenti industriali, entità accademiche e governative.
+alla costituzione dell'\textit{Open Group}, un consorzio internazionale che
+raccoglie produttori, utenti industriali, entità accademiche e governative.
Attualmente il consorzio è detentore del marchio depositato Unix, e prosegue
il lavoro di standardizzazione delle varie implementazioni, rilasciando
\label{sec:intro_bsd}
Lo sviluppo di BSD iniziò quando la fine della collaborazione fra l'Università
-di Berkley e la AT\&T generò una delle prime e più importanti fratture del
+di Berkeley e la AT\&T generò una delle prime e più importanti fratture del
mondo Unix. L'Università di Berkley proseguì nello sviluppo della base di
codice di cui disponeva, e che presentava parecchie migliorie rispetto alle
versioni allora disponibili, fino ad arrivare al rilascio di una versione
della AT\&T.
Benché BSD non sia uno standard formalizzato, l'implementazione di Unix
-dell'Università di Berkley, ha provveduto nel tempo una serie di estensioni e
+dell'Università di Berkeley, ha provveduto nel tempo una serie di estensioni e
API di grande rilievo, come i link simbolici, la funzione \code{select} ed i
socket.
\end{basedescript}
In particolare è da sottolineare che le \acr{glibc} supportano alcune
-estensioni specifiche GNU, che non sono comprese in nessuno degli
-standard citati. Per poterle utilizzare esse devono essere attivate
-esplicitamente definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE} prima di
-includere i vari header file.
+estensioni specifiche GNU, che non sono comprese in nessuno degli standard
+citati. Per poterle utilizzare esse devono essere attivate esplicitamente
+definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE} prima di includere i vari header
+file.
%% \subsection{Gli standard di GNU/Linux}
+% LocalWords: like kernel multitasking scheduler prehemptive sez swap is cap
+% LocalWords: everything bootstrap init shell Windows Foundation system call
+% LocalWords: fig libc uClib glibc embedded Library POSIX username PAM Methods
+% LocalWords: Pluggable Autentication group supplementary Name Service Switch
+% LocalWords: LDAP identifier uid gid superuser root if BSD SVr dall' American
+% LocalWords: National Institute International Organisation IEC header tab gcc
+% LocalWords: assert ctype dirent errno fcntl limits malloc setjmp signal utmp
+% LocalWords: stdarg stdio stdlib string times unistd library int short caddr
+% LocalWords: address clock dev ino inode key IPC loff nlink off pid rlim size
+% LocalWords: sigset ssize ptrdiff sys nell'header IEEE Richard Portable of TR
+% LocalWords: Operating Interface dell'IEEE Electrical and Electronics thread
+% LocalWords: Engeneers Socket NT matching regular expression scheduling l'I
+% LocalWords: XPG Portability Issue Application Programmable XTI Transport AT
+% LocalWords: socket Spec Novell Specification SUSv CDE Motif Berkley select
+% LocalWords: SunOS l'AT Sun HP Xenix Description SVID Laboratories MP hsearch
+% LocalWords: drand fmtmsg define SOURCE lbsd compat XOPEN version ISOC Large
+% LocalWords: LARGEFILE Support LFS dell'
+
+
%%% Local Variables:
%%% mode: latex
%%% TeX-master: "gapil"