-ad essere incluse in una recente revisione (la POSIX.1-2008) dello standard
-POSIX.1. Con la \acr{glibc} per l'accesso a queste funzioni è necessario
-definire la macro \macro{\_ATFILE\_SOURCE}.
-
-L'uso di queste funzioni prevede una apertura iniziale della directory che
-sarà la base della risoluzione dei \textit{pathname} relativi che verranno
-usati in seguito, dopo di che si dovrà passare il relativo file descriptor
-alle varie funzioni che useranno quella directory come punto di partenza per
-la risoluzione. In questo modo, anche quando si lavora con i \textit{thread},
-si può mantenere una directory di lavoro diversa per ciascuno di essi.
-
-Questo metodo, oltre a risolvere i problemi di \textit{race condition},
-consente anche di ottenere aumenti di prestazioni significativi quando si
-devono eseguire molte operazioni su sezioni dell'albero dei file che prevedono
-delle gerarchie di sottodirectory molto profonde. Infatti in questo caso basta
-eseguire la risoluzione del \textit{pathname} della directory di partenza una
-sola volta (nell'apertura iniziale) e non tutte le volte che si deve accedere
-a ciascun file che essa contiene.
-
-La sintassi generale di queste nuove funzioni è che esse prevedono come primo
-argomento il file descriptor della directory da usare come base per la
+ad essere incluse in una recente revisione dello standard POSIX.1 (la
+POSIX.1-2008). Con la \acr{glibc} per l'accesso a queste funzioni è necessario
+definire la macro \macro{\_ATFILE\_SOURCE} (comunque attiva di default).
+
+L'uso di queste funzioni richiede una apertura preliminare della directory che
+si intende usare come base per la risoluzione dei \textit{pathname} relativi
+(ad esempio usando \func{open} con il flag \const{O\_PATH} visto in
+sez.~\ref{sec:file_open_close}) per ottenere un file descriptor che dovrà
+essere passato alle stesse. Tutte queste funzioni infatti prevedono la
+presenza un apposito argomento, in genere il primo, che negli esempi seguenti
+chiameremo sempre \param{dirfd}.
+
+In questo modo, una volta aperta la directory di partenza, si potranno
+effettuare controlli ed aperture solo con \textit{pathname} relativi alla
+stessa, e tutte le \textit{race condition} dovute al possibile cambiamento di
+uno dei componenti posti al di sopra della stessa cesseranno di esistere.
+Inoltre, pur restando la directory di lavoro una proprietà comune del
+processo, si potranno usare queste funzioni quando si lavora con i
+\textit{thread} per eseguire la risoluzione dei \textit{pathname} relativi ed
+avere una directory di partenza diversa in ciascuno di essi.
+
+Questo metodo consente inoltre di ottenere aumenti di prestazioni
+significativi quando si devono eseguire molte operazioni su sezioni
+dell'albero dei file che prevedono delle gerarchie di sottodirectory molto
+profonde. Infatti in questo caso basta eseguire la risoluzione del
+\textit{pathname} di una qualunque directory di partenza una sola volta
+(nell'apertura iniziale) e non tutte le volte che si deve accedere a ciascun
+file che essa contiene. Infine poter identificare una directory di partenza
+tramite il suo file descriptor consente di avere un riferimento stabile alla
+stessa anche qualora venisse rinominata, e tiene occupato il filesystem dove
+si trova, come per la directory di lavoro di un processo.
+
+La sintassi generica di queste nuove funzioni prevede l'utilizzo come primo
+argomento del file descriptor della directory da usare come base per la