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partizioni. In essa per semplicità si è fatto riferimento alla struttura del
filesystem \acr{ext2}, che prevede una suddivisione dei dati in \textit{block
group}. All'interno di ciascun \textit{block group} viene anzitutto
-replicato il cosiddetto \textit{superblock}, (la struttura che contiene
-l'indice iniziale del filesystem e che consente di accedere a tutti i dati
-sottostanti) e creata una opportuna suddivisione dei dati e delle informazioni
-per accedere agli stessi. Sulle caratteristiche di \acr{ext2} e derivati
-torneremo in sez.~\ref{sec:file_ext2}.
+replicato il cosiddetto \itindex{superblock} \textit{superblock}, (la
+struttura che contiene l'indice iniziale del filesystem e che consente di
+accedere a tutti i dati sottostanti) e creata una opportuna suddivisione dei
+dati e delle informazioni per accedere agli stessi. Sulle caratteristiche di
+\acr{ext2} e derivati torneremo in sez.~\ref{sec:file_ext2}.
\itindbeg{inode}
Se si va ad esaminare con maggiore dettaglio la strutturazione
dell'informazione all'interno del filesystem \textsl{ext2}, tralasciando i
dettagli relativi al funzionamento del filesystem stesso come la
-strutturazione in gruppi dei blocchi, il \textit{superblock} e tutti i dati di
-gestione possiamo esemplificare la situazione con uno schema come quello
-esposto in fig.~\ref{fig:file_filesys_detail}.
+strutturazione in gruppi dei blocchi, il \itindex{superblock}
+\textit{superblock} e tutti i dati di gestione possiamo esemplificare la
+situazione con uno schema come quello esposto in
+fig.~\ref{fig:file_filesys_detail}.
\begin{figure}[!htb]
\centering
in gruppi di blocchi.
Ciascun gruppo di blocchi contiene una copia delle informazioni essenziali del
-filesystem (i \textit{superblock} sono quindi ridondati) per una maggiore
-affidabilità e possibilità di recupero in caso di corruzione del
-\textit{superblock} principale. L'utilizzo di raggruppamenti di blocchi ha
-inoltre degli effetti positivi nelle prestazioni dato che viene ridotta la
-distanza fra i dati e la tabella degli \itindex{inode} inode.
+filesystem (i \itindex{superblock} \textit{superblock} sono quindi ridondati)
+per una maggiore affidabilità e possibilità di recupero in caso di corruzione
+del \itindex{superblock} \textit{superblock} principale. L'utilizzo di
+raggruppamenti di blocchi ha inoltre degli effetti positivi nelle prestazioni
+dato che viene ridotta la distanza fra i dati e la tabella degli
+\itindex{inode} inode.
\begin{figure}[!htb]
\centering
o non può essere montato su \param{target} perché la directory è ancora in
uso.
\item[\errcode{EINVAL}] il dispositivo \param{source} presenta un
- \textit{superblock} non valido, o si è cercato di rimontare un filesystem
- non ancora montato, o di montarlo senza che \param{target} sia un
- \itindex{mount~point} \textit{mount point} o di spostarlo
- quando \param{target} non è un \itindex{mount~point} \textit{mount point}
- o è la radice.
- \item[\errcode{EMFILE}] la tabella dei device \textit{dummy} è piena.
+ \itindex{superblock} \textit{superblock} non valido, o si è cercato di
+ rimontare un filesystem non ancora montato, o di montarlo senza
+ che \param{target} sia un \itindex{mount~point} \textit{mount point} o di
+ spostarlo quando \param{target} non è un \itindex{mount~point}
+ \textit{mount point} o è la radice.
+ \item[\errcode{ELOOP}] si è cercato di spostare un \itindex{mount~point}
+ \textit{mount point} su una sottodirectory di \param{source} o si sono
+ incontrati troppi link simolici nella risoluzione di un nome.
+ \item[\errcode{EMFILE}] in caso di filesystem virtuale, la tabella dei
+ dispositivi fittizi (chiamati \textit{dummy} nella documentazione inglese)
+ è piena.
\item[\errcode{ENODEV}] il tipo \param{filesystemtype} non esiste o non è
configurato nel kernel.
\item[\errcode{ENOTBLK}] non si è usato un \textit{block device} per
dispositivo \param{source} è sbagliato.
\item[\errcode{EPERM}] il processo non ha i privilegi di amministratore.
\end{errlist}
- ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ELOOP}, \errval{ENOMEM},
- \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR} nel loro
- significato generico.}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENAMETOOLONG},
+ \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR} nel loro significato generico.}
\end{funcproto}
La funzione monta sulla directory indicata da \param{target}, detta
\texttt{ioctl} (vedi sez.~\ref{sec:file_ioctl}).}
Questo consente di ridurre al minimo il rischio di perdita dei dati delle
- directory in caso di crollo improvviso del sistema, al costo di una perdita
- di prestazioni dato che le funzioni di scrittura relative ad operazioni
- sulle directory non saranno più bufferizzate e si bloccheranno fino
- all'arrivo dei dati sul disco prima che un programma possa proseguire.
+ directory in caso di crollo improvviso del sistema, al costo di una certa
+ perdita di prestazioni dato che le funzioni di scrittura relative ad
+ operazioni sulle directory non saranno più bufferizzate e si bloccheranno
+ fino all'arrivo dei dati sul disco prima che un programma possa proseguire.
\item[\const{MS\_MANDLOCK}] Consente l'uso del \textit{mandatory locking}
\itindex{mandatory~locking} (vedi sez.~\ref{sec:file_mand_locking}) sui file
dell'amministratore o di un altro utente, che gli consentirebbe di eseguirlo
per conto di quest'ultimo.
-\item[\const{MS\_PRIVATE}] (non documentato).
+\item[\const{MS\_PRIVATE}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount point}
+ come privato. Si tratta di una delle nuove opzioni (insieme a
+ \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_SLAVE} e \const{MS\_UNBINDABLE}) facenti
+ parte dell'infrastruttura degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared
+ subtree} introdotta a partire dal kernel 2.6.15, che estendono le
+ funzionalità dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. In questo caso
+ \param{target} dovrà fare riferimento al \textit{mount point} che si intende
+ marcare, e tutti gli altri argomenti verranno ignorati.
+
+ Di default, finché non lo si marca altrimenti con una delle altre opzioni
+ dell'interfaccia \itindex{shared~subtree} \textit{shared subtree}, ogni
+ \textit{mount point} è privato. Ogni \textit{bind mount} ottenuto da un
+ \itindex{mount~point} \textit{mount point} di tipo \textit{private} si
+ comporta come descritto nella trattazione di \const{MS\_BIND}. Si usa questo
+ flag principalmente per revocare gli effetti delle altre opzioni e riportare
+ il comportamento a quello ordinario.
\item[\const{MS\_RDONLY}] Esegue il montaggio del filesystem in sola lettura,
non sarà possibile nessuna modifica ai suoi contenuti. Viene usato tutte le
corrotto). All'avvio di default il kernel monta la radice in questa
modalità.
-\item[\const{MS\_RELATIME}] .
+\item[\const{MS\_REC}] Applica ricorsivamente a tutti i \itindex{mount~point}
+ \textit{mount point} presenti al di sotto del \textit{mount point} indicato
+ gli effetti della opzione degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared
+ subtree} associata. Anche questo caso l'argomento \param{target} deve fare
+ riferimento ad un \itindex{mount~point} \textit{mount point} e tutti gli
+ altri argomenti sono ignorati, ed il flag deve essere indicato assieme ad
+ una fra \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED}, \const{MS\_SLAVE} e
+ \const{MS\_UNBINDABLE}.
+
+\item[\const{MS\_RELATIME}] Indica di effettuare l'aggiornamento degli
+ \textit{access time} sul filesystem soltanto quando questo risulti
+ antecendente il valore corrente del \textit{modification time} o del
+ \textit{change time} (per i tempi dei file si veda
+ sez.~\ref{sec:file_file_times}). L'opzione è disponibile a partire dal
+ kernel 2.6.20, mentre dal 2.6.30 questo è diventato il comportamento di
+ default del sistema, che può essere riportato a quello tradizionale con
+ l'uso di \const{MS\_STRICTATIME}. Sempre dal 2.6.30 il comportamento è stato
+ anche modificato e l'\textit{access time} viene comunque aggiornato se è più
+ vecchio di un giorno.
+
+ L'opzione consente di evitare i problemi di prestazioni relativi
+ all'aggiornamento dell'\textit{access time} senza avere impatti negativi
+ riguardo le funzionalità, il comportamento adottato infatti consente di
+ rendere evidente che vi è stato un accesso dopo la scrittura, ed evitando al
+ contempo ulteriori operazioni su disco negli accessi successivi. In questo
+ modo l'informazione relativa al fatto che un file sia stato letto resta
+ disponibile, ed i programmi che ne fanno uso continuano a funzionare. Con
+ l'introduzione di questo comportamento l'uso delle alternative
+ \const{MS\_NOATIME} e \const{MS\_NODIRATIME} è sostanzialmente inutile.
\item[\const{MS\_REMOUNT}] Consente di rimontare un filesystem già montato
cambiandone le opzioni di montaggio in maniera atomica. In questo modo si
\const{MS\_NOATIME} e \const{MS\_NODIRATIME}, ed infine prima del kernel
2.4.10 anche \const{MS\_NODEV}, \const{MS\_NOEXEC} e \const{MS\_NOSUID}.
-\item[\const{MS\_SHARE}] Shared mount (non documentato).
-
-\item[\const{MS\_SILENT}] .
-
-\item[\const{MS\_SLAVE}] Slave mount (non documentato).
-
-\item[\const{MS\_STRICTATIME}] .
-
-\item[\const{MS\_SYNCHRONOUS}] Abilita la scrittura sincrona.
-
-\item[\const{MS\_UNBINDABLE}] (non documentato).
+\item[\const{MS\_SHARED}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount point}
+ come \textit{shared mount}. Si tratta di una delle nuove opzioni (insieme a
+ \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SLAVE} e \const{MS\_UNBINDABLE}) facenti
+ parte dell'infrastruttura degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared
+ subtree} introdotta a partire dal kernel 2.6.15, che estendono le
+ funzionalità dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. In questo caso
+ \param{target} dovrà fare riferimento al \itindex{mount~point} \textit{mount
+ point} che si intende marcare, e tutti gli altri argomenti verranno
+ ignorati.
+
+ Lo scopo dell'opzione è ottenere che tutti i successivi \textit{bind mount}
+ effettuati da un \textit{mount point} marcato da essa siano di tipo
+ \textit{shared}, cioè ``\textsl{condividano}'' con l'originale e fra di loro
+ ogni ulteriore operazione di montaggio o smontaggio che avviene su una
+ directory al di sotto di uno qualunque di essi. Le operazioni di montaggio e
+ smontaggio cioè vengono ``\textsl{propagate}'' a tutti i \textit{mount
+ point} della stessa condivisione, e la sezione di albero di file vista al
+ di sotto di ciascuno di essi sarà sempre identica.
+
+\item[\const{MS\_SILENT}] Richiede la soppressione di alcuni messaggi di
+ avvertimento nei log del kernel (vedi sez.~\ref{sec:sess_daemon}). L'opzione
+ è presente a partire dal kernel 2.6.17 e sostituisce, utilizzando un nome
+ non fuorviante, la precedente \const{MS\_VERBOSE}, introdotta nel kernel
+ 2.6.12, che aveva lo stesso effetto.
+
+\item[\const{MS\_SLAVE}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount point}
+ come \textit{slave mount}. Si tratta di una delle nuove opzioni (insieme a
+ \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED} e \const{MS\_UNBINDABLE}) facenti
+ parte dell'infrastruttura degli \itindex{shared~subtree} \textit{shared
+ subtree} introdotta a partire dal kernel 2.6.15, che estendono le
+ funzionalità dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. In questo caso
+ \param{target} dovrà fare riferimento al \textit{mount point} che si intende
+ marcare, e tutti gli altri argomenti verranno ignorati.
+
+ Lo scopo dell'opzione è ottenere che tutti i successivi \textit{bind mount}
+ effettuati da un \textit{mount point} marcato da essa siano di tipo
+ \textit{slave}, cioè ``\textsl{condividano}'' ogni ulteriore operazione di
+ montaggio o smontaggio che avviene su una directory al di sotto del
+ \textit{mount point} originale. Le operazioni di montaggio e smontaggio in
+ questo caso vengono ``\textsl{propagate}'' soltanto dal \textit{mount point}
+ originale (detto anche \textit{master}) verso gli \textit{slave}, mentre
+ essi potranno eseguire al loro interno ulteriori montaggi che non saranno
+ propagati né negli altri né nel \itindex{mount~point} \textit{mount point}
+ originale.
+
+\item[\const{MS\_STRICTATIME}] Ripristina il comportamento tradizionale per
+ cui l'\textit{access time} viene aggiornato ad ogni accesso al
+ file. L'opzione è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.30 quando il
+ comportamento di default del kernel è diventato quello fornito da
+ \const{MS\_RELATIME}.
+
+\item[\const{MS\_SYNCHRONOUS}] Abilita la scrittura sincrona richiedendo che
+ ogni modifica al contenuto del filesystem venga immediatamente registrata su
+ disco. Lo stesso comportamento può essere ottenuto con il flag
+ \const{O\_SYNC} di \func{open} (vedi sez.~\ref{sec:file_open}).
+
+ Questa opzione consente di ridurre al minimo il rischio di perdita dei dati
+ in caso di crollo improvviso del sistema, al costo di una pesante perdita di
+ prestazioni dato che tutte le funzioni di scrittura non saranno più
+ bufferizzate e si bloccheranno fino all'arrivo dei dati sul disco. Per un
+ compromesso in cui questo comportamento avviene solo per le directory, ed ha
+ quindi una incidenza nettamente minore, si può usare \const{MS\_DIRSYNC}.
+
+\item[\const{MS\_UNBINDABLE}] Marca un \itindex{mount~point} \textit{mount
+ point} come \textit{unbindable mount}. Si tratta di una delle nuove
+ opzioni (insieme a \const{MS\_PRIVATE}, \const{MS\_SHARED} e
+ \const{MS\_SLAVE}) facenti parte dell'infrastruttura degli
+ \itindex{shared~subtree} \textit{shared subtree} introdotta a partire dal
+ kernel 2.6.15, che estendono le funzionalità dei \itindex{bind~mount}
+ \textit{bind mount}. In questo caso
+ \param{target} dovrà fare riferimento al \textit{mount point} che si intende
+ marcare, e tutti gli altri argomenti verranno ignorati.
+
+ Un \textit{mount point} marcato in questo modo disabilità la capacità di
+ eseguire dei \itindex{bind~mount} \textit{bind mount}. Si comporta cioè come
+ allo stesso modo di un \itindex{mount~point} \textit{mount point} ordinario
+ di tipo \textit{private} con in più la restrizione che nessuna sua
+ sottodirectory (anche se relativa ad un ulteriore montaggio) possa essere
+ utilizzata per un come sorgente di un \itindex{bind~mount} \textit{bind
+ mount}.
-% TODO aggiornare con i nuovi flag di man mount
-% per \const{MS\_SLAVE},\const{MS\_SHARE}, \const{MS\_PRIVATE},
-% \const{MS\_UNBINDABLE} dal 2.6.15 vedi shared subtrees,
-% http://lwn.net/Articles/159077/ e
-% Documentation/filesystems/sharedsubtree.txt
+\end{basedescript}
-% TODO: non documentati ma presenti in sys/mount.h:
-% MS_REC
-% MS_POSIXACL
-% MS_KERNMOUNT
-% MS_I_VERSION
-% MS_ACTIVE
-% MS_NOUSER
+% NOTE per \const{MS\_SLAVE},\const{MS\_SHARE}, \const{MS\_PRIVATE} e
+% \const{MS\_UNBINDABLE} dal 2.6.15 vedi shared subtrees, in particolare
+% * http://lwn.net/Articles/159077/ e
+% * Documentation/filesystems/sharedsubtree.txt
-\end{basedescript}
+% TODO: (bassa priorità) non documentati ma presenti in sys/mount.h:
+% * MS_POSIXACL
+% * MS_KERNMOUNT
+% * MS_I_VERSION
+% * MS_ACTIVE
+% * MS_NOUSER
-La funzione \func{mount} può essere utilizzata anche per effettuare il
-\textsl{rimontaggio} di un filesystem, cosa che permette di cambiarne al volo
-alcune delle caratteristiche di funzionamento (ad esempio passare da sola
-lettura a lettura/scrittura). Questa operazione è attivata attraverso uno dei
-bit di \param{mountflags}, \const{MS\_REMOUNT}, che se impostato specifica che
-deve essere effettuato il rimontaggio del filesystem (con le opzioni
-specificate dagli altri bit), anche in questo caso il valore di \param{source}
-viene ignorato.
Una volta che non si voglia più utilizzare un certo filesystem è possibile
\textsl{smontarlo} usando la funzione \funcd{umount}, il cui prototipo è:
nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
\begin{errlist}
\item[\errcode{EPERM}] il processo non ha i privilegi di amministratore.
- \item[\errcode{EBUSY}] \param{target} è la directory di lavoro di qualche
- processo, o contiene dei file aperti, o un altro mount point.
+ \item[\errcode{EBUSY}] \param{target} è la \index{directory~di~lavoro}
+ directory di lavoro di qualche processo, o contiene dei file aperti, o un
+ altro mount point.
\end{errlist}ed inoltre \errval{ENOTDIR}, \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM},
\errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ELOOP} nel loro
significato generico.}
non il file o il dispositivo che è stato montato,\footnote{questo è vero a
partire dal kernel 2.3.99-pre7, prima esistevano due chiamate separate e la
funzione poteva essere usata anche specificando il file di dispositivo.} in
-quanto con il kernel 2.4.x è possibile montare lo stesso dispositivo in più
-punti. Nel caso più di un filesystem sia stato montato sullo stesso
-\itindex{mount~point} \textit{mount point} viene smontato quello che è stato
-montato per ultimo.
+quanto a partire dai kernel della serie 2.4.x è possibile montare lo stesso
+dispositivo in più punti. Nel caso più di un filesystem sia stato montato
+sullo stesso \itindex{mount~point} \textit{mount point} viene smontato quello
+che è stato montato per ultimo.
Si tenga presente che la funzione fallisce quando il filesystem è
-\textsl{occupato}, questo avviene quando ci sono ancora file aperti sul
-filesystem, se questo contiene la directory di lavoro corrente di un qualunque
-processo o il \itindex{mount~point} \textit{mount point} di un altro
-filesystem; in questo caso l'errore restituito è \errcode{EBUSY}.
+\textsl{occupato}, cioè quando ci sono ancora dei file aperti sul filesystem,
+se questo contiene la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro corrente
+di un qualunque processo o il \itindex{mount~point} \textit{mount point} di un
+altro filesystem; in questo caso l'errore restituito è \errcode{EBUSY}.
Linux provvede inoltre una seconda funzione, \funcd{umount2}, che in alcuni
casi permette di forzare lo smontaggio di un filesystem, anche quando questo
\item[\errcode{ENOTEMPTY}] \param{newpath} è una directory già esistente e
non vuota.
\item[\errcode{EBUSY}] o \param{oldpath} o \param{newpath} sono in uso da
- parte di qualche processo (come directory di lavoro o come radice) o del
- sistema (come \itindex{mount~point} \textit{mount point}).
+ parte di qualche processo (come \index{directory~di~lavoro} directory di
+ lavoro o come radice) o del sistema (come \itindex{mount~point}
+ \textit{mount point}).
\item[\errcode{EINVAL}] \param{newpath} contiene un prefisso di
\param{oldpath} o più in generale si è cercato di creare una directory come
sotto-directory di se stessa.
che contiene la directory che si vuole cancellare, o non c'è il permesso
di attraversare (esecuzione) una delle directory specificate in
\param{dirname}.
- \item[\errcode{EBUSY}] la directory specificata è la directory di lavoro o la
- radice di qualche processo.
+ \item[\errcode{EBUSY}] la directory specificata è la
+ \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro o la radice di qualche
+ processo.
\item[\errcode{ENOTEMPTY}] la directory non è vuota.
\end{errlist}
ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
necessità di specificare il numero tramite delle opportune macro, così da non
avere problemi di compatibilità con eventuali ulteriori estensioni.
-Le macro sono definite nel file \file{sys/sysmacros.h}, che viene
-automaticamente incluso quando si include \file{sys/types.h}; si possono
+Le macro sono definite nel file \headfile{sys/sysmacros.h}, che viene
+automaticamente incluso quando si include \headfile{sys/types.h}; si possono
pertanto ottenere i valori del \itindex{major~number} \textit{major number} e
\itindex{minor~number} \textit{minor number} di un dispositivo rispettivamente
con le macro \macro{major} e \macro{minor}:
stream} \param{dir}. Di solito si utilizza questa funzione in abbinamento a
funzioni che operano sui file descriptor, ad esempio si potrà usare
\func{fstat} per ottenere le proprietà della directory, o \func{fchdir} per
-spostare su di essa la directory di lavoro (vedi
+spostare su di essa la \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro (vedi
sez.~\ref{sec:file_work_dir}).
Viceversa se si è aperto un file descriptor corrispondente ad una directory è
stream sulla directory passata come primo argomento, stampando un messaggio in
caso di errore.
-Il passo successivo (\texttt{\small 23--24}) è cambiare directory di lavoro
-(vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}), usando in sequenza le funzioni
-\func{dirfd} e \func{fchdir} (in realtà si sarebbe potuto usare direttamente
-\func{chdir} su \var{dirname}), in modo che durante il successivo ciclo
-(\texttt{\small 26--30}) sulle singole voci dello stream ci si trovi
-all'interno della directory.\footnote{questo è essenziale al funzionamento
- della funzione \code{do\_ls}, e ad ogni funzione che debba usare il campo
- \var{d\_name}, in quanto i nomi dei file memorizzati all'interno di una
- struttura \struct{dirent} sono sempre relativi alla directory in questione,
- e senza questo posizionamento non si sarebbe potuto usare \func{stat} per
- ottenere le dimensioni.}
+Il passo successivo (\texttt{\small 23--24}) è cambiare
+\index{directory~di~lavoro} directory di lavoro (vedi
+sez.~\ref{sec:file_work_dir}), usando in sequenza le funzioni \func{dirfd} e
+\func{fchdir} (in realtà si sarebbe potuto usare direttamente \func{chdir} su
+\var{dirname}), in modo che durante il successivo ciclo (\texttt{\small
+ 26--30}) sulle singole voci dello stream ci si trovi all'interno della
+directory.\footnote{questo è essenziale al funzionamento della funzione
+ \code{do\_ls}, e ad ogni funzione che debba usare il campo \var{d\_name}, in
+ quanto i nomi dei file memorizzati all'interno di una struttura
+ \struct{dirent} sono sempre relativi alla directory in questione, e senza
+ questo posizionamento non si sarebbe potuto usare \func{stat} per ottenere
+ le dimensioni.}
Avendo usato lo stratagemma di fare eseguire tutte le manipolazioni necessarie
alla funzione passata come secondo argomento, il ciclo di scansione della
\label{sec:file_work_dir}
\itindbeg{pathname}
-
+\index{directory~di~lavoro|(}
Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} a ciascun processo è associata una
directory nel filesystem,\footnote{questa viene mantenuta all'interno dei dati
della sua \struct{task\_struct} (vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}), più
Una seconda usata per ottenere la directory di lavoro è \code{char
*get\_current\_dir\_name(void)} che è sostanzialmente equivalente ad una
\code{getcwd(NULL, 0)}, con la sola differenza che essa ritorna il valore
-della variabile di ambiente \val{PWD}, che essendo costruita dalla shell può
-contenere un \textit{pathname} comprendente anche dei link simbolici. Usando
-\func{getcwd} infatti, essendo il \textit{pathname} ricavato risalendo
-all'indietro l'albero della directory, si perderebbe traccia di ogni passaggio
-attraverso eventuali link simbolici.
+della variabile di ambiente \envvar{PWD}, che essendo costruita dalla shell
+può contenere un \textit{pathname} comprendente anche dei link
+simbolici. Usando \func{getcwd} infatti, essendo il \textit{pathname} ricavato
+risalendo all'indietro l'albero della directory, si perderebbe traccia di ogni
+passaggio attraverso eventuali link simbolici.
Per cambiare la directory di lavoro si può usare la funzione \funcd{chdir}
(equivalente del comando di shell \cmd{cd}) il cui nome sta appunto per
specificata da \param{fd}.
\itindend{pathname}
-
+\index{directory~di~lavoro|)}
\subsection{I file temporanei}
indefinito. Al nome viene automaticamente aggiunto come prefisso la directory
specificata dalla costante \const{P\_tmpdir}.\footnote{le costanti
\const{L\_tmpnam}, \const{P\_tmpdir} e \const{TMP\_MAX} sono definite in
- \file{stdio.h}.}
+ \headfile{stdio.h}.}
Di questa funzione esiste una versione \index{funzioni!rientranti} rientrante,
\func{tmpnam\_r}, che non fa nulla quando si passa \val{NULL} come argomento.
nome provvisorio. La funzione assegna come directory per il file temporaneo,
verificando che esista e sia accessibile, la prima valida fra le seguenti:
\begin{itemize*}
-\item La variabile di ambiente \const{TMPDIR} (non ha effetto se non è
+\item La variabile di ambiente \envvar{TMPDIR} (non ha effetto se non è
definita o se il programma chiamante è \itindex{suid~bit} \acr{suid} o
\itindex{sgid~bit} \acr{sgid}, vedi sez.~\ref{sec:file_special_perm}).
\item il valore dell'argomento \param{dir} (se diverso da \val{NULL}).
questa funzione esiste una variante \funcd{mkostemp}, introdotta
specificamente dalla \acr{glibc},\footnote{la funzione è stata introdotta
nella versione 2.7 delle librerie e richiede che sia definita la macro
- \const{\_GNU\_SOURCE}.} il cui prototipo è:
+ \macro{\_GNU\_SOURCE}.} il cui prototipo è:
\begin{prototype}{stlib.h}{int mkostemp(char *template, int flags)}
Genera un file temporaneo.
aperto, specificato tramite il suo file descriptor \param{filedes}.
La struttura \struct{stat} usata da queste funzioni è definita nell'header
-\file{sys/stat.h} e in generale dipende dall'implementazione; la versione
+\headfile{sys/stat.h} e in generale dipende dall'implementazione; la versione
usata da Linux è mostrata in fig.~\ref{fig:file_stat_struct}, così come
riportata dalla pagina di manuale di \func{stat}; in realtà la definizione
effettivamente usata nel kernel dipende dall'architettura e ha altri campi
Si noti come i vari membri della struttura siano specificati come tipi
primitivi del sistema (di quelli definiti in
-tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e dichiarati in \file{sys/types.h}).
+tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e dichiarati in \headfile{sys/types.h}).
\subsection{I tipi di file}
\label{sec:file_types}
\macro{S\_ISSOCK}\texttt{(m)} & socket.\\
\hline
\end{tabular}
- \caption{Macro per i tipi di file (definite in \texttt{sys/stat.h}).}
+ \caption{Macro per i tipi di file (definite in \headfile{sys/stat.h}).}
\label{tab:file_type_macro}
\end{table}
Oltre alle macro di tab.~\ref{tab:file_type_macro} è possibile usare
direttamente il valore di \var{st\_mode} per ricavare il tipo di file
controllando direttamente i vari bit in esso memorizzati. Per questo sempre in
-\file{sys/stat.h} sono definite le costanti numeriche riportate in
+\headfile{sys/stat.h} sono definite le costanti numeriche riportate in
tab.~\ref{tab:file_mode_flags}.
Il primo valore dell'elenco di tab.~\ref{tab:file_mode_flags} è la maschera
\hline
\end{tabular}
\caption{Costanti per l'identificazione dei vari bit che compongono il campo
- \var{st\_mode} (definite in \file{sys/stat.h}).}
+ \var{st\_mode} (definite in \headfile{sys/stat.h}).}
\label{tab:file_mode_flags}
\end{table}
in termini di prestazioni, che di consumo di risorse come la batteria per i
portatili, o cicli di riscrittura per i dischi su memorie riscrivibili.
+% TODO aggiustare per il contenuto duplicato con le analoghe MS_*
+
Per questo motivo, onde evitare di mantenere una informazione che nella
maggior parte dei casi non interessa, è sempre stato possibile disabilitare
l'aggiornamento del tempo di ultimo accesso con l'opzione di montaggio
breve descrizione ed il nome delle costanti che le identificano, è riportato
in tab.~\ref{tab:proc_capabilities};\footnote{l'elenco presentato questa
tabella, ripreso dalla pagina di manuale (accessibile con \texttt{man
- capabilities}) e dalle definizioni in \texttt{linux/capabilities.h}, è
- aggiornato al kernel 2.6.26.} la tabella è divisa in due parti, la prima
-riporta le \textit{capabilities} previste anche nella bozza dello standard
-POSIX1.e, la seconda quelle specifiche di Linux. Come si può notare dalla
-tabella alcune \textit{capabilities} attengono a singole funzionalità e sono
-molto specializzate, mentre altre hanno un campo di applicazione molto vasto,
-che è opportuno dettagliare maggiormente.
+ capabilities}) e dalle definizioni in
+ \texttt{include/linux/capabilities.h}, è aggiornato al kernel 2.6.26.} la
+tabella è divisa in due parti, la prima riporta le \textit{capabilities}
+previste anche nella bozza dello standard POSIX1.e, la seconda quelle
+specifiche di Linux. Come si può notare dalla tabella alcune
+\textit{capabilities} attengono a singole funzionalità e sono molto
+specializzate, mentre altre hanno un campo di applicazione molto vasto, che è
+opportuno dettagliare maggiormente.
\begin{table}[!h!btp]
\centering
indicato che per poterle utilizzare fosse necessario che la macro
\macro{\_POSIX\_SOURCE} risultasse non definita (ed era richiesto di inserire
una istruzione \texttt{\#undef \_POSIX\_SOURCE} prima di includere
-\texttt{sys/capability.h}) requisito che non risulta più presente.\footnote{e
- non è chiaro neanche quanto sia mai stato davvero necessario.}
+\headfile{sys/capability.h}) requisito che non risulta più
+presente.\footnote{e non è chiaro neanche quanto sia mai stato davvero
+ necessario.}
Si tenga presente che le strutture di fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}, come i
prototipi delle due funzioni \func{capget} e \func{capset}, sono soggette ad
con l'argomento \param{flag}. Questo deve essere specificato con una variabile
di tipo \type{cap\_flag\_t} che può assumere esclusivamente\footnote{si tratta
in effetti di un tipo enumerato, come si può verificare dalla sua
- definizione che si trova in \texttt{/usr/include/sys/capability.h}.} uno dei
-valori illustrati in tab.~\ref{tab:cap_set_identifier}.
+ definizione che si trova in \headfile{sys/capability.h}.} uno dei valori
+illustrati in tab.~\ref{tab:cap_set_identifier}.
Si possono inoltre confrontare in maniera diretta due diversi
\textit{capability state} con la funzione \funcd{cap\_compare}; il suo
tab.~\ref{tab:proc_capabilities}, in questo caso però non è possibile
combinare diversi valori in una maschera binaria, una variabile di tipo
\type{cap\_value\_t} può indicare una sola capacità.\footnote{in
- \texttt{sys/capability.h} il tipo \type{cap\_value\_t} è definito come
+ \headfile{sys/capability.h} il tipo \type{cap\_value\_t} è definito come
\ctyp{int}, ma i valori validi sono soltanto quelli di
tab.~\ref{tab:proc_capabilities}.}
prototipo\footnote{su alcune pagine di manuale la funzione è descritta con un
prototipo sbagliato, che prevede un valore di ritorno di tipo \type{cap\_t},
ma il valore di ritorno è intero, come si può verificare anche dalla
- dichiarazione della stessa in \texttt{sys/capability.h}.} è:
+ dichiarazione della stessa in \headfile{sys/capability.h}.} è:
\begin{functions}
\headdecl{sys/capability.h}
% TODO riferimenti ai bind mount, link simbolici ecc.
Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} ogni processo oltre ad una
-directory di lavoro, ha anche una directory \textsl{radice}\footnote{entrambe
- sono contenute in due campi (rispettivamente \var{pwd} e \var{root}) di
- \struct{fs\_struct}; vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} che, pur essendo
-di norma corrispondente alla radice dell'albero di file e directory come visto
-dal kernel (ed illustrato in sez.~\ref{sec:file_pathname}), ha per il processo
-il significato specifico di directory rispetto alla quale vengono risolti i
+\index{directory~di~lavoro} directory di lavoro, ha anche una directory
+\textsl{radice}\footnote{entrambe sono contenute in due campi (rispettivamente
+ \var{pwd} e \var{root}) di \struct{fs\_struct}; vedi
+ fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} che, pur essendo di norma corrispondente
+alla radice dell'albero di file e directory come visto dal kernel (ed
+illustrato in sez.~\ref{sec:file_pathname}), ha per il processo il significato
+specifico di directory rispetto alla quale vengono risolti i
\itindsub{pathname}{assoluto}\textit{pathname} assoluti.\footnote{cioè quando
un processo chiede la risoluzione di un \textit{pathname}, il kernel usa
sempre questa directory come punto di partenza.} Il fatto che questo valore
sia specificato per ogni processo apre allora la possibilità di modificare le
modalità di risoluzione dei \textit{pathname} assoluti da parte di un processo
cambiando questa directory, così come si fa coi
-\itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi cambiando la directory
+\itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi cambiando la \index{directory~di~lavoro} directory
di lavoro.
Normalmente la directory radice di un processo coincide anche con la radice
Questo è il motivo per cui la funzione è efficace solo se dopo averla eseguita
si cedono i privilegi di root. Infatti se per un qualche motivo il processo
-resta con la directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail}, potrà
-comunque accedere a tutto il resto del filesystem usando
-\itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi, i quali, partendo
-dalla directory di lavoro che è fuori della \textit{chroot jail}, potranno
-(con l'uso di ``\texttt{..}'') risalire fino alla radice effettiva del
-filesystem.
+resta con \index{directory~di~lavoro} la directory di lavoro fuori dalla
+\textit{chroot jail}, potrà comunque accedere a tutto il resto del filesystem
+usando \itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi, i quali,
+partendo dalla directory di lavoro che è fuori della \textit{chroot jail},
+potranno (con l'uso di ``\texttt{..}'') risalire fino alla radice effettiva
+del filesystem.
Ma se ad un processo restano i privilegi di amministratore esso potrà comunque
-portare la sua directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail} in cui si
-trova. Basta infatti creare una nuova \textit{chroot jail} con l'uso di
-\func{chroot} su una qualunque directory contenuta nell'attuale directory di
-lavoro. Per questo motivo l'uso di questa funzione non ha molto senso quando
-un processo necessita dei privilegi di root per le sue normali operazioni.
+portare la sua \index{directory~di~lavoro} directory di lavoro fuori dalla
+\textit{chroot jail} in cui si trova. Basta infatti creare una nuova
+\textit{chroot jail} con l'uso di \func{chroot} su una qualunque directory
+contenuta nell'attuale directory di lavoro. Per questo motivo l'uso di questa
+funzione non ha molto senso quando un processo necessita dei privilegi di root
+per le sue normali operazioni.
Un caso tipico di uso di \func{chroot} è quello di un server FTP anonimo, in
questo caso infatti si vuole che il server veda solo i file che deve