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%% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Un preambolo",
Qualora si sia specificato in \param{mode} un file di dispositivo (vale a dire
o \const{S\_IFBLK} o \const{S\_IFCHR}), il valore di \param{dev} dovrà essere
-usato per indicare a quale dispositivo si fa riferimento altrimenti il suo
+usato per indicare a quale dispositivo si fa riferimento, altrimenti il suo
valore verrà ignorato. Solo l'amministratore può creare un file di
dispositivo usando questa funzione (il processo deve avere la
\textit{capability} \const{CAP\_MKNOD}), ma in Linux\footnote{questo è un
Il \itindex{major~number} \textit{major number} identifica una classe di
dispositivi (ad esempio la seriale, o i dischi IDE) e serve in sostanza per
indicare al kernel quale è il modulo che gestisce quella classe di
-dispositivi, per identificare uno specifico dispositivo di quella classe (ad
-esempio una singola porta seriali, o una partizione di un disco) si usa invece
+dispositivi; per identificare uno specifico dispositivo di quella classe (ad
+esempio una singola porta seriale, o una partizione di un disco) si usa invece
il \itindex{minor~number} \textit{minor number}. L'elenco aggiornato di questi
numeri con le relative corrispondenze ai vari dispositivi può essere trovato
nel file \texttt{Documentation/devices.txt} allegato alla documentazione dei
Restituisce il \itindex{minor~number} \textit{minor number} del dispositivo
\param{dev}.
\end{functions}
-mentre una volta che siano noti \itindex{major~number} \textit{major number} e
-\itindex{minor~number} \textit{minor number} si potrà costruire il relativo
-identificativo con la macro \macro{makedev}:
+\noindent mentre una volta che siano noti \itindex{major~number} \textit{major
+ number} e \itindex{minor~number} \textit{minor number} si potrà costruire il
+relativo identificativo con la macro \macro{makedev}:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\funcdecl{dev\_t \macro{minor}(int major, int minor)}
Dato che uno degli usi degli \textit{Extended Attributes} è quello che li
-impiega per realizzare delle estensioni (come le ACL, \index{SELinux} SELinux,
-ecc.) al tradizionale meccanismo dei controlli di accesso di Unix, l'accesso
-ai loro valori viene regolato in maniera diversa a seconda sia della loro
-classe sia di quali, fra le estensioni che li utilizzano, sono poste in uso.
-In particolare, per ciascuna delle classi riportate in
-tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}, si hanno i seguenti casi:
+impiega per realizzare delle estensioni (come le \itindex{Access~Control~List}
+ACL, \index{SELinux} SELinux, ecc.) al tradizionale meccanismo dei controlli
+di accesso di Unix, l'accesso ai loro valori viene regolato in maniera diversa
+a seconda sia della loro classe sia di quali, fra le estensioni che li
+utilizzano, sono poste in uso. In particolare, per ciascuna delle classi
+riportate in tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}, si hanno i seguenti
+casi:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\texttt{security}] L'accesso agli \textit{extended security attributes}
dipende dalle politiche di sicurezza stabilite da loro stessi tramite
\item[\texttt{system}] Anche l'accesso agli \textit{extended system
attributes} dipende dalle politiche di accesso che il kernel realizza
anche utilizzando gli stessi valori in essi contenuti. Ad esempio nel caso
- delle ACL l'accesso è consentito in lettura ai processi che hanno la
- capacità di eseguire una ricerca sul file (cioè hanno il permesso di lettura
- sulla directory che contiene il file) ed in scrittura al proprietario del
- file o ai processi dotati della \textit{capability} \index{capabilities}
- \const{CAP\_FOWNER}.\footnote{vale a dire una politica di accesso analoga a
- quella impiegata per gli ordinari permessi dei file.}
+ delle \itindex{Access~Control~List} ACL l'accesso è consentito in lettura ai
+ processi che hanno la capacità di eseguire una ricerca sul file (cioè hanno
+ il permesso di lettura sulla directory che contiene il file) ed in scrittura
+ al proprietario del file o ai processi dotati della \textit{capability}
+ \index{capabilities} \const{CAP\_FOWNER}.\footnote{vale a dire una politica
+ di accesso analoga a quella impiegata per gli ordinari permessi dei file.}
\item[\texttt{trusted}] L'accesso ai \textit{trusted extended attributes}, sia
per la lettura che per la scrittura, è consentito soltanto ai processi con
questa funzione è una estensione specifica di Linux, e non è presente nella
bozza dello standard POSIX.1e.
+Per quanto utile per la visualizzazione o l'impostazione da comando delle ACL,
+la forma testuale non è la più efficiente per poter memorizzare i dati
+relativi ad una ACL, ad esempio quando si vuole eseguirne una copia a scopo di
+archiviazione. Per questo è stata prevista la possibilità di utilizzare una
+rappresentazione delle ACL in una apposita forma binaria contigua e
+persistente. È così possibile copiare il valore di una ACL in un buffer e da
+questa rappresentazione tornare indietro e generare una ACL.
+
+Lo standard POSIX.1e prevede a tale scopo tre funzioni, la prima e più
+semplice è \funcd{acl\_size}, che consente di ottenere la dimensione che avrà
+la citata rappresentazione binaria, in modo da poter allocare per essa un
+buffer di dimensione sufficiente, il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/acl.h}
+
+ \funcdecl{ssize\_t acl\_size(acl\_t acl)}
+
+ Determina la dimensione della rappresentazione binaria di una ACL.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo la dimensione in byte
+ della rappresentazione binaria della ACL indicata da \param{acl} e $-1$ in
+ caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida.
+ \end{errlist}
+
+}
+\end{functions}
+
+Prima di effettuare la lettura della rappresentazione binaria è sempre
+necessario allocare un buffer di dimensione sufficiente a contenerla, pertanto
+prima si dovrà far ricorso a \funcd{acl\_size} per ottenere tale dimensione e
+poi allocare il buffer con una delle funzioni di
+sez.~\ref{sec:proc_mem_alloc}. Una volta terminato l'uso della
+rappresentazione binaria, il buffer dovrà essere esplicitamente disallocato.
+
+La funzione che consente di leggere la rappresentazione binaria di una ACL è
+\funcd{acl\_copy\_ext}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/acl.h}
+
+ \funcdecl{ssize\_t acl\_copy\_ext(void *buf\_p, acl\_t acl, ssize\_t size)}
+
+ Ottiene la rappresentazione binaria di una ACL.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo la dimensione in byte
+ della rappresentazione binaria della ACL indicata da \param{acl} e $-1$ in
+ caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida o
+ \param{size} è negativo o nullo.
+ \item[\errcode{ERANGE}] il valore di \param{size} è più piccolo della
+ dimensione della rappresentazione della ACL.
+ \end{errlist}
+
+}
+\end{functions}
+
+La funzione salverà la rappresentazione binaria della ACL indicata da
+\param{acl} sul buffer posto all'indirizzo \param{buf\_p} e lungo \param{size}
+byte, restituendo la dimensione della stessa come valore di ritorno. Qualora
+la dimensione della rappresentazione ecceda il valore di \param{size} la
+funzione fallirà con un errore di \errcode{ERANGE}. La funzione non ha nessun
+effetto sulla ACL indicata da \param{acl}.
+
+Viceversa se si vuole ripristinare una ACL a partire dalla rappresentazione
+binaria della stessa disponibile in un buffer si potrà usare la funzione
+\funcd{acl\_copy\_int}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/acl.h}
+
+ \funcdecl{ssize\_t acl\_copy\_int(const void *buf\_p)}
+
+ Ripristina la rappresentazione binaria di una ACL.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
+ di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
+ \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] il buffer all'indirizzo \param{buf\_p} non contiene
+ una rappresentazione corretta di una ACL.
+ \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare un oggetto
+ \type{acl\_t} per la ACL richiesta.
+ \end{errlist}
+
+}
+\end{functions}
+
+La funzione in caso di successo alloca autonomamente un oggetto di tipo
+\type{acl\_t} che viene restituito come valore di ritorno con il contenuto
+della ACL rappresentata dai dati contenuti nel buffer puntato da
+\param{buf\_p}. Si ricordi che come per le precedenti funzioni l'oggetto
+\type{acl\_t} dovrà essere disallocato esplicitamente al termine del suo
+utilizzo.
+
+Una volta che si disponga della ACL desiderata, questa potrà essere impostata
+su un file o una directory. Per far questo sono disponibili due funzioni; la
+prima è \funcd{acl\_set\_file}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/acl.h}
+
+ \funcdecl{int acl\_set\_file(const char *path, acl\_type\_t type, acl\_t
+ acl)}
+
+ Imposta una ACL su un file.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce $0$ in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EACCES}] o un generico errore di accesso a \param{path} o il
+ valore di \param{type} specifica una ACL il cui tipo non può essere
+ assegnato a \param{path}.
+ \item[\errcode{EINVAL}] o \param{acl} non è una ACL valida, o \param{type}
+ ha in valore non corretto.
+ \item[\errcode{ENOSPC}] non c'è spazio disco sufficiente per contenere i
+ dati aggiuntivi della ACL.
+ \item[\errcode{ENOTSUP}] si è cercato di impostare una ACL su un file
+ contenuto in un filesystem che non supporta le ACL.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG},
+ \errval{EROFS}, \errval{EPERM}.
+}
+\end{functions}
+
+La funzione ...
+
+%TODO: finire
+
+La seconda funzione che consente di impostare una ACL è
+\funcd{acl\_set\_fd}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/acl.h}
+
+ \funcdecl{int acl\_set\_fd(int fd, acl\_t acl)}
+
+ Imposta una ACL su un file descriptor.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce $0$ in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}].
+ \item[\errcode{EINVAL}] o \param{acl} non è una ACL valida, o \param{type}
+ ha in valore non corretto.
+ \item[\errcode{ENOSPC}] non c'è spazio disco sufficiente per contenere i
+ dati aggiuntivi della ACL.
+ \item[\errcode{ENOTSUP}] si è cercato di impostare una ACL su un file
+ contenuto in un filesystem che non supporta le ACL.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EBADF}, \errval{EROFS}, \errval{EPERM}.
+}
+\end{functions}
+
+Le funzioni viste finora operano a livello di una intera ACL, eseguendo in una
+sola volta tutte le operazioni relative a tutte le voci in essa contenuta. In
+generale è possibile modificare un singolo valore all'interno di una singola
+voce direttamente con le funzioni previste dallo standardo POSIX.1e. Queste
+funzioni però sono alquanto macchinose da utilizzare per cui è probabilmente
+più semplice operare direttamente sulla rappresentazione testuale. Questo è il
+motivo per non tratteremo nei dettagli dette funzioni, fornendone solo una
+descrizione sommaria; chi fosse interessato potrà ricorrere alle pagina di
+manuale.
+
+Se si vuole operare direttamente sui contenuti di un oggetto di tipo
+\type{acl\_t} infatti occorre fare riferimento alle singole voci tramite gli
+opportuni puntatori di tipo \type{acl\_entry\_t}, che possono essere ottenuti
+dalla funzione \funcd{acl\_get\_entry} (per una voce esistente) o dalla
+funzione \funcd{acl\_create\_entry} per una voce da aggiungere. Nel caso della
+prima funzione si potrà poi ripetere la lettura per ottenere i puntatori alle
+singoli voci.
+
+Una volta ottenuti detti puntatori si porà operare sui contenuti delle singole
+voci ...
+
+
+%TODO: finire
\itindend{Access~Control~List}
\itindsub{pathname}{assoluto} \textit{pathname} assoluti a partire sempre
dalla stessa directory, che corrisponde alla radice del sistema.
-In certe situazioni però, per motivi di sicurezza, è utile poter impedire che
-un processo possa accedere a tutto il filesystem; per far questo si può
-cambiare la sua directory radice con la funzione \funcd{chroot}, il cui
-prototipo è:
+In certe situazioni però è utile poter impedire che un processo possa accedere
+a tutto il filesystem; per far questo si può cambiare la sua directory radice
+con la funzione \funcd{chroot}, il cui prototipo è:
\begin{prototype}{unistd.h}{int chroot(const char *path)}
Cambia la directory radice del processo a quella specificata da
\param{path}.
comunque accedere a tutto il resto del filesystem usando
\itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi, i quali, partendo
dalla directory di lavoro che è fuori della \textit{chroot jail}, potranno
-(con l'uso di \texttt{..}) risalire fino alla radice effettiva del filesystem.
+(con l'uso di ``\texttt{..}'') risalire fino alla radice effettiva del
+filesystem.
Ma se ad un processo restano i privilegi di amministratore esso potrà comunque
portare la sua directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail} in cui si
-
% LocalWords: sez like filesystem unlink MacOS Windows VMS inode kernel unistd
% LocalWords: un'etichetta int const char oldpath newpath errno EXDEV EPERM st
% LocalWords: EEXIST EMLINK EACCES ENAMETOOLONG ENOTDIR EFAULT ENOMEM EROFS ls
% LocalWords: fsetxattr flags XATTR REPLACE listxattr llistxattr flistxattr by
% LocalWords: removexattr lremovexattr fremovexattr attributename lacl acl
% LocalWords: OBJ setfacl len any prefix separator options NUMERIC IDS SMART
+% LocalWords: INDENT major number IDE Documentation makedev fopendir proc
%%% Local Variables:
%%% mode: latex
%%% TeX-master: "gapil"
%%% End:
-% LocalWords: INDENT major number IDE Documentation makedev fopendir proc