-\chapter{Files e directories}
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+\chapter{File e directory}
\label{cha:files_and_dirs}
-In questo capitolo tratteremo in dettaglio le varie caratteristiche di files e
-directories, ed in particolare approfondiremo i dettagli su come è organizzata
-la struttura dei files in un sistema unix; esamineremo poi come è strutturato
-il sistema base di protezioni e controllo di accesso ai files, e tutta
-l'interfaccia che permette la manipolazione dei vari attributi di files e
-directories. Tutto quello che riguarda invece la manipolazione dei contenuti è
-lasciato ai capitoli successivi.
-
-Le funzioni che esamineremo in questo capitolo pertanto sono quelle che
-permettono di creare e cancellare o leggere le directories, rinominare o
-cancellare i files ed esaminare o cambiare i loro attributi.
-
-
-\section{L'organizzazione di files e directories}
-\label{sec:filedir_org}
-
-L'organizzazione dei nomi dei file deriva direttamente dall'organizzazione dei
-medesimi nell'albero descritto brevemente in \secref{sec:fileintr_overview};
-una directory comunque, come già specificato in \secref{sec:fileintr_vfs}, è
-solo un particolare tipo di file che contiene le informazioni che associano un
-nome al contenuto. Per questo, anche se è usuale parlare di ``file in una
-directory'' in realtà una directory contiene solo delle etichette per fare
-riferimento ai file stessi.
-
-I manuale delle librerie del C chiama i nomi contenuti nelle directory
-\textsl{componenti} (in inglese \textit{file name components}), noi li
-chiameremo più semplicemente nomi. Un file può essere indicato rispetto alla
-directory corrente semplicemente specificando il nome da essa contenuto. Una
-directory contiene semplicemente un elenco di questi nomi, che possono
-corrispondere a un qualunque oggetto del filesystem, compresa un'altra
-directory; l'albero viene appunto creato inserendo directory in altre
-directory.
-
-Il nome completo di file generico è composto da una serie di questi
-\textsl{componenti} separati da una \texttt{/} (in Linux più \texttt{/}
-consecutive sono considerate equivalenti ad una sola). Il nome completo di un
-file viene usualmente chiamato \textit{pathname}, e anche se il manuale della
-glibc depreca questo nome (poiché genererebbe confusione, dato che con
-\textit{path} si indica anche un insieme di directory su cui effettuare una
-ricerca, come quello in cui si cercano i comandi) l'uso è ormai così comune
-che è senz'altro più chiaro dell'alternativa proposta.
-
-Il processo con cui si associa ad un pathname uno specifico file è chiamato
-risoluzione del nome (\textit{file name resolution} o \textit{pathname
- resolution}). La risoluzione viene fatta esaminando il pathname da destra a
-sinistra e localizzando ogni nome nella directory indicata dal nome
-precedente: ovviamente perché il procedimento funzioni occorre che i nomi
-indicati come directory esistano e siano effettivamente directory, inoltre i
-permessi devono consentire l'accesso.
-
-Se il pathname comincia per \texttt{/} la ricerca parte dalla directory radice
-del processo; questa, a meno di un \textit{chroot} (su cui torneremo in
-seguito, vedi \secref{sec:xxx_chroot}) è la stessa per tutti i processi ed
-equivale alla directory radice dell'albero (come descritto in
-\secref{sec:fileintr_overview}): in questo caso si parla di un pathname
-\textsl{assoluto}. Altrimenti la ricerca parte dalla directory corrente (su
-cui torneremo più avanti in \secref{sec:filedir_work_dir}) ed il pathname è
-detto \textsl{relativo}.
-
-I nomi \texttt{.} e \texttt{..} hanno un significato speciale e vengono
-inseriti in ogni directory, il primo fa riferimento alla directory corrente e
-il secondo alla directory \textsl{genitore} (\textit{parent directory}) cioè
-la directory che contiene il riferimento alla directory corrente; nel caso
-questa sia la directory radice allora il riferimento è a se stessa.
-
-
-\section{L'architettura di gestione dei file}
-\label{sec:filedir_file_handling}
-
-Per capire fino in fondo le proprietà di files e directories in un sistema
-unix ed il funzionamento delle relative funzioni di manipolazione occorre una
-breve introduzione sulla gestione dei medesimo e sugli oggetti su cui è basato
-un filesystem unix; in particolare si riprenderà, approfondendolo sul piano
-dell'uso nelle funzioni di libreria, il concetto di \textit{inode} di cui
-abbiamo brevemente accennato le caratteristiche (dal lato dell'implementazione
-nel kernel) in \secref{sec:fileintr_vfs}.
-
-
-\subsection{Il funzionamento di un filesystem unix}
-\label{sec:filedir_filesystem}
-
-Come già accennato in \secref{sec:fileintr_overview} Linux (ed ogni unix in
-generale) organizza i dati che tiene su disco attraverso l'uso di un
-filesystem. Una delle caratteristiche di Linux rispetto agli altri unix è
-quella di poter supportare grazie al VFS una enorme quantità di filesystem
-diversi, ognuno dei quali ha una sua particolare struttura e funzionalità
-proprie; per questo non entreremo nei dettagli di un filesystem specifico, ma
-daremo una descrizione a grandi linee che si adatta alle caratteristiche
-comuni di un qualunque filesystem standard unix.
-
-Dato un disco lo spazio fisico viene usualmente diviso in partizioni; ogni
-partizione può contenere un filesystem; quest'ultimo è in genere strutturato
-secondo \nfig, con una lista di inodes all'inizio e il resto dello spazio a
-disposizione per i dati e le directory.
-
-\begin{figure}[htb]
- \centering
-
- \caption{Organizzazione dello spazio su un disco in partizioni e filesystem}
- \label{fig:filedir_disk_filesys}
-\end{figure}
-
-Se si va ad esaminare come è strutturata l'informazione all'interno di un
-singolo filesystem (tralasciando le parti connesse alla strutturazione e al
-funzionamento del filesystem stesso come il super-block) avremo una situazione
-del tipo di quella esposta in \nfig.
-\begin{figure}[htb]
- \centering
-
- \caption{Organizzazione di un filesystem}
- \label{fig:filedir_filesys_detail}
-\end{figure}
-da questa figura si evidenziano alcune caratteristiche su cui è bene porre
-attenzione in quanto sono fondamentali per capire il funzionamento delle
-funzioni che manipolano i file e le directory su cui torneremo fra poco; in
-particolare è opportuno ricordare sempre che:
-
-\begin{enumerate}
-
-\item L'\textit{inode} contiene tutte le informazioni riguardanti il file: il
- tipo di file, i permessi di accesso, le dimensioni, i puntatori ai blocchi
- fisici che contengono i dati e così via; le informazioni che la funzione
- \texttt{stat} fornisce provengono dall'\textit{inode}; dentro una directory
- si troverà solo il nome del file e il numero dell'\textit{inode} ad esso
- associato, cioè quella che da qui in poi chiameremo una \textsl{voce}
- (traduzione approssimata dell'inglese \textit{directory entry}, che non
- useremo anche per evitare confusione con le \textit{dentries} del kernel di
- cui si parlava in \secref{sec:fileintr_vfs}).
-
-\item Come mostrato in \curfig si possono avere più voci che puntano allo
- stesso \textit{inode}. Ogni \textit{inode} ha un contatore che contiene il
- numero di riferimenti (\textit{link count}) che sono stati fatti ad esso;
- solo quando questo contatore si annulla i dati del file vengono
- effettivamente rimossi dal disco. Per questo la funzione per cancellare un
- file si chiama \texttt{unlink}, ed in realtà non cancella affatto i dati del
- file, ma si limita a eliminare la relativa voce da una directory e
- decrementare il numero di riferimenti nell'\textit{inode}.
-
-\item Il numero di \textit{inode} nella voce si riferisce ad un \textit{inode}
- nello stesso filesystem e non ci può essere una directory che contiene
- riferimenti ad \textit{inodes} relativi ad altri filesystem. Questo limita
- l'uso del comando \texttt{ln} (che crea una nuova voce per un file
- esistente, con la funzione \texttt{link}) al filesystem corrente.
-
-\item Quando si cambia nome ad un file senza cambiare filesystem il contenuto
- del file non deve essere spostato, viene semplicemente creata una nuova voce
- per l'\textit{inode} in questione e rimossa la vecchia (questa è la modalità
- in cui opera normalmente il comando \texttt{mv} attraverso la funzione
- \texttt{rename}).
-
-\end{enumerate}
-
-Infine è bene avere presente che essendo file pure loro, esiste un numero di
-riferimenti anche per le directories; per cui se ad esempio a partire dalla
-situazione mostrata in \curfig\ creiamo una nuova directory \texttt{textdir}
-nella directory corrente avremo una situazione come quella in \nfig, dove per
-chiarezza abbiamo aggiunto dei numeri di inode.
-
-La nuova directory avrà allora un numero di riferimenti pari a due, in quanto
-è referenziata dalla directory da cui si era partiti (in cui è inserita la
-nuova voce che fa riferimento a \texttt{textdir}) e dalla voce \texttt{.}
-che è sempre inserita in ogni directory; questo vale sempre per ogni directory
-che non contenga a sua volta altre directories. Al contempo la directory da
-cui si era partiti avrà un numero di riferiementi di almeno tre, in quanto
-adesso sarà referenziata anche dalla voce \texttt{..} di \texttt{textdir}.
-
-
-\subsection{Le funzioni \texttt{link} e \texttt{unlink}}
-\label{sec:filedir_link}
-
-Una delle caratteristiche usate quando si opera con i file è quella di poter
-creare dei nomi fittizi (alias o collegamenti) per potersi riferire allo
-stesso file accedendovi da directory diverse. Questo è possibile anche in
-ambiente unix, dove tali collegamenti sono usualmente chiamati \textit{link},
-ma data la struttura del sistema ci sono due metodi sostanzialmente diversi
-per fare questa operazione.
-
-Come si è appena detto l'accesso al contenuto di un file su disco avviene
-attraverso il suo inode, e il nome che si trova in una directory è solo una
-etichetta associata ad un puntatore a detto inode. Questo significa che la
-realizzazione di un link è immediata in quanto uno stesso file può avere tanti
-nomi diversi allo stesso tempo, dati da altrettante diverse associazioni allo
-stesso inode; si noti poi che nessuno di questi nomi viene ad assumere una
-particolare preferenza rispetto agli altri.
-
-Per aggiungere un nome ad un inode si utilizza la funzione \texttt{link}; si
-suole chiamare questo tipo di associazione un collegamento diretto (o
-\textit{hard link}). Il prototipo della funzione e le sue caratteristiche
-principali, come risultano dalla man page, sono le seguenti:
+In questo capitolo tratteremo in dettaglio le modalità con cui si gestiscono
+file e directory, iniziando dalle funzioni di libreria che si usano per
+copiarli, spostarli e cambiarne i nomi. Esamineremo poi l'interfaccia che
+permette la manipolazione dei vari attributi di file e directory ed alla fine
+faremo una trattazione dettagliata su come è strutturato il sistema base di
+protezioni e controllo dell'accesso ai file e sulle funzioni che ne permettono
+la gestione. Tutto quello che riguarda invece la manipolazione del contenuto
+dei file è lasciato ai capitoli successivi.
+
+
+
+\section{La gestione di file e directory}
+\label{sec:file_dir}
+
+Come già accennato in \secref{sec:file_filesystem} in un sistema unix-like la
+gestione dei file ha delle caratteristiche specifiche che derivano
+direttamente dall'architettura del sistema.
+
+In questa sezione esamineremo le funzioni usate per la manipolazione di file e
+directory, per la creazione di link simbolici e diretti, per la gestione e la
+lettura delle directory.
+
+In particolare ci soffermeremo sulle conseguenze che derivano
+dall'architettura dei filesystem illustrata nel capitolo precedente per quanto
+riguarda il comportamento delle varie funzioni.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{link} e \func{unlink}}
+\label{sec:file_link}
+
+Una caratteristica comune a diversi sistemi operativi è quella di poter creare
+dei nomi fittizi (come gli alias del MacOS o i collegamenti di Windows o i
+nomi logici del VMS) che permettono di fare riferimento allo stesso file
+chiamandolo con nomi diversi o accedendovi da directory diverse.
+
+Questo è possibile anche in ambiente Unix, dove tali collegamenti sono
+usualmente chiamati \textit{link}; ma data l'architettura del sistema riguardo
+la gestione dei file (ed in particolare quanto trattato in
+\secref{sec:file_arch_func}) ci sono due metodi sostanzialmente diversi per
+fare questa operazione.
+
+Come spiegato in \secref{sec:file_filesystem} l'accesso al contenuto di un
+file su disco avviene passando attraverso il suo inode\index{inode}, che è la
+struttura usata dal kernel che lo identifica univocamente all'interno di un
+singolo filesystem. Il nome del file che si trova nella voce di una directory
+è solo un'etichetta, mantenuta all'interno della directory, che viene
+associata ad un puntatore che fa riferimento al suddetto inode.
+
+Questo significa che, fintanto che si resta sullo stesso filesystem, la
+realizzazione di un link è immediata, ed uno stesso file può avere tanti nomi
+diversi, dati da altrettante diverse associazioni allo stesso
+inode\index{inode} di etichette diverse in directory diverse. Si noti anche
+che nessuno di questi nomi viene ad assumere una particolare preferenza o
+originalità rispetto agli altri, in quanto tutti fanno comunque riferimento
+allo stesso inode\index{inode}.
+
+Per aggiungere ad una directory una voce che faccia riferimento ad un
+inode\index{inode} già esistente si utilizza la funzione \func{link}; si suole
+chiamare questo tipo di associazione un collegamento diretto (o \textit{hard
+ link}). Il prototipo della funzione è:
\begin{prototype}{unistd.h}
-{int link(const char * oldpath, const char * newpath)}
- Crea un nuovo collegamento diretto al file indicato da \texttt{oldpath}
- dandogli nome \texttt{newpath}.
+{int link(const char *oldpath, const char *newpath)}
+ Crea un nuovo collegamento diretto.
- La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, in caso
- di errore. La variabile \texttt{errno} viene settata secondo i seguenti
- codici di errore:
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore nel qual caso \var{errno} viene impostata ai valori:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EXDEV} \texttt{oldpath} e \texttt{newpath} non sono sullo
+ \item[\errcode{EXDEV}] \param{oldpath} e \param{newpath} non sono sullo
stesso filesystem.
- \item \texttt{EPERM} il filesystem che contiene \texttt{oldpath} e
- \texttt{newpath} non supporta i link diretti, oppure \texttt{oldpath} è
- una directory.
- \item \texttt{EFAULT} una delle stringhe passate come parametri è fuori
- dello spazio di indirizzi del processo.
- \item \texttt{EACCESS} errore di accesso (mancano i permessi per scrivere o
- per attraversare le directories), vedi \secref{sec:filedir_access_control}
- per i dettagli.
- \item \texttt{ENAMETOOLONG} una dei due pathname è troppo lungo.
- \item \texttt{ENOENT} un componente di \texttt{oldpath} o \texttt{newpath}
- non esiste o è un link simbolico spezzato.
- \item \texttt{ENOTDIR} un componente di \texttt{oldpath} o \texttt{newpath}
- non è una directory.
- \item \texttt{ENOMEM} il kernel non ha a disposizione memoria sufficiente a
- completare l'operazione.
- \item \texttt{EROFS} la directory su cui si vuole inserire il nuovo link è
- su un filesystem montato readonly.
- \item \texttt{EEXIST} un file (o una directory) con quel nome esiste di
+ \item[\errcode{EPERM}] il filesystem che contiene \param{oldpath} e
+ \param{newpath} non supporta i link diretti o è una directory.
+ \item[\errcode{EEXIST}] un file (o una directory) con quel nome esiste di
già.
- \item \texttt{EMLINK} ci sono troppi link al file \texttt{oldpath} (il
- numero massimo è specificato dalla variabile \texttt{LINK\_MAX}, vedi
- \secref{sec:xxx_limits}).
- \item \texttt{ELOOP} si incontrati troppi link simbolici nella risoluzione
- di \texttt{oldpath} o \texttt{newpath}.
- \item \texttt{ENOSPC} la directory in cui si vuole creare il link non ha
- spazio per ulteriori voci.
- \item \texttt{EIO} c'è stato un errore di input/output.
+ \item[\errcode{EMLINK}] ci sono troppi link al file \param{oldpath} (il
+ numero massimo è specificato dalla variabile \const{LINK\_MAX}, vedi
+ \secref{sec:sys_limits}).
\end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOTDIR},
+ \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP},
+ \errval{ENOSPC}, \errval{EIO}.}
\end{prototype}
-La creazione di un nuovo collegamento diretto non copia il contenuto del file,
-ma si limita ad aumentare di uno il numero di referenze al file aggiungendo il
-nuovo nome ai precedenti. Si noti che uno stesso file può essere così
-richiamato in diverse directory.
+La funzione crea sul pathname \param{newpath} un collegamento diretto al file
+indicato da \param{oldpath}. Per quanto detto la creazione di un nuovo
+collegamento diretto non copia il contenuto del file, ma si limita a creare
+una voce nella directory specificata da \param{newpath} e ad aumentare di uno
+il numero di riferimenti al file (riportato nel campo \var{st\_nlink} della
+struttura \struct{stat}, vedi \secref{sec:file_stat}) aggiungendo il nuovo
+nome ai precedenti. Si noti che uno stesso file può essere così chiamato con
+vari nomi in diverse directory.
-Per quanto dicevamo in \secref{sec:filedir_filesystem} la creazione del
+Per quanto dicevamo in \secref{sec:file_filesystem} la creazione di un
collegamento diretto è possibile solo se entrambi i pathname sono nello stesso
-filesystem; inoltre il filesystem deve supportare i collegamenti diretti (non è
-il caso ad esempio del filesystem \texttt{vfat} di windows).
-
-La funzione opera sui file ordinari, come sugli altri oggetti del filesystem,
-ma solo l'amministratore è in grado di creare un collegamento diretto ad
-un'altra directory, questo lo si fa perché in questo caso è possibile creare
-dei circoli nel filesystem (vedi \secref{sec:filedir_symlink}) che molti
-programmi non sono in grado di gestire e la cui rimozione diventa estremamente
-complicata (in genere occorre far girare il programma \texttt{fsck} per
-riparare il filesystem); data la sua pericolosità in Linux questa
-caratteristica è stata disabilitata, e la funzione restituisce l'errore
-\texttt{EPERM}.
-
-La rimozione di un file (o più precisamente della voce che lo referenzia) si
-effettua con la funzione \texttt{unlink}; il suo prototipo è il seguente:
-
-\begin{prototype}{unistd.h}{int unlink(const char * pathname)}
- Cancella il nome specificato dal pathname nella relativa directory e
- decrementa il numero di riferimenti nel relativo inode. Nel caso di link
- simbolico cancella il link simbolico; nel caso di socket, fifo o file di
- dispositivo rimuove il nome, ma come per i file i processi che hanno aperto
- uno di questi oggetti possono continuare ad utilizzarlo.
-
- La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, nel
- qual caso il file non viene toccato. La variabile \texttt{errno} viene
- settata secondo i seguenti codici di errore:
+filesystem; inoltre il filesystem deve supportare i collegamenti diretti (il
+meccanismo non è disponibile ad esempio con il filesystem \acr{vfat} di
+Windows).
+
+La funzione inoltre opera sia sui file ordinari che sugli altri oggetti del
+filesystem, con l'eccezione delle directory. In alcune versioni di Unix solo
+l'amministratore è in grado di creare un collegamento diretto ad un'altra
+directory: questo viene fatto perché con una tale operazione è possibile
+creare dei \textit{loop} nel filesystem (vedi l'esempio mostrato in
+\secref{sec:file_symlink}, dove riprenderemo il discorso) che molti programmi
+non sono in grado di gestire e la cui rimozione diventerebbe estremamente
+complicata (in genere per questo tipo di errori occorre far girare il
+programma \cmd{fsck} per riparare il filesystem).
+
+Data la pericolosità di questa operazione e la disponibilità dei link
+simbolici che possono fornire la stessa funzionalità senza questi problemi,
+nei filesystem usati in Linux questa caratteristica è stata completamente
+disabilitata, e al tentativo di creare un link diretto ad una directory la
+funzione restituisce l'errore \errcode{EPERM}.
+
+La rimozione di un file (o più precisamente della voce che lo referenzia
+all'interno di una directory) si effettua con la funzione \funcd{unlink}; il
+suo prototipo è il seguente:
+\begin{prototype}{unistd.h}{int unlink(const char *pathname)}
+
+ Cancella un file.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso il file non viene toccato. La variabile
+ \var{errno} viene impostata secondo i seguenti codici di errore:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EACCESS} errore di accesso (mancano i permessi per scrivere o
- per attraversare le directories), vedi \secref{sec:filedir_access_control}
- per i dettagli.
- \item \texttt{EPERM} il filesystem che contiene \texttt{pathname} non
- consente l'operazione.
- \item \texttt{EFAULT} la stringa passata come parametro è fuori dello spazio
- di indirizzi del processo.
- \item \texttt{ENAMETOOLONG} il pathname troppo lungo.
- \item \texttt{ENOENT} uno dei componenti del pathname non esiste o è un link
- simbolico spezzato.
- \item \texttt{ENOTDIR} uno dei componenti del pathname non è una directory.
- \item \texttt{EISDIR} \texttt{pathname} fa riferimento a una directory.
- \item \texttt{ENOMEM} il kernel non ha a disposizione memoria sufficiente a
- completare l'operazione.
- \item \texttt{EROFS} \texttt{pathname} è su un filesystem montato in sola
- lettura.
- \item \texttt{ELOOP} ci sono troppi link simbolici nella risoluzione del
- pathname.
- \item \texttt{EIO} errore di input/output.
+ \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} si riferisce ad una directory.
+ \footnotemark
+ \item[\errcode{EROFS}] \param{pathname} è su un filesystem montato in sola
+ lettura.
+ \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} fa riferimento a una directory.
\end{errlist}
+ ed inoltre: \errval{EACCES}, \errval{EFAULT}, \errval{ENOENT},
+ \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP},
+ \errval{EIO}.}
\end{prototype}
-Per cancellare una voce in una directory è necessario avere il permesso di
-scrittura su di essa (dato che si va a rimuovere una voce dal suo contenuto) e
-il diritto di esecuzione sulla directory che la contiene (torneremo in
-dettaglio sui permessi e gli attributi fra poco), se inoltre lo
-\textit{sticky} bit è settato occorrerà anche essere proprietari del file o
-proprietari della directory (o root, per cui nessuna delle restrizioni è
-applicata).
-
-Una delle caratteristiche di queste funzioni è che la creazione/rimozione
-della nome dalla directory e l'incremento/decremento del numero di riferimenti
-nell'inode deve essere una operazione atomica (cioè non interrompibile da
-altri) processi, per questo entrambe queste funzioni sono realizzate tramite
-una singola system call.
-
-Si ricordi infine che il file non viene eliminato dal disco fintanto che tutti
-i riferimenti ad esso sono stati cancellati, solo quando il \textit{link
- count} mantenuto nell'inode diventa zero lo spazio occupato viene rimosso. A
-questo però si aggiunge una altra condizione, e cioè che non ci siano processi
-che abbiano detto file aperto. Come accennato questa proprietà viene spesso
-usata per essere sicuri di non lasciare file temporanei su disco in caso di
-crash dei programmi; la tecnica è quella di aprire il file e chiamare
-\texttt{unlink} subito dopo.
-
-\subsection{Le funzioni \texttt{remove} e \texttt{rename}}
-\label{sec:filedir_cre_canc}
-
-Al contrario di quanto avviene con altri unix in Linux non è possibile usare
-\texttt{unlink} sulle directory, per cancellare una directory si può usare la
-funzione \texttt{rmdir} (vedi \secref{sec:filedir_dir_creat_rem}), oppure la
-funzione \texttt{remove}. Questa è la funzione prevista dallo standard ANSI C
-per cancellare un file o una directory (e funziona anche per i sistemi che non
-supportano i link diretti), che per i file è identica alla \texttt{unlink} e
-per le directory è identica alla \texttt{rmdir}:
+\footnotetext{questo è un valore specifico ritornato da Linux che non consente
+ l'uso di \func{unlink} con le directory (vedi \secref{sec:file_remove}). Non
+ è conforme allo standard POSIX, che prescrive invece l'uso di
+ \errcode{EPERM} in caso l'operazione non sia consentita o il processo non
+ abbia privilegi sufficienti.}
+La funzione cancella il nome specificato da \param{pathname} nella relativa
+directory e decrementa il numero di riferimenti nel relativo
+inode\index{inode}. Nel caso di link simbolico cancella il link simbolico; nel
+caso di socket\index{socket}, fifo o file di dispositivo\index{file!di
+ dispositivo} rimuove il nome, ma come per i file i processi che hanno aperto
+uno di questi oggetti possono continuare ad utilizzarlo.
+
+Per cancellare una voce in una directory è necessario avere il permesso di
+scrittura su di essa, dato che si va a rimuovere una voce dal suo contenuto, e
+il diritto di esecuzione sulla directory che la contiene (affronteremo in
+dettaglio l'argomento dei permessi di file e directory in
+\secref{sec:file_access_control}). Se inoltre lo \textit{sticky} bit (vedi
+\secref{sec:file_sticky}) è impostato occorrerà anche essere proprietari del
+file o proprietari della directory (o root, per cui nessuna delle restrizioni
+è applicata).
+
+Una delle caratteristiche di queste funzioni è che la creazione/rimozione del
+nome dalla directory e l'incremento/decremento del numero di riferimenti
+nell'inode\index{inode} devono essere effettuati in maniera atomica (si veda
+\secref{sec:proc_atom_oper}) senza possibili interruzioni fra le due
+operazioni. Per questo entrambe queste funzioni sono realizzate tramite una
+singola system call.
+
+Si ricordi infine che un file non viene eliminato dal disco fintanto che tutti
+i riferimenti ad esso sono stati cancellati: solo quando il \textit{link
+ count} mantenuto nell'inode\index{inode} diventa zero lo spazio occupato su
+disco viene rimosso (si ricordi comunque che a questo si aggiunge sempre
+un'ulteriore condizione,\footnote{come vedremo in
+ \secref{cha:file_unix_interface} il kernel mantiene anche una tabella dei
+ file aperti nei vari processi, che a sua volta contiene i riferimenti agli
+ inode ad essi relativi. Prima di procedere alla cancellazione dello spazio
+ occupato su disco dal contenuto di un file il kernel controlla anche questa
+ tabella, per verificare che anche in essa non ci sia più nessun riferimento
+ all'inode in questione.} e cioè che non ci siano processi che abbiano il
+suddetto file aperto).
+
+Questa proprietà viene spesso usata per essere sicuri di non lasciare file
+temporanei su disco in caso di crash dei programmi; la tecnica è quella di
+aprire il file e chiamare \func{unlink} subito dopo, in questo modo il
+contenuto del file è sempre disponibile all'interno del processo attraverso il
+suo file descriptor (vedi \secref{sec:file_fd}) fintanto che il processo non
+chiude il file, ma non ne resta traccia in nessuna directory, e lo spazio
+occupato su disco viene immediatamente rilasciato alla conclusione del
+processo (quando tutti i file vengono chiusi).
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{remove} e \func{rename}}
+\label{sec:file_remove}
+
+Al contrario di quanto avviene con altri Unix, in Linux non è possibile usare
+\func{unlink} sulle directory; per cancellare una directory si può usare la
+funzione \func{rmdir} (vedi \secref{sec:file_dir_creat_rem}), oppure la
+funzione \funcd{remove}.
+
+Questa è la funzione prevista dallo standard ANSI C per cancellare un file o
+una directory (e funziona anche per i sistemi che non supportano i link
+diretti). Per i file è identica a \func{unlink} e per le directory è identica
+a \func{rmdir}; il suo prototipo è:
\begin{prototype}{stdio.h}{int remove(const char *pathname)}
- Cancella un nome dal filesystem. Usa \texttt{unlink} per i file e
- \texttt{rmdir} per le directory.
+ Cancella un nome dal filesystem.
- La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, nel
- qual caso il file non viene toccato. Per i codici di errori vedi quanto
- riportato nella descrizione di \texttt{unlink} e \texttt{rmdir}.
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso il file non viene toccato.
+
+ I codici di errore riportati in \var{errno} sono quelli della chiamata
+ utilizzata, pertanto si può fare riferimento a quanto illustrato nelle
+ descrizioni di \func{unlink} e \func{rmdir}.}
\end{prototype}
-Per cambiare nome ad un file si usa invece la funzione \texttt{rename}, il
-vantaggio nell'uso di questa funzione al posto della chiamata successiva di
-\texttt{unlink} e \texttt{link} è che l'operazione è eseguita atomicamente, in
-questo modo non c'è la possibilità che un processo che cerchi di accedere al
-nuovo nome dopo che il vecchio è stato cambiato lo trovi mancante.
-
+La funzione utilizza la funzione \func{unlink}\footnote{questo vale usando le
+ \acr{glibc}; nelle libc4 e nelle libc5 la funzione \func{remove} è un
+ semplice alias alla funzione \func{unlink} e quindi non può essere usata per
+ le directory.} per cancellare i file e la funzione \func{rmdir} per
+cancellare le directory; si tenga presente che per alcune implementazioni del
+protocollo NFS utilizzare questa funzione può comportare la scomparsa di file
+ancora in uso.
+
+Per cambiare nome ad un file o a una directory (che devono comunque essere
+nello stesso filesystem) si usa invece la funzione \funcd{rename},\footnote{la
+ funzione è definita dallo standard ANSI C, ma si applica solo per i file, lo
+ standard POSIX estende la funzione anche alle directory.} il cui prototipo
+è:
\begin{prototype}{stdio.h}
-{int rename(const char *oldpath, const char *newpath)}
- Rinomina un file, spostandolo fra directory diverse quando richiesto.
-
- La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, nel
- qual caso il file non viene toccato. La variabile \texttt{errno} viene
- settata secondo i seguenti codici di errore:
+ {int rename(const char *oldpath, const char *newpath)}
+
+ Rinomina un file.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso il file non viene toccato. La variabile
+ \var{errno} viene impostata secondo i seguenti codici di errore:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EFAULT} la stringa \texttt{filename} è fuori dello spazio di
- indirizzi del processo.
- \item \texttt{EACCESS} Non c'è il permesso di scrittura per la directory in
- cui si vuole creare il nuovo link o una delle directory del pathname non
- consente la ricerca (permesso di esecuzione).
- \item \texttt{EPERM} il pathname indica una directory o il filesystem che
- contiene \texttt{filename} non consente l'operazione.
- \item \texttt{EROFS} I file sono su un filesystem montato in sola lettura.
- \item \texttt{ENAMETOOLONG} il pathname è troppo lungo.
- \item \texttt{ENOENT} Uno dei componenti del pathname non esiste o è un link
- simbolico spezzato.
- \item \texttt{ENOTDIR} Uno dei componenti del pathname non è una directory.
- \item \texttt{ENOMEM} Memoria insufficiente nel kernel.
- \item \texttt{ELOOP} Ci sono troppi link simbolici nella risoluzione del
- pathname.
- \item \texttt{EISDIR}
- \item \texttt{EXDEV}
- \item \texttt{ENOTEMPTY}
- \item \texttt{EBUSY}
- \item \texttt{EINVAL}
- \item \texttt{EMLINK}
- \item \texttt{ENOSPC}
-
- \end{errlist}
+ \item[\errcode{EISDIR}] \param{newpath} è una directory mentre
+ \param{oldpath} non è una directory.
+ \item[\errcode{EXDEV}] \param{oldpath} e \param{newpath} non sono sullo
+ stesso filesystem.
+ \item[\errcode{ENOTEMPTY}] \param{newpath} è una directory già esistente e
+ non vuota.
+ \item[\errcode{EBUSY}] o \param{oldpath} o \param{newpath} sono in uso da
+ parte di qualche processo (come directory di lavoro o come radice) o del
+ sistema (come mount point).
+ \item[\errcode{EINVAL}] \param{newpath} contiene un prefisso di
+ \param{oldpath} o più in generale si è cercato di creare una directory come
+ sotto-directory di se stessa.
+ \item[\errcode{ENOTDIR}] Uno dei componenti dei pathname non è una directory
+ o \param{oldpath} è una directory e \param{newpath} esiste e non è una
+ directory.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{EPERM}, \errval{EMLINK},
+ \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP} e
+ \errval{ENOSPC}.}
\end{prototype}
+La funzione rinomina il file \param{oldpath} in \param{newpath}, eseguendo se
+necessario lo spostamento di un file fra directory diverse. Eventuali altri
+link diretti allo stesso file non vengono influenzati.
+
+Il comportamento della funzione è diverso a seconda che si voglia rinominare
+un file o una directory; se ci riferisce a un file allora \param{newpath}, se
+esiste, non deve essere una directory (altrimenti si ha l'errore
+\errcode{EISDIR}). Nel caso \param{newpath} indichi un file esistente questo
+viene cancellato e rimpiazzato (atomicamente).
+
+Se \param{oldpath} è una directory allora \param{newpath}, se esiste, deve
+essere una directory vuota, altrimenti si avranno gli errori \errcode{ENOTDIR}
+(se non è una directory) o \errcode{ENOTEMPTY} (se non è vuota). Chiaramente
+\param{newpath} non può contenere \param{oldpath} altrimenti si avrà un errore
+\errcode{EINVAL}.
+
+Se \param{oldpath} si riferisce a un link simbolico questo sarà rinominato; se
+\param{newpath} è un link simbolico verrà cancellato come qualunque altro
+file. Infine qualora \param{oldpath} e \param{newpath} siano due nomi dello
+stesso file lo standard POSIX prevede che la funzione non dia errore, e non
+faccia nulla, lasciando entrambi i nomi; Linux segue questo standard, anche
+se, come fatto notare dal manuale delle \textit{glibc}, il comportamento più
+ragionevole sarebbe quello di cancellare \param{oldpath}.
+
+Il vantaggio nell'uso di questa funzione al posto della chiamata successiva di
+\func{link} e \func{unlink} è che l'operazione è eseguita atomicamente, non
+può esistere cioè nessun istante in cui un altro processo può trovare attivi
+entrambi i nomi dello stesso file, o, in caso di sostituzione di un file
+esistente, non trovare quest'ultimo prima che la sostituzione sia stata
+eseguita.
+
+In ogni caso se \param{newpath} esiste e l'operazione fallisce per un qualche
+motivo (come un crash del kernel), \func{rename} garantisce di lasciare
+presente un'istanza di \param{newpath}. Tuttavia nella sovrascrittura potrà
+esistere una finestra in cui sia \param{oldpath} che \param{newpath} fanno
+riferimento allo stesso file.
+
+
\subsection{I link simbolici}
-\label{sec:filedir_sym_link}
+\label{sec:file_symlink}
-Siccome la funzione \texttt{link} crea riferimenti agli inodes, essa può
-funzionare soltanto per file che risiedono sullo stesso filesystem, dato che
-in questo caso è garantita l'unicità dell'inode, e solo per un filesystem di
-tipo unix. Inoltre in Linux non è consentito eseguire un link diretto ad una
-directory.
+Come abbiamo visto in \secref{sec:file_link} la funzione \func{link} crea
+riferimenti agli inode\index{inode}, pertanto può funzionare soltanto per file
+che risiedono sullo stesso filesystem e solo per un filesystem di tipo Unix.
+Inoltre abbiamo visto che in Linux non è consentito eseguire un link diretto
+ad una directory.
-Per ovviare a queste limitazioni i sistemi unix supportano un'altra forma di
+Per ovviare a queste limitazioni i sistemi Unix supportano un'altra forma di
link (i cosiddetti \textit{soft link} o \textit{symbolic link}), che sono,
-come avviene in altri sistemi operativi, dei file che contengono il
+come avviene in altri sistemi operativi, dei file speciali che contengono
semplicemente il riferimento ad un altro file (o directory). In questo modo è
-possibile effettuare link anche attraverso filesystem diversi e a directory, e
-pure a file che non esistono ancora.
+possibile effettuare link anche attraverso filesystem diversi, a file posti in
+filesystem che non supportano i link diretti, a delle directory, ed anche a
+file che non esistono ancora.
Il sistema funziona in quanto i link simbolici sono contrassegnati come tali
-al kernel (analogamente a quanto avviene per le directory) per cui la chiamata
-ad una \texttt{open} o una \texttt{stat} su un link simbolico comporta la
-lettura del contenuto del medesimo e l'applicazione della funzione al file
-specificato da quest'ultimo. Invece altre funzioni come quelle per cancellare
-o rinominare i file operano direttamente sul link simbolico. Inoltre esistono
-funzioni apposite, come la \texttt{readlink} e la \texttt{lstat} per accedere
-alle informazioni del link invece che a quelle del file a cui esso fa
-riferimento.
-
-Le funzioni per operare sui link simbolici sono le seguenti, esse sono tutte
-dichiarate nell'header file \texttt{unistd.h}.
-
+al kernel (analogamente a quanto avviene per le directory) per cui per alcune
+funzioni di libreria (come \func{open} o \func{stat}) dare come parametro un
+link simbolico comporta l'applicazione della funzione al file da esso
+specificato. La funzione che permette di creare un nuovo link simbolico è
+\funcd{symlink}; il suo prototipo è:
\begin{prototype}{unistd.h}
-{int symlink(const char * oldname, const char * newname)}
- Crea un nuovo link simbolico al file indicato da \texttt{oldname} dandogli
- nome \texttt{newname}.
-
- La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, in caso
- di errore. La variabile \texttt{errno} viene settata secondo i codici di
- errore standard di accesso ai files (trattati in dettaglio in
- \secref{sec:filedir_access_control}) ai quali si aggiungono i seguenti:
+ {int symlink(const char *oldpath, const char *newpath)}
+ Crea un nuovo link simbolico di nome \param{newpath} il cui contenuto è
+ \param{oldpath}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso la variabile \var{errno} assumerà i valori:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EEXIST} Un file (o una directory) con quel nome esiste di
- già.
- \item \texttt{EROFS} La directory su cui si vuole inserire il nuovo link è
- su un filesystem montato readonly.
- \item \texttt{ENOSPC} La directory o il filesystem in cui si vuole creare il
- link è piena e non c'è ulteriore spazio disponibile.
- \item \texttt{ELOOP} Ci sono troppi link simbolici nella risoluzione di
- \texttt{oldname} o di \texttt{newname}.
+ \item[\errcode{EPERM}] il filesystem che contiene \param{newpath} non
+ supporta i link simbolici.
+ \item[\errcode{ENOENT}] una componente di \param{newpath} non esiste o
+ \param{oldpath} è una stringa vuota.
+ \item[\errcode{EEXIST}] esiste già un file \param{newpath}.
+ \item[\errcode{EROFS}] \param{newpath} è su un filesystem montato in sola
+ lettura.
\end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG},
+ \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP}, \errval{ENOSPC} e
+ \errval{EIO}.}
\end{prototype}
-Dato che la funzione \texttt{open} segue i link simbolici, è necessaria usare
-un'altra funzione quando si vuole leggere il contenuto di un link simbolico,
-questa funzione è la:
-
+Si tenga presente che la funzione non effettua nessun controllo sull'esistenza
+di un file di nome \param{oldpath}, ma si limita ad inserire quella stringa
+nel link simbolico. Pertanto un link simbolico può anche riferirsi ad un file
+che non esiste: in questo caso si ha quello che viene chiamato un
+\textit{dangling link}, letteralmente un \textsl{link ciondolante}.
+
+Come accennato i link simbolici sono risolti automaticamente dal kernel
+all'invocazione delle varie system call; in \tabref{tab:file_symb_effect} si è
+riportato un elenco dei comportamenti delle varie funzioni di libreria che
+operano sui file nei confronti della risoluzione dei link simbolici,
+specificando quali seguono il link simbolico e quali invece possono operare
+direttamente sul suo contenuto.
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|c|}
+ \hline
+ \textbf{Funzione} & \textbf{Segue il link} & \textbf{Non segue il link} \\
+ \hline
+ \hline
+ \func{access} & $\bullet$ & \\
+ \func{chdir} & $\bullet$ & \\
+ \func{chmod} & $\bullet$ & \\
+ \func{chown} & & $\bullet$ \\
+ \func{creat} & $\bullet$ & \\
+ \func{exec} & $\bullet$ & \\
+ \func{lchown} & $\bullet$ & $\bullet$ \\
+ \func{link} & & \\
+ \func{lstat} & & $\bullet$ \\
+ \func{mkdir} & $\bullet$ & \\
+ \func{mkfifo} & $\bullet$ & \\
+ \func{mknod} & $\bullet$ & \\
+ \func{open} & $\bullet$ & \\
+ \func{opendir} & $\bullet$ & \\
+ \func{pathconf} & $\bullet$ & \\
+ \func{readlink} & & $\bullet$ \\
+ \func{remove} & & $\bullet$ \\
+ \func{rename} & & $\bullet$ \\
+ \func{stat} & $\bullet$ & \\
+ \func{truncate} & $\bullet$ & \\
+ \func{unlink} & & $\bullet$ \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Uso dei link simbolici da parte di alcune funzioni.}
+ \label{tab:file_symb_effect}
+\end{table}
+
+Si noti che non si è specificato il comportamento delle funzioni che operano
+con i file descriptor, in quanto la risoluzione del link simbolico viene in
+genere effettuata dalla funzione che restituisce il file descriptor
+(normalmente la \func{open}, vedi \secref{sec:file_open}) e tutte le
+operazioni seguenti fanno riferimento solo a quest'ultimo.
+
+Dato che, come indicato in \tabref{tab:file_symb_effect}, funzioni come la
+\func{open} seguono i link simbolici, occorrono funzioni apposite per accedere
+alle informazioni del link invece che a quelle del file a cui esso fa
+riferimento. Quando si vuole leggere il contenuto di un link simbolico si usa
+la funzione \funcd{readlink}, il cui prototipo è:
\begin{prototype}{unistd.h}
-{int readlink(const char * path, char * buff, size\_t size)}
- Legge il contenuto del link simbolico indicato da \texttt{path} nel buffer
- \texttt{buff} di dimensione \texttt{size}. Non chiude la stringa con un
- carattere nullo e la tronca a \texttt{size} nel caso il buffer sia troppo
- piccolo per contenerla.
-
+{int readlink(const char *path, char *buff, size\_t size)}
+ Legge il contenuto del link simbolico indicato da \param{path} nel buffer
+ \param{buff} di dimensione \param{size}.
- La funzione restituisce il numero di caratteri letti dentro \texttt{buff} o
- -1 per un errore, in caso di errore. La variabile \texttt{errno} viene
- settata secondo i codici di errore:
+ \bodydesc{La funzione restituisce il numero di caratteri letti dentro
+ \param{buff} o -1 per un errore, nel qual caso la variabile
+ \var{errno} assumerà i valori:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EEXIST} Un file (o una directory) con quel nome esiste di
- già.
- \item \texttt{EROFS} La directory su cui si vuole inserire il nuovo link è
- su un filesystem montato readonly.
- \item \texttt{ENOSPC} La directory o il filesystem in cui si vuole creare il
- link è piena e non c'è ulteriore spazio disponibile.
- \item \texttt{ELOOP} Ci sono troppi link simbolici nella risoluzione di
- \texttt{oldname} o di \texttt{newname}.
+ \item[\errcode{EINVAL}] \param{path} non è un link simbolico o \param{size}
+ non è positiva.
\end{errlist}
+ ed inoltre \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
+ \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}, \errval{EIO}, \errval{EFAULT} e
+ \errval{ENOMEM}.}
\end{prototype}
+La funzione apre il link simbolico, ne legge il contenuto, lo scrive nel
+buffer, e lo richiude. Si tenga presente che la funzione non termina la
+stringa con un carattere nullo e la tronca alla dimensione specificata da
+\param{size} per evitare di sovrascrivere oltre le dimensioni del buffer.
-\section{Il controllo di accesso ai file}
-\label{sec:filedir_access_control}
+\begin{figure}[htb]
+ \centering
+ \includegraphics[width=9cm]{img/link_loop}
+ \caption{Esempio di loop nel filesystem creato con un link simbolico.}
+ \label{fig:file_link_loop}
+\end{figure}
-\subsection{I flag \texttt{suid} e \texttt{sgid}}
-\label{sec:filedir_suid_sgid}
+Un caso comune che si può avere con i link simbolici è la creazione dei
+cosiddetti \textit{loop}. La situazione è illustrata in
+\figref{fig:file_link_loop}, che riporta la struttura della directory
+\file{/boot}. Come si vede si è creato al suo interno un link simbolico che
+punta di nuovo a \file{/boot}.\footnote{il loop mostrato in
+ \figref{fig:file_link_loop} è un usato per poter permettere a \cmd{grub} (un
+ bootloader in grado di leggere direttamente da vari filesystem il file da
+ lanciare come sistema operativo) di vedere i file contenuti nella directory
+ \file{/boot} con lo stesso pathname con cui verrebbero visti dal sistema
+ operativo, anche se essi si trovano, come accade spesso, su una partizione
+ separata (che \cmd{grub}, all'avvio, vede come radice).}
+
+Questo può causare problemi per tutti quei programmi che effettuano la
+scansione di una directory senza tener conto dei link simbolici, ad esempio se
+lanciassimo un comando del tipo \code{grep -r linux *}, il loop nella
+directory porterebbe il comando ad esaminare \file{/boot}, \file{/boot/boot},
+\file{/boot/boot/boot} e così via.
+
+Per questo motivo il kernel e le librerie prevedono che nella risoluzione di
+un pathname possano essere seguiti un numero limitato di link simbolici, il
+cui valore limite è specificato dalla costante \const{MAXSYMLINKS}. Qualora
+questo limite venga superato viene generato un errore ed \var{errno} viene
+impostata al valore \errcode{ELOOP}.
+
+Un punto da tenere sempre presente è che, come abbiamo accennato, un link
+simbolico può fare riferimento anche ad un file che non esiste; ad esempio
+possiamo creare un file temporaneo nella nostra directory con un link del
+tipo:
+\begin{verbatim}
+$ ln -s /tmp/tmp_file temporaneo
+\end{verbatim}%$
+anche se \file{/tmp/tmp\_file} non esiste. Questo può generare confusione, in
+quanto aprendo in scrittura \file{temporaneo} verrà creato
+\file{/tmp/tmp\_file} e scritto; ma accedendo in sola lettura a
+\file{temporaneo}, ad esempio con \cmd{cat}, otterremmo:
+\begin{verbatim}
+$ cat temporaneo
+cat: temporaneo: No such file or directory
+\end{verbatim}%$
+con un errore che può sembrare sbagliato, dato che un'ispezione con \cmd{ls}
+ci mostrerebbe invece l'esistenza di \file{temporaneo}.
+
+
+\subsection{La creazione e la cancellazione delle directory}
+\label{sec:file_dir_creat_rem}
+
+Benché in sostanza le directory non siano altro che dei file contenenti
+elenchi di nomi ed inode, non è possibile trattarle come file ordinari e
+devono essere create direttamente dal kernel attraverso una opportuna system
+call.\footnote{questo permette anche, attraverso l'uso del VFS, l'utilizzo di
+ diversi formati per la gestione dei suddetti elenchi.} La funzione usata
+per creare una directory è \funcd{mkdir}, ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \funcdecl{int mkdir(const char *dirname, mode\_t mode)}
+
+ Crea una nuova directory.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EEXIST}] Un file (o una directory) con quel nome esiste di
+ già.
+ \item[\errcode{EACCES}]
+ Non c'è il permesso di scrittura per la directory in cui si vuole inserire
+ la nuova directory.
+ \item[\errcode{EMLINK}] La directory in cui si vuole creare la nuova
+ directory contiene troppi file. Sotto Linux questo normalmente non avviene
+ perché il filesystem standard consente la creazione di un numero di file
+ maggiore di quelli che possono essere contenuti nel disco, ma potendo
+ avere a che fare anche con filesystem di altri sistemi questo errore può
+ presentarsi.
+ \item[\errcode{ENOSPC}] Non c'è abbastanza spazio sul file system per creare
+ la nuova directory o si è esaurita la quota disco dell'utente.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre anche \errval{EPERM}, \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG},
+ \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP},
+ \errval{EROFS}.}
+\end{functions}
+
+La funzione crea una nuova directory vuota, che contiene cioè solo le due voci
+standard (\file{.} e \file{..}), con il nome indicato dall'argomento
+\param{dirname}. Il nome può essere indicato sia come pathname assoluto che
+relativo.
+
+I permessi di accesso alla directory (vedi \secref{sec:file_access_control})
+sono specificati da \param{mode}, i cui possibili valori sono riportati in
+\tabref{tab:file_permission_const}; questi sono modificati dalla maschera di
+creazione dei file (si veda \secref{sec:file_umask}). La titolarità della
+nuova directory è impostata secondo quanto riportato in
+\secref{sec:file_ownership}.
+
+La funzione per la cancellazione di una directory è \funcd{rmdir}, il suo
+prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/stat.h}{int rmdir(const char *dirname)}
+ Cancella una directory.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] Il filesystem non supporta la cancellazione di
+ directory, oppure la directory che contiene \param{dirname} ha lo sticky
+ bit impostato e l'user-ID effettivo del processo non corrisponde al
+ proprietario della directory.
+ \item[\errcode{EACCES}] Non c'è il permesso di scrittura per la directory
+ che contiene la directory che si vuole cancellare, o non c'è il permesso
+ di attraversare (esecuzione) una delle directory specificate in
+ \param{dirname}.
+ \item[\errcode{EBUSY}] La directory specificata è la directory di lavoro o la
+ radice di qualche processo.
+ \item[\errcode{ENOTEMPTY}] La directory non è vuota.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
+ \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP}, \errval{EROFS}.}
+\end{prototype}
-\subsection{La titolarità di nuovi files e directory}
-\label{sec:filedir_ownership}
+La funzione cancella la directory \param{dirname}, che deve essere vuota (la
+directory deve cioè contenere soltanto le due voci standard \file{.} e
+\file{..}). Il nome può essere indicato con il pathname assoluto o relativo.
+
+La modalità con cui avviene la cancellazione è analoga a quella di
+\func{unlink}: fintanto che il numero di link all'inode\index{inode} della
+directory non diventa nullo e nessun processo ha la directory aperta lo spazio
+occupato su disco non viene rilasciato. Se un processo ha la directory aperta
+la funzione rimuove il link all'inode\index{inode} e nel caso sia l'ultimo,
+pure le voci standard \file{.} e \file{..}, a questo punto il kernel non
+consentirà di creare più nuovi file nella directory.
+
+
+\subsection{La creazione di file speciali}
+\label{sec:file_mknod}
+
+Finora abbiamo parlato esclusivamente di file, directory e link simbolici; in
+\secref{sec:file_file_types} abbiamo visto però che il sistema prevede pure
+degli altri tipi di file speciali, come i file di dispositivo
+\index{file!di dispositivo}
+e le fifo (i socket\index{socket} sono un caso a parte, che
+vedremo in \capref{cha:socket_intro}).
+
+La manipolazione delle caratteristiche di questi file e la loro cancellazione
+può essere effettuata con le stesse funzioni che operano sui file regolari; ma
+quando li si devono creare sono necessarie delle funzioni apposite. La prima
+di queste funzioni è \funcd{mknod}, il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+ \headdecl{fnctl.h}
+ \headdecl{unistd.h}
+ \funcdecl{int mknod(const char *pathname, mode\_t mode, dev\_t dev)}
+
+ Crea un inode, si usa per creare i file speciali.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] Non si hanno privilegi sufficienti a creare l'inode, o
+ il filesystem su cui si è cercato di creare \func{pathname} non supporta
+ l'operazione.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Il valore di \param{mode} non indica un file, una
+ fifo o un dispositivo.
+ \item[\errcode{EEXIST}] \param{pathname} esiste già o è un link simbolico.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG},
+ \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP},
+ \errval{ENOSPC}, \errval{EROFS}.}
+\end{functions}
+
+La funzione permette di creare un file speciale, ma si può usare anche per
+creare file regolari e fifo; l'argomento \param{mode} specifica il tipo di
+file che si vuole creare ed i relativi permessi, secondo i valori riportati in
+\tabref{tab:file_mode_flags}, che vanno combinati con un OR binario. I
+permessi sono comunque modificati nella maniera usuale dal valore di
+\var{umask} (si veda \secref{sec:file_umask}).
+
+Per il tipo di file può essere specificato solo uno fra: \const{S\_IFREG} per
+un file regolare (che sarà creato vuoto), \const{S\_IFBLK} per un device a
+blocchi, \const{S\_IFCHR} per un device a caratteri e \const{S\_IFIFO} per una
+fifo. Un valore diverso comporterà l'errore \errcode{EINVAL}. Qualora si sia
+specificato in \param{mode} un file di dispositivo, il valore di \param{dev}
+viene usato per indicare a quale dispositivo si fa riferimento.
+
+Solo l'amministratore può creare un file di dispositivo o un file regolare
+usando questa funzione; ma in Linux\footnote{la funzione non è prevista dallo
+ standard POSIX, e deriva da SVr4, con appunto questa differenza e diversi
+ codici di errore.} l'uso per la creazione di una fifo è consentito anche
+agli utenti normali.
+
+I nuovi inode\index{inode} creati con \func{mknod} apparterranno al
+proprietario e al gruppo del processo che li ha creati, a meno che non si sia
+attivato il bit \acr{sgid} per la directory o sia stata attivata la semantica
+BSD per il filesystem (si veda \secref{sec:file_ownership}) in cui si va a
+creare l'inode\index{inode}.
+
+Per creare una fifo (un file speciale, su cui torneremo in dettaglio in
+\secref{sec:ipc_named_pipe}) lo standard POSIX specifica l'uso della funzione
+\funcd{mkfifo}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h} \headdecl{sys/stat.h}
+
+ \funcdecl{int mkfifo(const char *pathname, mode\_t mode)}
+
+ Crea una fifo.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EACCES},
+ \errval{EEXIST}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOSPC},
+ \errval{ENOTDIR} e \errval{EROFS}.}
+\end{functions}
-\subsection{La funzione \texttt{access}}
-\label{sec:filedir_access}
+La funzione crea la fifo \param{pathname} con i permessi \param{mode}. Come
+per \func{mknod} il file \param{pathname} non deve esistere (neanche come link
+simbolico); al solito i permessi specificati da \param{mode} vengono
+modificati dal valore di \var{umask}.
-\subsection{La funzione \texttt{umask}}
-\label{sec:filedir_umask}
-\subsection{Le funzioni \texttt{chmod} e \texttt{fchmod}}
-\label{sec:filedir_chmod}
-\subsection{Il flag \texttt{sticky}}
-\label{sec:filedir_sticky}
+\subsection{Accesso alle directory}
+\label{sec:file_dir_read}
+
+Benché le directory alla fine non siano altro che dei file che contengono
+delle liste di nomi ed inode, per il ruolo che rivestono nella struttura del
+sistema, non possono essere trattate come dei normali file di dati. Ad
+esempio, onde evitare inconsistenze all'interno del filesystem, solo il kernel
+può scrivere il contenuto di una directory, e non può essere un processo a
+inserirvi direttamente delle voci con le usuali funzioni di scrittura.
+
+Ma se la scrittura e l'aggiornamento dei dati delle directory è compito del
+kernel, sono molte le situazioni in cui i processi necessitano di poterne
+leggere il contenuto. Benché questo possa essere fatto direttamente (vedremo
+in \secref{sec:file_open} che è possibile aprire una directory come se fosse
+un file, anche se solo in sola lettura) in generale il formato con cui esse
+sono scritte può dipendere dal tipo di filesystem, tanto che, come riportato
+in \tabref{tab:file_file_operations}, il VFS del kernel prevede una apposita
+funzione per la lettura delle directory.
+
+Tutto questo si riflette nello standard POSIX\footnote{le funzioni sono
+ previste pure in BSD e SVID.} che ha introdotto una apposita interfaccia per
+la lettura delle directory, basata sui cosiddetti \textit{directory stream}
+(chiamati così per l'analogia con i file stream dell'interfaccia standard di
+\capref{cha:files_std_interface}). La prima funzione di questa interfaccia è
+\funcd{opendir}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
+
+ \funcdecl{DIR * opendir(const char *dirname)}
+
+ Apre un \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce un puntatore al \textit{directory stream}
+ in caso di successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso \var{errno}
+ assumerà i valori \errval{EACCES}, \errval{EMFILE}, \errval{ENFILE},
+ \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM} e \errval{ENOTDIR}.}
+\end{functions}
+
+La funzione apre un \textit{directory stream} per la directory
+\param{dirname}, ritornando il puntatore ad un oggetto di tipo \type{DIR} (che
+è il tipo opaco\index{tipo!opaco} usato dalle librerie per gestire i
+\textit{directory stream}) da usare per tutte le operazioni successive, la
+funzione inoltre posiziona lo stream sulla prima voce contenuta nella
+directory.
-\subsection{Le funzioni \texttt{chown}, \texttt{fchown} e \texttt{lchown}}
-\label{sec:filedir_chown}
+Dato che le directory sono comunque dei file, in alcuni casi può servire
+conoscere il \textit{file descriptor} associato ad un \textit{directory
+ stream}, a questo scopo si può usare la funzione \funcd{dirfd}, il cui
+prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
+
+ \funcdecl{int dirfd(DIR * dir)}
+
+ Restituisce il file descriptor associato ad un \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il file descriptor (un valore positivo) in
+ caso di successo e -1 in caso di errore.}
+\end{functions}
+
+La funzione\footnote{questa funzione è una estensione di BSD non presente in
+ POSIX, introdotta con BSD 4.3-Reno; è presente in Linux con le libc5 (a
+ partire dalla versione 5.1.2) e con le \acr{glibc}.} restituisce il file
+descriptor associato al \textit{directory stream} \param{dir}, essa è
+disponibile solo definendo \macro{\_BSD\_SOURCE} o \macro{\_SVID\_SOURCE}. Di
+solito si utilizza questa funzione in abbinamento alla funzione \func{fchdir}
+per cambiare la directory di lavoro (vedi \secref{sec:file_work_dir}) a quella
+relativa allo stream che si sta esaminando.
+
+La lettura di una voce della directory viene effettuata attraverso la funzione
+\funcd{readdir}; il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
+
+ \funcdecl{struct dirent *readdir(DIR *dir)}
+
+ Legge una voce dal \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore alla struttura contenente i
+ dati in caso di successo e \val{NULL} altrimenti, in caso di descrittore
+ non valido \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF}, il valore
+ \val{NULL} viene restituito anche quando si raggiunge la fine dello
+ stream.}
+\end{functions}
+
+La funzione legge la voce corrente nella directory, posizionandosi sulla voce
+successiva. I dati vengono memorizzati in una struttura \struct{dirent} (la
+cui definizione\footnote{la definizione è quella usata a Linux, che si trova
+ nel file \file{/usr/include/bits/dirent.h}, essa non contempla la presenza
+ del campo \var{d\_namlen} che indica la lunghezza del nome del file (ed
+ infatti la macro \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_NAMLEN} non è definita).} è
+riportata in \figref{fig:file_dirent_struct}). La funzione restituisce il
+puntatore alla struttura; si tenga presente però che quest'ultima è allocata
+staticamente, per cui viene sovrascritta tutte le volte che si ripete la
+lettura di una voce sullo stesso stream.
+
+Di questa funzione esiste anche una versione rientrante, \func{readdir\_r},
+che non usa una struttura allocata staticamente, e può essere utilizzata anche
+con i thread; il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
+
+ \funcdecl{int readdir\_r(DIR *dir, struct dirent *entry,
+ struct dirent **result)}
+
+ Legge una voce dal \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore, gli errori sono gli stessi di \func{readdir}.}
+\end{functions}
+
+La funzione restituisce in \param{result} (come \textit{value result
+ argument}) l'indirizzo dove sono stati salvati i dati, che di norma
+corrisponde a quello della struttura precedentemente allocata e specificata
+dall'argomento \param{entry} (anche se non è assicurato che la funzione usi lo
+spazio fornito dall'utente).
+
+I vari campi di \struct{dirent} contengono le informazioni relative alle voci
+presenti nella directory; sia BSD che SVr4\footnote{POSIX prevede invece solo
+ la presenza del campo \var{d\_fileno}, identico \var{d\_ino}, che in Linux è
+ definito come alias di quest'ultimo. Il campo \var{d\_name} è considerato
+ dipendente dall'implementazione.} prevedono che siano sempre presenti il
+campo \var{d\_name}, che contiene il nome del file nella forma di una stringa
+terminata da uno zero,\footnote{lo standard POSIX non specifica una lunghezza,
+ ma solo un limite \const{NAME\_MAX}; in SVr4 la lunghezza del campo è
+ definita come \code{NAME\_MAX+1} che di norma porta al valore di 256 byte
+ usato anche in Linux.} ed il campo \var{d\_ino}, che contiene il numero di
+inode cui il file è associato (di solito corrisponde al campo \var{st\_ino} di
+\struct{stat}).
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \begin{lstlisting}[labelstep=0]{}%,frame=,indent=1cm]{}
+struct dirent {
+ ino_t d_ino; /* inode number */
+ off_t d_off; /* offset to the next dirent */
+ unsigned short int d_reclen; /* length of this record */
+ unsigned char d_type; /* type of file */
+ char d_name[256]; /* We must not include limits.h! */
+};
+ \end{lstlisting}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{dirent} per la lettura delle informazioni dei
+ file.}
+ \label{fig:file_dirent_struct}
+\end{figure}
+La presenza di ulteriori campi opzionali è segnalata dalla definizione di
+altrettante macro nella forma \code{\_DIRENT\_HAVE\_D\_XXX} dove \code{XXX} è
+il nome del relativo campo; nel nostro caso sono definite le macro
+\macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_TYPE}, \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_OFF} e
+\macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_RECLEN}.
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{DT\_UNKNOWN} & tipo sconosciuto. \\
+ \const{DT\_REG} & file normale. \\
+ \const{DT\_DIR} & directory. \\
+ \const{DT\_FIFO} & fifo. \\
+ \const{DT\_SOCK} & socket. \\
+ \const{DT\_CHR} & dispositivo a caratteri. \\
+ \const{DT\_BLK} & dispositivo a blocchi. \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti che indicano i vari tipi di file nel campo \var{d\_type}
+ della struttura \struct{dirent}.}
+ \label{tab:file_dtype_macro}
+\end{table}
+
+Per quanto riguarda il significato dei campi opzionali, il campo \var{d\_type}
+indica il tipo di file (fifo, directory, link simbolico, ecc.); i suoi
+possibili valori\footnote{fino alla versione 2.1 delle \acr{glibc} questo
+ campo, pur presente nella struttura, non è implementato, e resta sempre al
+ valore \const{DT\_UNKNOWN}.} sono riportati in
+\tabref{tab:file_dtype_macro}; per la conversione da e verso l'analogo valore
+mantenuto dentro il campo \var{st\_mode} di \struct{stat} sono definite anche
+due macro di conversione \macro{IFTODT} e \macro{DTTOIF}:
+\begin{functions}
+ \funcdecl{int IFTODT(mode\_t MODE)} Converte il tipo di file dal formato di
+ \var{st\_mode} a quello di \var{d\_type}.
+
+ \funcdecl{mode\_t DTTOIF(int DTYPE)} Converte il tipo di file dal formato di
+ \var{d\_type} a quello di \var{st\_mode}.
+\end{functions}
+
+Il campo \var{d\_off} contiene invece la posizione della voce successiva della
+directory, mentre il campo \var{d\_reclen} la lunghezza totale della voce
+letta. Con questi due campi diventa possibile, determinando la posizione delle
+varie voci, spostarsi all'interno dello stream usando la funzione
+\func{seekdir},\footnote{sia questa funzione che \func{telldir}, sono
+ estensioni prese da BSD, non previste dallo standard POSIX.} il cui
+prototipo è:
+\begin{prototype}{dirent.h}{void seekdir(DIR *dir, off\_t offset)}
+ Cambia la posizione all'interno di un \textit{directory stream}.
+\end{prototype}
-\section{La manipolazione delle directories}
-\label{sec:filedir_dir_handling}
+La funzione non ritorna nulla e non segnala errori, è però necessario che il
+valore dell'argomento \param{offset} sia valido per lo stream \param{dir};
+esso pertanto deve essere stato ottenuto o dal valore di \var{d\_off} di
+\struct{dirent} o dal valore restituito dalla funzione \func{telldir}, che
+legge la posizione corrente; il prototipo di quest'ultima è:
+\begin{prototype}{dirent.h}{off\_t telldir(DIR *dir)}
+ Ritorna la posizione corrente in un \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce la posizione corrente nello stream (un
+ numero positivo) in caso di successo, e -1 altrimenti, nel qual caso
+ \var{errno} assume solo il valore di \errval{EBADF}, corrispondente ad un
+ valore errato per \param{dir}.}
+\end{prototype}
-\subsection{Le funzioni \texttt{mkdir} e \texttt{rmdir}}
-\label{sec:filedir_dir_creat_rem}
+La sola funzione di posizionamento nello stream prevista dallo standard POSIX
+è \funcd{rewinddir}, che riporta la posizione a quella iniziale; il suo
+prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
+
+ \funcdecl{void rewinddir(DIR *dir)}
+
+ Si posiziona all'inizio di un \textit{directory stream}.
+\end{functions}
-Per creare una nuova directory si può usare la seguente funzione, omonima
-dell'analogo comando di shell \texttt{mkdir}; per accedere ai tipi usati
-programma deve includere il file \texttt{sys/types.h}.
-\begin{prototype}{sys/stat.h}
-{int mkdir (const char * dirname, mode\_t mode)}
- Questa funzione crea una nuova directory vuota con il nome indicato da
- \texttt{dirname}, assegnandole i permessi indicati da \texttt{mode}. Il nome
- può essere indicato con il pathname assoluto o relativo.
+Una volta completate le operazioni si può chiudere il \textit{directory
+ stream} con la funzione \funcd{closedir}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
- La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, in caso
- di errore \texttt{errno} viene settata secondo i codici di errore standard
- di accesso ai files (trattati in dettaglio in
- \secref{sec:filedir_access_control}) ai quali si aggiungono i seguenti:
- \begin{errlist}
- \item \texttt{EACCESS}
- Non c'è il permesso di scrittura per la directory in cui si vuole inserire
- la nuova directory.
- \item \texttt{EEXIST} Un file (o una directory) con quel nome esiste di già.
- \item \texttt{EMLINK} La directory in cui si vuole creare la nuova directory
- contiene troppi file. Sotto Linux questo normalmente non avviene perché il
- filesystem standard consente la creazione di un numero di file maggiore di
- quelli che possono essere contenuti nell'hard-disk, ma potendo avere a che
- fare anche con filesystem di altri sistemi questo errore può presentarsi.
- \item \texttt{ENOSPC} Non c'è abbastanza spazio sul file system per creare
- la nuova directory.
- \item \texttt{EROFS} La directory su cui si vuole inserire la nuova
- directory è su un filesystem montato readonly.
- \end{errlist}
+ \funcdecl{int closedir(DIR * dir)}
+
+ Chiude un \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 altrimenti, nel
+ qual caso \var{errno} assume il valore \errval{EBADF}.}
+\end{functions}
+
+A parte queste funzioni di base in BSD 4.3 è stata introdotta un'altra
+funzione che permette di eseguire una scansione completa (con tanto di ricerca
+ed ordinamento) del contenuto di una directory; la funzione è
+\funcd{scandir}\footnote{in Linux questa funzione è stata introdotta fin dalle
+ libc4.} ed il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{dirent.h}{int scandir(const char *dir,
+ struct dirent ***namelist, int(*select)(const struct dirent *),
+ int(*compar)(const struct dirent **, const struct dirent **))}
+
+ Esegue una scansione di un \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo il numero di voci
+ trovate, e -1 altrimenti.}
\end{prototype}
-
-\subsection{Accesso alle directory}
-\label{sec:filedir_dir_read}
+Al solito, per la presenza fra gli argomenti di due puntatori a funzione, il
+prototipo non è molto comprensibile; queste funzioni però sono quelle che
+controllano rispettivamente la selezione di una voce (\param{select}) e
+l'ordinamento di tutte le voci selezionate (\param{compar}).
+
+La funzione legge tutte le voci della directory indicata dall'argomento
+\param{dir}, passando ciascuna di esse come argomento alla funzione di
+\param{select}; se questa ritorna un valore diverso da zero la voce viene
+inserita in una struttura allocata dinamicamente con \func{malloc}, qualora si
+specifichi un valore \val{NULL} per \func{select} vengono selezionate tutte le
+voci. Tutte le voci selezionate vengono poi inserite un una lista (anch'essa
+allocata con \func{malloc}, che viene riordinata tramite \func{qsort} usando
+la funzione \param{compar} come criterio di ordinamento; alla fine l'indirizzo
+della lista ordinata è restituito nell'argomento \param{namelist}.
+
+Per l'ordinamento sono disponibili anche due funzioni predefinite,
+\funcd{alphasort} e \funcd{versionsort}, i cui prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{dirent.h}
+
+ \funcdecl{int alphasort(const void *a, const void *b)}
+
+ \funcdecl{int versionsort(const void *a, const void *b)}
+
+ Funzioni per l'ordinamento delle voci di \textit{directory stream}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono un valore minore, uguale o maggiore di
+ zero qualora il primo argomento sia rispettivamente minore, uguale o
+ maggiore del secondo.}
+\end{functions}
+
+La funzione \func{alphasort} deriva da BSD ed è presente in Linux fin dalle
+libc4\footnote{la versione delle libc4 e libc5 usa però come argomenti dei
+ puntatori a delle strutture \struct{dirent}; le glibc usano il prototipo
+ originario di BSD, mostrato anche nella definizione, che prevede puntatori a
+ \ctyp{void}.} e deve essere specificata come argomento \param{compare} per
+ottenere un ordinamento alfabetico (secondo il valore del campo \var{d\_name}
+delle varie voci). Le \acr{glibc} prevedono come estensione\footnote{le glibc,
+ a partire dalla versione 2.1, effettuano anche l'ordinamento alfabetico
+ tenendo conto delle varie localizzazioni, usando \func{strcoll} al posto di
+ \func{strcmp}.} anche \func{versionsort}, che ordina i nomi tenendo conto
+del numero di versione (cioè qualcosa per cui \file{file10} viene comunque
+dopo \func{file4}.)
+
+Un semplice esempio dell'uso di queste funzioni è riportato in
+\figref{fig:file_my_ls}, dove si è riportata la sezione principale di un
+programma che, usando la routine di scansione illustrata in
+\figref{fig:file_dirscan}, stampa i nomi dei file contenuti in una directory e
+la relativa dimensione (in sostanza una versione semplificata del comando
+\cmd{ls}).
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize
+ \begin{lstlisting}{}
+#include <sys/types.h>
+#include <sys/stat.h>
+#include <dirent.h> /* directory */
+#include <stdlib.h> /* C standard library */
+#include <unistd.h>
+
+/* computation function for DirScan */
+int do_ls(struct dirent * direntry);
+/* main body */
+int main(int argc, char *argv[])
+{
+ ...
+ if ((argc - optind) != 1) { /* There must be remaing parameters */
+ printf("Wrong number of arguments %d\n", argc - optind);
+ usage();
+ }
+ DirScan(argv[1], do_ls);
+ exit(0);
+}
+/*
+ * Routine to print file name and size inside DirScan
+ */
+int do_ls(struct dirent * direntry)
+{
+ struct stat data;
+
+ stat(direntry->d_name, &data); /* get stat data */
+ printf("File: %s \t size: %d\n", direntry->d_name, data.st_size);
+ return 0;
+}
+ \end{lstlisting}
+ \caption{Esempio di codice per eseguire la lista dei file contenuti in una
+ directory.}
+ \label{fig:file_my_ls}
+\end{figure}
-Benché le directory siano oggetti del filesystem come tutti gli altri non ha
-ovviamente senso aprirle come fossero dei file di dati. Può però essere utile
-poterne leggere il contenuto ad esempio per fare la lista dei file che esse
-contengono o ricerche sui medesimi.
+Il programma è estremamente semplice; in \figref{fig:file_my_ls} si è omessa
+la parte di gestione delle opzioni (che prevede solo l'uso di una funzione per
+la stampa della sintassi, anch'essa omessa) ma il codice completo potrà essere
+trovato coi sorgenti allegati nel file \file{myls.c}.
+
+In sostanza tutto quello che fa il programma, dopo aver controllato
+(\texttt{\small 10--13}) di avere almeno un parametro (che indicherà la
+directory da esaminare) è chiamare (\texttt{\small 14}) la funzione
+\func{DirScan} per eseguire la scansione, usando la funzione \code{do\_ls}
+(\texttt{\small 20--26}) per fare tutto il lavoro.
+
+Quest'ultima si limita (\texttt{\small 23}) a chiamare \func{stat} sul file
+indicato dalla directory entry passata come argomento (il cui nome è appunto
+\var{direntry->d\_name}), memorizzando in una opportuna struttura \var{data} i
+dati ad esso relativi, per poi provvedere (\texttt{\small 24}) a stampare il
+nome del file e la dimensione riportata in \var{data}.
+
+Dato che la funzione verrà chiamata all'interno di \func{DirScan} per ogni
+voce presente questo è sufficiente a stampare la lista completa dei file e
+delle relative dimensioni. Si noti infine come si restituisca sempre 0 come
+valore di ritorno per indicare una esecuzione senza errori.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize
+ \begin{lstlisting}{}
+#include <sys/types.h>
+#include <sys/stat.h>
+#include <dirent.h> /* directory */
+#include <stdlib.h> /* C standard library */
+#include <unistd.h>
+
+/*
+ * Function DirScan:
+ *
+ * Input: the directory name and a computation function
+ * Return: 0 if OK, -1 on errors
+ */
+int DirScan(char * dirname, int(*compute)(struct dirent *))
+{
+ DIR * dir;
+ struct dirent *direntry;
+
+ if ( (dir = opendir(dirname)) == NULL) { /* oper directory */
+ printf("Opening %s\n", dirname); /* on error print messages */
+ perror("Cannot open directory"); /* and then return */
+ return -1;
+ }
+ fd = dirfd(dir); /* get file descriptor */
+ fchdir(fd); /* change directory */
+ /* loop on directory entries */
+ while ( (direntry = readdir(dir)) != NULL) { /* read entry */
+ if (compute(direntry)) { /* execute function on it */
+ return -1; /* on error return */
+ }
+ }
+ closedir(dir);
+ return 0;
+}
+
+ \end{lstlisting}
+ \caption{Codice della routine di scansione di una directory contenuta nel
+ file \file{DirScan.c}.}
+ \label{fig:file_dirscan}
+\end{figure}
-Per accedere al contenuto delle directory si usano i cosiddetti
-\textit{directory streams} (chiamati così per l'analogia con i file stream);
-la funzione \texttt{opendir} apre uno di questi stream e la funzione
-\texttt{readdir} legge il contenuto della directory, i cui elementi sono le
-\textit{directory entries} (da distinguersi da quelle della cache di cui
-parlavamo in \secref{sec:fileintr_vfs}) in una opportuna struttura
-\texttt{struct dirent}.
+Tutto il grosso del lavoro è svolto dalla funzione \func{DirScan}, riportata
+in \figref{fig:file_dirscan}. La funzione è volutamente generica e permette di
+eseguire una funzione, passata come secondo argomento, su tutte le voci di una
+directory. La funzione inizia con l'aprire (\texttt{\small 19--23}) uno
+stream sulla directory passata come primo argomento, stampando un messaggio in
+caso di errore.
+
+Il passo successivo (\texttt{\small 24--25}) è cambiare directory di lavoro
+(vedi \secref{sec:file_work_dir}), usando in sequenza le funzione \func{dirfd}
+e \func{fchdir} (in realtà si sarebbe potuto usare direttamente \func{chdir}
+su \var{dirname}), in modo che durante il successivo ciclo (\texttt{\small
+ 27--31}) sulle singole voci dello stream ci si trovi all'interno della
+directory.\footnote{questo è essenziale al funzionamento della funzione
+ \code{do\_ls} (e ad ogni funzione che debba usare il campo \var{d\_name}, in
+ quanto i nomi dei file memorizzati all'interno di una struttura
+ \struct{dirent} sono sempre relativi alla directory in questione, e senza
+ questo posizionamento non si sarebbe potuto usare \func{stat} per ottenere
+ le dimensioni.}
+
+Avendo usato lo stratagemma di fare eseguire tutte le manipolazioni necessarie
+alla funzione passata come secondo argomento, il ciclo di scansione della
+directory è molto semplice; si legge una voce alla volta (\texttt{\small 27})
+all'interno di una istruzione di \code{while} e fintanto che si riceve una
+voce valida (cioè un puntatore diverso da \val{NULL}) si esegue
+(\texttt{\small 27}) la funzione di elaborazione \var{compare} (che nel nostro
+caso sarà \code{do\_ls}), ritornando con un codice di errore (\texttt{\small
+ 28}) qualora questa presenti una anomalia (identificata da un codice di
+ritorno negativo).
+
+Una volta terminato il ciclo la funzione si conclude con la chiusura
+(\texttt{\small 32}) dello stream\footnote{nel nostro caso, uscendo subito
+ dopo la chiamata, questo non servirebbe, in generale però l'operazione è
+ necessaria, dato che la funzione può essere invocata molte volte all'interno
+ dello stesso processo, per cui non chiudere gli stream comporterebbe un
+ consumo progressivo di risorse, con conseguente rischio di esaurimento delle
+ stesse} e la restituzione (\texttt{\small 33}) del codice di operazioni
+concluse con successo.
\subsection{La directory di lavoro}
-\label{sec:filedir_work_dir}
+\label{sec:file_work_dir}
-A ciascun processo è associato ad una directory nel filesystem che è chiamata
+A ciascun processo è associata una directory nel filesystem che è chiamata
directory corrente o directory di lavoro (\textit{current working directory})
-che è quella a cui si fa riferimento quando un filename è espresso in forma
-relativa (relativa appunto a questa directory).
-
-Quando un utente effettua il login questa directory viene settata alla
-cosiddetta \textit{home directory} del suo account, il comando \texttt{cd}
-della shell consente di cambiarla a piacere, spostandosi da una directory ad
-un'altra. Siccome la directory corrente resta la stessa quando viene creato
-un processo figlio, la directory corrente della shell diventa anche la
+che è quella a cui si fa riferimento quando un pathname è espresso in forma
+relativa, dove il ``\textsl{relativa}'' fa riferimento appunto a questa
+directory.
+
+Quando un utente effettua il login, questa directory viene impostata alla
+\textit{home directory} del suo account. Il comando \cmd{cd} della shell
+consente di cambiarla a piacere, spostandosi da una directory ad un'altra, il
+comando \cmd{pwd} la stampa sul terminale. Siccome la directory corrente
+resta la stessa quando viene creato un processo figlio (vedi
+\secref{sec:proc_fork}), la directory corrente della shell diventa anche la
directory corrente di qualunque comando da essa lanciato.
-Le funzioni qui descritte servono esaminare e cambiare la directory di lavoro
-corrente.
-
-\begin{prototype}{unistd.h}{char * getcwd (char * buffer, size\_t size)}
- Restituisce il filename completo della directory di lavoro corrente nella
- stringa puntata da \texttt{buffer}, che deve essere precedentemente
- allocata, per una dimensione massima di \texttt{size}. Si può anche
- specificare un puntatore nullo come \textit{buffer}, nel qual caso la
- stringa sarà allocata automaticamente per una dimensione pari a
- \texttt{size} qualora questa sia diversa da zero, o della lunghezza esatta
- del pathname altrimenti. In questo caso si deve ricordare di disallocare la
- stringa una volta cessato il suo utilizzo.
-
- La funzione restituisce il puntatore \texttt{buffer} se riesce,
- \texttt{NULL} se fallisce, in quest'ultimo caso la variabile
- \texttt{errno} è settata con i seguenti codici di errore:
+In genere il kernel tiene traccia per ciascun processo dell'inode\index{inode}
+della directory di lavoro corrente, per ottenere il pathname occorre usare una
+apposita funzione di libreria, \funcd{getcwd}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{char *getcwd(char *buffer, size\_t size)}
+ Legge il pathname della directory di lavoro corrente.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore \param{buffer} se riesce,
+ \val{NULL} se fallisce, in quest'ultimo caso la variabile
+ \var{errno} è impostata con i seguenti codici di errore:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EINVAL} L'argomento \texttt{size} è zero e \texttt{buffer} non
+ \item[\errcode{EINVAL}] L'argomento \param{size} è zero e \param{buffer} non
è nullo.
- \item \texttt{ERANGE} L'argomento \texttt{size} è più piccolo della
+ \item[\errcode{ERANGE}] L'argomento \param{size} è più piccolo della
lunghezza del pathname.
- \item \texttt{EACCESS} Manca il permesso di lettura o di ricerca su uno dei
+ \item[\errcode{EACCES}] Manca il permesso di lettura o di ricerca su uno dei
componenti del pathname (cioè su una delle directory superiori alla
corrente).
- \end{errlist}
+ \end{errlist}}
\end{prototype}
-Di questa funzione esiste una versione \texttt{char * getwd(char * buffer)}
+La funzione restituisce il pathname completo della directory di lavoro
+corrente nella stringa puntata da \param{buffer}, che deve essere
+precedentemente allocata, per una dimensione massima di \param{size}. Il
+buffer deve essere sufficientemente lungo da poter contenere il pathname
+completo più lo zero di terminazione della stringa. Qualora esso ecceda le
+dimensioni specificate con \param{size} la funzione restituisce un errore.
+
+Si può anche specificare un puntatore nullo come
+\param{buffer},\footnote{questa è un'estensione allo standard POSIX.1,
+ supportata da Linux.} nel qual caso la stringa sarà allocata automaticamente
+per una dimensione pari a \param{size} qualora questa sia diversa da zero, o
+della lunghezza esatta del pathname altrimenti. In questo caso ci si deve
+ricordare di disallocare la stringa una volta cessato il suo utilizzo.
+
+Di questa funzione esiste una versione \code{char *getwd(char *buffer)}
fatta per compatibilità all'indietro con BSD, che non consente di specificare
la dimensione del buffer; esso deve essere allocato in precedenza ed avere una
-dimensione superiore a \texttt{PATH\_MAX} (di solito 256 bytes, vedi
-\secref{sec:xxx_limits}; il problema è che in Linux non esiste una dimensione
+dimensione superiore a \const{PATH\_MAX} (di solito 256 byte, vedi
+\secref{sec:sys_limits}); il problema è che in Linux non esiste una dimensione
superiore per un pathname, per cui non è detto che il buffer sia sufficiente a
contenere il nome del file, e questa è la ragione principale per cui questa
funzione è deprecata.
-Una seconda funzione simile è \texttt{char * get\_current\_dir\_name(void)}
-che è sostanzialmente equivalente ad una \texttt{getcwd(NULL, 0)}, con la sola
-differenza che essa ritorna il valore della variabile di ambiente
-\texttt{PWD}, che essendo costruita dalla shell può contenere anche dei
-riferimenti simbolici.
-
-Come già detto in unix anche le directory sono file, è possibile pertanto
-riferirsi ad esse tramite il file descriptor dell'interfaccia a basso livello,
-e non solo tramite il filename; per questo motivo ci sono due diverse funzioni
-per cambiare directory di lavoro.
-
-\begin{prototype}{unistd.h}{int chdir (const char * pathname)}
- Come dice il nome (che significa \textit{change directory}) questa funzione
- serve a cambiare la directory di lavoro a quella specificata dal pathname
- contenuto nella stringa \texttt{pathname}.
+Una seconda funzione simile è \code{char *get\_current\_dir\_name(void)} che è
+sostanzialmente equivalente ad una \code{getcwd(NULL, 0)}, con la sola
+differenza che essa ritorna il valore della variabile di ambiente \val{PWD},
+che essendo costruita dalla shell può contenere un pathname comprendente anche
+dei link simbolici. Usando \func{getcwd} infatti, essendo il pathname ricavato
+risalendo all'indietro l'albero della directory, si perderebbe traccia di ogni
+passaggio attraverso eventuali link simbolici.
+
+Per cambiare la directory di lavoro corrente si può usare la funzione
+\funcd{chdir} (equivalente del comando di shell \cmd{cd}) il cui nome sta
+appunto per \textit{change directory}, il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{int chdir(const char *pathname)}
+ Cambia la directory di lavoro corrente in \param{pathname}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 per un errore,
+ nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{ENOTDIR}] Non si è specificata una directory.
+ \item[\errcode{EACCES}] Manca il permesso di ricerca su uno dei componenti
+ di \param{path}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
+ \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP} e \errval{EIO}.}
+\end{prototype}
+\noindent ed ovviamente \param{pathname} deve indicare una directory per la
+quale si hanno i permessi di accesso.
+
+Dato che anche le directory sono file, è possibile riferirsi ad esse anche
+tramite il file descriptor, e non solo tramite il pathname, per fare questo si
+usa \funcd{fchdir}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{int fchdir(int fd)}
+ Identica a \func{chdir}, ma usa il file descriptor \param{fd} invece del
+ pathname.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, in caso di errore \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o
+ \errval{EACCES}.}
+\end{prototype}
+\noindent anche in questo caso \param{fd} deve essere un file descriptor
+valido che fa riferimento ad una directory. Inoltre l'unico errore di accesso
+possibile (tutti gli altri sarebbero occorsi all'apertura di \param{fd}), è
+quello in cui il processo non ha il permesso di accesso alla directory
+specificata da \param{fd}.
+
+
+
+\subsection{I file temporanei}
+\label{sec:file_temp_file}
+
+In molte occasioni è utile poter creare dei file temporanei; benché la cosa
+sembri semplice, in realtà il problema è più sottile di quanto non appaia a
+prima vista. Infatti anche se sembrerebbe banale generare un nome a caso e
+creare il file dopo aver controllato che questo non esista, nel momento fra il
+controllo e la creazione si ha giusto lo spazio per una possibile \textit{race
+ condition}\index{race condition} (si ricordi quanto visto in
+\secref{sec:proc_race_cond}).
+
+Le \acr{glibc} provvedono varie funzioni per generare nomi di file temporanei,
+di cui si abbia certezza di unicità (al momento della generazione); la prima
+di queste funzioni è \funcd{tmpnam} il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{stdio.h}{char *tmpnam(char *string)}
+ Restituisce il puntatore ad una stringa contente un nome di file valido e
+ non esistente al momento dell'invocazione.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa con il nome o
+ \val{NULL} in caso di fallimento. Non sono definiti errori.}
+\end{prototype}
+\noindent se si è passato un puntatore \param{string} non nullo questo deve
+essere di dimensione \const{L\_tmpnam} (costante definita in \file{stdio.h},
+come \const{P\_tmpdir} e \const{TMP\_MAX}) ed il nome generato vi verrà
+copiato automaticamente; altrimenti il nome sarà generato in un buffer statico
+interno che verrà sovrascritto ad una chiamata successiva. Successive
+invocazioni della funzione continueranno a restituire nomi unici fino ad un
+massimo di \const{TMP\_MAX} volte. Al nome viene automaticamente aggiunto come
+prefisso la directory specificata da \const{P\_tmpdir}.
+
+Di questa funzione esiste una versione rientrante, \func{tmpnam\_r}, che non
+fa nulla quando si passa \val{NULL} come parametro. Una funzione simile,
+\funcd{tempnam}, permette di specificare un prefisso per il file
+esplicitamente, il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{stdio.h}{char *tempnam(const char *dir, const char *pfx)}
+ Restituisce il puntatore ad una stringa contente un nome di file valido e
+ non esistente al momento dell'invocazione.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa con il nome o
+ \val{NULL} in caso di fallimento, \var{errno} viene impostata a
+ \errval{ENOMEM} qualora fallisca l'allocazione della stringa.}
+\end{prototype}
+
+La funzione alloca con \code{malloc} la stringa in cui restituisce il nome,
+per cui è sempre rientrante, occorre però ricordarsi di disallocare il
+puntatore che restituisce. L'argomento \param{pfx} specifica un prefisso di
+massimo 5 caratteri per il nome provvisorio. La funzione assegna come
+directory per il file temporaneo (verificando che esista e sia accessibili),
+la prima valida delle seguenti:
+\begin{itemize*}
+\item La variabile di ambiente \const{TMPNAME} (non ha effetto se non è
+ definita o se il programma chiamante è \acr{suid} o \acr{sgid}, vedi
+ \secref{sec:file_suid_sgid}).
+\item il valore dell'argomento \param{dir} (se diverso da \val{NULL}).
+\item Il valore della costante \const{P\_tmpdir}.
+\item la directory \file{/tmp}.
+\end{itemize*}
+
+In ogni caso, anche se la generazione del nome è casuale, ed è molto difficile
+ottenere un nome duplicato, nulla assicura che un altro processo non possa
+avere creato, fra l'ottenimento del nome e l'apertura del file, un altro file
+con lo stesso nome; per questo motivo quando si usa il nome ottenuto da una di
+queste funzioni occorre sempre aprire il nuovo file in modalità di esclusione
+(cioè con l'opzione \const{O\_EXCL} per i file descriptor o con il flag
+\code{x} per gli stream) che fa fallire l'apertura in caso il file sia già
+esistente.
+
+Per evitare di dovere effettuare a mano tutti questi controlli, lo standard
+POSIX definisce la funzione \funcd{tempfile}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{stdio.h}{FILE *tmpfile (void)}
+ Restituisce un file temporaneo aperto in lettura/scrittura.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore allo stream associato al file
+ temporaneo in caso di successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \item[\errcode{EEXIST}] Non è stato possibile generare un nome univoco.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EMFILE}, \errval{ENFILE},
+ \errval{ENOSPC}, \errval{EROFS} e \errval{EACCES}.}
\end{prototype}
+\noindent essa restituisce direttamente uno stream già aperto (in modalità
+\code{r+b}, si veda \secref{sec:file_fopen}) e pronto per l'uso, che viene
+automaticamente cancellato alla sua chiusura o all'uscita dal programma. Lo
+standard non specifica in quale directory verrà aperto il file, ma le
+\acr{glibc} prima tentano con \const{P\_tmpdir} e poi con \file{/tmp}. Questa
+funzione è rientrante e non soffre di problemi di \textit{race
+ condition}\index{race condition}.
+
+Alcune versioni meno recenti di Unix non supportano queste funzioni; in questo
+caso si possono usare le vecchie funzioni \funcd{mktemp} e \func{mkstemp} che
+modificano una stringa di input che serve da modello e che deve essere
+conclusa da 6 caratteri \code{X} che verranno sostituiti da un codice
+unico. La prima delle due è analoga a \funcd{tmpnam} e genera un nome casuale,
+il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{stlib.h}{char *mktemp(char *template)}
+ Genera un filename univoco sostituendo le \code{XXXXXX} finali di
+ \param{template}.
-\begin{prototype}{unistd.h}{int fchdir (int filedes)}
- Analoga alla precedente, ma usa un file descriptor invece del pathname.
+ \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore \param{template} in caso di
+ successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
+ assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
+ \end{errlist}}
+\end{prototype}
+\noindent dato che \param{template} deve poter essere modificata dalla
+funzione non si può usare una stringa costante. Tutte le avvertenze riguardo
+alle possibili \textit{race condition}\index{race condition} date per
+\func{tmpnam} continuano a valere; inoltre in alcune vecchie implementazioni
+il valore di usato per sostituire le \code{XXXXXX} viene formato con il
+\acr{pid} del processo più una lettera, il che mette a disposizione solo 26
+possibilità diverse per il nome del file, e rende il nome temporaneo facile da
+indovinare. Per tutti questi motivi la funzione è deprecata e non dovrebbe mai
+essere usata.
+
+La seconda funzione, \funcd{mkstemp} è sostanzialmente equivalente a
+\func{tmpfile}, ma restituisce un file descriptor invece di uno stream; il suo
+prototipo è:
+\begin{prototype}{stlib.h}{int mkstemp(char *template)}
+ Genera un file temporaneo con un nome ottenuto sostituendo le \code{XXXXXX}
+ finali di \param{template}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il file descriptor in caso successo e
+ -1 in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
+ \item[\errcode{EEXIST}] non è riuscita a creare un file temporaneo, il
+ contenuto di \param{template} è indefinito.
+ \end{errlist}}
+\end{prototype}
+\noindent come per \func{mktemp} anche in questo caso \param{template} non può
+essere una stringa costante. La funzione apre un file in lettura/scrittura con
+la funzione \func{open}, usando l'opzione \const{O\_EXCL} (si veda
+\secref{sec:file_open}), in questo modo al ritorno della funzione si ha la
+certezza di essere i soli utenti del file. I permessi sono impostati al valore
+\code{0600}\footnote{questo è vero a partire dalle \acr{glibc} 2.0.7, le
+ versioni precedenti delle \acr{glibc} e le vecchie \acr{libc5} e \acr{libc4}
+ usavano il valore \code{0666} che permetteva a chiunque di leggere i
+ contenuti del file.} (si veda \secref{sec:file_perm_overview}).
+
+In OpenBSD è stata introdotta un'altra funzione\footnote{introdotta anche in
+ Linux a partire dalle \acr{glibc} 2.1.91.} simile alle precedenti,
+\funcd{mkdtemp}, che crea una directory temporanea; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{stlib.h}{char *mkdtemp(char *template)}
+ Genera una directory temporaneo il cui nome è ottenuto sostituendo le
+ \code{XXXXXX} finali di \param{template}.
- Entrambe le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un
- errore, in caso di errore \texttt{errno} viene settata secondo i codici di
- errore standard di accesso ai files (trattati in dettaglio in
- \secref{sec:filedir_access_control}) ai quali si aggiunge il codice
- \texttt{ENOTDIR} nel caso il \texttt{filename} indichi un file che non sia
- una directory.
+ \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore al nome della directory in caso
+ successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
+ assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
+ \end{errlist}
+ più gli altri eventuali codici di errore di \func{mkdir}.}
\end{prototype}
+\noindent la directory è creata con permessi \code{0700} (al solito si veda
+\capref{cha:file_unix_interface} per i dettagli); dato che la creazione della
+directory è sempre esclusiva i precedenti problemi di \textit{race
+ condition}\index{race condition} non si pongono.
\section{La manipolazione delle caratteristiche dei files}
-\label{sec:filedir_infos}
+\label{sec:file_infos}
+
+Come spiegato in \secref{sec:file_filesystem} tutte le informazioni generali
+relative alle caratteristiche di ciascun file, a partire dalle informazioni
+relative al controllo di accesso, sono mantenute nell'inode\index{inode}.
+
+Vedremo in questa sezione come sia possibile leggere tutte queste informazioni
+usando la funzione \func{stat}, che permette l'accesso a tutti i dati
+memorizzati nell'inode\index{inode}; esamineremo poi le varie funzioni usate
+per manipolare tutte queste informazioni (eccetto quelle che riguardano la
+gestione del controllo di accesso, trattate in in
+\secref{sec:file_access_control}).
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{stat}, \func{fstat} e \func{lstat}}
+\label{sec:file_stat}
+
+La lettura delle informazioni relative ai file è fatta attraverso la famiglia
+delle funzioni \func{stat} (\funcd{stat}, \funcd{fstat} e \funcd{lstat});
+questa è la funzione che ad esempio usa il comando \cmd{ls} per poter ottenere
+e mostrare tutti i dati dei files. I prototipi di queste funzioni sono i
+seguenti:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+ \headdecl{unistd.h}
+
+ \funcdecl{int stat(const char *file\_name, struct stat *buf)} Legge le
+ informazione del file specificato da \param{file\_name} e le inserisce in
+ \param{buf}.
+
+ \funcdecl{int lstat(const char *file\_name, struct stat *buf)} Identica a
+ \func{stat} eccetto che se il \param{file\_name} è un link simbolico vengono
+ lette le informazioni relativa ad esso e non al file a cui fa riferimento.
+
+ \funcdecl{int fstat(int filedes, struct stat *buf)} Identica a \func{stat}
+ eccetto che si usa con un file aperto, specificato tramite il suo file
+ descriptor \param{filedes}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \errval{EBADF},
+ \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ELOOP}, \errval{EFAULT},
+ \errval{EACCES}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENAMETOOLONG}.}
+\end{functions}
+\noindent il loro comportamento è identico, solo che operano rispettivamente
+su un file, su un link simbolico e su un file descriptor.
+
+La struttura \struct{stat} usata da queste funzioni è definita nell'header
+\file{sys/stat.h} e in generale dipende dall'implementazione; la versione
+usata da Linux è mostrata in \figref{fig:file_stat_struct}, così come
+riportata dalla pagina di manuale di \func{stat} (in realtà la definizione
+effettivamente usata nel kernel dipende dall'architettura e ha altri campi
+riservati per estensioni come tempi più precisi, o per il padding dei campi).
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \begin{lstlisting}[labelstep=0]{}%,frame=,indent=1cm]{}
+struct stat {
+ dev_t st_dev; /* device */
+ ino_t st_ino; /* inode */
+ mode_t st_mode; /* protection */
+ nlink_t st_nlink; /* number of hard links */
+ uid_t st_uid; /* user ID of owner */
+ gid_t st_gid; /* group ID of owner */
+ dev_t st_rdev; /* device type (if inode device) */
+ off_t st_size; /* total size, in bytes */
+ unsigned long st_blksize; /* blocksize for filesystem I/O */
+ unsigned long st_blocks; /* number of blocks allocated */
+ time_t st_atime; /* time of last access */
+ time_t st_mtime; /* time of last modification */
+ time_t st_ctime; /* time of last change */
+};
+ \end{lstlisting}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{stat} per la lettura delle informazioni dei
+ file.}
+ \label{fig:file_stat_struct}
+\end{figure}
+Si noti come i vari membri della struttura siano specificati come tipi
+primitivi del sistema (di quelli definiti in
+\tabref{tab:intro_primitive_types}, e dichiarati in \file{sys/types.h}).
-\subsection{Le funzioni \texttt{stat}, \texttt{fstat} e \texttt{lstat}}
-\label{sec:filedir_stat}
\subsection{I tipi di file}
-\label{sec:filedir_file_types}
+\label{sec:file_types}
+
+Come riportato in \tabref{tab:file_file_types} in Linux oltre ai file e alle
+directory esistono altri oggetti che possono stare su un filesystem. Il tipo
+di file è ritornato dalla \func{stat} come maschera binaria nel campo
+\var{st\_mode} (che che contiene anche le informazioni relative ai permessi).
+
+Dato che il valore numerico può variare a seconda delle implementazioni, lo
+standard POSIX definisce un insieme di macro per verificare il tipo di file,
+queste vengono usate anche da Linux che supporta pure le estensioni allo
+standard per i link simbolici e i socket\index{socket} definite da BSD;
+l'elenco completo delle macro con cui è possibile estrarre l'informazione da
+\var{st\_mode} è riportato in \tabref{tab:file_type_macro}.
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Macro} & \textbf{Tipo del file} \\
+ \hline
+ \hline
+ \macro{S\_ISREG(m)} & file regolare \\
+ \macro{S\_ISDIR(m)} & directory \\
+ \macro{S\_ISCHR(m)} & dispositivo a caratteri \\
+ \macro{S\_ISBLK(m)} & dispositivo a blocchi\\
+ \macro{S\_ISFIFO(m)} & fifo \\
+ \macro{S\_ISLNK(m)} & link simbolico \\
+ \macro{S\_ISSOCK(m)} & socket\index{socket} \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Macro per i tipi di file (definite in \texttt{sys/stat.h}).}
+ \label{tab:file_type_macro}
+\end{table}
+
+Oltre alle macro di \tabref{tab:file_type_macro} è possibile usare
+direttamente il valore di \var{st\_mode} per ricavare il tipo di file
+controllando direttamente i vari bit in esso memorizzati. Per questo sempre in
+\file{sys/stat.h} sono definite le costanti numeriche riportate in
+\tabref{tab:file_mode_flags}.
+
+Il primo valore dell'elenco di \tabref{tab:file_mode_flags} è la maschera
+binaria che permette di estrarre i bit nei quali viene memorizzato il tipo di
+file, i valori successivi sono le costanti corrispondenti ai singoli bit, e
+possono essere usati per effettuare la selezione sul tipo di file voluto, con
+un'opportuna combinazione.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|l|}
+ \hline
+ \textbf{Flag} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{S\_IFMT} & 0170000 & maschera per i bit del tipo di file \\
+ \const{S\_IFSOCK} & 0140000 & socket\index{socket} \\
+ \const{S\_IFLNK} & 0120000 & link simbolico \\
+ \const{S\_IFREG} & 0100000 & file regolare \\
+ \const{S\_IFBLK} & 0060000 & dispositivo a blocchi \\
+ \const{S\_IFDIR} & 0040000 & directory \\
+ \const{S\_IFCHR} & 0020000 & dispositivo a caratteri \\
+ \const{S\_IFIFO} & 0010000 & fifo \\
+ \hline
+ \const{S\_ISUID} & 0004000 & set UID bit \\
+ \const{S\_ISGID} & 0002000 & set GID bit \\
+ \const{S\_ISVTX} & 0001000 & sticky bit \\
+ \hline
+% \const{S\_IRWXU} & 00700 & bitmask per i permessi del proprietario \\
+ \const{S\_IRUSR} & 00400 & il proprietario ha permesso di lettura \\
+ \const{S\_IWUSR} & 00200 & il proprietario ha permesso di scrittura \\
+ \const{S\_IXUSR} & 00100 & il proprietario ha permesso di esecuzione\\
+ \hline
+% \const{S\_IRWXG} & 00070 & bitmask per i permessi del gruppo \\
+ \const{S\_IRGRP} & 00040 & il gruppo ha permesso di lettura \\
+ \const{S\_IWGRP} & 00020 & il gruppo ha permesso di scrittura \\
+ \const{S\_IXGRP} & 00010 & il gruppo ha permesso di esecuzione \\
+ \hline
+% \const{S\_IRWXO} & 00007 & bitmask per i permessi di tutti gli altri\\
+ \const{S\_IROTH} & 00004 & gli altri hanno permesso di lettura \\
+ \const{S\_IWOTH} & 00002 & gli altri hanno permesso di esecuzione \\
+ \const{S\_IXOTH} & 00001 & gli altri hanno permesso di esecuzione \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti per l'identificazione dei vari bit che compongono il campo
+ \var{st\_mode} (definite in \file{sys/stat.h}).}
+ \label{tab:file_mode_flags}
+\end{table}
+
+Ad esempio se si volesse impostare una condizione che permetta di controllare
+se un file è una directory o un file ordinario si potrebbe definire la macro
+di preprocessore:
+\begin{lstlisting}[labelstep=0,frame=,indent=1cm]{}
+#define IS_FILE_DIR(x) (((x) & S_IFMT) & (S_IFDIR | S_IFREG))
+\end{lstlisting}
+in cui prima si estraggono da \var{st\_mode} i bit relativi al tipo di file e
+poi si effettua il confronto con la combinazione di tipi scelta.
+
+
+\subsection{Le dimensioni dei file}
+\label{sec:file_file_size}
+
+Il campo \var{st\_size} contiene la dimensione del file in byte (se si tratta
+di un file regolare, nel caso di un link simbolico la dimensione è quella del
+pathname che contiene, per le fifo è sempre nullo).
+
+Il campo \var{st\_blocks} definisce la lunghezza del file in blocchi di 512
+byte. Il campo \var{st\_blksize} infine definisce la dimensione preferita per
+i trasferimenti sui file (che è la dimensione usata anche dalle librerie del C
+per l'interfaccia degli stream); scrivere sul file a blocchi di dati di
+dimensione inferiore sarebbe inefficiente.
+
+Si tenga conto che la lunghezza del file riportata in \var{st\_size} non è
+detto che corrisponda all'occupazione dello spazio su disco per via della
+possibile esistenza dei cosiddetti \textit{holes} (letteralmente
+\textsl{buchi}) che si formano tutte le volte che si va a scrivere su un file
+dopo aver eseguito una \func{lseek} (vedi \secref{sec:file_lseek}) oltre la
+sua fine.
+
+In questo caso si avranno risultati differenti a seconda del modo in cui si
+calcola la lunghezza del file, ad esempio il comando \cmd{du}, (che riporta il
+numero di blocchi occupati) potrà dare una dimensione inferiore, mentre se si
+legge dal file (ad esempio usando il comando \cmd{wc -c}), dato che in tal
+caso per le parti non scritte vengono restituiti degli zeri, si avrà lo stesso
+risultato di \cmd{ls}.
+
+Se è sempre possibile allargare un file, scrivendoci sopra od usando la
+funzione \func{lseek} per spostarsi oltre la sua fine, esistono anche casi in
+cui si può avere bisogno di effettuare un troncamento, scartando i dati
+presenti al di là della dimensione scelta come nuova fine del file.
+
+Un file può sempre essere troncato a zero aprendolo con il flag
+\const{O\_TRUNC}, ma questo è un caso particolare; per qualunque altra
+dimensione si possono usare le due funzioni \funcd{truncate} e
+\funcd{ftruncate}, i cui prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{unistd.h} \funcdecl{int truncate(const char *file\_name, off\_t
+ length)} Fa si che la dimensione del file \param{file\_name} sia troncata
+ ad un valore massimo specificato da \param{lenght}.
+
+ \funcdecl{int ftruncate(int fd, off\_t length))} Identica a \func{truncate}
+ eccetto che si usa con un file aperto, specificato tramite il suo file
+ descriptor \param{fd}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} viene impostata opportunamente; per
+ \func{ftruncate} si hanno i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor.
+ \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è un riferimento ad un
+ socket\index{socket}, non a un file o non è aperto in scrittura.
+ \end{errlist}
+ per \func{truncate} si hanno:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EACCES}] il file non ha permesso di scrittura o non si ha il
+ permesso di esecuzione una delle directory del pathname.
+ \item[\errcode{ETXTBSY}] Il file è un programma in esecuzione.
+ \end{errlist}
+ ed anche \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
+ \errval{EROFS}, \errval{EIO}, \errval{EFAULT}, \errval{ELOOP}.}
+\end{functions}
+
+Se il file è più lungo della lunghezza specificata i dati in eccesso saranno
+perduti; il comportamento in caso di lunghezza inferiore non è specificato e
+dipende dall'implementazione: il file può essere lasciato invariato o esteso
+fino alla lunghezza scelta; in quest'ultimo caso lo spazio viene riempito con
+zeri (e in genere si ha la creazione di un \textit{hole} nel file).
-\subsection{La dimensione dei file}
-\label{sec:filedir_file_size}
\subsection{I tempi dei file}
-\label{sec:filedir_file_times}
+\label{sec:file_file_times}
+
+Il sistema mantiene per ciascun file tre tempi. Questi sono registrati
+nell'inode\index{inode} insieme agli altri attributi del file e possono essere
+letti tramite la funzione \func{stat}, che li restituisce attraverso tre campi
+della struttura \struct{stat} di \figref{fig:file_stat_struct}. Il significato
+di detti tempi e dei relativi campi è riportato nello schema in
+\tabref{tab:file_file_times}, dove è anche riportato un esempio delle funzioni
+che effettuano cambiamenti su di essi.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|l|l|c|}
+ \hline
+ \textbf{Membro} & \textbf{Significato} & \textbf{Funzione}
+ & \textbf{Opzione di \cmd{ls}} \\
+ \hline
+ \hline
+ \var{st\_atime}& ultimo accesso ai dati del file &\func{read},
+ \func{utime} & \cmd{-u}\\
+ \var{st\_mtime}& ultima modifica ai dati del file &\func{write},
+ \func{utime} & default\\
+ \var{st\_ctime}& ultima modifica ai dati dell'inode&\func{chmod},
+ \func{utime} & \cmd{-c} \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{I tre tempi associati a ciascun file.}
+ \label{tab:file_file_times}
+\end{table}
+
+Il primo punto da tenere presente è la differenza fra il cosiddetto tempo di
+modifica (il \textit{modification time} \var{st\_mtime}) e il tempo di
+cambiamento di stato (il \textit{change time} \var{st\_ctime}). Il primo
+infatti fa riferimento ad una modifica del contenuto di un file, mentre il
+secondo ad una modifica dell'inode\index{inode}; siccome esistono molte
+operazioni (come la funzione \func{link} e molte altre che vedremo in seguito)
+che modificano solo le informazioni contenute nell'inode\index{inode} senza
+toccare il file, diventa necessario l'utilizzo di un altro tempo.
+
+Il sistema non tiene conto dell'ultimo accesso all'inode\index{inode},
+pertanto funzioni come \func{access} o \func{stat} non hanno alcuna influenza
+sui tre tempi. Il tempo di ultimo accesso (ai dati) viene di solito usato per
+cancellare i file che non servono più dopo un certo lasso di tempo (ad esempio
+\cmd{leafnode} cancella i vecchi articoli sulla base di questo tempo).
+
+Il tempo di ultima modifica invece viene usato da \cmd{make} per decidere
+quali file necessitano di essere ricompilati o (talvolta insieme anche al
+tempo di cambiamento di stato) per decidere quali file devono essere
+archiviati per il backup. Il comando \cmd{ls} (quando usato con le opzioni
+\cmd{-l} o \cmd{-t}) mostra i tempi dei file secondo lo schema riportato
+nell'ultima colonna di \tabref{tab:file_file_times}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|c|c|c|c|c|l|}
+ \hline
+ \multicolumn{1}{|p{3cm}|}{\centering{\vspace{6pt}\textbf{Funzione}}} &
+ \multicolumn{3}{|p{3.6cm}|}{\centering{
+ \textbf{File o directory del riferimento}}}&
+ \multicolumn{3}{|p{3.6cm}|}{\centering{
+ \textbf{Directory contenente il riferimento}}}
+ &\multicolumn{1}{|p{3.6cm}|}{\centering{\vspace{6pt}\textbf{Note}}} \\
+ \cline{2-7}
+ \cline{2-7}
+ \multicolumn{1}{|p{3cm}|}{}
+ &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(a)}}}
+ &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(m)}}}
+ &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(c)}}}
+ &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(a)}}}
+ &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(m)}}}
+ &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(c)}}}
+ &\multicolumn{1}{|p{3cm}|}{} \\
+ \hline
+ \hline
+ \func{chmod}, \func{fchmod}
+ & & &$\bullet$& & & & \\
+ \func{chown}, \func{fchown}
+ & & &$\bullet$& & & & \\
+ \func{creat}
+ &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& con
+ \const{O\_CREATE} \\ \func{creat}
+ & &$\bullet$&$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$&
+ con \const{O\_TRUNC} \\ \func{exec}
+ &$\bullet$& & & & & & \\
+ \func{lchown}
+ & & &$\bullet$& & & & \\
+ \func{link}
+ & & &$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& \\
+ \func{mkdir}
+ &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& \\
+ \func{mkfifo}
+ &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& \\
+ \func{open}
+ &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& con
+ \const{O\_CREATE} \\ \func{open}
+ & &$\bullet$&$\bullet$& & & & con
+ \const{O\_TRUNC} \\ \func{pipe}
+ &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& & & & \\
+ \func{read}
+ &$\bullet$& & & & & & \\
+ \func{remove}
+ & & &$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& se esegue
+ \func{unlink}\\ \func{remove}
+ & & & & &$\bullet$&$\bullet$& se esegue
+ \func{rmdir}\\ \func{rename}
+ & & &$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& per entrambi
+ gli argomenti\\ \func{rmdir}
+ & & & & &$\bullet$&$\bullet$& \\
+ \func{truncate}, \func{ftruncate}
+ & &$\bullet$&$\bullet$& & & & \\
+ \func{unlink}
+ & & &$\bullet$& &$\bullet$&$\bullet$& \\
+ \func{utime}
+ &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& & & & \\
+ \func{write}
+ & &$\bullet$&$\bullet$& & & & \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Prospetto dei cambiamenti effettuati sui tempi di ultimo
+ accesso \textsl{(a)}, ultima modifica \textsl{(m)} e ultimo cambiamento
+ \textsl{(c)} dalle varie funzioni operanti su file e directory.}
+ \label{tab:file_times_effects}
+\end{table}
+
+L'effetto delle varie funzioni di manipolazione dei file sui tempi è
+illustrato in \tabref{tab:file_times_effects}. Si sono riportati gli effetti
+sia per il file a cui si fa riferimento, sia per la directory che lo contiene;
+questi ultimi possono essere capiti se si tiene conto di quanto già detto, e
+cioè che anche le directory sono file (che contengono una lista di nomi) che
+il sistema tratta in maniera del tutto analoga a tutti gli altri.
+
+Per questo motivo tutte le volte che compiremo un'operazione su un file che
+comporta una modifica del nome contenuto nella directory, andremo anche a
+scrivere sulla directory che lo contiene cambiandone il tempo di modifica. Un
+esempio di questo può essere la cancellazione di un file, invece leggere o
+scrivere o cambiare i permessi di un file ha effetti solo sui tempi di
+quest'ultimo.
+
+Si noti infine come \var{st\_ctime} non abbia nulla a che fare con il tempo di
+creazione del file, usato in molti altri sistemi operativi, ma che in Unix non
+esiste. Per questo motivo quando si copia un file, a meno di preservare
+esplicitamente i tempi (ad esempio con l'opzione \cmd{-p} di \cmd{cp}) esso
+avrà sempre il tempo corrente come data di ultima modifica.
+
+
+\subsection{La funzione \func{utime}}
+\label{sec:file_utime}
+
+I tempi di ultimo accesso e modifica possono essere cambiati usando la
+funzione \funcd{utime}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{utime.h}
+{int utime(const char *filename, struct utimbuf *times)}
+
+Cambia i tempi di ultimo accesso e modifica dell'inode\index{inode}
+specificato da \param{filename} secondo i campi \var{actime} e \var{modtime}
+di \param{times}. Se questa è \val{NULL} allora viene usato il tempo corrente.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EACCES}] non si ha il permesso di scrittura sul file.
+ \item[\errcode{ENOENT}] \param{filename} non esiste.
+ \end{errlist}}
+\end{prototype}
+
+La funzione prende come argomento \param{times} una struttura
+\struct{utimebuf}, la cui definizione è riportata in
+\figref{fig:struct_utimebuf}, con la quale si possono specificare i nuovi
+valori che si vogliono impostare per tempi.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \begin{lstlisting}[labelstep=0]{}%,frame=,indent=1cm]{}
+struct utimbuf {
+ time_t actime; /* access time */
+ time_t modtime; /* modification time */
+};
+ \end{lstlisting}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{utimbuf}, usata da \func{utime} per modificare
+ i tempi dei file.}
+ \label{fig:struct_utimebuf}
+\end{figure}
+
+L'effetto della funzione e i privilegi necessari per eseguirla dipendono da
+cosa è l'argomento \param{times}; se è \val{NULL} la funzione imposta il
+tempo corrente ed è sufficiente avere accesso in scrittura al file; se invece
+si è specificato un valore la funzione avrà successo solo se si è proprietari
+del file (o si hanno i privilegi di amministratore).
-\subsection{La funzione \texttt{utime}}
-\label{sec:filedir_utime}
+Si tenga presente che non è comunque possibile specificare il tempo di
+cambiamento di stato del file, che viene comunque cambiato dal kernel tutte le
+volte che si modifica l'inode\index{inode} (quindi anche alla chiamata di
+\func{utime}). Questo serve anche come misura di sicurezza per evitare che si
+possa modificare un file nascondendo completamente le proprie tracce. In
+realtà la cosa resta possibile, se si è in grado di accedere al file di
+dispositivo, scrivendo direttamente sul disco senza passare attraverso il
+filesystem, ma ovviamente in questo modo la cosa è molto più complicata da
+realizzare.
+\section{Il controllo di accesso ai file}
+\label{sec:file_access_control}
+
+Una delle caratteristiche fondamentali di tutti i sistemi unix-like è quella
+del controllo di accesso ai file, che viene implementato per qualunque
+filesystem standard.\footnote{per standard si intende che implementa le
+ caratteristiche previste dallo standard POSIX. In Linux sono disponibili
+ anche una serie di altri filesystem, come quelli di Windows e del Mac, che
+ non supportano queste caratteristiche.} In questa sezione ne esamineremo i
+concetti essenziali e le funzioni usate per gestirne i vari aspetti.
+
+
+\subsection{I permessi per l'accesso ai file}
+\label{sec:file_perm_overview}
+
+Ad ogni file Linux associa sempre l'utente che ne è proprietario (il
+cosiddetto \textit{owner}) ed un gruppo di appartenenza, secondo il meccanismo
+degli identificatori di utente e gruppo (\acr{uid} e \acr{gid}). Questi valori
+sono accessibili da programma tramite la funzione \func{stat}, e sono
+mantenuti nei campi \var{st\_uid} e \var{st\_gid} della struttura
+\struct{stat} (si veda \secref{sec:file_stat}).\footnote{Questo è vero solo
+ per filesystem di tipo Unix, ad esempio non è vero per il filesystem vfat di
+ Windows, che non fornisce nessun supporto per l'accesso multiutente, e per
+ il quale i permessi vengono assegnati in maniera fissa con un opzione in
+ fase di montaggio.}
+
+Il controllo di accesso ai file segue un modello abbastanza semplice che
+prevede tre permessi fondamentali strutturati su tre livelli di accesso.
+Esistono varie estensioni a questo modello,\footnote{come le \textit{Access
+ Control List} che possono essere aggiunte al filesystem standard con
+ opportune patch, la cui introduzione nei kernel ufficiali è iniziata con la
+ serie 2.5.x. per arrivare a meccanismi di controllo ancora più sofisticati
+ come il \textit{mandatory access control} di SE-Linux.} ma nella maggior
+parte dei casi il meccanismo standard è più che sufficiente a soddisfare tutte
+le necessità più comuni. I tre permessi di base associati ad ogni file sono:
+\begin{itemize*}
+\item il permesso di lettura (indicato con la lettera \texttt{r}, dall'inglese
+ \textit{read}).
+\item il permesso di scrittura (indicato con la lettera \texttt{w},
+ dall'inglese \textit{write}).
+\item il permesso di esecuzione (indicato con la lettera \texttt{x},
+ dall'inglese \textit{execute}).
+\end{itemize*}
+mentre i tre livelli su cui sono divisi i privilegi sono:
+\begin{itemize*}
+\item i privilegi per l'utente proprietario del file.
+\item i privilegi per un qualunque utente faccia parte del gruppo cui
+ appartiene il file.
+\item i privilegi per tutti gli altri utenti.
+\end{itemize*}
+
+L'insieme dei permessi viene espresso con un numero a 12 bit; di questi i nove
+meno significativi sono usati a gruppi di tre per indicare i permessi base di
+lettura, scrittura ed esecuzione e sono applicati rispettivamente
+rispettivamente al proprietario, al gruppo, a tutti gli altri.
+
+\begin{figure}[htb]
+ \centering
+ \includegraphics[width=6cm]{img/fileperm}
+ \caption{Lo schema dei bit utilizzati per specificare i permessi di un file
+ contenuti nel campo \var{st\_mode} di \struct{fstat}.}
+ \label{fig:file_perm_bit}
+\end{figure}
+
+I restanti tre bit (noti come \acr{suid}, \acr{sgid}, e \textsl{sticky}) sono
+usati per indicare alcune caratteristiche più complesse del meccanismo del
+controllo di accesso su cui torneremo in seguito (in
+\secref{sec:file_suid_sgid} e \secref{sec:file_sticky}); lo schema di
+allocazione dei bit è riportato in \figref{fig:file_perm_bit}.
+
+Anche i permessi, come tutte le altre informazioni pertinenti al file, sono
+memorizzati nell'inode\index{inode}; in particolare essi sono contenuti in
+alcuni bit del campo \var{st\_mode} della struttura \struct{stat} (si veda di
+nuovo \figref{fig:file_stat_struct}).
+
+In genere ci si riferisce ai tre livelli dei privilegi usando le lettere
+\cmd{u} (per \textit{user}), \cmd{g} (per \textit{group}) e \cmd{o} (per
+\textit{other}), inoltre se si vuole indicare tutti i raggruppamenti insieme
+si usa la lettera \cmd{a} (per \textit{all}). Si tenga ben presente questa
+distinzione dato che in certi casi, mutuando la terminologia in uso nel VMS,
+si parla dei permessi base come di permessi per \textit{owner}, \textit{group}
+ed \textit{all}, le cui iniziali possono dar luogo a confusione. Le costanti
+che permettono di accedere al valore numerico di questi bit nel campo
+\var{st\_mode} sono riportate in \tabref{tab:file_bit_perm}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|l|}
+ \hline
+ \textbf{\var{st\_mode}} bit & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{S\_IRUSR} & \textit{user-read}, l'utente può leggere \\
+ \const{S\_IWUSR} & \textit{user-write}, l'utente può scrivere \\
+ \const{S\_IXUSR} & \textit{user-execute}, l'utente può eseguire \\
+ \hline
+ \const{S\_IRGRP} & \textit{group-read}, il gruppo può leggere \\
+ \const{S\_IWGRP} & \textit{group-write}, il gruppo può scrivere \\
+ \const{S\_IXGRP} & \textit{group-execute}, il gruppo può eseguire\\
+ \hline
+ \const{S\_IROTH} & \textit{other-read}, tutti possono leggere \\
+ \const{S\_IWOTH} & \textit{other-write}, tutti possono scrivere \\
+ \const{S\_IXOTH} & \textit{other-execute}, tutti possono eseguire\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{I bit dei permessi di accesso ai file, come definiti in
+ \texttt{<sys/stat.h>}}
+ \label{tab:file_bit_perm}
+\end{table}
+
+I permessi vengono usati in maniera diversa dalle varie funzioni, e a seconda
+che si riferiscano a dei file, dei link simbolici o delle directory; qui ci
+limiteremo ad un riassunto delle regole generali, entrando nei dettagli più
+avanti.
+
+La prima regola è che per poter accedere ad un file attraverso il suo pathname
+occorre il permesso di esecuzione in ciascuna delle directory che compongono
+il pathname; lo stesso vale per aprire un file nella directory corrente (per
+la quale appunto serve il diritto di esecuzione).
+
+Per una directory infatti il permesso di esecuzione significa che essa può
+essere attraversata nella risoluzione del pathname, ed è distinto dal permesso
+di lettura che invece implica che si può leggere il contenuto della directory.
+
+Questo significa che se si ha il permesso di esecuzione senza permesso di
+lettura si potrà lo stesso aprire un file in una directory (se si hanno i
+permessi opportuni per il medesimo) ma non si potrà vederlo con \cmd{ls}
+(mentre per crearlo occorrerà anche il permesso di scrittura per la
+directory).
+
+Avere il permesso di lettura per un file consente di aprirlo con le opzioni
+(si veda quanto riportato in \tabref{tab:file_open_flags}) di sola lettura o
+di lettura/scrittura e leggerne il contenuto. Avere il permesso di scrittura
+consente di aprire un file in sola scrittura o lettura/scrittura e modificarne
+il contenuto, lo stesso permesso è necessario per poter troncare il file.
+
+Non si può creare un file fintanto che non si disponga del permesso di
+esecuzione e di quello di scrittura per la directory di destinazione; gli
+stessi permessi occorrono per cancellare un file da una directory (si ricordi
+che questo non implica necessariamente la rimozione del contenuto del file dal
+disco), non è necessario nessun tipo di permesso per il file stesso (infatti
+esso non viene toccato, viene solo modificato il contenuto della directory,
+rimuovendo la voce che ad esso fa riferimento).
+
+Per poter eseguire un file (che sia un programma compilato od uno script di
+shell, od un altro tipo di file eseguibile riconosciuto dal kernel), occorre
+avere il permesso di esecuzione, inoltre solo i file regolari possono essere
+eseguiti.
+
+I permessi per un link simbolico sono ignorati, contano quelli del file a cui
+fa riferimento; per questo in genere il comando \cmd{ls} riporta per un link
+simbolico tutti i permessi come concessi; utente e gruppo a cui esso
+appartiene vengono pure ignorati quando il link viene risolto, vengono
+controllati solo quando viene richiesta la rimozione del link e quest'ultimo è
+in una directory con lo \textsl{sticky bit} impostato (si veda
+\secref{sec:file_sticky}).
+
+La procedura con cui il kernel stabilisce se un processo possiede un certo
+permesso (di lettura, scrittura o esecuzione) si basa sul confronto fra
+l'utente e il gruppo a cui il file appartiene (i valori di \var{st\_uid} e
+\var{st\_gid} accennati in precedenza) e l'user-ID effettivo, il group-ID
+effettivo e gli eventuali group-ID supplementari del processo.\footnote{in
+ realtà Linux, per quanto riguarda l'accesso ai file, utilizza gli gli
+ identificatori del gruppo \textit{filesystem} (si ricordi quanto esposto in
+ \secref{sec:proc_perms}), ma essendo questi del tutto equivalenti ai primi,
+ eccetto il caso in cui si voglia scrivere un server NFS, ignoreremo questa
+ differenza.}
+
+Per una spiegazione dettagliata degli identificatori associati ai processi si
+veda \secref{sec:proc_perms}; normalmente, a parte quanto vedremo in
+\secref{sec:file_suid_sgid}, l'user-ID effettivo e il group-ID effettivo
+corrispondono ai valori dell'\acr{uid} e del \acr{gid} dell'utente che ha
+lanciato il processo, mentre i group-ID supplementari sono quelli dei gruppi
+cui l'utente appartiene.
+
+I passi attraverso i quali viene stabilito se il processo possiede il diritto
+di accesso sono i seguenti:
+\begin{enumerate}
+\item Se l'user-ID effettivo del processo è zero (corrispondente
+ all'amministratore) l'accesso è sempre garantito senza nessun ulteriore
+ controllo. Per questo motivo \textsl{root} ha piena libertà di accesso a
+ tutti i file.
+\item Se l'user-ID effettivo del processo è uguale all'\acr{uid} del
+ proprietario del file (nel qual caso si dice che il processo è proprietario
+ del file) allora:
+ \begin{itemize*}
+ \item se il relativo\footnote{per relativo si intende il bit di user-read se
+ il processo vuole accedere in scrittura, quello di user-write per
+ l'accesso in scrittura, etc.} bit dei permessi d'accesso dell'utente è
+ impostato, l'accesso è consentito
+ \item altrimenti l'accesso è negato
+ \end{itemize*}
+\item Se il group-ID effettivo del processo o uno dei group-ID supplementari
+ dei processi corrispondono al \acr{gid} del file allora:
+ \begin{itemize*}
+ \item se il bit dei permessi d'accesso del gruppo è impostato, l'accesso è
+ consentito,
+ \item altrimenti l'accesso è negato
+ \end{itemize*}
+\item se il bit dei permessi d'accesso per tutti gli altri è impostato,
+ l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
+\end{enumerate}
+
+Si tenga presente che questi passi vengono eseguiti esattamente in
+quest'ordine. Questo vuol dire che se un processo è il proprietario di un file,
+l'accesso è consentito o negato solo sulla base dei permessi per l'utente; i
+permessi per il gruppo non vengono neanche controllati. Lo stesso vale se il
+processo appartiene ad un gruppo appropriato, in questo caso i permessi per
+tutti gli altri non vengono controllati.
+
+
+\subsection{I bit \acr{suid} e \acr{sgid}}
+\label{sec:file_suid_sgid}
+
+Come si è accennato (in \secref{sec:file_perm_overview}) nei dodici bit del
+campo \var{st\_mode} di \struct{stat} che vengono usati per il controllo di
+accesso oltre ai bit dei permessi veri e propri, ci sono altri tre bit che
+vengono usati per indicare alcune proprietà speciali dei file. Due di questi
+sono i bit detti \acr{suid} (da \textit{set-user-ID bit}) e \acr{sgid} (da
+\textit{set-group-ID bit}) che sono identificati dalle costanti
+\const{S\_ISUID} e \const{S\_ISGID}.
+
+Come spiegato in dettaglio in \secref{sec:proc_exec}, quando si lancia un
+programma il comportamento normale del kernel è quello di impostare gli
+identificatori del gruppo \textit{effective} del nuovo processo al valore dei
+corrispondenti del gruppo \textit{real} del processo corrente, che normalmente
+corrispondono dell'utente con cui si è entrati nel sistema.
+
+Se però il file del programma (che ovviamente deve essere
+eseguibile\footnote{per motivi di sicurezza il kernel ignora i bit \acr{suid}
+ e \acr{sgid} per gli script eseguibili.}) ha il bit \acr{suid} impostato, il
+kernel assegnerà come user-ID effettivo al nuovo processo l'\acr{uid} del
+proprietario del file al posto dell'\acr{uid} del processo originario. Avere
+il bit \acr{sgid} impostato ha lo stesso effetto sul group-ID effettivo del
+processo.
+
+I bit \acr{suid} e \acr{sgid} vengono usati per permettere agli utenti normali
+di usare programmi che abbisognano di privilegi speciali; l'esempio classico è
+il comando \cmd{passwd} che ha la necessità di modificare il file delle
+password, quest'ultimo ovviamente può essere scritto solo dall'amministratore,
+ma non è necessario chiamare l'amministratore per cambiare la propria
+password. Infatti il comando \cmd{passwd} appartiene a root ma ha il bit
+\acr{suid} impostato per cui quando viene lanciato da un utente normale parte
+con i privilegi di root.
+
+Chiaramente avere un processo che ha privilegi superiori a quelli che avrebbe
+normalmente l'utente che lo ha lanciato comporta vari rischi, e questo tipo di
+programmi devono essere scritti accuratamente per evitare che possano essere
+usati per guadagnare privilegi non consentiti (l'argomento è affrontato in
+dettaglio in \secref{sec:proc_perms}).
+
+La presenza dei bit \acr{suid} e \acr{sgid} su un file può essere rilevata con
+il comando \cmd{ls -l}, che visualizza una lettera \cmd{s} al posto della
+\cmd{x} in corrispondenza dei permessi di utente o gruppo. La stessa lettera
+\cmd{s} può essere usata nel comando \cmd{chmod} per impostare questi bit.
+Infine questi bit possono essere controllati all'interno di \var{st\_mode} con
+l'uso delle due costanti \const{S\_ISUID} e \const{S\_IGID}, i cui valori sono
+riportati in \tabref{tab:file_mode_flags}.
+
+Gli stessi bit vengono ad assumere in significato completamente diverso per le
+directory, normalmente infatti Linux usa la convenzione di SVr4 per indicare
+con questi bit l'uso della semantica BSD nella creazione di nuovi file (si
+veda \secref{sec:file_ownership} per una spiegazione dettagliata al
+proposito).
+
+Infine Linux utilizza il bit \acr{sgid} per una ulteriore estensione mutuata
+da SVr4. Il caso in cui un file ha il bit \acr{sgid} impostato senza che lo
+sia anche il corrispondente bit di esecuzione viene utilizzato per attivare
+per quel file il \textit{mandatory locking} (affronteremo questo argomento in
+dettaglio più avanti, in \secref{sec:file_mand_locking}).
+
+
+\subsection{Il bit \textsl{sticky}}
+\label{sec:file_sticky}
+
+L'ultimo dei bit rimanenti, identificato dalla costante \const{S\_ISVTX}, è in
+parte un rimasuglio delle origini dei sistemi Unix. A quell'epoca infatti la
+memoria virtuale e l'accesso ai files erano molto meno sofisticati e per
+ottenere la massima velocità possibile per i programmi usati più comunemente
+si poteva impostare questo bit.
+
+L'effetto di questo bit era che il segmento di testo del programma (si veda
+\secref{sec:proc_mem_layout} per i dettagli) veniva scritto nella swap la
+prima volta che questo veniva lanciato, e vi permaneva fino al riavvio della
+macchina (da questo il nome di \textsl{sticky bit}); essendo la swap un file
+continuo indicizzato direttamente in questo modo si poteva risparmiare in
+tempo di caricamento rispetto alla ricerca del file su disco. Lo
+\textsl{sticky bit} è indicato usando la lettera \cmd{t} al posto della
+\cmd{x} nei permessi per gli altri.
+
+Ovviamente per evitare che gli utenti potessero intasare la swap solo
+l'amministratore era in grado di impostare questo bit, che venne chiamato
+anche con il nome di \textit{saved text bit}, da cui deriva quello della
+costante. Le attuali implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono
+sostanzialmente inutile questo procedimento.
+
+Benché ormai non venga più utilizzato per i file, lo \textsl{sticky bit} ha
+invece assunto un uso importante per le directory;\footnote{lo \textsl{sticky
+ bit} per le directory è un'estensione non definita nello standard POSIX,
+ Linux però la supporta, così come BSD e SVr4.} in questo caso se tale bit è
+impostato un file potrà essere rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha
+il permesso di scrittura su di essa ed inoltre è vera una delle seguenti
+condizioni:
+\begin{itemize*}
+\item l'utente è proprietario del file
+\item l'utente è proprietario della directory
+\item l'utente è l'amministratore
+\end{itemize*}
+un classico esempio di directory che ha questo bit impostato è \file{/tmp}, i
+permessi infatti di solito sono i seguenti:
+\begin{verbatim}
+$ ls -ld /tmp
+drwxrwxrwt 6 root root 1024 Aug 10 01:03 /tmp
+\end{verbatim}%$
+quindi con lo \textsl{sticky bit} bit impostato. In questo modo qualunque
+utente nel sistema può creare dei file in questa directory (che, come
+suggerisce il nome, è normalmente utilizzata per la creazione di file
+temporanei), ma solo l'utente che ha creato un certo file potrà cancellarlo o
+rinominarlo. In questo modo si evita che un utente possa, più o meno
+consapevolmente, cancellare i file temporanei creati degli altri utenti.
+
+
+\subsection{La titolarità di nuovi file e directory}
+\label{sec:file_ownership}
+
+Vedremo in \secref{sec:file_base_func} con quali funzioni si possono creare
+nuovi file, in tale occasione vedremo che è possibile specificare in sede di
+creazione quali permessi applicare ad un file, però non si può indicare a
+quale utente e gruppo esso deve appartenere. Lo stesso problema di presenta
+per la creazione di nuove directory (procedimento descritto in
+\secref{sec:file_dir_creat_rem}).
+
+Lo standard POSIX prescrive che l'\acr{uid} del nuovo file corrisponda
+all'user-ID effettivo del processo che lo crea; per il \acr{gid} invece prevede
+due diverse possibilità:
+\begin{itemize*}
+\item il \acr{gid} del file corrisponde al group-ID effettivo del processo.
+\item il \acr{gid} del file corrisponde al \acr{gid} della directory in cui
+ esso è creato.
+\end{itemize*}
+in genere BSD usa sempre la seconda possibilità, che viene per questo chiamata
+semantica BSD. Linux invece segue quella che viene chiamata semantica SVr4; di
+norma cioè il nuovo file viene creato, seguendo la prima opzione, con il
+\acr{gid} del processo, se però la directory in cui viene creato il file ha il
+bit \acr{sgid} impostato allora viene usata la seconda opzione.
+
+Usare la semantica BSD ha il vantaggio che il \acr{gid} viene sempre
+automaticamente propagato, restando coerente a quello della directory di
+partenza, in tutte le sotto-directory.
+
+La semantica SVr4 offre la possibilità di scegliere, ma per ottenere lo stesso
+risultato di coerenza che si ha con BSD necessita che per le nuove directory
+venga anche propagato anche il bit \acr{sgid}. Questo è il comportamento
+predefinito del comando \cmd{mkdir}, ed è in questo modo ad esempio che Debian
+assicura che le sotto-directory create nella home di un utente restino sempre
+con il \acr{gid} del gruppo primario dello stesso.
+
+
+\subsection{La funzione \func{access}}
+\label{sec:file_access}
+
+Come visto in \secref{sec:file_access_control} il controllo di accesso ad un
+file viene fatto utilizzando l'user-ID ed il group-ID effettivo del processo; ci
+sono casi però in cui si può voler effettuare il controllo con l'user-ID reale
+ed il group-ID reale, vale a dire usando i valori di \acr{uid} e \acr{gid}
+relativi all'utente che ha lanciato il programma, e che, come accennato in
+\secref{sec:file_suid_sgid} e spiegato in dettaglio in
+\secref{sec:proc_perms}, non è detto siano uguali a quelli effettivi.
+
+Per far questo si può usare la funzione \funcd{access}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}
+{int access(const char *pathname, int mode)}
+
+Verifica i permessi di accesso.
+
+\bodydesc{La funzione ritorna 0 se l'accesso è consentito, -1 se l'accesso non
+ è consentito ed in caso di errore; nel qual caso la variabile \var{errno}
+ assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{mode} non è valido.
+ \item[\errcode{EACCES}] l'accesso al file non è consentito, o non si ha il
+ permesso di attraversare una delle directory di \param{pathname}.
+ \item[\errcode{EROFS}] si è richiesto l'accesso in scrittura per un file su
+ un filesystem montato in sola lettura.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
+ \errval{ENOTDIR}, \errval{ELOOP}, \errval{EIO}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione verifica i permessi di accesso, indicati da \param{mode}, per il
+file indicato da \param{pathname}. I valori possibili per l'argomento
+\param{mode} sono esprimibili come combinazione delle costanti numeriche
+riportate in \tabref{tab:file_access_mode_val} (attraverso un OR binario delle
+stesse). I primi tre valori implicano anche la verifica dell'esistenza del
+file, se si vuole verificare solo quest'ultima si può usare \const{F\_OK}, o
+anche direttamente \func{stat}. Nel caso in cui \param{pathname} si riferisca
+ad un link simbolico, questo viene seguito ed il controllo è fatto sul file a
+cui esso fa riferimento.
+
+La funzione controlla solo i bit dei permessi di accesso, si ricordi che il
+fatto che una directory abbia permesso di scrittura non significa che ci si
+possa scrivere come in un file, e il fatto che un file abbia permesso di
+esecuzione non comporta che contenga un programma eseguibile. La funzione
+ritorna zero solo se tutte i permessi controllati sono disponibili, in caso
+contrario (o di errore) ritorna -1.
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}{|c|l|}
+ \hline
+ \textbf{\param{mode}} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{R\_OK} & verifica il permesso di lettura \\
+ \const{W\_OK} & verifica il permesso di scritture \\
+ \const{X\_OK} & verifica il permesso di esecuzione \\
+ \const{F\_OK} & verifica l'esistenza del file \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibile per l'argomento \param{mode} della funzione
+ \func{access}.}
+ \label{tab:file_access_mode_val}
+\end{table}
+
+Un esempio tipico per l'uso di questa funzione è quello di un processo che sta
+eseguendo un programma coi privilegi di un altro utente (ad esempio attraverso
+l'uso del \acr{suid} bit) che vuole controllare se l'utente originale ha i
+permessi per accedere ad un certo file.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{chmod} e \func{fchmod}}
+\label{sec:file_chmod}
+
+Per cambiare i permessi di un file il sistema mette ad disposizione due
+funzioni \funcd{chmod} e \funcd{fchmod}, che operano rispettivamente su un
+filename e su un file descriptor, i loro prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+
+ \funcdecl{int chmod(const char *path, mode\_t mode)} Cambia i permessi del
+ file indicato da \param{path} al valore indicato da \param{mode}.
+
+ \funcdecl{int fchmod(int fd, mode\_t mode)} Analoga alla precedente, ma usa
+ il file descriptor \param{fd} per indicare il file.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per
+ un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] L'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
+ proprietario del file o non è zero.
+ \item[\errcode{EROFS}] Il file è su un filesystem in sola lettura.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EIO}; \func{chmod} restituisce anche \errval{EFAULT},
+ \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
+ \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchmod} anche \errval{EBADF}.}
+\end{functions}
+
+Entrambe le funzioni utilizzano come secondo argomento \param{mode}, una
+variabile dell'apposito tipo primitivo \type{mode\_t} (vedi
+\tabref{tab:intro_primitive_types}) utilizzato per specificare i permessi sui
+file.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|c|l|}
+ \hline
+ \textbf{\param{mode}} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{S\_ISUID} & 04000 & set user ID \\
+ \const{S\_ISGID} & 02000 & set group ID \\
+ \const{S\_ISVTX} & 01000 & sticky bit \\
+ \hline
+ \const{S\_IRWXU} & 00700 & l'utente ha tutti i permessi \\
+ \const{S\_IRUSR} & 00400 & l'utente ha il permesso di lettura \\
+ \const{S\_IWUSR} & 00200 & l'utente ha il permesso di scrittura \\
+ \const{S\_IXUSR} & 00100 & l'utente ha il permesso di esecuzione \\
+ \hline
+ \const{S\_IRWXG} & 00070 & il gruppo ha tutti i permessi \\
+ \const{S\_IRGRP} & 00040 & il gruppo ha il permesso di lettura \\
+ \const{S\_IWGRP} & 00020 & il gruppo ha il permesso di scrittura \\
+ \const{S\_IXGRP} & 00010 & il gruppo ha il permesso di esecuzione \\
+ \hline
+ \const{S\_IRWXO} & 00007 & gli altri hanno tutti i permessi \\
+ \const{S\_IROTH} & 00004 & gli altri hanno il permesso di lettura \\
+ \const{S\_IWOTH} & 00002 & gli altri hanno il permesso di scrittura \\
+ \const{S\_IXOTH} & 00001 & gli altri hanno il permesso di esecuzione \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori delle costanti usate per indicare i vari bit di
+ \param{mode} utilizzato per impostare i permessi dei file.}
+ \label{tab:file_permission_const}
+\end{table}
+
+Le costanti con cui specificare i singoli bit di \param{mode} sono riportate
+in \tabref{tab:file_permission_const}. Il valore di \param{mode} può essere
+ottenuto combinando fra loro con un OR binario le costanti simboliche relative
+ai vari bit, o specificato direttamente, come per l'omonimo comando di shell,
+con un valore numerico (la shell lo vuole in ottale, dato che i bit dei
+permessi sono divisibili in gruppi di tre), che si può calcolare direttamente
+usando lo schema si utilizzo dei bit illustrato in \figref{fig:file_perm_bit}.
+
+Ad esempio i permessi standard assegnati ai nuovi file (lettura e scrittura
+per il proprietario, sola lettura per il gruppo e gli altri) sono
+corrispondenti al valore ottale $0644$, un programma invece avrebbe anche il
+bit di esecuzione attivo, con un valore di $0755$, se si volesse attivare il
+bit \acr{suid} il valore da fornire sarebbe $4755$.
+
+Il cambiamento dei permessi di un file eseguito attraverso queste funzioni ha
+comunque alcune limitazioni, previste per motivi di sicurezza. L'uso delle
+funzioni infatti è possibile solo se l'user-ID effettivo del processo
+corrisponde a quello del proprietario del file o dell'amministratore,
+altrimenti esse falliranno con un errore di \errcode{EPERM}.
+
+Ma oltre a questa regola generale, di immediata comprensione, esistono delle
+limitazioni ulteriori. Per questo motivo, anche se si è proprietari del file,
+non tutti i valori possibili di \param{mode} sono permessi o hanno effetto;
+in particolare accade che:
+\begin{enumerate}
+\item siccome solo l'amministratore può impostare lo \textit{sticky bit}, se
+ l'user-ID effettivo del processo non è zero esso viene automaticamente
+ cancellato (senza notifica di errore) qualora sia stato indicato in
+ \param{mode}.
+\item per quanto detto in \secref{sec:file_ownership} riguardo la creazione
+ dei nuovi file, si può avere il caso in cui il file creato da un processo è
+ assegnato a un gruppo per il quale il processo non ha privilegi. Per evitare
+ che si possa assegnare il bit \acr{sgid} ad un file appartenente a un gruppo
+ per cui non si hanno diritti, questo viene automaticamente cancellato da
+ \param{mode} (senza notifica di errore) qualora il gruppo del file non
+ corrisponda a quelli associati al processo (la cosa non avviene quando
+ l'user-ID effettivo del processo è zero).
+\end{enumerate}
+
+Per alcuni filesystem\footnote{il filesystem \acr{ext2} supporta questa
+ caratteristica, che è mutuata da BSD.} è inoltre prevista una ulteriore
+misura di sicurezza, volta a scongiurare l'abuso dei bit \acr{suid} e
+\acr{sgid}; essa consiste nel cancellare automaticamente questi bit dai
+permessi di un file qualora un processo che non appartenga all'amministratore
+effettui una scrittura. In questo modo anche se un utente malizioso scopre un
+file \acr{suid} su cui può scrivere, un'eventuale modifica comporterà la
+perdita di questo privilegio.
+
+\subsection{La funzione \func{umask}}
+\label{sec:file_umask}
+
+Oltre che dai valori indicati in sede di creazione, i permessi assegnati ai
+nuovi file sono controllati anche da una maschera di bit impostata con la
+funzione \funcd{umask}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{stat.h}
+{mode\_t umask(mode\_t mask)}
+
+Imposta la maschera dei permessi dei bit al valore specificato da \param{mask}
+(di cui vengono presi solo i 9 bit meno significativi).
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il precedente valore della maschera. È una
+ delle poche funzioni che non restituisce codici di errore.}
+\end{prototype}
+
+Questa maschera è una caratteristica di ogni processo\footnote{è infatti
+ contenuta nel campo \param{umask} di \struct{fs\_struct}, vedi
+ \figref{fig:proc_task_struct}.} e viene utilizzata per impedire che alcuni
+permessi possano essere assegnati ai nuovi file in sede di creazione. I bit
+indicati nella maschera vengono infatti esclusi quando un nuovo file viene
+creato.
+
+In genere questa maschera serve per impostare un valore predefinito dei
+permessi che ne escluda alcuni (usualmente quello di scrittura per il gruppo e
+gli altri, corrispondente ad un valore di $022$). Essa è utile perché le
+routine dell'interfaccia ANSI C degli stream non prevedono l'esistenza dei
+permessi, e pertanto tutti i nuovi file vengono sempre creati con un valore di
+$666$ (cioè permessi di lettura e scrittura per tutti, si veda
+\tabref{tab:file_permission_const} per un confronto); in questo modo è
+possibile cancellare automaticamente i permessi non voluti, senza doverlo fare
+esplicitamente.
+
+In genere il valore di \func{umask} viene stabilito una volta per tutte al
+login a $022$, e di norma gli utenti non hanno motivi per modificarlo. Se però
+si vuole che un processo possa creare un file che chiunque possa leggere
+allora occorrerà cambiare il valore di \func{umask}.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{chown}, \func{fchown} e \func{lchown}}
+\label{sec:file_chown}
+
+Come per i permessi, il sistema fornisce anche delle funzioni che permettano
+di cambiare utente e gruppo cui il file appartiene; le funzioni in questione
+sono tre: \funcd{chown}, \funcd{fchown} e \funcd{lchown}, ed i loro prototipi
+sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+
+ \funcdecl{int chown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
+ \funcdecl{int fchown(int fd, uid\_t owner, gid\_t group)}
+ \funcdecl{int lchown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
+
+ Le funzioni cambiano utente e gruppo di appartenenza di un file ai valori
+ specificati dalle variabili \param{owner} e \param{group}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per
+ un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] L'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
+ proprietario del file o non è zero, o utente e gruppo non sono validi
+ \end{errlist}
+ Oltre a questi entrambe restituiscono gli errori \errval{EROFS} e
+ \errval{EIO}; \func{chown} restituisce anche \errval{EFAULT},
+ \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
+ \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchown} anche \errval{EBADF}.}
+\end{functions}
+
+In Linux soltanto l'amministratore può cambiare il proprietario di un file,
+seguendo la semantica di BSD che non consente agli utenti di assegnare i loro
+file ad altri (per evitare eventuali aggiramenti delle quote).
+L'amministratore può cambiare il gruppo di un file, il proprietario può
+cambiare il gruppo dei file che gli appartengono solo se il nuovo gruppo è il
+suo gruppo primario o uno dei gruppi a cui appartiene.
+
+La funzione \func{chown} segue i link simbolici, per operare direttamente su
+un link simbolico si deve usare la funzione \func{lchown}.\footnote{fino alla
+ versione 2.1.81 in Linux \func{chown} non seguiva i link simbolici, da
+ allora questo comportamento è stato assegnato alla funzione \func{lchown},
+ introdotta per l'occasione, ed è stata creata una nuova system call per
+ \func{chown} che seguisse i link simbolici.} La funzione \func{fchown} opera
+su un file aperto, essa è mutuata da BSD, ma non è nello standard POSIX.
+Un'altra estensione rispetto allo standard POSIX è che specificando -1 come
+valore per \param{owner} e \param{group} i valori restano immutati.
+
+Quando queste funzioni sono chiamate con successo da un processo senza i
+privilegi di root entrambi i bit \acr{suid} e \acr{sgid} vengono
+cancellati. Questo non avviene per il bit \acr{sgid} nel caso in cui esso
+sia usato (in assenza del corrispondente permesso di esecuzione) per indicare
+che per il file è attivo il \textit{mandatory locking}.
%La struttura fondamentale che contiene i dati essenziali relativi ai file è il
%cosiddetto \textit{inode}; questo conterrà informazioni come il
%completo vedi \ntab), i permessi (vedi \secref{sec:file_perms}), le date (vedi
%\secref{sec:file_times}).
+
+\subsection{Un quadro d'insieme sui permessi}
+\label{sec:file_riepilogo}
+
+Avendo affrontato in maniera separata il comportamento delle varie funzioni ed
+il significato dei singoli bit dei permessi sui file, vale la pena fare un
+riepilogo in cui si riassumono le caratteristiche di ciascuno di essi, in modo
+da poter fornire un quadro d'insieme.
+
+In \tabref{tab:file_fileperm_bits} si sono riassunti gli effetti dei vari bit
+per un file; per quanto riguarda l'applicazione dei permessi per proprietario,
+gruppo ed altri si ricordi quanto illustrato in
+\secref{sec:file_perm_overview}. Si rammenti che il valore dei permessi non ha
+alcun effetto qualora il processo possieda i privilegi di amministratore.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|l|}
+ \hline
+ \multicolumn{3}{|c|}{}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{user}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{group}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{other}&
+ \multirow{2}{*}{\textbf{Operazioni possibili}} \\
+ \cline{1-12}
+ \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
+ \hline
+ \hline
+ 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del proprietario\\
+ -&1&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del gruppo proprietario\\
+ -&1&-&-&-&0&-&-&-&-&-&-&Il \textit{mandatory locking} è abilitato\\
+ -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato\\
+ -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il proprietario\\
+ -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il gruppo proprietario\\
+ -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per tutti gli altri\\
+ -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il gruppo proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di scrittura per tutti gli altri \\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di esecuzione per il proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di esecuzione per il gruppo proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di esecuzione per tutti gli altri\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Tabella riassuntiva del significato dei bit dei permessi per un
+ file.}
+ \label{tab:file_fileperm_bits}
+\end{table}
+
+Per compattezza, nella tabella si sono specificati i bit di \acr{suid},
+\acr{sgid} e \acr{sticky} con la notazione illustrata anche in
+\figref{fig:file_perm_bit}.
+
+In \tabref{tab:file_dirperm_bits} si sono invece riassunti gli effetti dei
+vari bit dei permessi per una directory; anche in questo caso si sono
+specificati i bit di \acr{suid}, \acr{sgid} e \acr{stiky} con la notazione
+compatta illustrata in \figref{fig:file_perm_bit}.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|l|}
+ \hline
+ \multicolumn{3}{|c|}{}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{user}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{group}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{other}&
+ \multirow{2}{*}{\textbf{Operazioni possibili}} \\
+ \cline{1-12}
+ \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
+ \hline
+ \hline
+ 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato\\
+ -&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Propaga il gruppo proprietario ai nuovi file creati\\
+ -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Limita l'accesso in scrittura dei file nella directory\\
+ -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il proprietario\\
+ -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il gruppo proprietario\\
+ -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per tutti gli altri\\
+ -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il gruppo proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di aggiornamento per tutti gli altri \\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di attraversamento per il proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di attraversamento per il gruppo proprietario\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di attraversamento per tutti gli altri\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Tabella riassuntiva del significato dei bit dei permessi per una
+ directory.}
+ \label{tab:file_dirperm_bits}
+\end{table}
+
+Nelle tabelle si è indicato con $-$ il fatto che il valore degli altri bit non
+è influente rispetto a quanto indicato in ciascuna riga; l'operazione fa
+riferimento soltanto alla combinazione di bit per i quali il valore è
+riportato esplicitamente.
+
+
+\subsection{La funzione \func{chroot}}
+\label{sec:file_chroot}
+
+Benché non abbia niente a che fare con permessi, utenti e gruppi, la funzione
+\func{chroot} viene usata spesso per restringere le capacità di accesso di un
+programma ad una sezione limitata del filesystem, per cui ne parleremo in
+questa sezione.
+
+Come accennato in \secref{sec:proc_fork} ogni processo oltre ad una directory
+di lavoro corrente, ha anche una directory radice,\footnote{entrambe sono
+ contenute in due campi di \struct{fs\_struct}, vedi
+ \figref{fig:proc_task_struct}.} che è la directory che per il processo
+costituisce la radice dell'albero dei file e rispetto alla quale vengono
+risolti i pathname assoluti (si ricordi quanto detto in
+\secref{sec:file_organization}). La radice viene ereditata dal padre per ogni
+processo figlio, e quindi di norma coincide con la \file{/} del sistema.
+
+In certe situazioni però per motivi di sicurezza non si vuole che un processo
+possa accedere a tutto il filesystem; per questo si può cambiare la directory
+radice con la funzione \funcd{chroot}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}{int chroot(const char *path)}
+ Cambia la directory radice del processo a quella specificata da
+ \param{path}.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per
+ un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] L'user-ID effettivo del processo non è zero.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
+ \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR}, \errval{EACCES}, \errval{ELOOP};
+ \errval{EROFS} e \errval{EIO}.}
+\end{prototype}
+\noindent in questo modo la directory radice del processo diventerà
+\param{path} (che ovviamente deve esistere) ed ogni pathname assoluto sarà
+risolto a partire da essa, rendendo impossibile accedere alla parte di albero
+sovrastante; si ha cioè quella che viene chiamata una \textit{chroot jail}.
+
+Solo l'amministratore può usare questa funzione, e la nuova radice, per quanto
+detto in \secref{sec:proc_fork}, sarà ereditata da tutti i processi figli. Si
+tenga presente che la funzione non cambia la directory di lavoro corrente, che
+potrebbe restare fuori dalla \textit{chroot jail}.
+
+Questo è il motivo per cui la funzione è efficace solo se dopo averla eseguita
+si cedono i privilegi di root. Infatti se in qualche modo il processo ha una
+directory di lavoro corrente fuori dalla \textit{chroot jail}, potrà comunque
+accedere a tutto il filesystem usando pathname relativi.
+
+Ma quando ad un processo restano i privilegi di root esso potrà sempre portare
+la directory di lavoro corrente fuori dalla \textit{chroot jail} creando una
+sotto-directory ed eseguendo una \func{chroot} su di essa. Per questo motivo
+l'uso di questa funzione non ha molto senso quando un processo necessita dei
+privilegi di root per le sue normali operazioni.
+
+Un caso tipico di uso di \func{chroot} è quello di un server FTP anonimo, in
+questo caso infatti si vuole che il server veda solo i file che deve
+trasferire, per cui in genere si esegue una \func{chroot} sulla directory che
+contiene i file. Si tenga presente però che in questo caso occorrerà
+replicare all'interno della \textit{chroot jail} tutti i file (in genere
+programmi e librerie) di cui il server potrebbe avere bisogno.
+
+%%% Local Variables:
+%%% mode: latex
+%%% TeX-master: "gapil"
+%%% End: