\section{Il controllo di accesso ai file}
-\label{sec:filedir_access_control}
+\label{sec:file_access_control}
Una delle caratteristiche fondamentali di tutti i sistemi unix-like è quella
del controllo di accesso ai file, che viene implementato per qualunque
\subsection{I permessi per l'accesso ai file}
-\label{sec:filedir_perm_overview}
+\label{sec:file_perm_overview}
-Il controllo di accesso ai file in unix segue un modello abbastanza semplice,
-ma adatto alla gran parte delle esigenze, in cui si dividono i permessi su tre
-livelli. Si tenga conto poi che quanto diremo è vero solo per filesystem di
-tipo unix, e non è detto che sia applicabile a un filesystem
+Il controllo di accesso ai file in unix segue un modello abbastanza semplice
+(ma adatto alla gran parte delle esigenze) in cui si dividono i permessi su
+tre livelli. Si tenga conto poi che quanto diremo è vero solo per filesystem
+di tipo unix, e non è detto che sia applicabile a un filesystem
qualunque\footnote{ed infatti non è vero per il filesystem vfat di Windows,
per il quale i permessi vengono assegnati in maniera fissa con un opzione in
fase di montaggio}. Esistono inoltre estensioni che permettono di
Ad ogni file unix associa sempre l'utente che ne è proprietario (il cosiddetto
\textit{owner}) e il gruppo di appartenenza, secondo il meccanismo degli
-identificatori di utenti e gruppi (\textsl{uid} e \textsl{gid}). Questi valori
+identificatori di utenti e gruppi (\acr{uid} e \acr{gid}). Questi valori
sono accessibili da programma tramite i campi \var{st\_uid} e \var{st\_gid}
-della struttura \var{stat} (si veda \secref{sec:filedir_stat}). Ad ogni file
+della struttura \var{stat} (si veda \secref{sec:file_stat}). Ad ogni file
viene inoltre associato un insieme di permessi che sono divisi in tre classi,
e cioè attribuiti rispettivamente all'utente proprietario del file, a un
qualunque utente faccia parte del gruppo cui appartiene il file, e a tutti gli
usati a gruppi di tre per indicare i permessi base di lettura, scrittura ed
esecuzione (indicati nei comandi di sistema con le lettere \cmd{w}, \cmd{r} e
\cmd{x}) ed applicabili rispettivamente al proprietario, al gruppo, a tutti
-gli altri. I restanti tre bit (\textsl{suid}, \textsl{sgid}, e
+gli altri. I restanti tre bit (\acr{suid}, \acr{sgid}, e
\textsl{sticky}) sono usati per indicare alcune caratteristiche più complesse
-su cui torneremo in seguito (vedi \secref{sec:filedir_suid_sgid} e
-\secref{sec:filedir_sticky}).
+su cui torneremo in seguito (vedi \secref{sec:file_suid_sgid} e
+\secref{sec:file_sticky}).
Anche i permessi, come tutte le altre informazioni generali, sono tenuti per
ciascun file nell'inode; in particolare essi sono contenuti in alcuni bit
del campo \var{st\_mode} della struttura letta da \func{stat} (di nuovo si veda
-\secref{sec:filedir_stat} per i dettagli).
+\secref{sec:file_stat} per i dettagli).
In genere ci si riferisce a questo raggruppamento dei permessi usando le
lettere \cmd{u} (per \textit{user}), \cmd{g} (per \textit{group}) e \cmd{o}
Non si può creare un file fintanto che non si disponga del permesso di
esecuzione e di quello di scrittura per la directory di destinazione; gli
stessi permessi occorrono per cancellare un file da una directory (si ricordi
-che questo non implica necessariamente la rimozione fisica del file), non è
-necessario nessun tipo di permesso per il file stesso (infatti esso non viene
-toccato, viene solo modificato il contenuto della directory, rimuovendo la
-voce che ad esso fa rifermento).
+che questo non implica necessariamente la rimozione del contenuto del file dal
+disco), non è necessario nessun tipo di permesso per il file stesso (infatti
+esso non viene toccato, viene solo modificato il contenuto della directory,
+rimuovendo la voce che ad esso fa rifermento).
Per poter eseguire un file (che sia un programma compilato od uno script di
-shell), occorre il permesso di esecuzione per il medesimo, inoltre solo i file
-regolari possono essere eseguiti.
+shell, od un altro tipo di file eseguibile riconosciuto dal kernel), occorre
+avere il permesso di esecuzione, inoltre solo i file regolari possono essere
+eseguiti.
I permessi per un link simbolico sono ignorati, contano quelli del file a cui
fa riferimento; per questo in genere \cmd{ls} per un link simbolico riporta
tutti i permessi come concessi; utente e gruppo a cui esso appartiene vengono
ignorati quando il link viene risolto, vengono controllati solo quando viene
richiesta la rimozione del link e quest'ultimo è in una directory con lo
-\textsl{sticky bit} settato (si veda \secref{sec:filedir_sticky}).
+\textsl{sticky bit} settato (si veda \secref{sec:file_sticky}).
La procedura con cui il kernel stabilisce se un processo possiede un certo
permesso (di lettura, scrittura o esecuzione) si basa sul confronto fra
del processo.
Per una spiegazione dettagliata degli identificatori associati ai processi si
-veda \secref{sec:prochand_perms}; normalmente, a parte quanto vedremo in
-\secref{sec:filedir_suid_sgid}, l'\textit{effective user id} e
-l'\textit{effective group id} corrispondono a uid e gid dell'utente che ha
-lanciato il processo, mentre i \textit{supplementary group id} sono quelli dei
-gruppi cui l'utente appartiene.
-
-% Quando un processo cerca l'accesso al file esso controlla i propri uid e gid
-% confrontandoli con quelli del file e se l'operazione richiesta è compatibile
-% con i permessi associati al file essa viene eseguita, altrimenti viene
-% bloccata ed è restituito un errore di \texttt{EPERM}. Questo procedimento non
-% viene eseguito per l'amministratore di sistema (il cui uid è zero) il quale
-% a
-% pertanto accesso senza restrizione a qualunque file del sistema.
-
-% In realtà il procedimento è più complesso di quanto descritto in maniera
-% elementare qui; inoltre ad un processo sono associati diversi identificatori,
-% torneremo su questo in maggiori dettagli in seguito in
-% \secref{sec:proc_perms}.
+veda \secref{sec:proc_perms}; normalmente, a parte quanto vedremo in
+\secref{sec:file_suid_sgid}, l'\textit{effective user id} e
+l'\textit{effective group id} corrispondono a \acr{uid} e \acr{gid}
+dell'utente che ha lanciato il processo, mentre i \textit{supplementary group
+ id} sono quelli dei gruppi cui l'utente appartiene.
I passi attraverso i quali viene stabilito se il processo possiede il diritto
di accesso sono i seguenti:
\item altrimenti l'accesso è negato
\end{itemize}
\item Se l'\textit{effective group id} del processo o uno dei
- \textit{supplementary group id} dei processi corrispondono al gid del file
- allora:
+ \textit{supplementary group id} dei processi corrispondono al \acr{gid} del
+ file allora:
\begin{itemize}
\item se il bit dei permessi d'accesso del gruppo è settato, l'accesso è
consentito,
\item altrimenti l'accesso è negato
\end{itemize}
\item se il bit dei permessi d'accesso per tutti gli altri è settato,
- l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
+ l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
\end{itemize}
Si tenga presente che questi passi vengono eseguiti esattamente in
tutti gli altri non vengono controllati.
-\subsection{I bit \textsl{suid} e \textsl{sgid}}
-\label{sec:filedir_suid_sgid}
+\subsection{I bit \acr{suid} e \acr{sgid}}
+\label{sec:file_suid_sgid}
-Come si è accennato (in \secref{sec:filedir_perm_overview}) nei dodici bit del
+Come si è accennato (in \secref{sec:file_perm_overview}) nei dodici bit del
campo \var{st\_mode} usati per il controllo di accesso oltre ai bit dei
permessi veri e propri, ci sono altri tre bit che vengono usati per indicare
alcune proprietà speciali dei file. Due di questi sono i bit detti
-\textsl{suid} (o \textit{set-user-ID bit}) e \textsl{sgid} (o
+\acr{suid} (o \textit{set-user-ID bit}) e \acr{sgid} (o
\textit{set-group-ID bit}) che sono identificati dalle constanti
\macro{S\_ISUID} e \macro{S\_ISGID}.
-Come spiegato in dettaglio in \secref{sec:prochand_exec}, quando si lancia un
+Come spiegato in dettaglio in \secref{sec:proc_exec}, quando si lancia un
programma il comportamendo normale del kernel è quello di settare
l'\textit{effective user id} e l'\textit{effective group id} del nuovo
-processo all'uid e al gid del processo corrente, che normalmente corrispondono
-dell'utente con cui si è entrati nel sistema.
+processo all'\acr{uid} e al \acr{gid} del processo corrente, che normalmente
+corrispondono dell'utente con cui si è entrati nel sistema.
-Se però il file del programma (che ovviamente deve essere eseguibile) ha il
-bit \textsl{suid} settato, il kernel assegnerà come \textit{effective user id}
-al nuovo processo l'uid del proprietario del file al posto dell'uid del
-processo originario. Avere il bit \textsl{sgid} settato ha lo stesso effetto
-sull'\textit{effective group id} del processo.
+Se però il file del programma\footnote{per motivi di sicurezza il kernel
+ ignora i bit \acr{suid} e \acr{sgid} per gli script eseguibili} (che
+ovviamente deve essere eseguibile) ha il bit \acr{suid} settato, il kernel
+assegnerà come \textit{effective user id} al nuovo processo l'uid del
+proprietario del file al posto dell'uid del processo originario. Avere il bit
+\acr{sgid} settato ha lo stesso effetto sull'\textit{effective group id} del
+processo.
I bit \textsl{suid} e \textsl{sgid} vengono usati per permettere agli utenti
normali di usare programmi che abbisognano di privilegi speciali; l'esempio
classico è il comando \cmd{passwd} che ha la necessità di modificare il file
delle password, quest'ultimo ovviamente può essere scritto solo
dall'amministratore, ma non è necessario chiamare l'amministratore per
-cambiare la propria password. Infatti il comando \cmd{passwd} appartiene a root
-ma ha il suid bit settato per cui quando viene lanciato da un utente normale
-parte con i privilegi di root.
+cambiare la propria password. Infatti il comando \cmd{passwd} appartiene a
+root ma ha il bit suid settato per cui quando viene lanciato da un utente
+normale parte con i privilegi di root.
Chiaramente avere un processo che ha privilegi superiori a quelli che avrebbe
normalmente l'utente che lo ha lanciato comporta vari rischi, e questo tipo di
-programmi devono essere scritti accuratamente (torneremo sull'argomento in
-\secref{sec:prochand_perms}) per evitare che possano essere usati per
-guadagnare privilegi non consentiti.
+programmi devono essere scritti accuratamente per evitare che possano essere
+usati per guadagnare privilegi non consentiti (torneremo sull'argomento in
+\secref{sec:proc_perms}).
-La presenza dei bit \textsl{suid} e \textsl{sgid} su un file può essere
+La presenza dei bit \acr{suid} e \acr{sgid} su un file può essere
rilevata con il comando \cmd{ls -l}, in tal caso comparirà la lettera \cmd{s}
al posto della \cmd{x} in corrispondenza dei permessi di utente o gruppo. La
stessa lettera \cmd{s} può essere usata nel comando \cmd{chmod} per settare
questi bit. Infine questi bit possono essere controllati all'interno di
\var{st\_mode} con l'uso delle due costanti \macro{S\_ISUID} e
\macro{S\_IGID}, i cui valori sono riportati in
-\tabref{tab:filedir_file_mode_flags}.
+\tabref{tab:file_mode_flags}.
Gli stessi bit vengono ad assumere in significato completamente diverso per le
directory, normalmente infatti Linux usa la convenzione di SVR4 per indicare
con questi bit l'uso della semantica BSD nella creazione di nuovi file (si
-veda \secref{sec:filedir_ownership} per una spiegazione dettagliata al
+veda \secref{sec:file_ownership} per una spiegazione dettagliata al
proposito).
-Infine Linux utilizza il bit \textsl{sgid} per una ulteriore estensione
-mutuata da SVR4. Il caso in cui il file abbia il bit \textsl{sgid} settato ma
+Infine Linux utilizza il bit \acr{sgid} per una ulteriore estensione
+mutuata da SVR4. Il caso in cui il file abbia il bit \acr{sgid} settato ma
non il corrispondente bit di esecuzione viene utilizzato per attivare per
quel file il \textit{mandatory locking} (argomento che affronteremo nei
dettagli in \secref{sec:xxx_mandatory_lock}).
\subsection{Il bit \textsl{sticky}}
-\label{sec:filedir_sticky}
+\label{sec:file_sticky}
L'ultimo dei bit rimanenti, identificato dalla costante \macro{S\_ISVTX}, è in
parte un rimasuglio delle origini dei sistemi unix. A quell'epoca infatti la
prima volta che questo veniva lanciato, e vi permaneva fino al riavvio della
mecchina (da questo il nome di \textsl{sticky bit}); essendo la swap un file
continuo indicizzato direttamente in questo modo si poteva risparmiare in
-tempo di caricamento rispetto alla ricerca del file su disco.
+tempo di caricamento rispetto alla ricerca del file su disco. Lo
+\textsl{sticky bit} è indicato usando la lettera \cmd{t} al posto della
+\cmd{x} nei permessi per gli altri.
Ovviamente per evitare che gli utenti potessero intasare la swap solo
l'amministratore era in grado di settare questo bit, che venne chiamato anche
-\textit{saved text bit}, da cui deriva il nome della costante. Le attuali
-implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono sostanzialmente
-inutile questo procedimento. Lo \textsl{sticky bit} è indicato attraverso la
-lettera \cmd{t} al posto della \cmd{x} nei permessi per gli altri.
+con il nome di \textit{saved text bit}, da cui deriva quello della costante.
+Le attuali implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono
+sostanzialmente inutile questo procedimento.
Benché ormai non venga più utilizzato per i file, lo \textsl{sticky bit} ha
-assunto un uso corrente per le directory\footnote{lo \textsl{sticky bit} è una
- estensione non definita nello standard POSIX, Linux però la supporta, così
- come BSD e SVR4}, in questo caso se il bit è settato un file potrà essere
-rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha il permesso di scrittura ed
-inoltre è vera una delle seguenti condizioni:
+assunto un uso corrente per le directory\footnote{lo \textsl{sticky bit} per
+ le directory è una estensione non definita nello standard POSIX, Linux però
+ la supporta, così come BSD e SVR4}, in questo caso se il bit è settato un
+file potrà essere rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha il permesso
+di scrittura ed inoltre è vera una delle seguenti condizioni:
\begin{itemize}
\item l'utente è proprietario del file
\item l'utente è proprietario della directory
un classico esempio di directory che ha questo bit settato è \file{/tmp}, i
permessi infatti di solito sono settati come:
\begin{verbatim}
+$ ls -ld /tmp
drwxrwxrwt 6 root root 1024 Aug 10 01:03 /tmp
-\end{verbatim}
+\end{verbatim}%$
in questo modo chiunque può leggere, scrivere ed eseguire i file temporanei
ivi memorizzati, sia crearne di nuovi, ma solo l'utente che ha creato un file
-nella directory potrà cancellarlo o rinominarlo, evitando così che utente
-possa, più o meno consapevolemnte, cancellare i file degli altri.
+nella directory potrà cancellarlo o rinominarlo, così si può evitare che un
+utente possa, più o meno consapevolemnte, cancellare i file degli altri.
\subsection{La titolarità di nuovi file e directory}
-\label{sec:filedir_ownership}
+\label{sec:file_ownership}
-Vedremo in \secref{sec:fileunix_base_func} quali sono le funzioni per creare
-nuovi file, ma se è possibile specificare in sede di creazione quali permessi
-applicare ad un nuovo file, non si può indicare a quale utente e gruppo esso
-deve appartenere. Lo stesso problema di presenta per la creazione di nuove
-directory (procedimento descritto in \secref{sec:filedir_dir_creat_rem}).
+Vedremo in \secref{sec:file_base_func} come creare nuovi file, ma se è
+possibile specificare in sede di creazione quali permessi applicare ad un
+file, non si può indicare a quale utente e gruppo esso deve appartenere. Lo
+stesso problema di presenta per la creazione di nuove directory (procedimento
+descritto in \secref{sec:file_dir_creat_rem}).
Lo standard POSIX prescrive che l'uid del nuovo file corrisponda
-all'\textit{effective user id} del processo che lo crea; per il gid invece
-prevede due diverse possibilità:
+all'\textit{effective user id} del processo che lo crea; per il \acr{gid}
+invece prevede due diverse possibilità:
\begin{itemize}
-\item il gid del file corrisponde all'\textit{effective group id} del processo
-\item il gid del file corrisponde al gid della directory in cui esso è creato
+\item il \acr{gid} del file corrisponde all'\textit{effective group id} del
+ processo.
+\item il \acr{gid} del file corrisponde al gid della directory in cui esso è
+ creato.
\end{itemize}
in genere BSD usa sempre la seconda possibilità, che viene per questo chiamata
semantica BSD. Linux invece segue quella che viene chiamata semantica SVR4; di
-norma cioè il nuovo file viene creato, seguendo la prima opzione, con il gid
-del processo, se però la directory in cui viene creato il file ha il bit sgid
-settato allora viene usata la seconda opzione..
+norma cioè il nuovo file viene creato, seguendo la prima opzione, con il
+\acr{gid} del processo, se però la directory in cui viene creato il file ha il
+bit \acr{sgid} settato allora viene usata la seconda opzione..
-Usare la semantica BSD ha il vantaggio che il gid viene sempre automaticamente
-propagato, restando coerente a quello della directory di partenza, in tutte le
-sottodirectory. La semantica SVR4 offre una maggiore possibilità di scelta, ma
-per ottenere lo stesso risultato necessita che per le nuove directory venga
-anche propagato anche il bit sgid. Questo è comunque il comportamento di
-default di \func{mkdir}, ed é in questo modo ad esempio che Debian assicura
-che le sottodirectory create nelle home di un utente restino sempre con il gid
-del gruppo primario dello stesso.
+Usare la semantica BSD ha il vantaggio che il \acr{gid} viene sempre
+automaticamente propagato, restando coerente a quello della directory di
+partenza, in tutte le sottodirectory. La semantica SVR4 offre una maggiore
+possibilità di scelta, ma per ottenere lo stesso risultato necessita che per
+le nuove directory venga anche propagato anche il bit \acr{sgid}. Questo è
+comunque il comportamento di default di \func{mkdir}, ed é in questo modo ad
+esempio che Debian assicura che le sottodirectory create nelle home di un
+utente restino sempre con il \acr{gid} del gruppo primario dello stesso.
\subsection{La funzione \texttt{access}}
-\label{sec:filedir_access}
+\label{sec:file_access}
-Come detto in \secref{sec:filedir_access_control} il controllo di accesso ad
+Come detto in \secref{sec:file_access_control} il controllo di accesso ad
un file viene fatto usando \textit{effective user id} e \textit{effective
group id} del processo, ma ci sono casi in cui si può voler effettuare il
controllo usando il \textit{real user id} e il \textit{real group id} (cioè
l'uid dell'utente che ha lanciato il programma, che, come accennato in
-\secref{sec:filedir_suid_sgid} e spiegato in \secref{sec:prochand_perms} non è
+\secref{sec:file_suid_sgid} e spiegato in \secref{sec:proc_perms} non è
detto sia uguale all'\textit{effective user id}). Per far questo si può usare
la funzione \func{access}, il cui prototipo è:
file indicato da \var{pathname}.
La funzione ritorna 0 se l'accesso è consentito, -1 altrimenti; in
- quest'utlimo caso la variabile \texttt{errno} viene settata secondo i codici
+ quest'ultimo caso la variabile \texttt{errno} viene settata secondo i codici
di errore: \macro{EACCES}, \macro{EROFS}, \macro{EFAULT}, \macro{EINVAL},
\macro{ENAMETOOLONG}, \macro{ENOENT}, \macro{ENOTDIR}, \macro{ELOOP},
\macro{EIO}.
\end{tabular}
\caption{Valori possibile per il parametro \var{mode} della funzione
\func{access}}
- \label{tab:filedir_access_mode_val}
+ \label{tab:file_access_mode_val}
\end{table}
Un esempio tipico per l'uso di questa funzione è quello di un processo che sta
\subsection{Le funzioni \texttt{chmod} e \texttt{fchmod}}
-\label{sec:filedir_chmod}
+\label{sec:file_chmod}
Per cambiare i permessi di un file il sistema mette ad disposizione due
funzioni, che operano rispettivamente su un filename e su un file descriptor,
\funcdecl{int fchmod(int fd, mode\_t mode)} Analoga alla precedente, ma usa
il file descriptor \var{fd} per indicare il file.
-
+
Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un errore, in
- caso di errore \texttt{errno} viene settato ai valori:
+ caso di errore \texttt{errno} può assumere i valori:
\begin{errlist}
\item \macro{EPERM} L'\textit{effective user id} non corrisponde a quello
del proprietario del file o non è zero.
\end{errlist}
- Oltre a questi entrambe restituiscono gli errori \macro{EROFS} e
- \macro{EIO}; \func{chmod} restituisce anche \macro{EFAULT},
- \macro{ENAMETOOLONG}, \macro{ENOENT}, \macro{ENOMEM}, \macro{ENOTDIR},
- \macro{EACCES}, \macro{ELOOP}; \func{chmod} anche \macro{EBADF}.
+ ed inoltre \macro{EROFS} e \macro{EIO}; \func{chmod} restituisce anche
+ \macro{EFAULT}, \macro{ENAMETOOLONG}, \macro{ENOENT}, \macro{ENOMEM},
+ \macro{ENOTDIR}, \macro{EACCES}, \macro{ELOOP}; \func{fchmod} anche
+ \macro{EBADF}.
\end{functions}
I valori possibili per \var{mode} sono indicati in \ntab. I valori possono
\hline
\hline
\macro{S\_ISUID} & 04000 & set user ID \\
-
\macro{S\_ISGID} & 02000 & set group ID \\
-
\macro{S\_ISVTX} & 01000 & sticky bit \\
-
\hline
\macro{S\_IRWXU} & 00700 & l'utente ha tutti i permessi \\
-
\macro{S\_IRUSR} & 00400 & l'utente ha il permesso di lettura \\
-
\macro{S\_IWUSR} & 00200 & l'utente ha il permesso di scrittura \\
-
\macro{S\_IXUSR} & 00100 & l'utente ha il permesso di esecuzione \\
-
\hline
\macro{S\_IRWXG} & 00070 & il gruppo ha tutti i permessi \\
-
\macro{S\_IRGRP} & 00040 & il gruppo ha il permesso di lettura \\
-
\macro{S\_IWGRP} & 00020 & il gruppo ha il permesso di scrittura \\
-
\macro{S\_IXGRP} & 00010 & il gruppo ha il permesso di esecuzione \\
-
\hline
\macro{S\_IRWXO} & 00007 & gli altri hanno tutti i permessi \\
-
\macro{S\_IROTH} & 00004 & gli altri hanno il permesso di lettura \\
-
\macro{S\_IWOTH} & 00002 & gli altri hanno il permesso di scrittura \\
-
\macro{S\_IXOTH} & 00001 & gli altri hanno il permesso di esecuzione \\
-
\hline
\end{tabular}
\caption{I valori delle costanti usate per indicare i permessi dei file.}
- \label{tab:filedir_permission_const}
+ \label{tab:file_permission_const}
\end{table}
+Il cambiamento dei permessi di un file attraverso queste funzioni ha comunque
+alcune limitazioni, provviste per motivi di sicurezza. Questo significa che
+anche se si è proprietari del file non tutte le operazioni sono permesse, in
+particolare:
+\begin{itemize}
+\item siccome solo l'amministratore può settare lo \textit{sticky bit} se se
+ l'\textit{effective user id} del processo non è zero esso viene
+ automaticamente cancellato (senza notifica di errore) qualora sia stato
+ indicato in \var{mode}.
+\item per via della semantica SVR4 nella creazione dei nuovi file, si può
+ avere il caso in cui il file creato da un processo è assegnato a un gruppo
+ per il quale il processo non ha privilegi. Per evitare che si possa
+ assegnare il bit \acr{sgid} ad un file appartenente a un gruppo per cui
+ non si hanno diritti, questo viene automaticamente cancellato (senza
+ notifica di errore) da \var{mode} qualora il gruppo del file non corrisponda
+ a quelli associati al processo (la cosa non avviene quando
+ l'\textit{effective user id} del processo è zero).
+\end{itemize}
+
+Per alcuni filesystem\footnote{il filesystem \textsl{ext2} supporta questa
+ caratteristica, che è mutuata da BSD.} è inoltre prevista una ulteriore
+misura di sicurezza, volta ad scongiurare l'abuso dei bit \acr{suid} e
+\acr{sgid}; essa consiste nel cancellare automaticamente questi bit qualora un
+processo che non appartenga all'amministratore scriva su un file. In questo
+modo anche se un utente malizioso scopre un file \acr{suid} su cui può
+scrivere, un eventuale modifica comporterà la perdita di ogni ulteriore
+privilegio.
\subsection{La funzione \texttt{umask}}
-\label{sec:filedir_umask}
+\label{sec:file_umask}
Oltre che dai valori indicati in sede di creazione, i permessi assegnati ai
nuovi file sono controllati anche da una maschera di bit settata con la
-funzione \func{umask}. Questa maschera è una caratteristica di ogni processo e
-viene utilizzata per impedire che alcuni permessi possano essere assegnati ai
-nuovi file in sede di creazione, i bit indicati nella maschera vengono infatti
-esclusi quando un nuovo file viene creato.
+funzione \func{umask}, il cui prototipo è:
-In genere questa maschera serve per impostare un default che escluda alcuni
-permessi (usualmente quello di scrittura per gruppo e altri, corrispondente ad
-un valore di 022). Essa è utile perché le routine l'interfaccia degli stream
-non prevede l'esistenza dei processi, e pertanto i nuovi file vengono sempre
-creati con i permessi fissati su 066.
+\begin{prototype}{stat.h}
+{mode\_t umask(mode\_t mask)}
+ Setta la maschera dei permessi dei bit al valore specificato da \var{mask}
+ (di cui vengono presi solo i 9 bit meno significativi).
+
+ La funzione ritorna il precedente valore della maschera. È una delle poche
+ funzioni che non restituisce codici di errore.
+\end{prototype}
+
+Questa maschera è una caratteristica di ogni processo e viene utilizzata per
+impedire che alcuni permessi possano essere assegnati ai nuovi file in sede di
+creazione, i bit indicati nella maschera vengono infatti esclusi quando un
+nuovo file viene creato.
+In genere questa maschera serve per impostare un default che escluda alcuni
+permessi (usualmente quello di scrittura per il gruppo e gli altri,
+corrispondente ad un valore di $022$). Essa è utile perché le routine
+dell'interfaccia ANSI C degli stream non prevedono l'esistenza dei permessi, e
+pertanto tutti i nuovi file vengono sempre creati con un default di $666$
+(cioè permessi di lettura e scrittura per tutti, si veda
+\tabref{tab:file_permission_const} per un confronto); in questo modo è
+possibile cancellare automaticamente i permessi non voluti, senza doverlo fare
+esplicitamente.
+
+In genere il valore di \func{umask} viene stabilito una volta per tutte al
+login a $022$, e di norma gli utenti non hanno motivi per modificarlo. Se però
+si vuole che un processo possa creare un file che chiunque possa leggere
+allora occorrerà cambiare il valore di \func{umask}.
\subsection{Le funzioni \texttt{chown}, \texttt{fchown} e \texttt{lchown}}
-\label{sec:filedir_chown}
+\label{sec:file_chown}
+Come per i permessi, il sistema fornisce anche delle funzioni che permettano
+di cambiare utente e gruppo cui il file appartiene; le funzioni in questione
+sono tre e i loro prototipi sono i seguenti:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+
+ \funcdecl{int chown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
+ \funcdecl{int fchown(int fd, uid\_t owner, gid\_t group)}
+ \funcdecl{int lchown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
+
+ Le funzioni cambiano utente e gruppo di appartenenza di un file ai valori
+ specificati dalle variabili \var{owner} e \var{group}.
+
+ Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un errore, in
+ caso di errore \texttt{errno} viene settato ai valori:
+ \begin{errlist}
+ \item \macro{EPERM} L'\textit{effective user id} non corrisponde a quello
+ del proprietario del file o non è zero, o utente e gruppo non sono validi
+ \end{errlist}
+ Oltre a questi entrambe restituiscono gli errori \macro{EROFS} e
+ \macro{EIO}; \func{chown} restituisce anche \macro{EFAULT},
+ \macro{ENAMETOOLONG}, \macro{ENOENT}, \macro{ENOMEM}, \macro{ENOTDIR},
+ \macro{EACCES}, \macro{ELOOP}; \func{fchown} anche \macro{EBADF}.
+\end{functions}
+In Linux soltanto l'amministratore può cambiare il proprietario di un file,
+seguendo la semantica di BSD che non consente agli utenti di assegnare i loro
+file ad altri (per evitare eventuali aggiramenti delle quote).
+L'amministratore può cambiare il gruppo di un file, il proprietario può
+cambiare il gruppo dei file che gli appartengono solo se il nuovo gruppo è il
+suo gruppo primario o uno dei gruppi a cui appartiene.
+
+La funzione \func{chown} segue i link simbolici, per operare direttamente su
+in link simbolico si deve usare la funzione \func{lchown}\footnote{fino alla
+ versione 2.1.81 in Linux \func{chown} non seguiva i link simbolici, da
+ allora questo comportamento è stato assegnato alla funzione \func{lchown},
+ introdotta per l'occazione, ed è stata creata una nuova system call per
+ \func{chown} che seguisse i link simbolici}. La funzione \func{fchown} opera
+su un file aperto, essa è mututata da BSD, ma non è nello standard POSIX.
+Un'altra estensione rispetto allo standard POSIX è che specificando -1 come
+valore per \var{owner} e \var{group} i valori restano immutati.
+
+Quando queste funzioni sono chiamate con successo da un processo senza i
+privilegi di root entrambi i bit \acr{suid} e \acr{sgid} vengono
+cancellati. Questo non avviene per il bit \acr{sgid} nel caso in cui esso
+sia usato (in assenza del corrispondente permesso di esecuzione) per indicare
+che per il file è attivo il \textit{mandatory locking}.
%La struttura fondamentale che contiene i dati essenziali relativi ai file è il
%cosiddetto \textit{inode}; questo conterrà informazioni come il
\section{La manipolazione delle caratteristiche dei files}
-\label{sec:filedir_infos}
+\label{sec:file_infos}
-Come spiegato in \secref{sec:fileintr_filesystem} tutte le informazioni
-generali relative alle caratteristiche di ciascun file sono mantenute
-nell'inode. Vedremo in questa sezione come sia possibile accedervi usando la
-funzione \texttt{stat} ed esamineremo alcune funzioni utilizzabili per
-manipolare una parte di questa informazione. Tutto quello che invece riguarda
-il meccanismo di controllo di accesso ad i file e le relative funzioni di
-manipolazione sarà invece esaminato in \secref{sec:filedir_access_control}.
+Come spiegato in \secref{sec:file_filesystem} tutte le informazioni
+generali relative alle caratteristiche di ciascun file, a partire dalle
+informazioni relative al controllo di accesso, sono mantenute nell'inode.
+
+Vedremo in questa sezione come sia possibile leggere tutte queste informazioni
+usando la funzione \texttt{stat}, che permette l'accesso a tutti i dati
+memorizzati nell'inode; esamineremo poi le varie funzioni usate per manipolare
+tutte queste informazioni (eccetto quelle che riguardano la gestione del
+controllo di accesso, già trattate in in \secref{sec:file_access_control}).
\subsection{Le funzioni \texttt{stat}, \texttt{fstat} e \texttt{lstat}}
-\label{sec:filedir_stat}
+\label{sec:file_stat}
La lettura delle informazioni relative ai file è fatta attraverso la famiglia
-delle funzioni \func{stat}, che è la funzione che il comando \cmd{ls} usa
-per poter stampare tutti i dati dei files. I prototipi di queste funzioni sono
-i seguenti:
+delle funzioni \func{stat}; questa è la funzione che il comando \cmd{ls} usa
+per poter ottenere e mostrare tutti i dati dei files. I prototipi di queste
+funzioni sono i seguenti:
\begin{functions}
\headdecl{sys/types.h}
\headdecl{sys/stat.h}
descriptor \var{filedes}.
Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un errore, in
- caso di errore \texttt{errno} viene settato ai valori:
- \begin{errlist}
- \item \texttt{EACCESS} non c'è il permesso di accedere al file.
- \item \texttt{ENOTDIR} una componente del pathname non è una directory.
- \item \texttt{ENOMEM} il kernel non ha a disposizione memoria sufficiente a
- completare l'operazione.
- \item \texttt{ENAMETOOLONG} il filename è troppo lungo.
- \end{errlist}
+ caso di errore \texttt{errno} può assumere uno dei valori: \macro{EBADF},
+ \macro{ENOENT}, \macro{ENOTDIR}, \macro{ELOOP}, \macro{EFAULT},
+ \macro{EACCESS}, \macro{ENOMEM}, \macro{ENAMETOOLONG}.
\end{functions}
La struttura \texttt{stat} è definita nell'header \texttt{sys/stat.h} e in
\normalsize
\caption{La struttura \texttt{stat} per la lettura delle informazioni dei
file}
- \label{fig:filedir_stat_struct}
+ \label{fig:file_stat_struct}
\end{figure}
Si noti come i vari membri della struttura siano specificati come tipi nativi
\subsection{I tipi di file}
-\label{sec:filedir_file_types}
+\label{sec:file_types}
-Come riportato in \tabref{tab:fileintr_file_types} in Linux oltre ai file e
+Come riportato in \tabref{tab:file_file_types} in Linux oltre ai file e
alle directory esistono vari altri oggetti che possono stare su un filesystem;
-il tipo di file è ritornato dalla \texttt{stat} nel campo \texttt{st\_mode}.
+il tipo di file è ritornato dalla \texttt{stat} nel campo \texttt{st\_mode}
+(che è quello che contiene anche le informazioni relative ai permessi).
Dato che il valore numerico può variare a seconda delle implementazioni, lo
standard POSIX definisce un insieme di macro per verificare il tipo di files,
queste vengono usate anche da Linux che supporta pure le estensioni per link
simbolici e socket definite da BSD, l'elenco completo di tutte le macro
-definite in GNU/Linux è riportato in \ntab:
+definite in GNU/Linux è riportato in \ntab.
\begin{table}[htb]
\centering
\footnotesize
\hline
\end{tabular}
\caption{Macro per i tipi di file (definite in \texttt{sys/stat.h})}
- \label{tab:filedir_file_type_macro}
+ \label{tab:file_type_macro}
\end{table}
Oltre a queste macro è possibile usare direttamente il valore di
\macro{S\_ISGID} & 0002000 & set GID bit \\
\macro{S\_ISVTX} & 0001000 & sticky bit \\
\hline
- \macro{S\_IRWXU} & 00700 & bitmask per i permessi del proprietario \\
+% \macro{S\_IRWXU} & 00700 & bitmask per i permessi del proprietario \\
\macro{S\_IRUSR} & 00400 & il proprietario ha permesso di lettura \\
\macro{S\_IWUSR} & 00200 & il proprietario ha permesso di scrittura \\
\macro{S\_IXUSR} & 00100 & il proprietario ha permesso di esecuzione\\
\hline
- \macro{S\_IRWXG} & 00070 & bitmask per i permessi del gruppo \\
+% \macro{S\_IRWXG} & 00070 & bitmask per i permessi del gruppo \\
\macro{S\_IRGRP} & 00040 & il gruppo ha permesso di lettura \\
\macro{S\_IWGRP} & 00020 & il gruppo ha permesso di scrittura \\
\macro{S\_IXGRP} & 00010 & il gruppo ha permesso di esecuzione \\
\hline
- \macro{S\_IRWXO} & 00007 & bitmask per i permessi di tutti gli altri\\
+% \macro{S\_IRWXO} & 00007 & bitmask per i permessi di tutti gli altri\\
\macro{S\_IROTH} & 00004 & gli altri hanno permesso di lettura \\
\macro{S\_IWOTH} & 00002 & gli altri hanno permesso di esecuzione \\
\macro{S\_IXOTH} & 00001 & gli altri hanno permesso di esecuzione \\
\end{tabular}
\caption{Costanti per l'identificazione dei vari bit che compongono il campo
\var{st\_mode} (definite in \texttt{sys/stat.h})}
- \label{tab:filedir_file_mode_flags}
+ \label{tab:file_mode_flags}
\end{table}
Il primo valore definisce la maschera dei bit usati nei quali viene
in cui prima si estraggono da \var{st\_mode} i bit relativi al tipo di file e
poi si effettua il confronto con la combinazione di tipi scelta.
+
\subsection{La dimensione dei file}
-\label{sec:filedir_file_size}
+\label{sec:file_file_size}
Il membro \var{st\_size} contiene la dimensione del file in byte (se il file
è un file normale, nel caso di un link simbolico al dimensione è quella del
che corrisponda all'occupazione dello spazio su disco per via della possibile
esistenza dei cosiddetti \textsl{buchi} (detti normalmente \textit{holes}) che
si formano tutte le volte che si va a scrivere su un file dopo aver eseguito
-una \func{seek} (vedi \secref{sec:fileunix_lseek}) oltre la sua conclusione
+una \func{seek} (vedi \secref{sec:file_lseek}) oltre la sua conclusione
corrente.
In tal caso si avranno differenti risultati a seconda del modi in cui si
\funcdecl{int ftruncate(int fd, off\_t length))} Identica a \func{truncate}
eccetto che si usa con un file aperto, specificato tramite il suo file
- descriptor \var{fd},
+ descriptor \var{fd}.
Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un errore, in
- caso di errore \texttt{errno} viene settato ai valori:
+ caso di errore \texttt{errno} viene settato opportunamente; per
+ \func{ftruncate} si hanno i valori:
\begin{errlist}
- \item \texttt{EACCESS} non c'è il permesso di accedere al file.
- \item \texttt{ENOTDIR} una componente del pathname non è una directory.
- \item \texttt{EMLOOP} ci sono troppi link simbolici nel pathname.
- \item \texttt{EFAULT} i puntatori usati sono fuori dallo spazio di indirizzi
- del processo.
- \item \texttt{ENOMEM} il kernel non ha a disposizione memoria sufficiente a
- completare l'operazione.
- \item \texttt{ENOENT} il file non esiste.
- \item \texttt{ENAMETOOLONG} il filename è troppo lungo.
+ \item \macro{EBADF} \var{fd} non è un file descriptor.
+ \item \texttt{EINVAL} \var{fd} è un riferimento ad un socket, non a un file
+ o non è aperto in scrittura.
\end{errlist}
+ per \func{truncate} si hanno:
+ \begin{errlist}
+ \item \texttt{EACCES} il file non ha permesso di scrittura o non si ha il
+ permesso di esecuzione una delle directory del pathname.
+ \item \texttt{ETXTBSY} Il file è un programma in esecuzione.
+ \end{errlist}
+ ed anche \macro{ENOTDIR}, \macro{ENAMETOOLONG}, \macro{ENOENT},
+ \macro{EROFS}, \macro{EIO}, \macro{EFAULT}, \macro{ELOOP}.
\end{functions}
Se il file è più lungo della lunghezza specificata i dati in eccesso saranno
\subsection{I tempi dei file}
-\label{sec:filedir_file_times}
+\label{sec:file_file_times}
Il sistema mantiene per ciascun file tre tempi. Questi sono registrati
nell'inode insieme agli altri attibuti del file e possono essere letti tramite
la funzione \func{stat}, che li restituisce attraverso tre campi della
-struttura in \figref{fig:filedir_stat_struct}. Il significato di detti tempi e
+struttura in \figref{fig:file_stat_struct}. Il significato di detti tempi e
dei relativi campi è riportato nello schema in \ntab:
\begin{table}[htb]
\hline
\end{tabular}
\caption{I tre tempi associati a ciascun file}
- \label{tab:filedir_file_times}
+ \label{tab:file_file_times}
\end{table}
Il primo punto da tenere presente è la differenza fra il cosiddetto tempo di
\caption{Effetti delle varie funzioni su tempi di ultimo accesso
\textsl{(a)}, ultima modifica \textsl{(m)} e ultimo cambiamento
\textsl{(c)}}
- \label{tab:filedir_times_effects}
+ \label{tab:file_times_effects}
\end{table}
Si noti infine come \var{st\_ctime} non abbia nulla a che fare con il tempo di
\subsection{La funzione \texttt{utime}}
-\label{sec:filedir_utime}
+\label{sec:file_utime}
I tempi di ultimo accesso e modifica possono essere cambiati usando la
funzione \func{utime}, il cui prototipo è:
-
-
-
\section{La manipolazione di file e directory}
-Come già accennato in \secref{sec:fileintr_filesystem} in un sistema unix-like
+Come già accennato in \secref{sec:file_filesystem} in un sistema unix-like
i file hanno delle caratteristiche specifiche dipendenti dall'architettura del
sistema, esamineremo qui allora le funzioni usate per la creazione di link
simbolici e diretti e per la gestione delle directory, approfondendo quanto
\subsection{Le funzioni \texttt{link} e \texttt{unlink}}
-\label{sec:fileintr_link}
+\label{sec:file_link}
Una delle caratteristiche comuni a vari sistemi operativi è quella di poter
creare dei nomi fittizi (alias o collegamenti) per potersi riferire allo
ma data la struttura del sistema ci sono due metodi sostanzialmente diversi
per fare questa operazione.
-Come spiegato in \secref{sec:fileintr_architecture} l'accesso al contenuto di
+Come spiegato in \secref{sec:file_architecture} l'accesso al contenuto di
un file su disco avviene attraverso il suo inode, e il nome che si trova in
una directory è solo una etichetta associata ad un puntatore a detto inode.
Questo significa che la realizzazione di un link è immediata in quanto uno
nome ai precedenti. Si noti che uno stesso file può essere così richiamato in
diverse directory.
-Per quanto dicevamo in \secref{sec:fileintr_filesystem} la creazione del
+Per quanto dicevamo in \secref{sec:file_filesystem} la creazione del
collegamento diretto è possibile solo se entrambi i pathname sono nello stesso
filesystem; inoltre il filesystem deve supportare i collegamenti diretti (non è
il caso ad esempio del filesystem \texttt{vfat} di windows).
in alcuni filesystem solo l'amministratore è in grado di creare un
collegamento diretto ad un'altra directory, questo lo si fa perché in questo
caso è possibile creare dei circoli nel filesystem (vedi
-\secref{sec:fileintr_symlink}) che molti programmi non sono in grado di
+\secref{sec:file_symlink}) che molti programmi non sono in grado di
gestire e la cui rimozione diventa estremamente complicata (in genere occorre
far girare il programma \texttt{fsck} per riparare il filesystem); data la sua
pericolosità in generale nei filesystem usati in Linux questa caratteristica è
\texttt{unlink} subito dopo.
\subsection{Le funzioni \texttt{remove} e \texttt{rename}}
-\label{sec:fileintr_remove}
+\label{sec:file_remove}
Al contrario di quanto avviene con altri unix in Linux non è possibile usare
\texttt{unlink} sulle directory, per cancellare una directory si può usare la
-funzione \texttt{rmdir} (vedi \secref{sec:filedir_dir_creat_rem}), oppure la
+funzione \texttt{rmdir} (vedi \secref{sec:file_dir_creat_rem}), oppure la
funzione \texttt{remove}. Questa è la funzione prevista dallo standard ANSI C
per cancellare un file o una directory (e funziona anche per i sistemi che non
supportano i link diretti), che per i file è identica alla \texttt{unlink} e
\item \texttt{ENOTDIR} Uno dei componenti dei pathname non è una directory
o\texttt{oldpath} è una directory e \texttt{newpath} esiste e non è una
directory.
- \item \texttt{EFAULT} o \texttt{oldpath} o \texttt{newpath} è fuori dello
- spazio di indirizzi del processo.
\item \texttt{EACCESS} Non c'è il permesso di scrittura per la directory in
cui si vuole creare il nuovo link o una delle directory del pathname non
consente la ricerca (permesso di esecuzione).
\texttt{newpath} hanno lo sticky bit attivo e i permessi del processo non
consentono rispettivamente la cancellazione e la creazione del file, o il
filesystem non supporta i link.
- \item \texttt{ENAMETOOLONG} uno dei pathname è troppo lungo.
- \item \texttt{ENOENT} Uno dei componenti del pathname non esiste o è un link
- simbolico spezzato.
- \item \texttt{ENOMEM} il kernel non ha a disposizione memoria sufficiente a
- completare l'operazione.
- \item \texttt{EROFS} I file sono su un filesystem montato in sola lettura.
- \item \texttt{ELOOP} Ci sono troppi link simbolici nella risoluzione del
- pathname.
\item \texttt{ENOSPC} Il device di destinazione non ha più spazio per la
nuova voce.
\end{errlist}
\end{prototype}
\subsection{I link simbolici}
-\label{sec:fileintr_symlink}
+\label{sec:file_symlink}
Siccome la funzione \texttt{link} crea riferimenti agli inodes, essa può
funzionare soltanto per file che risiedono sullo stesso filesystem, dato che
La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, in caso
di errore. La variabile \texttt{errno} viene settata secondo i codici di
errore standard di accesso ai file (trattati in dettaglio in
- \secref{sec:filedir_access_control}) ai quali si aggiungono i seguenti:
+ \secref{sec:file_access_control}) ai quali si aggiungono i seguenti:
\begin{errlist}
\item \texttt{EEXIST} Un file (o una directory) con quel nome esiste di
già.
\hline
\end{tabular}
\caption{Uso dei link simbolici da parte di alcune funzioni.}
- \label{tab:filedir_symb_effect}
+ \label{tab:file_symb_effect}
\end{table}
si noti che non si è specificato il comportamento delle funzioni che operano
con i file descriptor, in quanto la gestione del link simbolico viene in
\centering
\includegraphics[width=5cm]{img/link_loop.eps}
\caption{Esempio di loop nel filesystem creato con un link simbolico.}
- \label{fig:filedir_link_loop}
+ \label{fig:file_link_loop}
\end{figure}
Un caso comune che si può avere con i link simbolici è la creazione dei
anche ad un file che non esiste; ad esempio possiamo creare un file temporaneo
nella nostra directory con un link del tipo:
\begin{verbatim}
-$ln -s /tmp/tmp_file temporaneo
+$ ln -s /tmp/tmp_file temporaneo
\end{verbatim}%$
ma anche se \file{/tmp/tmp\_file} non esiste. Aprendo in scrittura
\file{temporaneo} questo verrà scritto; ma se cercassimo di accederlo in sola
\subsection{Le funzioni \texttt{mkdir} e \texttt{rmdir}}
-\label{sec:filedir_dir_creat_rem}
+\label{sec:file_dir_creat_rem}
Per creare una nuova directory si può usare la seguente funzione, omonima
dell'analogo comando di shell \texttt{mkdir}; per accedere ai tipi usati
La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un errore, in caso
di errore \texttt{errno} viene settata secondo i codici di errore standard
di accesso ai file (trattati in dettaglio in
- \secref{sec:filedir_access_control}) ai quali si aggiungono i seguenti:
+ \secref{sec:file_access_control}) ai quali si aggiungono i seguenti:
\begin{errlist}
\item \texttt{EACCESS}
Non c'è il permesso di scrittura per la directory in cui si vuole inserire
\subsection{Accesso alle directory}
-\label{sec:filedir_dir_read}
+\label{sec:file_dir_read}
Benché le directory siano oggetti del filesystem come tutti gli altri non ha
ovviamente senso aprirle come fossero dei file di dati. Può però essere utile
la funzione \texttt{opendir} apre uno di questi stream e la funzione
\texttt{readdir} legge il contenuto della directory, i cui elementi sono le
\textit{directory entries} (da distinguersi da quelle della cache di cui
-parlavamo in \secref{sec:fileintr_vfs}) in una opportuna struttura
+parlavamo in \secref{sec:file_vfs}) in una opportuna struttura
\texttt{struct dirent}.
+(NdA Il resto va scritto!!! É noioso e lo farò più avanti).
+
+
\subsection{La directory di lavoro}
-\label{sec:filedir_work_dir}
+\label{sec:file_work_dir}
A ciascun processo è associato ad una directory nel filesystem che è chiamata
directory corrente o directory di lavoro (\textit{current working directory})
fatta per compatibilità all'indietro con BSD, che non consente di specificare
la dimensione del buffer; esso deve essere allocato in precedenza ed avere una
dimensione superiore a \texttt{PATH\_MAX} (di solito 256 bytes, vedi
-\secref{sec:xxx_limits}; il problema è che in Linux non esiste una dimensione
+\secref{sec:xxx_limits}); il problema è che in Linux non esiste una dimensione
superiore per un pathname, per cui non è detto che il buffer sia sufficiente a
contenere il nome del file, e questa è la ragione principale per cui questa
funzione è deprecata.
Entrambe le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un
errore, in caso di errore \texttt{errno} viene settata secondo i codici di
errore standard di accesso ai file (trattati in dettaglio in
- \secref{sec:filedir_access_control}) ai quali si aggiunge il codice
+ \secref{sec:file_access_control}) ai quali si aggiunge il codice
\texttt{ENOTDIR} nel caso il \texttt{filename} indichi un file che non sia
una directory.
\end{prototype}