+ \label{fig:TCP_daytime_cunc_server_code}
+\end{figure}
+
+Stavolta (\texttt{\small 21--25}) la funzione \func{accept} è chiamata
+fornendo una struttura di indirizzi in cui saranno ritornati l'indirizzo IP e
+la porta da cui il client effettua la connessione, che in un secondo tempo,
+(\texttt{\small 39--43}), se il logging è abilitato, stamperemo sullo standard
+output.
+
+Quando \func{accept} ritorna il server chiama la funzione \func{fork}
+(\texttt{\small 26--30}) per creare il processo figlio che effettuerà
+(\texttt{\small 31--45}) tutte le operazioni relative a quella connessione,
+mentre il padre proseguirà l'esecuzione del ciclo principale in attesa di
+ulteriori connessioni.
+
+Si noti come il figlio operi solo sul socket connesso, chiudendo
+immediatamente (\texttt{\small 32}) il socket \var{list\_fd}; mentre il padre
+continua ad operare solo sul socket in ascolto chiudendo (\texttt{\small 47})
+\var{sock\_fd} al ritorno dalla \func{fork}. Per quanto abbiamo detto in
+\secref{sec:TCP_func_close} nessuna delle due chiamate a \func{close} causa
+l'innesco della sequenza di chiusura perché il numero di riferimenti al file
+descriptor non si è annullato.
+
+Infatti subito dopo la creazione del socket \var{list\_fd} ha una referenza, e
+lo stesso vale per \var{sock\_fd} dopo il ritorno di \func{accept}, ma dopo la
+\func{fork} i descrittori vengono duplicati nel padre e nel figlio per cui
+entrambi i socket si trovano con due referenze. Questo fa si che quando il
+padre chiude \var{sock\_fd} esso resta con una referenza da parte del figlio,
+e sarà definitivamente chiuso solo quando quest'ultimo, dopo aver completato
+le sue operazioni, chiamerà (\texttt{\small 44}) la funzione \func{close}.
+
+In realtà per il figlio non sarebbe necessaria nessuna chiamata a
+\func{close}, in quanto con la \func{exit} finale (\texttt{\small 45}) tutti i
+file descriptor, quindi anche quelli associati ai socket, vengono
+automaticamente chiusi. Tuttavia si è preferito effettuare esplicitamente le
+chiusure per avere una maggiore chiarezza del codice, e per evitare eventuali
+errori, prevenendo ad esempio un uso involontario del \textit{listening
+ descriptor}.
+
+Si noti invece come sia essenziale che il padre chiuda ogni volta il socket
+connesso dopo la \func{fork}; se così non fosse nessuno di questi socket
+sarebbe effettivamente chiuso dato che alla chiusura da parte del figlio
+resterebbe ancora un riferimento nel padre. Si avrebbero così due effetti: il
+padre potrebbe esaurire i descrittori disponibili (che sono un numero limitato
+per ogni processo) e soprattutto nessuna delle connessioni con i client
+verrebbe chiusa.
+
+Come per ogni server iterativo il lavoro di risposta viene eseguito
+interamente dal processo figlio. Questo si incarica (\texttt{\small 33}) di
+chiamare \func{time} per leggere il tempo corrente, e di stamparlo
+(\texttt{\small 34}) sulla stringa contenuta in \var{buffer} con l'uso di
+\func{snprintf} e \func{ctime}. Poi la stringa viene scritta (\texttt{\small
+ 35--38}) sul socket, controllando che non ci siano errori. Anche in questo
+caso si è evitato il ricorso a \func{FullWrite} in quanto la stringa è
+estremamente breve e verrà senz'altro scritta in un singolo segmento.
+
+Inoltre nel caso sia stato abilitato il \textit{logging} delle connessioni, si
+provvede anche (\texttt{\small 39--42}) a stampare sullo standard output
+l'indirizzo e la porta da cui il client ha effettuato la connessione, usando
+i valori contenuti nelle strutture restituite da \func{accept}, eseguendo le
+opportune conversioni con \func{inet\_ntop} e \func{atohs}.
+
+Ancora una volta l'esempio è estremamente semplificato, si noti come di nuovo
+non si sia gestita né la terminazione del processo né il suo uso come demone,
+che tra l'altro sarebbe stato incompatibile con l'uso della opzione di logging
+che stampa gli indirizzi delle connessioni sullo standard output. Un altro
+aspetto tralasciato è la gestione della terminazione dei processi figli,
+torneremo su questo più avanti quando tratteremo alcuni esempi di server più
+complessi.
+
+
+
+\section{Un esempio più completo: il servizio \textit{echo}}
+\label{sec:TCP_echo_application}
+
+L'esempio precedente, basato sul servizio \textit{daytime}, è un esempio molto
+elementare, in cui il flusso dei dati va solo nella direzione dal server al
+client. In questa sezione esamineremo un esempio di applicazione client/server
+un po' più complessa, che usi i socket TCP per una comunicazione in entrambe
+le direzioni.
+
+Ci limiteremo a fornire una implementazione elementare, che usi solo le
+funzioni di base viste finore, ma prenderemo in esame, oltre al comportamento
+in condizioni normali, anche tutti i possibili scenari particolari (errori,
+sconnessione della rete, crash del client o del server durante la connessione)
+che possono avere luogo durante l'impiego di un'applicazione di rete, partendo
+da una versione primitiva che dovrà essere rimaneggiata di volta in volta per
+poter tenere conto di tutte le evenienze che si possono manifestare nella vita
+reale di un'applicazione di rete, fino ad arrivare ad un'implementazione
+completa.
+
+
+\subsection{Il servizio \textit{echo}}
+\label{sec:TCP_echo}
+
+
+Nella ricerca di un servizio che potesse fare da esempio per una comunicazione
+bidirezionale, si è deciso, seguendo la scelta di Stevens in \cite{UNP1}, di
+usare il servizio \textit{echo}, che si limita a restituire in uscita quanto
+immesso in ingresso. Infatti, nonostante la sua estrema semplicità, questo
+servizio costituisce il prototipo ideale per una generica applicazione di rete
+in cui un server risponde alle richieste di un client. Nel caso di una
+applicazione più complessa quello che si potrà avere in più è una elaborazione
+dell'input del client, che in molti casi viene interpretato come un comando,
+da parte di un server che risponde fornendo altri dati in uscita.
+
+Il servizio \textit{echo} è uno dei servizi standard solitamente provvisti
+direttamente dal superserver \cmd{inetd}, ed è definito
+dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc0862.txt}{RFC~862}. Come dice il nome il
+servizio deve rimandare indietro sulla connessione i dati che gli vengono
+inviati; l'RFC descrive le specifiche sia per TCP che UDP, e per il primo
+stabilisce che una volta stabilita la connessione ogni dato in ingresso deve
+essere rimandato in uscita, fintanto che il chiamante non ha chiude la
+connessione; il servizio opera sulla porta 7.
+
+Nel nostro caso l'esempio sarà costituito da un client che legge una linea di
+caratteri dallo standard input e la scrive sul server. A sua volta il server
+leggerà la linea dalla connessione e la riscriverà immutata all'indietro. Sarà
+compito del client leggere la risposta del server e stamparla sullo standard
+output.
+
+
+\subsection{Il client: prima versione}
+\label{sec:TCP_echo_client}
+
+Il codice della prima versione client per il servizio \textit{echo},
+diponibile nel file \file{TCP_echo1.c}, è riportato in
+\figref{fig:TCP_echo_client_1}. Esso ricalca la struttura del precedente
+client per il servizio \textit{daytime} (vedi
+\secref{sec:TCP_daytime_client}), e la prima parte (\texttt{\small 10--27}) è
+sostanzialmente identica, a parte l'uso di una porta diversa.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15.6 cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echo_client.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Codice della prima versione del client \textit{echo}.}
+ \label{fig:TCP_echo_client_1}
+\end{figure}
+
+Al solito si è tralasciata la sezione relativa alla gestione delle opzioni a
+riga di comando; una volta dichiarate le variabili, si prosegue
+(\texttt{\small 10--13}) con della creazione del socket, con l'usuale
+controllo degli errori, la preparazione (\texttt{\small 14--17}) della
+struttura dell'indirizzo, che usa la porta 7 riservata al servizio
+\textit{echo}, l'indirizzo specificato a riga di comando appositamente
+convertito (\texttt{\small 18--22}). Una volta inizializzato l'indirizzo si si
+può eseguire (\texttt{\small 23--27}) la connessione al server secondo la
+stessa modalità usata in \secref{sec:TCP_daytime_client}.
+
+Completata la connessione, al ritorno di \func{connect}, per gestire il
+funzionamento del protocollo si usa la funzione \code{ClientEcho}, il cui
+codice si è riportato a parte in \figref{fig:TCPsimpl_client_echo_sub}. Questa
+si preoccupa di gestire tutta la comunicazione, leggendo una riga alla volta
+dallo standard input \file{stdin}, scrivendola sul socket e ristampando su
+\file{stdout} quanto ricevuto in risposta dal server. Al ritorno dalla
+funzione (\texttt{\small 30--31}) anche il programma termina.
+
+La funzione \code{ClientEcho} utilizza due buffer (\texttt{\small 3}) per
+gestire i dati inviati e letti sul socket. La comunicazione viene gestita
+all'interno di un ciclo (\texttt{\small 5--10}), i dati da inviare sulla
+connessione vengono presi dallo \file{stdin} usando la funzione \func{fgets},
+che legge una linea di testo (terminata da un \texttt{CR} e fino al massimo di
+\const{MAXLINE} caratteri) e la salva sul buffer di invio.
+
+Si usa poi (\texttt{\small 6}) la funzione \func{FullWrite}, vista in
+\secref{sec:sock_io_behav}, per scrivere i dati sul socket, gestendo
+automaticamente l'invio multiplo qualora una singola \func{write} non sia
+sufficiente. I dati vengono riletti indietro (\texttt{\small 7}) con una
+\func{FullRead} sul buffer di ricezione e viene inserita (\texttt{\small 8})
+la terminazione della stringa e per poter usare (\texttt{\small 9}) la
+funzione \func{fputs} per scriverli su \file{stdout}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15.6cm}
+ \includecodesample{listati/ClientEcho.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Codice della prima versione della funzione \texttt{ClientEcho} per
+ la gestione del servizio \textit{echo}.}
+ \label{fig:TCPsimpl_client_echo_sub}
+\end{figure}
+
+Quando si conluderà l'invio di dati mandando un end-of-file sullo standard
+inputo (ad esempio con la pressione di \texttt{C-d}) si avrà il ritorno di
+\func{fgets} con un puntatore nullo (si riveda quanto spiegato in
+\secref{sec:file_line_io}) e la conseguente uscita dal ciclo; al che la
+subroutine ritorna ed il nostro programma client termina.
+
+
+\subsection{Il server: prima versione}
+\label{sec:TCPsimp_server_main}
+
+La prima versione del server, \file{TCP_echod.c}, si compone di un
+corpo principale, costituito dalla funzione \code{main}. Questa si incarica
+di creare il socket, metterlo in ascolto di connessioni in arrivo e creare un
+processo figlio a cui delegare la gestione di ciascuna connessione. Questa
+parte, riportata in \figref{fig:TCPsimpl_serv_code}, è analoga a quella vista
+nel precedente esempio esaminato in \secref{sec:TCP_daytime_cunc_server}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15.6cm}
+ \includecodesample{listati/ElemEchoTCPServer.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Codice della funzione \code{main} della prima versione del server
+ per il servizio \textit{echo}.}
+ \label{fig:TCPsimpl_serv_code}