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15 I segnali sono il primo e più semplice meccanismo di comunicazione nei
16 confronti dei processi. Nella loro versione originale essi portano con sé
17 nessuna informazione che non sia il loro tipo; si tratta in sostanza di
18 un'interruzione software portata ad un processo.
20 In genere essi vengono usati dal kernel per riportare ai processi situazioni
21 eccezionali (come errori di accesso, eccezioni aritmetiche, ecc.) ma possono
22 anche essere usati come forma elementare di comunicazione fra processi (ad
23 esempio vengono usati per il controllo di sessione), per notificare eventi
24 (come la terminazione di un processo figlio), ecc.
26 In questo capitolo esamineremo i vari aspetti della gestione dei segnali,
27 partendo da una introduzione relativa ai concetti base con cui essi vengono
28 realizzati, per poi affrontarne la classificazione a secondo di uso e modalità
29 di generazione fino ad esaminare in dettaglio le funzioni e le metodologie di
30 gestione avanzate e le estensioni fatte all'interfaccia classica nelle nuovi
31 versioni dello standard POSIX.
34 \section{Introduzione}
37 In questa sezione esamineremo i concetti generali relativi ai segnali, vedremo
38 le loro caratteristiche di base, introdurremo le nozioni di fondo relative
39 all'architettura del funzionamento dei segnali e alle modalità con cui il
40 sistema gestisce l'interazione fra di essi ed i processi.
43 \subsection{I concetti base}
46 Come il nome stesso indica i segnali sono usati per notificare ad un processo
47 l'occorrenza di un qualche evento. Gli eventi che possono generare un segnale
48 sono vari; un breve elenco di possibili cause per l'emissione di un segnale è
52 \item un errore del programma, come una divisione per zero o un tentativo di
53 accesso alla memoria fuori dai limiti validi;
54 \item la terminazione di un processo figlio;
55 \item la scadenza di un timer o di un allarme;
56 \item il tentativo di effettuare un'operazione di input/output che non può
58 \item una richiesta dell'utente dal terminale di terminare o fermare il
60 \item l'invio esplicito da parte del processo stesso o di un altro.
63 Ciascuno di questi eventi, compresi gli ultimi due che pure sono controllati
64 dall'utente o da un altro processo, comporta l'intervento diretto da parte del
65 kernel che causa la generazione di un particolare tipo di segnale.
67 Quando un processo riceve un segnale, invece del normale corso del programma,
68 viene eseguita una azione predefinita o una apposita funzione di gestione che
69 può essere stata specificata dall'utente, nel qual caso si dice che si
70 \textsl{intercetta} il segnale. Riprendendo la terminologia originale da qui
71 in avanti faremo riferimento a questa funzione come al \textsl{gestore} del
72 segnale, traduzione approssimata dell'inglese \textit{signal handler}.
75 \subsection{Le \textsl{semantiche} del funzionamento dei segnali}
76 \label{sec:sig_semantics}
78 Negli anni il comportamento del sistema in risposta ai segnali è stato
79 modificato in vari modi nelle differenti implementazioni di Unix. Si possono
80 individuare due tipologie fondamentali di comportamento dei segnali (dette
81 \textsl{semantiche}) che vengono chiamate rispettivamente \textsl{semantica
82 affidabile} (o \textit{reliable}) e \textsl{semantica inaffidabile} (o
85 Nella \textsl{semantica inaffidabile}, che veniva implementata dalle prime
86 versioni di Unix, la funzione di gestione del segnale specificata dall'utente
87 non restava attiva una volta che era stata eseguita; era perciò compito
88 dell'utente ripetere l'installazione dello stesso all'interno del
89 \textsl{gestore} del segnale in tutti quei casi in cui si voleva che esso
93 \footnotesize \centering
94 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
95 \includecodesample{listati/unreliable_sig.c}
98 \caption{Esempio di codice di un gestore di segnale per la semantica
100 \label{fig:sig_old_handler}
103 In questo caso però è possibile una situazione in cui i segnali possono essere
104 perduti. Si consideri il segmento di codice riportato in
105 fig.~\ref{fig:sig_old_handler}: nel programma principale viene installato un
106 gestore (\texttt{\small 5}), la cui prima operazione (\texttt{\small 11}) è
107 quella di reinstallare se stesso. Se nell'esecuzione del gestore fosse
108 arrivato un secondo segnale prima che esso abbia potuto eseguire la
109 reinstallazione di se stesso per questo secondo segnale verrebbe eseguito il
110 comportamento predefinito, il che può comportare, a seconda dei casi, la
111 perdita del segnale (se l'impostazione predefinita è quella di ignorarlo) o la
112 terminazione immediata del processo; in entrambi i casi l'azione prevista dal
113 gestore non verrebbe eseguita.
115 Questa è la ragione per cui l'implementazione dei segnali secondo questa
116 semantica viene chiamata \textsl{inaffidabile}: infatti la ricezione del
117 segnale e la reinstallazione del suo gestore non sono operazioni atomiche, e
118 sono sempre possibili delle \textit{race condition} (si ricordi
119 sez.~\ref{sec:proc_multi_prog}). Un altro problema è che in questa semantica
120 non esiste un modo per bloccare i segnali quando non si vuole che arrivino; i
121 processi possono ignorare il segnale, ma non è possibile istruire il sistema a
122 non fare nulla in occasione di un segnale, pur mantenendo memoria del fatto
125 Nella semantica \textsl{affidabile} (quella utilizzata da Linux e da ogni Unix
126 moderno) il gestore una volta installato resta attivo e non si hanno tutti i
127 problemi precedenti. In questa semantica i segnali vengono \textsl{generati}
128 dal kernel per un processo all'occorrenza dell'evento che causa il segnale. In
129 genere questo viene fatto dal kernel impostando un apposito campo della
130 \struct{task\_struct} del processo nella \textit{process table} (si veda
131 fig.~\ref{fig:proc_task_struct}).
133 Si dice che il segnale viene \textsl{consegnato} al processo (dall'inglese
134 \textit{delivered}) quando viene eseguita l'azione per esso prevista, mentre
135 per tutto il tempo che passa fra la generazione del segnale e la sua consegna
136 esso è detto \textsl{pendente} (o \textit{pending}). In genere questa
137 procedura viene effettuata dallo \textit{scheduler} quando, riprendendo
138 l'esecuzione del processo in questione, verifica la presenza del segnale nella
139 \struct{task\_struct} e mette in esecuzione il gestore.
141 In questa semantica un processo ha la possibilità di bloccare la consegna dei
142 segnali, in questo caso, se l'azione per il suddetto segnale non è quella di
143 ignorarlo, il segnale resta \textsl{pendente} fintanto che il processo non lo
144 sblocca (nel qual caso viene consegnato) o imposta l'azione corrispondente per
147 Si tenga presente che il kernel stabilisce cosa fare con un segnale che è
148 stato bloccato al momento della consegna, non quando viene generato; questo
149 consente di cambiare l'azione per il segnale prima che esso venga consegnato,
150 e si può usare la funzione \func{sigpending} (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigmask})
151 per determinare quali segnali sono bloccati e quali sono pendenti.
153 Infine occorre precisare che i segnali predatano il supporto per i
154 \textit{thread} e vengono sempre inviati al processo come insieme, cosa che
155 può creare incertezza nel caso questo sia multi-\textit{thread}. In tal caso
156 quando è possibile determinare quale è il \textit{thread} specifico che deve
157 ricevere il segnale, come avviene per i segnali di errore, questo sarà inviato
158 solo a lui, altrimenti sarà inviato a discrezione del kernel ad uno qualunque
159 dei \textit{thread} del processo che possa riceverlo (che cioè non blocchi il
160 segnale), torneremo sull'argomento in sez.~\ref{sec:thread_signal}.
162 \subsection{Tipi di segnali}
163 \label{sec:sig_types}
165 In generale si tende a classificare gli eventi che possono generare dei
166 segnali in tre categorie principali: errori, eventi esterni e richieste
169 Un errore significa che un programma ha fatto qualcosa di sbagliato e non può
170 continuare ad essere eseguito. Non tutti gli errori causano dei segnali, in
171 genere le condizioni di errore più comuni comportano la restituzione di un
172 codice di errore da parte di una funzione di libreria. Sono gli errori che
173 possono avvenire nell'esecuzione delle istruzioni di un programma, come le
174 divisioni per zero o l'uso di indirizzi di memoria non validi, che causano
175 l'emissione di un segnale.
177 Un evento esterno ha in genere a che fare con le operazioni di lettura e
178 scrittura su file, o con l'interazione con dispositivi o con altri processi;
179 esempi di segnali di questo tipo sono quelli legati all'arrivo di dati in
180 ingresso, scadenze di un timer, terminazione di processi figli, la pressione
181 dei tasti di stop o di suspend su un terminale.
183 Una richiesta esplicita significa l'uso da parte di un programma delle
184 apposite funzioni di sistema, come \func{kill} ed affini (vedi
185 sez.~\ref{sec:sig_kill_raise}) per la generazione ``\textsl{manuale}'' di un
188 Si dice poi che i segnali possono essere \textsl{asincroni} o
189 \textsl{sincroni}. Un segnale \textsl{sincrono} è legato ad una azione
190 specifica di un programma ed è inviato (a meno che non sia bloccato) durante
191 tale azione. Molti errori generano segnali \textsl{sincroni}, così come la
192 richiesta esplicita da parte del processo tramite le chiamate al sistema.
193 Alcuni errori come la divisione per zero non sono completamente sincroni e
194 possono arrivare dopo qualche istruzione.
196 I segnali \textsl{asincroni} sono generati da eventi fuori dal controllo del
197 processo che li riceve, e arrivano in tempi impredicibili nel corso
198 dell'esecuzione del programma. Eventi esterni come la terminazione di un
199 processo figlio generano segnali \textsl{asincroni}, così come le richieste di
200 generazione di un segnale effettuate da altri processi.
202 In generale un tipo di segnale o è sincrono o è asincrono, salvo il caso in
203 cui esso sia generato attraverso una richiesta esplicita tramite chiamata al
204 sistema, nel qual caso qualunque tipo di segnale (quello scelto nella
205 chiamata) può diventare sincrono o asincrono a seconda che sia generato
206 internamente o esternamente al processo.
209 \subsection{La notifica dei segnali}
210 \label{sec:sig_notification}
212 Come accennato quando un segnale viene generato, se la sua azione predefinita
213 non è quella di essere ignorato, il kernel prende nota del fatto nella
214 \struct{task\_struct} del processo; si dice così che il segnale diventa
215 \textsl{pendente} (o \textit{pending}), e rimane tale fino al momento in cui
216 verrà notificato al processo o verrà specificata come azione quella di
219 Normalmente l'invio al processo che deve ricevere il segnale è immediato ed
220 avviene non appena questo viene rimesso in esecuzione dallo \textit{scheduler}
221 che esegue l'azione specificata. Questo a meno che il segnale in questione non
222 sia stato bloccato prima della notifica, nel qual caso l'invio non avviene ed
223 il segnale resta \textsl{pendente} indefinitamente.
225 Quando lo si sblocca un segnale \textsl{pendente} sarà subito notificato. Si
226 tenga presente però che tradizionalmente i segnali \textsl{pendenti} non si
227 accodano, alla generazione infatti il kernel marca un flag nella
228 \struct{task\_struct} del processo, per cui se prima della notifica ne vengono
229 generati altri il flag è comunque marcato, ed il gestore viene eseguito sempre
230 una sola volta. In realtà questo non vale nel caso dei cosiddetti segnali
231 \textit{real-time}, che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_real_time}, ma questa è
232 una funzionalità avanzata che per ora tralasceremo.
234 Si ricordi inoltre che se l'azione specificata per un segnale è quella di
235 essere ignorato questo sarà scartato immediatamente al momento della sua
236 generazione, e questo anche se in quel momento il segnale è bloccato, perché
237 bloccare su un segnale significa bloccarne la notifica. Per questo motivo un
238 segnale, fintanto che viene ignorato, non sarà mai notificato, anche se prima
239 è stato bloccato ed in seguito si è specificata una azione diversa, nel qual
240 caso solo i segnali successivi alla nuova specificazione saranno notificati.
242 Una volta che un segnale viene notificato, che questo avvenga subito o dopo
243 una attesa più o meno lunga, viene eseguita l'azione specificata per il
244 segnale. Per alcuni segnali (per la precisione \signal{SIGKILL} e
245 \signal{SIGSTOP}) questa azione è predeterminata dal kernel e non può essere
246 mai modificata, ma per tutti gli altri si può selezionare una delle tre
247 possibilità seguenti:
249 \item ignorare il segnale;
250 \item intercettare il segnale, ed utilizzare il gestore specificato;
251 \item accettare l'azione predefinita per quel segnale.
254 Un programma può specificare queste scelte usando le due funzioni
255 \func{signal} e \func{sigaction}, che tratteremo rispettivamente in
256 sez.~\ref{sec:sig_signal} e sez.~\ref{sec:sig_sigaction}. Se si è installato
257 un gestore sarà quest'ultimo ad essere eseguito alla notifica del segnale.
258 Inoltre il sistema farà si che mentre viene eseguito il gestore di un segnale,
259 quest'ultimo venga automaticamente bloccato, così si possono evitare alla
260 radice possibili \textit{race condition}.
262 Nel caso non sia stata specificata un'azione, viene utilizzata la cosiddetta
263 azione predefinita che, come vedremo in sez.~\ref{sec:sig_standard}, è propria
264 di ciascun segnale. Nella maggior parte dei casi questa azione comporta la
265 terminazione immediata del processo, ma per alcuni segnali che rappresentano
266 eventi innocui l'azione predefinita è di essere ignorati. Inoltre esistono
267 alcuni segnali la cui azione è semplicemente quella di fermare l'esecuzione
268 del programma, vale a dire portarlo nello stato di \textit{stopped} (lo stato
269 \texttt{T}, si ricordi tab.~\ref{tab:proc_proc_states} e quanto illustrato in
270 sez.~\ref{sec:proc_sched}).
272 Quando un segnale termina un processo il padre può determinare la causa della
273 terminazione esaminandone lo stato di uscita così come viene riportato dalle
274 funzioni \func{wait} e \func{waitpid} (vedi sez.~\ref{sec:proc_wait}). Questo
275 ad esempio è il modo in cui la shell determina i motivi della terminazione di
276 un programma e scrive un eventuale messaggio di errore.
280 I segnali che rappresentano errori del programma (divisione per zero o
281 violazioni di accesso) hanno come ulteriore caratteristica della loro azione
282 predefinita, oltre a terminare il processo, quella di scrivere nella directory
283 di lavoro corrente del processo di un file \file{core} su cui viene salvata
284 l'immagine della memoria del processo.
286 Questo file costituisce il cosiddetto \textit{core dump}, e contenendo
287 l'immagine della memoria del processo, consente di risalire allo stato dello
288 \textit{stack} (vedi sez.~\ref{sec:proc_mem_layout}) prima della
289 terminazione. Questo permette di esaminare il contenuto del file un secondo
290 tempo con un apposito programma (un \textit{debugger} come \cmd{gdb}) per
291 investigare sulla causa dell'errore, ed in particolare, grazie appunto ai dati
292 dello \textit{stack}, consente di identificare quale funzione ha causato
295 Si tenga presente che il \textit{core dump} viene creato non solo in caso di
296 errore effettivo, ma anche se il segnale per cui la sua creazione è prevista
297 nell'azione dell'azione predefinita viene inviato al programma con una delle
298 funzioni \func{kill}, \func{raise}, ecc.
303 \section{La classificazione dei segnali}
304 \label{sec:sig_classification}
306 Esamineremo in questa sezione quali sono i vari segnali definiti nel sistema,
307 quali sono le loro caratteristiche e la loro tipologia, tratteremo le varie
308 macro e costanti che permettono di identificarli, e illustreremo le funzioni
309 che ne stampano la descrizione.
312 \subsection{I segnali standard}
313 \label{sec:sig_standard}
315 Ciascun segnale è identificato dal kernel con un numero, ma benché per alcuni
316 segnali questi numeri siano sempre gli stessi, tanto da essere usati come
317 sinonimi, l'uso diretto degli identificativi numerici da parte dei programmi è
318 comunque da evitare, in quanto essi non sono mai stati standardizzati e
319 possono variare a seconda dell'implementazione del sistema, e nel caso di
320 Linux anche a seconda della architettura hardware e della versione del kernel.
322 Quelli che invece sono stati, almeno a grandi linee, standardizzati, sono i
323 nomi dei segnali e le costanti di preprocessore che li identificano, che sono
324 tutte nella forma \texttt{SIG\textsl{nome}}, e sono queste che devono essere
325 usate nei programmi. Come tutti gli altri nomi e le funzioni che concernono i
326 segnali, esse sono definite nell'header di sistema \headfile{signal.h}.
331 \begin{tabular}[c]{|l|c|c|l|}
333 \textbf{Segnale} &\textbf{Standard}&\textbf{Azione}&\textbf{Descrizione} \\
336 \signal{SIGHUP} &P & T & Hangup o terminazione del processo di
338 \signal{SIGINT} &PA& T & Interrupt da tastiera (\cmd{C-c}).\\
339 \signal{SIGQUIT} &P & C & Quit da tastiera (\cmd{C-y}).\\
340 \signal{SIGILL} &PA& C & Istruzione illecita.\\
341 \signal{SIGTRAP} &S & C & Trappole per un Trace/breakpoint.\\
342 \signal{SIGABRT} &PA& C & Segnale di abort da \func{abort}.\\
343 \signald{SIGIOT} &B & C & Trappola di I/O. Sinonimo di \signal{SIGABRT}.\\
344 \signal{SIGBUS} &BS& C & Errore sul bus (bad memory access).\\
345 \signal{SIGFPE} &AP& C & Errore aritmetico.\\
346 \signal{SIGKILL} &P & T& Segnale di terminazione forzata.\\
347 \signal{SIGUSR1} &P & T & Segnale utente numero 1.\\
348 \signal{SIGSEGV} &AP& C & Errore di accesso in memoria.\\
349 \signal{SIGUSR2} &P & T & Segnale utente numero 2.\\
350 \signal{SIGPIPE} &P & T & \textit{Pipe} spezzata.\\
351 \signal{SIGALRM} &P & T & Segnale del timer da \func{alarm}.\\
352 \signal{SIGTERM} &AP& T & Segnale di terminazione (\texttt{C-\bslash}).\\
353 \signal{SIGCHLD} &P & I & Figlio terminato o fermato.\\
354 \signal{SIGCONT} &P &-- & Continua se fermato.\\
355 \signal{SIGSTOP} &P & S & Ferma il processo.\\
356 \signal{SIGTSTP} &P & S & Pressione del tasto di stop sul terminale.\\
357 \signal{SIGTTIN} &P & S & Input sul terminale per un processo
359 \signal{SIGTTOU} &P & S & Output sul terminale per un processo
361 \signal{SIGURG} &BS& I & Ricezione di una \textit{urgent condition} su
363 \signal{SIGXCPU} &BS& C & Ecceduto il limite sul tempo di CPU.\\
364 \signal{SIGXFSZ} &BS& C & Ecceduto il limite sulla dimensione dei file.\\
365 \signal{SIGVTALRM}&BS& T& Timer di esecuzione scaduto.\\
366 \signal{SIGPROF} &BS& T & Timer del \textit{profiling} scaduto.\\
367 \signal{SIGWINCH}&B & I & Finestra ridimensionata (4.3BSD, Sun).\\
368 \signal{SIGIO} &B & T & L'I/O è possibile.\\
369 \signal{SIGPOLL} &VS& T & \textit{Pollable event}, sinonimo di
371 \signal{SIGPWR} &V & T & Fallimento dell'alimentazione.\\
372 \signal{SIGSYS} &VS& C & \textit{system call} sbagliata.\\
374 \signal{SIGSTKFLT}&?& T & Errore sullo stack del coprocessore (inusato).\\
375 \signald{SIGUNUSED}&?& C & Segnale inutilizzato (sinonimo di
378 \signal{SIGCLD} &V & I & Sinonimo di \signal{SIGCHLD}.\\
379 \signal{SIGEMT} &V & C & Trappola di emulatore.\\
380 \signal{SIGINFO} &B & T & Sinonimo di \signal{SIGPWR}.\\
381 \signal{SIGLOST} &? & T & Perso un lock sul file, sinonimo
382 di \signal{SIGIO} (inusato).\\
385 \caption{Lista dei segnali ordinari in Linux.}
386 \label{tab:sig_signal_list}
389 In tab.~\ref{tab:sig_signal_list} si è riportato l'elenco completo dei segnali
390 ordinari definiti su Linux per tutte le possibili architetture (tratteremo
391 quelli \textit{real-time} in sez.~\ref{sec:sig_real_time}). Ma si tenga
392 presente che solo quelli elencati nella prima sezione della tabella sono
393 presenti su tutte le architetture. Nelle sezioni successive si sono riportati
394 rispettivamente quelli che esistono solo sull'architettura PC e quelli che non
395 esistono sull'architettura PC, ma sono definiti su altre.
397 Alcuni segnali erano previsti fin dallo standard ANSI C, ed i segnali sono
398 presenti in tutti i sistemi unix-like, ma l'elenco di quelli disponibili non è
399 uniforme, ed alcuni di essi sono presenti solo su alcune implementazioni o
400 architetture hardware, ed anche il loro significato può variare. Per questo si
401 sono riportati nella seconda colonna della tabella riporta gli standard in cui
402 ciascun segnale è stato definito, indicati con altrettante lettere da
403 interpretare secondo la legenda di tab.~\ref{tab:sig_standard_leg}. Si tenga
404 presente che il significato dei segnali è abbastanza indipendente dalle
405 implementazioni solo per quelli definiti negli standard POSIX.1-1990 e
408 Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_notification} a ciascun segnale è
409 associata una specifica azione predefinita che viene eseguita quando nessun
410 gestore è installato. Le azioni predefinite possibili, che abbiamo già
411 descritto in sez.~\ref{sec:sig_notification}, sono state riportate in
412 tab.~\ref{tab:sig_signal_list} nella terza colonna, e di nuovo sono state
413 indicate con delle lettere la cui legenda completa è illustrata in
414 tab.~\ref{tab:sig_action_leg}).
418 \begin{tabular}[c]{|c|l|}
420 \textbf{Sigla} & \textbf{Standard} \\
424 B & BSD (4.2 BSD e Sun).\\
426 S & SUSv2 (e POSIX.1-2001).\\
431 \caption{Legenda dei valori degli standard riportati nella seconda colonna
432 di tab.~\ref{tab:sig_signal_list}.}
433 \label{tab:sig_standard_leg}
436 Si inoltre noti come \signal{SIGCONT} sia l'unico segnale a non avere
437 l'indicazione di una azione predefinita nella terza colonna di
438 tab.~\ref{tab:sig_signal_list}, questo perché il suo effetto è sempre quello
439 di far ripartire un programma in stato \texttt{T} fermato da un segnale di
440 stop. Inoltre i segnali \signal{SIGSTOP} e \signal{SIGKILL} si distinguono da
441 tutti gli altri per la specifica caratteristica di non potere essere né
442 intercettati, né bloccati, né ignorati.
447 \begin{tabular}[c]{|c|l|}
449 \textbf{Sigla} & \textbf{Significato} \\
452 T & L'azione predefinita è terminare il processo.\\
453 C & L'azione predefinita è terminare il processo e scrivere un
454 \textit{core dump}.\\
455 I & L'azione predefinita è ignorare il segnale.\\
456 S & L'azione predefinita è fermare il processo.\\
459 \caption{Legenda delle azioni predefinite dei segnali riportate nella terza
460 colonna di tab.~\ref{tab:sig_signal_list}.}
461 \label{tab:sig_action_leg}
464 Il numero totale di segnali presenti è dato dalla macro \macrod{NSIG} (e tiene
465 conto anche di quelli \textit{real-time}) e dato che i numeri dei segnali sono
466 allocati progressivamente, essa corrisponde anche al successivo del valore
467 numerico assegnato all'ultimo segnale definito. La descrizione dettagliata
468 del significato dei precedenti segnali, raggruppati per tipologia, verrà
469 affrontata nei paragrafi successivi.
472 \subsection{I segnali di errore}
473 \label{sec:sig_prog_error}
475 Questi segnali sono generati quando il sistema, o in certi casi direttamente
476 l'hardware (come per i \textit{page fault} non validi o le eccezioni del
477 processore) rileva un qualche errore insanabile nel programma in
478 esecuzione. In generale la generazione di questi segnali significa che il
479 programma ha dei gravi problemi (ad esempio ha dereferenziato un puntatore non
480 valido o ha eseguito una operazione aritmetica proibita) e l'esecuzione non
481 può essere proseguita.
483 In genere si intercettano questi segnali per permettere al programma di
484 terminare in maniera pulita, ad esempio per ripristinare le impostazioni della
485 console o eliminare i file di lock prima dell'uscita. In questo caso il
486 gestore deve concludersi ripristinando l'azione predefinita e rialzando il
487 segnale, in questo modo il programma si concluderà senza effetti spiacevoli,
488 ma riportando lo stesso stato di uscita che avrebbe avuto se il gestore non ci
491 L'azione predefinita per tutti questi segnali è causare la terminazione del
492 processo che li ha causati. In genere oltre a questo il segnale provoca pure
493 la registrazione su disco di un file di \textit{core dump}, che un debugger
494 può usare per ricostruire lo stato del programma al momento della
495 terminazione. Questi segnali sono:
496 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
497 \item[\signald{SIGFPE}] Riporta un errore aritmetico fatale. Benché il nome
498 derivi da \textit{floating point exception} si applica a tutti gli errori
499 aritmetici compresa la divisione per zero e l'overflow. Se il gestore
500 ritorna il comportamento del processo è indefinito, ed ignorare questo
501 segnale può condurre ad un ciclo infinito.
503 % Per questo segnale le cose sono complicate dal fatto che possono esserci
504 % molte diverse eccezioni che \signal{SIGFPE} non distingue, mentre lo
505 % standard IEEE per le operazioni in virgola mobile definisce varie eccezioni
506 % aritmetiche e richiede che esse siano notificate.
507 % TODO trovare altre info su SIGFPE e trattare la notifica delle eccezioni
509 \item[\signald{SIGILL}] Il nome deriva da \textit{illegal instruction},
510 significa che il programma sta cercando di eseguire una istruzione
511 privilegiata o inesistente, in generale del codice illecito. Poiché il
512 compilatore del C genera del codice valido si ottiene questo segnale se il
513 file eseguibile è corrotto o si stanno cercando di eseguire dei dati.
514 Quest'ultimo caso può accadere quando si passa un puntatore sbagliato al
515 posto di un puntatore a funzione, o si eccede la scrittura di un vettore di
516 una variabile locale, andando a corrompere lo \textit{stack}. Lo stesso
517 segnale viene generato in caso di overflow dello \textit{stack} o di
518 problemi nell'esecuzione di un gestore. Se il gestore ritorna il
519 comportamento del processo è indefinito.
521 \item[\signald{SIGSEGV}] Il nome deriva da \textit{segment violation}, e
522 significa che il programma sta cercando di leggere o scrivere in una zona di
523 memoria protetta al di fuori di quella che gli è stata riservata dal
524 sistema. In genere è il meccanismo della protezione della memoria che si
525 accorge dell'errore ed il kernel genera il segnale. È tipico ottenere
526 questo segnale dereferenziando un puntatore nullo o non inizializzato
527 leggendo al di là della fine di un vettore. Se il gestore ritorna il
528 comportamento del processo è indefinito.
530 \item[\signald{SIGBUS}] Il nome deriva da \textit{bus error}. Come
531 \signal{SIGSEGV} questo è un segnale che viene generato di solito quando si
532 dereferenzia un puntatore non inizializzato, la differenza è che
533 \signal{SIGSEGV} indica un accesso non permesso su un indirizzo esistente
534 (al di fuori dallo \textit{heap} o dallo \textit{stack}), mentre
535 \signal{SIGBUS} indica l'accesso ad un indirizzo non valido, come nel caso
536 di un puntatore non allineato.
538 \item[\signald{SIGABRT}] Il nome deriva da \textit{abort}. Il segnale indica
539 che il programma stesso ha rilevato un errore che viene riportato chiamando
540 la funzione \func{abort}, che genera questo segnale.
542 \item[\signald{SIGTRAP}] È il segnale generato da un'istruzione di breakpoint o
543 dall'attivazione del tracciamento per il processo. È usato dai programmi per
544 il debugging e un programma normale non dovrebbe ricevere questo segnale.
546 \item[\signald{SIGSYS}] Sta ad indicare che si è eseguita una istruzione che
547 richiede l'esecuzione di una \textit{system call}, ma si è fornito un codice
548 sbagliato per quest'ultima.
550 \item[\signald{SIGEMT}] Il nome sta per \textit{emulation trap}. Il segnale non
551 è previsto da nessuno standard ed è definito solo su alcune architetture che
552 come il vecchio PDP11 prevedono questo tipo di interruzione, non è presente
557 \subsection{I segnali di terminazione}
558 \label{sec:sig_termination}
560 Questo tipo di segnali sono usati per terminare un processo; hanno vari nomi a
561 causa del differente uso che se ne può fare, ed i programmi possono
562 trattarli in maniera differente.
564 La ragione per cui può essere necessario intercettare questi segnali è che il
565 programma può dover eseguire una serie di azioni di pulizia prima di
566 terminare, come salvare informazioni sullo stato in cui si trova, cancellare
567 file temporanei, o ripristinare delle condizioni alterate durante il
568 funzionamento (come il modo del terminale o le impostazioni di una qualche
569 periferica). L'azione predefinita di questi segnali è di terminare il
570 processo, questi segnali sono:
571 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
572 \item[\signald{SIGTERM}] Il nome sta per \textit{terminate}. È un segnale
573 generico usato per causare la conclusione di un programma. È quello che
574 viene generato di default dal comando \cmd{kill}. Al contrario di
575 \signal{SIGKILL} può essere intercettato, ignorato, bloccato. In genere lo
576 si usa per chiedere in maniera ``\textsl{educata}'' ad un processo di
579 \item[\signald{SIGINT}] Il nome sta per \textit{interrupt}. È il segnale di
580 interruzione per il programma. È quello che viene generato di default dal
581 dall'invio sul terminale del carattere di controllo ``\textit{INTR}'',
582 \textit{interrupt} appunto, che viene generato normalmente dalla sequenza
583 \cmd{C-c} sulla tastiera.
585 \item[\signald{SIGQUIT}] È analogo a \signal{SIGINT} con la differenza che è
586 controllato da un altro carattere di controllo, ``\textit{QUIT}'',
587 corrispondente alla sequenza \texttt{C-\bslash} sulla tastiera. A differenza
588 del precedente l'azione predefinita, oltre alla terminazione del processo,
589 comporta anche la creazione di un \textit{core dump}. In genere lo si può
590 pensare come corrispondente ad una condizione di errore del programma
591 rilevata dall'utente. Per questo motivo non è opportuno fare eseguire al
592 gestore di questo segnale le operazioni di pulizia normalmente previste
593 (tipo la cancellazione di file temporanei), dato che in certi casi esse
594 possono eliminare informazioni utili nell'esame dei \textit{core dump}.
596 \item[\signald{SIGKILL}] Il nome è utilizzato per terminare in maniera immediata
597 qualunque programma. Questo segnale non può essere né intercettato, né
598 ignorato, né bloccato, per cui causa comunque la terminazione del processo.
599 In genere esso viene generato solo per richiesta esplicita dell'utente dal
600 comando (o tramite la funzione) \cmd{kill}. Dato che non lo si può
601 intercettare è sempre meglio usarlo come ultima risorsa quando metodi meno
602 brutali, come \signal{SIGTERM} o \cmd{C-c} non funzionano.
604 Se un processo non risponde a nessun altro segnale \signal{SIGKILL} ne causa
605 sempre la terminazione (in effetti il fallimento della terminazione di un
606 processo da parte di \signal{SIGKILL} costituirebbe un malfunzionamento del
607 kernel). Talvolta è il sistema stesso che può generare questo segnale quando
608 per condizioni particolari il processo non può più essere eseguito neanche
609 per eseguire un gestore.
611 \item[\signald{SIGHUP}] Il nome sta per \textit{hang-up}. Segnala che il
612 terminale dell'utente si è disconnesso, ad esempio perché si è interrotta la
613 rete. Viene usato anche per riportare la terminazione del processo di
614 controllo di un terminale a tutti i processi della sessione (vedi
615 sez.~\ref{sec:sess_job_control}), in modo che essi possano disconnettersi
616 dal relativo terminale. Viene inoltre usato in genere per segnalare ai
617 programmi di servizio (i cosiddetti \textsl{demoni}, vedi
618 sez.~\ref{sec:sess_daemon}), che non hanno un terminale di controllo, la
619 necessità di reinizializzarsi e rileggere il file (o i file) di
624 \subsection{I segnali di allarme}
625 \label{sec:sig_alarm}
627 Questi segnali sono generati dalla scadenza di un timer (vedi
628 sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort}). Il loro comportamento predefinito è quello di
629 causare la terminazione del programma, ma con questi segnali la scelta
630 predefinita è irrilevante, in quanto il loro uso presuppone sempre la
631 necessità di un gestore. Questi segnali sono:
632 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
633 \item[\signald{SIGALRM}] Il nome sta per \textit{alarm}. Segnale la scadenza di
634 un timer misurato sul tempo reale o sull'orologio di sistema. È normalmente
635 usato dalla funzione \func{alarm}.
637 \item[\signald{SIVGTALRM}] Il nome sta per \textit{virtual alarm}. È analogo al
638 precedente ma segnala la scadenza di un timer sul tempo di CPU usato dal
641 \item[\signald{SIGPROF}] Il nome sta per \textit{profiling}. Indica la scadenza
642 di un timer che misura sia il tempo di CPU speso direttamente dal processo
643 che quello che il sistema ha speso per conto di quest'ultimo. In genere
644 viene usato dagli strumenti che servono a fare la profilazione dell'utilizzo
645 del tempo di CPU da parte del processo.
649 \subsection{I segnali di I/O asincrono}
650 \label{sec:sig_asyncio}
652 Questi segnali operano in congiunzione con le funzioni di I/O asincrono. Per
653 questo occorre comunque usare \func{fcntl} per abilitare un file descriptor a
654 generare questi segnali. L'azione predefinita è di essere ignorati. Questi
656 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
657 \item[\signald{SIGIO}] Questo segnale viene inviato quando un file descriptor è
658 pronto per eseguire dell'input/output. In molti sistemi solo i socket e i
659 terminali possono generare questo segnale, in Linux questo può essere usato
660 anche per i file, posto che la chiamata a \func{fcntl} che lo attiva abbia
663 \item[\signald{SIGURG}] Questo segnale è inviato quando arrivano dei dati
664 urgenti o \textit{out-of-band} su di un socket; per maggiori dettagli al
665 proposito si veda sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}.
667 \item[\signald{SIGPOLL}] Questo segnale è definito nella standard POSIX.1-2001,
668 ed è equivalente a \signal{SIGIO} che invece deriva da BSD. Su Linux è
669 definito per compatibilità con i sistemi System V.
673 \subsection{I segnali per il controllo di sessione}
674 \label{sec:sig_job_control}
676 Questi sono i segnali usati dal controllo delle sessioni e dei processi, il
677 loro uso è specializzato e viene trattato in maniera specifica nelle sezioni
678 in cui si trattano gli argomenti relativi. Questi segnali sono:
679 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
680 \item[\signald{SIGCHLD}] Questo è il segnale mandato al processo padre quando un
681 figlio termina o viene fermato. L'azione predefinita è di ignorare il
682 segnale, la sua gestione è trattata in sez.~\ref{sec:proc_wait}.
684 \item[\signald{SIGCLD}] Per Linux questo è solo un segnale identico al
685 precedente e definito come sinonimo. Il nome è obsoleto, deriva dalla
686 definizione del segnale su System V, ed oggi deve essere evitato.
688 \item[\signald{SIGCONT}] Il nome sta per \textit{continue}. Il segnale viene
689 usato per fare ripartire un programma precedentemente fermato da
690 \signal{SIGSTOP}. Questo segnale ha un comportamento speciale, e fa sempre
691 ripartire il processo prima della sua consegna. Il comportamento predefinito
692 è di fare solo questo; il segnale non può essere bloccato. Si può anche
693 installare un gestore, ma il segnale provoca comunque il riavvio del
696 La maggior pare dei programmi non hanno necessità di intercettare il
697 segnale, in quanto esso è completamente trasparente rispetto all'esecuzione
698 che riparte senza che il programma noti niente. Si possono installare dei
699 gestori per far sì che un programma produca una qualche azione speciale
700 se viene fermato e riavviato, come per esempio riscrivere un prompt, o
703 \item[\signald{SIGSTOP}] Il segnale ferma l'esecuzione di un processo, lo porta
704 cioè nello stato \textit{stopped} (vedi sez.~\ref{sec:proc_sched}). Il
705 segnale non può essere né intercettato, né ignorato, né bloccato.
707 \item[\signald{SIGTSTP}] Il nome sta per \textit{interactive stop}. Il segnale
708 ferma il processo interattivamente, ed è generato dal carattere
709 ``\textit{SUSP}'', prodotto dalla combinazione di tasti \cmd{C-z}, ed al
710 contrario di \signal{SIGSTOP} può essere intercettato e ignorato. In genere
711 un programma installa un gestore per questo segnale quando vuole lasciare il
712 sistema o il terminale in uno stato definito prima di fermarsi; se per
713 esempio un programma ha disabilitato l'eco sul terminale può installare un
714 gestore per riabilitarlo prima di fermarsi.
716 \item[\signald{SIGTTIN}] Un processo non può leggere dal terminale se esegue
717 una sessione di lavoro in \textit{background}. Quando un processo in
718 \textit{background} tenta di leggere da un terminale viene inviato questo
719 segnale a tutti i processi della sessione di lavoro. L'azione predefinita è
720 di fermare il processo. L'argomento è trattato in
721 sez.~\ref{sec:sess_job_control_overview}.
723 \item[\signald{SIGTTOU}] Segnale analogo al precedente \signal{SIGTTIN}, ma
724 generato quando si tenta di scrivere sul terminale o modificarne uno dei
725 modi con un processo in \textit{background}. L'azione predefinita è di
726 fermare il processo, l'argomento è trattato in
727 sez.~\ref{sec:sess_job_control_overview}.
731 \subsection{I segnali di operazioni errate}
732 \label{sec:sig_oper_error}
734 Questi segnali sono usati per riportare al programma errori generati da
735 operazioni da lui eseguite; non indicano errori del programma quanto errori
736 che impediscono il completamento dell'esecuzione dovute all'interazione con il
737 resto del sistema. L'azione predefinita di questi segnali è normalmente
738 quella di terminare il processo, questi segnali sono:
739 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
740 \item[\signald{SIGPIPE}] Sta per \textit{Broken pipe}. Se si usano delle
741 \textit{pipe}, (o delle FIFO o dei socket) è necessario, prima che un
742 processo inizi a scrivere su una di esse, che un altro l'abbia aperta in
743 lettura (si veda sez.~\ref{sec:ipc_pipes}). Se il processo in lettura non è
744 partito o è terminato inavvertitamente alla scrittura sulla \textit{pipe} il
745 kernel genera questo segnale. Se il segnale è bloccato, intercettato o
746 ignorato la chiamata che lo ha causato fallisce, restituendo l'errore
749 \item[\signald{SIGXCPU}] Sta per \textit{CPU time limit exceeded}. Questo
750 segnale è generato quando un processo eccede il limite impostato per il
751 tempo di CPU disponibile, vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}. Fino al
752 kernel 2.2 terminava semplicemente il processo, a partire dal kernel 2.4,
753 seguendo le indicazioni dello standard POSIX.1-2001 viene anche generato un
756 \item[\signald{SIGXFSZ}] Sta per \textit{File size limit exceeded}. Questo
757 segnale è generato quando un processo tenta di estendere un file oltre le
758 dimensioni specificate dal limite impostato per le dimensioni massime di un
759 file, vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}. Fino al kernel 2.2 terminava
760 semplicemente il processo, a partire dal kernel 2.4, seguendo le indicazioni
761 dello standard POSIX.1-2001 viene anche generato un \textit{core dump}.
763 \item[\signald{SIGLOST}] Sta per \textit{Resource lost}. Tradizionalmente è il
764 segnale che viene generato quando si perde un advisory lock su un file su
765 NFS perché il server NFS è stato riavviato. Il progetto GNU lo utilizza per
766 indicare ad un client il crollo inaspettato di un server. In Linux è
767 definito come sinonimo di \signal{SIGIO} e non viene più usato.
771 \subsection{Ulteriori segnali}
772 \label{sec:sig_misc_sig}
774 Raccogliamo qui infine una serie di segnali che hanno scopi differenti non
775 classificabili in maniera omogenea. Questi segnali sono:
776 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
777 \item[\signald{SIGUSR1}] Insieme a \signal{SIGUSR2} è un segnale a disposizione
778 dell'utente che lo può usare per quello che vuole. Viene generato solo
779 attraverso l'invocazione della funzione \func{kill}. Entrambi i segnali
780 possono essere utili per implementare una comunicazione elementare fra
781 processi diversi, o per eseguire a richiesta una operazione utilizzando un
782 gestore. L'azione predefinita è di terminare il processo.
783 \item[\signald{SIGUSR2}] È il secondo segnale a disposizione degli utenti. Per
784 il suo utilizzo vale esattamente quanto appena detto per \signal{SIGUSR1}.
785 \item[\signald{SIGWINCH}] Il nome sta per \textit{window (size) change} e viene
786 generato in molti sistemi (GNU/Linux compreso) quando le dimensioni (in
787 righe e colonne) di un terminale vengono cambiate. Viene usato da alcuni
788 programmi testuali per riformattare l'uscita su schermo quando si cambia
789 dimensione a quest'ultimo. L'azione predefinita è di essere ignorato.
790 \item[\signald{SIGINFO}] Il segnale indica una richiesta di informazioni. È
791 usato con il controllo di sessione, causa la stampa di informazioni da parte
792 del processo leader del gruppo associato al terminale di controllo, gli
793 altri processi lo ignorano. Su Linux però viene utilizzato come sinonimo di
794 \signal{SIGPWR} e l'azione predefinita è di terminare il processo.
795 \item[\signald{SIGPWR}] Il segnale indica un cambio nello stato di
796 alimentazione di un eventuale gruppo di continuità e viene usato
797 principalmente per segnalare l'assenza ed il ritorno della corrente. Viene
798 usato principalmente con \cmd{init} per attivare o fermare le procedure di
799 spegnimento automatico all'esaurimento delle batterie. L'azione predefinita
800 è di terminare il processo.
801 \item[\signald{SIGSTKFLT}] Indica un errore nello stack del coprocessore
802 matematico, è definito solo per le architetture PC, ma è completamente
803 inusato. L'azione predefinita è di terminare il processo.
807 \subsection{Le funzioni \func{strsignal} e \func{psignal}}
808 \label{sec:sig_strsignal}
810 Per la descrizione dei segnali il sistema mette a disposizione due funzioni
811 che stampano un messaggio di descrizione specificando il numero del segnale
812 con una delle costanti di tab.~\ref{tab:sig_signal_list}. In genere si usano
813 quando si vuole notificare all'utente il segnale ricevuto, ad esempio nel caso
814 di terminazione di un processo figlio o di un gestore che gestisce più
817 La prima funzione, \funcd{strsignal}, è una estensione GNU fornita dalla
818 \acr{glibc}, ed è accessibile solo avendo definito la macro
819 \macro{\_GNU\_SOURCE}, il suo comportamento è analogo a quello della funzione
820 \func{strerror} (si veda sez.~\ref{sec:sys_strerror}) usata per notificare gli
825 \fdecl{char *strsignal(int signum)}
826 \fdesc{Ottiene la descrizione di un segnale.}
829 {La funzione ritorna puntatore ad una stringa che descrive il segnale, non
830 sono previste condizioni di errore ed \var{errno} non viene modificata.}
834 La funzione ritorna sempre il puntatore ad una stringa che contiene la
835 descrizione del segnale indicato dall'argomento \param{signum}, se questo non
836 indica un segnale valido viene restituito il puntatore ad una stringa che
837 segnale che il valore indicato non è valido. Dato che la stringa è allocata
838 staticamente non se ne deve modificare il contenuto, che resta valido solo
839 fino alla successiva chiamata di \func{strsignal}. Nel caso si debba mantenere
840 traccia del messaggio sarà necessario copiarlo.
842 La seconda funzione, \funcd{psignal}, deriva da BSD ed è analoga alla funzione
843 \func{perror} descritta in sez.~\ref{sec:sys_strerror}, il suo prototipo è:
847 \fdecl{void psignal(int sig, const char *s)}
848 \fdesc{Stampa un messaggio di descrizione di un segnale.}
850 {La funzione non ritorna nulla e non prevede errori.}
853 La funzione stampa sullo \textit{standard error} un messaggio costituito dalla
854 stringa passata nell'argomento \param{s}, seguita dal carattere di due punti
855 ed una descrizione del segnale indicato dall'argomento \param{sig}.
857 Una modalità alternativa per utilizzare le descrizioni restituite da
858 \func{strsignal} e \func{psignal} è quello di usare la variabile globale
859 \var{sys\_siglist}, che è definita in \headfile{signal.h} e può essere
860 acceduta con la dichiarazione:
861 \includecodesnip{listati/siglist.c}
863 L'array \var{sys\_siglist} contiene i puntatori alle stringhe di descrizione,
864 indicizzate per numero di segnale, per cui una chiamata del tipo di \code{char
865 *decr = strsignal(SIGINT)} può essere sostituita dall'equivalente \code{char
866 *decr = sys\_siglist[SIGINT]}.
870 \section{La gestione di base dei segnali}
871 \label{sec:sig_management}
873 I segnali sono il primo e più classico esempio di eventi asincroni, cioè di
874 eventi che possono accadere in un qualunque momento durante l'esecuzione di un
875 programma. Per questa loro caratteristica la loro gestione non può essere
876 effettuata all'interno del normale flusso di esecuzione dello stesso, ma è
877 delegata appunto agli eventuali gestori che si sono installati.
879 In questa sezione vedremo come si effettua la gestione dei segnali, a partire
880 dalla loro interazione con le \textit{system call}, passando per le varie
881 funzioni che permettono di installare i gestori e controllare le reazioni di
882 un processo alla loro occorrenza.
885 \subsection{Il comportamento generale del sistema}
886 \label{sec:sig_gen_beha}
888 Abbiamo già trattato in sez.~\ref{sec:sig_intro} le modalità con cui il
889 sistema gestisce l'interazione fra segnali e processi, ci resta da esaminare
890 però il comportamento delle \textit{system call}; in particolare due di esse,
891 \func{fork} ed \func{exec}, dovranno essere prese esplicitamente in
892 considerazione, data la loro stretta relazione con la creazione di nuovi
895 Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} quando viene creato un nuovo
896 processo esso eredita dal padre sia le azioni che sono state impostate per i
897 singoli segnali, che la maschera dei segnali bloccati (vedi
898 sez.~\ref{sec:sig_sigmask}). Invece tutti i segnali pendenti e gli allarmi
899 vengono cancellati; essi infatti devono essere recapitati solo al padre, al
900 figlio dovranno arrivare solo i segnali dovuti alle sue azioni.
902 Quando si mette in esecuzione un nuovo programma con \func{exec} (si ricordi
903 quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_exec}) tutti i segnali per i quali è stato
904 installato un gestore vengono reimpostati a \constd{SIG\_DFL}. Non ha più
905 senso infatti fare riferimento a funzioni definite nel programma originario,
906 che non sono presenti nello spazio di indirizzi del nuovo programma.
908 Si noti che questo vale solo per le azioni per le quali è stato installato un
909 gestore, viene mantenuto invece ogni eventuale impostazione dell'azione a
910 \constd{SIG\_IGN}. Questo permette ad esempio alla shell di impostare ad
911 \const{SIG\_IGN} le risposte per \signal{SIGINT} e \signal{SIGQUIT} per i
912 programmi eseguiti in background, che altrimenti sarebbero interrotti da una
913 successiva pressione di \texttt{C-c} o \texttt{C-y}.
915 Per quanto riguarda il comportamento di tutte le altre \textit{system call} si
916 danno sostanzialmente due casi, a seconda che esse siano \textsl{lente}
917 (\textit{slow}) o \textsl{veloci} (\textit{fast}). La gran parte di esse
918 appartiene a quest'ultima categoria, che non è influenzata dall'arrivo di un
919 segnale. Esse sono dette \textsl{veloci} in quanto la loro esecuzione è
920 sostanzialmente immediata. La risposta al segnale viene sempre data dopo che
921 la \textit{system call} è stata completata, in quanto attendere per eseguire
922 un gestore non comporta nessun inconveniente.
924 \index{system~call~lente|(}
926 In alcuni casi però alcune \textit{system call} possono bloccarsi
927 indefinitamente e per questo motivo vengono chiamate \textsl{lente} o
928 \textsl{bloccanti}. In questo caso non si può attendere la conclusione della
929 \textit{system call}, perché questo renderebbe impossibile una risposta pronta
930 al segnale, per cui il gestore viene eseguito prima che la \textit{system
931 call} sia ritornata. Un elenco dei casi in cui si presenta questa
932 situazione è il seguente:
934 \item la lettura da file che possono bloccarsi in attesa di dati non ancora
935 presenti (come per certi file di dispositivo, i socket o le \textit{pipe});
936 \item la scrittura sugli stessi file, nel caso in cui dati non possano essere
937 accettati immediatamente (di nuovo comune per i socket);
938 \item l'apertura di un file di dispositivo che richiede operazioni non
939 immediate per una risposta (ad esempio l'apertura di un nastro che deve
941 \item le operazioni eseguite con \func{ioctl} che non è detto possano essere
942 eseguite immediatamente;
943 \item l'uso di funzioni di intercomunicazione fra processi (vedi
944 cap.~\ref{cha:IPC}) che si bloccano in attesa di risposte da altri processi;
945 \item l'uso della funzione \func{pause} (vedi sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep})
946 e le analoghe \func{sigsuspend}, \func{sigtimedwait}, e \func{sigwaitinfo}
947 (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}), usate appunto per attendere l'arrivo di
949 \item l'uso delle funzioni associate al \textit{file locking} (vedi
950 sez.~\ref{sec:file_locking})
951 \item l'uso della funzione \func{wait} e le analoghe funzioni di attesa se
952 nessun processo figlio è ancora terminato.
955 In questo caso si pone il problema di cosa fare una volta che il gestore sia
956 ritornato. La scelta originaria dei primi Unix era quella di far ritornare
957 anche la \textit{system call} restituendo l'errore di \errcode{EINTR}. Questa
958 è a tutt'oggi una scelta corrente, ma comporta che i programmi che usano dei
959 gestori controllino lo stato di uscita delle funzioni che eseguono una
960 \textit{system call} lenta per ripeterne la chiamata qualora l'errore fosse
963 Dimenticarsi di richiamare una \textit{system call} interrotta da un segnale è
964 un errore comune, tanto che la \acr{glibc} provvede una macro
965 \code{TEMP\_FAILURE\_RETRY(expr)} che esegue l'operazione automaticamente,
966 ripetendo l'esecuzione dell'espressione \var{expr} fintanto che il risultato
967 non è diverso dall'uscita con un errore \errcode{EINTR}.
969 La soluzione è comunque poco elegante e BSD ha scelto un approccio molto
970 diverso, che è quello di fare ripartire automaticamente una \textit{system
971 call} interrotta invece di farla fallire. In questo caso ovviamente non c'è
972 bisogno di preoccuparsi di controllare il codice di errore; si perde però la
973 possibilità di eseguire azioni specifiche all'occorrenza di questa particolare
976 Linux e la \acr{glibc} consentono di utilizzare entrambi gli approcci,
977 attraverso una opportuna opzione di \func{sigaction} (vedi
978 sez.~\ref{sec:sig_sigaction}). È da chiarire comunque che nel caso di
979 interruzione nel mezzo di un trasferimento parziale di dati, le \textit{system
980 call} ritornano sempre indicando i byte trasferiti.
982 Si tenga presente però che alcune \textit{system call} vengono comunque
983 interrotte con un errore di \errcode{EINTR} indipendentemente dal fatto che ne
984 possa essere stato richiesto il riavvio automatico, queste funzioni sono:
987 \item le funzioni di attesa di un segnale: \func{pause} (vedi
988 sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep}) o \func{sigsuspend}, \func{sigtimedwait}, e
989 \func{sigwaitinfo} (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}).
990 \item le funzioni di attesa dell'\textit{I/O multiplexing} (vedi
991 sez.~\ref{sec:file_multiplexing}) come \func{select}, \func{pselect},
992 \func{poll}, \func{ppoll}, \func{epoll\_wait} e \func{epoll\_pwait}.
993 \item le funzioni del System V IPC che prevedono attese: \func{msgrcv},
994 \func{msgsnd} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv_mq}), \func{semop} e
995 \func{semtimedop} (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv_sem}).
996 \item le funzioni per la messa in attesa di un processo come \func{usleep},
997 \func{nanosleep} (vedi sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep}) e
998 \func{clock\_nanosleep} (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}).
999 \item le funzioni che operano sui socket quando è stato impostato un
1000 \textit{timeout} sugli stessi con \func{setsockopt} (vedi
1001 sez.~\ref{sec:sock_generic_options}) ed in particolare \func{accept},
1002 \func{recv}, \func{recvfrom}, \func{recvmsg} per un \textit{timeout} in
1003 ricezione e \func{connect}, \func{send}, \func{sendto} e \func{sendmsg} per
1004 un \textit{timeout} in trasmissione.
1005 %\item la funzione \func{io\_getevents} per l'I/O asincrono (vedi sez.??)
1009 \index{system~call~lente|)}
1012 \subsection{L'installazione di un gestore}
1013 \label{sec:sig_signal}
1015 L'interfaccia più semplice per la gestione dei segnali è costituita dalla
1016 funzione di sistema \funcd{signal} che è definita fin dallo standard ANSI C.
1017 Quest'ultimo però non considera sistemi multitasking, per cui la definizione è
1018 tanto vaga da essere del tutto inutile in un sistema Unix. Per questo motivo
1019 ogni implementazione successiva ne ha modificato e ridefinito il
1020 comportamento, pur mantenendone immutato il prototipo\footnote{in realtà in
1021 alcune vecchie implementazioni (SVr4 e 4.3+BSD in particolare) vengono usati
1022 alcuni argomenti aggiuntivi per definire il comportamento della funzione,
1023 vedremo in sez.~\ref{sec:sig_sigaction} che questo è possibile usando la
1024 funzione \func{sigaction}.} che è:
1028 \fdecl{sighandler\_t signal(int signum, sighandler\_t handler)}
1029 \fdesc{Installa un gestore di segnale (\textit{signal handler}).}
1032 {La funzione ritorna il precedente gestore in caso di successo in caso di
1033 successo e \constd{SIG\_ERR} per un errore, nel qual caso \var{errno}
1036 \item[\errcode{EINVAL}] il numero di segnale \param{signum} non è valido.
1041 In questa definizione per l'argomento \param{handler} che indica il gestore da
1042 installare si è usato un tipo di dato, \type{sighandler\_t}, che è una
1043 estensione GNU, definita dalla \acr{glibc}, che permette di riscrivere il
1044 prototipo di \func{signal} nella forma appena vista, molto più leggibile di
1045 quanto non sia la versione originaria, che di norma è definita come:
1046 \includecodesnip{listati/signal.c}
1047 questa infatti, per la complessità della sintassi del C quando si vanno a
1048 trattare puntatori a funzioni, è molto meno comprensibile. Da un confronto
1049 con il precedente prototipo si può dedurre la definizione di
1050 \typed{sighandler\_t} che è:
1051 \includecodesnip{listati/sighandler_t.c}
1052 e cioè un puntatore ad una funzione \ctyp{void} (cioè senza valore di ritorno)
1053 che prende un argomento di tipo \ctyp{int}. Si noti come si devono usare le
1054 parentesi intorno al nome della funzione per via delle precedenze degli
1055 operatori del C, senza di esse si sarebbe definita una funzione che ritorna un
1056 puntatore a \ctyp{void} e non un puntatore ad una funzione \ctyp{void}.
1058 La funzione \func{signal} quindi restituisce e prende come secondo argomento
1059 un puntatore a una funzione di questo tipo, che è appunto la funzione che
1060 verrà usata come gestore del segnale. Il numero di segnale passato
1061 nell'argomento \param{signum} può essere indicato direttamente con una delle
1062 costanti definite in sez.~\ref{sec:sig_standard}.
1064 L'argomento \param{handler} che indica il gestore invece, oltre all'indirizzo
1065 della funzione da chiamare all'occorrenza del segnale, può assumere anche i
1066 due valori costanti \const{SIG\_IGN} e \const{SIG\_DFL}. Il primo indica che
1067 il segnale deve essere ignorato. Il secondo ripristina l'azione predefinita, e
1068 serve a tornare al comportamento di default quando non si intende più gestire
1069 direttamente un segnale.
1071 Si ricordi però che i due segnali \signal{SIGKILL} e \signal{SIGSTOP} non
1072 possono essere né ignorati né intercettati e per loro l'uso di \func{signal}
1073 non ha alcun effetto, qualunque cosa si specifichi nell'argomento
1076 La funzione restituisce l'indirizzo dell'azione precedente, che può essere
1077 salvato per poterlo ripristinare (con un'altra chiamata a \func{signal}) in un
1078 secondo tempo. Si ricordi che se si imposta come azione \const{SIG\_IGN} o si
1079 imposta \const{SIG\_DFL} per un segnale la cui azione predefinita è di essere
1080 ignorato, tutti i segnali pendenti saranno scartati, e non verranno mai
1083 L'uso di \func{signal} è soggetto a problemi di compatibilità, dato che essa
1084 si comporta in maniera diversa per sistemi derivati da BSD o da System V. In
1085 questi ultimi infatti la funzione è conforme al comportamento originale dei
1086 primi Unix in cui il gestore viene disinstallato alla sua chiamata secondo la
1087 semantica inaffidabile; anche Linux seguiva questa convenzione con le vecchie
1088 librerie del C come la \acr{libc4} e la \acr{libc5}.\footnote{nelle
1089 \acr{libc5} esisteva però la possibilità di includere \file{bsd/signal.h} al
1090 posto di \headfile{signal.h}, nel qual caso la funzione \func{signal} era
1091 ridefinita per seguire la semantica affidabile usata da BSD.}
1093 Al contrario BSD segue la semantica affidabile, non disinstallando il gestore
1094 e bloccando il segnale durante l'esecuzione dello stesso. Con l'utilizzo della
1095 \acr{glibc} dalla versione 2 anche Linux è passato a questo comportamento. Il
1096 comportamento della versione originale della funzione, il cui uso è deprecato
1097 per i motivi visti in sez.~\ref{sec:sig_semantics}, può essere ottenuto
1098 chiamando \funcm{sysv\_signal}, una volta che si sia definita la macro
1099 \macro{\_XOPEN\_SOURCE}.
1101 In generale, per evitare questi problemi e per le possibili differenze nella
1102 semantica fra versioni diverse di kernel, l'uso di \func{signal} è sempre da
1103 evitare, visto che tra l'altro la funzione ha un comportamento indefinito in
1104 caso di processi multi-\textit{thread}; l'unico utilizzo sicuro della funzione
1105 è con \const{SIG\_IGN} e \const{SIG\_DFL}, in tutti gli altri casi si deve
1106 usare \func{sigaction}.
1108 Infine si deve tenere presente che su Linux, seguendo lo standard POSIX, il
1109 comportamento di un processo che ignora i segnali \signal{SIGFPE},
1110 \signal{SIGILL}, o \signal{SIGSEGV}, qualora questi non originino da una
1111 chiamata ad una \func{kill} o altra funzione affine, è indefinito. Un gestore
1112 che ritorna da questi segnali può dare luogo ad un ciclo infinito.
1115 \subsection{Le funzioni per l'invio di segnali}
1116 \label{sec:sig_kill_raise}
1118 Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_types} un segnale può anche essere
1119 generato direttamente nell'esecuzione di un programma, attraverso la chiamata
1120 ad una opportuna \textit{system call}. Le funzioni che si utilizzano di solito
1121 per inviare un segnale generico ad un processo sono \func{raise} e
1124 La funzione \funcd{raise}, definita dallo standard ANSI C, serve per inviare
1125 un segnale al processo corrente,\footnote{non prevedendo la presenza di un
1126 sistema multiutente lo standard ANSI C non poteva che definire una funzione
1127 che invia il segnale al programma in esecuzione, nel caso di Linux questa
1128 viene implementata come funzione di compatibilità.} il suo prototipo è:
1132 \fdecl{int raise(int sig)}
1133 \fdesc{Invia un segnale al processo corrente.}
1136 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1137 caso \var{errno} assumerà il valore:
1139 \item[\errcode{EINVAL}] il segnale \param{sig} non è valido.
1144 Il valore di \param{sig} specifica il segnale che si vuole inviare e può
1145 essere specificato con una delle costanti illustrate in
1146 tab.~\ref{tab:sig_signal_list}. In genere questa funzione viene usata per
1147 riprodurre il comportamento predefinito di un segnale che sia stato
1148 intercettato. In questo caso, una volta eseguite le operazioni volute, il
1149 gestore dovrà prima reinstallare l'azione predefinita, per poi attivarla
1150 chiamando \func{raise}.
1152 In realtà \func{raise} è una funzione di libreria, che per i processi ordinari
1153 veniva implementata (nelle versioni più recenti del kernel viene usata
1154 \func{tgkill} che vedremo in sez.~\ref{sec:thread_signal}) attraverso la
1155 funzione di sistema \funcd{kill} che è quella che consente effettivamente di
1156 inviare un segnale generico ad un processo, il suo prototipo è:
1161 \fdecl{int kill(pid\_t pid, int sig)}
1162 \fdesc{Invia un segnale ad uno o più processi.}
1165 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1166 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1168 \item[\errcode{EINVAL}] il segnale specificato non esiste.
1169 \item[\errcode{EPERM}] non si hanno privilegi sufficienti ad inviare il
1171 \item[\errcode{ESRCH}] il processo o il gruppo di processi indicato non
1177 La funzione invia il segnale specificato dall'argomento \param{sig} al
1178 processo o ai processi specificati con l'argomento \param{pid}. Lo standard
1179 POSIX prevede che il valore 0 per \param{sig} sia usato per specificare il
1180 segnale nullo. Se la funzione viene chiamata con questo valore non viene
1181 inviato nessun segnale, ma viene eseguito il controllo degli errori, in tal
1182 caso si otterrà un errore \errcode{EPERM} se non si hanno i permessi necessari
1183 ed un errore \errcode{ESRCH} se il processo o i processi specificati
1184 con \param{pid} non esistono.
1189 \begin{tabular}[c]{|r|p{8cm}|}
1191 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
1194 $>0$ & Il segnale è mandato al processo con \ids{PID} uguale
1196 0 & Il segnale è mandato ad ogni processo del \textit{process group}
1197 (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group}) del chiamante.\\
1198 $-1$ & Il segnale è mandato ad ogni processo (eccetto \cmd{init}).\\
1199 $<-1$& Il segnale è mandato ad ogni processo del \textit{process group}
1200 con \ids{PGID} uguale a $|\param{pid}|$.\\
1203 \caption{Valori dell'argomento \param{pid} per la funzione
1205 \label{tab:sig_kill_values}
1208 A seconda del valore dell'argomento \param{pid} si può inviare il segnale ad
1209 uno specifico processo, ad un \textit{process group} (vedi
1210 sez.~\ref{sec:sess_proc_group}) o a tutti i processi, secondo quanto
1211 illustrato in tab.~\ref{tab:sig_kill_values} che riporta i valori possibili
1212 per questo argomento. Si tenga conto però che il sistema ricicla i \ids{PID}
1213 (come accennato in sez.~\ref{sec:proc_pid}) per cui l'esistenza di un processo
1214 non significa che esso sia realmente quello a cui si intendeva mandare il
1215 segnale (torneremo su questo in sez.~\ref{sec:sig_pid_fd}).
1217 Indipendentemente dalla funzione specifica che viene usata solo
1218 l'amministratore può inviare un segnale ad un processo qualunque, in tutti gli
1219 altri casi l'\ids{UID} reale o l'\ids{UID} effettivo del processo chiamante
1220 devono corrispondere all'\ids{UID} reale o all'\ids{UID} salvato della
1221 destinazione.\footnote{questo a partire dal kernel 1.3.78, seguendo lo
1222 standard POSIX.1; in precedenza il comportamento era diverso, gli
1223 interessati alla storia possono consultare la pagina di manuale della
1224 funzione.} Fa eccezione il caso in cui il segnale inviato sia
1225 \signal{SIGCONT}, nel quale occorre anche che entrambi i processi appartengano
1226 alla stessa sessione.
1228 Si tenga presente che, per il ruolo fondamentale che riveste nel sistema, non
1229 è possibile inviare al processo 1 (cioè a \cmd{init}) segnali per i quali esso
1230 non abbia un gestore installato. Infine, seguendo le specifiche POSIX
1231 1003.1-2001, l'uso della chiamata \code{kill(-1, sig)} comporta che il segnale
1232 sia inviato (con la solita eccezione di \cmd{init}) a tutti i processi per i
1233 quali i permessi lo consentano. Lo standard permette comunque alle varie
1234 implementazioni di escludere alcuni processi specifici: nel caso in questione
1235 Linux non invia il segnale al processo che ha effettuato la chiamata.
1237 Si noti pertanto che la funzione \code{raise(sig)} può essere definita in
1238 termini di \func{kill}, ed è sostanzialmente equivalente ad una
1239 \code{kill(getpid(), sig)}. Siccome \func{raise}, che è definita nello
1240 standard ISO C, non esiste in alcune vecchie versioni di Unix, in generale
1241 l'uso di \func{kill} finisce per essere più portabile. Una seconda funzione
1242 che può essere definita in termini di \func{kill} è \funcd{killpg}, il suo
1247 \fdecl{int killpg(pid\_t pidgrp, int signal)}
1248 \fdesc{Invia un segnale ad un \textit{process group}.}
1251 { La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, e gli
1252 errori sono gli stessi di \func{kill}.
1257 La funzione invia il segnale \param{signal} al \textit{process group} il cui
1258 \acr{PGID} (vedi sez.~\ref{sec:sess_proc_group}) è indicato
1259 dall'argomento \param{pidgrp}, che deve essere un intero positivo. Il suo
1260 utilizzo è sostanzialmente equivalente all'esecuzione di \code{kill(-pidgrp,
1263 Oltre alle precedenti funzioni di base, vedremo più avanti che esistono altre
1264 funzioni per inviare segnali generici, come \func{sigqueue} per i segnali
1265 \textit{real-time} (vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}) e le specifiche
1266 funzioni per i \textit{thread} che tratteremo in sez.~\ref{sec:thread_signal}.
1268 Esiste però un'ultima funzione che permette l'invio diretto di un segnale che
1269 vale la pena di trattare a parte per le sue peculiarità. La funzione in
1270 questione è \funcd{abort} che, come accennato in
1271 sez.~\ref{sec:proc_termination}, permette di abortire l'esecuzione di un
1272 programma tramite l'invio del segnale \signal{SIGABRT}. Il suo prototipo è:
1276 \fdecl{void abort(void)}
1277 \fdesc{Abortisce il processo corrente.}
1280 {La funzione non ritorna, il processo viene terminato.}
1283 La differenza fra questa funzione e l'uso di \func{raise} o di un'altra
1284 funzione per l'invio di \signal{SIGABRT} è che anche se il segnale è bloccato
1285 o ignorato, la funzione ha effetto lo stesso. Il segnale può però essere
1286 intercettato per effettuare eventuali operazioni di chiusura prima della
1287 terminazione del processo.
1289 Lo standard ANSI C richiede inoltre che anche se il gestore ritorna, la
1290 funzione non ritorni comunque. Lo standard POSIX.1 va oltre e richiede che se
1291 il processo non viene terminato direttamente dal gestore sia la stessa
1292 \func{abort} a farlo al ritorno dello stesso. Inoltre, sempre seguendo lo
1293 standard POSIX, prima della terminazione tutti i file aperti e gli stream
1294 saranno chiusi ed i buffer scaricati su disco. Non verranno invece eseguite le
1295 eventuali funzioni registrate con \func{atexit} e \func{on\_exit}.
1297 \subsection{Le funzioni di allarme ed i \textit{timer}}
1298 \label{sec:sig_alarm_abort}
1300 Un caso particolare di segnali generati a richiesta è quello che riguarda i
1301 vari segnali usati per la temporizzazione, per ciascuno di essi infatti sono
1302 previste delle funzioni specifiche che ne effettuino l'invio. La più comune, e
1303 la più semplice, delle funzioni usate per la temporizzazione è la funzione di
1304 sistema \funcd{alarm}, il cui prototipo è:
1308 \fdecl{unsigned int alarm(unsigned int seconds)}
1309 \fdesc{Predispone l'invio di un allarme.}
1312 {La funzione ritorna il numero di secondi rimanenti ad un precedente allarme,
1313 o $0$ se non c'erano allarmi pendenti, non sono previste condizioni di
1317 La funzione fornisce un meccanismo che consente ad un processo di predisporre
1318 un'interruzione nel futuro, ad esempio per effettuare una qualche operazione
1319 dopo un certo periodo di tempo, programmando l'emissione di un segnale (nel
1320 caso in questione \signal{SIGALRM}) dopo il numero di secondi specificato
1321 dall'argomento \param{seconds}. Se si specifica per \param{seconds} un valore
1322 nullo non verrà inviato nessun segnale. Siccome alla chiamata viene cancellato
1323 ogni precedente allarme, questo valore può essere usato per cancellare una
1324 programmazione precedente.
1326 La funzione inoltre ritorna il numero di secondi rimanenti all'invio
1327 dell'allarme programmato in precedenza. In questo modo è possibile controllare
1328 se non si è cancellato un precedente allarme e predisporre eventuali misure
1329 che permettano di gestire il caso in cui servono più interruzioni.
1331 In sez.~\ref{sec:sys_unix_time} abbiamo visto che ad ogni processo sono
1332 associati tre tempi diversi: il \textit{clock time}, l'\textit{user time} ed
1333 il \textit{system time}. Per poterli calcolare il kernel mantiene per ciascun
1334 processo tre diversi timer:
1336 \item un \textit{real-time timer} che calcola il tempo reale trascorso (che
1337 corrisponde al \textit{clock time}). La scadenza di questo timer provoca
1338 l'emissione di \signal{SIGALRM};
1339 \item un \textit{virtual timer} che calcola il tempo di processore usato dal
1340 processo in \textit{user space} (che corrisponde all'\textit{user time}). La
1341 scadenza di questo timer provoca l'emissione di \signal{SIGVTALRM};
1342 \item un \textit{profiling timer} che calcola la somma dei tempi di processore
1343 utilizzati direttamente dal processo in \textit{user space}, e dal kernel
1344 nelle \textit{system call} ad esso relative (che corrisponde a quello che in
1345 sez.~\ref{sec:sys_unix_time} abbiamo chiamato \textit{processor time}). La
1346 scadenza di questo timer provoca l'emissione di \signal{SIGPROF}.
1349 Il timer usato da \func{alarm} è il \textit{clock time}, e corrisponde cioè al
1350 tempo reale. La funzione come abbiamo visto è molto semplice, ma proprio per
1351 questo presenta numerosi limiti: non consente di usare gli altri timer, non
1352 può specificare intervalli di tempo con precisione maggiore del secondo e
1353 genera il segnale una sola volta.
1355 Per ovviare a questi limiti Linux deriva da BSD la funzione \funcd{setitimer}
1356 che permette di usare un timer qualunque e l'invio di segnali periodici, al
1357 costo però di una maggiore complessità d'uso e di una minore portabilità. Il
1362 \fdecl{int setitimer(int which, const struct itimerval *value, struct
1365 \fdesc{Predispone l'invio di un segnale di allarme.}
1368 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1369 caso \var{errno} assumerà uno dei valori \errval{EINVAL} o \errval{EFAULT}
1370 nel loro significato generico.}
1374 La funzione predispone l'invio di un segnale di allarme alla scadenza
1375 dell'intervallo indicato dall'argomento \param{value}. Il valore
1376 dell'argomento \param{which} permette di specificare quale dei tre timer
1377 illustrati in precedenza usare; i possibili valori sono riportati in
1378 tab.~\ref{tab:sig_setitimer_values}.
1382 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
1384 \textbf{Valore} & \textbf{Timer} \\
1387 \constd{ITIMER\_REAL} & \textit{real-time timer}\\
1388 \constd{ITIMER\_VIRTUAL} & \textit{virtual timer}\\
1389 \constd{ITIMER\_PROF} & \textit{profiling timer}\\
1392 \caption{Valori dell'argomento \param{which} per la funzione
1394 \label{tab:sig_setitimer_values}
1397 Il valore della struttura specificata \param{value} viene usato per impostare
1398 il timer, se il puntatore \param{ovalue} non è nullo il precedente valore
1399 viene salvato qui. I valori dei timer devono essere indicati attraverso una
1400 struttura \struct{itimerval}, definita in fig.~\ref{fig:file_stat_struct}.
1402 La struttura è composta da due membri, il primo, \var{it\_interval} definisce
1403 il periodo del timer; il secondo, \var{it\_value} il tempo mancante alla
1404 scadenza. Entrambi esprimono i tempi tramite una struttura \struct{timeval} che
1405 permette una precisione fino al microsecondo.
1407 Ciascun timer decrementa il valore di \var{it\_value} fino a zero, poi invia
1408 il segnale e reimposta \var{it\_value} al valore di \var{it\_interval}, in
1409 questo modo il ciclo verrà ripetuto; se invece il valore di \var{it\_interval}
1410 è nullo il timer si ferma.
1412 \begin{figure}[!htb]
1413 \footnotesize \centering
1414 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
1415 \includestruct{listati/itimerval.h}
1418 \caption{La struttura \structd{itimerval}, che definisce i valori dei timer
1420 \label{fig:sig_itimerval}
1423 L'uso di \func{setitimer} consente dunque un controllo completo di tutte le
1424 caratteristiche dei timer, ed in effetti la stessa \func{alarm}, benché
1425 definita direttamente nello standard POSIX.1, può a sua volta essere espressa
1426 in termini di \func{setitimer}, come evidenziato dal manuale della \acr{glibc}
1427 \cite{GlibcMan} che ne riporta la definizione mostrata in
1428 fig.~\ref{fig:sig_alarm_def}.\footnote{questo comporta anche che non è il caso
1429 di mescolare chiamate ad \func{abort} e a \func{setitimer}.}
1431 \begin{figure}[!htb]
1432 \footnotesize \centering
1433 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
1434 \includestruct{listati/alarm_def.c}
1437 \caption{Definizione di \func{alarm} in termini di \func{setitimer}.}
1438 \label{fig:sig_alarm_def}
1441 Si deve comunque tenere presente che fino al kernel 2.6.16 la precisione di
1442 queste funzioni era limitata dalla frequenza del timer di sistema, determinato
1443 dal valore della costante \texttt{HZ} di cui abbiamo già parlato in
1444 sez.~\ref{sec:proc_hierarchy}, in quanto le temporizzazioni erano calcolate in
1445 numero di interruzioni del timer (i cosiddetti ``\textit{jiffies}''), ed era
1446 assicurato soltanto che il segnale non sarebbe stato mai generato prima della
1447 scadenza programmata (l'arrotondamento cioè era effettuato per
1448 eccesso).\footnote{questo in realtà non è del tutto vero a causa di un bug,
1449 presente fino al kernel 2.6.12, che in certe circostanze causava l'emissione
1450 del segnale con un arrotondamento per difetto.}
1452 L'uso del contatore dei \textit{jiffies}, un intero a 32 bit nella maggior
1453 parte dei casi, comportava inoltre l'impossibilità di specificare tempi molto
1454 lunghi. superiori al valore della costante \constd{MAX\_SEC\_IN\_JIFFIES},
1455 pari, nel caso di default di un valore di \const{HZ} di 250, a circa 99 giorni
1456 e mezzo. Con il cambiamento della rappresentazione effettuato nel kernel
1457 2.6.16 questo problema è scomparso e con l'introduzione dei timer ad alta
1458 risoluzione (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}) nel kernel 2.6.21 la
1459 precisione è diventata quella fornita dall'hardware disponibile.
1461 Una seconda causa di potenziali ritardi è che il segnale viene generato alla
1462 scadenza del timer, ma poi deve essere consegnato al processo; se quest'ultimo
1463 è attivo (questo è sempre vero per \const{ITIMER\_VIRTUAL}) la consegna è
1464 immediata, altrimenti può esserci un ulteriore ritardo che può variare a
1465 seconda del carico del sistema.
1467 Questo ha una conseguenza che può indurre ad errori molto subdoli, si tenga
1468 conto poi che in caso di sistema molto carico, si può avere il caso patologico
1469 in cui un timer scade prima che il segnale di una precedente scadenza sia
1470 stato consegnato. In questo caso, per il comportamento dei segnali descritto
1471 in sez.~\ref{sec:sig_sigchld}, un solo segnale sarà consegnato. Per questo
1472 oggi l'uso di questa funzione è deprecato a favore degli
1473 \textit{high-resolution timer} e della cosiddetta \textit{POSIX Timer API},
1474 che tratteremo in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}.
1476 Dato che sia \func{alarm} che \func{setitimer} non consentono di leggere il
1477 valore corrente di un timer senza modificarlo, è possibile usare la funzione
1478 \funcd{getitimer}, il cui prototipo è:
1482 \fdecl{int getitimer(int which, struct itimerval *value)}
1483 \fdesc{Legge il valore di un timer.}
1486 { La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1487 caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di \func{getitimer}. }
1490 La funzione legge nella struttura \struct{itimerval} puntata da \param{value}
1491 il valore del timer specificato da \param{which} ed i suoi argomenti hanno lo
1492 stesso significato e formato di quelli di \func{setitimer}.
1495 \subsection{Le funzioni di pausa e attesa}
1496 \label{sec:sig_pause_sleep}
1498 Sono parecchie le occasioni in cui si può avere necessità di sospendere
1499 temporaneamente l'esecuzione di un processo. Nei sistemi più elementari in
1500 genere questo veniva fatto con un ciclo di attesa in cui il programma ripete
1501 una operazione un numero sufficiente di volte per far passare il tempo
1504 Ma in un sistema multitasking un ciclo di attesa è solo un inutile spreco di
1505 tempo di processore dato che altri programmi possono essere eseguiti nel
1506 frattempo, per questo ci sono delle apposite funzioni che permettono di
1507 mantenere un processo in attesa per il tempo voluto, senza impegnare il
1508 processore. In pratica si tratta di funzioni che permettono di portare
1509 esplicitamente il processo nello stato di \textit{sleep} (si ricordi quanto
1510 illustrato in tab.~\ref{tab:proc_proc_states}) per un certo periodo di tempo.
1512 La prima di queste è la funzione di sistema \funcd{pause}, che viene usata per
1513 mettere un processo in attesa per un periodo di tempo indefinito, fino
1514 all'arrivo di un segnale, il suo prototipo è:
1518 \fdecl{int pause(void)}
1519 \fdesc{Pone il processo in pausa fino al ricevimento di un segnale.}
1522 {La funzione ritorna solo dopo che un segnale è stato ricevuto ed il relativo
1523 gestore è ritornato, nel qual caso restituisce $-1$ e \var{errno} assume il
1524 valore \errval{EINTR}.}
1527 La funzione ritorna sempre con una condizione di errore, dato che il successo
1528 sarebbe quello di continuare ad aspettare indefinitamente. In genere si usa
1529 questa funzione quando si vuole mettere un processo in attesa di un qualche
1530 evento specifico che non è sotto il suo diretto controllo, ad esempio la si
1531 può usare per interrompere l'esecuzione del processo fino all'arrivo di un
1532 segnale inviato da un altro processo.
1534 Quando invece si vuole fare attendere un processo per un intervallo di tempo
1535 già noto in partenza, lo standard POSIX.1 prevede una funzione di attesa
1536 specifica, \funcd{sleep}, il cui prototipo è:
1541 \fdecl{unsigned int sleep(unsigned int seconds)}
1542 \fdesc{Pone il processo in pausa per un tempo in secondi.}
1545 {La funzione ritorna $0$ se l'attesa viene completata o il
1546 numero di secondi restanti se viene interrotta da un segnale, non sono
1547 previsti codici di errore.}
1550 La funzione pone il processo in stato di \textit{sleep} per il numero di
1551 secondi specificato dall'argomento \param{seconds}, a meno di non essere
1552 interrotta da un segnale. Alla terminazione del periodo di tempo indicato la
1553 funzione ritorna riportando il processo in stato \textit{runnable} così che
1554 questo possa riprendere l'esecuzione.
1556 In caso di interruzione della funzione non è una buona idea ripetere la
1557 chiamata per il tempo rimanente restituito dalla stessa, in quanto la
1558 riattivazione del processo può avvenire in un qualunque momento, ma il valore
1559 restituito sarà sempre arrotondato al secondo. Questo può avere la conseguenza
1560 che se la successione dei segnali è particolarmente sfortunata e le differenze
1561 si accumulano, si possono avere ritardi anche di parecchi secondi rispetto a
1562 quanto programmato inizialmente. In genere la scelta più sicura in questo caso
1563 è quella di stabilire un termine per l'attesa, e ricalcolare tutte le volte il
1564 numero di secondi che restano da aspettare.
1566 Si tenga presente che alcune implementazioni l'uso di \func{sleep} può avere
1567 conflitti con quello di \signal{SIGALRM}, dato che la funzione può essere
1568 realizzata con l'uso di \func{pause} e \func{alarm}, in una maniera analoga a
1569 quella dell'esempio che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_example}. In tal caso
1570 mescolare chiamate di \func{alarm} e \func{sleep} o modificare l'azione
1571 associata \signal{SIGALRM}, può portare a dei risultati indefiniti. Nel caso
1572 della \acr{glibc} è stata usata una implementazione completamente indipendente
1573 e questi problemi non ci sono, ma un programma portabile non può fare questa
1576 La granularità di \func{sleep} permette di specificare attese soltanto in
1577 secondi, per questo sia sotto BSD4.3 che in SUSv2 è stata definita un'altra
1578 funzione con una precisione teorica del microsecondo. I due standard hanno
1579 delle definizioni diverse, ma la \acr{glibc} segue (secondo la pagina di
1580 manuale almeno dalla versione 2.2.2) quella di SUSv2 per cui la
1581 funzione \funcd{usleep} (dove la \texttt{u} è intesa come sostituzione di
1582 $\mu$), ha il seguente prototipo:
1586 \fdecl{int usleep(unsigned long usec)}
1587 \fdesc{Pone il processo in pausa per un tempo in microsecondi.}
1590 {La funzione ritorna $0$ se l'attesa viene completata e $-1$ per un errore,
1591 nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1593 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1594 \item[\errcode{EINVAL}] si è indicato un valore di \param{usec} maggiore di
1600 Anche questa funzione, a seconda delle implementazioni, può presentare
1601 problemi nell'interazione con \func{alarm} e \signal{SIGALRM}, per questo
1602 motivo, pur essendovi citata, nello standard POSIX.1-2001 viene deprecata in
1603 favore della nuova funzione di sistema \funcd{nanosleep}, il cui prototipo è:
1607 \fdecl{int nanosleep(const struct timespec *req, struct timespec *rem)}
1608 \fdesc{Pone il processo in pausa per un intervallo di tempo.}
1611 {La funzione ritorna $0$ se l'attesa viene completata e $-1$ per un errore,
1612 nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1614 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1615 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di secondi negativo o un
1616 numero di nanosecondi maggiore di 999.999.999.
1621 La funzione pone il processo in pausa portandolo nello stato di \textit{sleep}
1622 per il tempo specificato dall'argomento \param{req}, ed in caso di
1623 interruzione restituisce il tempo restante nell'argomento \param{rem}. Lo
1624 standard richiede che la funzione sia implementata in maniera del tutto
1625 indipendente da \func{alarm}, e nel caso di Linux questo è fatto utilizzando
1626 direttamente il timer del kernel. Lo standard richiede inoltre che la funzione
1627 sia utilizzabile senza interferenze con l'uso di \signal{SIGALRM}. La funzione
1628 prende come argomenti delle strutture di tipo \struct{timespec}, la cui
1629 definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}, il che permette
1630 di specificare un tempo con una precisione teorica fino al nanosecondo.
1632 La funzione risolve anche il problema di proseguire l'attesa dopo
1633 l'interruzione dovuta ad un segnale; infatti in tal caso in \param{rem} viene
1634 restituito il tempo rimanente rispetto a quanto richiesto
1635 inizialmente,\footnote{con l'eccezione, valida solo nei kernel della serie
1636 2.4, in cui, per i processi riavviati dopo essere stati fermati da un
1637 segnale, il tempo passato in stato \texttt{T} non viene considerato nel
1638 calcolo della rimanenza.} e basta richiamare la funzione per completare
1641 Anche qui però occorre tenere presente che i tempi sono arrotondati, per cui
1642 la precisione, per quanto migliore di quella ottenibile con \func{sleep}, è
1643 relativa e in caso di molte interruzioni si può avere una deriva, per questo
1644 esiste la funzione \func{clock\_nanosleep} (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv})
1645 che permette di specificare un tempo assoluto anziché un tempo relativo.
1647 Chiaramente, anche se il tempo può essere specificato con risoluzioni fino al
1648 nanosecondo, la precisione di \func{nanosleep} è determinata dalla risoluzione
1649 temporale del timer di sistema. Perciò la funzione attenderà comunque il tempo
1650 specificato, ma prima che il processo possa tornare ad essere eseguito
1651 occorrerà almeno attendere la successiva interruzione del timer di sistema,
1652 cioè un tempo che a seconda dei casi può arrivare fino a 1/\const{HZ}, (sempre
1653 che il sistema sia scarico ed il processa venga immediatamente rimesso in
1654 esecuzione). Per questo motivo il valore restituito in \param{rem} è sempre
1655 arrotondato al multiplo successivo di 1/\const{HZ}.
1657 Con i kernel della serie 2.4 in realtà era possibile ottenere anche pause più
1658 precise del centesimo di secondo usando politiche di \textit{scheduling}
1659 \textit{real-time} come \const{SCHED\_FIFO} o \const{SCHED\_RR} (vedi
1660 sez.~\ref{sec:proc_real_time}); in tal caso infatti il calcolo sul numero di
1661 interruzioni del timer veniva evitato utilizzando direttamente un ciclo di
1662 attesa con cui si raggiungevano pause fino ai 2~ms con precisioni del
1663 $\mu$s. Questa estensione è stata rimossa con i kernel della serie 2.6, che
1664 consentono una risoluzione più alta del timer di sistema; inoltre a partire
1665 dal kernel 2.6.21, \func{nanosleep} può avvalersi del supporto dei timer ad
1666 alta risoluzione, ottenendo la massima precisione disponibile sull'hardware
1667 della propria macchina.
1670 \subsection{Un esempio elementare}
1671 \label{sec:sig_sigchld}
1673 Un semplice esempio per illustrare il funzionamento di un gestore di segnale è
1674 quello della gestione di \signal{SIGCHLD}. Abbiamo visto in
1675 sez.~\ref{sec:proc_termination} che una delle azioni eseguite dal kernel alla
1676 conclusione di un processo è quella di inviare questo segnale al padre. In
1677 generale dunque, quando non interessa elaborare lo stato di uscita di un
1678 processo, si può completare la gestione della terminazione installando un
1679 gestore per \signal{SIGCHLD} il cui unico compito sia quello di chiamare
1680 \func{waitpid} per completare la procedura di terminazione in modo da evitare
1681 la formazione di \textit{zombie}.\footnote{si ricordi comunque che dal kernel
1682 2.6 seguendo lo standard POSIX.1-2001 per evitare di dover ricevere gli
1683 stati di uscita che non interessano basta impostare come azione predefinita
1684 quella di ignorare \signal{SIGCHLD}, nel qual caso viene assunta la
1685 semantica di System V, in cui il segnale non viene inviato, il sistema non
1686 genera \textit{zombie} e lo stato di terminazione viene scartato senza dover
1687 chiamare una \func{wait}.}
1689 In fig.~\ref{fig:sig_sigchld_handl} è mostrato il codice contenente una
1690 implementazione generica di una funzione di gestione per \signal{SIGCHLD},
1691 (che si trova nei sorgenti allegati nel file \file{SigHand.c}); se ripetiamo i
1692 test di sez.~\ref{sec:proc_termination}, invocando \cmd{forktest} con
1693 l'opzione \cmd{-s} (che si limita ad effettuare l'installazione di questa
1694 funzione come gestore di \signal{SIGCHLD}) potremo verificare che non si ha
1695 più la creazione di \textit{zombie}.
1697 \begin{figure}[!htbp]
1698 \footnotesize \centering
1699 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1700 \includecodesample{listati/hand_sigchild.c}
1703 \caption{Codice di una funzione generica di gestione per il segnale
1705 \label{fig:sig_sigchld_handl}
1708 Il codice del gestore è di lettura immediata, come buona norma di
1709 programmazione (si ricordi quanto accennato sez.~\ref{sec:sys_errno}) si
1710 comincia (\texttt{\small 6--7}) con il salvare lo stato corrente di
1711 \var{errno}, in modo da poterlo ripristinare prima del ritorno del gestore
1712 (\texttt{\small 16--17}). In questo modo si preserva il valore della variabile
1713 visto dal corso di esecuzione principale del processo, che altrimenti sarebbe
1714 sovrascritto dal valore restituito nella successiva chiamata di
1717 Il compito principale del gestore è quello di ricevere lo stato di
1718 terminazione del processo, cosa che viene eseguita nel ciclo in
1719 (\texttt{\small 9--15}). Il ciclo è necessario a causa di una caratteristica
1720 fondamentale della gestione dei segnali: abbiamo già accennato come fra la
1721 generazione di un segnale e l'esecuzione del gestore possa passare un certo
1722 lasso di tempo e niente ci assicura che il gestore venga eseguito prima della
1723 generazione di ulteriori segnali dello stesso tipo. In questo caso normalmente
1724 i segnali successivi vengono ``\textsl{fusi}'' col primo ed al processo ne
1725 viene recapitato soltanto uno.
1727 Questo può essere un caso comune proprio con \signal{SIGCHLD}, qualora capiti
1728 che molti processi figli terminino in rapida successione. Esso inoltre si
1729 presenta tutte le volte che un segnale viene bloccato: per quanti siano i
1730 segnali emessi durante il periodo di blocco, una volta che quest'ultimo sarà
1731 rimosso verrà recapitato un solo segnale.
1733 Allora, nel caso della terminazione dei processi figli, se si chiamasse
1734 \func{waitpid} una sola volta, essa leggerebbe lo stato di terminazione per un
1735 solo processo, anche se i processi terminati sono più di uno, e gli altri
1736 resterebbero in stato di \textit{zombie} per un tempo indefinito.
1738 Per questo occorre ripetere la chiamata di \func{waitpid} fino a che essa non
1739 ritorni un valore nullo, segno che non resta nessun processo di cui si debba
1740 ancora ricevere lo stato di terminazione (si veda sez.~\ref{sec:proc_wait} per
1741 la sintassi della funzione). Si noti anche come la funzione venga invocata con
1742 il parametro \const{WNOHANG} che permette di evitare il suo blocco quando
1743 tutti gli stati di terminazione sono stati ricevuti.
1747 \section{La gestione avanzata dei segnali}
1748 \label{sec:sig_adv_control}
1750 Le funzioni esaminate finora fanno riferimento alle modalità più elementari
1751 della gestione dei segnali; non si sono pertanto ancora prese in
1752 considerazione le tematiche più complesse, collegate alle varie \textit{race
1753 condition} che i segnali possono generare e alla natura asincrona degli
1756 Affronteremo queste problematiche in questa sezione, partendo da un esempio
1757 che le evidenzi, per poi prendere in esame le varie funzioni che permettono di
1758 risolvere i problemi più complessi connessi alla programmazione con i segnali,
1759 fino a trattare le caratteristiche generali della gestione dei medesimi nella
1760 casistica ordinaria.
1763 \subsection{Alcune problematiche aperte}
1764 \label{sec:sig_example}
1766 Come accennato in sez.~\ref{sec:sig_pause_sleep} è possibile implementare
1767 \func{sleep} a partire dall'uso di \func{pause} e \func{alarm}. A prima vista
1768 questo può sembrare di implementazione immediata; ad esempio una semplice
1769 versione di \func{sleep} potrebbe essere quella illustrata in
1770 fig.~\ref{fig:sig_sleep_wrong}.
1772 \begin{figure}[!htb]
1773 \footnotesize \centering
1774 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1775 \includecodesample{listati/sleep_danger.c}
1778 \caption{Una implementazione pericolosa di \func{sleep}.}
1779 \label{fig:sig_sleep_wrong}
1782 Dato che è nostra intenzione utilizzare \signal{SIGALRM} il primo passo della
1783 nostra implementazione sarà quello di installare il relativo gestore salvando
1784 il precedente (\texttt{\small 14--17}). Si effettuerà poi una chiamata ad
1785 \func{alarm} per specificare il tempo d'attesa per l'invio del segnale a cui
1786 segue la chiamata a \func{pause} per fermare il programma (\texttt{\small
1787 18--20}) fino alla sua ricezione. Al ritorno di \func{pause}, causato dal
1788 ritorno del gestore (\texttt{\small 1--9}), si ripristina il gestore originario
1789 (\texttt{\small 21--22}) restituendo l'eventuale tempo rimanente
1790 (\texttt{\small 23--24}) che potrà essere diverso da zero qualora
1791 l'interruzione di \func{pause} venisse causata da un altro segnale.
1793 Questo codice però, a parte il non gestire il caso in cui si è avuta una
1794 precedente chiamata a \func{alarm} (che si è tralasciato per brevità),
1795 presenta una pericolosa \textit{race condition}. Infatti, se il processo
1796 viene interrotto fra la chiamata di \func{alarm} e \func{pause}, può capitare
1797 (ad esempio se il sistema è molto carico) che il tempo di attesa scada prima
1798 dell'esecuzione di quest'ultima, cosicché essa sarebbe eseguita dopo l'arrivo
1799 di \signal{SIGALRM}. In questo caso ci si troverebbe di fronte ad un
1800 \textit{deadlock}, in quanto \func{pause} non verrebbe mai più interrotta (se
1801 non in caso di un altro segnale).
1803 Questo problema può essere risolto (ed è la modalità con cui veniva fatto in
1804 SVr2) usando la funzione \func{longjmp} (vedi sez.~\ref{sec:proc_longjmp}) per
1805 uscire dal gestore. In questo modo, con una condizione sullo stato di
1806 uscita di quest'ultima, si può evitare la chiamata a \func{pause}, usando un
1807 codice del tipo di quello riportato in fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete}.
1809 \begin{figure}[!htb]
1810 \footnotesize \centering
1811 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1812 \includecodesample{listati/sleep_defect.c}
1815 \caption{Una implementazione ancora malfunzionante di \func{sleep}.}
1816 \label{fig:sig_sleep_incomplete}
1819 In questo caso il gestore (\texttt{\small 18--27}) non ritorna come in
1820 fig.~\ref{fig:sig_sleep_wrong}, ma usa la funzione \func{longjmp}
1821 (\texttt{\small 25}) per rientrare direttamente nel corpo principale del
1822 programma. Dato che in questo caso il valore di uscita che verrà restituito da
1823 \func{setjmp} è 1, grazie alla condizione impostata in (\texttt{\small 9--12})
1824 si potrà evitare comunque che \func{pause} sia chiamata a vuoto.
1826 Ma anche questa implementazione comporta dei problemi, in questo caso infatti
1827 non viene gestita correttamente l'interazione con gli altri segnali. Se
1828 infatti il segnale di allarme interrompe un altro gestore, l'esecuzione non
1829 riprenderà nel gestore in questione, ma nel ciclo principale, interrompendone
1830 inopportunamente l'esecuzione. Lo stesso tipo di problemi si presenterebbero
1831 se si volesse usare questa implementazione di \func{alarm} per stabilire un
1832 timeout su una qualunque \textit{system call} bloccante.
1834 Un secondo esempio dei problemi a cui si può andare incontro è quello in cui
1835 si usa un segnale per notificare una qualche forma di evento. In genere quello
1836 che si fa in questo caso è impostare all'interno del gestore un opportuno flag
1837 da controllare nel corpo principale del programma, con un codice del tipo di
1838 quello riportato in fig.~\ref{fig:sig_event_wrong}.
1840 La logica del programma è quella di impostare nel gestore una variabile
1841 globale preventivamente inizializzata nel programma principale ad un valore
1842 diverso (\texttt{\small 14--19}). In questo modo dal corpo principale del
1843 programma si potrà determinare, osservando il contenuto di detta variabile,
1844 l'occorrenza o meno del segnale, ed eseguire le conseguenti azioni relative
1845 (\texttt{\small 6--11}).
1847 \begin{figure}[!htbp]
1848 \footnotesize\centering
1849 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
1850 \includecodesample{listati/sig_alarm.c}
1853 \caption{Un esempio non funzionante del codice per il controllo di un
1854 evento generato da un segnale.}
1855 \label{fig:sig_event_wrong}
1858 Questo è il tipico esempio di caso, già citato in
1859 sez.~\ref{sec:proc_race_cond}, in cui si genera una \textit{race
1860 condition}. Infatti, in una situazione in cui un segnale è già arrivato (e
1861 quindi \var{flag} è già stata impostata ad 1 nel gestore) se un altro segnale
1862 arriva immediatamente dopo l'esecuzione del controllo (\texttt{\small 6}) ma
1863 prima della cancellazione di \var{flag} fatta subito dopo (\texttt{\small 7}),
1864 la sua occorrenza sarà perduta.
1866 Questi esempi ci mostrano come per poter eseguire una gestione effettiva dei
1867 segnali occorrono delle funzioni più sofisticate di quelle finora
1868 illustrate. La funzione \func{signal} infatti ha la sua origine
1869 nell'interfaccia alquanto primitiva che venne adottata nei primi sistemi Unix,
1870 ma con questa funzione è sostanzialmente impossibile gestire in maniera
1871 adeguata di tutti i possibili aspetti con cui un processo deve reagire alla
1872 ricezione di un segnale.
1876 \subsection{Gli \textsl{insiemi di segnali} o \textit{signal set}}
1877 \label{sec:sig_sigset}
1879 \itindbeg{signal~set}
1881 Come evidenziato nel paragrafo precedente, le funzioni di gestione dei segnali
1882 originarie, nate con la semantica inaffidabile, hanno dei limiti non
1883 superabili; in particolare non è prevista nessuna funzione che permetta di
1884 gestire il blocco dei segnali o di verificare lo stato dei segnali pendenti.
1886 Per questo motivo lo standard POSIX.1, insieme alla nuova semantica dei
1887 segnali ha introdotto una interfaccia di gestione completamente nuova, che
1888 permette di ottenere un controllo molto più dettagliato. In particolare lo
1889 standard ha introdotto un nuovo tipo di dato \type{sigset\_t}, che permette di
1890 rappresentare un \textsl{insieme di segnali} (un \textit{signal set}, come
1891 viene usualmente chiamato), tale tipo di dato viene usato per gestire il
1894 Inizialmente un \textsl{insieme di segnali} veniva rappresentato da un intero
1895 di dimensione opportuna, di solito pari al numero di bit dell'architettura
1896 della macchina, ciascun bit del quale era associato ad uno specifico
1897 segnale. Nel caso di architetture a 32 bit questo comporta un massimo di 32
1898 segnali distinti e dato che a lungo questi sono stati sufficienti non c'era
1899 necessità di nessuna struttura più complicata, in questo modo era possibile
1900 implementare le operazioni direttamente con istruzioni elementari del
1903 Oggi questo non è più vero, in particolare con l'introduzione dei segnali
1904 \textit{real-rime} (che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_real_time}). Dato che in
1905 generale non si può fare conto sulle caratteristiche di una implementazione,
1906 perché non è detto che si disponga di un numero di bit sufficienti per mettere
1907 tutti i segnali in un intero, o perché in \type{sigset\_t} possono essere
1908 immagazzinate ulteriori informazioni, tutte le operazioni devono essere
1909 effettuate tramite le opportune funzioni di libreria che si curano di
1910 mascherare i dettagli di basso livello.
1912 Lo standard POSIX.1 definisce cinque funzioni per la manipolazione degli
1913 insiemi di segnali. Le prime quattro, che consentono di manipolare i contenuti
1914 di un \textit{signal set}, sono \funcd{sigemptyset}, \funcd{sigfillset},
1915 \funcd{sigaddset} e \funcd{sigdelset}; i rispettivi prototipi sono:
1919 \fdecl{int sigemptyset(sigset\_t *set)}
1920 \fdesc{Inizializza un insieme di segnali vuoto.}
1921 \fdecl{int sigfillset(sigset\_t *set)}
1922 \fdesc{Inizializza un insieme di segnali pieno.}
1923 \fdecl{int sigaddset(sigset\_t *set, int signum)}
1924 \fdesc{Aggiunge un segnale ad un insieme di segnali.}
1925 \fdecl{int sigdelset(sigset\_t *set, int signum)}
1926 \fdesc{Rimuove un segnale da un insieme di segnali.}
1929 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo, e $-1$ per un errore, nel qual
1930 caso \var{errno} assumerà il valore:
1932 \item[\errcode{EINVAL}] \param{signum} non è un segnale valido.
1937 Le prime due funzioni inizializzano l'insieme di segnali indicato
1938 dall'argomento \param{set} rispettivamente ad un contenuto vuoto (in cui cioè
1939 non c'è nessun segnale) e pieno (in cui cioè ci sono tutti i segnali). Le
1940 altre due funzioni consentono di inserire o rimuovere uno specifico segnale
1941 indicato con l'argomento \param{signum} in un insieme.
1943 A queste funzioni si aggiunge l'ulteriore \funcd{sigismember}, che consente di
1944 verificare la presenza di un segnale in un insieme, il suo prototipo è:
1948 \fdecl{int sigismember(const sigset\_t *set, int signum)}
1949 \fdesc{Controlla se un segnale è in un insieme di segnali.}
1952 {La funzione ritorna $1$ il segnale è nell'insieme e $0$ altrimenti, e $-1$
1953 per un errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}
1954 se si è specificato un puntatore \var{NULL}.}
1957 La \acr{glibc} prevede inoltre altre funzioni non standardizzate, accessibili
1958 definendo la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}. La prima di queste è
1959 \funcd{sigisemptyset}, che consente di verificare un insieme è vuoto, il suo
1964 \fdecl{int sigisemptyset(sigset\_t *set)}
1965 \fdesc{Controlla se un insieme di segnali è vuoto.}
1968 {La funzione ritorna $1$ l'insieme è vuoto e $0$ altrimenti, non sono previste
1969 condizioni di errore.}
1972 Alla precedente si aggiungono altre due funzioni consentono di effettuare
1973 delle operazioni logiche con gli insiemi di segnali, esse sono
1974 \funcd{sigorset} e \funcd{sigandset}, ed i rispettivi prototipi sono:
1978 \fdecl{sigorset(sigset\_t *dest, sigset\_t *left, sigset\_t *right)}
1979 \fdesc{Crea l'unione di due insieme di segnali.}
1980 \fdecl{sigandset(sigset\_t *dest, sigset\_t *left, sigset\_t *right)}
1981 \fdesc{Crea l'intersezione di due insieme di segnali.}
1984 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
1985 caso \var{errno} assumerà il valore \errcode{EINVAL}.}
1989 In genere si usa un insieme di segnali per specificare quali segnali si vuole
1990 bloccare, o per riottenere dalle varie funzioni di gestione la maschera dei
1991 segnali attivi (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigmask}). La modalità più comune, che
1992 è anche quella più portabile, prevede che possano essere definiti aggiungendo
1993 i segnali voluti ad un insieme vuoto ottenuto con \func{sigemptyset} o
1994 togliendo quelli che non servono da un insieme completo ottenuto con
1997 \itindend{signal~set}
2000 \subsection{La funzione \func{sigaction}}
2001 \label{sec:sig_sigaction}
2003 Abbiamo già accennato in sez.~\ref{sec:sig_signal} i problemi di compatibilità
2004 relativi all'uso di \func{signal}. Per ovviare a tutto questo lo standard
2005 POSIX.1 ha ridefinito completamente l'interfaccia per la gestione dei segnali,
2006 rendendola molto più flessibile e robusta, anche se leggermente più complessa.
2008 La principale funzione di sistema prevista dall'interfaccia POSIX.1 per la
2009 gestione dei segnali è \funcd{sigaction}. Essa ha sostanzialmente lo stesso
2010 uso di \func{signal}, permette cioè di specificare le modalità con cui un
2011 segnale può essere gestito da un processo. Il suo prototipo è:
2015 \fdecl{int sigaction(int signum, const struct sigaction *act, struct sigaction
2017 \fdesc{Installa una nuova azione per un segnale.}
2020 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2021 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2023 \item[\errcode{EFAULT}] si sono specificati indirizzi non validi.
2024 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di segnale invalido o si è
2025 cercato di installare il gestore per \signal{SIGKILL} o
2031 La funzione serve ad installare una nuova \textsl{azione} per il segnale
2032 indicato dall'argomento \param{signum}. Si parla di \textsl{azione} e non di
2033 \textsl{gestore} come nel caso di \func{signal}, in quanto la funzione
2034 consente di specificare le varie caratteristiche della risposta al segnale,
2035 non solo la funzione che verrà eseguita alla sua occorrenza.
2037 Per questo motivo lo standard POSIX.1 raccomanda di usare sempre questa
2038 funzione al posto della precedente \func{signal}, che in genere viene
2039 ridefinita in termini di \func{sigaction}, in quanto la nuova interfaccia
2040 permette un controllo completo su tutti gli aspetti della gestione di un
2041 segnale, sia pure al prezzo di una maggiore complessità d'uso.
2043 Se il puntatore \param{act} non è nullo, la funzione installa la nuova azione
2044 da esso specificata, se \param{oldact} non è nullo il valore dell'azione
2045 corrente viene restituito indietro. Questo permette (specificando \param{act}
2046 nullo e \param{oldact} non nullo) di superare uno dei limiti di \func{signal},
2047 che non consente di ottenere l'azione corrente senza installarne una nuova. Se
2048 sia \param{act} che \param{oldact} sono nulli la funzione può essere
2049 utilizzata per verificare che il segnale indicato sia valido per la
2050 piattaforma che si sta usando (se non lo è darà errore).
2052 \begin{figure}[!htb]
2053 \footnotesize \centering
2054 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
2055 \includestruct{listati/sigaction.h}
2058 \caption{La struttura \structd{sigaction}.}
2059 \label{fig:sig_sigaction}
2062 Entrambi i puntatori fanno riferimento alla struttura \struct{sigaction},
2063 tramite la quale si specificano tutte le caratteristiche dell'azione associata
2064 ad un segnale. Anch'essa è descritta dallo standard POSIX.1 ed in Linux è
2065 definita secondo quanto riportato in fig.~\ref{fig:sig_sigaction}. Il campo
2066 \var{sa\_restorer}, non previsto dallo standard, è obsoleto e non deve essere
2069 Il campo \var{sa\_mask} serve ad indicare l'insieme dei segnali che devono
2070 essere bloccati durante l'esecuzione del gestore, ad essi viene comunque
2071 sempre aggiunto il segnale che ne ha causato la chiamata, a meno che non si
2072 sia specificato con \var{sa\_flag} un comportamento diverso. Quando il gestore
2073 ritorna la maschera dei segnali bloccati (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigmask})
2074 viene comunque ripristinata al valore precedente l'invocazione.
2076 L'uso di questo campo permette ad esempio di risolvere il problema residuo
2077 dell'implementazione di \code{sleep} mostrata in
2078 fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete}. In quel caso infatti se il segnale di
2079 allarme avesse interrotto un altro gestore questo non sarebbe stato eseguito
2080 correttamente, la cosa poteva essere prevenuta installando gli altri gestori
2081 usando \var{sa\_mask} per bloccare \signal{SIGALRM} durante la loro
2082 esecuzione. Il valore di \var{sa\_flag} permette di specificare vari aspetti
2083 del comportamento di \func{sigaction}, e della reazione del processo ai vari
2084 segnali; i valori possibili ed il relativo significato sono riportati in
2085 tab.~\ref{tab:sig_sa_flag}.
2090 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2092 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2095 \constd{SA\_NOCLDSTOP}& Se il segnale è \signal{SIGCHLD} allora non deve
2096 essere notificato quando il processo figlio viene
2097 fermato da uno dei segnali \signal{SIGSTOP},
2098 \signal{SIGTSTP}, \signal{SIGTTIN} o
2099 \signal{SIGTTOU}, questo flag ha significato solo
2100 quando si imposta un gestore per \signal{SIGCHLD}.\\
2101 \constd{SA\_NOCLDWAIT}& Se il segnale è \signal{SIGCHLD} e si richiede di
2102 ignorare il segnale con \const{SIG\_IGN} allora i
2103 processi figli non diventano \textit{zombie} quando
2104 terminano; questa funzionalità è stata introdotta
2105 nel kernel 2.6 e va a modificare il comportamento
2106 di \func{waitpid} come illustrato in
2107 sez.~\ref{sec:proc_wait}, se si installa un gestore
2108 con questo flag attivo il segnale \signal{SIGCHLD}
2109 viene comunque generato.\\
2110 \constd{SA\_NODEFER} & Evita che il segnale corrente sia bloccato durante
2111 l'esecuzione del gestore.\\
2112 \constd{SA\_NOMASK} & Nome obsoleto e sinonimo non standard di
2113 \const{SA\_NODEFER}, non deve essere più
2115 \constd{SA\_ONESHOT} & Nome obsoleto e sinonimo non standard di
2116 \const{SA\_RESETHAND}, non deve essere più
2118 \constd{SA\_ONSTACK} & Stabilisce l'uso di uno \textit{stack} alternativo
2119 per l'esecuzione del gestore (vedi
2120 sez.~\ref{sec:sig_specific_features}).\\
2121 \constd{SA\_RESETHAND}& Ristabilisce l'azione per il segnale al valore
2122 predefinito una volta che il gestore è stato
2123 lanciato, riproduce cioè il comportamento della
2124 semantica inaffidabile.\\
2125 \constd{SA\_RESTART} & Riavvia automaticamente le \textit{slow system
2126 call} quando vengono interrotte dal suddetto
2127 segnale, riproduce cioè il comportamento standard
2129 \constd{SA\_RESTORER} & Ad uso delle implementazioni delle librerie del C,
2130 non deve essere usato nelle applicazioni, serve ad
2131 indicare che il campo \var{sa\_restorer} contiene
2132 l'indirizzo di un cosiddetto \textit{signal
2133 trampoline}.\footnotemark \\
2134 \constd{SA\_SIGINFO} & Deve essere specificato quando si vuole usare un
2135 gestore in forma estesa usando
2136 \var{sa\_sigaction} al posto di
2137 \var{sa\_handler}.\\
2140 \caption{Valori del campo \var{sa\_flag} della struttura \struct{sigaction}.}
2141 \label{tab:sig_sa_flag}
2144 \footnotetext{il \itindex{signal~trampoline} \textit{signal trampoline} è il
2145 codice usato per tornare da un gestore di segnali, che originariamente
2146 veniva inserito nello \textit{stack}, ma i kernel recenti come misura di
2147 sicurezza impediscono l'esecuzione di codice dallo stack, per cui questo
2148 codice viene spostato altrove (ad esempio nella libreria del C) ed il suo
2149 indirizzo viene indicato al kernel nel campo \var{sa\_restorer}.}
2151 Come si può notare in fig.~\ref{fig:sig_sigaction} \func{sigaction} permette
2152 di utilizzare due forme diverse di gestore,\footnote{la possibilità è prevista
2153 dallo standard POSIX.1b, ed è stata aggiunta nei kernel della serie 2.1.x
2154 con l'introduzione dei segnali \textit{real-time} (vedi
2155 sez.~\ref{sec:sig_real_time}); in precedenza era possibile ottenere alcune
2156 informazioni addizionali usando \var{sa\_handler} con un secondo parametro
2157 addizionale di tipo \var{sigcontext}, che adesso è deprecato.} da
2158 specificare rispettivamente attraverso i campi \var{sa\_sigaction} o
2159 \var{sa\_handler}, a seconda dell'uso o meno del flag \const{SA\_SIGINFO}. La
2160 forma con \var{sa\_handler} è quella classica usata anche con \func{signal},
2161 mentre quella con \var{sa\_sigaction} permette di usare un gestore più
2162 complesso, in grado di ricevere informazioni più dettagliate dal sistema
2163 attraverso la struttura \struct{siginfo\_t}, riportata in
2164 fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}. I due campi devono essere usati in maniera
2165 alternativa, in certe implementazioni questi campi vengono addirittura
2166 definiti come una \direct{union}.\footnote{la direttiva \direct{union} del
2167 linguaggio C definisce una variabile complessa, analoga a una struttura, i
2168 cui campi indicano i diversi tipi di valori che possono essere salvati, in
2169 maniera alternativa, all'interno della stessa.}
2171 Installando un gestore di tipo \var{sa\_sigaction} diventa possibile
2172 accedere alle informazioni restituite attraverso il puntatore a questa
2173 struttura. Tutti i segnali impostano i campi \var{si\_signo}, che riporta il
2174 numero del segnale ricevuto, \var{si\_errno}, che riporta, quando diverso da
2175 zero, il codice dell'errore associato al segnale, e \var{si\_code}, che viene
2176 usato dal kernel per specificare maggiori dettagli riguardo l'evento che ha
2177 causato l'emissione del segnale.
2179 \begin{figure}[!htb]
2180 \footnotesize \centering
2181 \begin{minipage}[c]{0.9\textwidth}
2182 \includestruct{listati/siginfo_t.h}
2185 \caption{La struttura \structd{siginfo\_t}.}
2186 \label{fig:sig_siginfo_t}
2189 In generale \var{si\_code} contiene, per i segnali generici, per quelli
2190 \textit{real-time} e per tutti quelli inviati tramite da un processo con
2191 \func{kill} o affini, le informazioni circa l'origine del segnale stesso, ad
2192 esempio se generato dal kernel, da un timer, da \func{kill}, ecc. Il valore di
2193 \var{si\_code} viene sempre espresso come una costante,\footnote{le
2194 definizioni di tutti i valori possibili si trovano in
2195 \file{bits/siginfo.h}.} ed i valori possibili in questo caso sono riportati
2196 in tab.~\ref{tab:sig_si_code_generic}.
2201 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2203 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2206 \constd{SI\_USER} & Generato da \func{kill} o \func{raise} o affini.\\
2207 \constd{SI\_KERNEL} & Inviato direttamente dal kernel.\\
2208 \constd{SI\_QUEUE} & Inviato con \func{sigqueue} (vedi
2209 sez.~\ref{sec:sig_real_time}).\\
2210 \constd{SI\_TIMER} & Scadenza di un \textit{POSIX timer} (vedi
2211 sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}).\\
2212 \constd{SI\_MESGQ} & Inviato al cambiamento di stato di una coda di
2213 messaggi POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}),
2214 introdotto con il kernel 2.6.6.\\
2215 \constd{SI\_ASYNCIO}& Una operazione di I/O asincrono (vedi
2216 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) è stata
2218 \constd{SI\_SIGIO} & Segnale di \signal{SIGIO} da una coda (vedi
2219 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation}).\\
2220 \constd{SI\_TKILL} & Inviato da \func{tkill} o \func{tgkill} (vedi
2221 sez.~\ref{cha:thread_xxx}), introdotto con il kernel
2225 \caption{Valori del campo \var{si\_code} della struttura \struct{sigaction}
2226 per i segnali generici.}
2227 \label{tab:sig_si_code_generic}
2230 Nel caso di alcuni segnali però il valore di \var{si\_code} viene usato per
2231 fornire una informazione specifica relativa alle motivazioni della ricezione
2232 dello stesso; ad esempio i vari segnali di errore (\signal{SIGILL},
2233 \signal{SIGFPE}, \signal{SIGSEGV} e \signal{SIGBUS}) lo usano per fornire
2234 maggiori dettagli riguardo l'errore, come il tipo di errore aritmetico, di
2235 istruzione illecita o di violazione di memoria; mentre alcuni segnali di
2236 controllo (\signal{SIGCHLD}, \signal{SIGTRAP} e \signal{SIGPOLL}) forniscono
2237 altre informazioni specifiche.
2239 In questo caso il valore del campo \var{si\_code} deve essere verificato nei
2240 confronti delle diverse costanti previste per ciascuno di detti segnali; dato
2241 che si tratta di costanti, e non di una maschera binaria, i valori numerici
2242 vengono riutilizzati e ciascuno di essi avrà un significato diverso a seconda
2243 del segnale a cui è associato.
2248 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2250 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2253 \constd{ILL\_ILLOPC} & Codice di operazione illegale.\\
2254 \constd{ILL\_ILLOPN} & Operando illegale.\\
2255 \constd{ILL\_ILLADR} & Modo di indirizzamento illegale.\\
2256 \constd{ILL\_ILLTRP} & Trappola di processore illegale.\\
2257 \constd{ILL\_PRVOPC} & Codice di operazione privilegiato.\\
2258 \constd{ILL\_PRVREG} & Registro privilegiato.\\
2259 \constd{ILL\_COPROC} & Errore del coprocessore.\\
2260 \constd{ILL\_BADSTK} & Errore nello stack interno.\\
2262 \constd{FPE\_INTDIV} & Divisione per zero intera.\\
2263 \constd{FPE\_INTOVF} & Overflow intero.\\
2264 \constd{FPE\_FLTDIV} & Divisione per zero in virgola mobile.\\
2265 \constd{FPE\_FLTOVF} & Overflow in virgola mobile.\\
2266 \constd{FPE\_FLTUND} & Underflow in virgola mobile.\\
2267 \constd{FPE\_FLTRES} & Risultato in virgola mobile non esatto.\\
2268 \constd{FPE\_FLTINV} & Operazione in virgola mobile non valida.\\
2269 \constd{FPE\_FLTSUB} & Mantissa? fuori intervallo.\\
2271 \constd{SEGV\_MAPERR} & Indirizzo non mappato.\\
2272 \constd{SEGV\_ACCERR} & Permessi non validi per l'indirizzo.\\
2273 \constd{SEGV\_BNDERR} & Controllo sui limiti di accesso (via MPX) fallito
2275 \constd{SEGV\_PKUERR} & Accesso negato da una protezione della memoria,
2276 vedi sez.~\ref{sec:procadv_security_misc} (dal
2279 \constd{BUS\_ADRALN} & Allineamento dell'indirizzo non valido.\\
2280 \constd{BUS\_ADRERR} & Indirizzo fisico inesistente.\\
2281 \constd{BUS\_OBJERR} & Errore hardware specifico sull'indirizzo.\\
2282 \constd{BUS\_MCEERR\_AR}& Rilevata corruzione sulla memoria utilizzata
2283 direttamente dal processo è richiesta un'azione.\\
2284 \constd{BUS\_MCEERR\_AO}& Rilevata corruzione sulla memoria su memoria non
2285 utilizzata direttamente dal processo, l'azione
2287 % https://lore.kernel.org/patchwork/patch/158250/
2289 \constd{TRAP\_BRKPT} & Breakpoint sul processo.\\
2290 \constd{TRAP\_TRACE} & Trappola di tracciamento del processo.\\
2291 \constd{TRAP\_BRANCH} & Il processo ha preso una branch trap.\\
2292 % https://stackoverflow.com/questions/45895234/what-is-process-branch-trap
2293 \constd{TRAP\_HWBKPT} & Breakpoint/watchpoint hardware.\\
2295 \constd{CLD\_EXITED} & Il figlio è uscito.\\
2296 \constd{CLD\_KILLED} & Il figlio è stato terminato.\\
2297 \constd{CLD\_DUMPED} & Il figlio è terminato in modo anormale.\\
2298 \constd{CLD\_TRAPPED} & Un figlio tracciato ha raggiunto una trappola.\\
2299 \constd{CLD\_STOPPED} & Il figlio è stato fermato.\\
2300 \constd{CLD\_CONTINUED}& Il figlio è ripartito (dal 2.6.9).\\
2302 \constd{POLL\_IN} & Disponibili dati in ingresso.\\
2303 \constd{POLL\_OUT} & Spazio disponibile sul buffer di uscita.\\
2304 \constd{POLL\_MSG} & Disponibili messaggi in ingresso.\\
2305 \constd{POLL\_ERR} & Errore di I/O.\\
2306 \constd{POLL\_PRI} & Disponibili dati di alta priorità in ingresso.\\
2307 \constd{POLL\_HUP} & Il dispositivo è stato disconnesso.\\
2309 \constd{SYS\_SECCOMP}& Innescato da una regola di \func{seccomp}, vedi
2310 sez.~\ref{sec:procadv_seccomp} (dal 3.5).\\
2313 \caption{Valori del campo \var{si\_code} della struttura \struct{sigaction}
2314 impostati rispettivamente dai segnali \signal{SIGILL}, \signal{SIGFPE},
2315 \signal{SIGSEGV}, \signal{SIGBUS}, \signal{SIGCHLD}, \signal{SIGTRAP},
2316 \signal{SIGPOLL}/\signal{SIGIO} e \signal{SIGSYS}.}
2317 \label{tab:sig_si_code_special}
2320 L'elenco dettagliato dei nomi di queste costanti è riportato nelle diverse
2321 sezioni di tab.~\ref{tab:sig_si_code_special} che sono state ordinate nella
2322 sequenza in cui si sono appena citati i rispettivi segnali, il prefisso del
2323 nome indica comunque in maniera diretta il segnale a cui le costanti fanno
2326 Il resto della struttura \struct{siginfo\_t} è definito come una \dirct{union}
2327 ed i valori eventualmente presenti dipendono dal segnale ricevuto, così
2328 \signal{SIGCHLD} ed i segnali \textit{real-time} (vedi
2329 sez.~\ref{sec:sig_real_time}) inviati tramite \func{kill} avvalorano
2330 \var{si\_pid} e \var{si\_uid} coi valori corrispondenti al processo che ha
2331 emesso il segnale, \signal{SIGCHLD} avvalora anche i campi \var{si\_status},
2332 \var{si\_utime} e \var{si\_stime} che indicano rispettivamente lo stato di
2333 uscita, l'\textit{user time} e il \textit{system time} (vedi
2334 sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}) usati dal processo; \signal{SIGILL},
2335 \signal{SIGFPE}, \signal{SIGSEGV} e \signal{SIGBUS} avvalorano \var{si\_addr}
2336 con l'indirizzo in cui è avvenuto l'errore, \signal{SIGIO} (vedi
2337 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) avvalora \var{si\_fd} con il numero del
2338 file descriptor e \var{si\_band} per i dati urgenti (vedi
2339 sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}) su un socket, il segnale inviato alla scadenza
2340 di un POSIX timer (vedi sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}) avvalora i campi
2341 \var{si\_timerid} e \var{si\_overrun}.
2343 Benché sia possibile usare nello stesso programma sia \func{sigaction} che
2344 \func{signal} occorre molta attenzione, in quanto le due funzioni possono
2345 interagire in maniera anomala. Infatti l'azione specificata con
2346 \struct{sigaction} contiene un maggior numero di informazioni rispetto al
2347 semplice indirizzo del gestore restituito da \func{signal}, e questo comporta
2348 che se si usa quest'ultima per installare un gestore sostituendone uno
2349 precedentemente installato con \func{sigaction}, non sarà possibile effettuare
2350 un ripristino corretto dello stesso.
2352 Per questo motivo è opportuno usare sempre \func{sigaction} che è in grado di
2353 ripristinare correttamente un gestore precedente, anche se questo è stato
2354 installato con \func{signal}. In generale poi non è il caso di usare il valore
2355 di ritorno di \func{signal} come campo \var{sa\_handler}, o viceversa, dato
2356 che in certi sistemi questi valori possono essere diversi. In definitiva
2357 dunque, a meno che non si sia vincolati all'aderenza stretta allo standard ISO
2358 C, è sempre il caso di evitare l'uso di \func{signal} a favore di
2361 \begin{figure}[!htbp]
2362 \footnotesize \centering
2363 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
2364 \includecodesample{listati/Signal.c}
2367 \caption{La funzione \func{Signal}, equivalente a \func{signal}, definita
2368 attraverso \func{sigaction}.}
2369 \label{fig:sig_Signal_code}
2372 Come primo esmpio si è allora provveduto, per mantenere un'interfaccia
2373 semplificata che abbia le stesse caratteristiche di \func{signal}, a definire
2374 attraverso \func{sigaction} una funzione equivalente, \func{Signal}, il cui
2375 codice è riportato in fig.~\ref{fig:sig_Signal_code} (il codice completo si
2376 trova nel file \file{SigHand.c} nei sorgenti allegati). Anche in questo caso,
2377 per semplificare la definizione si è poi definito un apposito tipo
2378 \texttt{SigHandler} per esprimere in modo più semplice la forma di un gestore
2381 Si noti come, essendo la funzione estremamente semplice, essa è definita come
2382 \dirct{inline}. Questa direttiva viene usata per dire al compilatore di
2383 trattare la funzione cui essa fa riferimento in maniera speciale inserendo il
2384 codice direttamente nel testo del programma. Anche se i compilatori più
2385 moderni sono in grado di effettuare da soli queste manipolazioni (impostando
2386 le opportune ottimizzazioni) questa è una tecnica usata per migliorare le
2387 prestazioni per le funzioni piccole ed usate di frequente, in particolare nel
2388 kernel, dove in certi casi le ottimizzazioni dal compilatore, tarate per l'uso
2389 in \textit{user space}, non sono sempre adatte.
2391 In tal caso infatti le istruzioni per creare un nuovo frame nello
2392 \textit{stack} per chiamare la funzione costituirebbero una parte rilevante
2393 del codice, appesantendo inutilmente il programma. Originariamente questo
2394 comportamento veniva ottenuto con delle macro, ma queste hanno tutta una serie
2395 di problemi di sintassi nel passaggio degli argomenti (si veda ad esempio
2396 \cite{PratC}) che in questo modo possono essere evitati.
2398 La funzione \func{Signal} appena illustrata continua però ad utilizzare la
2399 forma tradizionale del gestore di segnali, mentre abbiamo visto come
2400 \func{sigaction} preveda la possibilità di indicare, attivando il flag
2401 \const{SA\_SIGINFO}, un gestore nella forma avanzata \param{sa\_sigaction}, in
2402 grado di ricevere molte più informazioni, che prevede l'utilizzo di tre
2403 argomenti. Di nuovo facciamo un esempio di come usare \func{sigaction} in
2404 questo caso, partendo col definire un apposito tipo, \texttt{SigAction}, per
2405 semplificare l'indicazione del nuovo tipo di gestore:
2406 \includecodesnip{listati/SigAction.c}
2408 Un gestore di segnali definito nella forma \val{sa\_sigaction} infatti, oltre
2409 al numero di segnale ricevuto come primo argomento, otterrà dal kernel un
2410 puntatore ad una struttura \struct{siginfo\_t} con le relative informazioni
2411 attienti l'origine del segnale nel secondo argomento, ed infine un puntatore a
2412 delle informazioni di contesto ad uso delle librerie del C nel terzo
2413 argomento, che non vengono mai utilizzate nel gestore, attenendo al
2414 funzionamento a basso livello della gestione dei segnali.\footnote{il kernel
2415 tutte le volte che c'è un segnale pendente gestisce l'esecuzione del
2416 relativo gestore caricando nello stack i dati del contesto di esecuzione del
2417 processo e facendo sì che al ritorno in \textit{user-space} sia eseguito il
2418 gestore, una volta che questo ritorna il controllo viene passato a dello
2419 specifico codice in \textit{user-space}, detto \itindex{signal~trampoline}
2420 \textit{signal trampoline}, che con la funzione di sistema \funcm{sigreturn}
2421 usa le informazioni di contesto disponibili in questo argomento per far
2422 riprendere l'esecuzione del processo al punto in cui si era stata interrotta
2423 dal segnale; tutto ciò è gestito dal kernel e dalle librerie del C e non
2424 interessa la programmazione ordinaria.}
2426 Si è riportato in fig.~\ref{fig:sig_Action_code} un equivalente della
2427 precedente \func{Signal} che però installa un gestore di segnali di tipo
2428 \param{sa\_sigaction}. Si noti come la funzione, una volta definito come sopra
2429 il tipo \texttt{SigAction} per il gestore di segnali, sia praticamente
2432 \begin{figure}[!htbp]
2433 \footnotesize \centering
2434 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
2435 \includecodesample{listati/Action.c}
2438 \caption{La funzione \func{Action}, analoga alla precedente \func{Signal}
2439 per l'uso dei gestori di segnali avanzati con \func{sigaction}.}
2440 \label{fig:sig_Action_code}
2443 Quello che cambia in questo caso è occorre indicare (\texttt{\small 4}) nel
2444 campo \var{sa\_flags} della struttura \struct{sigaction} il valore
2445 \const{SA\_SIGINFO}, perché poi si passerà (\texttt{\small 5}) l'indirizzo il
2446 del gestore nel campo \var{sa\_sigaction} invece che in \var{sa\_handler} come
2447 nel caso precedente.
2449 Inoltre in questo caso, ritornando la funzione l'indirizzo del gestore che è
2450 nella nuova forma, non si può terminare in caso di errore riportanto il valore
2451 \const{SIG\_ERR} (che è di tipo \type{sighandler\_t} e fa riferimento ad un
2452 gestore ordinario) come in precedenza. Per questo motivo si è scelto di
2453 ritornare come indicazione di errore il valore \val{NULL}, ma in questo caso
2454 si deve tenere presente che questo valore non è più distinto da quello che si
2455 utilizza per indicare la eventuale reimpostazione del gestore di default (come
2456 era \const{SIG\_ERR} rispetto a \const{SIG\_DFL}).
2458 Per questo motivo questa funzione viene illustrata solo a scopo di primo
2459 esempio, vedremo più avanti, in sez.~\ref{sec:sig_real_time}, nel contesto
2460 dell'uso dei segnali \textit{real-time} per i quali è nata questa nuova
2461 interfaccia, un esempio più completo dell'uso di \func{sigaction} con un
2462 gestore in questa nuova forma, e di come utilizzare le informazioni ottenute
2463 nella struttura \struct{siginfo\_t}.
2466 \subsection{La gestione della \textsl{maschera dei segnali} o
2467 \textit{signal mask}}
2468 \label{sec:sig_sigmask}
2470 \index{maschera dei segnali|(}
2472 Come spiegato in sez.~\ref{sec:sig_semantics} tutti i moderni sistemi
2473 unix-like permettono di bloccare temporaneamente (o di eliminare
2474 completamente, impostando come azione \const{SIG\_IGN}) la consegna dei
2475 segnali ad un processo. Questo è fatto specificando la cosiddetta
2476 \textsl{maschera dei segnali} (o \textit{signal mask}) del
2477 processo\footnote{nel caso di Linux essa è mantenuta dal campo \var{blocked}
2478 della \struct{task\_struct} del processo.} cioè l'insieme dei segnali la cui
2479 consegna è bloccata.
2481 Abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} che la maschera dei segnali
2482 viene ereditata dal padre alla creazione di un processo figlio, e abbiamo
2483 visto al paragrafo precedente che essa può essere modificata durante
2484 l'esecuzione di un gestore ed automaticamente ripristinata quando questo
2485 ritorna, attraverso l'uso dal campo \var{sa\_mask} di \struct{sigaction}.
2487 Uno dei problemi evidenziatisi con l'esempio di fig.~\ref{fig:sig_event_wrong}
2488 è che in molti casi è necessario proteggere delle sezioni di codice, in modo
2489 da essere sicuri che essi siano eseguite senza interruzioni da parte di un
2490 segnale. Nel caso in questione si trattava della sezione di codice fra il
2491 controllo e la eventuale cancellazione del flag impostato dal gestore di un
2492 segnale che testimoniava l'avvenuta occorrenza dello stesso.
2494 Come illustrato in sez.~\ref{sec:proc_atom_oper} le operazioni più semplici,
2495 come l'assegnazione o il controllo di una variabile, di norma sono atomiche, e
2496 qualora si voglia essere sicuri si può usare il tipo \type{sig\_atomic\_t}. Ma
2497 quando si devono eseguire più operazioni su delle variabili (nell'esempio
2498 citato un controllo ed una assegnazione) o comunque eseguire una serie di
2499 istruzioni, l'atomicità non è più possibile.
2501 In questo caso, quando si vuole essere sicuri di non essere interrotti da uno
2502 o più segnali durante l'esecuzione di una sezione di codice, diventa
2503 necessario bloccarli esplicitamente. Questo si fa modificando la maschera dei
2504 segnali del processo e per fare questa operazione con lo standard POSIX-1.2001
2505 è stata introdotta una apposita funzione di sistema,
2506 \funcd{sigprocmask},\footnote{in realtà quello che viene usato normalmente è
2507 il \textit{wrapper} omonimo delle \acr{glibc} dato che con l'introduzione
2508 dei segnali \textit{real time} nel kernel 2.2 le dimensioni del tipo
2509 \type{sigset\_t} sono cambiate e la \textit{system call} sottostante è
2510 diventata \funcm{rt\_sigprocmask} che richiede un quarto argomento di tipo
2511 \ctyp{size\_t} per indicare questa dimensione; la vecchia funzione di
2512 sistema continua ad esistere ma è deprecata, il \textit{wrapper} maschera
2513 questi dettagli ed inoltre ignora in maniera silente i tentativi di bloccare
2514 i segnali \textit{real time} impiegati per la gestione dei \textit{thread}
2515 dalla \textit{Native Thread Posix Library} (vedi
2516 sez.~\ref{sec:linux_ntpl}).} il cui prototipo è:
2520 \fdecl{int sigprocmask(int how, const sigset\_t *set, sigset\_t *oldset)}
2521 \fdesc{Imposta la maschera dei segnali del processo corrente.}
2524 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2525 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2527 \item[\errcode{EFAULT}] si sono specificati indirizzi non validi.
2528 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di segnale invalido.
2533 La funzione usa l'insieme di segnali posto all'indirizzo passato
2534 nell'argomento \param{set} per modificare la maschera dei segnali del processo
2535 corrente. La modifica viene effettuata a seconda del valore dell'argomento
2536 \param{how}, secondo le modalità specificate in
2537 tab.~\ref{tab:sig_procmask_how}. Qualora si specifichi un indirizzo non nullo
2538 per il puntatore \param{oldset} la maschera dei segnali corrente viene salvata
2539 a quell'indirizzo. Se invece è nullo il puntatore \param{set} non viene
2540 eseguito nessun cambiamento e si può usare la funzione per leggere la maschera
2541 corrente in \param{oldset}.
2546 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
2548 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2551 \constd{SIG\_BLOCK} & L'insieme dei segnali bloccati è l'unione fra
2552 quello specificato e quello corrente.\\
2553 \constd{SIG\_UNBLOCK} & I segnali specificati in \param{set} sono rimossi
2554 dalla maschera dei segnali, specificare la
2555 cancellazione di un segnale non bloccato è legale.\\
2556 \constd{SIG\_SETMASK} & La maschera dei segnali è impostata al valore
2557 specificato da \param{set}.\\
2560 \caption{Valori e significato dell'argomento \param{how} della funzione
2561 \func{sigprocmask}.}
2562 \label{tab:sig_procmask_how}
2565 La funzione consente di proteggere delle sezioni di codice bloccando l'insieme
2566 di segnali voluto per poi riabilitarli alla fine della sezione critica e
2567 risolvere problemi come quelli mostrati in fig.~\ref{fig:sig_event_wrong},
2568 proteggendo la sezione fra il controllo del flag e la sua cancellazione.
2570 La funzione può essere usata anche all'interno di un gestore, ad esempio per
2571 riabilitare la consegna del segnale che l'ha invocato, in questo caso però
2572 occorre ricordare che qualunque modifica alla maschera dei segnali viene
2573 perduta al ritorno dallo stesso.
2575 Benché con l'uso di \func{sigprocmask} si possano risolvere la maggior parte
2576 dei casi di \textit{race condition} restano aperte alcune possibilità legate
2577 all'uso di \func{pause}. Il caso è simile a quello del problema illustrato
2578 nell'esempio di fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete}, e cioè la possibilità che
2579 il processo riceva il segnale che si intende usare per uscire dallo stato di
2580 attesa invocato con \func{pause} immediatamente prima dell'esecuzione di
2583 Per poter effettuare atomicamente la modifica della maschera dei segnali (di
2584 solito attivandone uno specifico) insieme alla sospensione del processo lo
2585 standard POSIX ha previsto la funzione di sistema \funcd{sigsuspend}, il cui
2590 \fdecl{int sigsuspend(const sigset\_t *mask)}
2591 \fdesc{Imposta la maschera dei segnali mettendo in attesa il processo.}
2594 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2595 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2597 \item[\errcode{EFAULT}] si sono specificati indirizzi non validi.
2598 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un numero di segnale invalido.
2603 Come esempio dell'uso di queste funzioni proviamo a riscrivere un'altra volta
2604 l'esempio di implementazione di \code{sleep}. Abbiamo accennato in
2605 sez.~\ref{sec:sig_sigaction} come con \func{sigaction} sia possibile bloccare
2606 \signal{SIGALRM} nell'installazione dei gestori degli altri segnali, per poter
2607 usare l'implementazione vista in fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete} senza
2608 interferenze. Questo però comporta una precauzione ulteriore al semplice uso
2609 della funzione, vediamo allora come usando la nuova interfaccia è possibile
2610 ottenere un'implementazione, riportata in fig.~\ref{fig:sig_sleep_ok} che non
2611 presenta neanche questa necessità.
2613 \begin{figure}[!htb]
2614 \footnotesize \centering
2615 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
2616 \includecodesample{listati/sleep.c}
2619 \caption{Una implementazione completa di \func{sleep}.}
2620 \label{fig:sig_sleep_ok}
2623 Per evitare i problemi di interferenza con gli altri segnali in questo caso
2624 non si è usato l'approccio di fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete} evitando
2625 l'uso di \func{longjmp}. Come in precedenza il gestore (\texttt{\small
2626 27--30}) non esegue nessuna operazione, limitandosi a ritornare per
2627 interrompere il programma messo in attesa.
2629 La prima parte della funzione (\texttt{\small 6--10}) provvede ad installare
2630 l'opportuno gestore per \signal{SIGALRM}, salvando quello originario, che
2631 sarà ripristinato alla conclusione della stessa (\texttt{\small 23}); il passo
2632 successivo è quello di bloccare \signal{SIGALRM} (\texttt{\small 11--14}) per
2633 evitare che esso possa essere ricevuto dal processo fra l'esecuzione di
2634 \func{alarm} (\texttt{\small 16}) e la sospensione dello stesso. Nel fare
2635 questo si salva la maschera corrente dei segnali, che sarà ripristinata alla
2636 fine (\texttt{\small 22}), e al contempo si prepara la maschera dei segnali
2637 \var{sleep\_mask} per riattivare \signal{SIGALRM} all'esecuzione di
2640 In questo modo non sono più possibili \textit{race condition} dato che
2641 \signal{SIGALRM} viene disabilitato con \func{sigprocmask} fino alla chiamata
2642 di \func{sigsuspend}. Questo metodo è assolutamente generale e può essere
2643 applicato a qualunque altra situazione in cui si deve attendere per un
2644 segnale, i passi sono sempre i seguenti:
2646 \item leggere la maschera dei segnali corrente e bloccare il segnale voluto
2647 con \func{sigprocmask};
2648 \item mandare il processo in attesa con \func{sigsuspend} abilitando la
2649 ricezione del segnale voluto;
2650 \item ripristinare la maschera dei segnali originaria.
2652 Per quanto possa sembrare strano bloccare la ricezione di un segnale per poi
2653 riabilitarla immediatamente dopo, in questo modo si evita il \textit{deadlock}
2654 dovuto all'arrivo del segnale prima dell'esecuzione di \func{sigsuspend}.
2656 \index{maschera dei segnali|)}
2659 \subsection{Criteri di programmazione per i gestori dei segnali}
2660 \label{sec:sig_signal_handler}
2662 Abbiamo finora parlato dei gestori dei segnali come funzioni chiamate in
2663 corrispondenza della consegna di un segnale. In realtà un gestore non può
2664 essere una funzione qualunque, in quanto esso può essere eseguito in
2665 corrispondenza all'interruzione in un punto qualunque del programma
2666 principale, cosa che ad esempio può rendere problematico chiamare all'interno
2667 di un gestore di segnali la stessa funzione che dal segnale è stata
2670 Ad esempio se consideriamo le funzioni dell'I/O standard di
2671 sez.~\ref{sec:files_std_interface} è chiaro che essendo basate sull'uso da
2672 parte delle librerie del C di buffer e puntatori interni, che possono essere
2673 stati aggiornati in maniera parziale alla ricezione di un segnale, questi
2674 possono trovarsi, quando riutilizzate all'interno di un gestore, in uno stato
2675 completamente inconsistente.
2677 \index{funzioni!\textit{signal safe}|(}
2679 Il concetto è comunque generale e porta ad una distinzione fra quelle che
2680 POSIX chiama \textsl{funzioni insicure} (\textit{signal unsafe function}) e
2681 \textsl{funzioni sicure} (o più precisamente \textit{signal safe function} o
2682 funzioni \textit{async-signal-safe}). Quando un segnale interrompe una
2683 funzione insicura ed il gestore chiama al suo interno una funzione insicura il
2684 sistema può dare luogo ad un comportamento indefinito, la cosa non avviene
2685 invece per le funzioni sicure.
2687 \begin{figure}[!htb]
2688 \footnotesize \centering
2689 \begin{minipage}[c]{14cm}
2690 \func{\_exit}, \func{abort}, \func{accept}, \func{access},
2691 \func{aio\_error} \func{aio\_return}, \func{aio\_suspend}, \func{alarm},
2692 \func{bind}, \func{cfgetispeed}, \func{cfgetospeed}, \func{cfsetispeed},
2693 \func{cfsetospeed}, \func{chdir}, \func{chmod}, \func{chown},
2694 \func{clock\_gettime}, \func{close}, \func{connect}, \func{creat},
2695 \func{dup}, \func{dup2}, \func{execle}, \func{execve}, \func{fchmod},
2696 \func{fchown}, \func{fcntl}, \func{fdatasync}, \func{fork},
2697 \func{fpathconf}, \func{fstat}, \func{fsync}, \func{ftruncate},
2698 \func{getegid}, \func{geteuid}, \func{getgid}, \func{getgroups},
2699 \func{getpeername}, \func{getpgrp}, \func{getpid}, \func{getppid},
2700 \func{getsockname}, \func{getsockopt}, \func{getuid}, \func{kill},
2701 \func{link}, \func{listen}, \func{lseek}, \func{lstat}, \func{mkdir},
2702 \func{mkfifo}, \func{open}, \func{pathconf}, \func{pause}, \func{pipe},
2703 \func{poll}, \funcm{posix\_trace\_event}, \func{pselect}, \func{raise},
2704 \func{read}, \func{readlink}, \func{recv}, \func{recvfrom},
2705 \func{recvmsg}, \func{rename}, \func{rmdir}, \func{select},
2706 \func{sem\_post}, \func{send}, \func{sendmsg}, \func{sendto},
2707 \func{setgid}, \func{setpgid}, \func{setsid}, \func{setsockopt},
2708 \func{setuid}, \func{shutdown}, \func{sigaction}, \func{sigaddset},
2709 \func{sigdelset}, \func{sigemptyset}, \func{sigfillset},
2710 \func{sigismember}, \func{signal}, \func{sigpause}, \func{sigpending},
2711 \func{sigprocmask}, \func{sigqueue}, \funcm{sigset}, \func{sigsuspend},
2712 \func{sleep}, \func{socket}, \func{socketpair}, \func{stat},
2713 \func{symlink}, \func{sysconf}, \func{tcdrain}, \func{tcflow},
2714 \func{tcflush}, \func{tcgetattr}, \func{tcgetgrp}, \func{tcsendbreak},
2715 \func{tcsetattr}, \func{tcsetpgrp}, \func{time}, \func{timer\_getoverrun},
2716 \func{timer\_gettime}, \func{timer\_settime}, \func{times}, \func{umask},
2717 \func{uname}, \func{unlink}, \func{utime}, \func{wait}, \func{waitpid},
2721 \caption{Elenco delle funzioni sicure secondo lo standard POSIX
2723 \label{fig:sig_safe_functions}
2726 Tutto questo significa che la funzione che si usa come gestore di segnale deve
2727 essere programmata con molta cura per evirare questa evenienza e che non è
2728 possibile utilizzare al suo interno una qualunque funzione di sistema o di
2729 libreria. Oltre ovviamente ad essere rientrante rispetto all'uso di eventuali
2730 variabili globali del programma se si vogliono evitare questi problemi
2731 all'interno di un gestore di segnali si dovrà ricorrere soltanto all'uso delle
2732 funzioni considerate sicure.\footnote{in realtà sarebbe possibile adottare
2733 come approccio alternativo quello di bloccare i segnali nel programma
2734 principale tutte le volte che questo chiama funzioni insicure o utilizza
2735 dati globali utilizzati anche dal gestore di segnali per poi riabilitarli
2736 una volta finito; la complessità di questo approccio lo rende però
2737 sostanzialmente impraticabile, ed effettivamente non impraticato.}
2739 L'elenco delle funzioni considerate sicure varia a seconda della
2740 implementazione utilizzata e dello standard a cui si fa riferimento. Non è
2741 riportata una lista specifica delle funzioni di sistema sicure per Linux, e si
2742 suppone pertanto che siano quelle richieste dallo standard. Secondo quanto
2743 richiesto dallo standard POSIX 1003.1 nella revisione del 2003, le
2744 ``\textit{signal safe function}'' che possono essere chiamate anche
2745 all'interno di un gestore di segnali sono tutte quelle della lista riportata
2746 in fig.~\ref{fig:sig_safe_functions}.
2748 Lo standard POSIX.1-2004 modifica la lista di
2749 fig.~\ref{fig:sig_safe_functions} aggiungendo le funzioni \func{\_Exit} e
2750 \func{sockatmark}, mentre lo standard POSIX.1-2008 rimuove della lista le tre
2751 funzioni \func{fpathconf}, \func{pathconf}, \func{sysconf} e vi aggiunge le
2752 ulteriori funzioni in fig.~\ref{fig:sig_safe_functions_posix_2008}.
2754 \begin{figure}[!htb]
2755 \footnotesize \centering
2756 \begin{minipage}[c]{14cm}
2757 \func{execl}, \func{execv}, \func{faccessat}, \func{fchmodat},
2758 \func{fchownat}, \func{fexecve}, \func{fstatat}, \func{futimens},
2759 \func{linkat}, \func{mkdirat}, \func{mkfifoat}, \func{mknod},
2760 \func{mknodat}, \func{openat}, \func{readlinkat}, \func{renameat},
2761 \func{symlinkat}, \func{unlinkat}, \func{utimensat}, \func{utimes}.
2764 \caption{Ulteriori funzioni sicure secondo lo standard POSIX.1-2008.}
2765 \label{fig:sig_safe_functions_posix_2008}
2768 Nella successiva revisione di POSIX.1-2013 sono poi state aggiunte le
2769 ulteriori funzioni \func{fchdir}, \func{pthread\_kill}, \func{pthread\_self},
2770 \func{pthread\_sigmask}. L'ultima revisione dello standard alla data della
2771 scrittura di questa sezione è la POSIX.1-2016,\footnote{una lista più
2772 aggiornata può comunque essere ottenuto dalla documentazione di sistema,
2773 accessibile con \texttt{man signal-safety}, da cui si sono estratti questi
2774 elenchi.} che ha aggiunto alle \textit{signal safe function} le ulteriori
2775 funzioni di fig.~\ref{fig:sig_safe_functions_posix_2016}.
2778 \begin{figure}[!htb]
2779 \footnotesize \centering
2780 \begin{minipage}[c]{14cm}
2781 \func{ffs}, \func{htonl}, \func{htons}, \func{longjmp}, \func{memccpy},
2782 \func{memchr}, \func{memcmp}, \func{memcpy}, \func{memmove}, \func{memset},
2783 \func{siglongjmp}, \func{stpcpy}, \func{stpncpy}, \func{strcat},
2784 \func{strchr}, \func{strcmp}, \func{strcpy}, \func{strcspn},
2785 \func{strlen}, \func{strncat}, \func{strncmp}, \func{strncpy},
2786 \func{strnlen}, \func{strpbrk}, \func{strrchr}, \func{strspn},
2787 \func{strstr}, \func{strtok\_r}, \func{wcpcpy}, \func{wcpncpy},
2788 \func{wcscat}, \func{wcschr}, \func{wcscmp}, \func{wcscpy},
2789 \func{wcscspn}, \func{wcslen}, \func{wcsncat}, \func{wcsncmp},
2790 \func{wcsncpy}, \func{wcsnlen}, \func{wcspbrk}, \func{wcsrchr},
2791 \func{wcsspn}, \func{wcsstr}, \func{wcstok}, \func{wmemchr},
2792 \func{wmemcmp}, \func{wmemcpy}, \func{wmemmove}, \func{wmemset}.
2795 \caption{Ulteriori funzioni sicure secondo lo standard POSIX.1-2016.}
2796 \label{fig:sig_safe_functions_posix_2016}
2799 Rispetto a questi elenchi occorre precisare che prima della versione 2.24
2800 delle \acr{glibc} l'implementazione delle funzioni \func{execl} ed
2801 \func{execle} non era sicura, e che tuttora non lo è quella di
2802 \func{aio\_suspend}. Inoltre è da evitare \func{fork}, che potrebbe essere
2803 rimossa in future revisioni dello standard, e che già POSIX-1.2003 indicava
2804 come tale se usata in concorrenza con \func{pthread\_atfork}.
2806 \index{funzioni!\textit{signal safe}|)}
2808 Per questo motivo è opportuno mantenere al minimo indispensabile le operazioni
2809 effettuate all'interno di un gestore di segnali, qualora si debbano compiere
2810 operazioni complesse è sempre preferibile utilizzare la tecnica in cui si usa
2811 il gestore per impostare il valore di una qualche variabile globale, e poi si
2812 eseguono le operazioni complesse nel programma verificando (con tutti gli
2813 accorgimenti visti in precedenza) il valore di questa variabile tutte le volte
2814 che si è rilevata una interruzione dovuta ad un segnale.
2817 \section{Funzionalità avanzate}
2818 \label{sec:sig_advanced_signal}
2820 Tratteremo in questa ultima sezione alcune funzionalità avanzate relativa ai
2821 segnali ed in generale ai meccanismi di notifica, a partire dalla funzioni
2822 introdotte per la gestione dei cosiddetti ``\textsl{segnali real-time}'', alla
2823 gestione avanzata delle temporizzazioni e le nuove interfacce per la gestione
2824 di segnali ed eventi attraverso l'uso di file descriptor.
2826 \subsection{I segnali \textit{real-time}}
2827 \label{sec:sig_real_time}
2829 Lo standard POSIX.1b, nel definire una serie di nuove interfacce per i servizi
2830 \textit{real-time}, ha introdotto una estensione del modello classico dei
2831 segnali che presenta dei significativi miglioramenti,\footnote{questa
2832 estensione è stata introdotta in Linux a partire dal kernel 2.1.43, e dalla
2833 versione 2.1 della \acr{glibc}.} in particolare sono stati superati tre
2834 limiti fondamentali dei segnali classici:
2835 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{1cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
2836 \item[\textbf{I segnali non sono accumulati}]
2837 se più segnali vengono generati prima dell'esecuzione di un gestore
2838 questo sarà eseguito una sola volta, ed il processo non sarà in grado di
2839 accorgersi di quante volte l'evento che ha generato il segnale è accaduto.
2840 \item[\textbf{I segnali non trasportano informazione}]
2841 i segnali classici non prevedono altra informazione sull'evento
2842 che li ha generati se non il fatto che sono stati emessi (tutta
2843 l'informazione che il kernel associa ad un segnale è il suo numero).
2844 \item[\textbf{I segnali non hanno un ordine di consegna}]
2845 l'ordine in cui diversi segnali vengono consegnati è casuale e non
2846 prevedibile. Non è possibile stabilire una priorità per cui la reazione a
2847 certi segnali ha la precedenza rispetto ad altri.
2850 Per poter superare queste limitazioni lo standard POSIX.1b ha introdotto delle
2851 nuove caratteristiche, che sono state associate ad una nuova classe di
2852 segnali, che vengono chiamati \textsl{segnali real-time}, in particolare le
2853 funzionalità aggiunte sono:
2856 \item i segnali sono inseriti in una coda che permette di consegnare istanze
2857 multiple dello stesso segnale qualora esso venga inviato più volte prima
2858 dell'esecuzione del gestore; si assicura così che il processo riceva un
2859 segnale per ogni occorrenza dell'evento che lo genera;
2860 \item è stata introdotta una priorità nella consegna dei segnali: i segnali
2861 vengono consegnati in ordine a seconda del loro valore, partendo da quelli
2862 con un numero minore, che pertanto hanno una priorità maggiore;
2863 \item è stata introdotta la possibilità di restituire dei dati al gestore,
2864 attraverso l'uso di un apposito campo \var{si\_value} nella struttura
2865 \struct{siginfo\_t}, accessibile tramite gestori di tipo
2866 \var{sa\_sigaction}.
2869 Tutte queste nuove funzionalità eccetto l'ultima, che, come illustrato in
2870 sez.~\ref{sec:sig_sigaction}, è disponibile anche con i segnali ordinari, si
2871 applicano solo ai nuovi segnali \textit{real-time}; questi ultimi sono
2872 accessibili in un intervallo di valori specificati dalle due costanti
2873 \constd{SIGRTMIN} e \constd{SIGRTMAX}, che specificano il numero minimo e
2874 massimo associato ad un segnale \textit{real-time}.
2876 Su Linux i segnali \textit{real-time} vengono numerati a partire da 32, fino
2877 ad un valore massimo di 64, per un totale di 33 segnali disponibili, contro
2878 gli almeno 8 richiesti da POSIX.1b. Si tenga presente però che i primi segnali
2879 \textit{real-time} disponibili vengono usati dalla \acr{glibc} per
2880 l'implementazione dei \textit{thread} POSIX (vedi
2881 sez.~\ref{sec:thread_posix_intro}), ed il valore di \const{SIGRTMIN} fornito
2882 quando si usano le \acr{glibc} viene modificato di conseguenza.\footnote{per
2883 la precisione vengono usati i primi tre per la vecchia implementazione dei
2884 \textit{LinuxThread} ed i primi due per la nuova NTPL (\textit{New Thread
2885 Posix Library}), il che comporta che \const{SIGRTMIN} a seconda dei casi
2886 può assumere i valori 34 o 35.}
2888 Per questo motivo nei programmi che usano i segnali \textit{real-time} non si
2889 deve mai usare un valore numerico assoluto, dato che si potrebbe correre il
2890 rischio di utilizzare un segnale già in uso alle librerie; il numero del
2891 segnale deve invece essere sempre specificato in forma relativa a
2892 \const{SIGRTMIN}, con qualcosa come \code{SIGRTMIN + n}, avendo sempre cura di
2893 controllare di non aver indicato un valore maggiore di \const{SIGRTMAX}.
2895 I segnali \textit{real-time} con un numero più basso hanno una priorità
2896 maggiore e vengono consegnati per primi, inoltre i segnali \textit{real-time}
2897 non possono interrompere l'esecuzione di un gestore di un segnale a priorità
2898 più alta. La loro azione predefinita è sempre quella di terminare il
2899 programma. I segnali ordinari invece hanno tutti la stessa priorità, che è
2900 più alta di quella di qualunque segnale \textit{real-time}.\footnote{questa è
2901 però una caratteristica di Linux, presente comunque anche nella gran parte
2902 degli altri kernel \textit{unix-like}, lo standard infatti non definisce
2903 niente al riguardo.}
2905 Si tenga presente che questi nuovi segnali non sono associati a nessun evento
2906 specifico, a meno di non avere richiesto l'utilizzo di uno di essi in
2907 meccanismi di notifica come quelli per l'I/O asincrono (vedi
2908 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o per le code di messaggi POSIX (vedi
2909 sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}), pertanto nell'uso ordinario devono essere
2910 inviati esplicitamente.
2912 Inoltre, per poter usufruire della loro capacità di restituire dei dati, i
2913 relativi gestori devono essere installati con \func{sigaction}, specificando
2914 per \var{sa\_flags} la modalità \const{SA\_SIGINFO} che permette di utilizzare
2915 la forma estesa \var{sa\_sigaction} del gestore (vedi
2916 sez.~\ref{sec:sig_sigaction}). In questo modo tutti i segnali
2917 \textit{real-time} possono restituire al gestore una serie di informazioni
2918 aggiuntive attraverso l'argomento \struct{siginfo\_t}, la cui definizione è
2919 stata già vista in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}, nella trattazione dei gestori
2922 In particolare i campi di \struct{siginfo\_t} utilizzati dai segnali
2923 \textit{real-time} sono \var{si\_pid} e \var{si\_uid} in cui vengono riportati
2924 rispettivamente il \ids{PID} e l'\ids{UID} effettivo del processo che ha
2925 inviato il segnale, e lo specifico campo \var{si\_value}. Questo campo viene
2926 indicato in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t} come di tipo \type{sigval\_t}; se ne
2927 è riportata la definizione in fig.~\ref{fig:sig_sigval}.
2929 \begin{figure}[!htb]
2930 \footnotesize \centering
2931 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
2932 \includestruct{listati/sigval_t.h}
2935 \caption{La definizione dell'unione \structd{sigval}, definita anche come
2936 tipo \typed{sigval\_t}.}
2937 \label{fig:sig_sigval}
2941 Si tratta quindi di una unione \struct{sigval} con due possibili campi
2942 alternativi in cui può essere memorizzato o un valore numerico, se usata con
2943 \var{sival\_int}, o un puntatore, se usata con \var{sival\_ptr}. L'unione
2944 viene usata dai segnali \textit{real-time}, ma anche da vari altri meccanismi
2945 di notifica, per inviare eventuali informazioni aggiuntive al gestore del
2946 segnale in \var{si\_value}. Ad esempio un campo di tipo \type{sigval\_t} è
2947 presente anche nella struttura \struct{sigevent} (definita in
2948 fig.~\ref{fig:struct_sigevent}) che viene usata da vari meccanismi di notifica
2949 come quelli per i timer POSIX (che vedremo in sez.~\ref{sec:sig_timer_adv}),
2950 quello dell'I/O asincrono (che vedremo in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io})
2951 o dalle code di messaggi POSIX (che vedremo in sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}).
2953 A causa di questa loro caratteristica, la funzione \func{kill}, pure essendo
2954 utilizzabile, non è adatta ad inviare segnali \textit{real-time}, perché non è
2955 in grado di impostare alcun valore per il campo \var{si\_value}. Per questo
2956 motivo lo standard POSIX ha previsto una nuova funzione, \funcd{sigqueue}, il
2961 \fdecl{int sigqueue(pid\_t pid, int signo, const union sigval value)}
2962 \fdesc{Invia un segnale con un valore di informazione.}
2965 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
2966 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
2968 \item[\errcode{EAGAIN}] la coda è esaurita, ci sono già
2969 \const{SIGQUEUE\_MAX} segnali in attesa si consegna.
2970 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore non valido per
2972 \item[\errcode{EPERM}] non si hanno privilegi appropriati per inviare il
2973 segnale al processo specificato.
2974 \item[\errcode{ESRCH}] il processo \param{pid} non esiste.
2979 La funzione invia il segnale indicato dall'argomento \param{signo} al processo
2980 indicato dall'argomento \param{pid}. Per il resto il comportamento della
2981 funzione è analogo a quello di \func{kill}, ed i privilegi occorrenti ad
2982 inviare il segnale ad un determinato processo sono gli stessi; un valore nullo
2983 di \param{signo} permette di verificare le condizioni di errore senza inviare
2986 Se il segnale è bloccato la funzione ritorna immediatamente, se si è
2987 installato un gestore con \const{SA\_SIGINFO} e ci sono risorse disponibili,
2988 (vale a dire che c'è posto nella coda dei segnali \textit{real-time}) esso
2989 viene inserito e diventa pendente. Una volta consegnato il segnale il gestore
2990 otterrà nel campo \var{si\_code} di \struct{siginfo\_t} il valore
2991 \const{SI\_QUEUE} e nel campo \var{si\_value} il valore indicato
2992 nell'argomento \param{value}. Se invece si è installato un gestore nella forma
2993 classica il segnale sarà generato, ma tutte le caratteristiche tipiche dei
2994 segnali \textit{real-time} (priorità e coda) saranno perse.
2996 Per lo standard POSIX la profondità della coda è indicata dalla costante
2997 \constd{SIGQUEUE\_MAX}, una della tante costanti di sistema definite dallo
2998 standard POSIX che non abbiamo riportato esplicitamente in
2999 sez.~\ref{sec:sys_limits}. Il suo valore minimo secondo lo standard,
3000 \macrod{\_POSIX\_SIGQUEUE\_MAX}, è pari a 32. Nel caso di Linux la coda ha una
3001 dimensione variabile; fino alla versione 2.6.7 c'era un limite massimo globale
3002 che poteva essere impostato come parametro del kernel in
3003 \sysctlfiled{kernel/rtsig-max} ed il valore predefinito era pari a 1024. A
3004 partire dal kernel 2.6.8 il valore globale è stato rimosso e sostituito dalla
3005 risorsa \const{RLIMIT\_SIGPENDING} associata al singolo utente, che può essere
3006 modificata con \func{setrlimit} come illustrato in
3007 sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}.
3009 Lo standard POSIX.1b definisce inoltre delle nuove funzioni di sistema che
3010 permettono di gestire l'attesa di segnali specifici su una coda, esse servono
3011 in particolar modo nel caso dei \textit{thread}, in cui si possono usare i
3012 segnali \textit{real-time} come meccanismi di comunicazione elementare; la
3013 prima di queste è \funcd{sigwait}, il cui prototipo è:
3017 \fdecl{int sigwait(const sigset\_t *set, int *sig)}
3018 \fdesc{Attende la ricezione di un segnale.}
3020 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3021 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3023 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta.
3024 \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore non valido per
3026 ed inoltre \errval{EFAULT} nel suo significato generico.}
3029 La funzione estrae dall'insieme dei segnali pendenti uno qualunque fra quelli
3030 indicati nel \textit{signal set} specificato in \param{set}, il cui valore
3031 viene restituito nella variabile puntata da \param{sig}. Se sono pendenti più
3032 segnali, viene estratto quello a priorità più alta, cioè quello con il numero
3033 più basso. Se, nel caso di segnali \textit{real-time}, c'è più di un segnale
3034 pendente, ne verrà estratto solo uno. Una volta estratto il segnale non verrà
3035 più consegnato, e se era in una coda il suo posto sarà liberato. Se non c'è
3036 nessun segnale pendente il processo viene bloccato fintanto che non ne arriva
3039 Per un funzionamento corretto la funzione richiede che alla sua chiamata i
3040 segnali di \param{set} siano bloccati. In caso contrario si avrebbe un
3041 conflitto con gli eventuali gestori: pertanto non si deve utilizzare per
3042 lo stesso segnale questa funzione e \func{sigaction}. Se questo non avviene il
3043 comportamento del sistema è indeterminato: il segnale può sia essere
3044 consegnato che essere ricevuto da \func{sigwait}, il tutto in maniera non
3047 Lo standard POSIX.1b definisce altre due funzioni di sistema, anch'esse usate
3048 prevalentemente con i \textit{thread}; \funcd{sigwaitinfo} e
3049 \funcd{sigtimedwait}, i relativi prototipi sono:
3053 \fdecl{int sigwaitinfo(const sigset\_t *set, siginfo\_t *info)}
3054 \fdesc{Attende un segnale con le relative informazioni.}
3055 \fdecl{int sigtimedwait(const sigset\_t *set, siginfo\_t *info, const
3056 struct timespec *timeout)}
3057 \fdesc{Attende un segnale con le relative informazioni per un tempo massimo.}
3060 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3061 caso \var{errno} assumerà uno gli stessi valori di \func{sigwait} ai quali
3062 si aggiunge per \func{sigtimedwait}:
3064 \item[\errcode{EAGAIN}] si è superato il timeout senza che un segnale atteso
3071 Entrambe le funzioni sono estensioni di \func{sigwait}. La prima permette di
3072 ricevere, oltre al numero del segnale, anche le informazioni ad esso associate
3073 tramite l'argomento \param{info}; in particolare viene restituito il numero
3074 del segnale nel campo \var{si\_signo}, la sua causa in \var{si\_code}, e se il
3075 segnale è stato immesso sulla coda con \func{sigqueue}, il valore di ritorno
3076 ad esso associato viene riportato in \var{si\_value}, che altrimenti è
3079 La seconda è identica alla prima ma in più permette di specificare un timeout
3080 con l'argomento omonimo, scaduto il quale ritornerà con un errore. Se si
3081 specifica per \param{timeout} un puntatore nullo il comportamento sarà
3082 identico a \func{sigwaitinfo}. Se si specifica un tempo di timeout nullo e non
3083 ci sono segnali pendenti la funzione ritornerà immediatamente, in questo modo
3084 si può eliminare un segnale dalla coda senza dover essere bloccati qualora
3085 esso non sia presente.
3087 L'uso di queste funzioni è principalmente associato alla gestione dei segnali
3088 con i \textit{thread}. In genere esse vengono chiamate dal \textit{thread}
3089 incaricato della gestione, che al ritorno della funzione esegue il codice che
3090 usualmente sarebbe messo nel gestore, per poi ripetere la chiamata per
3091 mettersi in attesa del segnale successivo. Questo ovviamente comporta che non
3092 devono essere installati gestori, che solo il \textit{thread} di gestione deve
3093 usare \func{sigwait} e che i segnali gestiti in questa maniera, per evitare
3094 che venga eseguita l'azione predefinita, devono essere mascherati per tutti i
3095 \textit{thread}, compreso quello dedicato alla gestione, che potrebbe
3096 riceverlo fra due chiamate successive.
3098 Come esempio elementare dell'uso dei segnali \textit{real-time}, e della
3099 possibilità di inviare informazioni al gestore degli stessi con
3100 \func{sigqueue}, si è riportato in fig.~\ref{fig:sig_rtsival_main} il corpo
3101 principale di un programma elementare che legge dal terminale un valore
3102 numerico, ed utilizza un segnale \textit{real-time} per inviarlo al gestore
3103 dello stesso. Si sono trascurati i controlli dei valori di ritorno delle varie
3104 funzioni per brevità.
3106 \begin{figure}[!htb]
3107 \footnotesize \centering
3108 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
3109 \includecodesample{listati/rtsigvalsend.c}
3112 \caption{Corpo principale di un programma di invio di segnali
3113 \textit{real-time}.}
3114 \label{fig:sig_rtsival_main}
3117 Dopo aver definito (\texttt{\small 5}) una variabile \var{value} di tipo
3118 \type{sigval\_t} per inviare i dati, ed aver opportunamente scelto
3119 (\texttt{\small 6}) per \var{signo} un segnale \textit{real-time}, la parte
3120 iniziale del programma (\texttt{\small 8--11}) installa il relativo gestore
3121 (la cui definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sig_rtsival_handl}), dopo di
3122 che il programma si pone in un ciclo infinito (\texttt{\small 14--27}) in cui
3123 prima (\texttt{\small 15--20}) legge in buffer dallo \textit{standard input}
3124 una stringa immessa dall'utente, terminandola opportunamente (\texttt{\small
3125 20}), e poi tenta di convertire la stessa (\texttt{\small 21}) in un numero
3126 con \func{strtol}, assegnando il risultato a \texttt{value.sival\_int}, se la
3127 conversione ha successo e \texttt{value.sival\_int} è positivo) invia a se
3128 stesso (\texttt{\small 23}) il segnale \textit{real-time}, altrimenti stampa
3129 un avviso (\texttt{\small 24}).
3132 \begin{figure}[!htb]
3133 \footnotesize \centering
3134 \begin{minipage}[c]{\codesamplewidth}
3135 \includecodesample{listati/rtsigvalsend_handl.c}
3138 \caption{Codice del gestore.}
3139 \label{fig:sig_rtsival_handl}
3146 \subsection{La gestione avanzata delle temporizzazioni}
3147 \label{sec:sig_timer_adv}
3149 Sia le funzioni per la gestione dei tempi viste in
3150 sez.~\ref{sec:sys_cpu_times} che quelle per la gestione dei timer di
3151 sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} sono state a lungo limitate dalla risoluzione
3152 massima dei tempi dell'orologio interno del kernel, che era quella ottenibile
3153 dal timer di sistema che governa lo \textit{scheduler}, e quindi limitate
3154 dalla frequenza dello stesso che si ricordi, come già illustrato in
3155 sez.~\ref{sec:proc_hierarchy}, è data dal valore della costante \texttt{HZ}.
3157 I contatori usati per il calcolo dei tempi infatti erano basati sul numero di
3158 \textit{jiffies} che vengono incrementati ad ogni \textit{clock tick} del
3159 timer di sistema, il che comportava anche, come accennato in
3160 sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} per \func{setitimer}, problemi per il massimo
3161 periodo di tempo copribile da alcuni di questi orologi, come quelli associati
3162 al \textit{process time} almeno fino a quando, con il kernel 2.6.16, non è
3163 stato rimosso il limite di un valore a 32 bit per i \textit{jiffies}.
3165 \itindbeg{POSIX~Timer~API}
3167 Nelle architetture moderne però tutti i computer sono dotati di temporizzatori
3168 hardware che possono supportare risoluzioni molto elevate, ed in maniera del
3169 tutto indipendente dalla frequenza scelta per il timer di sistema che governa
3170 lo \textit{scheduler}, normalmente si possono ottenere precisioni fino al
3171 microsecondo, andando molto oltre in caso di hardware dedicato.
3173 Per questo lo standard POSIX.1-2001 ha previsto una serie di nuove funzioni
3174 relative a quelli che vengono chiamati ``\textsl{orologi}
3175 \textit{real-time}'', in grado di supportare risoluzioni fino al
3176 nanosecondo. Inoltre le CPU più moderne sono dotate a loro volta di contatori
3177 ad alta definizione che consentono una grande accuratezza nella misura del
3178 tempo da esse dedicato all'esecuzione di un processo.
3180 Per usare queste funzionalità ed ottenere risoluzioni temporali più accurate,
3181 occorre però un opportuno supporto da parte del kernel, ed i cosiddetti
3182 \itindex{High~Resolution~Timer~(HRT)} \textit{high resolution timer} che
3183 consentono di fare ciò sono stati introdotti nel kernel ufficiale solo a
3184 partire dalla versione 2.6.21.\footnote{per il supporto deve essere stata
3185 abilitata l'opzione di compilazione \texttt{CONFIG\_HIGH\_RES\_TIMERS}, il
3186 supporto era però disponibile anche in precedenza nei patch facenti parte
3187 dello sviluppo delle estensioni \textit{real-time} del kernel, per cui
3188 alcune distribuzioni possono averlo anche con versioni precedenti del
3189 kernel.} Le funzioni definite dallo standard POSIX per gestire orologi ad
3190 alta definizione però erano già presenti, essendo stata introdotte insieme ad
3191 altre funzioni per il supporto delle estensioni \textit{real-time} con il
3192 rilascio del kernel 2.6, ma la risoluzione effettiva era nominale.
3194 A tutte le implementazioni che si rifanno a queste estensioni è richiesto di
3195 disporre di una versione \textit{real-time} almeno per l'orologio generale di
3196 sistema, quello che mantiene il \textit{calendar time} (vedi
3197 sez.~\ref{sec:sys_time_base}), che in questa forma deve indicare il numero di
3198 secondi e nanosecondi passati a partire dal primo gennaio 1970 (\textit{The
3199 Epoch}). Si ricordi infatti che l'orologio ordinario usato dal
3200 \textit{calendar time} riporta solo un numero di secondi, e che la risoluzione
3201 effettiva normalmente non raggiunge il nanosecondo (a meno di hardware
3202 specializzato). Oltre all'orologio generale di sistema possono essere
3203 presenti altri tipi di orologi \textit{real-time}, ciascuno dei quali viene
3204 identificato da un opportuno valore di una variabile di tipo
3205 \type{clockid\_t}; un elenco di quelli disponibili su Linux è riportato in
3206 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types}.
3211 \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
3213 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
3216 \constd{CLOCK\_REALTIME} & Orologio \textit{real-time} di sistema, può
3217 essere impostato solo con privilegi
3219 \constd{CLOCK\_MONOTONIC} & Orologio che indica un tempo monotono
3220 crescente (a partire da un tempo iniziale non
3221 specificato) che non può essere modificato e
3222 non cambia neanche in caso di reimpostazione
3223 dell'orologio di sistema.\\
3224 \constd{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID}& Contatore del tempo di CPU usato
3225 da un processo (il \textit{process time} di
3226 sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}, nel totale di
3227 \textit{system time} e \textit{user time})
3228 comprensivo di tutto il tempo di CPU usato
3229 da eventuali \textit{thread}.\\
3230 \constd{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID}& Contatore del tempo di CPU
3231 (\textit{user time} e \textit{system time})
3232 usato da un singolo \textit{thread}.\\
3234 \constd{CLOCK\_MONOTONIC\_RAW}&Simile al precedente, ma non subisce gli
3235 aggiustamenti dovuti all'uso di NTP (viene
3236 usato per fare riferimento ad una fonte
3237 hardware). Questo orologio è specifico di
3238 Linux, ed è disponibile a partire dal kernel
3240 \constd{CLOCK\_BOOTTIME} & Identico a \const{CLOCK\_MONOTONIC} ma tiene
3241 conto anche del tempo durante il quale il
3242 sistema è stato sospeso (nel caso di
3243 sospensione in RAM o \textsl{ibernazione} su
3244 disco. Questo orologio è specifico di Linux,
3245 ed è disponibile a partire dal kernel
3247 \constd{CLOCK\_REALTIME\_ALARM}&Identico a \const{CLOCK\_REALTIME}, ma se
3248 usato per un timer il sistema sarà riattivato
3249 anche se è in sospensione. Questo orologio è
3250 specifico di Linux, ed è disponibile a
3251 partire dal kernel 3.0.\\
3252 \constd{CLOCK\_BOOTTIME\_ALARM}&Identico a \const{CLOCK\_BOOTTIME}, ma se
3253 usato per un timer il sistema sarà riattivato
3254 anche se è in sospensione. Questo orologio è
3255 specifico di Linux, ed è disponibile a
3256 partire dal kernel 3.0.\\
3260 \caption{Valori possibili per una variabile di tipo \typed{clockid\_t}
3261 usata per indicare a quale tipo di orologio si vuole fare riferimento.}
3262 \label{tab:sig_timer_clockid_types}
3266 % TODO: dal 4.17 CLOCK_MONOTONIC e CLOCK_BOOTTIME sono identici vedi
3267 % https://lwn.net/Articles/751651/ e
3268 % https://git.kernel.org/linus/d6ed449afdb38f89a7b38ec50e367559e1b8f71f
3269 % change reverted, vedi: https://lwn.net/Articles/752757/
3271 % NOTE: dal 3.0 anche i cosiddetti Posix Alarm Timers, con
3272 % CLOCK_REALTIME_ALARM vedi http://lwn.net/Articles/429925/
3273 % TODO: dal 3.10 anche CLOCK_TAI
3275 % TODO seguire l'evoluzione delle nuove syscall per il problema del 2038,
3276 % iniziate ad entrare nel kernel dal 5.1, vedi
3277 % https://lwn.net/Articles/776435/, https://lwn.net/Articles/782511/,
3278 % https://git.kernel.org/linus/b1b988a6a035
3280 Per poter utilizzare queste funzionalità la \acr{glibc} richiede che la
3281 macro \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} sia definita ad un valore maggiore o uguale
3282 di \texttt{199309L} (vedi sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}), inoltre i
3283 programmi che le usano devono essere collegati con la libreria delle
3284 estensioni \textit{real-time} usando esplicitamente l'opzione \texttt{-lrt}.
3286 Si tenga presente inoltre che la disponibilità di queste funzionalità avanzate
3287 può essere controllato dalla definizione della macro \macrod{\_POSIX\_TIMERS}
3288 ad un valore maggiore di 0, e che le ulteriori macro
3289 \macrod{\_POSIX\_MONOTONIC\_CLOCK}, \macrod{\_POSIX\_CPUTIME} e
3290 \macrod{\_POSIX\_THREAD\_CPUTIME} indicano la presenza dei rispettivi orologi
3291 di tipo \const{CLOCK\_MONOTONIC}, \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e
3292 \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID}; tutte queste macro sono definite in
3293 \headfile{unistd.h}, che pertanto deve essere incluso per poterle
3294 controllarle. Infine se il kernel ha il supporto per gli \textit{high
3295 resolution timer} un elenco degli orologi e dei timer può essere ottenuto
3296 tramite il file \procfile{/proc/timer\_list}.
3298 Le due funzioni che ci consentono rispettivamente di modificare o leggere il
3299 valore per uno degli orologi \textit{real-time} sono \funcd{clock\_settime} e
3300 \funcd{clock\_gettime}; i rispettivi prototipi sono:
3304 \fdecl{int clock\_settime(clockid\_t clockid, const struct timespec *tp)}
3305 \fdesc{Imposta un orologio \textit{real-time}.}
3306 \fdecl{int clock\_gettime(clockid\_t clockid, struct timespec *tp)}
3307 \fdesc{Legge un orologio \textit{real-time}.}
3310 {Le funzioni ritornano $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3311 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3313 \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo \param{tp} non è valido.
3314 \item[\errcode{EINVAL}] il valore specificato per \param{clockid} non è
3315 valido o il relativo orologio \textit{real-time} non è supportato dal
3317 \item[\errcode{EPERM}] non si ha il permesso di impostare l'orologio
3318 indicato (solo per \func{clock\_settime}).
3323 Entrambe le funzioni richiedono che si specifichi come primo argomento il tipo
3324 di orologio su cui si vuole operare con uno dei valori di
3325 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types} o con il risultato di una chiamata a
3326 \func{clock\_getcpuclockid} (che tratteremo a breve), il secondo argomento
3327 invece è sempre il puntatore \param{tp} ad una struttura \struct{timespec}
3328 (vedi fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}) che deve essere stata
3329 precedentemente allocata. Per \func{clock\_settime} questa dovrà anche essere
3330 stata inizializzata con il valore che si vuole impostare sull'orologio, mentre
3331 per \func{clock\_gettime} verrà restituito al suo interno il valore corrente
3334 Si tenga presente inoltre che per eseguire un cambiamento sull'orologio
3335 generale di sistema \const{CLOCK\_REALTIME} occorrono i privilegi
3336 amministrativi;\footnote{ed in particolare la \textit{capability}
3337 \const{CAP\_SYS\_TIME}.} inoltre ogni cambiamento ad esso apportato non avrà
3338 nessun effetto sulle temporizzazioni effettuate in forma relativa, come quelle
3339 impostate sulle quantità di \textit{process time} o per un intervallo di tempo
3340 da trascorrere, ma solo su quelle che hanno richiesto una temporizzazione ad
3341 un istante preciso (in termini di \textit{calendar time}). Si tenga inoltre
3342 presente che nel caso di Linux \const{CLOCK\_REALTIME} è l'unico orologio per
3343 cui si può effettuare una modifica, infatti nonostante lo standard preveda la
3344 possibilità di modifiche anche per \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e
3345 \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID}, il kernel non le consente.
3347 Oltre alle due funzioni precedenti, lo standard POSIX prevede una terza
3348 funzione di sistema che consenta di ottenere la risoluzione effettiva fornita
3349 da un certo orologio, la funzione è \funcd{clock\_getres} ed il suo prototipo
3354 \fdecl{int clock\_getres(clockid\_t clockid, struct timespec *res)}
3355 \fdesc{Legge la risoluzione di un orologio \textit{real-time}.}
3358 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3359 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3361 \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo di \param{res} non è valido.
3362 \item[\errcode{EINVAL}] il valore specificato per \param{clockid} non è
3368 La funzione richiede come primo argomento l'indicazione dell'orologio di cui
3369 si vuole conoscere la risoluzione (effettuata allo stesso modo delle due
3370 precedenti) e questa verrà restituita in una struttura \struct{timespec}
3371 all'indirizzo puntato dall'argomento \param{res}.
3373 Come accennato il valore di questa risoluzione dipende sia dall'hardware
3374 disponibile che dalla implementazione delle funzioni, e costituisce il limite
3375 minimo di un intervallo di tempo che si può indicare. Qualunque valore si
3376 voglia utilizzare nelle funzioni di impostazione che non corrisponda ad un
3377 multiplo intero di questa risoluzione, sarà troncato in maniera automatica.
3379 Gli orologi elencati nella seconda sezione di
3380 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types} sono delle estensioni specifiche di
3381 Linux, create per rispondere ad alcune esigenze specifiche, come quella di
3382 tener conto di eventuali periodi di sospensione del sistema, e presenti solo
3383 nelle versioni più recenti del kernel. In particolare gli ultimi due,
3384 contraddistinti dal suffisso \texttt{\_ALARM}, hanno un impiego particolare,
3385 derivato dalle esigenze emerse con Android per l'uso di Linux sui cellulari,
3386 che consente di creare timer che possono scattare, riattivando il sistema,
3387 anche quando questo è in sospensione. Per il loro utilizzo è prevista la
3388 necessità di una capacità specifica, \const{CAP\_WAKE\_ALARM} (vedi
3389 sez.~\ref{sec:proc_capabilities}).
3391 Si tenga presente inoltre che con l'introduzione degli \textit{high resolution
3392 timer} i due orologi \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e
3393 \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID} fanno riferimento ai contatori presenti in
3394 opportuni registri interni del processore; questo sui sistemi multiprocessore
3395 può avere delle ripercussioni sulla precisione delle misure di tempo che vanno
3396 al di là della risoluzione teorica ottenibile con \func{clock\_getres}, che
3397 può essere ottenuta soltanto quando si è sicuri che un processo (o un
3398 \textit{thread}) sia sempre stato eseguito sullo stesso processore.
3400 Con i sistemi multiprocessore infatti ogni singola CPU ha i suoi registri
3401 interni, e se ciascuna di esse utilizza una base di tempo diversa (se cioè il
3402 segnale di temporizzazione inviato ai processori non ha una sola provenienza)
3403 in genere ciascuna di queste potrà avere delle frequenze leggermente diverse,
3404 e si otterranno pertanto dei valori dei contatori scorrelati fra loro, senza
3405 nessuna possibilità di sincronizzazione.
3407 Il problema si presenta, in forma più lieve, anche se la base di tempo è la
3408 stessa, dato che un sistema multiprocessore non avvia mai tutte le CPU allo
3409 stesso istante, si potrà così avere di nuovo una differenza fra i contatori,
3410 soggetta però soltanto ad uno sfasamento costante. Per questo caso il kernel
3411 per alcune architetture ha del codice che consente di ridurre al minimo la
3412 differenza, ma non può essere comunque garantito che questa si annulli (anche
3413 se in genere risulta molto piccola e trascurabile nella gran parte dei casi).
3415 Per poter gestire questo tipo di problematiche lo standard ha previsto una
3416 apposita funzione che sia in grado di ottenere l'identificativo dell'orologio
3417 associato al \textit{process time} di un processo, la funzione è
3418 \funcd{clock\_getcpuclockid} ed il suo prototipo è:
3422 \fdecl{int clock\_getcpuclockid(pid\_t pid, clockid\_t *clockid)}
3423 \fdesc{Ottiene l'identificatore dell'orologio di CPU usato da un processo.}
3426 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo ed un numero positivo per un
3427 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3429 \item[\errcode{ENOSYS}] non c'è il supporto per ottenere l'orologio relativo
3430 al \textit{process time} di un altro processo, e \param{pid} non
3431 corrisponde al processo corrente.
3432 \item[\errcode{EPERM}] il chiamante non ha il permesso di accedere alle
3433 informazioni relative al processo \param{pid}, avviene solo se è
3434 disponibile il supporto per leggere l'orologio relativo ad un altro
3436 \item[\errcode{ESRCH}] non esiste il processo \param{pid}.
3441 La funzione ritorna l'identificativo di un orologio di sistema associato ad un
3442 processo indicato tramite l'argomento \param{pid}. Un utente normale, posto
3443 che il kernel sia sufficientemente recente da supportare questa funzionalità,
3444 può accedere soltanto ai dati relativi ai propri processi.
3446 Del tutto analoga a \func{clock\_getcpuclockid}, ma da utilizzare per ottenere
3447 l'orologio associato ad un \textit{thread} invece che a un processo, è
3448 \funcd{pthread\_getcpuclockid},\footnote{per poterla utilizzare, come per
3449 qualunque funzione che faccia riferimento ai \textit{thread}, occorre
3450 effettuare il collegamento alla relativa libreria di gestione compilando il
3451 programma con \texttt{-lpthread}.} il cui prototipo è:
3456 \fdecl{int pthread\_getcpuclockid(pthread\_t thread, clockid\_t *clockid)}
3457 \fdesc{Ottiene l'identificatore dell'orologio di CPU associato ad un
3461 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo ed un numero positivo per un
3462 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3464 \item[\errcode{ENOENT}] la funzione non è supportata dal sistema.
3465 \item[\errcode{ESRCH}] non esiste il \textit{thread} identificato
3471 % TODO, dal 2.6.39 aggiunta clock_adjtime
3473 Con l'introduzione degli orologi ad alta risoluzione è divenuto possibile
3474 ottenere anche una gestione più avanzata degli allarmi; abbiamo già visto in
3475 sez.~\ref{sec:sig_alarm_abort} come l'interfaccia di \func{setitimer} derivata
3476 da BSD presenti delle serie limitazioni, come la possibilità di perdere un
3477 segnale sotto carico, tanto che nello standard POSIX.1-2008 questa viene
3478 marcata come obsoleta, e ne viene fortemente consigliata la sostituzione con
3479 nuova interfaccia definita dallo standard POSIX.1-2001 che va sotto il nome di
3480 \textit{POSIX Timer API}. Questa interfaccia è stata introdotta a partire dal
3481 kernel 2.6, anche se il supporto di varie funzionalità da essa previste è
3482 stato aggiunto solo in un secondo tempo.
3484 Una delle principali differenze della nuova interfaccia è che un processo può
3485 utilizzare un numero arbitrario di timer; questi vengono creati (ma non
3486 avviati) tramite la funzione di sistema \funcd{timer\_create}, il cui
3492 \fdecl{int timer\_create(clockid\_t clockid, struct sigevent *evp,
3494 \fdesc{Crea un nuovo timer POSIX.}
3497 {La funzione ritorna $0$ in caso di successo e $-1$ per un errore, nel qual
3498 caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3500 \item[\errcode{EAGAIN}] fallimento nel tentativo di allocare le strutture
3502 \item[\errcode{EINVAL}] uno dei valori specificati per \param{clockid} o per
3503 i campi \var{sigev\_notify}, \var{sigev\_signo} o
3504 \var{sigev\_notify\_thread\_id} di \param{evp} non è valido.
3505 \item[\errcode{ENOMEM}] errore di allocazione della memoria.
3510 La funzione richiede tre argomenti: il primo argomento serve ad indicare quale
3511 tipo di orologio si vuole utilizzare e prende uno dei valori di
3512 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types}; di detti valori però non è previsto
3513 l'uso di \const{CLOCK\_MONOTONIC\_RAW} mentre
3514 \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e \const{CLOCK\_THREAD\_CPUTIME\_ID} sono
3515 disponibili solo a partire dal kernel 2.6.12. Si può così fare riferimento sia
3516 ad un tempo assoluto che al tempo utilizzato dal processo (o \textit{thread})
3517 stesso. Si possono inoltre utilizzare, posto di avere un kernel che li
3518 supporti, gli orologi aggiuntivi della seconda parte di
3519 tab.~\ref{tab:sig_timer_clockid_types}.
3521 Il secondo argomento richiede una trattazione più dettagliata, in quanto
3522 introduce una struttura di uso generale, \struct{sigevent}, che viene
3523 utilizzata anche da altre funzioni, come quelle per l'I/O asincrono (vedi
3524 sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o le code di messaggi POSIX (vedi
3525 sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}) e che serve ad indicare in maniera generica un
3526 meccanismo di notifica.
3528 \begin{figure}[!htb]
3529 \footnotesize \centering
3530 \begin{minipage}[c]{0.8\textwidth}
3531 \includestruct{listati/sigevent.h}
3534 \caption{La struttura \structd{sigevent}, usata per specificare in maniera
3535 generica diverse modalità di notifica degli eventi.}
3536 \label{fig:struct_sigevent}
3539 La struttura \struct{sigevent} (accessibile includendo \headfile{time.h}) è
3540 riportata in fig.~\ref{fig:struct_sigevent}, la definizione effettiva dipende
3541 dall'implementazione, quella mostrata è la versione descritta nella pagina di
3542 manuale di \func{timer\_create}. Il campo \var{sigev\_notify} è il più
3543 importante essendo quello che indica le modalità della notifica, gli altri
3544 dipendono dal valore che si è specificato per \var{sigev\_notify}, si sono
3545 riportati in tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}. La scelta del meccanismo di
3546 notifica viene fatta impostando uno dei valori di
3547 tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify} per \var{sigev\_notify}, e fornendo gli
3548 eventuali ulteriori argomenti necessari a secondo della scelta
3549 effettuata. Diventa così possibile indicare l'uso di un segnale o l'esecuzione
3550 (nel caso di uso dei \textit{thread}) di una funzione di modifica in un
3551 \textit{thread} dedicato.
3556 \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
3558 \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
3561 \constd{SIGEV\_NONE} & Non viene inviata nessuna notifica.\\
3562 \constd{SIGEV\_SIGNAL} & La notifica viene effettuata inviando al processo
3563 chiamante il segnale specificato dal campo
3564 \var{sigev\_signo}; se il gestore di questo
3565 segnale è stato installato con
3566 \const{SA\_SIGINFO} gli verrà restituito il
3567 valore specificato con \var{sigev\_value} (una
3568 \dirct{union} \texttt{sigval}, la cui definizione
3569 è in fig.~\ref{fig:sig_sigval}) come valore del
3570 campo \var{si\_value} di \struct{siginfo\_t}.\\
3571 \constd{SIGEV\_THREAD} & La notifica viene effettuata creando un nuovo
3572 \textit{thread} che esegue la funzione di
3573 notifica specificata da
3574 \var{sigev\_notify\_function} con argomento
3575 \var{sigev\_value}. Se questo è diverso da
3576 \val{NULL}, il \textit{thread} viene creato con
3577 gli attributi specificati da
3578 \var{sigev\_notify\_attribute}.\footnotemark\\
3579 \constd{SIGEV\_THREAD\_ID}& Invia la notifica come segnale (con le stesse
3580 modalità di \const{SIGEV\_SIGNAL}) che però viene
3581 recapitato al \textit{thread} indicato dal campo
3582 \var{sigev\_notify\_thread\_id}. Questa modalità
3583 è una estensione specifica di Linux, creata come
3584 supporto per le librerie di gestione dei
3585 \textit{thread}, pertanto non deve essere usata
3586 da codice normale.\\
3589 \caption{Valori possibili per il campo \var{sigev\_notify} in una struttura