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12 \chapter{File e directory}
13 \label{cha:files_and_dirs}
15 In questo capitolo tratteremo in dettaglio le modalità con cui si gestiscono
16 file e directory, iniziando dalle funzioni di libreria che si usano per
17 copiarli, spostarli e cambiarne i nomi. Esamineremo poi l'interfaccia che
18 permette la manipolazione dei vari attributi di file e directory ed alla fine
19 faremo una trattazione dettagliata su come è strutturato il sistema base di
20 protezioni e controllo dell'accesso ai file e sulle funzioni che ne permettono
21 la gestione. Tutto quello che riguarda invece la manipolazione del contenuto
22 dei file è lasciato ai capitoli successivi.
26 \section{La gestione di file e directory}
29 Come già accennato in sez.~\ref{sec:file_filesystem} in un sistema unix-like la
30 gestione dei file ha delle caratteristiche specifiche che derivano
31 direttamente dall'architettura del sistema.
33 In questa sezione esamineremo le funzioni usate per la manipolazione di file e
34 directory, per la creazione di link simbolici e diretti, per la gestione e la
35 lettura delle directory.
37 In particolare ci soffermeremo sulle conseguenze che derivano
38 dall'architettura dei filesystem illustrata nel capitolo precedente per quanto
39 riguarda il comportamento delle varie funzioni.
42 \subsection{Le funzioni \func{link} e \func{unlink}}
45 Una caratteristica comune a diversi sistemi operativi è quella di poter creare
46 dei nomi fittizi (come gli alias del MacOS o i collegamenti di Windows o i
47 nomi logici del VMS) che permettono di fare riferimento allo stesso file
48 chiamandolo con nomi diversi o accedendovi da directory diverse.
50 Questo è possibile anche in ambiente Unix, dove tali collegamenti sono
51 usualmente chiamati \textit{link}; ma data l'architettura del sistema riguardo
52 la gestione dei file (ed in particolare quanto trattato in
53 sez.~\ref{sec:file_arch_func}) ci sono due metodi sostanzialmente diversi per
54 fare questa operazione.
56 Come spiegato in sez.~\ref{sec:file_filesystem} l'accesso al contenuto di un
57 file su disco avviene passando attraverso il suo \index{inode} inode, che è la
58 struttura usata dal kernel che lo identifica univocamente all'interno di un
59 singolo filesystem. Il nome del file che si trova nella voce di una directory
60 è solo un'etichetta, mantenuta all'interno della directory, che viene
61 associata ad un puntatore che fa riferimento al suddetto inode.
63 Questo significa che, fintanto che si resta sullo stesso filesystem, la
64 realizzazione di un link è immediata, ed uno stesso file può avere tanti nomi
65 diversi, dati da altrettante diverse associazioni allo stesso \index{inode}
66 inode di etichette diverse in directory diverse. Si noti anche che nessuno di
67 questi nomi viene ad assumere una particolare preferenza o originalità
68 rispetto agli altri, in quanto tutti fanno comunque riferimento allo stesso
71 Per aggiungere ad una directory una voce che faccia riferimento ad un
72 \index{inode} inode già esistente si utilizza la funzione \func{link}; si
73 suole chiamare questo tipo di associazione un collegamento diretto (o
74 \textit{hard link}). Il prototipo della funzione è:
75 \begin{prototype}{unistd.h}
76 {int link(const char *oldpath, const char *newpath)}
77 Crea un nuovo collegamento diretto.
79 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
80 errore nel qual caso \var{errno} viene impostata ai valori:
82 \item[\errcode{EXDEV}] i file \param{oldpath} e \param{newpath} non sono
83 sullo stesso filesystem.
84 \item[\errcode{EPERM}] il filesystem che contiene \param{oldpath} e
85 \param{newpath} non supporta i link diretti o è una directory.
86 \item[\errcode{EEXIST}] un file (o una directory) con quel nome esiste di
88 \item[\errcode{EMLINK}] ci sono troppi link al file \param{oldpath} (il
89 numero massimo è specificato dalla variabile \const{LINK\_MAX}, vedi
90 sez.~\ref{sec:sys_limits}).
92 ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOTDIR},
93 \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP},
94 \errval{ENOSPC}, \errval{EIO}.}
97 La funzione crea sul \itindex{pathname} \textit{pathname} \param{newpath} un
98 collegamento diretto al file indicato da \param{oldpath}. Per quanto detto la
99 creazione di un nuovo collegamento diretto non copia il contenuto del file, ma
100 si limita a creare una voce nella directory specificata da \param{newpath} e
101 ad aumentare di uno il numero di riferimenti al file (riportato nel campo
102 \var{st\_nlink} della struttura \struct{stat}, vedi sez.~\ref{sec:file_stat})
103 aggiungendo il nuovo nome ai precedenti. Si noti che uno stesso file può
104 essere così chiamato con vari nomi in diverse directory.
106 Per quanto dicevamo in sez.~\ref{sec:file_filesystem} la creazione di un
107 collegamento diretto è possibile solo se entrambi i \itindex{pathname}
108 \textit{pathname} sono nello stesso filesystem; inoltre il filesystem deve
109 supportare i collegamenti diretti (il meccanismo non è disponibile ad esempio
110 con il filesystem \acr{vfat} di Windows).
112 La funzione inoltre opera sia sui file ordinari che sugli altri oggetti del
113 filesystem, con l'eccezione delle directory. In alcune versioni di Unix solo
114 l'amministratore è in grado di creare un collegamento diretto ad un'altra
115 directory: questo viene fatto perché con una tale operazione è possibile
116 creare dei \textit{loop} nel filesystem (vedi l'esempio mostrato in
117 sez.~\ref{sec:file_symlink}, dove riprenderemo il discorso) che molti programmi
118 non sono in grado di gestire e la cui rimozione diventerebbe estremamente
119 complicata (in genere per questo tipo di errori occorre far girare il
120 programma \cmd{fsck} per riparare il filesystem).
122 Data la pericolosità di questa operazione e la disponibilità dei link
123 simbolici che possono fornire la stessa funzionalità senza questi problemi,
124 nei filesystem usati in Linux questa caratteristica è stata completamente
125 disabilitata, e al tentativo di creare un link diretto ad una directory la
126 funzione restituisce l'errore \errcode{EPERM}.
128 La rimozione di un file (o più precisamente della voce che lo referenzia
129 all'interno di una directory) si effettua con la funzione \funcd{unlink}; il
130 suo prototipo è il seguente:
131 \begin{prototype}{unistd.h}{int unlink(const char *pathname)}
135 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
136 errore, nel qual caso il file non viene toccato. La variabile
137 \var{errno} viene impostata secondo i seguenti codici di errore:
139 \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} si riferisce ad una directory.
141 \item[\errcode{EROFS}] \param{pathname} è su un filesystem montato in sola
143 \item[\errcode{EISDIR}] \param{pathname} fa riferimento a una directory.
145 ed inoltre: \errval{EACCES}, \errval{EFAULT}, \errval{ENOENT},
146 \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP},
150 \footnotetext{questo è un valore specifico ritornato da Linux che non consente
151 l'uso di \func{unlink} con le directory (vedi sez.~\ref{sec:file_remove}).
152 Non è conforme allo standard POSIX, che prescrive invece l'uso di
153 \errcode{EPERM} in caso l'operazione non sia consentita o il processo non
154 abbia privilegi sufficienti.}
156 La funzione cancella il nome specificato da \param{pathname} nella relativa
157 directory e decrementa il numero di riferimenti nel relativo \index{inode}
158 inode. Nel caso di link simbolico cancella il link simbolico; nel caso di
159 socket, fifo o file di dispositivo \index{file!di~dispositivo} rimuove il
160 nome, ma come per i file i processi che hanno aperto uno di questi oggetti
161 possono continuare ad utilizzarlo.
163 Per cancellare una voce in una directory è necessario avere il permesso di
164 scrittura su di essa, dato che si va a rimuovere una voce dal suo contenuto, e
165 il diritto di esecuzione sulla directory che la contiene (affronteremo in
166 dettaglio l'argomento dei permessi di file e directory in
167 sez.~\ref{sec:file_access_control}). Se inoltre lo \itindex{sticky~bit}
168 \textit{sticky bit} (vedi sez.~\ref{sec:file_special_perm}) è impostato
169 occorrerà anche essere proprietari del file o proprietari della directory (o
170 root, per cui nessuna delle restrizioni è applicata).
172 Una delle caratteristiche di queste funzioni è che la creazione/rimozione del
173 nome dalla directory e l'incremento/decremento del numero di riferimenti
174 \index{inode} nell'inode devono essere effettuati in maniera atomica (si veda
175 sez.~\ref{sec:proc_atom_oper}) senza possibili interruzioni fra le due
176 operazioni. Per questo entrambe queste funzioni sono realizzate tramite una
179 Si ricordi infine che un file non viene eliminato dal disco fintanto che tutti
180 i riferimenti ad esso sono stati cancellati: solo quando il \textit{link
181 count} mantenuto \index{inode} nell'inode diventa zero lo spazio occupato su
182 disco viene rimosso (si ricordi comunque che a questo si aggiunge sempre
183 un'ulteriore condizione,\footnote{come vedremo in
184 cap.~\ref{cha:file_unix_interface} il kernel mantiene anche una tabella dei
185 file aperti nei vari processi, che a sua volta contiene i riferimenti agli
186 \index{inode} inode ad essi relativi. Prima di procedere alla cancellazione
187 dello spazio occupato su disco dal contenuto di un file il kernel controlla
188 anche questa tabella, per verificare che anche in essa non ci sia più nessun
189 riferimento all'inode in questione.} e cioè che non ci siano processi che
190 abbiano il suddetto file aperto).
192 Questa proprietà viene spesso usata per essere sicuri di non lasciare file
193 temporanei su disco in caso di crash dei programmi; la tecnica è quella di
194 aprire il file e chiamare \func{unlink} subito dopo, in questo modo il
195 contenuto del file è sempre disponibile all'interno del processo attraverso il
196 suo file descriptor (vedi sez.~\ref{sec:file_fd}) fintanto che il processo non
197 chiude il file, ma non ne resta traccia in nessuna directory, e lo spazio
198 occupato su disco viene immediatamente rilasciato alla conclusione del
199 processo (quando tutti i file vengono chiusi).
202 \subsection{Le funzioni \func{remove} e \func{rename}}
203 \label{sec:file_remove}
205 Al contrario di quanto avviene con altri Unix, in Linux non è possibile usare
206 \func{unlink} sulle directory; per cancellare una directory si può usare la
207 funzione \func{rmdir} (vedi sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}), oppure la
208 funzione \funcd{remove}.
210 Questa è la funzione prevista dallo standard ANSI C per cancellare un file o
211 una directory (e funziona anche per i sistemi che non supportano i link
212 diretti). Per i file è identica a \func{unlink} e per le directory è identica
213 a \func{rmdir}; il suo prototipo è:
214 \begin{prototype}{stdio.h}{int remove(const char *pathname)}
215 Cancella un nome dal filesystem.
217 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
218 errore, nel qual caso il file non viene toccato.
220 I codici di errore riportati in \var{errno} sono quelli della chiamata
221 utilizzata, pertanto si può fare riferimento a quanto illustrato nelle
222 descrizioni di \func{unlink} e \func{rmdir}.}
225 La funzione utilizza la funzione \func{unlink}\footnote{questo vale usando le
226 \acr{glibc}; nelle libc4 e nelle libc5 la funzione \func{remove} è un
227 semplice alias alla funzione \func{unlink} e quindi non può essere usata per
228 le directory.} per cancellare i file e la funzione \func{rmdir} per
229 cancellare le directory; si tenga presente che per alcune implementazioni del
230 protocollo NFS utilizzare questa funzione può comportare la scomparsa di file
233 Per cambiare nome ad un file o a una directory (che devono comunque essere
234 nello stesso filesystem) si usa invece la funzione \funcd{rename},\footnote{la
235 funzione è definita dallo standard ANSI C, ma si applica solo per i file, lo
236 standard POSIX estende la funzione anche alle directory.} il cui prototipo
238 \begin{prototype}{stdio.h}
239 {int rename(const char *oldpath, const char *newpath)}
243 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
244 errore, nel qual caso il file non viene toccato. La variabile
245 \var{errno} viene impostata secondo i seguenti codici di errore:
247 \item[\errcode{EISDIR}] \param{newpath} è una directory mentre
248 \param{oldpath} non è una directory.
249 \item[\errcode{EXDEV}] \param{oldpath} e \param{newpath} non sono sullo
251 \item[\errcode{ENOTEMPTY}] \param{newpath} è una directory già esistente e
253 \item[\errcode{EBUSY}] o \param{oldpath} o \param{newpath} sono in uso da
254 parte di qualche processo (come directory di lavoro o come radice) o del
255 sistema (come mount point).
256 \item[\errcode{EINVAL}] \param{newpath} contiene un prefisso di
257 \param{oldpath} o più in generale si è cercato di creare una directory come
258 sotto-directory di se stessa.
259 \item[\errcode{ENOTDIR}] uno dei componenti dei \itindex{pathname}
260 \textit{pathname} non è una directory o \param{oldpath} è una directory e
261 \param{newpath} esiste e non è una directory.
263 ed inoltre \errval{EACCES}, \errval{EPERM}, \errval{EMLINK},
264 \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{EROFS}, \errval{ELOOP} e
268 La funzione rinomina il file \param{oldpath} in \param{newpath}, eseguendo se
269 necessario lo spostamento di un file fra directory diverse. Eventuali altri
270 link diretti allo stesso file non vengono influenzati.
272 Il comportamento della funzione è diverso a seconda che si voglia rinominare
273 un file o una directory; se ci riferisce ad un file allora \param{newpath}, se
274 esiste, non deve essere una directory (altrimenti si ha l'errore
275 \errcode{EISDIR}). Nel caso \param{newpath} indichi un file esistente questo
276 viene cancellato e rimpiazzato (atomicamente).
278 Se \param{oldpath} è una directory allora \param{newpath}, se esiste, deve
279 essere una directory vuota, altrimenti si avranno gli errori \errcode{ENOTDIR}
280 (se non è una directory) o \errcode{ENOTEMPTY} (se non è vuota). Chiaramente
281 \param{newpath} non può contenere \param{oldpath} altrimenti si avrà un errore
284 Se \param{oldpath} si riferisce ad un link simbolico questo sarà rinominato; se
285 \param{newpath} è un link simbolico verrà cancellato come qualunque altro
286 file. Infine qualora \param{oldpath} e \param{newpath} siano due nomi dello
287 stesso file lo standard POSIX prevede che la funzione non dia errore, e non
288 faccia nulla, lasciando entrambi i nomi; Linux segue questo standard, anche
289 se, come fatto notare dal manuale delle \textit{glibc}, il comportamento più
290 ragionevole sarebbe quello di cancellare \param{oldpath}.
292 Il vantaggio nell'uso di questa funzione al posto della chiamata successiva di
293 \func{link} e \func{unlink} è che l'operazione è eseguita atomicamente, non
294 può esistere cioè nessun istante in cui un altro processo può trovare attivi
295 entrambi i nomi dello stesso file, o, in caso di sostituzione di un file
296 esistente, non trovare quest'ultimo prima che la sostituzione sia stata
299 In ogni caso se \param{newpath} esiste e l'operazione fallisce per un qualche
300 motivo (come un crash del kernel), \func{rename} garantisce di lasciare
301 presente un'istanza di \param{newpath}. Tuttavia nella sovrascrittura potrà
302 esistere una finestra in cui sia \param{oldpath} che \param{newpath} fanno
303 riferimento allo stesso file.
306 \subsection{I link simbolici}
307 \label{sec:file_symlink}
309 Come abbiamo visto in sez.~\ref{sec:file_link} la funzione \func{link} crea
310 riferimenti agli \index{inode} inode, pertanto può funzionare soltanto per file
311 che risiedono sullo stesso filesystem e solo per un filesystem di tipo Unix.
312 Inoltre abbiamo visto che in Linux non è consentito eseguire un link diretto
315 Per ovviare a queste limitazioni i sistemi Unix supportano un'altra forma di
316 link (i cosiddetti \textit{soft link} o \textit{symbolic link}), che sono,
317 come avviene in altri sistemi operativi, dei file speciali che contengono
318 semplicemente il riferimento ad un altro file (o directory). In questo modo è
319 possibile effettuare link anche attraverso filesystem diversi, a file posti in
320 filesystem che non supportano i link diretti, a delle directory, ed anche a
321 file che non esistono ancora.
323 Il sistema funziona in quanto i link simbolici sono riconosciuti come tali dal
324 kernel\footnote{è uno dei diversi tipi di file visti in
325 tab.~\ref{tab:file_file_types}, contrassegnato come tale nell'inode, e
326 riconoscibile dal valore del campo \var{st\_mode} della struttura
327 \struct{stat} (vedi sez.~\ref{sec:file_stat}).} per cui alcune funzioni di
328 libreria (come \func{open} o \func{stat}) quando ricevono come argomento un
329 link simbolico vengono automaticamente applicate al file da esso specificato.
330 La funzione che permette di creare un nuovo link simbolico è \funcd{symlink},
331 ed il suo prototipo è:
332 \begin{prototype}{unistd.h}
333 {int symlink(const char *oldpath, const char *newpath)}
334 Crea un nuovo link simbolico di nome \param{newpath} il cui contenuto è
337 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
338 errore, nel qual caso la variabile \var{errno} assumerà i valori:
340 \item[\errcode{EPERM}] il filesystem che contiene \param{newpath} non
341 supporta i link simbolici.
342 \item[\errcode{ENOENT}] una componente di \param{newpath} non esiste o
343 \param{oldpath} è una stringa vuota.
344 \item[\errcode{EEXIST}] esiste già un file \param{newpath}.
345 \item[\errcode{EROFS}] \param{newpath} è su un filesystem montato in sola
348 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG},
349 \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP}, \errval{ENOSPC} e
353 Si tenga presente che la funzione non effettua nessun controllo sull'esistenza
354 di un file di nome \param{oldpath}, ma si limita ad inserire quella stringa
355 nel link simbolico. Pertanto un link simbolico può anche riferirsi ad un file
356 che non esiste: in questo caso si ha quello che viene chiamato un
357 \textit{dangling link}, letteralmente un \textsl{link ciondolante}.
359 Come accennato i link simbolici sono risolti automaticamente dal kernel
360 all'invocazione delle varie system call; in tab.~\ref{tab:file_symb_effect} si
361 è riportato un elenco dei comportamenti delle varie funzioni di libreria che
362 operano sui file nei confronti della risoluzione dei link simbolici,
363 specificando quali seguono il link simbolico e quali invece possono operare
364 direttamente sul suo contenuto.
368 \begin{tabular}[c]{|l|c|c|}
370 \textbf{Funzione} & \textbf{Segue il link} & \textbf{Non segue il link} \\
373 \func{access} & $\bullet$ & -- \\
374 \func{chdir} & $\bullet$ & -- \\
375 \func{chmod} & $\bullet$ & -- \\
376 \func{chown} & -- & $\bullet$ \\
377 \func{creat} & $\bullet$ & -- \\
378 \func{exec} & $\bullet$ & -- \\
379 \func{lchown} & $\bullet$ & $\bullet$ \\
380 \func{link} & -- & -- \\
381 \func{lstat} & -- & $\bullet$ \\
382 \func{mkdir} & $\bullet$ & -- \\
383 \func{mkfifo} & $\bullet$ & -- \\
384 \func{mknod} & $\bullet$ & -- \\
385 \func{open} & $\bullet$ & -- \\
386 \func{opendir} & $\bullet$ & -- \\
387 \func{pathconf} & $\bullet$ & -- \\
388 \func{readlink} & -- & $\bullet$ \\
389 \func{remove} & -- & $\bullet$ \\
390 \func{rename} & -- & $\bullet$ \\
391 \func{stat} & $\bullet$ & -- \\
392 \func{truncate} & $\bullet$ & -- \\
393 \func{unlink} & -- & $\bullet$ \\
396 \caption{Uso dei link simbolici da parte di alcune funzioni.}
397 \label{tab:file_symb_effect}
400 Si noti che non si è specificato il comportamento delle funzioni che operano
401 con i file descriptor, in quanto la risoluzione del link simbolico viene in
402 genere effettuata dalla funzione che restituisce il file descriptor
403 (normalmente la \func{open}, vedi sez.~\ref{sec:file_open}) e tutte le
404 operazioni seguenti fanno riferimento solo a quest'ultimo.
406 Dato che, come indicato in tab.~\ref{tab:file_symb_effect}, funzioni come la
407 \func{open} seguono i link simbolici, occorrono funzioni apposite per accedere
408 alle informazioni del link invece che a quelle del file a cui esso fa
409 riferimento. Quando si vuole leggere il contenuto di un link simbolico si usa
410 la funzione \funcd{readlink}, il cui prototipo è:
411 \begin{prototype}{unistd.h}
412 {int readlink(const char *path, char *buff, size\_t size)}
413 Legge il contenuto del link simbolico indicato da \param{path} nel buffer
414 \param{buff} di dimensione \param{size}.
416 \bodydesc{La funzione restituisce il numero di caratteri letti dentro
417 \param{buff} o -1 per un errore, nel qual caso la variabile
418 \var{errno} assumerà i valori:
420 \item[\errcode{EINVAL}] \param{path} non è un link simbolico o \param{size}
423 ed inoltre \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
424 \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}, \errval{EIO}, \errval{EFAULT} e
428 La funzione apre il link simbolico, ne legge il contenuto, lo scrive nel
429 buffer, e lo richiude. Si tenga presente che la funzione non termina la
430 stringa con un carattere nullo e la tronca alla dimensione specificata da
431 \param{size} per evitare di sovrascrivere oltre le dimensioni del buffer.
435 \includegraphics[width=8.5cm]{img/link_loop}
436 \caption{Esempio di loop nel filesystem creato con un link simbolico.}
437 \label{fig:file_link_loop}
440 Un caso comune che si può avere con i link simbolici è la creazione dei
441 cosiddetti \textit{loop}. La situazione è illustrata in
442 fig.~\ref{fig:file_link_loop}, che riporta la struttura della directory
443 \file{/boot}. Come si vede si è creato al suo interno un link simbolico che
444 punta di nuovo a \file{/boot}.\footnote{il loop mostrato in
445 fig.~\ref{fig:file_link_loop} è un usato per poter permettere a \cmd{grub}
446 (un bootloader in grado di leggere direttamente da vari filesystem il file
447 da lanciare come sistema operativo) di vedere i file contenuti nella
448 directory \file{/boot} con lo stesso \textit{pathname} con cui verrebbero
449 visti dal sistema operativo, anche se essi si trovano, come accade spesso,
450 su una partizione separata (che \cmd{grub}, all'avvio, vede come radice).}
452 Questo può causare problemi per tutti quei programmi che effettuano la
453 scansione di una directory senza tener conto dei link simbolici, ad esempio se
454 lanciassimo un comando del tipo \code{grep -r linux *}, il loop nella
455 directory porterebbe il comando ad esaminare \file{/boot}, \file{/boot/boot},
456 \file{/boot/boot/boot} e così via.
458 Per questo motivo il kernel e le librerie prevedono che nella risoluzione di
459 un \itindex{pathname} \textit{pathname} possano essere seguiti un numero
460 limitato di link simbolici, il cui valore limite è specificato dalla costante
461 \const{MAXSYMLINKS}. Qualora questo limite venga superato viene generato un
462 errore ed \var{errno} viene impostata al valore \errcode{ELOOP}.
464 Un punto da tenere sempre presente è che, come abbiamo accennato, un link
465 simbolico può fare riferimento anche ad un file che non esiste; ad esempio
466 possiamo creare un file temporaneo nella nostra directory con un link del
469 $ ln -s /tmp/tmp_file temporaneo
471 anche se \file{/tmp/tmp\_file} non esiste. Questo può generare confusione, in
472 quanto aprendo in scrittura \file{temporaneo} verrà creato
473 \file{/tmp/tmp\_file} e scritto; ma accedendo in sola lettura a
474 \file{temporaneo}, ad esempio con \cmd{cat}, otterremmo:
477 cat: temporaneo: No such file or directory
479 con un errore che può sembrare sbagliato, dato che un'ispezione con \cmd{ls}
480 ci mostrerebbe invece l'esistenza di \file{temporaneo}.
483 \subsection{La creazione e la cancellazione delle directory}
484 \label{sec:file_dir_creat_rem}
486 Benché in sostanza le directory non siano altro che dei file contenenti
487 elenchi di nomi ed \index{inode} inode, non è possibile trattarle come file
488 ordinari e devono essere create direttamente dal kernel attraverso una
489 opportuna system call.\footnote{questo è quello che permette anche, attraverso
490 l'uso del VFS, l'utilizzo di diversi formati per la gestione dei suddetti
491 elenchi.} La funzione usata per creare una directory è \funcd{mkdir}, ed il
494 \headdecl{sys/stat.h}
495 \headdecl{sys/types.h}
496 \funcdecl{int mkdir(const char *dirname, mode\_t mode)}
498 Crea una nuova directory.
500 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
501 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
503 \item[\errcode{EEXIST}] un file (o una directory) con quel nome esiste di
505 \item[\errcode{EACCES}] non c'è il permesso di scrittura per la directory in
506 cui si vuole inserire la nuova directory.
507 \item[\errcode{EMLINK}] la directory in cui si vuole creare la nuova
508 directory contiene troppi file; sotto Linux questo normalmente non avviene
509 perché il filesystem standard consente la creazione di un numero di file
510 maggiore di quelli che possono essere contenuti nel disco, ma potendo
511 avere a che fare anche con filesystem di altri sistemi questo errore può
513 \item[\errcode{ENOSPC}] non c'è abbastanza spazio sul file system per creare
514 la nuova directory o si è esaurita la quota disco dell'utente.
516 ed inoltre anche \errval{EPERM}, \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG},
517 \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP},
521 La funzione crea una nuova directory vuota, che contiene cioè solo le due voci
522 standard presenti in ogni directory (cioè ``\file{.}'' e ``\file{..}''), con
523 il nome indicato dall'argomento \param{dirname}. Il nome può essere indicato
524 sia come \itindex{pathname} \textit{pathname} assoluto che come
525 \itindex{pathname} \textit{pathname} relativo.
527 I permessi di accesso (vedi sez.~\ref{sec:file_access_control}) con cui la
528 directory viene creata sono specificati dall'argomento \param{mode}, i cui
529 possibili valori sono riportati in tab.~\ref{tab:file_permission_const}; si
530 tenga presente che questi sono modificati dalla maschera di creazione dei file
531 (si veda sez.~\ref{sec:file_perm_management}). La titolarità della nuova
532 directory è impostata secondo quanto riportato in
533 sez.~\ref{sec:file_ownership_management}.
535 La funzione che permette la cancellazione di una directory è invece
536 \funcd{rmdir}, ed il suo prototipo è:
537 \begin{prototype}{sys/stat.h}{int rmdir(const char *dirname)}
538 Cancella una directory.
540 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
541 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
543 \item[\errcode{EPERM}] il filesystem non supporta la cancellazione di
544 directory, oppure la directory che contiene \param{dirname} ha lo
545 \itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} impostato e l'user-ID effettivo
546 del processo non corrisponde al proprietario della directory.
547 \item[\errcode{EACCES}] non c'è il permesso di scrittura per la directory
548 che contiene la directory che si vuole cancellare, o non c'è il permesso
549 di attraversare (esecuzione) una delle directory specificate in
551 \item[\errcode{EBUSY}] la directory specificata è la directory di lavoro o la
552 radice di qualche processo.
553 \item[\errcode{ENOTEMPTY}] la directory non è vuota.
555 ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
556 \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP}, \errval{EROFS}.}
559 La funzione cancella la directory \param{dirname}, che deve essere vuota (la
560 directory deve cioè contenere soltanto le due voci standard ``\file{.}'' e
561 ``\file{..}''). Il nome può essere indicato con il \itindex{pathname}
562 \textit{pathname} assoluto o relativo.
564 La modalità con cui avviene la cancellazione è analoga a quella di
565 \func{unlink}: fintanto che il numero di link \index{inode} all'inode della
566 directory non diventa nullo e nessun processo ha la directory aperta lo spazio
567 occupato su disco non viene rilasciato. Se un processo ha la directory aperta
568 la funzione rimuove il link \index{inode} all'inode e nel caso sia l'ultimo,
569 pure le voci standard ``\file{.}'' e ``\file{..}'', a questo punto il kernel
570 non consentirà di creare più nuovi file nella directory.
573 \subsection{La creazione di file speciali}
574 \label{sec:file_mknod}
576 Finora abbiamo parlato esclusivamente di file, directory e link simbolici; in
577 sez.~\ref{sec:file_file_types} abbiamo visto però che il sistema prevede pure
578 degli altri tipi di file speciali, come i \index{file!di~dispositivo} file di
579 dispositivo e le fifo (i socket sono un caso a parte, che tratteremo in
580 cap.~\ref{cha:socket_intro}).
582 La manipolazione delle caratteristiche di questi file e la loro cancellazione
583 può essere effettuata con le stesse funzioni che operano sui file regolari; ma
584 quando li si devono creare sono necessarie delle funzioni apposite. La prima
585 di queste funzioni è \funcd{mknod}, il suo prototipo è:
587 \headdecl{sys/types.h}
588 \headdecl{sys/stat.h}
591 \funcdecl{int mknod(const char *pathname, mode\_t mode, dev\_t dev)}
593 Crea un inode, si usa per creare i file speciali.
595 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
596 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
598 \item[\errcode{EPERM}] non si hanno privilegi sufficienti a creare l'inode, o
599 il filesystem su cui si è cercato di creare \param{pathname} non supporta
601 \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{mode} non indica un file, una
602 fifo o un dispositivo.
603 \item[\errcode{EEXIST}] \param{pathname} esiste già o è un link simbolico.
605 ed inoltre anche \errval{EFAULT}, \errval{EACCES}, \errval{ENAMETOOLONG},
606 \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP},
607 \errval{ENOSPC}, \errval{EROFS}.}
610 La funzione permette di creare un file speciale, ma si può usare anche per
611 creare file regolari e fifo; l'argomento \param{mode} specifica il tipo di
612 file che si vuole creare ed i relativi permessi, secondo i valori riportati in
613 tab.~\ref{tab:file_mode_flags}, che vanno combinati con un OR binario. I
614 permessi sono comunque modificati nella maniera usuale dal valore di
615 \itindex{umask} \textit{umask} (si veda sez.~\ref{sec:file_perm_management}).
617 Per il tipo di file può essere specificato solo uno fra: \const{S\_IFREG} per
618 un file regolare (che sarà creato vuoto), \const{S\_IFBLK} per un dispositivo
619 a blocchi, \const{S\_IFCHR} per un dispositivo a caratteri e \const{S\_IFIFO}
620 per una fifo. Un valore diverso comporterà l'errore \errcode{EINVAL}. Qualora
621 si sia specificato in \param{mode} un file di dispositivo, il valore di
622 \param{dev} viene usato per indicare a quale dispositivo si fa riferimento.
624 Solo l'amministratore può creare un file di dispositivo o un file regolare
625 usando questa funzione; ma in Linux\footnote{la funzione non è prevista dallo
626 standard POSIX, e deriva da SVr4, con appunto questa differenza e diversi
627 codici di errore.} l'uso per la creazione di una fifo è consentito anche
630 I nuovi \index{inode} inode creati con \func{mknod} apparterranno al
631 proprietario e al gruppo del processo che li ha creati, a meno che non si sia
632 attivato il bit \acr{sgid} per la directory o sia stata attivata la semantica
633 BSD per il filesystem (si veda sez.~\ref{sec:file_ownership_management}) in
634 cui si va a creare \index{inode} l'inode.
636 Per creare una fifo (un file speciale, su cui torneremo in dettaglio in
637 sez.~\ref{sec:ipc_named_pipe}) lo standard POSIX specifica l'uso della funzione
638 \funcd{mkfifo}, il cui prototipo è:
640 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{sys/stat.h}
642 \funcdecl{int mkfifo(const char *pathname, mode\_t mode)}
646 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
647 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori \errval{EACCES},
648 \errval{EEXIST}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOSPC},
649 \errval{ENOTDIR} e \errval{EROFS}.}
652 La funzione crea la fifo \param{pathname} con i permessi \param{mode}. Come
653 per \func{mknod} il file \param{pathname} non deve esistere (neanche come link
654 simbolico); al solito i permessi specificati da \param{mode} vengono
655 modificati dal valore di \itindex{umask} \textit{umask}.
659 \subsection{Accesso alle directory}
660 \label{sec:file_dir_read}
662 Benché le directory alla fine non siano altro che dei file che contengono
663 delle liste di nomi ed \index{inode} inode, per il ruolo che rivestono nella
664 struttura del sistema, non possono essere trattate come dei normali file di
665 dati. Ad esempio, onde evitare inconsistenze all'interno del filesystem, solo
666 il kernel può scrivere il contenuto di una directory, e non può essere un
667 processo a inserirvi direttamente delle voci con le usuali funzioni di
670 Ma se la scrittura e l'aggiornamento dei dati delle directory è compito del
671 kernel, sono molte le situazioni in cui i processi necessitano di poterne
672 leggere il contenuto. Benché questo possa essere fatto direttamente (vedremo
673 in sez.~\ref{sec:file_open} che è possibile aprire una directory come se fosse
674 un file, anche se solo in sola lettura) in generale il formato con cui esse
675 sono scritte può dipendere dal tipo di filesystem, tanto che, come riportato
676 in tab.~\ref{tab:file_file_operations}, il VFS del kernel prevede una apposita
677 funzione per la lettura delle directory.
679 Tutto questo si riflette nello standard POSIX\footnote{le funzioni sono
680 previste pure in BSD e SVID.} che ha introdotto una apposita interfaccia per
681 la lettura delle directory, basata sui cosiddetti \textit{directory stream}
682 (chiamati così per l'analogia con i file stream dell'interfaccia standard di
683 cap.~\ref{cha:files_std_interface}). La prima funzione di questa interfaccia è
684 \funcd{opendir}, il cui prototipo è:
686 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
688 \funcdecl{DIR * opendir(const char *dirname)}
690 Apre un \textit{directory stream}.
692 \bodydesc{La funzione restituisce un puntatore al \textit{directory stream}
693 in caso di successo e \val{NULL} per un errore, nel qual caso \var{errno}
694 assumerà i valori \errval{EACCES}, \errval{EMFILE}, \errval{ENFILE},
695 \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM} e \errval{ENOTDIR}.}
698 La funzione apre un \textit{directory stream} per la directory
699 \param{dirname}, ritornando il puntatore ad un oggetto di tipo \type{DIR} (che
700 è il \index{tipo!opaco} tipo opaco usato dalle librerie per gestire i
701 \textit{directory stream}) da usare per tutte le operazioni successive, la
702 funzione inoltre posiziona lo stream sulla prima voce contenuta nella
705 Dato che le directory sono comunque dei file, in alcuni casi può servire
706 conoscere il \textit{file descriptor} associato ad un \textit{directory
707 stream}, a questo scopo si può usare la funzione \funcd{dirfd}, il cui
710 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
712 \funcdecl{int dirfd(DIR * dir)}
714 Restituisce il file descriptor associato ad un \textit{directory stream}.
716 \bodydesc{La funzione restituisce il file descriptor (un valore positivo) in
717 caso di successo e -1 in caso di errore.}
720 La funzione\footnote{questa funzione è una estensione di BSD non presente in
721 POSIX, introdotta con BSD 4.3-Reno; è presente in Linux con le libc5 (a
722 partire dalla versione 5.1.2) e con le \acr{glibc}.} restituisce il file
723 descriptor associato al \textit{directory stream} \param{dir}, essa è
724 disponibile solo definendo \macro{\_BSD\_SOURCE} o \macro{\_SVID\_SOURCE}. Di
725 solito si utilizza questa funzione in abbinamento alla funzione \func{fchdir}
726 per cambiare la directory di lavoro (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}) a
727 quella relativa allo stream che si sta esaminando.
729 La lettura di una voce della directory viene effettuata attraverso la funzione
730 \funcd{readdir}; il suo prototipo è:
732 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
734 \funcdecl{struct dirent *readdir(DIR *dir)}
736 Legge una voce dal \textit{directory stream}.
738 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore alla struttura contenente i
739 dati in caso di successo e \val{NULL} altrimenti, in caso di descrittore
740 non valido \var{errno} assumerà il valore \errval{EBADF}, il valore
741 \val{NULL} viene restituito anche quando si raggiunge la fine dello
745 La funzione legge la voce corrente nella directory, posizionandosi sulla voce
746 successiva. I dati vengono memorizzati in una struttura \struct{dirent} (la
747 cui definizione\footnote{la definizione è quella usata a Linux, che si trova
748 nel file \file{/usr/include/bits/dirent.h}, essa non contempla la presenza
749 del campo \var{d\_namlen} che indica la lunghezza del nome del file (ed
750 infatti la macro \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_NAMLEN} non è definita).} è
751 riportata in fig.~\ref{fig:file_dirent_struct}). La funzione restituisce il
752 puntatore alla struttura; si tenga presente però che quest'ultima è allocata
753 staticamente, per cui viene sovrascritta tutte le volte che si ripete la
754 lettura di una voce sullo stesso stream.
756 Di questa funzione esiste anche una versione rientrante, \func{readdir\_r},
757 che non usa una struttura allocata staticamente, e può essere utilizzata anche
758 con i thread; il suo prototipo è:
760 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
762 \funcdecl{int readdir\_r(DIR *dir, struct dirent *entry,
763 struct dirent **result)}
765 Legge una voce dal \textit{directory stream}.
767 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
768 errore, gli errori sono gli stessi di \func{readdir}.}
771 La funzione restituisce in \param{result} (come
772 \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}) l'indirizzo
773 dove sono stati salvati i dati, che di norma corrisponde a quello della
774 struttura precedentemente allocata e specificata dall'argomento \param{entry}
775 (anche se non è assicurato che la funzione usi lo spazio fornito dall'utente).
777 I vari campi di \struct{dirent} contengono le informazioni relative alle voci
778 presenti nella directory; sia BSD che SVr4\footnote{lo standard POSIX prevede
779 invece solo la presenza del campo \var{d\_fileno}, identico \var{d\_ino},
780 che in Linux è definito come alias di quest'ultimo. Il campo \var{d\_name} è
781 considerato dipendente dall'implementazione.} prevedono che siano sempre
782 presenti il campo \var{d\_name}, che contiene il nome del file nella forma di
783 una stringa terminata da uno zero,\footnote{lo standard POSIX non specifica
784 una lunghezza, ma solo un limite \const{NAME\_MAX}; in SVr4 la lunghezza del
785 campo è definita come \code{NAME\_MAX+1} che di norma porta al valore di 256
786 byte usato anche in Linux.} ed il campo \var{d\_ino}, che contiene il numero
787 di \index{inode} inode cui il file è associato (di solito corrisponde al campo
788 \var{st\_ino} di \struct{stat}).
791 \footnotesize \centering
792 \begin{minipage}[c]{15cm}
793 \includestruct{listati/dirent.c}
796 \caption{La struttura \structd{dirent} per la lettura delle informazioni dei
798 \label{fig:file_dirent_struct}
801 La presenza di ulteriori campi opzionali è segnalata dalla definizione di
802 altrettante macro nella forma \code{\_DIRENT\_HAVE\_D\_XXX} dove \code{XXX} è
803 il nome del relativo campo; nel nostro caso sono definite le macro
804 \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_TYPE}, \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_OFF} e
805 \macro{\_DIRENT\_HAVE\_D\_RECLEN}.
810 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
812 \textbf{Valore} & \textbf{Tipo di file} \\
815 \const{DT\_UNKNOWN} & Tipo sconosciuto.\\
816 \const{DT\_REG} & File normale.\\
817 \const{DT\_DIR} & Directory.\\
818 \const{DT\_FIFO} & Fifo.\\
819 \const{DT\_SOCK} & Socket.\\
820 \const{DT\_CHR} & Dispositivo a caratteri.\\
821 \const{DT\_BLK} & Dispositivo a blocchi.\\
824 \caption{Costanti che indicano i vari tipi di file nel campo \var{d\_type}
825 della struttura \struct{dirent}.}
826 \label{tab:file_dtype_macro}
829 Per quanto riguarda il significato dei campi opzionali, il campo \var{d\_type}
830 indica il tipo di file (fifo, directory, link simbolico, ecc.); i suoi
831 possibili valori\footnote{fino alla versione 2.1 delle \acr{glibc} questo
832 campo, pur presente nella struttura, non era implementato, e resta sempre al
833 valore \const{DT\_UNKNOWN}.} sono riportati in
834 tab.~\ref{tab:file_dtype_macro}; per la conversione da e verso l'analogo
835 valore mantenuto dentro il campo \var{st\_mode} di \struct{stat} sono definite
836 anche due macro di conversione \macro{IFTODT} e \macro{DTTOIF}:
838 \funcdecl{int IFTODT(mode\_t MODE)} Converte il tipo di file dal formato di
839 \var{st\_mode} a quello di \var{d\_type}.
841 \funcdecl{mode\_t DTTOIF(int DTYPE)} Converte il tipo di file dal formato di
842 \var{d\_type} a quello di \var{st\_mode}.
845 Il campo \var{d\_off} contiene invece la posizione della voce successiva della
846 directory, mentre il campo \var{d\_reclen} la lunghezza totale della voce
847 letta. Con questi due campi diventa possibile, determinando la posizione delle
848 varie voci, spostarsi all'interno dello stream usando la funzione
849 \funcd{seekdir},\footnote{sia questa funzione che \func{telldir}, sono
850 estensioni prese da BSD, non previste dallo standard POSIX.} il cui
852 \begin{prototype}{dirent.h}{void seekdir(DIR *dir, off\_t offset)}
853 Cambia la posizione all'interno di un \textit{directory stream}.
856 La funzione non ritorna nulla e non segnala errori, è però necessario che il
857 valore dell'argomento \param{offset} sia valido per lo stream \param{dir};
858 esso pertanto deve essere stato ottenuto o dal valore di \var{d\_off} di
859 \struct{dirent} o dal valore restituito dalla funzione \funcd{telldir}, che
860 legge la posizione corrente; il prototipo di quest'ultima è:
861 \begin{prototype}{dirent.h}{off\_t telldir(DIR *dir)}
862 Ritorna la posizione corrente in un \textit{directory stream}.
864 \bodydesc{La funzione restituisce la posizione corrente nello stream (un
865 numero positivo) in caso di successo, e -1 altrimenti, nel qual caso
866 \var{errno} assume solo il valore di \errval{EBADF}, corrispondente ad un
867 valore errato per \param{dir}.}
870 La sola funzione di posizionamento nello stream prevista dallo standard POSIX
871 è \funcd{rewinddir}, che riporta la posizione a quella iniziale; il suo
874 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
876 \funcdecl{void rewinddir(DIR *dir)}
878 Si posiziona all'inizio di un \textit{directory stream}.
882 Una volta completate le operazioni si può chiudere il \textit{directory
883 stream} con la funzione \funcd{closedir}, il cui prototipo è:
885 \headdecl{sys/types.h} \headdecl{dirent.h}
887 \funcdecl{int closedir(DIR * dir)}
889 Chiude un \textit{directory stream}.
891 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 altrimenti, nel
892 qual caso \var{errno} assume il valore \errval{EBADF}.}
895 A parte queste funzioni di base in BSD 4.3 è stata introdotta un'altra
896 funzione che permette di eseguire una scansione completa (con tanto di ricerca
897 ed ordinamento) del contenuto di una directory; la funzione è
898 \funcd{scandir}\footnote{in Linux questa funzione è stata introdotta fin dalle
899 libc4.} ed il suo prototipo è:
900 \begin{prototype}{dirent.h}{int scandir(const char *dir,
901 struct dirent ***namelist, int(*filter)(const struct dirent *),
902 int(*compar)(const struct dirent **, const struct dirent **))}
904 Esegue una scansione di un \textit{directory stream}.
906 \bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo il numero di voci
907 trovate, e -1 altrimenti.}
910 Al solito, per la presenza fra gli argomenti di due puntatori a funzione, il
911 prototipo non è molto comprensibile; queste funzioni però sono quelle che
912 controllano rispettivamente la selezione di una voce (quella passata con
913 l'argomento \param{filter}) e l'ordinamento di tutte le voci selezionate
914 (quella specificata dell'argomento \param{compar}).
916 La funzione legge tutte le voci della directory indicata dall'argomento
917 \param{dir}, passando un puntatore a ciascuna di esse (una struttura
918 \struct{dirent}) come argomento della funzione di selezione specificata da
919 \param{filter}; se questa ritorna un valore diverso da zero il puntatore viene
920 inserito in un vettore che viene allocato dinamicamente con \func{malloc}.
921 Qualora si specifichi un valore \val{NULL} per l'argomento \func{filter} non
922 viene fatta nessuna selezione e si ottengono tutte le voci presenti.
924 Le voci selezionate possono essere riordinate tramite \func{qsort}, le modalità
925 del riordinamento possono essere personalizzate usando la funzione
926 \param{compar} come criterio di ordinamento di \func{qsort}, la funzione
927 prende come argomenti le due strutture \struct{dirent} da confrontare
928 restituendo un valore positivo, nullo o negativo per indicarne l'ordinamento;
929 alla fine l'indirizzo della lista ordinata dei puntatori alle strutture
930 \struct{dirent} viene restituito nell'argomento
931 \param{namelist}.\footnote{la funzione alloca automaticamente la lista, e
932 restituisce, come \itindex{value~result~argument} \textit{value result
933 argument}, l'indirizzo della stessa; questo significa che \param{namelist}
934 deve essere dichiarato come \code{struct dirent **namelist} ed alla funzione
935 si deve passare il suo indirizzo.}
937 Per l'ordinamento, vale a dire come valori possibili per l'argomento
938 \param{compar} sono disponibili due funzioni predefinite, \funcd{alphasort} e
939 \funcd{versionsort}, i cui prototipi sono:
943 \funcdecl{int alphasort(const void *a, const void *b)}
945 \funcdecl{int versionsort(const void *a, const void *b)}
947 Funzioni per l'ordinamento delle voci di \textit{directory stream}.
949 \bodydesc{Le funzioni restituiscono un valore minore, uguale o maggiore di
950 zero qualora il primo argomento sia rispettivamente minore, uguale o
951 maggiore del secondo.}
954 La funzione \func{alphasort} deriva da BSD ed è presente in Linux fin dalle
955 libc4\footnote{la versione delle libc4 e libc5 usa però come argomenti dei
956 puntatori a delle strutture \struct{dirent}; le glibc usano il prototipo
957 originario di BSD, mostrato anche nella definizione, che prevede puntatori a
958 \ctyp{void}.} e deve essere specificata come argomento \param{compare} per
959 ottenere un ordinamento alfabetico (secondo il valore del campo \var{d\_name}
960 delle varie voci). Le \acr{glibc} prevedono come estensione\footnote{le glibc,
961 a partire dalla versione 2.1, effettuano anche l'ordinamento alfabetico
962 tenendo conto delle varie localizzazioni, usando \func{strcoll} al posto di
963 \func{strcmp}.} anche \func{versionsort}, che ordina i nomi tenendo conto
964 del numero di versione (cioè qualcosa per cui \texttt{file10} viene comunque
965 dopo \texttt{file4}.)
967 Un semplice esempio dell'uso di queste funzioni è riportato in
968 fig.~\ref{fig:file_my_ls}, dove si è riportata la sezione principale di un
969 programma che, usando la funzione di scansione illustrata in
970 fig.~\ref{fig:file_dirscan}, stampa i nomi dei file contenuti in una directory
971 e la relativa dimensione (in sostanza una versione semplificata del comando
975 \footnotesize \centering
976 \begin{minipage}[c]{15.6cm}
977 \includecodesample{listati/my_ls.c}
979 \caption{Esempio di codice per eseguire la lista dei file contenuti in una
981 \label{fig:file_my_ls}
984 Il programma è estremamente semplice; in fig.~\ref{fig:file_my_ls} si è omessa
985 la parte di gestione delle opzioni (che prevede solo l'uso di una funzione per
986 la stampa della sintassi, anch'essa omessa) ma il codice completo potrà essere
987 trovato coi sorgenti allegati nel file \file{myls.c}.
989 In sostanza tutto quello che fa il programma, dopo aver controllato
990 (\texttt{\small 10--13}) di avere almeno un argomento (che indicherà la
991 directory da esaminare) è chiamare (\texttt{\small 14}) la funzione
992 \func{DirScan} per eseguire la scansione, usando la funzione \code{do\_ls}
993 (\texttt{\small 20--26}) per fare tutto il lavoro.
995 Quest'ultima si limita (\texttt{\small 23}) a chiamare \func{stat} sul file
996 indicato dalla directory entry passata come argomento (il cui nome è appunto
997 \var{direntry->d\_name}), memorizzando in una opportuna struttura \var{data} i
998 dati ad esso relativi, per poi provvedere (\texttt{\small 24}) a stampare il
999 nome del file e la dimensione riportata in \var{data}.
1001 Dato che la funzione verrà chiamata all'interno di \func{DirScan} per ogni
1002 voce presente questo è sufficiente a stampare la lista completa dei file e
1003 delle relative dimensioni. Si noti infine come si restituisca sempre 0 come
1004 valore di ritorno per indicare una esecuzione senza errori.
1006 \begin{figure}[!htb]
1007 \footnotesize \centering
1008 \begin{minipage}[c]{15.6cm}
1009 \includecodesample{listati/DirScan.c}
1011 \caption{Codice della funzione di scansione di una directory contenuta nel
1012 file \file{DirScan.c}.}
1013 \label{fig:file_dirscan}
1016 Tutto il grosso del lavoro è svolto dalla funzione \func{DirScan}, riportata
1017 in fig.~\ref{fig:file_dirscan}. La funzione è volutamente generica e permette
1018 di eseguire una funzione, passata come secondo argomento, su tutte le voci di
1019 una directory. La funzione inizia con l'aprire (\texttt{\small 19--23}) uno
1020 stream sulla directory passata come primo argomento, stampando un messaggio in
1023 Il passo successivo (\texttt{\small 24--25}) è cambiare directory di lavoro
1024 (vedi sez.~\ref{sec:file_work_dir}), usando in sequenza le funzione
1025 \func{dirfd} e \func{fchdir} (in realtà si sarebbe potuto usare direttamente
1026 \func{chdir} su \var{dirname}), in modo che durante il successivo ciclo
1027 (\texttt{\small 27--31}) sulle singole voci dello stream ci si trovi
1028 all'interno della directory.\footnote{questo è essenziale al funzionamento
1029 della funzione \code{do\_ls} (e ad ogni funzione che debba usare il campo
1030 \var{d\_name}, in quanto i nomi dei file memorizzati all'interno di una
1031 struttura \struct{dirent} sono sempre relativi alla directory in questione,
1032 e senza questo posizionamento non si sarebbe potuto usare \func{stat} per
1033 ottenere le dimensioni.}
1035 Avendo usato lo stratagemma di fare eseguire tutte le manipolazioni necessarie
1036 alla funzione passata come secondo argomento, il ciclo di scansione della
1037 directory è molto semplice; si legge una voce alla volta (\texttt{\small 27})
1038 all'interno di una istruzione di \code{while} e fintanto che si riceve una
1039 voce valida (cioè un puntatore diverso da \val{NULL}) si esegue
1040 (\texttt{\small 27}) la funzione di elaborazione \var{compare} (che nel nostro
1041 caso sarà \code{do\_ls}), ritornando con un codice di errore (\texttt{\small
1042 28}) qualora questa presenti una anomalia (identificata da un codice di
1045 Una volta terminato il ciclo la funzione si conclude con la chiusura
1046 (\texttt{\small 32}) dello stream\footnote{nel nostro caso, uscendo subito
1047 dopo la chiamata, questo non servirebbe, in generale però l'operazione è
1048 necessaria, dato che la funzione può essere invocata molte volte all'interno
1049 dello stesso processo, per cui non chiudere gli stream comporterebbe un
1050 consumo progressivo di risorse, con conseguente rischio di esaurimento delle
1051 stesse} e la restituzione (\texttt{\small 33}) del codice di operazioni
1052 concluse con successo.
1055 \subsection{La directory di lavoro}
1056 \label{sec:file_work_dir}
1060 A ciascun processo è associata una directory nel filesystem che è chiamata
1061 \textsl{directory corrente} o \textsl{directory di lavoro} (in inglese
1062 \textit{current working directory}) che è quella a cui si fa riferimento
1063 quando un \itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} è espresso in forma
1064 relativa, dove il ``\textsl{relativa}'' fa riferimento appunto a questa
1067 Quando un utente effettua il login, questa directory viene impostata alla
1068 \textit{home directory} del suo account. Il comando \cmd{cd} della shell
1069 consente di cambiarla a piacere, spostandosi da una directory ad un'altra, il
1070 comando \cmd{pwd} la stampa sul terminale. Siccome la directory corrente
1071 resta la stessa quando viene creato un processo figlio (vedi
1072 sez.~\ref{sec:proc_fork}), la directory corrente della shell diventa anche la
1073 directory corrente di qualunque comando da essa lanciato.
1075 In genere il kernel tiene traccia per ciascun processo \index{inode}
1076 dell'inode della directory di lavoro, per ottenere il \textit{pathname}
1077 occorre usare una apposita funzione di libreria, \funcd{getcwd}, il cui
1079 \begin{prototype}{unistd.h}{char *getcwd(char *buffer, size\_t size)}
1080 Legge il \textit{pathname} della directory di lavoro corrente.
1082 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore \param{buffer} se riesce,
1083 \val{NULL} se fallisce, in quest'ultimo caso la variabile
1084 \var{errno} è impostata con i seguenti codici di errore:
1086 \item[\errcode{EINVAL}] l'argomento \param{size} è zero e \param{buffer} non
1088 \item[\errcode{ERANGE}] l'argomento \param{size} è più piccolo della
1089 lunghezza del \textit{pathname}.
1090 \item[\errcode{EACCES}] manca il permesso di lettura o di ricerca su uno dei
1091 componenti del \textit{pathname} (cioè su una delle directory superiori
1096 La funzione restituisce il \textit{pathname} completo della directory di
1097 lavoro nella stringa puntata da \param{buffer}, che deve essere
1098 precedentemente allocata, per una dimensione massima di \param{size}. Il
1099 buffer deve essere sufficientemente lungo da poter contenere il
1100 \textit{pathname} completo più lo zero di terminazione della stringa. Qualora
1101 esso ecceda le dimensioni specificate con \param{size} la funzione restituisce
1104 Si può anche specificare un puntatore nullo come
1105 \param{buffer},\footnote{questa è un'estensione allo standard POSIX.1,
1106 supportata da Linux.} nel qual caso la stringa sarà allocata automaticamente
1107 per una dimensione pari a \param{size} qualora questa sia diversa da zero, o
1108 della lunghezza esatta del \textit{pathname} altrimenti. In questo caso ci si
1109 deve ricordare di disallocare la stringa una volta cessato il suo utilizzo.
1111 Di questa funzione esiste una versione \code{char *getwd(char *buffer)} fatta
1112 per compatibilità all'indietro con BSD, che non consente di specificare la
1113 dimensione del buffer; esso deve essere allocato in precedenza ed avere una
1114 dimensione superiore a \const{PATH\_MAX} (di solito 256 byte, vedi
1115 sez.~\ref{sec:sys_limits}); il problema è che in Linux non esiste una
1116 dimensione superiore per un \textit{pathname}, per cui non è detto che il
1117 buffer sia sufficiente a contenere il nome del file, e questa è la ragione
1118 principale per cui questa funzione è deprecata.
1120 Una seconda funzione simile è \code{char *get\_current\_dir\_name(void)} che è
1121 sostanzialmente equivalente ad una \code{getcwd(NULL, 0)}, con la sola
1122 differenza che essa ritorna il valore della variabile di ambiente \val{PWD},
1123 che essendo costruita dalla shell può contenere un \textit{pathname}
1124 comprendente anche dei link simbolici. Usando \func{getcwd} infatti, essendo
1125 il \textit{pathname} ricavato risalendo all'indietro l'albero della directory,
1126 si perderebbe traccia di ogni passaggio attraverso eventuali link simbolici.
1128 Per cambiare la directory di lavoro si può usare la funzione \funcd{chdir}
1129 (equivalente del comando di shell \cmd{cd}) il cui nome sta appunto per
1130 \textit{change directory}, il suo prototipo è:
1131 \begin{prototype}{unistd.h}{int chdir(const char *pathname)}
1132 Cambia la directory di lavoro in \param{pathname}.
1134 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 per un errore,
1135 nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
1137 \item[\errcode{ENOTDIR}] non si è specificata una directory.
1138 \item[\errcode{EACCES}] manca il permesso di ricerca su uno dei componenti
1141 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
1142 \errval{ENOMEM}, \errval{ELOOP} e \errval{EIO}.}
1144 \noindent ed ovviamente \param{pathname} deve indicare una directory per la
1145 quale si hanno i permessi di accesso.
1147 Dato che anche le directory sono file, è possibile riferirsi ad esse anche
1148 tramite il file descriptor, e non solo tramite il \textit{pathname}, per fare
1149 questo si usa \funcd{fchdir}, il cui prototipo è:
1150 \begin{prototype}{unistd.h}{int fchdir(int fd)}
1151 Identica a \func{chdir}, ma usa il file descriptor \param{fd} invece del
1154 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per un
1155 errore, in caso di errore \var{errno} assumerà i valori \errval{EBADF} o
1158 \noindent anche in questo caso \param{fd} deve essere un file descriptor
1159 valido che fa riferimento ad una directory. Inoltre l'unico errore di accesso
1160 possibile (tutti gli altri sarebbero occorsi all'apertura di \param{fd}), è
1161 quello in cui il processo non ha il permesso di accesso alla directory
1162 specificata da \param{fd}.
1168 \subsection{I file temporanei}
1169 \label{sec:file_temp_file}
1171 In molte occasioni è utile poter creare dei file temporanei; benché la cosa
1172 sembri semplice, in realtà il problema è più sottile di quanto non appaia a
1173 prima vista. Infatti anche se sembrerebbe banale generare un nome a caso e
1174 creare il file dopo aver controllato che questo non esista, nel momento fra il
1175 controllo e la creazione si ha giusto lo spazio per una possibile
1176 \itindex{race~condition} \textit{race condition} (si ricordi quanto visto in
1177 sez.~\ref{sec:proc_race_cond}).
1179 Le \acr{glibc} provvedono varie funzioni per generare nomi di file temporanei,
1180 di cui si abbia certezza di unicità (al momento della generazione); la prima
1181 di queste funzioni è \funcd{tmpnam} il cui prototipo è:
1182 \begin{prototype}{stdio.h}{char *tmpnam(char *string)}
1183 Restituisce il puntatore ad una stringa contente un nome di file valido e
1184 non esistente al momento dell'invocazione.
1186 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa con il nome o
1187 \val{NULL} in caso di fallimento. Non sono definiti errori.}
1189 \noindent se si è passato un puntatore \param{string} non nullo questo deve
1190 essere di dimensione \const{L\_tmpnam} (costante definita in \file{stdio.h},
1191 come \const{P\_tmpdir} e \const{TMP\_MAX}) ed il nome generato vi verrà
1192 copiato automaticamente; altrimenti il nome sarà generato in un buffer statico
1193 interno che verrà sovrascritto ad una chiamata successiva. Successive
1194 invocazioni della funzione continueranno a restituire nomi unici fino ad un
1195 massimo di \const{TMP\_MAX} volte. Al nome viene automaticamente aggiunto come
1196 prefisso la directory specificata da \const{P\_tmpdir}.
1198 Di questa funzione esiste una versione rientrante, \func{tmpnam\_r}, che non
1199 fa nulla quando si passa \val{NULL} come argomento. Una funzione simile,
1200 \funcd{tempnam}, permette di specificare un prefisso per il file
1201 esplicitamente, il suo prototipo è:
1202 \begin{prototype}{stdio.h}{char *tempnam(const char *dir, const char *pfx)}
1203 Restituisce il puntatore ad una stringa contente un nome di file valido e
1204 non esistente al momento dell'invocazione.
1206 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore alla stringa con il nome o
1207 \val{NULL} in caso di fallimento, \var{errno} viene impostata a
1208 \errval{ENOMEM} qualora fallisca l'allocazione della stringa.}
1211 La funzione alloca con \code{malloc} la stringa in cui restituisce il nome,
1212 per cui è sempre rientrante, occorre però ricordarsi di disallocare il
1213 puntatore che restituisce. L'argomento \param{pfx} specifica un prefisso di
1214 massimo 5 caratteri per il nome provvisorio. La funzione assegna come
1215 directory per il file temporaneo (verificando che esista e sia accessibili),
1216 la prima valida delle seguenti:
1218 \item La variabile di ambiente \const{TMPNAME} (non ha effetto se non è
1219 definita o se il programma chiamante è \itindex{suid~bit} \acr{suid} o
1220 \itindex{sgid~bit} \acr{sgid}, vedi sez.~\ref{sec:file_special_perm}).
1221 \item il valore dell'argomento \param{dir} (se diverso da \val{NULL}).
1222 \item Il valore della costante \const{P\_tmpdir}.
1223 \item la directory \file{/tmp}.
1226 In ogni caso, anche se la generazione del nome è casuale, ed è molto difficile
1227 ottenere un nome duplicato, nulla assicura che un altro processo non possa
1228 avere creato, fra l'ottenimento del nome e l'apertura del file, un altro file
1229 con lo stesso nome; per questo motivo quando si usa il nome ottenuto da una di
1230 queste funzioni occorre sempre aprire il nuovo file in modalità di esclusione
1231 (cioè con l'opzione \const{O\_EXCL} per i file descriptor o con il flag
1232 \code{x} per gli stream) che fa fallire l'apertura in caso il file sia già
1235 Per evitare di dovere effettuare a mano tutti questi controlli, lo standard
1236 POSIX definisce la funzione \funcd{tmpfile}, il cui prototipo è:
1237 \begin{prototype}{stdio.h}{FILE *tmpfile (void)}
1238 Restituisce un file temporaneo aperto in lettura/scrittura.
1240 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore allo stream associato al file
1241 temporaneo in caso di successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual
1242 caso \var{errno} assumerà i valori:
1244 \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale.
1245 \item[\errcode{EEXIST}] non è stato possibile generare un nome univoco.
1247 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{EMFILE}, \errval{ENFILE},
1248 \errval{ENOSPC}, \errval{EROFS} e \errval{EACCES}.}
1250 \noindent essa restituisce direttamente uno stream già aperto (in modalità
1251 \code{r+b}, si veda sez.~\ref{sec:file_fopen}) e pronto per l'uso, che viene
1252 automaticamente cancellato alla sua chiusura o all'uscita dal programma. Lo
1253 standard non specifica in quale directory verrà aperto il file, ma le
1254 \acr{glibc} prima tentano con \const{P\_tmpdir} e poi con \file{/tmp}. Questa
1255 funzione è rientrante e non soffre di problemi di \itindex{race~condition}
1256 \textit{race condition}.
1258 Alcune versioni meno recenti di Unix non supportano queste funzioni; in questo
1259 caso si possono usare le vecchie funzioni \funcd{mktemp} e \func{mkstemp} che
1260 modificano una stringa di input che serve da modello e che deve essere
1261 conclusa da 6 caratteri \code{X} che verranno sostituiti da un codice
1262 unico. La prima delle due è analoga a \func{tmpnam} e genera un nome casuale,
1264 \begin{prototype}{stlib.h}{char *mktemp(char *template)}
1265 Genera un filename univoco sostituendo le \code{XXXXXX} finali di
1268 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore \param{template} in caso di
1269 successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
1272 \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
1275 \noindent dato che \param{template} deve poter essere modificata dalla
1276 funzione non si può usare una stringa costante. Tutte le avvertenze riguardo
1277 alle possibili \itindex{race~condition} \textit{race condition} date per
1278 \func{tmpnam} continuano a valere; inoltre in alcune vecchie implementazioni
1279 il valore usato per sostituire le \code{XXXXXX} viene formato con il \acr{pid}
1280 del processo più una lettera, il che mette a disposizione solo 26 possibilità
1281 diverse per il nome del file, e rende il nome temporaneo facile da indovinare.
1282 Per tutti questi motivi la funzione è deprecata e non dovrebbe mai essere
1285 La seconda funzione, \funcd{mkstemp} è sostanzialmente equivalente a
1286 \func{tmpfile}, ma restituisce un file descriptor invece di uno stream; il suo
1288 \begin{prototype}{stlib.h}{int mkstemp(char *template)}
1289 Genera un file temporaneo con un nome ottenuto sostituendo le \code{XXXXXX}
1290 finali di \param{template}.
1292 \bodydesc{La funzione ritorna il file descriptor in caso successo e
1293 -1 in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
1295 \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
1296 \item[\errcode{EEXIST}] non è riuscita a creare un file temporaneo, il
1297 contenuto di \param{template} è indefinito.
1300 \noindent come per \func{mktemp} anche in questo caso \param{template} non può
1301 essere una stringa costante. La funzione apre un file in lettura/scrittura con
1302 la funzione \func{open}, usando l'opzione \const{O\_EXCL} (si veda
1303 sez.~\ref{sec:file_open}), in questo modo al ritorno della funzione si ha la
1304 certezza di essere i soli utenti del file. I permessi sono impostati al valore
1305 \code{0600}\footnote{questo è vero a partire dalle \acr{glibc} 2.0.7, le
1306 versioni precedenti delle \acr{glibc} e le vecchie \acr{libc5} e \acr{libc4}
1307 usavano il valore \code{0666} che permetteva a chiunque di leggere i
1308 contenuti del file.} (si veda sez.~\ref{sec:file_perm_overview}).
1310 In OpenBSD è stata introdotta un'altra funzione\footnote{introdotta anche in
1311 Linux a partire dalle \acr{glibc} 2.1.91.} simile alle precedenti,
1312 \funcd{mkdtemp}, che crea una directory temporanea; il suo prototipo è:
1313 \begin{prototype}{stlib.h}{char *mkdtemp(char *template)}
1314 Genera una directory temporaneo il cui nome è ottenuto sostituendo le
1315 \code{XXXXXX} finali di \param{template}.
1317 \bodydesc{La funzione ritorna il puntatore al nome della directory in caso
1318 successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
1321 \item[\errcode{EINVAL}] \param{template} non termina con \code{XXXXXX}.
1323 più gli altri eventuali codici di errore di \func{mkdir}.}
1325 \noindent la directory è creata con permessi \code{0700} (al solito si veda
1326 cap.~\ref{cha:file_unix_interface} per i dettagli); dato che la creazione
1327 della directory è sempre esclusiva i precedenti problemi di
1328 \itindex{race~condition} \textit{race condition} non si pongono.
1331 \section{La manipolazione delle caratteristiche dei file}
1332 \label{sec:file_infos}
1334 Come spiegato in sez.~\ref{sec:file_filesystem} tutte le informazioni generali
1335 relative alle caratteristiche di ciascun file, a partire dalle informazioni
1336 relative al controllo di accesso, sono mantenute \index{inode} nell'inode.
1338 Vedremo in questa sezione come sia possibile leggere tutte queste informazioni
1339 usando la funzione \func{stat}, che permette l'accesso a tutti i dati
1340 memorizzati \index{inode} nell'inode; esamineremo poi le varie funzioni usate
1341 per manipolare tutte queste informazioni (eccetto quelle che riguardano la
1342 gestione del controllo di accesso, trattate in in
1343 sez.~\ref{sec:file_access_control}).
1346 \subsection{La lettura delle caratteristiche dei file}
1347 \label{sec:file_stat}
1349 La lettura delle informazioni relative ai file è fatta attraverso la famiglia
1350 delle funzioni \func{stat} (\funcd{stat}, \funcd{fstat} e \funcd{lstat});
1351 questa è la funzione che ad esempio usa il comando \cmd{ls} per poter ottenere
1352 e mostrare tutti i dati relativi ad un file. I prototipi di queste funzioni
1355 \headdecl{sys/types.h}
1356 \headdecl{sys/stat.h}
1359 \funcdecl{int stat(const char *file\_name, struct stat *buf)} Legge le
1360 informazione del file specificato da \param{file\_name} e le inserisce in
1363 \funcdecl{int lstat(const char *file\_name, struct stat *buf)} Identica a
1364 \func{stat} eccetto che se il \param{file\_name} è un link simbolico vengono
1365 lette le informazioni relative ad esso e non al file a cui fa riferimento.
1367 \funcdecl{int fstat(int filedes, struct stat *buf)} Identica a \func{stat}
1368 eccetto che si usa con un file aperto, specificato tramite il suo file
1369 descriptor \param{filedes}.
1371 \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 per un
1372 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori: \errval{EBADF},
1373 \errval{ENOENT}, \errval{ENOTDIR}, \errval{ELOOP}, \errval{EFAULT},
1374 \errval{EACCES}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENAMETOOLONG}.}
1376 \noindent il loro comportamento è identico, solo che operano rispettivamente
1377 su un file, su un link simbolico e su un file descriptor.
1379 La struttura \struct{stat} usata da queste funzioni è definita nell'header
1380 \file{sys/stat.h} e in generale dipende dall'implementazione; la versione
1381 usata da Linux è mostrata in fig.~\ref{fig:file_stat_struct}, così come
1382 riportata dalla pagina di manuale di \func{stat} (in realtà la definizione
1383 effettivamente usata nel kernel dipende dall'architettura e ha altri campi
1384 riservati per estensioni come tempi più precisi, o per il padding dei campi).
1386 \begin{figure}[!htb]
1389 \begin{minipage}[c]{15cm}
1390 \includestruct{listati/stat.h}
1393 \caption{La struttura \structd{stat} per la lettura delle informazioni dei
1395 \label{fig:file_stat_struct}
1398 Si noti come i vari membri della struttura siano specificati come tipi
1399 primitivi del sistema (di quelli definiti in
1400 tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e dichiarati in \file{sys/types.h}).
1402 % TODO: aggiornare con i cambiamenti ai tempi fatti con il 2.6
1404 \subsection{I tipi di file}
1405 \label{sec:file_types}
1407 Come riportato in tab.~\ref{tab:file_file_types} in Linux oltre ai file e alle
1408 directory esistono altri oggetti che possono stare su un filesystem. Il tipo
1409 di file è ritornato dalla funzione \func{stat} come maschera binaria nel campo
1410 \var{st\_mode} (che contiene anche le informazioni relative ai permessi) di
1411 una struttura \struct{stat}.
1413 Dato che il valore numerico può variare a seconda delle implementazioni, lo
1414 standard POSIX definisce un insieme di macro per verificare il tipo di file,
1415 queste vengono usate anche da Linux che supporta pure le estensioni allo
1416 standard per i link simbolici e i socket definite da BSD; l'elenco completo
1417 delle macro con cui è possibile estrarre l'informazione da \var{st\_mode} è
1418 riportato in tab.~\ref{tab:file_type_macro}.
1422 \begin{tabular}[c]{|l|l|}
1424 \textbf{Macro} & \textbf{Tipo del file} \\
1427 \macro{S\_ISREG(m)} & file normale.\\
1428 \macro{S\_ISDIR(m)} & directory.\\
1429 \macro{S\_ISCHR(m)} & dispositivo a caratteri.\\
1430 \macro{S\_ISBLK(m)} & dispositivo a blocchi.\\
1431 \macro{S\_ISFIFO(m)} & fifo.\\
1432 \macro{S\_ISLNK(m)} & link simbolico.\\
1433 \macro{S\_ISSOCK(m)} & socket.\\
1436 \caption{Macro per i tipi di file (definite in \texttt{sys/stat.h}).}
1437 \label{tab:file_type_macro}
1440 Oltre alle macro di tab.~\ref{tab:file_type_macro} è possibile usare
1441 direttamente il valore di \var{st\_mode} per ricavare il tipo di file
1442 controllando direttamente i vari bit in esso memorizzati. Per questo sempre in
1443 \file{sys/stat.h} sono definite le costanti numeriche riportate in
1444 tab.~\ref{tab:file_mode_flags}.
1446 Il primo valore dell'elenco di tab.~\ref{tab:file_mode_flags} è la maschera
1447 binaria che permette di estrarre i bit nei quali viene memorizzato il tipo di
1448 file, i valori successivi sono le costanti corrispondenti ai singoli bit, e
1449 possono essere usati per effettuare la selezione sul tipo di file voluto, con
1450 un'opportuna combinazione.
1455 \begin{tabular}[c]{|l|c|l|}
1457 \textbf{Flag} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
1460 \const{S\_IFMT} & 0170000 & Maschera per i bit del tipo di file.\\
1461 \const{S\_IFSOCK} & 0140000 & Socket.\\
1462 \const{S\_IFLNK} & 0120000 & Link simbolico.\\
1463 \const{S\_IFREG} & 0100000 & File regolare.\\
1464 \const{S\_IFBLK} & 0060000 & Dispositivo a blocchi.\\
1465 \const{S\_IFDIR} & 0040000 & Directory.\\
1466 \const{S\_IFCHR} & 0020000 & Dispositivo a caratteri.\\
1467 \const{S\_IFIFO} & 0010000 & Fifo.\\
1469 \const{S\_ISUID} & 0004000 & Set UID bit \itindex{suid~bit}.\\
1470 \const{S\_ISGID} & 0002000 & Set GID bit \itindex{sgid~bit}.\\
1471 \const{S\_ISVTX} & 0001000 & Sticky bit \itindex{sticky~bit}.\\
1473 % \const{S\_IRWXU} & 00700 & Bitmask per i permessi del proprietario.\\
1474 \const{S\_IRUSR} & 00400 & Il proprietario ha permesso di lettura.\\
1475 \const{S\_IWUSR} & 00200 & Il proprietario ha permesso di scrittura.\\
1476 \const{S\_IXUSR} & 00100 & Il proprietario ha permesso di esecuzione.\\
1478 % \const{S\_IRWXG} & 00070 & Bitmask per i permessi del gruppo.\\
1479 \const{S\_IRGRP} & 00040 & Il gruppo ha permesso di lettura.\\
1480 \const{S\_IWGRP} & 00020 & Il gruppo ha permesso di scrittura.\\
1481 \const{S\_IXGRP} & 00010 & Il gruppo ha permesso di esecuzione.\\
1483 % \const{S\_IRWXO} & 00007 & Bitmask per i permessi di tutti gli altri\\
1484 \const{S\_IROTH} & 00004 & Gli altri hanno permesso di lettura.\\
1485 \const{S\_IWOTH} & 00002 & Gli altri hanno permesso di esecuzione.\\
1486 \const{S\_IXOTH} & 00001 & Gli altri hanno permesso di esecuzione.\\
1489 \caption{Costanti per l'identificazione dei vari bit che compongono il campo
1490 \var{st\_mode} (definite in \file{sys/stat.h}).}
1491 \label{tab:file_mode_flags}
1494 Ad esempio se si volesse impostare una condizione che permetta di controllare
1495 se un file è una directory o un file ordinario si potrebbe definire la macro
1497 \includecodesnip{listati/is_file_dir.h}
1498 in cui prima si estraggono da \var{st\_mode} i bit relativi al tipo di file e
1499 poi si effettua il confronto con la combinazione di tipi scelta.
1502 \subsection{Le dimensioni dei file}
1503 \label{sec:file_file_size}
1505 Il campo \var{st\_size} di una struttura \struct{stat} contiene la dimensione
1506 del file in byte, se si tratta di un file regolare. Nel caso di un link
1507 simbolico la dimensione è quella del \itindex{pathname} \textit{pathname} che
1508 il link stesso contiene; per le fifo questo campo è sempre nullo.
1510 Il campo \var{st\_blocks} definisce la lunghezza del file in blocchi di 512
1511 byte. Il campo \var{st\_blksize} infine definisce la dimensione preferita per
1512 i trasferimenti sui file (che è la dimensione usata anche dalle librerie del C
1513 per l'interfaccia degli stream); scrivere sul file a blocchi di dati di
1514 dimensione inferiore sarebbe inefficiente.
1516 Si tenga conto che la lunghezza del file riportata in \var{st\_size} non è
1517 detto che corrisponda all'occupazione dello spazio su disco per via della
1518 possibile esistenza dei cosiddetti \textit{holes} (letteralmente
1519 \textsl{buchi}) che si formano tutte le volte che si va a scrivere su un file
1520 dopo aver eseguito una \func{lseek} (vedi sez.~\ref{sec:file_lseek}) oltre la
1523 In questo caso si avranno risultati differenti a seconda del modo in cui si
1524 calcola la lunghezza del file, ad esempio il comando \cmd{du}, (che riporta il
1525 numero di blocchi occupati) potrà dare una dimensione inferiore, mentre se si
1526 legge dal file (ad esempio usando il comando \cmd{wc -c}), dato che in tal
1527 caso per le parti non scritte vengono restituiti degli zeri, si avrà lo stesso
1528 risultato di \cmd{ls}.
1530 Se è sempre possibile allargare un file, scrivendoci sopra od usando la
1531 funzione \func{lseek} per spostarsi oltre la sua fine, esistono anche casi in
1532 cui si può avere bisogno di effettuare un troncamento, scartando i dati
1533 presenti al di là della dimensione scelta come nuova fine del file.
1535 Un file può sempre essere troncato a zero aprendolo con il flag
1536 \const{O\_TRUNC}, ma questo è un caso particolare; per qualunque altra
1537 dimensione si possono usare le due funzioni \funcd{truncate} e
1538 \funcd{ftruncate}, i cui prototipi sono:
1540 \headdecl{unistd.h} \funcdecl{int truncate(const char *file\_name, off\_t
1541 length)} Fa si che la dimensione del file \param{file\_name} sia troncata
1542 ad un valore massimo specificato da \param{lenght}.
1544 \funcdecl{int ftruncate(int fd, off\_t length))} Identica a \func{truncate}
1545 eccetto che si usa con un file aperto, specificato tramite il suo file
1546 descriptor \param{fd}.
1548 \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per un
1549 errore, nel qual caso \var{errno} viene impostata opportunamente; per
1550 \func{ftruncate} si hanno i valori:
1552 \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor.
1553 \item[\errcode{EINVAL}] \param{fd} è un riferimento ad un socket, non a un
1554 file o non è aperto in scrittura.
1556 per \func{truncate} si hanno:
1558 \item[\errcode{EACCES}] il file non ha permesso di scrittura o non si ha il
1559 permesso di esecuzione una delle directory del \itindex{pathname}
1561 \item[\errcode{ETXTBSY}] il file è un programma in esecuzione.
1563 ed anche \errval{ENOTDIR}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
1564 \errval{EROFS}, \errval{EIO}, \errval{EFAULT}, \errval{ELOOP}.}
1567 Se il file è più lungo della lunghezza specificata i dati in eccesso saranno
1568 perduti; il comportamento in caso di lunghezza inferiore non è specificato e
1569 dipende dall'implementazione: il file può essere lasciato invariato o esteso
1570 fino alla lunghezza scelta; in quest'ultimo caso lo spazio viene riempito con
1571 zeri (e in genere si ha la creazione di un \textit{hole} nel file).
1574 \subsection{I tempi dei file}
1575 \label{sec:file_file_times}
1577 Il sistema mantiene per ciascun file tre tempi. Questi sono registrati
1578 \index{inode} nell'inode insieme agli altri attributi del file e possono
1579 essere letti tramite la funzione \func{stat}, che li restituisce attraverso
1580 tre campi della struttura \struct{stat} di fig.~\ref{fig:file_stat_struct}. Il
1581 significato di detti tempi e dei relativi campi è riportato nello schema in
1582 tab.~\ref{tab:file_file_times}, dove è anche riportato un esempio delle
1583 funzioni che effettuano cambiamenti su di essi.
1588 \begin{tabular}[c]{|c|l|l|c|}
1590 \textbf{Membro} & \textbf{Significato} & \textbf{Funzione}
1591 & \textbf{Opzione di \cmd{ls}} \\
1594 \var{st\_atime}& ultimo accesso ai dati del file &
1595 \func{read}, \func{utime} & \cmd{-u}\\
1596 \var{st\_mtime}& ultima modifica ai dati del file &
1597 \func{write}, \func{utime} & default\\
1598 \var{st\_ctime}& ultima modifica ai dati dell'inode &
1599 \func{chmod}, \func{utime} & \cmd{-c}\\
1602 \caption{I tre tempi associati a ciascun file.}
1603 \label{tab:file_file_times}
1606 Il primo punto da tenere presente è la differenza fra il cosiddetto tempo di
1607 modifica (il \textit{modification time} \var{st\_mtime}) e il tempo di
1608 cambiamento di stato (il \textit{change time} \var{st\_ctime}). Il primo
1609 infatti fa riferimento ad una modifica del contenuto di un file, mentre il
1610 secondo ad una modifica \index{inode} dell'inode; siccome esistono molte
1611 operazioni (come la funzione \func{link} e molte altre che vedremo in seguito)
1612 che modificano solo le informazioni contenute \index{inode} nell'inode senza
1613 toccare il contenuto del file, diventa necessario l'utilizzo di un altro
1616 Il sistema non tiene conto dell'ultimo accesso \index{inode} all'inode,
1617 pertanto funzioni come \func{access} o \func{stat} non hanno alcuna influenza
1618 sui tre tempi. Il tempo di ultimo accesso (ai dati) viene di solito usato per
1619 cancellare i file che non servono più dopo un certo lasso di tempo (ad esempio
1620 il programma \cmd{leafnode} cancella i vecchi articoli sulla base di questo
1626 \begin{tabular}[c]{|l|c|c|c|c|c|c|l|}
1628 \multicolumn{1}{|p{3cm}|}{\centering{\vspace{6pt}\textbf{Funzione}}} &
1629 \multicolumn{3}{|p{3.6cm}|}{\centering{
1630 \textbf{File o directory del riferimento}}}&
1631 \multicolumn{3}{|p{3.6cm}|}{\centering{
1632 \textbf{Directory contenente il riferimento}}}
1633 &\multicolumn{1}{|p{3.6cm}|}{\centering{\vspace{6pt}\textbf{Note}}} \\
1636 \multicolumn{1}{|p{3cm}|}{}
1637 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(a)}}}
1638 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(m)}}}
1639 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(c)}}}
1640 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(a)}}}
1641 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(m)}}}
1642 &\multicolumn{1}{|p{.9cm}|}{\centering{\textsl{(c)}}}
1643 &\multicolumn{1}{|p{3cm}|}{} \\
1646 \func{chmod}, \func{fchmod}
1647 & -- & -- &$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1648 \func{chown}, \func{fchown}
1649 & -- & -- &$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1651 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1652 con \const{O\_CREATE} \\
1654 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1655 con \const{O\_TRUNC} \\
1657 &$\bullet$& -- & -- & -- & -- & -- &\\
1659 & -- & -- &$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1661 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1663 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1665 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1667 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1668 con \const{O\_CREATE} \\
1670 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &
1671 con \const{O\_TRUNC} \\
1673 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1675 &$\bullet$& -- & -- & -- & -- & -- &\\
1677 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1678 se esegue \func{unlink}\\
1680 & -- & -- & -- & -- &$\bullet$&$\bullet$&
1681 se esegue \func{rmdir}\\
1683 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&
1684 per entrambi gli argomenti\\
1686 & -- & -- & -- & -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1687 \func{truncate}, \func{ftruncate}
1688 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1690 & -- & -- &$\bullet$& -- &$\bullet$&$\bullet$&\\
1692 &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1694 & -- &$\bullet$&$\bullet$& -- & -- & -- &\\
1697 \caption{Prospetto dei cambiamenti effettuati sui tempi di ultimo
1698 accesso \textsl{(a)}, ultima modifica \textsl{(m)} e ultimo cambiamento
1699 \textsl{(c)} dalle varie funzioni operanti su file e directory.}
1700 \label{tab:file_times_effects}
1704 Il tempo di ultima modifica invece viene usato da \cmd{make} per decidere
1705 quali file necessitano di essere ricompilati o (talvolta insieme anche al
1706 tempo di cambiamento di stato) per decidere quali file devono essere
1707 archiviati per il backup. Il comando \cmd{ls} (quando usato con le opzioni
1708 \cmd{-l} o \cmd{-t}) mostra i tempi dei file secondo lo schema riportato
1709 nell'ultima colonna di tab.~\ref{tab:file_file_times}.
1711 L'effetto delle varie funzioni di manipolazione dei file sui tempi è
1712 illustrato in tab.~\ref{tab:file_times_effects}. Si sono riportati gli effetti
1713 sia per il file a cui si fa riferimento, sia per la directory che lo contiene;
1714 questi ultimi possono essere capiti se si tiene conto di quanto già detto, e
1715 cioè che anche le directory sono file (che contengono una lista di nomi) che
1716 il sistema tratta in maniera del tutto analoga a tutti gli altri.
1718 Per questo motivo tutte le volte che compiremo un'operazione su un file che
1719 comporta una modifica del nome contenuto nella directory, andremo anche a
1720 scrivere sulla directory che lo contiene cambiandone il tempo di modifica. Un
1721 esempio di questo può essere la cancellazione di un file, invece leggere o
1722 scrivere o cambiare i permessi di un file ha effetti solo sui tempi di
1725 Si noti infine come \var{st\_ctime} non abbia nulla a che fare con il tempo di
1726 creazione del file, usato in molti altri sistemi operativi, ma che in Unix non
1727 esiste. Per questo motivo quando si copia un file, a meno di preservare
1728 esplicitamente i tempi (ad esempio con l'opzione \cmd{-p} di \cmd{cp}) esso
1729 avrà sempre il tempo corrente come data di ultima modifica.
1731 I tempi di ultimo accesso e modifica possono essere cambiati usando la
1732 funzione \funcd{utime}, il cui prototipo è:
1733 \begin{prototype}{utime.h}
1734 {int utime(const char *filename, struct utimbuf *times)}
1736 Cambia i tempi di ultimo accesso e modifica \index{inode} dell'inode
1737 specificato da \param{filename} secondo i campi \var{actime} e \var{modtime}
1738 di \param{times}. Se questa è \val{NULL} allora viene usato il tempo corrente.
1740 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
1741 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
1743 \item[\errcode{EACCES}] non si ha il permesso di scrittura sul file.
1744 \item[\errcode{ENOENT}] \param{filename} non esiste.
1748 La funzione prende come argomento \param{times} una struttura
1749 \struct{utimbuf}, la cui definizione è riportata in
1750 fig.~\ref{fig:struct_utimebuf}, con la quale si possono specificare i nuovi
1751 valori che si vogliono impostare per tempi.
1753 \begin{figure}[!htb]
1754 \footnotesize \centering
1755 \begin{minipage}[c]{15cm}
1756 \includestruct{listati/utimbuf.h}
1759 \caption{La struttura \structd{utimbuf}, usata da \func{utime} per modificare
1761 \label{fig:struct_utimebuf}
1764 L'effetto della funzione e i privilegi necessari per eseguirla dipendono da
1765 cosa è l'argomento \param{times}; se è \val{NULL} la funzione imposta il
1766 tempo corrente ed è sufficiente avere accesso in scrittura al file; se invece
1767 si è specificato un valore la funzione avrà successo solo se si è proprietari
1768 del file (o si hanno i privilegi di amministratore).
1770 Si tenga presente che non è comunque possibile specificare il tempo di
1771 cambiamento di stato del file, che viene comunque cambiato dal kernel tutte le
1772 volte che si modifica \index{inode} l'inode (quindi anche alla chiamata di
1773 \func{utime}). Questo serve anche come misura di sicurezza per evitare che si
1774 possa modificare un file nascondendo completamente le proprie tracce. In
1775 realtà la cosa resta possibile, se si è in grado di accedere al file di
1776 dispositivo, scrivendo direttamente sul disco senza passare attraverso il
1777 filesystem, ma ovviamente in questo modo la cosa è molto più complicata da
1782 \section{Il controllo di accesso ai file}
1783 \label{sec:file_access_control}
1785 Una delle caratteristiche fondamentali di tutti i sistemi unix-like è quella
1786 del controllo di accesso ai file, che viene implementato per qualunque
1787 filesystem standard.\footnote{per standard si intende che implementa le
1788 caratteristiche previste dallo standard POSIX; in Linux sono disponibili
1789 anche una serie di altri filesystem, come quelli di Windows e del Mac, che
1790 non supportano queste caratteristiche.} In questa sezione ne esamineremo i
1791 concetti essenziali e le funzioni usate per gestirne i vari aspetti.
1794 \subsection{I permessi per l'accesso ai file}
1795 \label{sec:file_perm_overview}
1797 Ad ogni file Linux associa sempre l'utente che ne è proprietario (il
1798 cosiddetto \textit{owner}) ed un gruppo di appartenenza, secondo il meccanismo
1799 degli identificatori di utente e gruppo (\acr{uid} e \acr{gid}). Questi valori
1800 sono accessibili da programma tramite la funzione \func{stat}, e sono
1801 mantenuti nei campi \var{st\_uid} e \var{st\_gid} della struttura
1802 \struct{stat} (si veda sez.~\ref{sec:file_stat}).\footnote{questo è vero solo
1803 per filesystem di tipo Unix, ad esempio non è vero per il filesystem vfat di
1804 Windows, che non fornisce nessun supporto per l'accesso multiutente, e per
1805 il quale i permessi vengono assegnati in maniera fissa con un opzione in
1808 Il controllo di accesso ai file segue un modello abbastanza semplice che
1809 prevede tre permessi fondamentali strutturati su tre livelli di accesso.
1810 Esistono varie estensioni a questo modello,\footnote{come le \textit{Access
1811 Control List} che sono state aggiunte ai filesystem standard con opportune
1812 estensioni (vedi sez.~\ref{sec:file_ACL}) per arrivare a meccanismi di
1813 controllo ancora più sofisticati come il \textit{mandatory access control}
1814 di SE-Linux.} ma nella maggior parte dei casi il meccanismo standard è più
1815 che sufficiente a soddisfare tutte le necessità più comuni. I tre permessi di
1816 base associati ad ogni file sono:
1818 \item il permesso di lettura (indicato con la lettera \texttt{r}, dall'inglese
1820 \item il permesso di scrittura (indicato con la lettera \texttt{w},
1821 dall'inglese \textit{write}).
1822 \item il permesso di esecuzione (indicato con la lettera \texttt{x},
1823 dall'inglese \textit{execute}).
1825 mentre i tre livelli su cui sono divisi i privilegi sono:
1827 \item i privilegi per l'utente proprietario del file.
1828 \item i privilegi per un qualunque utente faccia parte del gruppo cui
1830 \item i privilegi per tutti gli altri utenti.
1833 L'insieme dei permessi viene espresso con un numero a 12 bit; di questi i nove
1834 meno significativi sono usati a gruppi di tre per indicare i permessi base di
1835 lettura, scrittura ed esecuzione e sono applicati rispettivamente
1836 rispettivamente al proprietario, al gruppo, a tutti gli altri.
1840 \includegraphics[width=6cm]{img/fileperm}
1841 \caption{Lo schema dei bit utilizzati per specificare i permessi di un file
1842 contenuti nel campo \var{st\_mode} di \struct{stat}.}
1843 \label{fig:file_perm_bit}
1846 I restanti tre bit (noti come \itindex{suid~bit} \textit{suid bit},
1847 \itindex{sgid~bit} \textit{sgid bit}, e \itindex{sticky~bit} \textit{sticky
1848 bit}) sono usati per indicare alcune caratteristiche più complesse del
1849 meccanismo del controllo di accesso su cui torneremo in seguito (in
1850 sez.~\ref{sec:file_special_perm}); lo schema di allocazione dei bit è
1851 riportato in fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
1853 Anche i permessi, come tutte le altre informazioni pertinenti al file, sono
1854 memorizzati \index{inode} nell'inode; in particolare essi sono contenuti in
1855 alcuni bit del campo \var{st\_mode} della struttura \struct{stat} (si veda di
1856 nuovo fig.~\ref{fig:file_stat_struct}).
1858 In genere ci si riferisce ai tre livelli dei privilegi usando le lettere
1859 \cmd{u} (per \textit{user}), \cmd{g} (per \textit{group}) e \cmd{o} (per
1860 \textit{other}), inoltre se si vuole indicare tutti i raggruppamenti insieme
1861 si usa la lettera \cmd{a} (per \textit{all}). Si tenga ben presente questa
1862 distinzione dato che in certi casi, mutuando la terminologia in uso nel VMS,
1863 si parla dei permessi base come di permessi per \textit{owner}, \textit{group}
1864 ed \textit{all}, le cui iniziali possono dar luogo a confusione. Le costanti
1865 che permettono di accedere al valore numerico di questi bit nel campo
1866 \var{st\_mode} sono riportate in tab.~\ref{tab:file_bit_perm}.
1871 \begin{tabular}[c]{|c|l|}
1873 \textbf{\var{st\_mode}} bit & \textbf{Significato} \\
1876 \const{S\_IRUSR} & \textit{user-read}, l'utente può leggere.\\
1877 \const{S\_IWUSR} & \textit{user-write}, l'utente può scrivere.\\
1878 \const{S\_IXUSR} & \textit{user-execute}, l'utente può eseguire.\\
1880 \const{S\_IRGRP} & \textit{group-read}, il gruppo può leggere.\\
1881 \const{S\_IWGRP} & \textit{group-write}, il gruppo può scrivere.\\
1882 \const{S\_IXGRP} & \textit{group-execute}, il gruppo può eseguire.\\
1884 \const{S\_IROTH} & \textit{other-read}, tutti possono leggere.\\
1885 \const{S\_IWOTH} & \textit{other-write}, tutti possono scrivere.\\
1886 \const{S\_IXOTH} & \textit{other-execute}, tutti possono eseguire.\\
1889 \caption{I bit dei permessi di accesso ai file, come definiti in
1890 \texttt{<sys/stat.h>}}
1891 \label{tab:file_bit_perm}
1894 I permessi vengono usati in maniera diversa dalle varie funzioni, e a seconda
1895 che si riferiscano a dei file, dei link simbolici o delle directory; qui ci
1896 limiteremo ad un riassunto delle regole generali, entrando nei dettagli più
1899 La prima regola è che per poter accedere ad un file attraverso il suo
1900 \itindex{pathname} \textit{pathname} occorre il permesso di esecuzione in
1901 ciascuna delle directory che compongono il \textit{pathname}; lo stesso vale
1902 per aprire un file nella directory corrente (per la quale appunto serve il
1903 diritto di esecuzione).
1905 Per una directory infatti il permesso di esecuzione significa che essa può
1906 essere attraversata nella risoluzione del \itindex{pathname}
1907 \textit{pathname}, ed è distinto dal permesso di lettura che invece implica
1908 che si può leggere il contenuto della directory.
1910 Questo significa che se si ha il permesso di esecuzione senza permesso di
1911 lettura si potrà lo stesso aprire un file in una directory (se si hanno i
1912 permessi opportuni per il medesimo) ma non si potrà vederlo con \cmd{ls}
1913 (mentre per crearlo occorrerà anche il permesso di scrittura per la
1916 Avere il permesso di lettura per un file consente di aprirlo con le opzioni
1917 (si veda quanto riportato in tab.~\ref{tab:file_open_flags}) di sola lettura o
1918 di lettura/scrittura e leggerne il contenuto. Avere il permesso di scrittura
1919 consente di aprire un file in sola scrittura o lettura/scrittura e modificarne
1920 il contenuto, lo stesso permesso è necessario per poter troncare il file.
1922 Non si può creare un file fintanto che non si disponga del permesso di
1923 esecuzione e di quello di scrittura per la directory di destinazione; gli
1924 stessi permessi occorrono per cancellare un file da una directory (si ricordi
1925 che questo non implica necessariamente la rimozione del contenuto del file dal
1926 disco), non è necessario nessun tipo di permesso per il file stesso (infatti
1927 esso non viene toccato, viene solo modificato il contenuto della directory,
1928 rimuovendo la voce che ad esso fa riferimento).
1930 Per poter eseguire un file (che sia un programma compilato od uno script di
1931 shell, od un altro tipo di file eseguibile riconosciuto dal kernel), occorre
1932 avere il permesso di esecuzione, inoltre solo i file regolari possono essere
1935 I permessi per un link simbolico sono ignorati, contano quelli del file a cui
1936 fa riferimento; per questo in genere il comando \cmd{ls} riporta per un link
1937 simbolico tutti i permessi come concessi; utente e gruppo a cui esso
1938 appartiene vengono pure ignorati quando il link viene risolto, vengono
1939 controllati solo quando viene richiesta la rimozione del link e quest'ultimo è
1940 in una directory con lo \itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} impostato (si
1941 veda sez.~\ref{sec:file_special_perm}).
1943 La procedura con cui il kernel stabilisce se un processo possiede un certo
1944 permesso (di lettura, scrittura o esecuzione) si basa sul confronto fra
1945 l'utente e il gruppo a cui il file appartiene (i valori di \var{st\_uid} e
1946 \var{st\_gid} accennati in precedenza) e l'user-ID effettivo, il group-ID
1947 effettivo e gli eventuali group-ID supplementari del processo.\footnote{in
1948 realtà Linux, per quanto riguarda l'accesso ai file, utilizza gli
1949 identificatori del gruppo \textit{filesystem} (si ricordi quanto esposto in
1950 sez.~\ref{sec:proc_perms}), ma essendo questi del tutto equivalenti ai primi,
1951 eccetto il caso in cui si voglia scrivere un server NFS, ignoreremo questa
1954 Per una spiegazione dettagliata degli identificatori associati ai processi si
1955 veda sez.~\ref{sec:proc_perms}; normalmente, a parte quanto vedremo in
1956 sez.~\ref{sec:file_special_perm}, l'user-ID effettivo e il group-ID effettivo
1957 corrispondono ai valori dell'\acr{uid} e del \acr{gid} dell'utente che ha
1958 lanciato il processo, mentre i group-ID supplementari sono quelli dei gruppi
1959 cui l'utente appartiene.
1961 I passi attraverso i quali viene stabilito se il processo possiede il diritto
1962 di accesso sono i seguenti:
1964 \item Se l'user-ID effettivo del processo è zero (corrispondente
1965 all'amministratore) l'accesso è sempre garantito senza nessun ulteriore
1966 controllo. Per questo motivo \textsl{root} ha piena libertà di accesso a
1968 \item Se l'user-ID effettivo del processo è uguale all'\acr{uid} del
1969 proprietario del file (nel qual caso si dice che il processo è proprietario
1972 \item se il relativo\footnote{per relativo si intende il bit di user-read se
1973 il processo vuole accedere in lettura, quello di user-write per
1974 l'accesso in scrittura, ecc.} bit dei permessi d'accesso dell'utente è
1975 impostato, l'accesso è consentito
1976 \item altrimenti l'accesso è negato
1978 \item Se il group-ID effettivo del processo o uno dei group-ID supplementari
1979 dei processi corrispondono al \acr{gid} del file allora:
1981 \item se il bit dei permessi d'accesso del gruppo è impostato, l'accesso è
1983 \item altrimenti l'accesso è negato
1985 \item Se il bit dei permessi d'accesso per tutti gli altri è impostato,
1986 l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
1989 Si tenga presente che questi passi vengono eseguiti esattamente in
1990 quest'ordine. Questo vuol dire che se un processo è il proprietario di un file,
1991 l'accesso è consentito o negato solo sulla base dei permessi per l'utente; i
1992 permessi per il gruppo non vengono neanche controllati. Lo stesso vale se il
1993 processo appartiene ad un gruppo appropriato, in questo caso i permessi per
1994 tutti gli altri non vengono controllati.
1997 \subsection{I bit dei permessi speciali}
1998 \label{sec:file_special_perm}
2003 Come si è accennato (in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}) nei dodici bit del
2004 campo \var{st\_mode} di \struct{stat} che vengono usati per il controllo di
2005 accesso oltre ai bit dei permessi veri e propri, ci sono altri tre bit che
2006 vengono usati per indicare alcune proprietà speciali dei file. Due di questi
2007 sono i bit detti \acr{suid} (da \textit{set-user-ID bit}) e \acr{sgid} (da
2008 \textit{set-group-ID bit}) che sono identificati dalle costanti
2009 \const{S\_ISUID} e \const{S\_ISGID}.
2011 Come spiegato in dettaglio in sez.~\ref{sec:proc_exec}, quando si lancia un
2012 programma il comportamento normale del kernel è quello di impostare gli
2013 identificatori del gruppo \textit{effective} del nuovo processo al valore dei
2014 corrispondenti del gruppo \textit{real} del processo corrente, che normalmente
2015 corrispondono a quelli dell'utente con cui si è entrati nel sistema.
2017 Se però il file del programma (che ovviamente deve essere
2018 eseguibile\footnote{per motivi di sicurezza il kernel ignora i bit \acr{suid}
2019 e \acr{sgid} per gli script eseguibili.}) ha il bit \acr{suid} impostato, il
2020 kernel assegnerà come user-ID effettivo al nuovo processo l'\acr{uid} del
2021 proprietario del file al posto dell'\acr{uid} del processo originario. Avere
2022 il bit \acr{sgid} impostato ha lo stesso effetto sul group-ID effettivo del
2025 I bit \acr{suid} e \acr{sgid} vengono usati per permettere agli utenti normali
2026 di usare programmi che richiedono privilegi speciali; l'esempio classico è il
2027 comando \cmd{passwd} che ha la necessità di modificare il file delle password,
2028 quest'ultimo ovviamente può essere scritto solo dall'amministratore, ma non è
2029 necessario chiamare l'amministratore per cambiare la propria password. Infatti
2030 il comando \cmd{passwd} appartiene a root ma ha il bit \acr{suid} impostato
2031 per cui quando viene lanciato da un utente normale parte con i privilegi di
2034 Chiaramente avere un processo che ha privilegi superiori a quelli che avrebbe
2035 normalmente l'utente che lo ha lanciato comporta vari rischi, e questo tipo di
2036 programmi devono essere scritti accuratamente per evitare che possano essere
2037 usati per guadagnare privilegi non consentiti (l'argomento è affrontato in
2038 dettaglio in sez.~\ref{sec:proc_perms}).
2040 La presenza dei bit \acr{suid} e \acr{sgid} su un file può essere rilevata con
2041 il comando \cmd{ls -l}, che visualizza una lettera \cmd{s} al posto della
2042 \cmd{x} in corrispondenza dei permessi di utente o gruppo. La stessa lettera
2043 \cmd{s} può essere usata nel comando \cmd{chmod} per impostare questi bit.
2044 Infine questi bit possono essere controllati all'interno di \var{st\_mode} con
2045 l'uso delle due costanti \const{S\_ISUID} e \const{S\_IGID}, i cui valori sono
2046 riportati in tab.~\ref{tab:file_mode_flags}.
2048 Gli stessi bit vengono ad assumere in significato completamente diverso per le
2049 directory, normalmente infatti Linux usa la convenzione di SVr4 per indicare
2050 con questi bit l'uso della semantica BSD nella creazione di nuovi file (si
2051 veda sez.~\ref{sec:file_ownership_management} per una spiegazione dettagliata
2054 Infine Linux utilizza il bit \acr{sgid} per un'ulteriore estensione mutuata
2055 da SVr4. Il caso in cui un file ha il bit \acr{sgid} impostato senza che lo
2056 sia anche il corrispondente bit di esecuzione viene utilizzato per attivare
2057 per quel file il \itindex{mandatory~locking} \textit{mandatory locking}
2058 (affronteremo questo argomento in dettaglio più avanti, in
2059 sez.~\ref{sec:file_mand_locking}).
2065 \itindbeg{sticky~bit}
2067 L'ultimo dei bit rimanenti, identificato dalla costante \const{S\_ISVTX}, è in
2068 parte un rimasuglio delle origini dei sistemi Unix. A quell'epoca infatti la
2069 memoria virtuale e l'accesso ai file erano molto meno sofisticati e per
2070 ottenere la massima velocità possibile per i programmi usati più comunemente
2071 si poteva impostare questo bit.
2073 L'effetto di questo bit era che il \index{segmento!testo} segmento di testo
2074 del programma (si veda sez.~\ref{sec:proc_mem_layout} per i dettagli) veniva
2075 scritto nella swap la prima volta che questo veniva lanciato, e vi permaneva
2076 fino al riavvio della macchina (da questo il nome di \textsl{sticky bit});
2077 essendo la swap un file continuo o una partizione indicizzata direttamente si
2078 poteva risparmiare in tempo di caricamento rispetto alla ricerca attraverso la
2079 struttura del filesystem. Lo \textsl{sticky bit} è indicato usando la lettera
2080 \texttt{t} al posto della \texttt{x} nei permessi per gli altri.
2082 Ovviamente per evitare che gli utenti potessero intasare la swap solo
2083 l'amministratore era in grado di impostare questo bit, che venne chiamato
2084 anche con il nome di \textit{saved text bit}, da cui deriva quello della
2085 costante. Le attuali implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono
2086 sostanzialmente inutile questo procedimento.
2088 Benché ormai non venga più utilizzato per i file, lo \textit{sticky bit} ha
2089 invece assunto un uso importante per le directory;\footnote{lo \textit{sticky
2090 bit} per le directory è un'estensione non definita nello standard POSIX,
2091 Linux però la supporta, così come BSD e SVr4.} in questo caso se tale bit è
2092 impostato un file potrà essere rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha
2093 il permesso di scrittura su di essa ed inoltre è vera una delle seguenti
2096 \item l'utente è proprietario del file
2097 \item l'utente è proprietario della directory
2098 \item l'utente è l'amministratore
2100 un classico esempio di directory che ha questo bit impostato è \file{/tmp}, i
2101 permessi infatti di solito sono i seguenti:
2104 drwxrwxrwt 6 root root 1024 Aug 10 01:03 /tmp
2106 quindi con lo \textit{sticky bit} bit impostato. In questo modo qualunque
2107 utente nel sistema può creare dei file in questa directory (che, come
2108 suggerisce il nome, è normalmente utilizzata per la creazione di file
2109 temporanei), ma solo l'utente che ha creato un certo file potrà cancellarlo o
2110 rinominarlo. In questo modo si evita che un utente possa, più o meno
2111 consapevolmente, cancellare i file temporanei creati degli altri utenti.
2113 \itindend{sticky~bit}
2115 \subsection{Le funzioni per la gestione dei permessi dei file}
2116 \label{sec:file_perm_management}
2118 Come visto in sez.~\ref{sec:file_access_control} il controllo di accesso ad un
2119 file viene fatto utilizzando l'user-ID ed il group-ID effettivo del processo;
2120 ci sono casi però in cui si può voler effettuare il controllo con l'user-ID
2121 reale ed il group-ID reale, vale a dire usando i valori di \acr{uid} e
2122 \acr{gid} relativi all'utente che ha lanciato il programma, e che, come
2123 accennato in sez.~\ref{sec:file_special_perm} e spiegato in dettaglio in
2124 sez.~\ref{sec:proc_perms}, non è detto siano uguali a quelli effettivi.
2126 Per far questo si può usare la funzione \funcd{access}, il cui prototipo è:
2127 \begin{prototype}{unistd.h}
2128 {int access(const char *pathname, int mode)}
2130 Verifica i permessi di accesso.
2132 \bodydesc{La funzione ritorna 0 se l'accesso è consentito, -1 se l'accesso non
2133 è consentito ed in caso di errore; nel qual caso la variabile \var{errno}
2136 \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{mode} non è valido.
2137 \item[\errcode{EACCES}] l'accesso al file non è consentito, o non si ha il
2138 permesso di attraversare una delle directory di \param{pathname}.
2139 \item[\errcode{EROFS}] si è richiesto l'accesso in scrittura per un file su
2140 un filesystem montato in sola lettura.
2142 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
2143 \errval{ENOTDIR}, \errval{ELOOP}, \errval{EIO}.}
2146 La funzione verifica i permessi di accesso, indicati da \param{mode}, per il
2147 file indicato da \param{pathname}. I valori possibili per l'argomento
2148 \param{mode} sono esprimibili come combinazione delle costanti numeriche
2149 riportate in tab.~\ref{tab:file_access_mode_val} (attraverso un OR binario
2150 delle stesse). I primi tre valori implicano anche la verifica dell'esistenza
2151 del file, se si vuole verificare solo quest'ultima si può usare \const{F\_OK},
2152 o anche direttamente \func{stat}. Nel caso in cui \param{pathname} si
2153 riferisca ad un link simbolico, questo viene seguito ed il controllo è fatto
2154 sul file a cui esso fa riferimento.
2156 La funzione controlla solo i bit dei permessi di accesso, si ricordi che il
2157 fatto che una directory abbia permesso di scrittura non significa che ci si
2158 possa scrivere come in un file, e il fatto che un file abbia permesso di
2159 esecuzione non comporta che contenga un programma eseguibile. La funzione
2160 ritorna zero solo se tutte i permessi controllati sono disponibili, in caso
2161 contrario (o di errore) ritorna -1.
2165 \begin{tabular}{|c|l|}
2167 \textbf{\param{mode}} & \textbf{Significato} \\
2170 \const{R\_OK} & Verifica il permesso di lettura. \\
2171 \const{W\_OK} & Verifica il permesso di scrittura. \\
2172 \const{X\_OK} & Verifica il permesso di esecuzione. \\
2173 \const{F\_OK} & Verifica l'esistenza del file. \\
2176 \caption{Valori possibile per l'argomento \param{mode} della funzione
2178 \label{tab:file_access_mode_val}
2181 Un esempio tipico per l'uso di questa funzione è quello di un processo che sta
2182 eseguendo un programma coi privilegi di un altro utente (ad esempio attraverso
2183 l'uso del \itindex{suid~bit} \textit{suid bit}) che vuole controllare se
2184 l'utente originale ha i permessi per accedere ad un certo file.
2186 % TODO documentare euidaccess (e eaccess)
2188 Per cambiare i permessi di un file il sistema mette ad disposizione due
2189 funzioni \funcd{chmod} e \funcd{fchmod}, che operano rispettivamente su un
2190 filename e su un file descriptor, i loro prototipi sono:
2192 \headdecl{sys/types.h}
2193 \headdecl{sys/stat.h}
2195 \funcdecl{int chmod(const char *path, mode\_t mode)} Cambia i permessi del
2196 file indicato da \param{path} al valore indicato da \param{mode}.
2198 \funcdecl{int fchmod(int fd, mode\_t mode)} Analoga alla precedente, ma usa
2199 il file descriptor \param{fd} per indicare il file.
2201 \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per
2202 un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
2204 \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
2205 proprietario del file o non è zero.
2206 \item[\errcode{EROFS}] il file è su un filesystem in sola lettura.
2208 ed inoltre \errval{EIO}; \func{chmod} restituisce anche \errval{EFAULT},
2209 \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
2210 \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchmod} anche \errval{EBADF}.}
2213 Entrambe le funzioni utilizzano come secondo argomento \param{mode}, una
2214 variabile dell'apposito tipo primitivo \type{mode\_t} (vedi
2215 tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}) utilizzato per specificare i permessi sui
2221 \begin{tabular}[c]{|c|c|l|}
2223 \textbf{\param{mode}} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
2226 \const{S\_ISUID} & 04000 & Set user ID \itindex{suid~bit}.\\
2227 \const{S\_ISGID} & 02000 & Set group ID \itindex{sgid~bit}.\\
2228 \const{S\_ISVTX} & 01000 & Sticky bit \itindex{sticky~bit}.\\
2230 \const{S\_IRWXU} & 00700 & L'utente ha tutti i permessi.\\
2231 \const{S\_IRUSR} & 00400 & L'utente ha il permesso di lettura.\\
2232 \const{S\_IWUSR} & 00200 & L'utente ha il permesso di scrittura.\\
2233 \const{S\_IXUSR} & 00100 & L'utente ha il permesso di esecuzione.\\
2235 \const{S\_IRWXG} & 00070 & Il gruppo ha tutti i permessi.\\
2236 \const{S\_IRGRP} & 00040 & Il gruppo ha il permesso di lettura.\\
2237 \const{S\_IWGRP} & 00020 & Il gruppo ha il permesso di scrittura.\\
2238 \const{S\_IXGRP} & 00010 & Il gruppo ha il permesso di esecuzione.\\
2240 \const{S\_IRWXO} & 00007 & Gli altri hanno tutti i permessi.\\
2241 \const{S\_IROTH} & 00004 & Gli altri hanno il permesso di lettura.\\
2242 \const{S\_IWOTH} & 00002 & Gli altri hanno il permesso di scrittura.\\
2243 \const{S\_IXOTH} & 00001 & Gli altri hanno il permesso di esecuzione.\\
2246 \caption{Valori delle costanti usate per indicare i vari bit di
2247 \param{mode} utilizzato per impostare i permessi dei file.}
2248 \label{tab:file_permission_const}
2251 Le costanti con cui specificare i singoli bit di \param{mode} sono riportate
2252 in tab.~\ref{tab:file_permission_const}. Il valore di \param{mode} può essere
2253 ottenuto combinando fra loro con un OR binario le costanti simboliche relative
2254 ai vari bit, o specificato direttamente, come per l'omonimo comando di shell,
2255 con un valore numerico (la shell lo vuole in ottale, dato che i bit dei
2256 permessi sono divisibili in gruppi di tre), che si può calcolare direttamente
2257 usando lo schema si utilizzo dei bit illustrato in
2258 fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
2260 Ad esempio i permessi standard assegnati ai nuovi file (lettura e scrittura
2261 per il proprietario, sola lettura per il gruppo e gli altri) sono
2262 corrispondenti al valore ottale $0644$, un programma invece avrebbe anche il
2263 bit di esecuzione attivo, con un valore di $0755$, se si volesse attivare il
2264 bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} il valore da fornire sarebbe $4755$.
2266 Il cambiamento dei permessi di un file eseguito attraverso queste funzioni ha
2267 comunque alcune limitazioni, previste per motivi di sicurezza. L'uso delle
2268 funzioni infatti è possibile solo se l'user-ID effettivo del processo
2269 corrisponde a quello del proprietario del file o dell'amministratore,
2270 altrimenti esse falliranno con un errore di \errcode{EPERM}.
2272 Ma oltre a questa regola generale, di immediata comprensione, esistono delle
2273 limitazioni ulteriori. Per questo motivo, anche se si è proprietari del file,
2274 non tutti i valori possibili di \param{mode} sono permessi o hanno effetto;
2275 in particolare accade che:
2277 \item siccome solo l'amministratore può impostare lo \itindex{sticky~bit}
2278 \textit{sticky bit}, se l'user-ID effettivo del processo non è zero esso
2279 viene automaticamente cancellato (senza notifica di errore) qualora sia
2280 stato indicato in \param{mode}.
2281 \item per quanto detto in sez.~\ref{sec:file_ownership_management} riguardo la
2282 creazione dei nuovi file, si può avere il caso in cui il file creato da un
2283 processo è assegnato ad un gruppo per il quale il processo non ha privilegi.
2284 Per evitare che si possa assegnare il bit \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} ad
2285 un file appartenente ad un gruppo per cui non si hanno diritti, questo viene
2286 automaticamente cancellato da \param{mode} (senza notifica di errore)
2287 qualora il gruppo del file non corrisponda a quelli associati al processo
2288 (la cosa non avviene quando l'user-ID effettivo del processo è zero).
2291 Per alcuni filesystem\footnote{i filesystem più comuni (\textsl{ext2},
2292 \textsl{ext3}, \textsl{reiserfs}) supportano questa caratteristica, che è
2293 mutuata da BSD.} è inoltre prevista un'ulteriore misura di sicurezza, volta
2294 a scongiurare l'abuso dei \itindex{suid~bit} bit \acr{suid} e \acr{sgid}; essa
2295 consiste nel cancellare automaticamente questi bit dai permessi di un file
2296 qualora un processo che non appartenga all'amministratore\footnote{per la
2297 precisione un processo che non dispone della capability
2298 \const{CAP\_FSETID}.} effettui una scrittura. In questo modo anche se un
2299 utente malizioso scopre un file \acr{suid} su cui può scrivere, un'eventuale
2300 modifica comporterà la perdita di questo privilegio.
2302 Le funzioni \func{chmod} e \func{fchmod} ci permettono di modificare i
2303 permessi di un file, resta però il problema di quali sono i permessi assegnati
2304 quando il file viene creato. Le funzioni dell'interfaccia nativa di Unix, come
2305 vedremo in sez.~\ref{sec:file_open}, permettono di indicare esplicitamente i
2306 permessi di creazione di un file, ma questo non è possibile per le funzioni
2307 dell'interfaccia standard ANSI C che non prevede l'esistenza di utenti e
2308 gruppi, ed inoltre il problema si pone anche per l'interfaccia nativa quando i
2309 permessi non vengono indicati esplicitamente.
2313 Per le funzioni dell'interfaccia standard ANSI C l'unico riferimento possibile
2314 è quello della modalità di apertura del nuovo file (lettura/scrittura o sola
2315 lettura), che però può fornire un valore che è lo stesso per tutti e tre i
2316 permessi di sez.~\ref{sec:file_perm_overview} (cioè $666$ nel primo caso e
2317 $222$ nel secondo). Per questo motivo il sistema associa ad ogni
2318 processo\footnote{è infatti contenuta nel campo \var{umask} della struttura
2319 \struct{fs\_struct}, vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} una maschera di
2320 bit, la cosiddetta \textit{umask}, che viene utilizzata per impedire che
2321 alcuni permessi possano essere assegnati ai nuovi file in sede di creazione. I
2322 bit indicati nella maschera vengono infatti cancellati dai permessi quando un
2323 nuovo file viene creato.\footnote{l'operazione viene fatta sempre: anche
2324 qualora si indichi esplicitamente un valore dei permessi nelle funzioni di
2325 creazione che lo consentono, i permessi contenuti nella \textit{umask}
2328 La funzione che permette di impostare il valore di questa maschera di
2329 controllo è \funcd{umask}, ed il suo prototipo è:
2330 \begin{prototype}{stat.h}
2331 {mode\_t umask(mode\_t mask)}
2333 Imposta la maschera dei permessi dei bit al valore specificato da \param{mask}
2334 (di cui vengono presi solo i 9 bit meno significativi).
2336 \bodydesc{La funzione ritorna il precedente valore della maschera. È una
2337 delle poche funzioni che non restituisce codici di errore.}
2340 In genere si usa questa maschera per impostare un valore predefinito che
2341 escluda preventivamente alcuni permessi (usualmente quello di scrittura per il
2342 gruppo e gli altri, corrispondente ad un valore per \param{mask} pari a
2343 $022$). In questo modo è possibile cancellare automaticamente i permessi non
2344 voluti. Di norma questo valore viene impostato una volta per tutte al login a
2345 $022$, e gli utenti non hanno motivi per modificarlo.
2350 \subsection{La gestione della titolarità dei file}
2351 \label{sec:file_ownership_management}
2353 Vedremo in sez.~\ref{sec:file_base_func} con quali funzioni si possono creare
2354 nuovi file, in tale occasione vedremo che è possibile specificare in sede di
2355 creazione quali permessi applicare ad un file, però non si può indicare a
2356 quale utente e gruppo esso deve appartenere. Lo stesso problema si presenta
2357 per la creazione di nuove directory (procedimento descritto in
2358 sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}).
2360 Lo standard POSIX prescrive che l'\acr{uid} del nuovo file corrisponda
2361 all'user-ID effettivo del processo che lo crea; per il \acr{gid} invece prevede
2362 due diverse possibilità:
2364 \item il \acr{gid} del file corrisponde al group-ID effettivo del processo.
2365 \item il \acr{gid} del file corrisponde al \acr{gid} della directory in cui
2368 in genere BSD usa sempre la seconda possibilità, che viene per questo chiamata
2369 semantica BSD. Linux invece segue quella che viene chiamata semantica SVr4; di
2370 norma cioè il nuovo file viene creato, seguendo la prima opzione, con il
2371 \acr{gid} del processo, se però la directory in cui viene creato il file ha il
2372 bit \acr{sgid} impostato allora viene usata la seconda opzione.
2374 Usare la semantica BSD ha il vantaggio che il \acr{gid} viene sempre
2375 automaticamente propagato, restando coerente a quello della directory di
2376 partenza, in tutte le sotto-directory.
2378 La semantica SVr4 offre la possibilità di scegliere, ma per ottenere lo stesso
2379 risultato di coerenza che si ha con BSD necessita che per le nuove directory
2380 venga anche propagato anche il bit \acr{sgid}. Questo è il comportamento
2381 predefinito del comando \cmd{mkdir}, ed è in questo modo ad esempio che Debian
2382 assicura che le sotto-directory create nella home di un utente restino sempre
2383 con il \acr{gid} del gruppo primario dello stesso.
2385 Come per i permessi, il sistema fornisce anche delle funzioni che permettano
2386 di cambiare utente e gruppo cui il file appartiene; le funzioni in questione
2387 sono tre: \funcd{chown}, \funcd{fchown} e \funcd{lchown}, ed i loro prototipi
2390 \headdecl{sys/types.h}
2391 \headdecl{sys/stat.h}
2393 \funcdecl{int chown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
2394 \funcdecl{int fchown(int fd, uid\_t owner, gid\_t group)}
2395 \funcdecl{int lchown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
2397 Le funzioni cambiano utente e gruppo di appartenenza di un file ai valori
2398 specificati dalle variabili \param{owner} e \param{group}.
2400 \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per
2401 un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
2403 \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
2404 proprietario del file o non è zero, o utente e gruppo non sono validi
2406 Oltre a questi entrambe restituiscono gli errori \errval{EROFS} e
2407 \errval{EIO}; \func{chown} restituisce anche \errval{EFAULT},
2408 \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
2409 \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchown} anche \errval{EBADF}.}
2412 In Linux soltanto l'amministratore (in sostanza un processo con la
2413 \itindex{capabilities} capability \const{CAP\_CHOWN}) può cambiare il
2414 proprietario di un file, seguendo la semantica di BSD che non consente agli
2415 utenti di assegnare i loro file ad altri (per evitare eventuali aggiramenti
2416 delle quote). L'amministratore può cambiare il gruppo di un file, il
2417 proprietario può cambiare il gruppo dei file che gli appartengono solo se il
2418 nuovo gruppo è il suo gruppo primario o uno dei gruppi di cui fa parte.
2420 La funzione \func{chown} segue i link simbolici, per operare direttamente su
2421 un link simbolico si deve usare la funzione \func{lchown}.\footnote{fino alla
2422 versione 2.1.81 in Linux \func{chown} non seguiva i link simbolici, da
2423 allora questo comportamento è stato assegnato alla funzione \func{lchown},
2424 introdotta per l'occasione, ed è stata creata una nuova system call per
2425 \func{chown} che seguisse i link simbolici.} La funzione \func{fchown} opera
2426 su un file aperto, essa è mutuata da BSD, ma non è nello standard POSIX.
2427 Un'altra estensione rispetto allo standard POSIX è che specificando -1 come
2428 valore per \param{owner} e \param{group} i valori restano immutati.
2430 Quando queste funzioni sono chiamate con successo da un processo senza i
2431 privilegi di root entrambi i bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} e
2432 \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} vengono cancellati. Questo non avviene per il
2433 bit \acr{sgid} nel caso in cui esso sia usato (in assenza del corrispondente
2434 permesso di esecuzione) per indicare che per il file è attivo il
2435 \itindex{mandatory~locking} \textit{mandatory locking}.
2438 \subsection{Un quadro d'insieme sui permessi}
2439 \label{sec:file_riepilogo}
2441 Avendo affrontato in maniera separata il comportamento delle varie funzioni ed
2442 il significato dei singoli bit dei permessi sui file, vale la pena fare un
2443 riepilogo in cui si riassumono le caratteristiche di ciascuno di essi, in modo
2444 da poter fornire un quadro d'insieme.
2446 In tab.~\ref{tab:file_fileperm_bits} si sono riassunti gli effetti dei vari
2447 bit dei permessi per un file; per quanto riguarda l'applicazione dei permessi
2448 per proprietario, gruppo ed altri si ricordi quanto illustrato in
2449 sez.~\ref{sec:file_perm_overview}. Per compattezza, nella tabelle si sono
2450 specificati i bit di \itindex{suid~bit} \textit{suid}, \itindex{sgid~bit}
2451 \textit{sgid} e \textit{sticky} \itindex{sticky~bit} con la notazione
2452 illustrata anche in fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
2457 \begin{tabular}[c]{|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|l|}
2459 \multicolumn{3}{|c|}{special}&
2460 \multicolumn{3}{|c|}{user}&
2461 \multicolumn{3}{|c|}{group}&
2462 \multicolumn{3}{|c|}{other}&
2463 \multirow{2}{*}{\textbf{Operazioni possibili}} \\
2465 \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
2468 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del proprietario.\\
2469 -&1&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del gruppo proprietario.\\
2470 -&1&-&-&-&0&-&-&-&-&-&-&Il \itindex{mandatory~locking}
2471 \textit{mandatory locking} è abilitato.\\
2472 -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato.\\
2473 -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il proprietario.\\
2474 -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il proprietario.\\
2475 -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di esecuzione per il proprietario.\\
2476 -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il gruppo proprietario.\\
2477 -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il gruppo proprietario.\\
2478 -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di esecuzione per il gruppo proprietario.\\
2479 -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di lettura per tutti gli altri.\\
2480 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di scrittura per tutti gli altri.\\
2481 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di esecuzione per tutti gli altri.\\
2484 \caption{Tabella riassuntiva del significato dei bit dei permessi per un
2486 \label{tab:file_fileperm_bits}
2489 In tab.~\ref{tab:file_dirperm_bits} si sono invece riassunti gli effetti dei
2490 vari bit dei permessi per una directory; anche in questo caso si sono
2491 specificati i bit di \itindex{suid~bit} \textit{suid}, \itindex{sgid~bit}
2492 \textit{sgid} e \textit{sticky} \itindex{sticky~bit} con la notazione compatta
2493 illustrata in fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
2498 \begin{tabular}[c]{|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|l|}
2500 \multicolumn{3}{|c|}{special}&
2501 \multicolumn{3}{|c|}{user}&
2502 \multicolumn{3}{|c|}{group}&
2503 \multicolumn{3}{|c|}{other}&
2504 \multirow{2}{*}{\textbf{Operazioni possibili}} \\
2506 \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
2509 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato.\\
2510 -&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Propaga il gruppo proprietario ai nuovi file
2512 -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Limita l'accesso in scrittura dei file nella
2514 -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il proprietario.\\
2515 -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il proprietario.\\
2516 -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di attraversamento per il proprietario.\\
2517 -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il gruppo
2519 -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il gruppo
2521 -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di attraversamento per il gruppo
2523 -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di visualizzazione per tutti gli altri.\\
2524 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di aggiornamento per tutti gli altri.\\
2525 -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di attraversamento per tutti gli altri.\\
2528 \caption{Tabella riassuntiva del significato dei bit dei permessi per una
2530 \label{tab:file_dirperm_bits}
2533 Nelle tabelle si è indicato con il carattere ``-'' il fatto che il valore del
2534 bit in questione non è influente rispetto a quanto indicato nella riga della
2535 tabella; la descrizione dell'operazione fa riferimento soltanto alla
2536 combinazione di bit per i quali è stato riportato esplicitamente un valore.
2537 Si rammenti infine che il valore dei bit dei permessi non ha alcun effetto
2538 qualora il processo possieda i privilegi di amministratore.
2542 \section{Caratteristiche e funzionalità avanzate}
2543 \label{sec:file_dir_advances}
2545 Tratteremo qui alcune caratteristiche e funzionalità avanzate della gestione
2546 di file e directory, affrontando anche una serie di estensioni
2547 dell'interfaccia classica dei sistemi unix-like, principalmente utilizzate a
2548 scopi di sicurezza, che sono state introdotte nelle versioni più recenti di
2552 \subsection{Gli attributi estesi}
2553 \label{sec:file_xattr}
2555 \itindbeg{Extended~Attributes}
2557 Nelle sezioni precedenti abbiamo trattato in dettaglio le varie informazioni
2558 che il sistema mantiene negli inode, e le varie funzioni che permettono di
2559 modificarle. Si sarà notato come in realtà queste informazioni siano
2560 estremamente ridotte. Questo è dovuto al fatto che Unix origina negli anni
2561 '70, quando le risorse di calcolo e di spazio disco erano minime. Con il venir
2562 meno di queste restrizioni è incominciata ad emergere l'esigenza di poter
2563 associare ai file delle ulteriori informazioni astratte (quelli che vengono
2564 chiamati i \textsl{meta-dati}) che però non potevano trovare spazio nei dati
2565 classici mantenuti negli inode.
2567 Per risolvere questo problema alcuni sistemi unix-like (e fra questi anche
2568 Linux) hanno introdotto un meccanismo generico che consenta di associare delle
2569 informazioni ai singoli file,\footnote{l'uso più comune è quello della ACL,
2570 che tratteremo nella prossima sezione, ma si possono inserire anche altre
2571 informazioni.} detto \textit{Extended Attributes}. Gli \textsl{attributi
2572 estesi} non sono altro che delle coppie nome/valore che sono associate
2573 permanentemente ad un oggetto sul filesystem, analoghi di quello che sono le
2574 variabili di ambiente (vedi sez.~\ref{sec:proc_environ}) per un processo.
2576 Altri sistemi (come Solaris, MacOS e Windows) hanno adottato un meccanismo
2577 diverso in cui ad un file sono associati diversi flussi di dati, su cui
2578 possono essere mantenute ulteriori informazioni, che possono essere accedute
2579 con le normali operazioni di lettura e scrittura. Questi non vanno confusi con
2580 gli \textit{Extended Attributes} (anche se su Solaris hanno lo stesso nome),
2581 che sono un meccanismo molto più semplice, che pur essendo limitato (potendo
2582 contenere solo una quantità limitata di informazione) hanno il grande
2583 vantaggio di essere molto più semplici da realizzare, più
2584 efficienti,\footnote{cosa molto importante, specie per le applicazioni che
2585 richiedono una gran numero di accessi, come le ACL.} e di garantire
2586 l'atomicità di tutte le operazioni.
2588 In Linux gli attributi estesi sono sempre associati al singolo inode e
2589 l'accesso viene sempre eseguito in forma atomica, in lettura il valore
2590 corrente viene scritto su un buffer in memoria, mentre la scrittura prevede
2591 che ogni valore precedente sia sovrascritto.
2593 Si tenga presente che non tutti i filesystem supportano gli \textit{Extended
2594 Attributes}, in particolare al momento della scrittura di queste dispense
2595 essi sono presenti solo su \textsl{ext2}, \textsl{ext3} e \textsl{XFS}.
2596 Inoltre a seconda della implementazione ci possono essere dei limiti sulla
2597 quantità di attributi che si possono utilizzare.\footnote{ad esempio nel caso
2598 di \textsl{ext2} ed \textsl{ext3} è richiesto che essi siano contenuti
2599 all'interno di un singolo blocco (pertanto con dimensioni massime pari a
2600 1024, 2048 o 4096 byte a seconda delle dimensioni di quest'ultimo impostate
2601 in fase di creazione del filesystem), mentre con \textsl{XFS} non ci sono
2602 limiti ed i dati vengono memorizzati in maniera diversa (nell'inode stesso,
2603 in un blocco a parte, o in una struttura ad albero dedicata) per mantenerne
2604 la scalabilità.} Infine lo spazio utilizzato per mantenere gli attributi
2605 estesi viene tenuto in conto per il calcolo delle quote di utente e gruppo
2606 proprietari del file.
2608 Come meccanismo per mantenere informazioni aggiuntive associate al singolo
2609 file, gli \textit{Extended Attributes} possono avere usi anche molto diversi
2610 fra loro. Per poterli distinguere allora sono stati suddivisi in
2611 \textsl{classi}, a cui poter applicare requisiti diversi per l'accesso e la
2612 gestione. Per questo motivo il nome di un attributo deve essere sempre
2613 specificato nella forma \texttt{namespace.attribute}, dove \texttt{namespace}
2614 fa riferimento alla classe a cui l'attributo appartiene, mentre
2615 \texttt{attribute} è il nome ad esso assegnato. In tale forma il nome di un
2616 attributo esteso deve essere univoco. Al momento\footnote{della scrittura di
2617 questa sezione, kernel 2.6.23, ottobre 2007.} sono state definite le quattro
2618 classi di attributi riportate in tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}.
2623 \begin{tabular}{|c|p{10cm}|}
2625 \textbf{Nome} & \textbf{Descrizione} \\
2628 \const{security}& Gli \textit{extended security attributes}: vengono
2629 utilizzati dalle estensioni di sicurezza del kernel (i
2630 \itindex{Linux~Security~Modules} \textit{Linux
2631 Security Modules}), per le realizzazione di meccanismi
2632 evoluti di controllo di accesso come \index{SELinux}
2634 \const{system} & Gli \textit{extended security attributes}: sono usati
2635 dal kernel per memorizzare dati di sistema associati ai
2636 file come le \itindex{Access~Control~List} ACL (vedi
2637 sez.~\ref{sec:file_ACL}) o le \itindex{capabilities}
2638 \textit{capabilities} (vedi
2639 sez.~\ref{sec:proc_capabilities}).\\
2640 \const{trusted} & I \textit{trusted extended attributes}: vengono
2641 utilizzati per poter realizzare in user space
2642 meccanismi che consentano di mantenere delle
2643 informazioni sui file che non devono essere accessibili
2644 ai processi ordinari.\\
2645 \const{user} & Gli \textit{extended user attributes}: utilizzati per
2646 mantenere informazioni aggiuntive sui file (come il
2647 \textit{mime-type}, la codifica dei caratteri o del
2648 file) accessibili dagli utenti.\\
2651 \caption{I nomi utilizzati valore di \texttt{namespace} per distinguere le
2652 varie classi di \textit{Extended Attributes}.}
2653 \label{tab:extended_attribute_class}
2657 Dato che uno degli usi degli \textit{Extended Attributes} è quello che li
2658 impiega per realizzare delle estensioni (come le ACL, \index{SELinux} SELinux,
2659 ecc.) al tradizionale meccanismo dei controlli di accesso di Unix, l'accesso
2660 ai loro valori viene regolato in maniera diversa a seconda sia della loro
2661 classe sia di quali, fra le estensioni che li utilizzano, sono poste in uso.
2662 In particolare, per ciascuna delle classi riportate in
2663 tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}, si hanno i seguenti casi:
2664 \begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
2665 \item[\texttt{security}] L'accesso agli \textit{extended security attributes}
2666 dipende dalle politiche di sicurezza stabilite da loro stessi tramite
2667 l'utilizzo di un sistema di controllo basato sui
2668 \itindex{Linux~Security~Modules} \textit{Linux Security Modules} (ad esempio
2669 \index{SELinux} SELinux). Pertanto l'accesso in lettura o scrittura dipende
2670 dalle politiche di sicurezza implementate all'interno dal modulo di
2671 sicurezza che si sta utilizzando al momento (ciascuno avrà le sue). Se non è
2672 stato caricato nessun modulo di sicurezza l'accesso in lettura sarà
2673 consentito a tutti i processi, mentre quello in scrittura solo ai processi
2674 con privilegi amministrativi dotati della \index{capabilities}
2675 \textit{capability} \const{CAP\_SYS\_ADMIN}.
2677 \item[\texttt{system}] Anche l'accesso agli \textit{extended system
2678 attributes} dipende dalle politiche di accesso che il kernel realizza
2679 anche utilizzando gli stessi valori in essi contenuti. Ad esempio nel caso
2680 delle ACL l'accesso è consentito in lettura ai processi che hanno la
2681 capacità di eseguire una ricerca sul file (cioè hanno il permesso di lettura
2682 sulla directory che contiene il file) ed in scrittura al proprietario del
2683 file o ai processi dotati della \textit{capability} \index{capabilities}
2684 \const{CAP\_FOWNER}.\footnote{vale a dire una politica di accesso analoga a
2685 quella impiegata per gli ordinari permessi dei file.}
2687 \item[\texttt{trusted}] L'accesso ai \textit{trusted extended attributes}, sia
2688 per la lettura che per la scrittura, è consentito soltanto ai processi con
2689 privilegi amministrativi dotati della \index{capabilities}
2690 \textit{capability} \const{CAP\_SYS\_ADMIN}. In questo modo si possono
2691 utilizzare questi attributi per realizzare in user space dei meccanismi di
2692 controllo che accedono ad informazioni non disponibili ai processi ordinari.
2694 \item[\texttt{user}] L'accesso agli \textit{extended user attributes} è
2695 regolato dagli ordinari permessi dei file a cui essi fanno riferimento:
2696 occorre avere il permesso di lettura per leggerli e quello di scrittura per
2697 scriverli o modificarli. Dato l'uso di questi attributi, si è scelto cioè di
2698 applicare per il loro accesso gli stessi criteri che si usano per l'accesso
2699 al contenuto dei file (o delle directory) cui essi fanno riferimento.
2701 Questa scelta vale però soltanto per i file e le directory ordinarie, se
2702 valesse in generale infatti si avrebbe un serio problema di sicurezza dato
2703 che esistono diversi oggetti sul filesystem per i quali è normale avere
2704 avere il permesso di scrittura consentito a tutti gli utenti, come i link
2705 simbolici, o alcuni file di dispositivo come \texttt{/dev/null}. Se fosse
2706 possibile usare su di essi gli \textit{extended user attributes} un utente
2707 qualunque potrebbe inserirvi dati a piacere.\footnote{la cosa è stata notata
2708 su XFS, dove questo comportamento permetteva, non essendovi limiti sullo
2709 spazio occupabile dagli \textit{Extended Attributes}, di bloccare il
2710 sistema riempiendo il disco.}
2712 La semantica del controllo di accesso che abbiamo indicato inoltre non
2713 avrebbe alcun senso al di fuori di file e directory: i permessi di lettura e
2714 scrittura per un file di dispositivo attengono alle capacità di accesso al
2715 dispositivo sottostante,\footnote{motivo per cui si può formattare un disco
2716 anche se \texttt{/dev} è su un filesystem in sola lettura.} mentre per i
2717 link simbolici questi vengono semplicemente ignorati: in nessuno dei due
2718 casi hanno a che fare con il contenuto del file, e nella discussione
2719 relativa all'uso degli \textit{extended user attributes} nessuno è mai stato
2720 capace di indicare una qualche forma sensata di utilizzo degli stessi per
2721 link simbolici o file di dispositivo, e neanche per le fifo o i socket.
2723 Per questo motivo gli \textit{extended user attributes} sono stati
2724 completamente disabilitati per tutto ciò che non sia un file regolare o una
2725 directory.\footnote{si può verificare la semantica adottata consultando il
2726 file \texttt{fs/xattr.c} dei sorgenti del kernel.} Inoltre per le
2727 directory è stata introdotta una ulteriore restrizione, dovuta di nuovo alla
2728 presenza ordinaria di permessi di scrittura completi su directory come
2729 \texttt{/tmp}. Questo è un altro caso particolare, in cui il premesso di
2730 scrittura viene usato, unito alla presenza dello \itindex{sticky~bit}
2731 \textit{sticky bit}, per garantire il permesso di creazione di nuovi file.
2732 Per questo motivo, per evitare eventuali abusi, se una directory ha lo
2733 \itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} attivo sarà consentito scrivere i
2734 suoi \textit{extended user attributes} soltanto se si è proprietari della
2735 stessa, o si hanno i privilegi amministrativi della capability
2736 \index{capabilities} \const{CAP\_FOWNER}.
2739 Le funzioni per la gestione degli attributi estesi, come altre funzioni di
2740 gestione avanzate specifiche di Linux, non fanno parte delle \acr{glibc}, e
2741 sono fornite da una apposita libreria, \texttt{libattr}, che deve essere
2742 installata a parte;\footnote{la versione corrente della libreria è
2743 \texttt{libattr1}, e nel caso si usi Debian la si può installare con il
2744 pacchetto omonimo ed il collegato \texttt{libattr1-dev}.} pertanto se un
2745 programma le utilizza si dovrà indicare esplicitamente l'uso della suddetta
2746 libreria invocando il compilatore con l'opzione \texttt{-lattr}.
2748 Per poter leggere gli attributi estesi sono disponibili tre diverse funzioni,
2749 \funcd{getxattr}, \funcd{lgetxattr} e \funcd{fgetxattr}, che consentono
2750 rispettivamente di richiedere gli attributi relativi a un file, a un link
2751 simbolico e ad un file descriptor; i rispettivi prototipi sono:
2753 \headdecl{sys/types.h}
2754 \headdecl{attr/xattr.h}
2756 \funcdecl{ssize\_t getxattr(const char *path, const char *name, void
2757 *value, size\_t size)}
2759 \funcdecl{ssize\_t lgetxattr(const char *path, const char *name, void
2760 *value, size\_t size)}
2762 \funcdecl{ssize\_t fgetxattr(int filedes, const char *name, void *value,
2765 Le funzioni leggono il valore di un attributo esteso.
2767 \bodydesc{Le funzioni restituiscono un intero positivo che indica la
2768 dimensione dell'attributo richiesto in caso di successo, e $-1$ in caso di
2769 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
2771 \item[\errcode{ENOATTR}] l'attributo richiesto non esiste.
2772 \item[\errcode{ERANGE}] la dimensione \param{size} del buffer \param{value}
2773 non è sufficiente per contenere il risultato.
2774 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
2775 filesystem o sono disabilitati.
2777 Oltre a questi potranno essere restituiti tutti gli errori di \func{stat},
2778 ed in particolare \errcode{EPERM} se non si hanno i permessi di accesso
2782 Le funzioni \func{getxattr} e \func{lgetxattr} prendono come primo argomento
2783 un pathname che indica il file di cui si vuole richiedere un attributo, la
2784 sola differenza è che la seconda, se il pathname indica un link simbolico,
2785 restituisce gli attributi di quest'ultimo e non quelli del file a cui esso fa
2786 riferimento. La funzione \func{fgetxattr} prende invece come primo argomento
2787 un numero di file descriptor, e richiede gli attributi del file ad esso
2790 Tutte e tre le funzioni richiedono di specificare nell'argomento \param{name}
2791 il nome dell'attributo di cui si vuole ottenere il valore. Il nome deve essere
2792 indicato comprensivo di prefisso del \textit{namespace} cui appartiene (uno
2793 dei valori di tab.~\ref{tab:extended_attribute_class}) nella forma
2794 \texttt{namespace.attributename}, come stringa terminata da un carattere NUL.
2795 Il suo valore verrà restituito nel buffer puntato dall'argomento \param{value}
2796 per una dimensione massima di \param{size} byte;\footnote{gli attributi estesi
2797 possono essere costituiti arbitrariamente da dati testuali o binari.} se
2798 quest'ultima non è sufficiente si avrà un errore di \errcode{ERANGE}.
2800 Per evitare di dover indovinare la dimensione di un attributo per tentativi si
2801 può eseguire una interrogazione utilizzando un valore nullo per \param{size};
2802 in questo caso non verrà letto nessun dato, ma verrà restituito come valore di
2803 ritorno della funzione chiamata la dimensione totale dell'attributo esteso
2804 richiesto, che si potrà usare come stima per allocare un buffer di dimensioni
2805 sufficienti.\footnote{si parla di stima perché anche se le funzioni
2806 restituiscono la dimensione esatta dell'attributo al momento in cui sono
2807 eseguite, questa potrebbe essere modificata in qualunque momento da un
2808 successivo accesso eseguito da un altro processo.}
2810 Un secondo gruppo di funzioni è quello che consente di impostare il valore di
2811 un attributo esteso, queste sono \funcd{setxattr}, \funcd{lsetxattr} e
2812 \funcd{fsetxattr}, e consentono di operare rispettivamente su un file, su un
2813 link simbolico o specificando un file descriptor; i loro prototipi sono:
2815 \headdecl{sys/types.h}
2816 \headdecl{attr/xattr.h}
2818 \funcdecl{int setxattr(const char *path, const char *name, const void
2819 *value, size\_t size, int flags)}
2821 \funcdecl{int lsetxattr(const char *path, const char *name, const void
2822 *value, size\_t size, int flags)}
2824 \funcdecl{int fsetxattr(int filedes, const char *name, const void *value,
2825 size\_t size, int flags)}
2827 Impostano il valore di un attributo esteso.
2829 \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo, e $-1$ in caso di
2830 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
2832 \item[\errcode{ENOATTR}] si è usato il flag \const{XATTR\_REPLACE} e
2833 l'attributo richiesto non esiste.
2834 \item[\errcode{EEXIST}] si è usato il flag \const{XATTR\_CREATE} ma
2835 l'attributo esiste già.
2836 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
2837 filesystem o sono disabilitati.
2839 Oltre a questi potranno essere restituiti tutti gli errori di \func{stat},
2840 ed in particolare \errcode{EPERM} se non si hanno i permessi di accesso
2845 Le tre funzioni prendono come primo argomento un valore adeguato al loro
2846 scopo, usato in maniera del tutto identica a quanto visto in precedenza per le
2847 analoghe che leggono gli attributi estesi. Il secondo argomento \param{name}
2848 deve indicare, anche in questo caso con gli stessi criteri appena visti per le
2849 analoghe \func{getxattr}, \func{lgetxattr} e \func{fgetxattr}, il nome
2850 (completo di suffisso) dell'attributo su cui si vuole operare.
2852 Il valore che verrà assegnato all'attributo dovrà essere preparato nel buffer
2853 puntato da \param{value}, e la sua dimensione totale (in byte) sarà indicata
2854 dall'argomento \param{size}. Infine l'argomento \param{flag} consente di
2855 controllare le modalità di sovrascrittura dell'attributo esteso, esso può
2856 prendere due valori: con \const{XATTR\_REPLACE} si richiede che l'attributo
2857 esista, nel qual caso verrà sovrascritto, altrimenti si avrà errore, mentre
2858 con \const{XATTR\_CREATE} si richiede che l'attributo non esista, nel qual
2859 caso verrà creato, altrimenti si avrà errore ed il valore attuale non sarà
2860 modificato. Utilizzando per \param{flag} un valore nullo l'attributo verrà
2861 modificato se è già presente, o creato se non c'è.
2863 Le funzioni finora illustrate permettono di leggere o scrivere gli attributi
2864 estesi, ma sarebbe altrettanto utile poter vedere quali sono gli attributi
2865 presenti; a questo provvedono le funzioni \funcd{listxattr},
2866 \funcd{llistxattr} e \funcd{flistxattr} i cui prototipi sono:
2868 \headdecl{sys/types.h}
2869 \headdecl{attr/xattr.h}
2871 \funcdecl{ssize\_t listxattr(const char *path, char *list, size\_t size)}
2873 \funcdecl{ssize\_t llistxattr(const char *path, char *list, size\_t size)}
2875 \funcdecl{ssize\_t flistxattr(int filedes, char *list, size\_t size)}
2877 Leggono la lista degli attributi estesi di un file.
2879 \bodydesc{Le funzioni restituiscono un intero positivo che indica la
2880 dimensione della lista in caso di successo, e $-1$ in caso di errore, nel
2881 qual caso \var{errno} assumerà i valori:
2883 \item[\errcode{ERANGE}] la dimensione \param{size} del buffer \param{value}
2884 non è sufficiente per contenere il risultato.
2885 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
2886 filesystem o sono disabilitati.
2888 Oltre a questi potranno essere restituiti tutti gli errori di \func{stat},
2889 ed in particolare \errcode{EPERM} se non si hanno i permessi di accesso
2894 Come per le precedenti le tre funzioni leggono gli attributi rispettivamente
2895 di un file, un link simbolico o specificando un file descriptor, da
2896 specificare con il loro primo argomento. Gli altri due argomenti, identici per
2897 tutte e tre, indicano rispettivamente il puntatore \param{list} al buffer dove
2898 deve essere letta la lista e la dimensione \param{size} di quest'ultimo.
2900 La lista viene fornita come sequenza non ordinata dei nomi dei singoli
2901 attributi estesi (sempre comprensivi del prefisso della loro classe) ciascuno
2902 dei quali è terminato da un carattere nullo. I nomi sono inseriti nel buffer
2903 uno di seguito all'altro. Il valore di ritorno della funzione indica la
2904 dimensione totale della lista in byte.
2906 Come per le funzioni di lettura dei singoli attributi se le dimensioni del
2907 buffer non sono sufficienti si avrà un errore, ma è possibile ottenere dal
2908 valore di ritorno della funzione una stima della dimensione totale della lista
2909 usando per \param{size} un valore nullo.
2911 Infine per rimuovere semplicemente un attributo esteso, si ha a disposizione
2912 un ultimo gruppo di funzioni: \funcd{removexattr}, \funcd{lremovexattr} e
2913 \funcd{fremovexattr}; i rispettivi prototipi sono:
2915 \headdecl{sys/types.h}
2916 \headdecl{attr/xattr.h}
2918 \funcdecl{int removexattr(const char *path, const char *name)}
2920 \funcdecl{int lremovexattr(const char *path, const char *name)}
2922 \funcdecl{int fremovexattr(int filedes, const char *name)}
2925 Rimuovono un attributo esteso di un file.
2927 \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo, e $-1$ in caso di
2928 errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
2930 \item[\errcode{ENOATTR}] l'attributo richiesto non esiste.
2931 \item[\errcode{ENOTSUP}] gli attributi estesi non sono supportati dal
2932 filesystem o sono disabilitati.
2934 ed inoltre tutti gli errori di \func{stat}.
2938 Le tre funzioni rimuovono l'attributo esteso indicato dall'argomento
2939 \param{name} rispettivamente di un file, un link simbolico o specificando un
2940 file descriptor, da specificare con il loro primo argomento. Anche in questo
2941 caso l'argomento \param{name} deve essere specificato con le modalità già
2942 illustrate in precedenza per le altre funzioni relative agli attributi estesi.
2945 \itindend{Extended~Attributes}
2947 % TODO trattare gli attributi estesi e le funzioni la documentazione di
2948 % sistema è nei pacchetti libxattr1-dev e attr
2951 \subsection{Le \textit{Access Control List}}
2952 \label{sec:file_ACL}
2955 \itindbeg{Access~Control~List}
2957 Il modello classico dei permessi di Unix, per quanto funzionale ed efficiente,
2958 è comunque piuttosto limitato e per quanto possa aver coperto per lunghi anni
2959 le esigenze più comuni con un meccanismo semplice e potente, non è in grado di
2960 rispondere in maniera adeguata a situazioni che richiedono una gestione
2961 complessa dei permessi di accesso.\footnote{già un requisito come quello di
2962 dare accesso in scrittura ad alcune persone ed in sola lettura ad altre non
2963 si può soddisfare in maniera semplice.}
2965 Per questo motivo erano state progressivamente introdotte nelle varie versioni
2966 di Unix dei meccanismi di gestione dei permessi dei file più flessibili, nella
2967 forma delle cosiddette \textit{Access Control List} (indicate usualmente con
2968 la sigla ACL). Nello sforzo di standardizzare queste funzionalità era stato
2969 creato un gruppo di lavoro il cui scopo era estendere lo standard POSIX 1003
2970 attraverso due nuovi insiemi di specifiche, la POSIX 1003.1e per l'interfaccia
2971 di programmazione e la POSIX 1003.2c per i comandi di shell.
2973 Gli obiettivi erano però forse troppo ambizioni, e nel gennaio del 1998 i
2974 finanziamenti vennero ritirati senza che si fosse arrivati alla definizione di
2975 uno standard, dato però che una parte della documentazione prodotta era di
2976 alta qualità venne deciso di rilasciare al pubblico la diciassettesima bozza
2977 del documento, quella che va sotto il nome di \textit{POSIX 1003.1e Draft 17},
2978 che è divenuta la base sulla quale si definiscono le cosiddette \textit{Posix
2981 A differenza di altri sistemi (ad esempio FreeBSD) nel caso di Linux si è
2982 scelto di realizzare le ACL attraverso l'uso degli
2983 \itindex{Extended~Attributes} \textit{Extended Attributes} (appena trattati in
2984 sez.~\ref{sec:file_xattr}), e fornire tutte le relative funzioni di gestione
2985 tramite una libreria, \texttt{libacl} che nasconde i dettagli implementativi
2986 delle ACL e presenta ai programmi una interfaccia che fa riferimento allo
2987 standard POSIX 1003.1e.
2989 Anche in questo caso le funzioni di questa libreria non fanno parte delle
2990 \acr{glibc} e devono essere installate a parte;\footnote{la versione corrente
2991 della libreria è \texttt{libacl1}, e nel caso si usi Debian la si può
2992 installare con il pacchetto omonimo e con il collegato \texttt{libacl1-dev}
2993 per i file di sviluppo.} pertanto se un programma le utilizza si dovrà
2994 indicare esplicitamente l'uso della libreria \texttt{libacl} invocando il
2995 compilatore con l'opzione \texttt{-lacl}. Si tenga presente inoltre che per
2996 poterle utilizzare le ACL devono essere attivate esplicitamente montando il
2997 filesystem\footnote{che deve supportarle, ma questo è ormai vero per
2998 praticamente tutti i filesystem più comuni, con l'eccezione di NFS per il
2999 quale esiste però un supporto sperimentale.} su cui le si vogliono
3000 utilizzare con l'opzione \texttt{acl} attiva. Dato che si tratta di una
3001 estensione è infatti opportuno utilizzarle soltanto laddove siano necessarie.
3003 Una ACL è composta da un insieme di voci, e ciascuna voce è a sua volta
3004 costituita da un \textsl{tipo}, da un eventuale
3005 \textsl{qualificatore},\footnote{deve essere presente soltanto per le voci di
3006 tipo \const{ACL\_USER} e \const{ACL\_GROUP}.} e da un insieme di permessi.
3007 Ad ogni oggetto sul filesystem si può associare una ACL che ne governa i
3008 permessi di accesso, detta \textit{access ACL}. Inoltre per le directory si
3009 può impostare una ACL aggiuntiva, detta \textit{default ACL}, che serve ad
3010 indicare quale dovrà essere la ACL assegnata di default nella creazione di un
3011 file all'interno della directory stessa. Come avviene per i permessi le ACL
3012 possono essere impostate solo del proprietario del file, o da un processo con
3013 la capability \index{capabilities} \const{CAP\_FOWNER}.
3018 \begin{tabular}{|l|p{8cm}|}
3020 \textbf{Tipo} & \textbf{Descrizione} \\
3023 \const{ACL\_USER\_OBJ} & voce che contiene i diritti di accesso del
3024 proprietario del file.\\
3025 \const{ACL\_USER} & voce che contiene i diritti di accesso per
3026 l'utente indicato dal rispettivo
3028 \const{ACL\_GROUP\_OBJ}& voce che contiene i diritti di accesso del
3029 gruppo proprietario del file.\\
3030 \const{ACL\_GROUP} & voce che contiene i diritti di accesso per
3031 il gruppo indicato dal rispettivo
3033 \const{ACL\_MASK} & voce che contiene la maschera dei massimi
3034 permessi di accesso che possono essere garantiti
3035 da voci del tipo \const{ACL\_USER},
3036 \const{ACL\_GROUP} e \const{ACL\_GROUP\_OBJ}.\\
3037 \const{ACL\_OTHER} & voce che contiene i diritti di accesso di chi
3038 non corrisponde a nessuna altra voce dell'ACL.\\
3041 \caption{Le costanti che identificano i tipi delle voci di una ACL.}
3042 \label{tab:acl_tag_types}
3045 L'elenco dei vari tipi di voci presenti in una ACL, con una breve descrizione
3046 del relativo significato, è riportato in tab.~\ref{tab:acl_tag_types}. Tre di
3047 questi tipi, \const{ACL\_USER\_OBJ}, \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e
3048 \const{ACL\_OTHER}, corrispondono direttamente ai tre permessi ordinari dei
3049 file (proprietario, gruppo proprietario e tutti gli altri) e per questo una
3050 ACL valida deve sempre contenere una ed una sola voce per ciascuno di questi
3053 Una ACL può poi contenere un numero arbitrario di voci di tipo
3054 \const{ACL\_USER} e \const{ACL\_GROUP}, ciascuna delle quali indicherà i
3055 permessi assegnati all'utente e al gruppo indicato dal relativo qualificatore;
3056 ovviamente ciascuna di queste voci dovrà fare riferimento ad un utente o ad un
3057 gruppo diverso, e non corrispondenti a quelli proprietari del file. Inoltre se
3058 in una ACL esiste una voce di uno di questi due tipi è obbligatoria anche la
3059 presenza di una ed una sola voce di tipo \const{ACL\_MASK}, che negli altri
3062 Quest'ultimo tipo di voce contiene la maschera dei permessi che possono essere
3063 assegnati tramite voci di tipo \const{ACL\_USER}, \const{ACL\_GROUP} e
3064 \const{ACL\_GROUP\_OBJ}; se in una di queste voci si fosse specificato un
3065 permesso non presente in \const{ACL\_MASK} questo verrebbe ignorato. L'uso di
3066 una ACL di tipo \const{ACL\_MASK} è di particolare utilità quando essa
3067 associata ad una \textit{default ACL} su una directory, in quanto i permessi
3068 così specificati verranno ereditati da tutti i file creati nella stessa
3069 directory. Si ottiene così una sorta di \itindex{umask} \textit{umask}
3070 associata ad un oggetto sul filesystem piuttosto che a un processo.
3072 Dato che le ACL vengono a costituire una estensione dei permessi ordinari, uno
3073 dei problemi che si erano posti nella loro standardizzazione era appunto
3074 quello della corrispondenza fra questi e le ACL. Come accennato i permessi
3075 ordinari vengono mappati le tre voci di tipo \const{ACL\_USER\_OBJ},
3076 \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e \const{ACL\_OTHER} che devono essere presenti in
3077 qualunque ACL; un cambiamento ad una di queste voci viene automaticamente
3078 riflesso sui permessi ordinari dei file\footnote{per permessi ordinari si
3079 intende quelli mantenuti nell'\textit{inode}, che devono restare dato che un
3080 filesystem può essere montato senza abilitare le ACL.} e viceversa. In
3081 realtà la mappatura è diretta solo per le voci \const{ACL\_USER\_OBJ} e
3082 \const{ACL\_OTHER}, nel caso di \const{ACL\_GROUP\_OBJ} questo vale soltanto
3083 se non è presente una voce di tipo \const{ACL\_MASK}, se invece questa è
3084 presente verranno tolti dai permessi di \const{ACL\_GROUP\_OBJ} tutti quelli
3085 non presenti in \const{ACL\_MASK}.\footnote{questo diverso comportamento a
3086 seconda delle condizioni è stato introdotto dalla standardizzazione
3087 \textit{POSIX 1003.1e Draft 17} per mantenere il comportamento invariato sui
3088 sistemi dotati di ACL per tutte quelle applicazioni che sono conformi
3089 soltanto all'ordinario standard \textit{POSIX 1003.1}.}
3091 Un secondo aspetto dell'incidenza delle ACL sul comportamento del sistema è
3092 quello relativo alla creazione di nuovi file,\footnote{o oggetti sul
3093 filesystem, il comportamento discusso vale per le funzioni \func{open} e
3094 \func{creat} (vedi sez.~\ref{sec:file_open}), \func{mkdir} (vedi
3095 sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}), \func{mknod} e \func{mkfifo} (vedi
3096 sez.~\ref{sec:file_mknod}).} che come accennato può essere modificato dalla
3097 presenza di una \textit{default ACL} sulla directory che contiene quel file.
3098 Se questa non c'è valgono le regole usuali illustrate in
3099 sez.~\ref{sec:file_perm_management}, per cui essi sono determinati dalla
3100 \itindex{umask} \textit{umask} del processo, e la sola differenza è che i
3101 permessi ordinari da esse risultanti vengono automaticamente rimappati anche
3102 su una ACL di accesso assegnata automaticamente al nuovo file, che contiene
3103 soltanto le tre corrispondenti voci di tipo \const{ACL\_USER\_OBJ},
3104 \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e \const{ACL\_OTHER}.
3106 Se invece è presente una ACL di default sulla directory che contiene il nuovo
3107 file questa diventerà automaticamente la sua ACL di accesso, a meno di non
3108 aver indicato, nelle funzioni di creazione che lo consentono, uno specifico
3109 valore per i permessi ordinari;\footnote{tutte le funzioni citate in
3110 precedenza supportano un argomento \var{mode} che indichi un insieme di
3111 permessi iniziale.} in tal caso saranno eliminati dalle voci corrispondenti
3112 nella ACL tutti quelli non presenti in tale indicazione.
3114 Dato che questa è la ragione che ha portato alla loro creazione, la pricipale
3115 modifica introdotta con la presenza della ACL è quella alle regole del
3116 controllo di accesso ai file illustrate in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}.
3117 Come nel caso ordinario per il controllo vengono sempre utilizzati gli
3118 identificatori del gruppo \textit{effective} del processo, ma in presenza di
3119 ACL i passi attraverso i quali viene stabilito se esso ha diritto di accesso
3122 \item Se l'user-ID del processo è nullo l'accesso è sempre garantito senza
3124 \item Se l'user-ID del processo corrisponde al proprietario del file allora:
3126 \item se la voce \const{ACL\_USER\_OBJ} contiene il permesso richiesto,
3127 l'accesso è consentito;
3128 \item altrimenti l'accesso è negato.
3130 \item Se l'user-ID del processo corrisponde ad un qualunque qualificatore
3131 presente in una voce \const{ACL\_USER} allora:
3133 \item se la voce \const{ACL\_USER} corrispondente e la voce
3134 \const{ACL\_MASK} contengono entrambe il permesso richiesto, l'accesso è
3136 \item altrimenti l'accesso è negato.
3138 \item Se è il group-ID del processo o uno dei group-ID supplementari
3139 corrisponde al gruppo proprietario del file allora:
3141 \item se la voce \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e una eventuale voce
3142 \const{ACL\_MASK} (se non vi sono voci di tipo \const{ACL\_GROUP} questa
3143 può non essere presente) contengono entrambe il permesso richiesto,
3144 l'accesso è consentito;
3145 \item altrimenti l'accesso è negato.
3147 \item Se è il group-ID del processo o uno dei group-ID supplementari
3148 corrisponde ad un qualunque qualificatore presente in una voce
3149 \const{ACL\_GROUP} allora:
3151 \item se la voce \const{ACL\_GROUP} corrispondente e la voce
3152 \const{ACL\_MASK} contengono entrambe il permesso richiesto, l'accesso è
3154 \item altrimenti l'accesso è negato.
3156 \item Se la voce \const{ACL\_USER\_OBJ} contiene il permesso richiesto,
3157 l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
3160 I passi di controllo vengono eseguiti esattamente in questa sequenza, e la
3161 decisione viene presa non appena viene trovata una corrispondenza con gli
3162 identificatori del processo. Questo significa che i permessi presenti in una
3163 voce di tipo \const{ACL\_USER} hanno la precedenza sui permessi ordinari
3164 associati al gruppo proprietario del file (vale a dire su
3165 \const{ACL\_GROUP\_OBJ}).
3167 Per la gestione delle ACL lo standard \textit{POSIX 1003.1e Draft 17} ha
3168 previsto delle apposite funzioni ed tutta una serie di tipi di dati
3169 dedicati;\footnote{fino a definire un tipo di dato e delle costanti apposite
3170 per identificare i permessi standard di lettura, scrittura ed esecuzione.}
3171 tutte le operazioni devono essere effettuate attraverso tramite questi tipi di
3172 dati, che incapsulano tutte le informazioni contenute nelle ACL. La prima di
3173 queste funzioni che prendiamo in esame è \funcd{acl\_init}, il cui prototipo
3176 \headdecl{sys/types.h}
3177 \headdecl{sys/acl.h}
3179 \funcdecl{acl\_t acl\_init(int count)}
3181 Inizializza un'area di lavoro per una ACL di \param{count} voci.
3183 \bodydesc{La funzione restituisce un puntatore all'area di lavoro in caso di
3184 successo e \const{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
3185 assumerà uno dei valori:
3187 \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{count} è negativo.
3188 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è sufficiente memoria disponibile.
3193 La funzione alloca ed inizializza un'area di memoria che verrà usata per
3194 mantenere i dati di una ACL contenente fino ad un massimo di \const{count}
3195 voci. La funzione ritorna un valore di tipo \type{acl\_t}, da usare in tutte
3196 le altre funzioni che operano sulla ACL. La funzione si limita alla
3197 allocazione iniziale e non inserisce nessun valore nella ACL che resta vuota.
3198 Si tenga presente che pur essendo \type{acl\_t} un tipo opaco che identifica
3199 ``\textsl{l'oggetto}'' ACL, il valore restituito dalla funzione non è altro
3200 che un puntatore all'area di memoria allocata per i dati richiesti; pertanto
3201 in caso di fallimento verrà restituito un puntatore nullo e si dovrà
3202 confrontare il valore di ritorno della funzione con ``\code{(acl\_t) NULL}''.
3204 Una volta che si siano completate le operazioni sui dati di una ACL la memoria
3205 allocata dovrà essere liberata esplicitamente attraverso una chiamata alla
3206 funzione \funcd{acl\_free}, il cui protipo è:
3208 \headdecl{sys/types.h}
3209 \headdecl{sys/acl.h}
3211 \funcdecl{int acl\_free(void * obj\_p)}
3213 Disalloca la memoria riservata per i dati di una ACL.
3215 \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ se
3216 \param{obj\_p} non è un puntatore valido, nel qual caso \var{errno}
3217 assumerà il valore \errcode{EINVAL}
3221 Si noti come la funzione richieda come argomento un puntatore di tipo
3222 ``\ctyp{void *}'', essa infatti può essere usata non solo per liberare la
3223 memoria allocata per i dati di una ACL, ma anche per quella usata per creare
3224 le stringhe di descrizione testuale delle ACL o per ottenere i valori dei
3225 qualificatori di una voce; pertanto a seconda dei casi occorrerà eseguire un
3226 \textit{cast} a ``\ctyp{void *}'' del tipo di dato di cui si vuole eseguire la
3227 disallocazione. Si tenga presente poi che oltre a \func{acl\_init} esistono
3228 molte altre funzioni che possono allocare memoria per i dati delle ACL, è
3229 pertanto opportuno tenere traccia di tutte queste funzioni perché alla fine
3230 delle operazioni tutta la memoria allocata dovrà essere liberata con
3233 Una volta che si abbiano a disposizione i dati di una ACL tramite il
3234 riferimento ad oggetto di tipo \type{acl\_t} questi potranno essere copiati
3235 con la funzione \funcd{acl\_dup}, il cui prototipo è:
3237 \headdecl{sys/types.h}
3238 \headdecl{sys/acl.h}
3240 \funcdecl{acl\_t acl\_dup(acl\_t acl)}
3242 Crea una copia della ACL \param{acl}.
3244 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
3245 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
3246 \var{errno} assumerà uno dei valori:
3248 \item[\errcode{EINVAL}] l'argomento \param{acl} non è un puntatore valido
3250 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è sufficiente memoria disponibile per eseguire
3256 La funzione crea una copia dei dati della ACL indicata tramite l'argomento
3257 \param{acl}, allocando autonomamente tutto spazio necessario alla copia e
3258 restituendo un secondo oggetto di tipo \type{acl\_t} come riferimento a
3259 quest'ultima. Valgono per questo le stesse considerazioni fatte per il valore
3260 di ritorno di \func{acl\_init}, ed in particolare il fatto che occorrerà
3261 prevedere una ulteriore chiamata esplicita a \func{acl\_free} per liberare la
3262 memoria occupata dalla copia.
3264 Se si deve creare una ACL manualmente l'uso di \func{acl\_init} è scomodo,
3265 dato che la funzione restituisce una ACL vuota, una alternativa allora è usare
3266 \funcd{acl\_from\_mode} che consente di creare una ACL a partire da un valore
3267 di permessi ordinari, il prototipo della funzione è:
3269 \headdecl{sys/types.h}
3270 \headdecl{sys/acl.h}
3272 \funcdecl{acl\_t acl\_from\_mode(mode\_t mode)}
3274 Crea una ACL inizializzata con i permessi di \param{mode}.
3276 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
3277 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
3278 \var{errno} assumerà il valore \errval{ENOMEM}.
3283 La funzione restituisce una ACL inizializzata con le tre voci obbligatorie
3284 \const{ACL\_USER\_OBJ}, \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e \const{ACL\_OTHER} già
3285 impostate secondo la corrispondenza ai valori dei permessi ordinari indicati
3286 dalla maschera passata nell'argomento \param{mode}. Questa funzione è una
3287 estensione usata dalle ACL di Linux e non è portabile, ma consente di
3288 semplificare l'inizializzazione in maniera molto comoda.
3290 Altre due funzioni che consentono di creare una ACL già inizializzata sono
3291 \funcd{acl\_get\_fd} e \funcd{acl\_get\_file}, che però sono per lo più
3292 utilizzate per leggere la ACL corrente di un file; i rispettivi prototipi
3295 \headdecl{sys/types.h}
3296 \headdecl{sys/acl.h}
3298 \funcdecl{acl\_t acl\_get\_file(const char *path\_p, acl\_type\_t type)}
3299 \funcdecl{acl\_t acl\_get\_fd(int fd)}
3301 Ottiene i dati delle ACL di un file.
3303 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
3304 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
3305 \var{errno} assumerà uno dei valori:
3307 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
3308 \item[\errcode{ENOTSUP}] il filesystem cui fa riferimento il file non
3311 ed inoltre \errval{EBADF} per \func{acl\_get\_fd}, ed \errval{EINVAL} per
3312 valori scorretti di \param{type} e tutti i possibili errori per l'accesso ad
3313 un file per \func{acl\_get\_file}.
3318 Le due funzioni ritornano, con un oggetto di tipo \type{acl\_t}, il valore
3319 della ACL correntemente associata ad un file, che può essere identificato
3320 tramite un file descriptor usando \func{acl\_get\_fd} o con un pathname usando
3321 \func{acl\_get\_file}. Nel caso di quest'ultima funzione, che può richiedere
3322 anche la ACL relativa ad una directory, il secondo argomento \param{type}
3323 consente di specificare se si vuole ottenere la ACL di default o quella di
3324 accesso. Questo argomento deve essere di tipo \type{acl\_type\_t} e può
3325 assumere solo i due valori riportati in tab.~\ref{tab:acl_type}.
3330 \begin{tabular}{|l|l|}
3332 \textbf{Tipo} & \textbf{Descrizione} \\
3335 \const{ACL\_TYPE\_ACCESS} & indica una ACL di accesso.\\
3336 \const{ACL\_TYPE\_DEFAULT}& indica una ACL di default.\\
3339 \caption{Le costanti che identificano il tipo di ACL.}
3340 \label{tab:acl_type}
3343 Si tenga presente che nel caso di \func{acl\_get\_file} occorrerà che il
3344 processo chiamante abbia privilegi di accesso sufficenti a poter leggere gli
3345 attributi estesi dei file (come illustrati in sez.~\ref{sec:file_xattr});
3346 inoltre una ACL di tipo \const{ACL\_TYPE\_DEFAULT} potrà essere richiesta
3347 soltanto per una directory, e verrà restituita solo se presente, altrimenti
3348 verrà restituita una ACL vuota.
3350 Infine si potrà creare una ACL direttamente dalla sua rappresentazione
3351 testuale con la funzione \funcd{acl\_from\_text}, il cui prototipo è:
3353 \headdecl{sys/types.h}
3354 \headdecl{sys/acl.h}
3356 \funcdecl{acl\_t acl\_from\_text(const char *buf\_p)}
3358 Crea una ACL a partire dalla sua rappresentazione testuale.
3360 \bodydesc{La funzione restituisce un oggetto di tipo \type{acl\_t} in caso
3361 di successo e \code{(acl\_t)NULL} in caso di errore, nel qual caso
3362 \var{errno} assumerà uno dei valori:
3364 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
3365 \item[\errcode{EINVAL}] la rappresentazione testuale all'indirizzo
3366 \param{buf\_p} non è valida.
3372 La funzione prende come argomento il puntatore ad un buffer dove si è inserita
3373 la rappresentazione testuale della ACL che si vuole creare, la memoria
3374 necessaria viene automaticamente allocata ed in caso di successo viene
3375 restituito come valore di ritorno un oggetto di tipo \type{acl\_t} con il
3376 contenuto della stessa, che come per le precedenti funzioni, dovrà essere
3377 disallocato esplicitamente al termine del suo utilizzo.
3379 La rappresentazione testuale di una ACL è quella usata anche dai comandi
3380 ordinari per la gestione delle ACL (\texttt{getfacl} e \texttt{setfacl}), che
3381 prevede due diverse forme, estesa e breve, entrambe supportate da
3382 \func{acl\_from\_text}. La forma estesa prevede che sia specificata una voce
3383 per riga, nella forma:
3385 tipo:qualificatore:permessi
3387 dove il tipo può essere uno fra \texttt{user}, \texttt{group}, \texttt{other}
3388 e \texttt{mask}. Il qualificatore è presente solo per \texttt{user} e
3389 \texttt{group} e indica l'utente o il gruppo a cui la voce si riferisce; i
3390 permessi sono espressi con una tripletta di lettere analoga a quella usata per
3391 i permessi dei file.\footnote{vale a dire \texttt{r} per il permesso di
3392 lettura, \texttt{w} per il permesso di scrittura, \texttt{x} per il permesso
3393 di esecuzione (scritti in quest'ordine) e \texttt{-} per l'assenza del
3396 Va precisato che i due tipi \texttt{user} e \texttt{group} sono usati
3397 rispettivamente per indicare delle voci relative ad utenti e
3398 gruppi,\footnote{cioè per voci di tipo \const{ACL\_USER\_OBJ} e
3399 \const{ACL\_USER} per \texttt{user} e \const{ACL\_GROUP\_OBJ} e
3400 \const{ACL\_GROUP} per \texttt{group}.} applicate sia a quelli proprietari
3401 del file che a quelli generici; quelle dei proprietari si riconoscono per
3402 l'assenza di un qualificatore, ed in genere si scrivono per prima delle altre.
3403 Il significato delle voci di tipo \texttt{mask} e \texttt{mark} è evidente. In
3404 questa forma si possono anche inserire dei commenti precedendoli con il
3405 carattere ``\texttt{\#}''.
3407 La forma breve prevede invece la scrittura delle singole voci su una riga,
3408 separate da virgole; come specificatori del tipo di voce si possono usare le
3409 iniziali dei valori usati nella forma estesa (cioè ``\texttt{u}'',
3410 ``\texttt{g}'', ``\texttt{o}'' e ``\texttt{m}''), mentre le altri parte della
3411 voce sono le stesse. In questo caso non sono consentiti permessi.
3413 Per la conversione inversa, che consente di ottenere la rappresentazione
3414 testuale di una ACL, sono invece disponibili due funzioni, la prima delle due,
3415 di uso più immediato, è \funcd{acl\_to\_text}, il cui prototipo è:
3417 \headdecl{sys/types.h}
3418 \headdecl{sys/acl.h}
3420 \funcdecl{char * acl\_to\_text(acl\_t acl, ssize\_t *len\_p)}
3422 Produce la rappresentazione testuale di una ACL.
3424 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore ad una stringa con la
3425 rappresentazione testuale della ACL in caso di successo e
3426 \code(acl\_t){NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà
3429 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
3430 \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida.
3436 La funzione restituisce il puntatore ad una stringa terminata da NUL
3437 contenente la rappresentazione in forma estesa della ACL passata come
3438 argomento, ed alloca automaticamente la memoria necessaria. Questa dovrà poi
3439 essere liberata, quando non più necessaria, con \func{acl\_free}. Se
3440 nell'argomento \param{len\_p} si passa un valore puntatote ad una variabile
3441 intera in questa verrà restituita la dimensione della stringa con la
3442 rappresentazione testuale (non comprendente il carattere nullo finale).
3444 La seconda funzione, \funcd{acl\_to\_any\_text}, permette di controllare con
3445 dovizia di dettagli la generazione della stringa contenente la
3446 rappresentazione testuale della ACL, il suo prototipo è:
3448 \headdecl{sys/types.h}
3449 \headdecl{sys/acl.h}
3451 \funcdecl{char * acl\_to\_any\_text(acl\_t acl, const char *prefix, char
3452 separator, int options)}
3454 Produce la rappresentazione testuale di una ACL.
3456 \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore ad una stringa con la
3457 rappresentazione testuale della ACL in caso di successo e \code{NULL} in
3458 caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
3460 \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è memoria sufficiente per allocare i dati.
3461 \item[\errcode{EINVAL}] la ACL indicata da \param{acl} non è valida.
3467 La funzione converte in formato testo la ACL indicata dall'argomento
3468 \param{acl}, usando il carattere \param{separator} come separatore delle
3469 singole voci; se l'argomento \param{prefix} non è nullo la stringa da esso
3470 indicata viene utilizzata come prefisso per le singole voci.
3472 L'ultimo argomento, \param{options}, consente di controllare la modalità con
3473 cui viene generata la rappresentazione testuale. Un valore nullo fa si che
3474 vengano usati gli identificatori standard \texttt{user}, \texttt{group},
3475 \texttt{other} e \texttt{mask} con i nomi di utenti e gruppi risolti rispetto
3476 ai loro valori numerici. Altrimenti si può specificare un valore in forma di
3477 maschera binaria, da ottenere con un OR aritmetico dei valori riportati in
3478 tab.~\ref{tab:acl_to_text_options}.
3483 \begin{tabular}{|l|p{8cm}|}
3485 \textbf{Tipo} & \textbf{Descrizione} \\
3488 \const{TEXT\_ABBREVIATE} & stampa le voci in forma abbreviata.\\
3489 \const{TEXT\_NUMERIC\_IDS} & non effettua la risoluzione numerica di
3490 user-ID e group-ID.\\
3491 \const{TEXT\_SOME\_EFFECTIVE}& per ciascuna voce che contiene permessi che
3492 vengono eliminati dalla \const{ACL\_MASK}
3493 viene generato un commento con i permessi
3494 effettivamente risultanti; il commento è
3495 separato con un tabulatore.\\
3496 \const{TEXT\_ALL\_EFFECTIVE} & viene generato un commento con i permessi
3497 effettivi per ciascuna voce che contiene
3498 permessi citati nella \const{ACL\_MASK},
3499 anche quando questi non vengono modificati
3500 da essa; il commento è separato con un
3502 \const{TEXT\_SMART\_INDENT} & da usare in combinazione con le precedenti
3503 \const{TEXT\_SOME\_EFFECTIVE} e
3504 \const{TEXT\_ALL\_EFFECTIVE} aumenta
3505 automaticamente il numero di spaziatori
3506 prima degli eventuali commenti in modo da
3507 mantenerli allineati.\\
3510 \caption{Possibili valori per l'argomento \param{options} di
3511 \func{acl\_to\_any\_text}.}
3512 \label{tab:acl_to_text_options}
3515 Come per \func{acl\_to\_text} anche in questo caso il buffer contenente la
3516 rappresentazione testuale dell'ACL, di cui la funzione restituisce
3517 l'indirizzo, viene allocato automaticamente, e dovrà essere esplicitamente
3518 disallocato con una chiamata ad \func{acl\_free}. Si tenga presente infine che
3519 questa funzione è una estensione specifica di Linux, e non è presente nella
3520 bozza dello standard POSIX.1e.
3523 \itindend{Access~Control~List}
3526 % TODO trattare le ACL, la documentazione di sistema è nei pacchetti
3528 % vedi anche http://www.suse.de/~agruen/acl/linux-acls/online/
3532 \subsection{La funzione \func{chroot}}
3533 \label{sec:file_chroot}
3535 % TODO introdurre nuova sezione sulle funzionalità di sicurezza avanzate, con
3536 % dentro chroot SELinux e AppArmor ???
3538 Benché non abbia niente a che fare con permessi, utenti e gruppi, la funzione
3539 \func{chroot} viene usata spesso per restringere le capacità di accesso di un
3540 programma ad una sezione limitata del filesystem, per cui ne parleremo in
3543 Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_fork} ogni processo oltre ad una
3544 directory di lavoro, ha anche una directory \textsl{radice}\footnote{entrambe
3545 sono contenute in due campi (rispettivamente \var{pwd} e \var{root}) di
3546 \struct{fs\_struct}; vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} che, pur essendo
3547 di norma corrispondente alla radice dell'albero di file e directory come visto
3548 dal kernel (ed illustrato in sez.~\ref{sec:file_organization}), ha per il
3549 processo il significato specifico di directory rispetto alla quale vengono
3550 risolti i \itindsub{pathname}{assoluto}\textit{pathname}
3551 assoluti.\footnote{cioè quando un processo chiede la risoluzione di un
3552 \textit{pathname}, il kernel usa sempre questa directory come punto di
3553 partenza.} Il fatto che questo valore sia specificato per ogni processo apre
3554 allora la possibilità di modificare le modalità di risoluzione dei
3555 \textit{pathname} assoluti da parte di un processo cambiando questa directory,
3556 così come si fa coi \itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi
3557 cambiando la directory di lavoro.
3559 Normalmente la directory radice di un processo coincide anche con la radice
3560 del filesystem usata dal kernel, e dato che il suo valore viene ereditato dal
3561 padre da ogni processo figlio, in generale i processi risolvono i
3562 \itindsub{pathname}{assoluto} \textit{pathname} assoluti a partire sempre
3563 dalla stessa directory, che corrisponde alla radice del sistema.
3565 In certe situazioni però, per motivi di sicurezza, è utile poter impedire che
3566 un processo possa accedere a tutto il filesystem; per far questo si può
3567 cambiare la sua directory radice con la funzione \funcd{chroot}, il cui
3569 \begin{prototype}{unistd.h}{int chroot(const char *path)}
3570 Cambia la directory radice del processo a quella specificata da
3573 \bodydesc{La funzione restituisce zero in caso di successo e -1 per
3574 un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
3576 \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo del processo non è zero.
3578 ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
3579 \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR}, \errval{EACCES}, \errval{ELOOP};
3580 \errval{EROFS} e \errval{EIO}.}
3582 \noindent in questo modo la directory radice del processo diventerà
3583 \param{path} (che ovviamente deve esistere) ed ogni
3584 \itindsub{pathname}{assoluto}\textit{pathname} assoluto usato dalle funzioni
3585 chiamate nel processo sarà risolto a partire da essa, rendendo impossibile
3586 accedere alla parte di albero sovrastante. Si ha così quella che viene
3587 chiamata una \textit{chroot jail}, in quanto il processo non può più accedere
3588 a file al di fuori della sezione di albero in cui è stato
3589 \textsl{imprigionato}.
3591 Solo un processo con i privilegi di amministratore può usare questa funzione,
3592 e la nuova radice, per quanto detto in sez.~\ref{sec:proc_fork}, sarà ereditata
3593 da tutti i suoi processi figli. Si tenga presente però che la funzione non
3594 cambia la directory di lavoro, che potrebbe restare fuori dalla \textit{chroot
3597 Questo è il motivo per cui la funzione è efficace solo se dopo averla eseguita
3598 si cedono i privilegi di root. Infatti se per un qualche motivo il processo
3599 resta con la directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail}, potrà
3600 comunque accedere a tutto il resto del filesystem usando
3601 \itindsub{pathname}{relativo}\textit{pathname} relativi, i quali, partendo
3602 dalla directory di lavoro che è fuori della \textit{chroot jail}, potranno
3603 (con l'uso di \texttt{..}) risalire fino alla radice effettiva del filesystem.
3605 Ma se ad un processo restano i privilegi di amministratore esso potrà comunque
3606 portare la sua directory di lavoro fuori dalla \textit{chroot jail} in cui si
3607 trova. Basta infatti creare una nuova \textit{chroot jail} con l'uso di
3608 \func{chroot} su una qualunque directory contenuta nell'attuale directory di
3609 lavoro. Per questo motivo l'uso di questa funzione non ha molto senso quando
3610 un processo necessita dei privilegi di root per le sue normali operazioni.
3612 Un caso tipico di uso di \func{chroot} è quello di un server FTP anonimo, in
3613 questo caso infatti si vuole che il server veda solo i file che deve
3614 trasferire, per cui in genere si esegue una \func{chroot} sulla directory che
3615 contiene i file. Si tenga presente però che in questo caso occorrerà
3616 replicare all'interno della \textit{chroot jail} tutti i file (in genere
3617 programmi e librerie) di cui il server potrebbe avere bisogno.
3622 % LocalWords: sez like filesystem unlink MacOS Windows VMS inode kernel unistd
3623 % LocalWords: un'etichetta int const char oldpath newpath errno EXDEV EPERM st
3624 % LocalWords: EEXIST EMLINK EACCES ENAMETOOLONG ENOTDIR EFAULT ENOMEM EROFS ls
3625 % LocalWords: ELOOP ENOSPC EIO pathname nlink stat vfat fsck EISDIR ENOENT cap
3626 % LocalWords: POSIX socket fifo sticky root nell'inode system call count crash
3627 % LocalWords: all'inode descriptor remove rename rmdir stdio glibc libc NFS DT
3628 % LocalWords: ENOTEMPTY EBUSY mount point EINVAL soft symbolic tab symlink fig
3629 % LocalWords: dangling access chdir chmod chown creat exec lchown lstat mkdir
3630 % LocalWords: mkfifo mknod opendir pathconf readlink truncate path buff size
3631 % LocalWords: grub bootloader grep linux MAXSYMLINKS cat VFS sys dirname fcntl
3632 % LocalWords: dev l'inode umask IFREG IFBLK IFCHR IFIFO SVr sgid BSD SVID NULL
3633 % LocalWords: stream dirent EMFILE ENFILE dirfd SOURCE fchdir readdir struct
3634 % LocalWords: EBADF namlen HAVE thread entry result value argument fileno ino
3635 % LocalWords: name TYPE OFF RECLEN UNKNOWN REG SOCK CHR BLK type IFTODT DTTOIF
3636 % LocalWords: DTYPE off reclen seekdir telldir void rewinddir closedir select
3637 % LocalWords: namelist compar malloc qsort alphasort versionsort strcoll myls
3638 % LocalWords: strcmp DirScan direntry while current working home shell pwd get
3639 % LocalWords: dell'inode getcwd ERANGE getwd change fd race condition tmpnam
3640 % LocalWords: string tmpdir TMP tempnam pfx TMPNAME suid tmp EXCL tmpfile pid
3641 % LocalWords: EINTR mktemp mkstemp stlib template filename XXXXXX OpenBSD buf
3642 % LocalWords: mkdtemp fstat filedes nell'header padding ISREG ISDIR ISCHR IFMT
3643 % LocalWords: ISBLK ISFIFO ISLNK ISSOCK IFSOCK IFLNK IFDIR ISUID UID ISGID GID
3644 % LocalWords: ISVTX IRUSR IWUSR IXUSR IRGRP IWGRP IXGRP IROTH IWOTH IXOTH du
3645 % LocalWords: blocks blksize holes lseek TRUNC ftruncate length lenght ETXTBSY
3646 % LocalWords: hole atime read utime mtime write ctime modification leafnode cp
3647 % LocalWords: make fchmod fchown utimbuf times actime modtime Mac owner uid fs
3648 % LocalWords: gid Control List patch mandatory control execute group other all
3649 % LocalWords: dell' effective passwd IGID locking swap saved text IRWXU IRWXG
3650 % LocalWords: IRWXO ext reiser capability FSETID mask capabilities chroot jail
3651 % LocalWords: FTP Di filter reiserfs Attributes Solaris Posix FreeBSD libacl
3652 % LocalWords: XFS SELinux namespace attribute security trusted Draft Modules
3653 % LocalWords: attributes mime ADMIN FOWNER libattr lattr getxattr lgetxattr of
3654 % LocalWords: fgetxattr attr ssize ENOATTR ENOTSUP NUL setxattr lsetxattr list
3655 % LocalWords: fsetxattr flags XATTR REPLACE listxattr llistxattr flistxattr by
3656 % LocalWords: removexattr lremovexattr fremovexattr attributename lacl acl
3659 %%% Local Variables:
3661 %%% TeX-master: "gapil"