caption.
cosiddetto \textit{memory-mapped I/O}, che, attraverso il meccanismo della
\textsl{paginazione}\index{paginazione} usato dalla memoria virtuale (vedi
sez.~\ref{sec:proc_mem_gen}), permette di \textsl{mappare} il contenuto di un
-file in una sezione dello spazio di indirizzi del processo. Il meccanismo è
-illustrato in fig.~\ref{fig:file_mmap_layout}, una sezione del file viene
-riportata direttamente nello spazio degli indirizzi del programma. Tutte le
-operazioni su questa zona verranno riportate indietro sul file dal meccanismo
-della memoria virtuale\index{memoria~virtuale} che trasferirà il contenuto di
-quel segmento sul file invece che nella swap, per cui si può parlare tanto di
-file mappato in memoria, quanto di memoria mappata su file.
+file in una sezione dello spazio di indirizzi del processo.
+
+Il meccanismo è illustrato in fig.~\ref{fig:file_mmap_layout}, una sezione del
+file viene \textsl{mappata} direttamente nello spazio degli indirizzi del
+programma. Tutte le operazioni di lettura e scrittura su variabili contenute
+in questa zona di memoria verranno eseguite leggendo e scrivendo dal contenuto
+del file attraverso il sistema della memoria virtuale\index{memoria~virtuale}
+che in maniera analoga a quanto avviene per le pagine che vengono salvate e
+rilette nella swap, si incaricherà di sincronizzare il contenuto di quel
+segmento di memoria con quello del file mappato su di esso. Per questo motivo
+si può parlare tanto di \textsl{file mappato in memoria}, quanto di
+\textsl{memoria mappata su file}.
\begin{figure}[htb]
\centering
- \includegraphics[width=7.cm]{img/mmap_layout}
+ \includegraphics[width=14cm]{img/mmap_layout}
\caption{Disposizione della memoria di un processo quando si esegue la
mappatura in memoria di un file.}
\label{fig:file_mmap_layout}
\end{figure}
-Tutto questo comporta una notevole semplificazione delle operazioni di I/O, in
-quanto non sarà più necessario utilizzare dei buffer intermedi su cui
-appoggiare i dati da traferire, ma questi potranno essere acceduti
-direttamente nella sezione di memoria mappata; inoltre questa interfaccia è
-più efficiente delle usuali funzioni di I/O, in quanto permette di caricare in
-memoria solo le parti del file che sono effettivamente usate ad un dato
-istante.
+L'uso del \textit{memory-mappung} comporta una notevole semplificazione delle
+operazioni di I/O, in quanto non sarà più necessario utilizzare dei buffer
+intermedi su cui appoggiare i dati da traferire, poiché questi potranno essere
+acceduti direttamente nella sezione di memoria mappata; inoltre questa
+interfaccia è più efficiente delle usuali funzioni di I/O, in quanto permette
+di caricare in memoria solo le parti del file che sono effettivamente usate ad
+un dato istante.
Infatti, dato che l'accesso è fatto direttamente attraverso la memoria
virtuale,\index{memoria~virtuale} la sezione di memoria mappata su cui si
per le parti effettivamente usate, il tutto in maniera completamente
trasparente al processo; l'accesso alle pagine non ancora caricate avverrà
allo stesso modo con cui vengono caricate in memoria le pagine che sono state
-salvate sullo swap. Infine in situazioni in cui la memoria è scarsa, le
-pagine che mappano un file vengono salvate automaticamente, così come le
-pagine dei programmi vengono scritte sulla swap; questo consente di accedere
-ai file su dimensioni il cui solo limite è quello dello spazio di indirizzi
-disponibile, e non della memoria su cui possono esserne lette delle porzioni.
-
-L'interfaccia prevede varie funzioni per la gestione del \textit{memory mapped
- I/O}, la prima di queste è \funcd{mmap}, che serve ad eseguire la mappatura
-in memoria di un file; il suo prototipo è:
+salvate sullo swap.
+
+Infine in situazioni in cui la memoria è scarsa, le pagine che mappano un file
+vengono salvate automaticamente, così come le pagine dei programmi vengono
+scritte sulla swap; questo consente di accedere ai file su dimensioni il cui
+solo limite è quello dello spazio di indirizzi disponibile, e non della
+memoria su cui possono esserne lette delle porzioni.
+
+L'interfaccia POSIX implementata da Linux prevede varie funzioni per la
+gestione del \textit{memory mapped I/O}, la prima di queste, che serve ad
+eseguire la mappatura in memoria di un file, è \funcd{mmap}; il suo prototipo
+è:
\begin{functions}
\headdecl{unistd.h}
vecchie versioni delle librerie del C, come le libc5.}
\begin{figure}[htb]
- \centering \includegraphics[width=15cm]{img/semtruct}
+ \centering \includegraphics[width=13cm]{img/semtruct}
\caption{Schema della struttura di un insieme di semafori.}
\label{fig:ipc_sem_schema}
\end{figure}
kernel crea una struttura \struct{sem\_queue} che viene aggiunta in fondo alla
coda di attesa associata a ciascun insieme di semafori\footnote{che viene
referenziata tramite i campi \var{sem\_pending} e \var{sem\_pending\_last}
- di \struct{semid\_ds}.}. Nella struttura viene memorizzato il riferimento
-alle operazioni richieste (nel campo \var{sops}, che è un puntatore ad una
-struttura \struct{sembuf}) e al processo corrente (nel campo \var{sleeper})
-poi quest'ultimo viene messo stato di attesa e viene invocato lo
-scheduler\index{\textit{scheduler}} per passare all'esecuzione di un altro
-processo.
+ di \struct{semid\_ds}.}.
+
+Nella struttura viene memorizzato il riferimento alle operazioni richieste
+(nel campo \var{sops}, che è un puntatore ad una struttura \struct{sembuf}) e
+al processo corrente (nel campo \var{sleeper}) poi quest'ultimo viene messo
+stato di attesa e viene invocato lo scheduler\index{\textit{scheduler}} per
+passare all'esecuzione di un altro processo.
Se invece tutte le operazioni possono avere successo queste vengono eseguite
immediatamente, dopo di che il kernel esegue una scansione della coda di
struttura \struct{sem\_queue} viene rimossa e lo stato del processo associato
all'operazione (\var{sleeper}) viene riportato a \textit{running}; il tutto
viene ripetuto fin quando non ci sono più operazioni eseguibili o si è
-svuotata la coda.
-
-Per gestire il meccanismo del ripristino tutte le volte che per un'operazione
-si è specificato il flag \const{SEM\_UNDO} viene mantenuta per ciascun insieme
-di semafori una apposita struttura \struct{sem\_undo} che contiene (nel vettore
-puntato dal campo \var{semadj}) un valore di aggiustamento per ogni semaforo
-cui viene sommato l'opposto del valore usato per l'operazione.
+svuotata la coda. Per gestire il meccanismo del ripristino tutte le volte che
+per un'operazione si è specificato il flag \const{SEM\_UNDO} viene mantenuta
+per ciascun insieme di semafori una apposita struttura \struct{sem\_undo} che
+contiene (nel vettore puntato dal campo \var{semadj}) un valore di
+aggiustamento per ogni semaforo cui viene sommato l'opposto del valore usato
+per l'operazione.
Queste strutture sono mantenute in due liste,\footnote{rispettivamente
attraverso i due campi \var{id\_next} e \var{proc\_next}.} una associata
l'operazione;\footnote{attraverso il campo \var{semundo} di
\struct{task\_struct}, come mostrato in \ref{fig:ipc_sem_schema}.} quando un
processo termina, la lista ad esso associata viene scandita e le operazioni
-applicate al semaforo.
-
-Siccome un processo può accumulare delle richieste di ripristino per semafori
-differenti chiamate attraverso diverse chiamate a \func{semop}, si pone il
-problema di come eseguire il ripristino dei semafori all'uscita del processo,
-ed in particolare se questo può essere fatto atomicamente. Il punto è cosa
-succede quando una delle operazioni previste per il ripristino non può essere
-eseguita immediatamente perché ad esempio il semaforo è occupato; in tal caso
-infatti, se si pone il processo in stato di \textit{sleep} aspettando la
-disponibilità del semaforo (come faceva l'implementazione originaria) si perde
-l'atomicità dell'operazione. La scelta fatta dal kernel è pertanto quella di
-effettuare subito le operazioni che non prevedono un blocco del processo e di
-ignorare silenziosamente le altre; questo però comporta il fatto che il
-ripristino non è comunque garantito in tutte le occasioni.
+applicate al semaforo. Siccome un processo può accumulare delle richieste di
+ripristino per semafori differenti chiamate attraverso diverse chiamate a
+\func{semop}, si pone il problema di come eseguire il ripristino dei semafori
+all'uscita del processo, ed in particolare se questo può essere fatto
+atomicamente.
+
+Il punto è cosa succede quando una delle operazioni previste per il ripristino
+non può essere eseguita immediatamente perché ad esempio il semaforo è
+occupato; in tal caso infatti, se si pone il processo in stato di
+\textit{sleep} aspettando la disponibilità del semaforo (come faceva
+l'implementazione originaria) si perde l'atomicità dell'operazione. La scelta
+fatta dal kernel è pertanto quella di effettuare subito le operazioni che non
+prevedono un blocco del processo e di ignorare silenziosamente le altre;
+questo però comporta il fatto che il ripristino non è comunque garantito in
+tutte le occasioni.
Come esempio di uso dell'interfaccia dei semafori vediamo come implementare
con essa dei semplici \textit{mutex} (cioè semafori binari), tutto il codice
kernel.
\begin{figure}[htb]
- \centering \includegraphics[width=13cm]{img/term_struct}
+ \centering \includegraphics[width=14.5cm]{img/term_struct}
\caption{Struttura interna generica di un driver per un terminale.}
\label{fig:term_struct}
\end{figure}
la registrazione su disco di un file di \textit{core dump} che viene scritto
in un file \file{core} nella directory corrente del processo al momento
dell'errore, che il debugger può usare per ricostruire lo stato del programma
-al momento della terminazione.
-
-Questi segnali sono:
+al momento della terminazione. Questi segnali sono:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
\item[\const{SIGFPE}] Riporta un errore aritmetico fatale. Benché il nome
derivi da \textit{floating point exception} si applica a tutti gli errori
- aritmetici compresa la divisione per zero e l'overflow.
-
- Se il gestore ritorna il comportamento del processo è indefinito, ed
- ignorare questo segnale può condurre ad un ciclo infinito.
+ aritmetici compresa la divisione per zero e l'overflow. Se il gestore
+ ritorna il comportamento del processo è indefinito, ed ignorare questo
+ segnale può condurre ad un ciclo infinito.
% Per questo segnale le cose sono complicate dal fatto che possono esserci
% molte diverse eccezioni che \texttt{SIGFPE} non distingue, mentre lo
Questi segnali operano in congiunzione con le funzioni di I/O asincrono. Per
questo occorre comunque usare \func{fcntl} per abilitare un file descriptor a
-generare questi segnali.
-
-L'azione predefinita è di essere ignorati. Questi segnali sono:
+generare questi segnali. L'azione predefinita è di essere ignorati. Questi
+segnali sono:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
\item[\const{SIGIO}] Questo segnale viene inviato quando un file descriptor è
pronto per eseguire dell'input/output. In molti sistemi solo i
Questi segnali sono usati per riportare al programma errori generati da
operazioni da lui eseguite; non indicano errori del programma quanto errori
che impediscono il completamento dell'esecuzione dovute all'interazione con il
-resto del sistema.
-
-L'azione predefinita di questi segnali è di terminare il processo, questi
-segnali sono:
+resto del sistema. L'azione predefinita di questi segnali è di terminare il
+processo, questi segnali sono:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
\item[\const{SIGPIPE}] Sta per \textit{Broken pipe}. Se si usano delle pipe,
(o delle FIFO o dei socket) è necessario, prima che un processo inizi a
terminato inavvertitamente alla scrittura sulla pipe il kernel genera questo
segnale. Se il segnale è bloccato, intercettato o ignorato la chiamata che
lo ha causato fallisce, restituendo l'errore \errcode{EPIPE}.
-\item[\const{SIGLOST}] Sta per \textit{Resource lost}. Viene generato quando
- c'è un advisory lock su un file NFS, ed il server riparte dimenticando la
- situazione precedente.
+\item[\const{SIGLOST}] Sta per \textit{Resource lost}. Tradizionalmente è il
+ segnale che generato quando si ha un advisory lock su un file su NFS che
+ viene perso perché il server NFS è stato riavviato. Il progetto GNU lo
+ utilizza per indicare ad un client il crollo inaspettato di un server. In
+ Linux è definito come sinonimo di \const{SIGIO}.\footnote{ed è segnalato
+ come BUG nella pagina di manuale.}
\item[\const{SIGXCPU}] Sta per \textit{CPU time limit exceeded}. Questo
segnale è generato quando un processo eccede il limite impostato per il
tempo di CPU disponibile, vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}.
presenti (come per certi file di dispositivo\index{file!di~dispositivo}, i
socket\index{socket} o le pipe).
\item la scrittura sugli stessi file, nel caso in cui dati non possano essere
- accettati immediatamente.
+ accettati immediatamente (di nuovo comune per i socket).
\item l'apertura di un file di dispositivo che richiede operazioni non
- immediate per una risposta.
+ immediate per una risposta (ad esempio l'apertura di un nastro che deve
+ essere riavvolto).
\item le operazioni eseguite con \func{ioctl} che non è detto possano essere
eseguite immediatamente.
\item le funzioni di intercomunicazione che si bloccano in attesa di risposte
\item la funzione \func{wait} (se nessun processo figlio è ancora terminato).
\end{itemize*}
-In questo caso si pone il problema di cosa fare una volta che il gestore
-sia ritornato. La scelta originaria dei primi Unix era quella di far ritornare
+In questo caso si pone il problema di cosa fare una volta che il gestore sia
+ritornato. La scelta originaria dei primi Unix era quella di far ritornare
anche la system call restituendo l'errore di \errcode{EINTR}. Questa è a
tutt'oggi una scelta corrente, ma comporta che i programmi che usano dei
-gestori controllino lo stato di uscita delle funzioni per ripeterne la
-chiamata qualora l'errore fosse questo.
+gestori controllino lo stato di uscita delle funzioni che eseguono una system
+call lenta per ripeterne la chiamata qualora l'errore fosse questo.
Dimenticarsi di richiamare una system call interrotta da un segnale è un
errore comune, tanto che le \acr{glibc} provvedono una macro
\begin{figure}[htb]
\centering
- \includegraphics[width=10cm]{img/resolver}
+ \includegraphics[width=9cm]{img/resolver}
\caption{Schema di funzionamento delle routine del \textit{resolver}.}
\label{fig:sock_resolver_schema}
\end{figure}
variabili intere (ed in genere in diretta corrispondenza a come sono poi in
realtà cablati sui bus interni del computer).
+\begin{figure}[htb]
+ \centering
+ \includegraphics[height=3cm]{img/endianess}
+ \caption{Schema della disposizione dei dati in memoria a seconda della
+ \textit{endianess}.}
+ \label{fig:sock_endianess}
+\end{figure}
+
Per capire meglio il problema si consideri un intero a 32 bit scritto in una
locazione di memoria posta ad un certo indirizzo. Come illustrato in
fig.~\ref{fig:sock_endianess} i singoli bit possono essere disposti un memoria
parte dal bit meno significativo è detto per lo stesso motivo \textit{little
endian}.
-\begin{figure}[htb]
- \centering
- \includegraphics[height=3cm]{img/endianess}
- \caption{Schema della disposizione dei dati in memoria a seconda della
- \textit{endianess}.}
- \label{fig:sock_endianess}
-\end{figure}
-
Si può allora verificare quale tipo di \textit{endianess} usa il proprio
computer con un programma elementare che si limita ad assegnare un valore ad
una variabile per poi ristamparne il contenuto leggendolo un byte alla volta.
resta sempre lo stesso, anche quando il processore permetterebbe di eseguire
questi cambiamenti.
-Per controllare quale tipo di ordinamento si ha sul proprio computer si è
-scritta una piccola funzione di controllo, il cui codice è riportato
-fig.~\ref{fig:sock_endian_code}, che restituisce un valore nullo (falso) se
-l'architettura è \textit{big endian} ed uno non nullo (vero) se l'architettura
-è \textit{little endian}.
-
\begin{figure}[htb]
\footnotesize \centering
\begin{minipage}[c]{15cm}
\label{fig:sock_endian_code}
\end{figure}
+Per controllare quale tipo di ordinamento si ha sul proprio computer si è
+scritta una piccola funzione di controllo, il cui codice è riportato
+fig.~\ref{fig:sock_endian_code}, che restituisce un valore nullo (falso) se
+l'architettura è \textit{big endian} ed uno non nullo (vero) se l'architettura
+è \textit{little endian}.
+
Come si vede la funzione è molto semplice, e si limita, una volta assegnato
(\texttt{\small 9}) un valore di test pari a \texttt{0xABCD} ad una variabile
di tipo \ctyp{short} (cioè a 16 bit), a ricostruirne una copia byte a byte.