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%% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Prefazione",
Esamineremo in questo capitolo una serie di funzionalità aggiuntive relative
alla gestione dei socket, come la gestione della risoluzione di nomi e
-indirizzi, le impostazioni delle varie proprietà degli stessi, e le funzioni
-di controllo che vanno ad operare su di essi.
+indirizzi, le impostazioni delle varie proprietà ed opzioni relative ai
+socket, e le funzioni di controllo che permettono di modificarne il
+comportamento.
\section{La risoluzione dei nomi}
\label{sec:sock_name_resolution}
-Negli esempi precedenti abbiamo sempre identificato le singole macchine
-attraverso indirizzi numerici, sfruttando al più le funzioni di conversione
-elementari illustrate in sez.~\ref{sec:sock_addr_func} che permettono di
-passare da un indirizzo espresso in forma dotted decimal ad un numero. Vedremo
-in questa sezione le funzioni utilizzate per poter utilizzare dei nomi
-simbolici al posto dei valori numerici, e viceversa quelle che permettono di
-ottenere i nomi simbolici associati ad indirizzi, porte o altre proprietà del
-sistema.
+Negli esempi dei capitoli precedenti abbiamo sempre identificato le singole
+macchine attraverso indirizzi numerici, sfruttando al più le funzioni di
+conversione elementare illustrate in sez.~\ref{sec:sock_addr_func} che
+permettono di passare da un indirizzo espresso in forma \textit{dotted
+ decimal} ad un numero. Vedremo in questa sezione le funzioni utilizzate per
+poter utilizzare dei nomi simbolici al posto dei valori numerici, e viceversa
+quelle che permettono di ottenere i nomi simbolici associati ad indirizzi,
+porte o altre proprietà del sistema.
\subsection{La struttura del \textit{resolver}}
\label{sec:sock_resolver}
+\itindbeg{resolver}
La risoluzione dei nomi è associata tradizionalmente al servizio del
\textit{Domain Name Service} che permette di identificare le macchine su
internet invece che per numero IP attraverso il relativo \textsl{nome a
- dominio}. In realtà per DNS si intendono spesso i server che forniscono su
-internet questo servizio, mentre nel nostro caso affronteremo la problematica
-dal lato client, di un qualunque programma che necessita di compiere questa
-operazione.
+ dominio}.\footnote{non staremo ad entrare nei dettagli della definizione di
+ cosa è un nome a dominio, dandolo per noto, una introduzione alla
+ problematica si trova in \cite{AGL} (cap.~9) mentre per una trattazione
+ approfondita di tutte le problematiche relative al DNS si può fare
+ riferimento a \cite{DNSbind}.} In realtà per DNS si intendono spesso i
+server che forniscono su internet questo servizio, mentre nel nostro caso
+affronteremo la problematica dal lato client, di un qualunque programma che
+necessita di compiere questa operazione.
\begin{figure}[htb]
\centering
- \includegraphics[width=10cm]{img/resolver}
- \caption{Schema di funzionamento delle routine del \textit{resolver}.}
+ \includegraphics[width=9cm]{img/resolver}
+ \caption{Schema di funzionamento delle funzioni del \textit{resolver}.}
\label{fig:sock_resolver_schema}
\end{figure}
sez.~\ref{sec:sys_user_group} per le corrispondenze fra nomi di utenti e
gruppi e relativi identificatori numerici; per quanto riguarda però tutti i
nomi associati a identificativi o servizi relativi alla rete il servizio di
-risoluzione è gestito in maniera unificata da un insieme di routine fornite
+risoluzione è gestito in maniera unificata da un insieme di funzioni fornite
con le librerie del C, detto appunto \textit{resolver}.
Lo schema di funzionamento del \textit{resolver} è illustrato in
fig.~\ref{fig:sock_resolver_schema}; in sostanza i programmi hanno a
disposizione un insieme di funzioni di libreria con cui chiamano il
-\textit{resolver}, indicate con le freccie nere. Ricevuta la richiesta è
+\textit{resolver}, indicate con le frecce nere. Ricevuta la richiesta è
quest'ultimo che, sulla base della sua configurazione, esegue le operazioni
necessarie a fornire la risposta, che possono essere la lettura delle
informazioni mantenute nei relativi dei file statici presenti sulla macchina,
una interrogazione ad un DNS (che a sua volta, per il funzionamento del
-protocollo può interrogarene altri) o la richiesta ad altri server per i quali
-sia fornito il supporto, come LDAP.
+protocollo, può interrogarne altri) o la richiesta ad altri server per i quali
+sia fornito il supporto, come LDAP.\footnote{la sigla LDAP fa riferimento ad
+ un protocollo, il \textit{Lightweight Directory Access Protocol}, che
+ prevede un meccanismo per la gestione di \textsl{elenchi} di informazioni
+ via rete; il contenuto di un elenco può essere assolutamente generico, e
+ questo permette il mantenimento dei più vari tipi di informazioni su una
+ infrastruttura di questo tipo.}
-La configurazione del resolver attiene più alla amministrazione di sistema che
-alla programmazione, ciò non di meno, prima di trattare le varie funzioni che
-vale la pena farne una panoramica. Originariamente la configurazione
+La configurazione del \textit{resolver} attiene più alla amministrazione di
+sistema che alla programmazione, ciò non di meno, prima di trattare le varie
+funzioni di librerie utilizzate dai programmi, vale la pena fare una
+panoramica generale. Originariamente la configurazione del \textit{resolver}
riguardava esclusivamente le questioni relative alla gestione dei nomi a
dominio, e prevedeva solo l'utilizzo del DNS e del file statico
-\file{/etc/hosts}, il file di configurazione principale è
-\file{/etc/resolv.conf} e contiene in sostanza l'elenco dei server DNS da
-contattare, a cui si affianca \file{/etc/host.conf} per indicare l'ordine in
-cui eseguire la risoluzione dei nomi (se usare prima i valori di
-\file{/etc/hosts} o il DNS); tralasciamo i dettagli che si trovano nelle
-relative pagine di manuale.
+\file{/etc/hosts}.
+
+Per questo aspetto il file di configurazione principale del sistema è
+\file{/etc/resolv.conf} che contiene in sostanza l'elenco degli indirizzi IP
+dei server DNS da contattare; a questo si affianca il file
+\file{/etc/host.conf} il cui scopo principale è indicare l'ordine in cui
+eseguire la risoluzione dei nomi (se usare prima i valori di \file{/etc/hosts}
+o quelli del DNS). Tralasciamo i dettagli relativi alle varie direttive che
+possono essere usate in questi file, che si trovano nelle rispettive pagine di
+manuale.
Con il tempo però è divenuto possibile fornire diversi sostituti per
-l'utilizzo dei file statici, ed ai nomi a dominio si sono aggiunti altri nomi,
-come quelli associati alle reti ed ai gruppi di macchine definiti dal servizio
-NIS, o quelli dei protocolli e dei servizi mantenuti nei file statici
-\file{/etc/protocols} e \file{/etc/services}, tutte informazioni che
-normalmente non si trovano su un DNS, ma possono essere accedute in maniera
-centralizzata su opportuni server (ad esempio su LDAP) in grado di mantenerle.
-
-Questo ha portato alla creazione di un sistema di risoluzione più ampio, il
-\textit{Name Service Switch} di cui il \textit{resolver} viene a costituire un
-sottoinsieme. Questo sistema, che si applica anche alla risoluzioni fra nomi
-di utenti e gruppi e relativi identificatori, permette di definire in maniera
-generica (attraverso una serie di librerie dinamiche) sia i supporti su cui
-mantenere i dati di corrispondenza fra nomi e valori numerici, sia l'ordine in
-cui effettuare le ricerche sui vari supporti disponibili, ed è controllato dal
-file \file{/etc/nsswitch.conf}. Anche per questo si può fare riferimento alle
-pagine di manuale ed al relativo capitolo nel manuale \cite{glibc} delle
-\textsl{glibc}.
+l'utilizzo delle associazione statiche in \file{/etc/hosts}, inoltre oltre
+alla risoluzione dei nomi a dominio ci sono anche altri nomi da risolvere,
+come quelli che possono essere associati ad una rete (invece che ad una
+singola macchina) o ai gruppi di macchine definiti dal servizio
+NIS,\footnote{il \textit{Network Information Service} è un servizio, creato da
+ Sun, e poi diffuso su tutte le piattaforme unix-like, che permette di
+ raggruppare all'interno di una rete (in quelli che appunto vengono chiamati
+ \textit{netgroup}) varie macchine, centralizzando i servizi di definizione
+ di utenti e gruppi e di autenticazione, oggi è sempre più spesso sostituito
+ da LDAP.} o come quelli dei protocolli e dei servizi che sono mantenuti nei
+file statici \file{/etc/protocols} e \file{/etc/services}. Molte di queste
+informazioni non si trovano su un DNS, ma in una rete locale può essere molto
+utile centralizzare il mantenimento di alcune di esse su opportuni server.
+Inoltre l'uso di diversi supporti possibili per le stesse informazioni (ad
+esempio il nome delle macchine può essere mantenuto sia tramite
+\file{/etc/hosts}, che con il DNS, che con NIS) comporta il problema
+dell'ordine in cui questi vengono interrogati.\footnote{con le implementazioni
+ classiche i vari supporti erano introdotti modificando direttamente le
+ funzioni di libreria, prevedendo un ordine di interrogazione predefinito e
+ non modificabile (a meno di una ricompilazione delle librerie stesse).}
+
+\itindbeg{Name~Service~Switch}
+Per risolvere questa serie di problemi la risoluzione dei nomi a dominio
+eseguirà dal \textit{resolver} è stata inclusa all'interno di un meccanismo
+generico per la risoluzione di corrispondenze fra nomi ed informazioni ad essi
+associate chiamato \textit{Name Service Switch}\footnote{il sistema è stato
+ introdotto la prima volta nelle librerie standard di Solaris, le \acr{glibc}
+ hanno ripreso lo stesso schema, si tenga presente che questo sistema non
+ esiste per altre librerie standard come le \acr{libc5} o le \acr{uclib}.}
+cui abbiamo accennato anche in sez.~\ref{sec:sys_user_group} per quanto
+riguarda la gestione dei dati associati a utenti e gruppi. Il \textit{Name
+ Service Switch} (cui spesso si fa riferimento con l'acronimo NSS) è un
+sistema di librerie dinamiche che permette di definire in maniera generica sia
+i supporti su cui mantenere i dati di corrispondenza fra nomi e valori
+numerici, sia l'ordine in cui effettuare le ricerche sui vari supporti
+disponibili. Il sistema prevede una serie di possibili classi di
+corrispondenza, quelle attualmente definite sono riportate in
+tab.~\ref{tab:sys_NSS_classes}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Classe} & \textbf{Tipo di corrispondenza}\\
+ \hline
+ \hline
+ \texttt{shadow} & corrispondenze fra username e proprietà dell'utente
+ (\acr{uid}, ecc.).\\
+ \texttt{group} & corrispondenze fra nome del gruppo e proprietà dello
+ stesso.\\
+ \texttt{aliases} & alias per la posta elettronica.\\
+ \texttt{ethers} & corrispondenze fra numero IP e MAC address della
+ scheda di rete.\\
+ \texttt{hosts} & corrispondenze fra nome a dominio e numero IP.\\
+ \texttt{netgroup} & corrispondenze gruppo di rete e macchine che lo
+ compongono.\\
+ \texttt{networks} & corrispondenze fra nome di una rete e suo indirizzo
+ IP.\\
+ \texttt{protocols}& corrispondenze fra nome di un protocollo e relativo
+ numero identificativo.\\
+ \texttt{rpc} & corrispondenze fra nome di un servizio RPC e relativo
+ numero identificativo.\\
+ \texttt{services} & corrispondenze fra nome di un servizio e numero di
+ porta. \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le diverse classi di corrispondenze definite
+ all'interno del \textit{Name Service Switch}.}
+ \label{tab:sys_NSS_classes}
+\end{table}
+
+Il sistema del \textit{Name Service Switch} è controllato dal contenuto del
+file \file{/etc/nsswitch.conf}; questo contiene una riga\footnote{seguendo una
+ convezione comune per i file di configurazione le righe vuote vengono
+ ignorate e tutto quello che segue un carattere ``\texttt{\#}'' viene
+ considerato un commento.} di configurazione per ciascuna di queste classi,
+che viene inizia col nome di tab.~\ref{tab:sys_NSS_classes} seguito da un
+carattere ``\texttt{:}'' e prosegue con la lista dei \textsl{servizi} su cui
+le relative informazioni sono raggiungibili, scritti nell'ordine in cui si
+vuole siano interrogati.
+
+Ogni servizio è specificato a sua volta da un nome, come \texttt{file},
+\texttt{dns}, \texttt{db}, ecc. che identifica la libreria dinamica che
+realizza l'interfaccia con esso. Per ciascun servizio se \texttt{NAME} è il
+nome utilizzato dentro \file{/etc/nsswitch.conf}, dovrà essere presente
+(usualmente in \file{/lib}) una libreria \texttt{libnss\_NAME} che ne
+implementa le funzioni.
In ogni caso, qualunque sia la modalità con cui ricevono i dati o il supporto
-su cui vengono mantenuti, dal punto di vista di un programma che deve
-effettuare la risoluzione di un nome, tutto quello che conta sono le funzioni
-che il \textit{resolver} mette a disposizione, e sono queste quelle che
-tratteremo nelle sezioni successive.
+su cui vengono mantenuti, e che si usino o meno funzionalità aggiuntive
+fornire dal sistema del \textit{Name Service Switch}, dal punto di vista di un
+programma che deve effettuare la risoluzione di un nome a dominio, tutto
+quello che conta sono le funzioni classiche che il \textit{resolver} mette a
+disposizione,\footnote{è cura della implementazione fattane nelle \acr{glibc}
+ tenere conto della presenza del \textit{Name Service Switch}.} e sono queste
+quelle che tratteremo nelle sezioni successive.
+\itindend{Name~Service~Switch}
+
+
+\subsection{Le funzioni di interrogazione del \textit{resolver}}
+\label{sec:sock_resolver_functions}
+
+Prima di trattare le funzioni usate normalmente nella risoluzione dei nomi a
+dominio conviene trattare in maniera più dettagliata il meccanismo principale
+da esse utilizzato e cioè quello del servizio DNS. Come accennato questo,
+benché in teoria sia solo uno dei possibili supporti su cui mantenere le
+informazioni, in pratica costituisce il meccanismo principale con cui vengono
+risolti i nomi a dominio. Per questo motivo esistono una serie di funzioni di
+libreria che servono specificamente ad eseguire delle interrogazioni verso un
+server DNS, funzioni che poi vengono utilizzate per realizzare le funzioni
+generiche di libreria usate anche dal sistema del \textit{resolver}.
+
+Il sistema del DNS è in sostanza di un database distribuito organizzato in
+maniera gerarchica, i dati vengono mantenuti in tanti server distinti ciascuno
+dei quali si occupa della risoluzione del proprio \textsl{dominio}; i nomi a
+dominio sono organizzati in una struttura ad albero analoga a quella
+dell'albero dei file, con domini di primo livello (come i \texttt{.org}),
+secondo livello (come \texttt{.truelite.it}), ecc. In questo caso le
+separazioni sono fra i vari livelli sono definite dal carattere ``\texttt{.}''
+ed i nomi devono essere risolti da destra verso sinistra.\footnote{per chi si
+ stia chiedendo quale sia la radice di questo albero, cioè l'equivalente di
+ ``\texttt{/}'', la risposta è il dominio speciale ``\texttt{.}'', che in
+ genere non viene mai scritto esplicitamente, ma che, come chiunque abbia
+ configurato un server DNS sa bene, esiste ed è gestito dai cosiddetti
+ \textit{root DNS} che risolvono i domini di primo livello.} Il meccanismo
+funziona con il criterio della \textsl{delegazione}, un server responsabile
+per un dominio di primo livello può delegare la risoluzione degli indirizzi
+per un suo dominio di secondo livello ad un altro server, il quale a sua volta
+potrà delegare la risoluzione di un eventuale sottodominio di terzo livello ad
+un altro server ancora.
+
+In realtà un server DNS è in grado di fare altro rispetto alla risoluzione di
+un nome a dominio in un indirizzo IP; ciascuna voce nel database viene
+chiamata \textit{resource record}, e può contenere diverse informazioni. In
+genere i \textit{resource record} vengono classificati per la \textsl{classe
+ di indirizzi} cui i dati contenuti fanno riferimento, e per il \textsl{tipo}
+di questi ultimi.\footnote{ritroveremo classi di indirizzi e tipi di record
+ più avanti in tab.~\ref{tab:DNS_address_class} e
+ tab.~\ref{tab:DNS_record_type}.} Oggigiorno i dati mantenuti nei server DNS
+sono quasi esclusivamente relativi ad indirizzi internet, per cui in pratica
+viene utilizzata soltanto una classe di indirizzi; invece le corrispondenze
+fra un nome a dominio ed un indirizzo IP sono solo uno fra i vari tipi di
+informazione che un server DNS fornisce normalmente.
+
+L'esistenza di vari tipi di informazioni è un altro dei motivi per cui il
+\textit{resolver} prevede, rispetto a quelle relative alla semplice
+risoluzione dei nomi, un insieme di funzioni specifiche dedicate
+all'interrogazione di un server DNS; la prima di queste funzioni è
+\funcd{res\_init}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netinet/in.h} \headdecl{arpa/nameser.h} \headdecl{resolv.h}
+ \funcdecl{int res\_init(void)}
+
+Inizializza il sistema del \textit{resolver}.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore.}
+\end{functions}
+
+La funzione legge il contenuto dei file di configurazione (i già citati
+\file{resolv.conf} e \file{host.conf}) per impostare il dominio di default,
+gli indirizzi dei server DNS da contattare e l'ordine delle ricerche; se non
+sono specificati server verrà utilizzato l'indirizzo locale, e se non è
+definito un dominio di default sarà usato quello associato con l'indirizzo
+locale (ma questo può essere sovrascritto con l'uso della variabile di
+ambiente \texttt{LOCALDOMAIN}). In genere non è necessario eseguire questa
+funzione direttamente in quanto viene automaticamente chiamata la prima volta
+che si esegue una delle altre.
+
+Le impostazioni e lo stato del \textit{resolver} vengono mantenuti in una
+serie di variabili raggruppate nei campi di una apposita struttura \var{\_res}
+usata da tutte queste funzioni. Essa viene definita in \file{resolv.h} ed è
+utilizzata internamente alle funzioni essendo definita come variabile globale;
+questo consente anche di accedervi direttamente all'interno di un qualunque
+programma, una volta che la sia opportunamente dichiarata come:
+\includecodesnip{listati/resolv_option.c}
+
+Tutti i campi della struttura sono ad uso interno, e vengono usualmente
+inizializzati da \func{res\_init} in base al contenuto dei file di
+configurazione e ad una serie di valori di default. L'unico campo che può
+essere utile modificare è \var{\_res.options}, una maschera binaria che
+contiene una serie di bit di opzione che permettono di controllare il
+comportamento del \textit{resolver}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{RES\_INIT} & viene attivato se è stata chiamata
+ \func{res\_init}. \\
+ \const{RES\_DEBUG} & stampa dei messaggi di debug.\\
+ \const{RES\_AAONLY} & accetta solo risposte autoritative.\\
+ \const{RES\_USEVC} & usa connessioni TCP per contattare i server
+ invece che l'usuale UDP.\\
+ \const{RES\_PRIMARY} & interroga soltanto server DNS primari.
+ \\
+ \const{RES\_IGNTC} & ignora gli errori di troncamento, non ritenta la
+ richiesta con una connessione TCP.\\
+ \const{RES\_RECURSE} & imposta il bit che indica che si desidera
+ eseguire una interrogazione ricorsiva.\\
+ \const{RES\_DEFNAMES} & se attivo \func{res\_search} aggiunge il nome
+ del dominio di default ai nomi singoli (che non
+ contengono cioè un ``\texttt{.}'').\\
+ \const{RES\_STAYOPEN} & usato con \const{RES\_USEVC} per mantenere
+ aperte le connessioni TCP fra interrogazioni
+ diverse. \\
+ \const{RES\_DNSRCH} & se attivo \func{res\_search} esegue le ricerche
+ di nomi di macchine nel dominio corrente o nei
+ domini ad esso sovrastanti.\\
+ \const{RES\_INSECURE1} & blocca i controlli di sicurezza di tipo 1.\\
+ \const{RES\_INSECURE2} & blocca i controlli di sicurezza di tipo 2.\\
+ \const{RES\_NOALIASES} & blocca l'uso della variabile di ambiente
+ \texttt{HOSTALIASES}.\\
+ \const{RES\_USE\_INET6} & restituisce indirizzi IPv6 con
+ \func{gethostbyname}. \\
+ \const{RES\_ROTATE} & ruota la lista dei server DNS dopo ogni
+ interrogazione.\\
+ \const{RES\_NOCHECKNAME}& non controlla i nomi per verificarne la
+ correttezza sintattica. \\
+ \const{RES\_KEEPTSIG} & non elimina i record di tipo \texttt{TSIG}.\\
+ \const{RES\_BLAST} & \\
+ \const{RES\_DEFAULT} & è l'insieme di \const{RES\_RECURSE},
+ \const{RES\_DEFNAMES} e \const{RES\_DNSRCH}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti utilizzabili come valori per \var{\_res.options}.}
+ \label{tab:resolver_option}
+\end{table}
+
+Per utilizzare questa funzionalità per modificare le impostazioni direttamente
+da programma occorrerà impostare un opportuno valore per questo campo ed
+invocare esplicitamente \func{res\_init}, dopo di che le altre funzioni
+prenderanno le nuove impostazioni. Le costanti che definiscono i vari bit di
+questo campo, ed il relativo significato sono illustrate in
+tab.~\ref{tab:resolver_option}; trattandosi di una maschera binaria un valore
+deve essere espresso con un opportuno OR aritmetico di dette costanti; ad
+esempio il valore di default delle opzioni, espresso dalla costante
+\const{RES\_DEFAULT}, è definito come:
+\includecodesnip{listati/resolv_option_def.c}
+
+Non tratteremo il significato degli altri campi non essendovi necessità di
+modificarli direttamente; gran parte di essi sono infatti impostati dal
+contenuto dei file di configurazione, mentre le funzionalità controllate da
+alcuni di esse possono essere modificate con l'uso delle opportune variabili
+di ambiente come abbiamo visto per \texttt{LOCALDOMAIN}. In particolare con
+\texttt{RES\_RETRY} si soprassiede il valore del campo \var{retry} che
+controlla quante volte viene ripetuto il tentativo di connettersi ad un server
+DNS prima di dichiarare fallimento; il valore di default è 4, un valore nullo
+significa bloccare l'uso del DNS. Infine con \texttt{RES\_TIMEOUT} si
+soprassiede il valore del campo \var{retrans},\footnote{preimpostato al valore
+ della omonima costante \const{RES\_TIMEOUT} di \file{resolv.h}.} che è il
+valore preso come base (in numero di secondi) per definire la scadenza di una
+richiesta, ciascun tentativo di richiesta fallito viene ripetuto raddoppiando
+il tempo di scadenza per il numero massimo di volte stabilito da
+\texttt{RES\_RETRY}.
+
+La funzione di interrogazione principale è \funcd{res\_query}, che serve ad
+eseguire una richiesta ad un server DNS per un nome a dominio
+\textsl{completamente specificato} (quello che si chiama FQDN, \textit{Fully
+ Qualified Domain Name}); il suo prototipo è:
+
+\begin{functions}
+\headdecl{netinet/in.h}
+\headdecl{arpa/nameser.h}
+\headdecl{resolv.h}
+\funcdecl{int res\_query(const char *dname, int class, int type,
+ unsigned char *answer, int anslen)}
+
+ Esegue una interrogazione al DNS.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce un valore positivo pari alla lunghezza dei
+ dati scritti nel buffer \param{answer} in caso di successo e -1 in caso di
+ errore.}
+\end{functions}
+
+La funzione esegue una interrogazione ad un server DNS relativa al nome da
+risolvere passato nella stringa indirizzata da \param{dname}, inoltre deve
+essere specificata la classe di indirizzi in cui eseguire la ricerca con
+\param{class}, ed il tipo di \textit{resource record} che si vuole ottenere
+con \param{type}. Il risultato della ricerca verrà scritto nel buffer di
+lunghezza \param{anslen} puntato da \param{answer} che si sarà opportunamente
+allocato in precedenza.
+
+
+Una seconda funzione di ricerca, analoga a \func{res\_query}, che prende gli
+stessi argomenti, ma che esegue l'interrogazione con le funzionalità
+addizionali previste dalle due opzioni \const{RES\_DEFNAMES} e
+\const{RES\_DNSRCH}, è \funcd{res\_search}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+\headdecl{netinet/in.h}
+\headdecl{arpa/nameser.h}
+\headdecl{resolv.h}
+\funcdecl{int res\_search(const char *dname, int class, int type,
+ unsigned char *answer, int anslen)}
+
+ Esegue una interrogazione al DNS.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce un valore positivo pari alla lunghezza dei
+ dati scritti nel buffer \param{answer} in caso di successo e -1 in caso di
+ errore.}
+\end{functions}
+
+In sostanza la funzione ripete una serie di chiamate a \func{res\_query}
+aggiungendo al nome contenuto nella stringa \param{dname} il dominio di
+default da cercare, fermandosi non appena trova un risultato. Il risultato di
+entrambe le funzioni viene scritto nel formato opportuno (che sarà diverso a
+seconda del tipo di record richiesto) nel buffer di ritorno; sarà compito del
+programma (o di altre funzioni) estrarre i relativi dati, esistono una serie
+di funzioni interne usate per la scansione di questi dati, per chi fosse
+interessato una trattazione dettagliata è riportata nel quattordicesimo
+capitolo di \cite{DNSbind}.
+Le classi di indirizzi supportate da un server DNS sono tre, ma di queste in
+pratica oggi viene utilizzata soltanto quella degli indirizzi internet; le
+costanti che identificano dette classi, da usare come valore per l'argomento
+\param{class} delle precedenti funzioni, sono riportate in
+tab.~\ref{tab:DNS_address_class}.\footnote{esisteva in realtà anche una classe
+ \const{C\_CSNET} per la omonima rete, ma è stata dichiarata obsoleta.}
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{C\_IN} & indirizzi internet, in pratica i soli utilizzati oggi.\\
+ \const{C\_HS} & indirizzi \textit{Hesiod}, utilizzati solo al MIT, oggi
+ completamente estinti. \\
+ \const{C\_CHAOS}& indirizzi per la rete \textit{Chaosnet}, un'altra rete
+ sperimentale nata al MIT. \\
+ \const{C\_ANY} & indica un indirizzo di classe qualunque.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti identificative delle classi di indirizzi per l'argomento
+ \param{class} di \func{res\_query}.}
+ \label{tab:DNS_address_class}
+\end{table}
+
+Come accennato le tipologie di dati che sono mantenibili su un server DNS sono
+diverse, ed a ciascuna di essa corrisponde un diverso tipo di \textit{resource
+ record}. L'elenco delle costanti\footnote{ripreso dai file di dichiarazione
+ \file{arpa/nameser.h} e \file{arpa/nameser\_compat.h}.} che definiscono i
+valori che si possono usare per l'argomento \param{type} per specificare il
+tipo di \textit{resource record} da richiedere è riportato in
+tab.~\ref{tab:DNS_record_type}; le costanti (tolto il \texttt{T\_} iniziale)
+hanno gli stessi nomi usati per identificare i record nei file di zona di
+BIND,\footnote{BIND, acronimo di \textit{Berkley Internet Name Domain}, è una
+ implementazione di un server DNS, ed, essendo utilizzata nella stragrande
+ maggioranza dei casi, fa da riferimento; i dati relativi ad un certo
+ dominio (cioè i suoi \textit{resource record} vengono mantenuti in quelli
+ che sono usualmente chiamati \textsl{file di zona}, e in essi ciascun tipo
+ di dominio è identificato da un nome che è appunto identico a quello delle
+ costanti di tab.~\ref{tab:DNS_record_type} senza il \texttt{T\_} iniziale.}
+e che normalmente sono anche usati come nomi per indicare i record.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{T\_A} & indirizzo di una stazione.\\
+ \const{T\_NS} & server DNS autoritativo per il dominio richiesto.\\
+ \const{T\_MD} & destinazione per la posta elettronica.\\
+ \const{T\_MF} & redistributore per la posta elettronica.\\
+ \const{T\_CNAME} & nome canonico.\\
+ \const{T\_SOA} & inizio di una zona di autorità.\\
+ \const{T\_MB} & nome a dominio di una casella di posta.\\
+ \const{T\_MG} & nome di un membro di un gruppo di posta.\\
+ \const{T\_MR} & nome di un cambiamento di nome per la posta.\\
+ \const{T\_NULL} & record nullo.\\
+ \const{T\_WKS} & servizio noto.\\
+ \const{T\_PTR} & risoluzione inversa di un indirizzo numerico.\\
+ \const{T\_HINFO} & informazione sulla stazione.\\
+ \const{T\_MINFO} & informazione sulla casella di posta.\\
+ \const{T\_MX} & server cui instradare la posta per il dominio.\\
+ \const{T\_TXT} & stringhe di testo (libere).\\
+ \const{T\_RP} & nome di un responsabile (\textit{responsible person}).\\
+ \const{T\_AFSDB} & database per una cella AFS.\\
+ \const{T\_X25} & indirizzo di chiamata per X.25.\\
+ \const{T\_ISDN} & indirizzo di chiamata per ISDN.\\
+ \const{T\_RT} & router.\\
+ \const{T\_NSAP} & indirizzo NSAP.\\
+ \const{T\_NSAP\_PTR}& risoluzione inversa per NSAP (deprecato).\\
+ \const{T\_SIG} & firma digitale di sicurezza.\\
+ \const{T\_KEY} & chiave per firma.\\
+ \const{T\_PX} & corrispondenza per la posta X.400.\\
+ \const{T\_GPOS} & posizione geografica.\\
+ \const{T\_AAAA} & indirizzo IPv6.\\
+ \const{T\_LOC} & informazione di collocazione.\\
+ \const{T\_NXT} & dominio successivo.\\
+ \const{T\_EID} & identificatore di punto conclusivo.\\
+ \const{T\_NIMLOC}& posizionatore \textit{nimrod}.\\
+ \const{T\_SRV} & servizio.\\
+ \const{T\_ATMA} & indirizzo ATM.\\
+ \const{T\_NAPTR} & puntatore ad una \textit{naming authority} .\\
+ \const{T\_TSIG} & firma di transazione.\\
+ \const{T\_IXFR} & trasferimento di zona incrementale.\\
+ \const{T\_AXFR} & trasferimento di zona di autorità.\\
+ \const{T\_MAILB} & trasferimento di record di caselle di posta.\\
+ \const{T\_MAILA} & trasferimento di record di server di posta.\\
+ \const{T\_ANY} & valore generico.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti identificative del tipo di record per l'argomento
+ \param{type} di \func{res\_query}.}
+ \label{tab:DNS_record_type}
+\end{table}
+
+
+L'elenco di tab.~\ref{tab:DNS_record_type} è quello di \textsl{tutti} i
+\textit{resource record} definiti, con una breve descrizione del relativo
+significato. Di tutti questi però viene impiegato correntemente solo un
+piccolo sottoinsieme, alcuni sono obsoleti ed altri fanno riferimento a dati
+applicativi che non ci interessano non avendo nulla a che fare con la
+risoluzione degli indirizzi IP, pertanto non entreremo nei dettagli del
+significato di tutti i \textit{resource record}, ma solo di quelli usati dalle
+funzioni del \textit{resolver}. Questi sono sostanzialmente i seguenti (per
+indicarli si è usata la notazione dei file di zona di BIND):
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\texttt{A}] viene usato per indicare la corrispondenza fra un nome a
+ dominio ed un indirizzo IPv4; ad esempio la corrispondenza fra
+ \texttt{dodds.truelite.it} e l'indirizzo IP \texttt{62.48.34.25}.
+\item[\texttt{AAAA}] viene usato per indicare la corrispondenza fra un nome a
+ dominio ed un indirizzo IPv6; è chiamato in questo modo dato che la
+ dimensione di un indirizzo IPv6 è quattro volte quella di un indirizzo IPv4.
+\item[\texttt{PTR}] per fornire la corrispondenza inversa fra un indirizzo IP
+ ed un nome a dominio ad esso associato si utilizza questo tipo di record (il
+ cui nome sta per \textit{pointer}).
+\item[\texttt{CNAME}] qualora si abbiamo più nomi che corrispondono allo
+ stesso indirizzo (come ad esempio \texttt{www.truelite.it}, o
+ \texttt{sources.truelite.it}, che fanno sempre riferimento a
+ \texttt{dodds.truelite.it}) si può usare questo tipo di record per creare
+ degli \textit{alias} in modo da associare un qualunque altro nome al
+ \textsl{nome canonico} della macchina (si chiama così quello associato al
+ record \texttt{A}).
+\end{basedescript}
+
+Come accennato in caso di successo le due funzioni di richiesta restituiscono
+il risultato della interrogazione al server, in caso di insuccesso l'errore
+invece viene segnalato da un valore di ritorno pari a -1, ma in questo caso,
+non può essere utilizzata la variabile \var{errno} per riportare un codice di
+errore, in quanto questo viene impostato per ciascuna delle chiamate al
+sistema utilizzate dalle funzioni del \textit{resolver}, non avrà alcun
+significato nell'indicare quale parte del procedimento di risoluzione è
+fallita.
+
+Per questo motivo è stata definita una variabile di errore separata,
+\var{h\_errno}, che viene utilizzata dalle funzioni del \textit{resolver} per
+indicare quale problema ha causato il fallimento della risoluzione del nome.
+Ad essa si può accedere una volta che la si dichiara con:
+\includecodesnip{listati/herrno.c}
+ed i valori che può assumere, con il relativo significato, sono riportati in
+tab.~\ref{tab:h_errno_values}.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{HOST\_NOT\_FOUND} & l'indirizzo richiesto non è valido e la
+ macchina indicata è sconosciuta. \\
+ \const{NO\_ADDRESS} & il nome a dominio richiesto è valido, ma non ha
+ un indirizzo associato ad esso
+ (alternativamente può essere indicato come
+ \const{NO\_DATA}). \\
+ \const{NO\_RECOVERY} & si è avuto un errore non recuperabile
+ nell'interrogazione di un server DNS. \\
+ \const{TRY\_AGAIN} & si è avuto un errore temporaneo
+ nell'interrogazione di un server DNS, si può
+ ritentare l'interrogazione in un secondo
+ tempo. \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibili della variabile \var{h\_errno}.}
+ \label{tab:h_errno_values}
+\end{table}
+
+Insieme alla nuova variabile vengono definite anche due nuove funzioni per
+stampare l'errore a video, analoghe a quelle di sez.~\ref{sec:sys_strerror}
+per \var{errno}, ma che usano il valore di \var{h\_errno}; la prima è
+\funcd{herror} ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+\headdecl{netdb.h}
+\funcdecl{void herror(const char *string)}
+
+Stampa un errore di risoluzione.
+\end{functions}
+
+La funzione è l'analoga di \func{perror} e stampa sullo standard error un
+messaggio di errore corrispondente al valore corrente di \var{h\_errno}, a cui
+viene anteposta la stringa \param{string} passata come argomento. La seconda
+funzione è \funcd{hstrerror} ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+\headdecl{netdb.h}
+\funcdecl{const char *hstrerror(int err)}
+
+Restituisce una stringa corrispondente ad un errore di risoluzione.
+\end{functions}
+\noindent che, come l'analoga \func{strerror}, restituisce una stringa con un
+messaggio di errore già formattato, corrispondente al codice passato come
+argomento (che si presume sia dato da \var{h\_errno}).
+
+\itindend{resolver}
\subsection{La risoluzione dei nomi a dominio}
-\label{sec:sock_gethostbyname}
+\label{sec:sock_name_services}
-Dato che la principale funzionalità del \textit{resolver} resta quella di
-risolvere i nomi a dominio in indirizzi IP, vedremo per prime le funzioni a
-questo dedicate. La prima funzione è \funcd{gethostbyname} il cui scopo è
-ottenere l'indirizzo di una stazione noto il suo nome a dominio, il suo
-prototipo è:
+La principale funzionalità del \itindex{resolver}\textit{resolver} resta
+quella di risolvere i nomi a dominio in indirizzi IP, per cui non ci
+dedicheremo oltre alle funzioni di richiesta generica ed esamineremo invece le
+funzioni a questo dedicate. La prima funzione è \funcd{gethostbyname} il cui
+scopo è ottenere l'indirizzo di una stazione noto il suo nome a dominio, il
+suo prototipo è:
\begin{prototype}{netdb.h}
{struct hostent *gethostbyname(const char *name)}
Determina l'indirizzo associato al nome a dominio \param{name}.
\bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo il puntatore ad una
- struttura di tipo \struct{hostent} contente i dati associati al nome a
- dominio o un puntatore nullo in caso di errore.}
+ struttura di tipo \struct{hostent} contenente i dati associati al nome a
+ dominio, o un puntatore nullo in caso di errore.}
\end{prototype}
La funzione prende come argomento una stringa \param{name} contenente il nome
a dominio che si vuole risolvere, in caso di successo i dati ad esso relativi
vengono memorizzati in una opportuna struttura \struct{hostent} la cui
-definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sock_hostent_struct}. In caso di
-insuccesso l'errore viene segnalato da un valore nullo del puntatore, ma in
-questo caso, a differenza delle funzioni viste finora, non viene utilizzata la
-variabile \var{errno} per riportare un codice di errore, in quanto questo è
-dipende solo dalle sottostanti chiamate al sistema e non avere nessun
-significato nell'indicare quale parte del procedimento di risoluzione è
-fallita.
+definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sock_hostent_struct}.
\begin{figure}[!htb]
\footnotesize \centering
\begin{minipage}[c]{15cm}
\includestruct{listati/hostent.h}
\end{minipage}
- \caption{La struttura \structd{hostent} .}
+ \caption{La struttura \structd{hostent} per la risoluzione dei nomi a
+ dominio e degli indirizzi IP.}
\label{fig:sock_hostent_struct}
\end{figure}
-Per questo motivo all'interno del resolver è stata definita una apposita
-variabile di errore, \var{h\_errno} che viene utilizzata dalle funzioni di
-libreria per indicare quale problema ha causato il fallimento della
-risoluzione. Ad essa si può accedere una volta che la si dichiara con:
-\includecodesnip{listati/herrno.c}
-ed i valori che può assumere sono i seguenti:
-\begin{basedescript}{\desclabelwidth{3cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
-\item[\const{HOST\_NOT\_FOUND}] l'indirizzo richiesto non è valido e la
- macchina indicata è sconosciuta.
-\item[\const{NO\_ADDRESS}] il nome a dominio richiesto è valido, ma non ha un
- indirizzo associato ad esso.
-\item[\const{NO\_RECOVERY}] si è avuto un errore non recuperabile
- nell'interrogazione di un server DNS.
-\item[\const{TRY\_AGAIN}] si è avuto un errore temporaneo nell'interrogazione
- di un server DNS, si può ritentare l'interrogazione in un secondo tempo.
+Quando un programma chiama \func{gethostbyname} e questa usa il DNS per
+effettuare la risoluzione del nome, è con i valori contenuti nei relativi
+record che vengono riempite le varie parti della struttura \struct{hostent}.
+Il primo campo della struttura, \var{h\_name} contiene sempre il \textsl{nome
+ canonico}, che nel caso del DNS è appunto il nome associato ad un record
+\texttt{A}. Il secondo campo della struttura, \var{h\_aliases}, invece è un
+puntatore ad vettore di puntatori, terminato da un puntatore nullo. Ciascun
+puntatore del vettore punta ad una stringa contenente uno degli altri
+possibili nomi associati allo stesso \textsl{nome canonico} (quelli che nel
+DNS vengono inseriti come record di tipo \texttt{CNAME}).
+
+Il terzo campo della struttura, \var{h\_addrtype}, indica il tipo di indirizzo
+che è stato restituito, e può assumere soltanto i valori \const{AF\_INET} o
+\const{AF\_INET6}, mentre il quarto campo, \var{h\_length}, indica la
+lunghezza dell'indirizzo stesso in byte.
+
+Infine il campo \var{h\_addr\_list} è il puntatore ad un vettore di puntatori
+ai singoli indirizzi; il vettore è terminato da un puntatore nullo. Inoltre,
+come illustrato in fig.~\ref{fig:sock_hostent_struct}, viene definito il campo
+\var{h\_addr} come sinonimo di \code{h\_addr\_list[0]}, cioè un riferimento
+diretto al primo indirizzo della lista.
+
+Oltre ai normali nomi a dominio la funzione accetta come argomento
+\param{name} anche indirizzi numerici, in formato dotted decimal per IPv4 o
+con la notazione illustrata in sez.~\ref{sec:IP_ipv6_notation} per IPv6. In
+tal caso \func{gethostbyname} non eseguirà nessuna interrogazione remota, ma
+si limiterà a copiare la stringa nel campo \var{h\_name} ed a creare la
+corrispondente struttura \var{in\_addr} da indirizzare con
+\code{h\_addr\_list[0]}.
+
+Con l'uso di \func{gethostbyname} normalmente si ottengono solo gli indirizzi
+IPv4, se si vogliono ottenere degli indirizzi IPv6 occorrerà prima impostare
+l'opzione \const{RES\_USE\_INET6} nel campo \texttt{\_res.options} e poi
+chiamare \func{res\_init} (vedi sez.~\ref{sec:sock_resolver_functions}) per
+modificare le opzioni del \itindex{resolver}\textit{resolver}; dato che
+questo non è molto comodo è stata definita\footnote{questa è una estensione
+ fornita dalle \acr{glibc}, disponibile anche in altri sistemi unix-like.}
+un'altra funzione, \funcd{gethostbyname2}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \funcdecl{struct hostent *gethostbyname2(const char *name, int af)}
+
+Determina l'indirizzo di tipo \param{af} associato al nome a dominio
+\param{name}.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce in caso di successo il puntatore ad una
+ struttura di tipo \struct{hostent} contenente i dati associati al nome a
+ dominio, o un puntatore nullo in caso di errore.}
+\end{functions}
+
+In questo caso la funzione prende un secondo argomento \param{af} che indica
+(i soli valori consentiti sono \const{AF\_INET} o \const{AF\_INET6}, per
+questo è necessario l'uso di \texttt{sys/socket.h}) la famiglia di indirizzi
+che dovrà essere utilizzata nei risultati restituiti dalla funzione. Per tutto
+il resto la funzione è identica a \func{gethostbyname}, ed identici sono i
+suoi risultati.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/mygethost.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Esempio di codice per la risoluzione di un indirizzo.}
+ \label{fig:mygethost_example}
+\end{figure}
+
+Vediamo allora un primo esempio dell'uso delle funzioni di risoluzione, in
+fig.~\ref{fig:mygethost_example} è riportato un estratto del codice di un
+programma che esegue una semplice interrogazione al
+\itindex{resolver}\textit{resolver} usando \func{gethostbyname} e poi ne
+stampa a video i risultati. Al solito il sorgente completo, che comprende il
+trattamento delle opzioni ed una funzione per stampare un messaggio di aiuto,
+è nel file \texttt{mygethost.c} dei sorgenti allegati alla guida.
+
+Il programma richiede un solo argomento che specifichi il nome da cercare,
+senza il quale (\texttt{\small 12--15}) esce con un errore. Dopo di che
+(\texttt{\small 16}) si limita a chiamare \func{gethostbyname}, ricevendo il
+risultato nel puntatore \var{data}. Questo (\texttt{\small 17--20}) viene
+controllato per rilevare eventuali errori, nel qual caso il programma esce
+dopo aver stampato un messaggio con \func{herror}.
+
+Se invece la risoluzione è andata a buon fine si inizia (\texttt{\small 21})
+con lo stampare il nome canonico, dopo di che (\texttt{\small 22--26}) si
+stampano eventuali altri nomi. Per questo prima (\texttt{\small 22}) si prende
+il puntatore alla cima della lista che contiene i nomi e poi (\texttt{\small
+ 23--26}) si esegue un ciclo che sarà ripetuto fin tanto che nella lista si
+troveranno dei puntatori validi\footnote{si ricordi che la lista viene
+ terminata da un puntatore nullo.} per le stringhe dei nomi; prima
+(\texttt{\small 24}) si stamperà la stringa e poi (\texttt{\small 25}) si
+provvederà ad incrementare il puntatore per passare al successivo elemento
+della lista.
+
+Una volta stampati i nomi si passerà a stampare gli indirizzi, il primo passo
+(\texttt{\small 27--34}) è allora quello di riconoscere il tipo di indirizzo
+sulla base del valore del campo \var{h\_addrtype}, stampandolo a video. Si è
+anche previsto di stampare un errore nel caso (che non dovrebbe mai accadere)
+di un indirizzo non valido.
+
+Infine (\texttt{\small 35--40}) si stamperanno i valori degli indirizzi, di
+nuovo (\texttt{\small 35}) si inizializzerà un puntatore alla cima della lista
+e si eseguirà un ciclo fintanto che questo punterà ad indirizzi validi in
+maniera analoga a quanto fatto in precedenza per i nomi a dominio. Si noti
+come, essendo il campo \var{h\_addr\_list} un puntatore ad strutture di
+indirizzi generiche, questo sia ancora di tipo \texttt{char **} e si possa
+riutilizzare lo stesso puntatore usato per i nomi.
+
+Per ciascun indirizzo valido si provvederà (\texttt{\small 37}) ad una
+conversione con la funzione \func{inet\_ntop} (vedi
+sez.~\ref{sec:sock_addr_func}) passandole gli opportuni argomenti, questa
+restituirà la stringa da stampare (\texttt{\small 38}) con il valore
+dell'indirizzo in \var{buffer}, che si è avuto la cura di dichiarare
+inizialmente (\texttt{\small 10}) con dimensioni adeguate; dato che la
+funzione è in grado di tenere conto automaticamente del tipo di indirizzo non
+ci sono precauzioni particolari da prendere.\footnote{volendo essere pignoli
+ si dovrebbe controllarne lo stato di uscita, lo si è tralasciato per non
+ appesantire il codice, dato che in caso di indirizzi non validi si sarebbe
+ avuto un errore con \func{gethostbyname}, ma si ricordi che la sicurezza non
+ è mai troppa.}
+
+Le funzioni illustrate finora hanno un difetto: utilizzando una area di
+memoria interna per allocare i contenuti della struttura \struct{hostent} non
+possono essere rientranti. Questo comporta anche che in due successive
+chiamate i dati potranno essere sovrascritti. Si tenga presente poi che
+copiare il contenuto della sola struttura non è sufficiente per salvare tutti
+i dati, in quanto questa contiene puntatori ad altri dati, che pure possono
+essere sovrascritti; per questo motivo, se si vuole salvare il risultato di
+una chiamata, occorrerà eseguire quella che si chiama una
+\itindex{deep~copy}\textit{deep copy}.\footnote{si chiama così quella tecnica
+ per cui, quando si deve copiare il contenuto di una struttura complessa (con
+ puntatori che puntano ad altri dati, che a loro volta possono essere
+ puntatori ad altri dati) si deve copiare non solo il contenuto della
+ struttura, ma eseguire una scansione per risolvere anche tutti i puntatori
+ contenuti in essa (e così via se vi sono altre sottostrutture con altri
+ puntatori) e copiare anche i dati da questi referenziati.}
+
+Per ovviare a questi problemi nelle \acr{glibc} sono definite anche delle
+versioni rientranti delle precedenti funzioni, al solito queste sono
+caratterizzate dall'avere un suffisso \texttt{\_r}, pertanto avremo le due
+funzioni \funcd{gethostbyname\_r} e \funcd{gethostbyname2\_r} i cui prototipi
+sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \funcdecl{int gethostbyname\_r(const char *name, struct hostent *ret,
+ char *buf, size\_t buflen, struct hostent **result, int *h\_errnop)}
+ \funcdecl{int gethostbyname2\_r(const char *name, int af,
+ struct hostent *ret, char *buf, size\_t buflen,
+ struct hostent **result, int *h\_errnop)}
+
+ Versioni rientranti delle funzioni \func{gethostbyname} e
+ \func{gethostbyname2}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo ed un valore
+ negativo in caso di errore.}
+\end{functions}
+
+Gli argomenti \param{name} (e \param{af} per \func{gethostbyname2\_r}) hanno
+lo stesso significato visto in precedenza. Tutti gli altri argomenti hanno lo
+stesso significato per entrambe le funzioni. Per evitare l'uso di variabili
+globali si dovrà allocare preventivamente una struttura \struct{hostent} in
+cui ricevere il risultato, passandone l'indirizzo alla funzione nell'argomento
+\param{ret}. Inoltre, dato che \struct{hostent} contiene dei puntatori, dovrà
+essere allocato anche un buffer in cui le funzioni possano scrivere tutti i
+dati del risultato dell'interrogazione da questi puntati; l'indirizzo e la
+lunghezza di questo buffer devono essere indicati con gli argomenti
+\param{buf} e \param{buflen}.
+
+Gli ultimi due argomenti vengono utilizzati per avere indietro i risultati
+come \itindex{value~result~argument}\textit{value result argument}, si deve
+specificare l'indirizzo della variabile su cui la funzione dovrà salvare il
+codice di errore con \param{h\_errnop} e quello su cui dovrà salvare il
+puntatore che si userà per accedere i dati con \param{result}.
+
+In caso di successo entrambe le funzioni restituiscono un valore nullo,
+altrimenti restituiscono un codice di errore negativo e all'indirizzo puntato
+da \param{result} sarà salvato un puntatore nullo, mentre a quello puntato da
+\param{h\_errnop} sarà salvato il valore del codice di errore, dato che per
+essere rientrante la funzione non può la variabile globale \var{h\_errno}. In
+questo caso il codice di errore, oltre ai valori di
+tab.~\ref{tab:h_errno_values}, può avere anche quello di \errcode{ERANGE}
+qualora il buffer allocato su \param{buf} non sia sufficiente a contenere i
+dati, in tal caso si dovrà semplicemente ripetere l'esecuzione della funzione
+con un buffer di dimensione maggiore.
+
+Una delle caratteristiche delle interrogazioni al servizio DNS è che queste
+sono normalmente eseguite con il protocollo UDP, ci sono casi in cui si
+preferisce che vengano usate connessioni permanenti con il protocollo TCP. Per
+ottenere questo\footnote{si potrebbero impostare direttamente le opzioni di
+ \var{\_\_res.options}, ma queste funzioni permettono di semplificare la
+ procedura.} sono previste delle funzioni apposite; la prima è
+\funcd{sethostent}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{netdb.h}
+{void sethostent(int stayopen)}
+
+Richiede l'uso di connessioni per le interrogazioni ad un server DNS.
+
+\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{prototype}
+
+La funzione permette di richiedere l'uso di connessioni TCP per la richiesta
+dei dati, e che queste restino aperte per successive richieste. Il valore
+dell'argomento \param{stayopen} indica se attivare questa funzionalità, un
+valore pari a 1 (o diverso da zero), che indica una condizione vera in C,
+attiva la funzionalità. Come si attiva l'uso delle connessioni TCP lo si può
+disattivare con la funzione \funcd{endhostent}; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{netdb.h}
+{void endhostent(void)}
+
+Disattiva l'uso di connessioni per le interrogazioni ad un server DNS.
+
+\bodydesc{La funzione non restituisce nulla.}
+\end{prototype}
+\noindent e come si può vedere la funzione è estremamente semplice, non
+richiedendo nessun argomento.
+
+
+Infine si può richiedere la risoluzione inversa di un indirizzo IP od IPv6,
+per ottenerne il nome a dominio ad esso associato, per fare questo si può
+usare la funzione \funcd{gethostbyaddr}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \funcdecl{struct hostent *gethostbyaddr(const char *addr, int len, int type)}
+
+ Richiede la risoluzione inversa di un indirizzo IP.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce l'indirizzo ad una struttura
+ \struct{hostent} in caso di successo ed \const{NULL} in caso di errore.}
+\end{functions}
+
+In questo caso l'argomento \param{addr} dovrà essere il puntatore ad una
+appropriata struttura contenente il valore dell'indirizzo IP (o IPv6) che si
+vuole risolvere. L'uso del tipo \texttt{char *} per questo argomento è
+storico, il dato dovrà essere fornito in una struttura
+\struct{in\_addr}\footnote{si ricordi che, come illustrato in
+ fig.~\ref{fig:sock_sa_ipv4_struct}, questo in realtà corrisponde ad un
+ numero intero, da esprimere comunque in \textit{network order}, non
+ altrettanto avviene però per \struct{in6\_addr}, pertanto è sempre opportuno
+ inizializzare questi indirizzi con \func{inet\_pton} (vedi
+ sez.~\ref{sec:sock_conv_func_gen}).} per un indirizzo IPv4 ed una struttura
+\struct{in6\_addr} per un indirizzo IPv6, mentre in \param{len} se ne dovrà
+specificare la dimensione (rispettivamente 4 o 16), infine l'argomento
+\param{type} indica il tipo di indirizzo e dovrà essere o \const{AF\_INET} o
+\const{AF\_INET6}.
+
+La funzione restituisce, in caso di successo, un puntatore ad una struttura
+\struct{hostent}, solo che in questo caso la ricerca viene eseguita
+richiedendo al DNS un record di tipo \texttt{PTR} corrispondente all'indirizzo
+specificato. In caso di errore al solito viene usata la variabile
+\var{h\_errno} per restituire un opportuno codice. In questo caso l'unico
+campo del risultato che interessa è \var{h\_name} che conterrà il nome a
+dominio, la funziona comunque inizializza anche il primo campo della lista
+\var{h\_addr\_list} col valore dell'indirizzo passato come argomento.
+
+Per risolvere il problema dell'uso da parte delle due funzioni
+\func{gethostbyname} e \func{gethostbyaddr} di memoria statica che può essere
+sovrascritta fra due chiamate successive, e per avere sempre la possibilità di
+indicare esplicitamente il tipo di indirizzi voluto (cosa che non è possibile
+con \func{gethostbyname}), vennero introdotte due nuove funzioni di
+risoluzione,\footnote{le funzioni sono presenti nelle \acr{glibc} versione
+ 2.1.96, ma essendo considerate deprecate (vedi
+ sez.~\ref{sec:sock_advanced_name_services}) sono state rimosse nelle
+ versioni successive.} \funcd{getipnodebyname} e \funcd{getipnodebyaddr}, i
+cui prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+
+ \funcdecl{struct hostent *getipnodebyname(const char *name, int af, int
+ flags, int *error\_num)}
+
+ \funcdecl{struct hostent *getipnodebyaddr(const void *addr, size\_t len,
+ int af, int *error\_num)}
+
+ Richiedono rispettivamente la risoluzione e la risoluzione inversa di un
+ indirizzo IP.
+
+ \bodydesc{Entrambe le funzioni restituiscono l'indirizzo ad una struttura
+ \struct{hostent} in caso di successo ed \const{NULL} in caso di errore.}
+\end{functions}
+
+Entrambe le funzioni supportano esplicitamente la scelta di una famiglia di
+indirizzi con l'argomento \param{af} (che può assumere i valori
+\const{AF\_INET} o \const{AF\_INET6}), e restituiscono un codice di errore
+(con valori identici a quelli precedentemente illustrati in
+tab.~\ref{tab:h_errno_values}) nella variabile puntata da \param{error\_num}.
+La funzione \func{getipnodebyaddr} richiede poi che si specifichi l'indirizzo
+come per \func{gethostbyaddr} passando anche la lunghezza dello stesso
+nell'argomento \param{len}.
+
+La funzione \func{getipnodebyname} prende come primo argomento il nome da
+risolvere, inoltre prevede un apposito argomento \param{flags}, da usare come
+maschera binaria, che permette di specificarne il comportamento nella
+risoluzione dei diversi tipi di indirizzi (IPv4 e IPv6); ciascun bit
+dell'argomento esprime una diversa opzione, e queste possono essere specificate
+con un OR aritmetico delle costanti riportate in
+tab.~\ref{tab:sock_getipnodebyname_flags}.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{AI\_V4MAPPED} & usato con \const{AF\_INET6} per richiedere una
+ ricerca su un indirizzo IPv4 invece che IPv6; gli
+ eventuali risultati saranno rimappati su indirizzi
+ IPv6.\\
+ \const{AI\_ALL} & usato con \const{AI\_V4MAPPED}; richiede sia
+ indirizzi IPv4 che IPv6, e gli indirizzi IPv4
+ saranno rimappati in IPv6.\\
+ \const{AI\_ADDRCONFIG}& richiede che una richiesta IPv4 o IPv6 venga
+ eseguita solo se almeno una interfaccia del
+ sistema è associata ad un indirizzo di tale tipo.\\
+ \const{AI\_DEFAULT} & il valore di default, è equivalente alla
+ combinazione di \const{AI\_ADDRCONFIG} e di
+ \const{AI\_V4MAPPED}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibili per i bit dell'argomento \param{flags} della
+ funzione \func{getipnodebyname}.}
+ \label{tab:sock_getipnodebyname_flags}
+\end{table}
+
+Entrambe le funzioni restituiscono un puntatore ad una struttura \var{hostent}
+che contiene i risultati della ricerca, che viene allocata dinamicamente
+insieme a tutto lo spazio necessario a contenere i dati in essa referenziati;
+per questo motivo queste funzioni non soffrono dei problemi dovuti all'uso di
+una sezione statica di memoria presenti con le precedenti \func{gethostbyname}
+e \func{gethostbyaddr}. L'uso di una allocazione dinamica però comporta anche
+la necessità di disallocare esplicitamente la memoria occupata dai risultati
+una volta che questi non siano più necessari; a tale scopo viene fornita la
+funzione \funcd{freehostent}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+
+ \funcdecl{void freehostent(struct hostent *ip)}
+
+ Disalloca una struttura \var{hostent}.
+
+ \bodydesc{La funzione non ritorna nulla.}
+\end{functions}
+
+La funzione permette di disallocare una struttura \var{hostent}
+precedentemente allocata in una chiamata di \func{getipnodebyname} o
+\func{getipnodebyaddr}, e prende come argomento l'indirizzo restituito da una
+di queste funzioni.
+
+Infine per concludere la nostra panoramica sulle funzioni di risoluzione dei
+nomi dobbiamo citare le funzioni che permettono di interrogare gli altri
+servizi di risoluzione dei nomi illustrati in sez.~\ref{sec:sock_resolver}; in
+generale infatti ci sono una serie di funzioni nella forma
+\texttt{getXXXbyname} e \texttt{getXXXbyaddr} per ciascuna delle informazioni
+di rete mantenute dal \textit{Name Service Switch} che permettono
+rispettivamente di trovare una corrispondenza cercando per nome o per numero.
+
+L'elenco di queste funzioni è riportato nelle colonne finali di
+tab.~\ref{tab:name_resolution_functions}, dove le si sono suddivise rispetto
+al tipo di informazione che forniscono (riportato in prima colonna). Nella
+tabella si è anche riportato il file su cui vengono ordinariamente mantenute
+queste informazioni, che però può essere sostituito da un qualunque supporto
+interno al \textit{Name Service Switch} (anche se usualmente questo avviene
+solo per la risoluzione degli indirizzi). Ciascuna funzione fa riferimento ad
+una sua apposita struttura che contiene i relativi dati, riportata in terza
+colonna.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|l|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Informazione}&\textbf{File}&\textbf{Struttura}&
+ \multicolumn{2}{|c|}{\textbf{Funzioni}}\\
+ \hline
+ \hline
+ indirizzo&\file{/etc/hosts}&\struct{hostent}&\func{gethostbyname}&
+ \func{gethostbyaddr}\\
+ servizio &\file{/etc/services}&\struct{servent}&\func{getservbyname}&
+ \func{getservbyaddr}\\
+ rete &\file{/etc/networks}&\struct{netent}&\func{getnetbyname}&
+ \func{getnetbyaddr}\\
+ protocollo&\file{/etc/protocols}&\struct{protoent}&\func{getprotobyname}&
+ \func{getprotobyaddr}\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Funzioni di risoluzione dei nomi per i vari servizi del
+ \textit{Name Service Switch}.}
+ \label{tab:name_resolution_functions}
+\end{table}
+
+Delle funzioni di tab.~\ref{tab:name_resolution_functions} abbiamo trattato
+finora soltanto quelle relative alla risoluzione dei nomi, dato che sono le
+più usate, e prevedono praticamente da sempre la necessità di rivolgersi ad
+una entità esterna; per le altre invece, estensioni fornite dal NSS a parte,
+si fa sempre riferimento ai dati mantenuti nei rispettivi file.
+
+Dopo la risoluzione dei nomi a dominio una delle ricerche più comuni è quella
+sui nomi dei servizi noti (cioè \texttt{http}, \texttt{smtp}, ecc.) da
+associare alle rispettive porte, le due funzioni da utilizzare per questo sono
+\funcd{getservbyname} e \funcd{getservbyaddr}, che permettono rispettivamente
+di ottenere il numero di porta associato ad un servizio dato il nome e
+viceversa; i loro prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \funcdecl{struct servent *getservbyname(const char *name, const char *proto)}
+ \funcdecl{struct servent *getservbyport(int port, const char *proto)}
+
+ Risolvono il nome di un servizio nel rispettivo numero di porta e viceversa.
+
+ \bodydesc{Ritornano il puntatore ad una struttura \struct{servent} con i
+ risultati in caso di successo, o \const{NULL} in caso di errore.}
+\end{functions}
+
+Entrambe le funzioni prendono come ultimo argomento una stringa \param{proto}
+che indica il protocollo per il quale si intende effettuare la
+ricerca,\footnote{le informazioni mantenute in \file{/etc/services} infatti
+ sono relative sia alle porte usate su UDP che su TCP, occorre quindi
+ specificare a quale dei due protocolli si fa riferimento.} che nel caso si
+IP può avere come valori possibili solo \texttt{udp} o
+\texttt{tcp};\footnote{in teoria si potrebbe avere un qualunque protocollo fra
+ quelli citati in \file{/etc/protocols}, posto che lo stesso supporti il
+ concetto di \textsl{porta}, in pratica questi due sono gli unici presenti.}
+se si specifica un puntatore nullo la ricerca sarà eseguita su un protocollo
+qualsiasi.
+
+Il primo argomento è il nome del servizio per \func{getservbyname},
+specificato tramite la stringa \param{name}, mentre \func{getservbyport}
+richiede il numero di porta in \param{port}. Entrambe le funzioni eseguono una
+ricerca sul file \file{/etc/services}\footnote{il \textit{Name Service Switch}
+ astrae il concetto a qualunque supporto su cui si possano mantenere i
+ suddetti dati. } ed estraggono i dati dalla prima riga che corrisponde agli
+argomenti specificati; se la risoluzione ha successo viene restituito un
+puntatore ad una apposita struttura \struct{servent} contenente tutti i
+risultati), altrimenti viene restituito un puntatore nullo. Si tenga presente
+che anche in questo caso i dati vengono mantenuti in una area di memoria
+statica e che quindi la funzione non è rientrante.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/servent.h}
+ \end{minipage}
+ \caption{La struttura \structd{servent} per la risoluzione dei nomi dei
+ servizi e dei numeri di porta.}
+ \label{fig:sock_servent_struct}
+\end{figure}
+
+La definizione della struttura \struct{servent} è riportata in
+fig.~\ref{fig:sock_servent_struct}, il primo campo, \var{s\_name} contiene
+sempre il nome canonico del servizio, mentre \var{s\_aliases} è un puntatore
+ad un vettore di stringhe contenenti gli eventuali nomi alternativi
+utilizzabili per identificare lo stesso servizio. Infine \var{s\_port}
+contiene il numero di porta e \var{s\_proto} il nome del protocollo.
+
+Come riportato in tab.~\ref{tab:name_resolution_functions} ci sono analoghe
+funzioni per la risoluzione del nome dei protocolli e delle reti; non staremo
+a descriverle nei dettagli, in quanto il loro uso è molto limitato, esse
+comunque hanno una struttura del tutto analoga alle precedenti, e tutti i
+dettagli relativi al loro funzionamento possono essere trovati nelle
+rispettive pagine di manuale.
+
+Oltre alle funzioni di ricerca esistono delle ulteriori funzioni che prevedono
+una lettura sequenziale delle informazioni mantenute nel \textit{Name Service
+ Switch} (in sostanza permettono di leggere i file contenenti le informazioni
+riga per riga), che sono analoghe a quelle elencate in
+tab.~\ref{tab:sys_passwd_func} per le informazioni relative ai dati degli
+utenti e dei gruppi. Nel caso specifico dei servizi avremo allora le tre
+funzioni \funcd{setservent}, \funcd{getservent} e \funcd{endservent} i cui
+prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \funcdecl{void setservent(int stayopen)}
+ Apre il file \file{/etc/services} e si posiziona al suo inizio.
+
+ \funcdecl{struct servent *getservent(void)}
+ Legge la voce successiva nel file \file{/etc/services}.
+
+ \funcdecl{void endservent(void)}
+ Chiude il file \file{/etc/services}.
+
+ \bodydesc{Le due funzioni \func{setservent} e \func{endservent} non
+ restituiscono nulla, \func{getservent} restituisce il puntatore ad una
+ struttura \struct{servent} in caso di successo e \const{NULL} in caso di
+ errore o fine del file.}
+\end{functions}
+
+La prima funzione, \func{getservent}, legge una singola voce a partire dalla
+posizione corrente in \file{/etc/services}, pertanto si può eseguire una
+lettura sequenziale dello stesso invocandola più volte. Se il file non è
+aperto provvede automaticamente ad aprirlo, nel qual caso leggerà la prima
+voce. La seconda funzione, \func{setservent}, permette di aprire il file
+\file{/etc/services} per una successiva lettura, ma se il file è già stato
+aperto riporta la posizione di lettura alla prima voce del file, in questo
+modo si può far ricominciare da capo una lettura sequenziale. L'argomento
+\param{stayopen}, se diverso da zero, fa sì che il file resti aperto anche fra
+diverse chiamate a \func{getservbyname} e \func{getservbyaddr}.\footnote{di
+ default dopo una chiamata a queste funzioni il file viene chiuso, cosicché
+ una successiva chiamata a \func{getservent} riparte dall'inizio.} La terza
+funzione, \funcd{endservent}, provvede semplicemente a chiudere il file.
+
+Queste tre funzioni per la lettura sequenziale di nuovo sono presenti per
+ciascuno dei vari tipi di informazione relative alle reti di
+tab.~\ref{tab:name_resolution_functions}; questo significa che esistono
+altrettante funzioni nella forma \texttt{setXXXent}, \texttt{getXXXent} e
+\texttt{endXXXent}, analoghe alle precedenti per la risoluzione dei servizi,
+che abbiamo riportato in tab.~\ref{tab:name_sequential_read}. Essendo, a
+parte il tipo di informazione che viene trattato, sostanzialmente identiche
+nel funzionamento e di scarso utilizzo, non staremo a trattarle una per una,
+rimandando alle rispettive pagine di manuale.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Informazione}&\multicolumn{3}{|c|}{\textbf{Funzioni}}\\
+ \hline
+ \hline
+ indirizzo &\func{sethostent} &\func{gethostent} &\func{endhostent} \\
+ servizio &\func{setservent} &\func{getservent} &\func{endservent}\\
+ rete &\func{setnetent} &\func{getnetent} &\func{endnetent}\\
+ protocollo&\func{setprotoent}&\func{getprotoent}&\func{endprotoent}\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Funzioni lettura sequenziale dei dati del \textit{Name Service
+ Switch}.}
+ \label{tab:name_sequential_read}
+\end{table}
+
+
+
+
+
+\subsection{Le funzioni avanzate per la risoluzione dei nomi}
+\label{sec:sock_advanced_name_services}
+
+Quelle illustrate nella sezione precedente sono le funzioni classiche per la
+risoluzione di nomi ed indirizzi IP, ma abbiamo già visto come esse soffrano
+di vari inconvenienti come il fatto che usano informazioni statiche, e non
+prevedono la possibilità di avere diverse classi di indirizzi. Anche se sono
+state create delle estensioni o metodi diversi che permettono di risolvere
+alcuni di questi inconvenienti,\footnote{rimane ad esempio il problema
+ generico che si deve sapere in anticipo quale tipo di indirizzi IP (IPv4 o
+ IPv6) corrispondono ad un certo nome a dominio.} comunque esse non
+forniscono una interfaccia sufficientemente generica.
+
+Inoltre in genere quando si ha a che fare con i socket non esiste soltanto il
+problema della risoluzione del nome che identifica la macchina, ma anche
+quello del servizio a cui ci si vuole rivolgere. Per questo motivo con lo
+standard POSIX 1003.1-2001 sono state indicate come deprecate le varie
+funzioni \func{gethostbyaddr}, \func{gethostbyname}, \var{getipnodebyname} e
+\var{getipnodebyaddr} ed è stata introdotta una interfaccia completamente
+nuova.
+
+La prima funzione di questa interfaccia è \funcd{getaddrinfo},\footnote{la
+ funzione è definita, insieme a \func{getnameinfo} che vedremo più avanti,
+ nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2553.txt} {RFC~2553}.} che combina le
+funzionalità delle precedenti \func{getipnodebyname}, \func{getipnodebyaddr},
+\func{getservbyname} e \func{getservbyport}, consentendo di ottenere
+contemporaneamente sia la risoluzione di un indirizzo simbolico che del nome
+di un servizio; il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \headdecl{netdb.h}
+
+ \funcdecl{int getaddrinfo(const char *node, const char *service, const
+ struct addrinfo *hints, struct addrinfo **res)}
+
+ Esegue una risoluzione di un nome a dominio e di un nome di servizio.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo o un codice di
+ errore diverso da zero in caso di fallimento.}
+\end{functions}
+
+La funzione prende come primo argomento il nome della macchina che si vuole
+risolvere, specificato tramite la stringa \param{node}. Questo argomento,
+oltre ad un comune nome a dominio, può indicare anche un indirizzo numerico in
+forma \textit{dotted-decimal} per IPv4 o in formato esadecimale per IPv6. Si
+può anche specificare il nome di una rete invece che di una singola macchina.
+Il secondo argomento, \param{service}, specifica invece il nome del servizio
+che si intende risolvere. Per uno dei due argomenti si può anche usare il
+valore \const{NULL}, nel qual caso la risoluzione verrà effettuata soltanto
+sulla base del valore dell'altro.
+
+Il terzo argomento, \param{hints}, deve essere invece un puntatore ad una
+struttura \struct{addrinfo} usata per dare dei \textsl{suggerimenti} al
+procedimento di risoluzione riguardo al protocollo o del tipo di socket che si
+intenderà utilizzare; \func{getaddrinfo} infatti permette di effettuare
+ricerche generiche sugli indirizzi, usando sia IPv4 che IPv6, e richiedere
+risoluzioni sui nomi dei servizi indipendentemente dal protocollo (ad esempio
+TCP o UDP) che questi possono utilizzare.
+
+Come ultimo argomento in \param{res} deve essere passato un puntatore ad una
+variabile (di tipo puntatore ad una struttura \struct{addrinfo}) che verrà
+utilizzata dalla funzione per riportare (come \itindex{value~result~argument}
+\textit{value result argument}) i propri risultati. La funzione infatti è
+rientrante, ed alloca autonomamente tutta la memoria necessaria in cui
+verranno riportati i risultati della risoluzione. La funzione scriverà
+all'indirizzo puntato da \param{res} il puntatore iniziale ad una
+\itindex{linked~list}\textit{linked list} di strutture di tipo
+\struct{addrinfo} contenenti tutte le informazioni ottenute.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/addrinfo.h}
+ \end{minipage}
+ \caption{La struttura \structd{addrinfo} usata nella nuova interfaccia POSIX
+ per la risoluzione di nomi a dominio e servizi.}
+ \label{fig:sock_addrinfo_struct}
+\end{figure}
+
+Come illustrato la struttura \struct{addrinfo}, la cui definizione\footnote{la
+ definizione è ripresa direttamente dal file \texttt{netdb.h} in questa
+ struttura viene dichiarata, la pagina di manuale riporta \type{size\_t} come
+ tipo di dato per il campo \var{ai\_addrlen}, qui viene usata quanto previsto
+ dallo standard POSIX, in cui viene utilizzato \type{socklen\_t}; i due tipi
+ di dati sono comunque equivalenti.} è riportata in
+fig.~\ref{fig:sock_addrinfo_struct}, viene usata sia in ingresso, per passare
+dei valori di controllo alla funzione, che in uscita, per ricevere i
+risultati. Il primo campo, \var{ai\_flags}, è una maschera binaria di bit che
+permettono di controllare le varie modalità di risoluzione degli indirizzi,
+che viene usato soltanto in ingresso. I tre campi successivi \var{ai\_family},
+\var{ai\_socktype}, e \var{ai\_protocol} contengono rispettivamente la
+famiglia di indirizzi, il tipo di socket e il protocollo, in ingresso vengono
+usati per impostare una selezione (impostandone il valore nella struttura
+puntata da \param{hints}), mentre in uscita indicano il tipo di risultato
+contenuto nella struttura.
+
+Tutti i campi seguenti vengono usati soltanto in uscita; il campo
+\var{ai\_addrlen} indica la dimensione della struttura degli indirizzi
+ottenuta come risultato, il cui contenuto sarà memorizzato nella struttura
+\struct{sockaddr} posta all'indirizzo puntato dal campo \var{ai\_addr}. Il
+campo \var{ai\_canonname} è un puntatore alla stringa contenente il nome
+canonico della macchina, ed infine, quando la funzione restituisce più di un
+risultato, \var{ai\_next} è un puntatore alla successiva struttura
+\struct{addrinfo} della lista.
+
+Ovviamente non è necessario dare dei suggerimenti in ingresso, ed usando
+\const{NULL} come valore per l'argomento \param{hints} si possono compiere
+ricerche generiche. Se però si specifica un valore non nullo questo deve
+puntare ad una struttura \struct{addrinfo} precedentemente allocata nella
+quale siano stati opportunamente impostati i valori dei campi
+\var{ai\_family}, \var{ai\_socktype}, \var{ai\_protocol} ed \var{ai\_flags}.
+
+I due campi \var{ai\_family} e \var{ai\_socktype} prendono gli stessi valori
+degli analoghi argomenti della funzione \func{socket}; in particolare per
+\var{ai\_family} si possono usare i valori di tab.~\ref{tab:net_pf_names} ma
+sono presi in considerazione solo \const{PF\_INET} e \const{PF\_INET6}, mentre
+se non si vuole specificare nessuna famiglia di indirizzi si può usare il
+valore \const{PF\_UNSPEC}. Allo stesso modo per \var{ai\_socktype} si possono
+usare i valori illustrati in sez.~\ref{sec:sock_type} per indicare per quale
+tipo di socket si vuole risolvere il servizio indicato, anche se i soli
+significativi sono \const{SOCK\_STREAM} e \const{SOCK\_DGRAM}; in questo caso,
+se non si vuole effettuare nessuna risoluzione specifica, si potrà usare un
+valore nullo.
+
+Il campo \var{ai\_protocol} permette invece di effettuare la selezione dei
+risultati per il nome del servizio usando il numero identificativo del
+rispettivo protocollo di trasporto (i cui valori possibili sono riportati in
+\file{/etc/protocols}); di nuovo i due soli valori utilizzabili sono quelli
+relativi a UDP e TCP, o il valore nullo che indica di ignorare questo campo
+nella selezione.
+
+Infine l'ultimo campo è \var{ai\_flags}; che deve essere impostato come una
+maschera binaria; i bit di questa variabile infatti vengono usati per dare
+delle indicazioni sul tipo di risoluzione voluta, ed hanno valori analoghi a
+quelli visti in sez.~\ref{sec:sock_name_services} per \func{getipnodebyname};
+il valore di \var{ai\_flags} può essere impostata con un OR aritmetico delle
+costanti di tab.~\ref{tab:ai_flags_values}, ciascuna delle quali identifica un
+bit della maschera.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{AI\_PASSIVE} & viene utilizzato per ottenere un indirizzo in
+ formato adatto per una successiva chiamata a
+ \func{bind}. Se specificato quando si è usato
+ \const{NULL} come valore per \param{node} gli
+ indirizzi restituiti saranno inizializzati al
+ valore generico (\const{INADDR\_ANY} per IPv4 e
+ \const{IN6ADDR\_ANY\_INIT} per IPv6), altrimenti
+ verrà usato l'indirizzo dell'interfaccia di
+ \textit{loopback}. Se invece non è impostato gli
+ indirizzi verranno restituiti in formato adatto ad
+ una chiamata a \func{connect} o \func{sendto}.\\
+ \const{AI\_CANONNAME} & richiede la restituzione del nome canonico della
+ macchina, che verrà salvato in una stringa il cui
+ indirizzo sarà restituito nel campo
+ \var{ai\_canonname} della prima struttura
+ \struct{addrinfo} dei risultati. Se il nome
+ canonico non è disponibile al suo posto
+ viene restituita una copia di \param{node}. \\
+ \const{AI\_NUMERICHOST}& se impostato il nome della macchina specificato
+ con \param{node} deve essere espresso in forma
+ numerica, altrimenti sarà restituito un errore
+ \const{EAI\_NONAME} (vedi
+ tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}), in questo
+ modo si evita ogni chiamata alle funzioni di
+ risoluzione.\\
+ \const{AI\_V4MAPPED} & stesso significato dell'analoga di
+ tab.~\ref{tab:sock_getipnodebyname_flags}.\\
+ \const{AI\_ALL} & stesso significato dell'analoga di
+ tab.~\ref{tab:sock_getipnodebyname_flags}.\\
+ \const{AI\_ADDRCONFIG} & stesso significato dell'analoga di
+ tab.~\ref{tab:sock_getipnodebyname_flags}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti associate ai bit del campo \var{ai\_flags} della struttura
+ \struct{addrinfo}.}
+ \label{tab:ai_flags_values}
+\end{table}
+
+La funzione restituisce un valore nullo in caso di successo, o un codice in
+caso di errore. I valori usati come codice di errore sono riportati in
+tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}; dato che la funzione utilizza altre
+funzioni e chiamate al sistema per ottenere il suo risultato in generale il
+valore di \var{errno} non è significativo, eccetto il caso in cui si sia
+ricevuto un errore di \const{EAI\_SYSTEM}, nel qual caso l'errore
+corrispondente è riportato tramite \var{errno}.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{EAI\_FAMILY} & la famiglia di indirizzi richiesta non è
+ supportata. \\
+ \const{EAI\_SOCKTYPE}& il tipo di socket richiesto non è supportato. \\
+ \const{EAI\_BADFLAGS}& il campo \var{ai\_flags} contiene dei valori non
+ validi. \\
+ \const{EAI\_NONAME} & il nome a dominio o il servizio non sono noti,
+ viene usato questo errore anche quando si specifica
+ il valore \const{NULL} per entrambi gli argomenti
+ \param{node} e \param{service}. \\
+ \const{EAI\_SERVICE} & il servizio richiesto non è disponibile per il tipo
+ di socket richiesto, anche se può esistere per
+ altri tipi di socket. \\
+ \const{EAI\_ADDRFAMILY}& la rete richiesta non ha nessun indirizzo di rete
+ per la famiglia di indirizzi specificata. \\
+ \const{EAI\_NODATA} & la macchina specificata esiste, ma non ha nessun
+ indirizzo di rete definito. \\
+ \const{EAI\_MEMORY} & è stato impossibile allocare la memoria necessaria
+ alle operazioni. \\
+ \const{EAI\_FAIL} & il DNS ha restituito un errore di risoluzione
+ permanente. \\
+ \const{EAI\_AGAIN} & il DNS ha restituito un errore di risoluzione
+ temporaneo, si può ritentare in seguito. \\
+ \const{EAI\_SYSTEM} & c'è stato un errore di sistema, si può controllare
+ \var{errno} per i dettagli. \\
+% \hline
+% TODO estensioni GNU, trovarne la documentazione
+% \const{EAI\_INPROGRESS}& richiesta in corso. \\
+% \const{EAI\_CANCELED}& la richiesta è stata cancellata.\\
+% \const{EAI\_NOTCANCELED}& la richiesta non è stata cancellata. \\
+% \const{EAI\_ALLDONE} & tutte le richieste sono complete. \\
+% \const{EAI\_INTR} & richiesta interrotta. \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti associate ai valori dei codici di errore della funzione
+ \func{getaddrinfo}.}
+ \label{tab:addrinfo_error_code}
+\end{table}
+
+Come per i codici di errore di \func{gethostbyname} anche in questo caso è
+fornita una apposita funzione, analoga di \func{strerror}, che consente di
+utilizzarli direttamente per stampare a video un messaggio esplicativo; la
+funzione è \func{gai\_strerror} ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+
+ \funcdecl{const char *gai\_strerror(int errcode)}
+
+ Fornisce il messaggio corrispondente ad un errore di \func{getaddrinfo}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il puntatore alla stringa contenente il
+ messaggio di errore.}
+\end{functions}
+
+La funzione restituisce un puntatore alla stringa contenente il messaggio
+corrispondente dal codice di errore \param{errcode} ottenuto come valore di
+ritorno di \func{getaddrinfo}. La stringa è allocata staticamente, ma essendo
+costante, ed accessibile in sola lettura, questo non comporta nessun problema
+di rientranza della funzione.
+
+Dato che ad un certo nome a dominio possono corrispondere più indirizzi IP
+(sia IPv4 che IPv6), e che un certo servizio può essere fornito su protocolli
+e tipi di socket diversi, in generale, a meno di non aver eseguito una
+selezione specifica attraverso l'uso di \param{hints}, si otterrà una diversa
+struttura \struct{addrinfo} per ciascuna possibilità. Ad esempio se si
+richiede la risoluzione del servizio \textit{echo} per l'indirizzo
+\texttt{www.truelite.it}, e si imposta \const{AI\_CANONNAME} per avere anche
+la risoluzione del nome canonico, si avrà come risposta della funzione la
+lista illustrata in fig.~\ref{fig:sock_addrinfo_list}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \centering
+ \includegraphics[width=10cm]{img/addrinfo_list}
+ \caption{La \itindex{linked~list}\textit{linked list} delle strutture
+ \struct{addrinfo} restituite da \func{getaddrinfo}.}
+ \label{fig:sock_addrinfo_list}
+\end{figure}
+
+Come primo esempio di uso di \func{getaddrinfo} vediamo un programma
+elementare di interrogazione del \itindex{resolver}\textit{resolver} basato
+questa funzione, il cui corpo principale è riportato in
+fig.~\ref{fig:mygetaddr_example}. Il codice completo del programma, compresa
+la gestione delle opzioni in cui è gestita l'eventuale inizializzazione
+dell'argomento \var{hints} per restringere le ricerche su protocolli, tipi di
+socket o famiglie di indirizzi, è disponibile nel file \texttt{mygetaddr.c}
+dei sorgenti allegati alla guida.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/mygetaddr.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Esempio di codice per la risoluzione di un indirizzo.}
+ \label{fig:mygetaddr_example}
+\end{figure}
+
+Il corpo principale inizia controllando (\texttt{\small 1--5}) il numero di
+argomenti passati, che devono essere sempre due, e corrispondere
+rispettivamente all'indirizzo ed al nome del servizio da risolvere. A questo
+segue la chiamata (\texttt{\small 7}) alla funzione \func{getaddrinfo}, ed il
+successivo controllo (\texttt{\small 8--11}) del suo corretto funzionamento,
+senza il quale si esce immediatamente stampando il relativo codice di errore.
+
+Se la funzione ha restituito un valore nullo il programma prosegue
+inizializzando (\texttt{\small 12}) il puntatore \var{ptr} che sarà usato nel
+successivo ciclo (\texttt{\small 14--35}) di scansione della lista delle
+strutture \struct{addrinfo} restituite dalla funzione. Prima di eseguire
+questa scansione (\texttt{\small 12}) viene stampato il valore del nome
+canonico che è presente solo nella prima struttura.
+
+La scansione viene ripetuta (\texttt{\small 14}) fintanto che si ha un
+puntatore valido. La selezione principale è fatta sul campo \var{ai\_family},
+che stabilisce a quale famiglia di indirizzi fa riferimento la struttura in
+esame. Le possibilità sono due, un indirizzo IPv4 o IPv6, se nessuna delle due
+si verifica si provvede (\texttt{\small 27--30}) a stampare un messaggio di
+errore ed uscire.\footnote{questa eventualità non dovrebbe mai verificarsi,
+ almeno fintanto che la funzione \func{getaddrinfo} lavora correttamente.}
+
+Per ciascuno delle due possibili famiglie di indirizzi si estraggono le
+informazioni che poi verranno stampate alla fine del ciclo (\texttt{\small
+ 31--34}). Il primo caso esaminato (\texttt{\small 15--21}) è quello degli
+indirizzi IPv4, nel qual caso prima se ne stampa l'identificazione
+(\texttt{\small 16}) poi si provvede a ricavare la struttura degli indirizzi
+(\texttt{\small 17}) indirizzata dal campo \var{ai\_addr}, eseguendo un
+opportuno casting del puntatore per poter estrarre da questa la porta
+(\texttt{\small 18}) e poi l'indirizzo (\texttt{\small 19}) che verrà
+convertito con una chiamata ad \func{inet\_ntop}.
+
+La stessa operazione (\texttt{\small 21--27}) viene ripetuta per gli indirizzi
+IPv6, usando la rispettiva struttura degli indirizzi. Si noti anche come in
+entrambi i casi per la chiamata a \func{inet\_ntop} si sia dovuto passare il
+puntatore al campo contenente l'indirizzo IP nella struttura puntata dal campo
+\var{ai\_addr}.\footnote{il meccanismo è complesso a causa del fatto che al
+ contrario di IPv4, in cui l'indirizzo IP può essere espresso con un semplice
+ numero intero, in IPv6 questo deve essere necessariamente fornito come
+ struttura, e pertanto anche se nella struttura puntata da \var{ai\_addr}
+ sono presenti direttamente i valori finali, per l'uso con \func{inet\_ntop}
+ occorre comunque passare un puntatore agli stessi (ed il costrutto
+ \code{\&addr6->sin6\_addr} è corretto in quanto l'operatore \texttt{->} ha
+ on questo caso precedenza su \texttt{\&}).}
+
+Una volta estratte dalla struttura \struct{addrinfo} tutte le informazioni
+relative alla risoluzione richiesta e stampati i relativi valori, l'ultimo
+passo (\texttt{\small 34}) è di estrarre da \var{ai\_next} l'indirizzo della
+eventuale successiva struttura presente nella lista e ripetere il ciclo, fin
+tanto che, completata la scansione, questo avrà un valore nullo e si potrà
+terminare (\texttt{\small 36}) il programma.
+
+Si tenga presente che \func{getaddrinfo} non garantisce nessun particolare
+ordinamento della lista delle strutture \struct{addrinfo} restituite, anche se
+usualmente i vari indirizzi IP (se ne è presente più di uno) sono forniti
+nello stesso ordine in cui vengono inviati dal server DNS. In particolare
+nulla garantisce che vengano forniti prima i dati relativi ai servizi di un
+determinato protocollo o tipo di socket, se ne sono presenti di diversi. Se
+allora utilizziamo il nostro programma potremo verificare il risultato:
+\begin{Verbatim}
+[piccardi@gont sources]$ ./mygetaddr -c gapil.truelite.it echo
+Canonical name sources2.truelite.it
+IPv4 address:
+ Indirizzo 62.48.34.25
+ Protocollo 6
+ Porta 7
+IPv4 address:
+ Indirizzo 62.48.34.25
+ Protocollo 17
+ Porta 7
+\end{Verbatim}
+%$
+
+Una volta estratti i risultati dalla \itindex{linked~list}\textit{linked list}
+puntata da \param{res} se questa non viene più utilizzata si dovrà avere cura
+di disallocare opportunamente tutta la memoria, per questo viene fornita
+l'apposita funzione \funcd{freeaddrinfo}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{netdb.h}
+
+ \funcdecl{void freeaddrinfo(struct addrinfo *res)}
+
+ Libera la memoria allocata da una precedente chiamata a \func{getaddrinfo}.
+
+ \bodydesc{La funzione non restituisce nessun codice di errore.}
+\end{functions}
+
+La funzione prende come unico argomento il puntatore \param{res}, ottenuto da
+una precedente chiamata a \func{getaddrinfo}, e scandisce la lista delle
+strutture per liberare tutta la memoria allocata. Dato che la funzione non ha
+valori di ritorno deve essere posta molta cura nel passare un valore valido
+per \param{res}.
+
+Si tenga presente infine che se si copiano i risultati da una delle strutture
+\struct{addrinfo} restituite nella lista indicizzata da \param{res}, occorre
+avere cura di eseguire una \itindex{deep~copy}\textit{deep copy} in cui
+si copiano anche tutti i dati presenti agli indirizzi contenuti nella
+struttura \struct{addrinfo}, perché una volta disallocati i dati con
+\func{freeaddrinfo} questi non sarebbero più disponibili.
+
+Anche la nuova interfaccia definita da POSIX prevede una nuova funzione per
+eseguire la risoluzione inversa e determinare nomi di servizi e di dominio
+dati i rispettivi valori numerici. La funzione che sostituisce le varie
+\func{gethostbyname}, \func{getipnodebyname} e \func{getservname} è
+\funcd{getnameinfo}, ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \headdecl{netdb.h}
+
+ \funcdecl{int getnameinfo(const struct sockaddr *sa, socklen\_t salen, char
+ *host, size\_t hostlen, char *serv, size\_t servlen, int flags)}
+
+ Risolve il contenuto di una struttura degli indirizzi in maniera
+ indipendente dal protocollo.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e un codice di
+ errore diverso da zero altrimenti.}
+\end{functions}
+
+La principale caratteristica di \func{getnameinfo} è che la funzione è in
+grado di eseguire una risoluzione inversa in maniera indipendente dal
+protocollo; il suo primo argomento \param{sa} infatti è il puntatore ad una
+struttura degli indirizzi generica, che può contenere sia indirizzi IPv4 che
+IPv6, la cui dimensione deve comunque essere specificata con l'argomento
+\param{salen}.
+
+I risultati della funzione saranno restituiti nelle due stringhe puntate da
+\param{host} e \param{serv}, che dovranno essere state precedentemente
+allocate per una lunghezza massima che deve essere specificata con gli altri
+due argomenti \param{hostlen} e \param{servlen}. Si può, quando non si è
+interessati ad uno dei due, passare il valore \const{NULL} come argomento,
+così che la corrispondente informazione non verrà richiesta. Infine l'ultimo
+argomento \param{flags} è una maschera binaria i cui bit consentono di
+impostare le modalità con cui viene eseguita la ricerca, e deve essere
+specificato attraverso l'OR aritmetico dei valori illustrati in
+tab.~\ref{tab:getnameinfo_flags}.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Costante} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{NI\_NOFQDN} & richiede che venga restituita solo il nome della
+ macchina all'interno del dominio al posto del
+ nome completo (FQDN).\\
+ \const{NI\_NUMERICHOST}& richiede che venga restituita la forma numerica
+ dell'indirizzo (questo succede sempre se il nome
+ non può essere ottenuto).\\
+ \const{NI\_NAMEREQD} & richiede la restituzione di un errore se il nome
+ non può essere risolto.\\
+ \const{NI\_NUMERICSERV}& richiede che il servizio venga restituito in
+ forma numerica (attraverso il numero di porta).\\
+ \const{NI\_DGRAM} & richiede che venga restituito il nome del
+ servizio su UDP invece che quello su TCP per quei
+ pichi servizi (porte 512-214) che soni diversi
+ nei due protocolli.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti associate ai bit dell'argomento \param{flags} della
+ funzione \func{getnameinfo}.}
+ \label{tab:getnameinfo_flags}
+\end{table}
+
+La funzione ritorna zero in caso di successo, e scrive i propri risultati agli
+indirizzi indicati dagli argomenti \param{host} e \param{serv} come stringhe
+terminate dal carattere NUL, a meno che queste non debbano essere troncate
+qualora la loro dimensione ecceda quelle specificate dagli argomenti
+\param{hostlen} e \param{servlen}. Sono comunque definite le due costanti
+\const{NI\_MAXHOST} e \const{NI\_MAXSERV}\footnote{in Linux le due costanti
+ sono definite in \file{netdb.h} ed hanno rispettivamente il valore 1024 e
+ 12.} che possono essere utilizzate come limiti massimi. In caso di errore
+viene restituito invece un codice che assume gli stessi valori illustrati in
+tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}.
+
+A questo punto possiamo fornire degli esempi di utilizzo della nuova
+interfaccia, adottandola per le precedenti implementazioni del client e del
+server per il servizio \textit{echo}; dato che l'uso delle funzioni appena
+illustrate (in particolare di \func{getaddrinfo}) è piuttosto complesso,
+essendo necessaria anche una impostazione diretta dei campi dell'argomento
+\param{hints}, provvederemo una interfaccia semplificata per i due casi visti
+finora, quello in cui si specifica nel client un indirizzo remoto per la
+connessione al server, e quello in cui si specifica nel server un indirizzo
+locale su cui porsi in ascolto.
+
+La prima funzione della nostra interfaccia semplificata è \func{sockconn} che
+permette di ottenere un socket, connesso all'indirizzo ed al servizio
+specificati. Il corpo della funzione è riportato in
+fig.~\ref{fig:sockconn_code}, il codice completo è nel file \file{SockUtil.c}
+dei sorgenti allegati alla guida, che contiene varie funzioni di utilità per
+l'uso dei socket.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/sockconn.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Il codice della funzione \func{sockconn}.}
+ \label{fig:sockconn_code}
+\end{figure}
+
+La funzione prende quattro argomenti, i primi due sono le stringhe che
+indicano il nome della macchina a cui collegarsi ed il relativo servizio su
+cui sarà effettuata la risoluzione; seguono il protocollo da usare (da
+specificare con il valore numerico di \file{/etc/protocols}) ed il tipo di
+socket (al solito specificato con i valori illustrati in
+sez.~\ref{sec:sock_type}). La funzione ritorna il valore del file descriptor
+associato al socket (un numero positivo) in caso di successo, o -1 in caso di
+errore; per risolvere il problema di non poter passare indietro i valori di
+ritorno di \func{getaddrinfo} contenenti i relativi codici di
+errore\footnote{non si può avere nessuna certezza che detti valori siano
+ negativi, è questo è invece necessario per evitare ogni possibile ambiguità
+ nei confronti del valore di ritorno in caso di successo.} si sono stampati i
+messaggi d'errore direttamente nella funzione.
+
+Una volta definite le variabili necessarie (\texttt{\small 3--5}) la funzione
+prima (\texttt{\small 6}) azzera il contenuto della struttura \var{hint} e poi
+provvede (\texttt{\small 7--9}) ad inizializzarne i valori necessari per la
+chiamata (\texttt{\small 10}) a \func{getaddrinfo}. Di quest'ultima si
+controlla (\texttt{\small 12-16}) il codice di ritorno, in modo da stampare un
+avviso di errore, azzerare \var{errno} ed uscire in caso di errore. Dato che
+ad una macchina possono corrispondere più indirizzi IP, e di tipo diverso (sia
+IPv4 che IPv6), mentre il servizio può essere in ascolto soltanto su uno solo
+di questi, si provvede a tentare la connessione per ciascun indirizzo
+restituito all'interno di un ciclo (\texttt{\small 18-40}) di scansione della
+lista restituita da \func{getaddrinfo}, ma prima (\texttt{\small 17}) si salva
+il valore del puntatore per poterlo riutilizzare alla fine per disallocare la
+lista.
+
+Il ciclo viene ripetuto (\texttt{\small 18}) fintanto che si hanno indirizzi
+validi, ed inizia (\texttt{\small 19}) con l'apertura del socket; se questa
+fallisce si controlla (\texttt{\small 20}) se sono disponibili altri
+indirizzi, nel qual caso si passa al successivo (\texttt{\small 21}) e si
+riprende (\texttt{\small 22}) il ciclo da capo; se non ve ne sono si stampa
+l'errore ritornando immediatamente (\texttt{\small 24-27}). Quando la
+creazione del socket ha avuto successo si procede (\texttt{\small 29})
+direttamente con la connessione, di nuovo in caso di fallimento viene ripetuto
+(\texttt{\small 30--38}) il controllo se vi sono o no altri indirizzi da
+provare nella stessa modalità fatta in precedenza, aggiungendovi però in
+entrambi i casi (\texttt{\small 32} e (\texttt{\small 36}) la chiusura del
+socket precedentemente aperto, che non è più utilizzabile.
+
+Se la connessione ha avuto successo invece si termina (\texttt{\small 39})
+direttamente il ciclo, e prima di ritornare (\texttt{\small 31}) il valore del
+file descriptor del socket si provvede (\texttt{\small 30}) a liberare le
+strutture \struct{addrinfo} allocate da \func{getaddrinfo} utilizzando il
+valore del relativo puntatore precedentemente (\texttt{\small 17}) salvato.
+Si noti come per la funzione sia del tutto irrilevante se la struttura
+ritornata contiene indirizzi IPv6 o IPv4, in quanto si fa uso direttamente dei
+dati relativi alle strutture degli indirizzi di \struct{addrinfo} che sono
+\textsl{opachi} rispetto all'uso della funzione \func{connect}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echo_fifth.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Il nuovo codice per la connessione del client \textit{echo}.}
+ \label{fig:TCP_echo_fifth}
+\end{figure}
+
+Per usare questa funzione possiamo allora modificare ulteriormente il nostro
+programma client per il servizio \textit{echo}; in questo caso rispetto al
+codice usato finora per collegarsi (vedi fig.~\ref{fig:TCP_echo_client_1})
+avremo una semplificazione per cui il corpo principale del nostro client
+diventerà quello illustrato in fig.~\ref{fig:TCP_echo_fifth}, in cui le
+chiamate a \func{socket}, \func{inet\_pton} e \func{connect} sono sostituite
+da una singola chiamata a \func{sockconn}. Inoltre il nuovo client (il cui
+codice completo è nel file \file{TCP\_echo\_fifth.c} dei sorgenti allegati)
+consente di utilizzare come argomento del programma un nome a dominio al posto
+dell'indirizzo numerico, e può utilizzare sia indirizzi IPv4 che IPv6.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/sockbind.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Il codice della funzione \func{sockbind}.}
+ \label{fig:sockbind_code}
+\end{figure}
+
+La seconda funzione di ausilio è \func{sockbind}, il cui corpo principale è
+riportato in fig.~\ref{fig:sockbind_code} (al solito il sorgente completo è
+nel file \file{sockbind.c} dei sorgenti allegati alla guida). Come si può
+notare la funzione è del tutto analoga alla precedente \func{sockconn}, e
+prende gli stessi argomenti, però invece di eseguire una connessione con
+\func{connect} si limita a chiamare \func{bind} per collegare il socket ad una
+porta.
+
+Dato che la funzione è pensata per essere utilizzata da un server ci si può
+chiedere a quale scopo mantenere l'argomento \param{host} quando l'indirizzo
+di questo è usualmente noto. Si ricordi però quanto detto in
+sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}, relativamente al significato della scelta di un
+indirizzo specifico come argomento di \func{bind}, che consente di porre il
+server in ascolto su uno solo dei possibili diversi indirizzi presenti su di
+una macchina. Se non si vuole che la funzione esegua \func{bind} su un
+indirizzo specifico, ma utilizzi l'indirizzo generico, occorrerà avere cura di
+passare un valore \const{NULL} come valore per l'argomento \var{host}; l'uso
+del valore \const{AI\_PASSIVE} serve ad ottenere il valore generico nella
+rispettiva struttura degli indirizzi.
+
+Come già detto la funzione è analoga a \func{sockconn} ed inizia azzerando ed
+inizializzando (\texttt{\small 6-11}) opportunamente la struttura \var{hint}
+con i valori ricevuti come argomenti, soltanto che in questo caso si è usata
+(\texttt{\small 8}) una impostazione specifica dei flag di \var{hint} usando
+\const{AI\_PASSIVE} per indicare che il socket sarà usato per una apertura
+passiva. Per il resto la chiamata (\texttt{\small 12-18}) a \func{getaddrinfo}
+e ed il ciclo principale (\texttt{\small 20--42}) sono identici, solo che si è
+sostituita (\texttt{\small 31}) la chiamata a \func{connect} con una chiamata
+a \func{bind}. Anche la conclusione (\texttt{\small 43--44}) della funzione è
+identica.
+
+Si noti come anche in questo caso si siano inserite le stampe degli errori
+sullo standard error, nonostante la funzione possa essere invocata da un
+demone. Nel nostro caso questo non è un problema in quanto se la funzione non
+ha successo il programma deve uscire immediatamente prima di essere posto in
+background, e può quindi scrivere gli errori direttamente sullo standard
+error.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echod_third.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Nuovo codice per l'apertura passiva del server \textit{echo}.}
+ \label{fig:TCP_echod_third}
+\end{figure}
+
+Con l'uso di questa funzione si può modificare anche il codice del nostro
+server \textit{echo}, che rispetto a quanto illustrato nella versione iniziale
+di fig.~\ref{fig:TCP_echo_server_first_code} viene modificato nella forma
+riportata in fig.~\ref{fig:TCP_echod_third}. In questo caso il socket su cui
+porsi in ascolto viene ottenuto (\texttt{\small 15--18}) da \func{sockbind}
+che si cura anche della eventuale risoluzione di un indirizzo specifico sul
+quale si voglia far ascoltare il server.
+
+
+
+\section{Le opzioni dei socket}
+\label{sec:sock_options}
+
+Benché dal punto di vista del loro uso come canali di trasmissione di dati i
+socket siano trattati allo stesso modo dei file, ed acceduti tramite i file
+descriptor, la normale interfaccia usata per la gestione dei file non è
+sufficiente a poterne controllare tutte le caratteristiche, che variano tra
+l'altro a seconda del loro tipo (e della relativa forma di comunicazione
+sottostante). In questa sezione vedremo allora quali sono le funzioni dedicate
+alla gestione delle caratteristiche specifiche dei vari tipi di socket, le
+cosiddette \textit{socket options}.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}}
+\label{sec:sock_setsockopt}
+
+Le varie caratteristiche dei socket possono essere gestite attraverso l'uso di
+due funzioni generiche che permettono rispettivamente di impostarle e di
+recuperarne il valore corrente. La prima di queste due funzioni, quella usata
+per impostare le \textit{socket options}, è \funcd{setsockopt}, ed il suo
+prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+
+ \funcdecl{int setsockopt(int sock, int level, int optname, const void
+ *optval, socklen\_t optlen)}
+ Imposta le opzioni di un socket.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] il file descriptor \param{sock} non è valido.
+ \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo \param{optval} non è valido.
+ \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{optlen} non è valido.
+ \item[\errcode{ENOPROTOOPT}] l'opzione scelta non esiste per il livello
+ indicato.
+ \item[\errcode{ENOTSOCK}] il file descriptor \param{sock} non corrisponde ad
+ un socket.
+ \end{errlist}
+}
+\end{functions}
+
+
+Il primo argomento della funzione, \param{sock}, indica il socket su cui si
+intende operare; per indicare l'opzione da impostare si devono usare i due
+argomenti successivi, \param{level} e \param{optname}. Come abbiamo visto in
+sez.~\ref{sec:net_protocols} i protocolli di rete sono strutturati su vari
+livelli, ed l'interfaccia dei socket può usarne più di uno. Si avranno allora
+funzionalità e caratteristiche diverse per ciascun protocollo usato da un
+socket, e quindi saranno anche diverse le opzioni che si potranno impostare
+per ciascun socket, a seconda del \textsl{livello} (trasporto, rete, ecc.) su
+cui si vuole andare ad operare.
+
+Il valore di \param{level} seleziona allora il protocollo su cui vuole
+intervenire, mentre \param{optname} permette di scegliere su quale delle
+opzioni che sono definite per quel protocollo si vuole operare. In sostanza la
+selezione di una specifica opzione viene fatta attraverso una coppia di valori
+\param{level} e \param{optname} e chiaramente la funzione avrà successo
+soltanto se il protocollo in questione prevede quella opzione ed è utilizzato
+dal socket. Infine \param{level} prevede anche il valore speciale
+\const{SOL\_SOCKET} usato per le opzioni generiche che sono disponibili per
+qualunque tipo di socket.
+
+I valori usati per \param{level}, corrispondenti ad un dato protocollo usato
+da un socket, sono quelli corrispondenti al valore numerico che identifica il
+suddetto protocollo in \file{/etc/protocols}; dato che la leggibilità di un
+programma non trarrebbe certo beneficio dall'uso diretto dei valori numerici,
+più comunemente si indica il protocollo tramite le apposite costanti
+\texttt{SOL\_*} riportate in tab.~\ref{tab:sock_option_levels}, dove si sono
+riassunti i valori che possono essere usati per l'argomento
+\param{level}.\footnote{la notazione in questo caso è, purtroppo, abbastanza
+ confusa: infatti in Linux il valore si può impostare sia usando le costanti
+ \texttt{SOL\_*}, che le analoghe \texttt{IPPROTO\_*} (citate anche da
+ Stevens in \cite{UNP1}); entrambe hanno gli stessi valori che sono
+ equivalenti ai numeri di protocollo di \file{/etc/protocols}, con una
+ eccezione specifica, che è quella del protocollo ICMP, per la quale non
+ esista una costante, il che è comprensibile dato che il suo valore, 1, è
+ quello che viene assegnato a \const{SOL\_SOCKET}.}
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Livello} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{SOL\_SOCKET}& opzioni generiche dei socket.\\
+ \const{SOL\_IP} & opzioni specifiche per i socket che usano IPv4.\\
+ \const{SOL\_TCP} & opzioni per i socket che usano TCP.\\
+ \const{SOL\_IPV6} & opzioni specifiche per i socket che usano IPv6.\\
+ \const{SOL\_ICMPV6}& opzioni specifiche per i socket che usano ICMPv6.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Possibili valori dell'argomento \param{level} delle
+ funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}.}
+ \label{tab:sock_option_levels}
+\end{table}
+
+Il quarto argomento, \param{optval} è un puntatore ad una zona di memoria che
+contiene i dati che specificano il valore dell'opzione che si vuole passare al
+socket, mentre l'ultimo argomento \param{optlen},\footnote{questo argomento è
+ in realtà sempre di tipo \ctyp{int}, come era nelle \acr{libc4} e
+ \acr{libc5}; l'uso di \ctyp{socklen\_t} è stato introdotto da POSIX (valgono
+ le stesse considerazioni per l'uso di questo tipo di dato fatte in
+ sez.~\ref{sec:TCP_func_accept}) ed adottato dalle \acr{glibc}.} è la
+dimensione in byte dei dati presenti all'indirizzo indicato da \param{optval}.
+Dato che il tipo di dati varia a seconda dell'opzione scelta, occorrerà
+individuare qual è quello che deve essere usato, ed utilizzare le opportune
+variabili.
+
+La gran parte delle opzioni utilizzano per \param{optval} un valore intero, se
+poi l'opzione esprime una condizione logica, il valore è sempre un intero, ma
+si dovrà usare un valore non nullo per abilitarla ed un valore nullo per
+disabilitarla. Se invece l'opzione non prevede di dover ricevere nessun tipo
+di valore si deve impostare \param{optval} a \const{NULL}. Un piccolo numero
+di opzioni però usano dei tipi di dati peculiari, è questo il motivo per cui
+\param{optval} è stato definito come puntatore generico.
+
+La seconda funzione usata per controllare le proprietà dei socket è
+\funcd{getsockopt}, che serve a leggere i valori delle opzioni dei socket ed a
+farsi restituire i dati relativi al loro funzionamento; il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/socket.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+
+ \funcdecl{int getsockopt(int s, int level, int optname, void *optval,
+ socklen\_t *optlen)} Legge le opzioni di un socket.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] il file descriptor \param{sock} non è valido.
+ \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo \param{optval} o quello di
+ \param{optlen} non è valido.
+ \item[\errcode{ENOPROTOOPT}] l'opzione scelta non esiste per il livello
+ indicato.
+ \item[\errcode{ENOTSOCK}] il file descriptor \param{sock} non corrisponde ad
+ un socket.
+ \end{errlist}
+}
+\end{functions}
+
+I primi tre argomenti sono identici ed hanno lo stesso significato di quelli
+di \func{setsockopt}, anche se non è detto che tutte le opzioni siano definite
+per entrambe le funzioni. In questo caso \param{optval} viene usato per
+ricevere le informazioni ed indica l'indirizzo a cui andranno scritti i dati
+letti dal socket, infine \param{optlen} diventa un puntatore ad una variabile
+che viene usata come \itindex{value~result~argument}\textit{value result
+ argument} per indicare, prima della chiamata della funzione, la lunghezza
+del buffer allocato per \param{optval} e per ricevere indietro, dopo la
+chiamata della funzione, la dimensione effettiva dei dati scritti su di esso.
+Se la dimensione del buffer allocato per \param{optval} non è sufficiente si
+avrà un errore.
+
+
+
+\subsection{Le opzioni generiche}
+\label{sec:sock_generic_options}
+
+Come accennato esiste un insieme generico di opzioni dei socket che possono
+applicarsi a qualunque tipo di socket,\footnote{una descrizione di queste
+ opzioni è generalmente disponibile nella settima sezione delle pagine di
+ manuale, nel caso specifico la si può consultare con \texttt{man 7 socket}.}
+indipendentemente da quale protocollo venga poi utilizzato. Se si vuole
+operare su queste opzioni generiche il livello da utilizzare è
+\const{SOL\_SOCKET}; si è riportato un elenco di queste opzioni in
+tab.~\ref{tab:sock_opt_socklevel}.
+
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|c|c|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Opzione}&\texttt{get}&\texttt{set}&\textbf{flag}&\textbf{Tipo}&
+ \textbf{Descrizione}\\
+ \hline
+ \hline
+ \const{SO\_KEEPALIVE}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ controlla l'attività della connessione.\\
+ \const{SO\_OOBINLINE}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ lascia in linea i dati \textit{out-of-band}.\\
+ \const{SO\_RCVLOWAT} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ basso livello sul buffer di ricezione.\\
+ \const{SO\_SNDLOWAT} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ basso livello sul buffer di trasmissione.\\
+ \const{SO\_RCVTIMEO} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{timeval}&
+ timeout in ricezione.\\
+ \const{SO\_SNDTIMEO} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{timeval}&
+ timeout in trasmissione.\\
+ \const{SO\_BSDCOMPAT}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ abilita la compatibilità con BSD.\\
+ \const{SO\_PASSCRED} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ abilita la ricezione di credenziali.\\
+ \const{SO\_PEERCRED} &$\bullet$& & &\texttt{ucred}&
+ restituisce le credenziali del processo remoto.\\
+ \const{SO\_BINDTODEVICE}&$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{char *}&
+ lega il socket ad un dispositivo.\\
+ \const{SO\_DEBUG} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ abilita il debugging sul socket.\\
+ \const{SO\_REUSEADDR}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ consente il riutilizzo di un indirizzo locale.\\
+ \const{SO\_TYPE} &$\bullet$& & &\texttt{int}&
+ restituisce il tipo di socket.\\
+ \const{SO\_ACCEPTCONN}&$\bullet$& & &\texttt{int}&
+ indica se il socket è in ascolto.\\
+ \const{SO\_DONTROUTE}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ non invia attraverso un gateway.\\
+ \const{SO\_BROADCAST}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ attiva o disattiva il \itindex{broadcast}
+ \textit{broadcast}.\\
+ \const{SO\_SNDBUF} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ imposta dimensione del buffer di trasmissione.\\
+ \const{SO\_RCVBUF} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ imposta dimensione del buffer di ricezione.\\
+ \const{SO\_LINGER} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{linger}&
+ indugia nella chiusura con dati da spedire.\\
+ \const{SO\_PRIORITY} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ imposta la priorità del socket.\\
+ \const{SO\_ERROR} &$\bullet$& & &\texttt{int}&
+ riceve e cancella gli errori pendenti.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le opzioni disponibili al livello \const{SOL\_SOCKET}.}
+ \label{tab:sock_opt_socklevel}
+\end{table}
+
+La tabella elenca le costanti che identificano le singole opzioni da usare
+come valore per \param{optname}; le due colonne seguenti indicano per quali
+delle due funzioni (\func{getsockopt} o \func{setsockopt}) l'opzione è
+disponibile, mentre la colonna successiva indica, quando di ha a che fare con
+un valore di \param{optval} intero, se l'opzione è da considerare un numero o
+un valore logico. Si è inoltre riportato sulla quinta colonna il tipo di dato
+usato per \param{optval} ed una breve descrizione del significato delle
+singole opzioni sulla sesta.
+
+Le descrizioni delle opzioni presenti in tab.~\ref{tab:sock_opt_socklevel}
+sono estremamente sommarie, è perciò necessario fornire un po' più di
+informazioni. Alcune opzioni inoltre hanno una notevole rilevanza nella
+gestione dei socket, e pertanto il loro utilizzo sarà approfondito
+separatamente in sez.~\ref{sec:sock_options_main}. Quello che segue è quindi
+soltanto un elenco più dettagliato della breve descrizione di
+tab.~\ref{tab:sock_opt_socklevel} sul significato delle varie opzioni:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+
+\item[\const{SO\_KEEPALIVE}] questa opzione abilita un meccanismo di verifica
+ della persistenza di una connessione associata al socket (ed è pertanto
+ effettiva solo sui socket che supportano le connessioni, ed è usata
+ principalmente con il TCP). L'opzione utilizza per \param{optval} un intero
+ usato come valore logico. Maggiori dettagli sul suo funzionamento sono
+ forniti in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
+
+\item[\const{SO\_OOBINLINE}] se questa opzione viene abilitata i dati
+ \textit{out-of-band} vengono inviati direttamente nel flusso di dati del
+ socket (e sono quindi letti con una normale \func{read}) invece che restare
+ disponibili solo per l'accesso con l'uso del flag \const{MSG\_OOB} di
+ \func{recvmsg}. L'argomento è trattato in dettaglio in
+ sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}. L'opzione funziona soltanto con socket che
+ supportino i dati \textit{out-of-band} (non ha senso per socket UDP ad
+ esempio), ed utilizza per \param{optval} un intero usato come valore logico.
+
+\item[\const{SO\_RCVLOWAT}] questa opzione imposta il valore che indica il
+ numero minimo di byte che devono essere presenti nel buffer di ricezione
+ perché il kernel passi i dati all'utente, restituendoli ad una \func{read} o
+ segnalando ad una \func{select} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_sock_select}) che ci
+ sono dati in ingresso. L'opzione utilizza per \param{optval} un intero che
+ specifica il numero di byte, ma con Linux questo valore è sempre 1 e non può
+ essere cambiato; \func{getsockopt} leggerà questo valore mentre
+ \func{setsockopt} darà un errore di \errcode{ENOPROTOOPT}.
+
+\item[\const{SO\_SNDLOWAT}] questa opzione imposta il valore che indica il
+ numero minimo di byte che devono essere presenti nel buffer di scrittura
+ perché il kernel li invii al protocollo successivo, consentendo ad una
+ \func{write} di ritornare o segnalando ad una \func{select} (vedi
+ sez.~\ref{sec:TCP_sock_select}) che è possibile eseguire una scrittura.
+ L'opzione utilizza per \param{optval} un intero che specifica il numero di
+ byte, come per la precedente \const{SO\_RCVLOWAT} con Linux questo valore è
+ sempre 1 e non può essere cambiato; \func{getsockopt} leggerà questo valore
+ mentre \func{setsockopt} darà un errore di \errcode{ENOPROTOOPT}.
+
+\item[\const{SO\_RCVTIMEO}] l'opzione permette di impostare un tempo massimo
+ sulle operazioni di lettura da un socket, e prende per \param{optval} una
+ struttura di tipo \struct{timeval} (vedi fig.~\ref{fig:sys_timeval_struct})
+ identica a quella usata con \func{select}. Con \func{getsockopt} si può
+ leggere il valore attuale, mentre con \func{setsockopt} si imposta il tempo
+ voluto, usando un valore nullo per \struct{timeval} il timeout viene
+ rimosso.
+
+ Se l'opzione viene attivata tutte le volte che una delle funzioni di lettura
+ (\func{read}, \func{readv}, \func{recv}, \func{recvfrom} e \func{recvmsg})
+ si blocca in attesa di dati per un tempo maggiore di quello impostato, essa
+ ritornerà un valore -1 e la variabile \var{errno} sarà impostata con un
+ errore di \errcode{EAGAIN} e \errcode{EWOULDBLOCK}, così come sarebbe
+ avvenuto se si fosse aperto il socket in modalità non bloccante.\footnote{in
+ teoria, se il numero di byte presenti nel buffer di ricezione fosse
+ inferiore a quello specificato da \const{SO\_RCVLOWAT}, l'effetto potrebbe
+ essere semplicemente quello di provocare l'uscita delle funzioni di
+ lettura restituendo il numero di byte fino ad allora ricevuti; dato che
+ con Linux questo valore è sempre 1 questo caso non esiste.}
+
+ In genere questa opzione non è molto utilizzata se si ha a che fare con la
+ lettura dei dati, in quanto è sempre possibile usare una \func{select} che
+ consente di specificare un \textit{timeout}; l'uso di \func{select} non
+ consente però di impostare il timeout per l'uso di \func{connect}, per avere
+ il quale si può ricorrere a questa opzione.
+
+% TODO verificare il timeout con un programma di test
+
+\item[\const{SO\_SNDTIMEO}] l'opzione permette di impostare un tempo massimo
+ sulle operazioni di scrittura su un socket, ed usa gli stessi valori di
+ \const{SO\_RCVTIMEO}. In questo caso però si avrà un errore di
+ \errcode{EAGAIN} o \errcode{EWOULDBLOCK} per le funzioni di scrittura
+ \func{write}, \func{writev}, \func{send}, \func{sendto} e \func{sendmsg}
+ qualora queste restino bloccate per un tempo maggiore di quello specificato.
+
+\item[\const{SO\_BSDCOMPAT}] questa opzione abilita la compatibilità con il
+ comportamento di BSD (in particolare ne riproduce i bug). Attualmente è una
+ opzione usata solo per il protocollo UDP e ne è prevista la rimozione in
+ futuro. L'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come valore
+ logico.
+
+ Quando viene abilitata gli errori riportati da messaggi ICMP per un socket
+ UDP non vengono passati al programma in user space. Con le versioni 2.0.x
+ del kernel erano anche abilitate altre opzioni per i socket raw, che sono
+ state rimosse con il passaggio al 2.2; è consigliato correggere i programmi
+ piuttosto che usare questa funzione.
+
+\item[\const{SO\_PASSCRED}] questa opzione abilita sui socket unix-domain
+ (vedi sez.~\ref{sec:unix_socket}) la ricezione dei messaggi di controllo di
+ tipo \const{SCM\_CREDENTIALS}. Prende come \param{optval} un intero usato
+ come valore logico.
+
+\item[\const{SO\_PEERCRED}] questa opzione restituisce le credenziali del
+ processo remoto connesso al socket; l'opzione è disponibile solo per socket
+ unix-domain e può essere usata solo con \func{getsockopt}. Utilizza per
+ \param{optval} una apposita struttura \struct{ucred} (vedi
+ sez.~\ref{sec:unix_socket}).
+
+\item[\const{SO\_BINDTODEVICE}] questa opzione permette di \textsl{legare} il
+ socket ad una particolare interfaccia, in modo che esso possa ricevere ed
+ inviare pacchetti solo su quella. L'opzione richiede per \param{optval} il
+ puntatore ad una stringa contenente il nome dell'interfaccia (ad esempio
+ \texttt{eth0}); utilizzando una stringa nulla o un valore nullo per
+ \param{optlen} si può rimuovere un precedente collegamento.
+
+ Il nome della interfaccia deve essere specificato con una stringa terminata
+ da uno zero e di lunghezza massima pari a \const{IFNAMSIZ}; l'opzione è
+ effettiva solo per alcuni tipi di socket, ed in particolare per quelli della
+ famiglia \const{AF\_INET}; non è invece supportata per i \textit{packet
+ socket} (vedi sez.~\ref{sec:socket_raw}).
+
+\item[\const{SO\_DEBUG}] questa opzione abilita il debugging delle operazioni
+ dei socket; l'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come
+ valore logico, e può essere utilizzata solo da un processo con i privilegi
+ di amministratore (in particolare con la \itindex{capabilities}
+ \textit{capability} \const{CAP\_NET\_ADMIN}). L'opzione necessita inoltre
+ dell'opportuno supporto nel kernel;\footnote{deve cioè essere definita la
+ macro di preprocessore \macro{SOCK\_DEBUGGING} nel file
+ \file{include/net/sock.h} dei sorgenti del kernel, questo è sempre vero
+ nei kernel delle serie superiori alla 2.3, per i kernel delle serie
+ precedenti invece è necessario aggiungere a mano detta definizione; è
+ inoltre possibile abilitare anche il tracciamento degli stati del TCP
+ definendo la macro \macro{STATE\_TRACE} in \file{include/net/tcp.h}.}
+ quando viene abilitata una serie di messaggi con le informazioni di debug
+ vengono inviati direttamente al sistema del kernel log.\footnote{si tenga
+ presente che il comportamento è diverso da quanto avviene con BSD, dove
+ l'opzione opera solo sui socket TCP, causando la scrittura di tutti i
+ pacchetti inviati sulla rete su un buffer circolare che viene letto da un
+ apposito programma, \cmd{trpt}.}
+
+\item[\const{SO\_REUSEADDR}] questa opzione permette di eseguire la funzione
+ \func{bind} su indirizzi locali che siano già in uso da altri socket;
+ l'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come valore logico.
+ Questa opzione modifica il comportamento normale dell'interfaccia dei socket
+ che fa fallire l'esecuzione della funzione \func{bind} con un errore di
+ \errcode{EADDRINUSE} quando l'indirizzo locale\footnote{più propriamente il
+ controllo viene eseguito sulla porta.} è già in uso da parte di un altro
+ socket. Maggiori dettagli sul suo funzionamento sono forniti in
+ sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
+
+\item[\const{SO\_TYPE}] questa opzione permette di leggere il tipo di socket
+ su cui si opera; funziona solo con \func{getsockopt}, ed utilizza per
+ \param{optval} un intero in cui verrà restituito il valore numerico che lo
+ identifica (ad esempio \const{SOCK\_STREAM}).
+
+\item[\const{SO\_ACCEPTCONN}] questa opzione permette di rilevare se il socket
+ su cui opera è stato posto in modalità di ricezione di eventuali connessioni
+ con una chiamata a \func{listen}. L'opzione può essere usata soltanto con
+ \func{getsockopt} e utilizza per \param{optval} un intero in cui viene
+ restituito 1 se il socket è in ascolto e 0 altrimenti.
+
+\item[\const{SO\_DONTROUTE}] questa opzione forza l'invio diretto dei
+ pacchetti del socket, saltando ogni processo relativo all'uso della tabella
+ di routing del kernel. Prende per \param{optval} un intero usato come valore
+ logico.
+
+\item[\const{SO\_BROADCAST}] questa opzione abilita il \itindex{broadcast}
+ \textit{broadcast}; quanto abilitata i socket di tipo \const{SOCK\_DGRAM}
+ riceveranno i pacchetti inviati all'indirizzo di \textit{broadcast}, e
+ potranno scrivere pacchetti su tale indirizzo. Prende per \param{optval} un
+ intero usato come valore logico. L'opzione non ha effetti su un socket di
+ tipo \const{SOCK\_STREAM}.
+
+\item[\const{SO\_SNDBUF}] questa opzione imposta la dimensione del buffer di
+ uscita del socket. Prende per \param{optval} un intero indicante il numero
+ di byte. Il valore di default ed il valore massimo che si può specificare
+ come argomento per questa opzione sono impostabili tramiti gli opportuni
+ valori di \func{sysctl} (vedi sez.~\ref{sec:sock_sysctl}).
+
+\item[\const{SO\_RCVBUF}] questa opzione imposta la dimensione del buffer di
+ ingresso del socket. Prende per \param{optval} un intero indicante il numero
+ di byte. Il valore di default ed il valore massimo che si può specificare
+ come argomento per questa opzione sono impostabili tramiti gli opportuni
+ valori di \func{sysctl} (vedi sez.~\ref{sec:sock_sysctl}).
+
+\item[\const{SO\_LINGER}] questa opzione controlla le modalità con cui viene
+ chiuso un socket quando si utilizza un protocollo che supporta le
+ connessioni (è pertanto usata con i socket TCP ed ignorata per UDP) e
+ modifica il comportamento delle funzioni \func{close} e \func{shutdown}.
+ L'opzione richiede che l'argomento \param{optval} sia una struttura di tipo
+ \struct{linger}, definita in \texttt{sys/socket.h} ed illustrata in
+ fig.~\ref{fig:sock_linger_struct}. Maggiori dettagli sul suo funzionamento
+ sono forniti in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
+
+\item[\const{SO\_PRIORITY}] questa opzione permette di impostare le priorità
+ per tutti i pacchetti che sono inviati sul socket, prende per \param{optval}
+ un valore intero. Con questa opzione il kernel usa il valore per ordinare le
+ priorità sulle code di rete,\footnote{questo richiede che sia abilitato il
+ sistema di \textit{Quality of Service} disponibile con le opzioni di
+ routing avanzato.} i pacchetti con priorità più alta vengono processati
+ per primi, in modalità che dipendono dalla disciplina di gestione della
+ coda. Nel caso di protocollo IP questa opzione permette anche di impostare i
+ valori del campo \textit{type of service} (noto come TOS, vedi
+ sez.~\ref{sec:IP_header}) per i pacchetti uscenti. Per impostare una
+ priorità al di fuori dell'intervallo di valori fra 0 e 6 sono richiesti i
+ privilegi di amministratore con la \itindex{capabilities} capability
+ \const{CAP\_NET\_ADMIN}.
+
+\item[\const{SO\_ERROR}] questa opzione riceve un errore presente sul socket;
+ può essere utilizzata soltanto con \func{getsockopt} e prende per
+ \param{optval} un valore intero.
\end{basedescript}
-Per capire meglio il contenuto della struttura \struct{hostent} conviene
-spendere alcune parole sul funzionamento del DNS. Questo in sostanza è un
-enorme database distribuito interrogando il quale si possono avere una serie
-di informazioni la principale delle quali è la corrispondenza fra un nome (a
-dominio) ed indirizzo IP. Un server DNS contiene comunque una serie di altre
-informazioni; ciascuna voce nel database viene chiamata \textit{resource
- record} e vi è associato un certo \textsl{tipo}, identificato da una sigla.
-Per quanto ci interessa i \textit{resource record} che vengono utilizzati dal
-\textit{resolver} sono sostanzialmente i seguenti:
-\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
-\item[\texttt{A}] indica la corripondenza fra un nome a dominio ed un
- indirizzo IPv4, ad esempio la corrispondenza fra \texttt{dodds.truelite.it}
- e l'indirizzo IP \texttt{62.48.34.25}.
-\item[\texttt{AAAA}] chiamato in questo modo dato che la dimensione è quattro
- volte quella di un indirizzo IPv4, questo record contiene la corrispondenza
- fra un nome a dominio ed un indirizzo IPv6.
-\item[\texttt{PTR}] per provvedere la mappatura inversa fra un indirizzo IP ed
- un nome a dominio si utilizza invece questo tipo di record (il cui nome sta
- per \textit{pointer}).
-\item[\texttt{CNAME}] qualora si abbiamo più nomi con i quali si voglia
- indicare lo stesso indirizzo (ad esempio \texttt{www.truelite.it}, o
- \texttt{sources.truelite.it}, che comunque fanno sempre riferimento alla
- macchina \texttt{dodds.truelite.it}) si può usare questo tipo di record per
- creare degli \textit{alias} in modo da associare un qualunque altro nome al
- \textsl{nome canonico} della macchina (quello associato al record
- \texttt{A}).
+\subsection{L'uso delle principali opzioni dei socket}
+\label{sec:sock_options_main}
+
+La descrizione sintetica del significato delle opzioni generiche dei socket,
+riportata nell'elenco in sez.~\ref{sec:sock_generic_options}, è
+necessariamente sintetica, alcune di queste però possono essere utilizzate
+per controllare delle funzionalità che hanno una notevole rilevanza nella
+programmazione dei socket. Per questo motivo faremo in questa sezione un
+approfondimento sul significato delle opzioni generiche più importanti.
+
+
+\index{costante!{SO\_KEEPALIVE}@{{\tt {SO\_KEEPALIVE}}}|(}
+\subsubsection{L'opzione \const{SO\_KEEPALIVE}}
+
+La prima opzione da approfondire è \const{SO\_KEEPALIVE} che permette di
+tenere sotto controllo lo stato di una connessione. Una connessione infatti
+resta attiva anche quando non viene effettuato alcun traffico su di essa,
+questo può comportare che un crollo della connessione, qualora avvenisse ad
+esempio in conseguenza di una interruzione completa della rete, potrebbe
+passare inosservato.
+
+Se si imposta questa opzione, è invece cura del kernel inviare degli appositi
+messaggi sulla rete, detti appunto \textit{keep-alive}, per verificare se la
+connessione è attiva. L'opzione funziona soltanto con socket che supportino
+le connessioni (non ha senso per socket UDP ad esempio) e si applica
+principalmente ai socket TCP.
+
+Con le impostazioni di default (che sono riprese da BSD) Linux emette un
+messaggio di \textit{keep-alive}\footnote{in sostanza un segmento ACK vuoto,
+ cui sarà risposto con un altro segmento ACK vuoto.} verso l'altro capo della
+connessione se questa è rimasta senza traffico per più di due ore. Se è tutto
+a posto il messaggio viene ricevuto e verrà emesso un segmento ACK di
+risposta, alla cui ricezione ripartirà un altro ciclo di attesa per altre due
+ore di inattività; il tutto avviene all'interno del kernel e le applicazioni
+non riceveranno nessun dato.
+
+In caso di problemi invece si possono avere i due casi già illustrati in
+sez.~\ref{sec:TCP_conn_crash} per il caso di terminazione precoce del server:
+il primo è quello in cui la macchina remota è caduta ed è stata riavviata, per
+cui dopo il riavvio la connessione non viene più riconosciuta,\footnote{si
+ ricordi che un normale riavvio non ha questo effetto, in quanto in tal caso
+ si passa per la chiusura del processo, e questo, come illustrato in
+ sez.~\ref{sec:file_close}, comporta la chiusura del socket con l'invio di un
+ segmento FIN all'altro capo della connessione, che verrà regolarmente
+ chiusa.} in questo caso all'invio del messaggio di \textit{keep-alive} si
+otterrà come risposta un segmento RST che indica che l'altro capo non
+riconosce più l'esistenza della connessione. In tal caso il socket viene
+chiuso dopo aver impostato un errore \errcode{ECONNRESET}.
+
+Se invece non viene ricevuta nessuna risposta (indice che la macchina non è
+più raggiungibile) l'emissione dei messaggi viene ripetuta ad intervalli di 75
+secondi per un massimo di 9 volte\footnote{entrambi questi valori possono
+ essere opportunamente modificati con gli opportuni parametri illustrati in
+ sez.~\ref{sec:sock_sysctl}, si tenga presente che però questo vale a livello
+ di kernel ed i suddetti valori saranno applicati a \textsl{tutti} i socket.}
+(per un totale di 11 minuti e 15 secondi) dopo di che, se non si è ricevuta
+nessuna risposta, il socket viene chiuso dopo aver impostato un errore di
+\errcode{ETIMEDOUT}. Qualora la connessione si sia ristabilita e si riceva un
+successivo messaggio di risposta il ciclo riparte come se niente fosse
+avvenuto. Infine se invece si riceve come risposta un pacchetto ICMP di
+destinazione irraggiungibile (vedi sez.~\ref{sec:icmp_protocol_xxx}), verrà
+restituito l'errore corrispondente.
+
+In generale questa opzione serve per individuare una caduta della connessione
+anche quando non si sta facendo traffico su di essa. Viene usata
+principalmente sui server per evitare di mantenere impegnate le risorse che
+verrebbero dedicate a trattare delle connessioni che in realtà sono già
+terminate (quelle che vengono anche chiamate connessioni
+\textsl{semi-aperte}); in tutti quei casi cioè in cui il server si trova in
+attesa di dati in ingresso su una connessione che non arriveranno mai perché o
+il client sull'altro capo non è più attivo o non è più in grado di comunicare
+con il server via rete.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echod_fourth.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La sezione della nuova versione del server del servizio
+ \textit{echo} che prevede l'attivazione del \textit{keepalive} sui
+ socket.}
+ \label{fig:echod_keepalive_code}
+\end{figure}
+
+Abilitandola dopo un certo tempo le connessioni effettivamente terminate
+verrano comunque chiuse per cui, utilizzando ad esempio una \func{select}, se
+be potrà rilevare la conclusione e ricevere il relativo errore. Si tenga
+presente però che non può avere la certezza assoluta che un errore di
+\errcode{ETIMEDOUT} ottenuto dopo aver abilitato questa opzione corrisponda
+necessariamente ad una reale conclusione della connessione, il problema
+potrebbe anche essere dovuto ad un problema di routing che perduri per un
+tempo maggiore di quello impiegato nei vari tentativi di ritrasmissione del
+\textit{keep-alive} (anche se questa non è una condizione molto probabile).
+
+Come esempio dell'utilizzo di questa opzione introduciamo all'interno del
+nostro server per il servizio \textit{echo} la nuova opzione \texttt{-k} che
+permette di attivare il \textit{keep-alive} sui socket; tralasciando la parte
+relativa alla gestione di detta opzione (che si limita ad assegnare ad 1 la
+variabile \var{keepalive}) tutte le modifiche al server sono riportate in
+fig.~\ref{fig:echod_keepalive_code}. Al solito il codice completo è contenuto
+nel file \texttt{TCP\_echod\_fourth.c} dei sorgenti allegati alla guida.
+
+Come si può notare la variabile \var{keepalive} è preimpostata (\texttt{\small
+ 8}) ad un valore nullo; essa viene utilizzata sia come variabile logica per
+la condizione (\texttt{\small 14}) che controlla l'attivazione del
+\textit{keep-alive} che come valore dell'argomento \param{optval} della
+chiamata a \func{setsockopt} (\texttt{\small 16}). A seconda del suo valore
+tutte le volte che un processo figlio viene eseguito in risposta ad una
+connessione verrà pertanto eseguita o meno la sezione (\texttt{\small 14--17})
+che esegue l'impostazione di \const{SO\_KEEPALIVE} sul socket connesso,
+attivando il relativo comportamento.
+\index{costante!{SO\_KEEPALIVE}@{{\tt {SO\_KEEPALIVE}}}|)}
+
+
+
+\index{costante!{SO\_REUSEADDR}@{{\tt {SO\_REUSEADDR}}}|(}
+\subsubsection{L'opzione \const{SO\_REUSEADDR}}
+
+La seconda opzione da approfondire è \const{SO\_REUSEADDR}, che consente di
+eseguire \func{bind} su un socket anche quando la porta specificata è già in
+uso da parte di un altro socket. Si ricordi infatti che, come accennato in
+sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}, normalmente la funzione \func{bind} fallisce con
+un errore di \errcode{EADDRINUSE} se la porta scelta è già utilizzata da un
+altro socket, proprio per evitare che possano essere lanciati due server sullo
+stesso indirizzo e la stessa porta, che verrebbero a contendersi i pacchetti
+aventi quella destinazione.
+
+Esistono però situazioni ed esigenze particolari in cui non si vuole che
+questo comportamento di salvaguardia accada, ed allora si può fare ricorso a
+questa opzione. La questione è comunque abbastanza complessa in quanto, come
+sottolinea Stevens in \cite{UNP1}, si distinguono ben quattro casi diversi in
+cui è prevista la possibilità di un utilizzo di questa opzione, il che la
+rende una delle più difficili da capire.
+
+Il primo caso, che è anche il più comune, in cui si fa ricorso a
+\const{SO\_REUSEADDR} è quello in cui un server è terminato ma esistono ancora
+dei processi figli che mantengono attiva almeno una connessione remota che
+utilizza l'indirizzo locale, mantenendo occupata la porta. Quando si riesegue
+il server allora questo riceve un errore sulla chiamata a \func{bind} dato che
+la porta è ancora utilizzata in una connessione esistente.\footnote{questa è
+ una delle domande più frequenti sui newsgroup dedicati allo sviluppo, in
+ quanto è piuttosto comune trovarsi in questa situazione quando si sta
+ sviluppando un server che si ferma e si riavvia in continuazione dopo aver
+ fatto modifiche.} Inoltre se si usa il protocollo TCP questo può avvenire
+anche dopo tutti i processi figli sono terminati, dato che una connessione può
+restare attiva anche dopo la chiusura del socket, mantenendosi nello stato
+\texttt{TIME\_WAIT} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_time_wait}).
+
+Usando \const{SO\_REUSEADDR} fra la chiamata a \func{socket} e quella a
+\func{bind} si consente a quest'ultima di avere comunque successo anche se la
+connessione è attiva (o nello stato \texttt{TIME\_WAIT}). È bene però
+ricordare (si riveda quanto detto in sez.~\ref{sec:TCP_time_wait}) che la
+presenza dello stato \texttt{TIME\_WAIT} ha una ragione, ed infatti se si usa
+questa opzione esiste sempre una probabilità, anche se estremamente
+remota,\footnote{perché ciò avvenga infatti non solo devono coincidere gli
+ indirizzi IP e le porte degli estremi della nuova connessione, ma anche i
+ numeri di sequenza dei pacchetti, e questo è estremamente improbabile.} che
+eventuali pacchetti rimasti intrappolati in una precedente connessione possano
+finire fra quelli di una nuova.
+
+Come esempio di uso di questa connessione abbiamo predisposto una nuova
+versione della funzione \func{sockbind} (vedi fig.~\ref{fig:sockbind_code})
+che consenta l'impostazione di questa opzione. La nuova funzione è
+\func{sockbindopt}, e le principali differenze rispetto alla precedente sono
+illustrate in fig.~\ref{fig:sockbindopt_code}, dove si sono riportate le
+sezioni di codice modificate rispetto alla versione precedente. Il codice
+completo della funzione si trova, insieme alle altre funzioni di servizio dei
+socket, all'interno del file \texttt{SockUtils.c} dei sorgenti allegati alla
+guida.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/sockbindopt.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Le sezioni della funzione \func{sockbindopt} modificate rispetto al
+ codice della precedente \func{sockbind}.}
+ \label{fig:sockbindopt_code}
+\end{figure}
+
+In realtà tutto quello che si è fatto è stato introdurre nella nuova funzione
+(\texttt{\small 1}) un nuovo argomento intero, \param{reuse}, che conterrà il
+valore logico da usare nella successiva chiamata (\texttt{\small 14}) a
+\func{setsockopt}. Si è poi aggiunta una sezione (\texttt{\small 13-17}) che
+esegue l'impostazione dell'opzione fra la chiamata a \func{socket} e quella a
+\func{bind}.
+
+
+A questo punto basterà modificare il server per utilizzare la nuova
+funzione; in fig.~\ref{fig:TCP_echod_fifth} abbiamo riportato le sezioni
+modificate rispetto alla precedente versione di
+fig.~\ref{fig:TCP_echod_third}. Al solito il codice completo è coi sorgenti
+allegati alla guida, nel file \texttt{TCP\_echod\_fifth.c}.
+
+Anche in questo caso si è introdotta (\texttt{\small 8}) una nuova variabile
+\var{reuse} che consente di controllare l'uso dell'opzione e che poi sarà
+usata (\texttt{\small 14}) come ultimo argomento di \func{setsockopt}. Il
+valore di default di questa variabile è nullo, ma usando l'opzione \texttt{-r}
+nell'invocazione del server (al solito la gestione delle opzioni non è
+riportata in fig.~\ref{fig:TCP_echod_fifth}) se ne potrà impostare ad 1 il
+valore, per cui in tal caso la successiva chiamata (\texttt{\small 13-17}) a
+\func{setsockopt} attiverà l'opzione \const{SO\_REUSEADDR}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echod_fifth.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Il nuovo codice per l'apertura passiva del server \textit{echo} che
+ usa la nuova funzione \func{sockbindopt}.}
+ \label{fig:TCP_echod_fifth}
+\end{figure}
+
+Il secondo caso in cui viene usata \const{SO\_REUSEADDR} è quando si ha una
+macchina cui sono assegnati diversi numeri IP (o come suol dirsi
+\textit{multi-homed}) e si vuole porre in ascolto sulla stessa porta un
+programma diverso (o una istanza diversa dello stesso programma) per indirizzi
+IP diversi. Si ricordi infatti che è sempre possibile indicare a \func{bind}
+di collegarsi solo su di un indirizzo specifico; in tal caso se un altro
+programma cerca di riutilizzare la stessa porta (anche specificando un
+indirizzo diverso) otterrà un errore, a meno di non aver preventivamente
+impostato \const{SO\_REUSEADDR}.
+
+Usando questa opzione diventa anche possibile eseguire \func{bind}
+sull'indirizzo generico, e questo permetterà il collegamento per tutti gli
+indirizzi (di quelli presenti) per i quali la porta non risulti occupata da
+una precedente chiamata più specifica. Infine si tenga presente che con il
+protocollo TCP non è mai possibile far partire server che eseguano \func{bind}
+sullo stesso indirizzo e la stessa porta, cioè ottenere quello che viene
+chiamato un \textit{completely duplicate binding}.
+
+Il terzo impiego è simile al precedente e prevede l'uso di \func{bind}
+all'interno dello stesso programma per associare indirizzi locali diversi a
+socket diversi. In genere questo viene fatto per i socket UDP quando è
+necessario ottenere l'indirizzo a cui sono rivolte le richieste del client ed
+il sistema non supporta l'opzione \const{IP\_RECVDSTADDR};\footnote{nel caso
+ di Linux questa opzione è stata supportata per in certo periodo nello
+ sviluppo del kernel 2.1.x, ma è in seguito stata soppiantata dall'uso di
+ \const{IP\_PKTINFO} (vedi sez.~\ref{sec:sock_ipv4_options}).} in tale modo
+si può sapere a quale socket corrisponde un certo indirizzo. Non ha senso
+fare questa operazione per un socket TCP dato che su di essi si può sempre
+invocare \func{getsockname} una volta che si è completata la connessione.
+
+Infine il quarto caso è quello in cui si vuole effettivamente ottenere un
+\textit{completely duplicate binding}, quando cioè si vuole eseguire
+\func{bind} su un indirizzo ed una porta che sono già \textsl{legati} ad un
+altro socket. Questo ovviamente non ha senso per il normale traffico di rete,
+in cui i pacchetti vengono scambiati direttamente fra due applicazioni; ma
+quando un sistema supporta il traffico in \itindex{multicast}
+\textit{multicast}, in cui una applicazione invia i pacchetti a molte altre
+(vedi sez.~\ref{sec:multicast_xxx}), allora ha senso che su una macchina i
+pacchetti provenienti dal traffico in \itindex{multicast} \textit{multicast}
+possano essere ricevuti da più applicazioni\footnote{l'esempio classico di
+ traffico in \textit{multicast} è quello di uno streaming di dati (audio,
+ video, ecc.), l'uso del \textit{multicast} consente in tal caso di
+ trasmettere un solo pacchetto, che potrà essere ricevuto da tutti i
+ possibili destinatari (invece di inviarne un duplicato a ciascuno); in
+ questo caso è perfettamente logico aspettarsi che sulla stessa macchina più
+ utenti possano lanciare un programma che permetta loro di ricevere gli
+ stessi dati.} o da diverse istanze della stessa applicazione.
+\itindex{multicast}
+
+In questo caso utilizzando \const{SO\_REUSEADDR} si consente ad una
+applicazione eseguire \func{bind} sulla stessa porta ed indirizzo usata da
+un'altra, così che anche essa possa ricevere gli stessi pacchetti (chiaramente
+la cosa non ha alcun senso per i socket TCP, ed infatti in questo tipo di
+applicazione è normale l'uso del protocollo UDP). La regola è che quando si
+hanno più applicazioni che hanno eseguito \func{bind} sulla stessa porta, di
+tutti pacchetti destinati ad un indirizzo di \itindex{broadcast}
+\textit{broadcast} o di \itindex{multicast} \textit{multicast} viene inviata
+una copia a ciascuna applicazione. Non è definito invece cosa accade qualora
+il pacchetto sia destinato ad un indirizzo normale (unicast).
+
+Essendo questo un caso particolare in alcuni sistemi (come BSD) è stata
+introdotta una opzione ulteriore, \const{SO\_REUSEPORT} che richiede che detta
+opzione sia specificata per tutti i socket per i quali si vuole eseguire il
+\textit{completely duplicate binding}. Nel caso di Linux questa opzione non
+esiste, ma il comportamento di \const{SO\_REUSEADDR} è analogo, sarà cioè
+possibile effettuare un \textit{completely duplicate binding} ed ottenere il
+successo di \func{bind} su un socket legato allo stesso indirizzo e porta solo
+se il programma che ha eseguito per primo \func{bind} su di essi ha impostato
+questa opzione.\footnote{Questa restrizione permette di evitare il cosiddetto
+ \textit{port stealing}, in cui un programma, usando \const{SO\_REUSEADDR},
+ può collegarsi ad una porta già in uso e ricevere i pacchetti destinati ad
+ un altro programma; con questa caratteristica ciò è possibile soltanto se il
+ primo programma a consentirlo, avendo usato fin dall'inizio
+ \const{SO\_REUSEADDR}.}
+
+\index{costante!{SO\_REUSEADDR}@{{\tt {SO\_REUSEADDR}}}|)}
+
+\index{costante!{SO\_LINGER}@{{\tt {SO\_LINGER}}}|(}
+\subsubsection{L'opzione \const{SO\_LINGER}}
+
+La terza opzione da approfondire è \const{SO\_LINGER}; essa, come il nome
+suggerisce, consente di ``\textsl{indugiare}'' nella chiusura di un socket. Il
+comportamento standard sia di \func{close} che \func{shutdown} è infatti
+quello di terminare immediatamente dopo la chiamata, mentre il procedimento di
+chiusura della connessione (o di un lato di essa) ed il rispettivo invio sulla
+rete di tutti i dati ancora presenti nei buffer, viene gestito in sottofondo
+dal kernel.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/linger.h}
+ \end{minipage}
+ \caption{La struttura \structd{linger} richiesta come valore dell'argomento
+ \param{optval} per l'impostazione dell'opzione dei socket
+ \const{SO\_LINGER}.}
+ \label{fig:sock_linger_struct}
+\end{figure}
+
+L'uso di \const{SO\_LINGER} con \func{setsockopt} permette di modificare (ed
+eventualmente ripristinare) questo comportamento in base ai valori passati nei
+campi della struttura \struct{linger}, illustrata in
+fig.~\ref{fig:sock_linger_struct}. Fintanto che il valore del campo
+\var{l\_onoff} di \struct{linger} è nullo la modalità che viene impostata
+(qualunque sia il valore di \var{l\_linger}) è quella standard appena
+illustrata; questa combinazione viene utilizzata per riportarsi al
+comportamento normale qualora esso sia stato cambiato da una precedente
+chiamata.
+
+Se si utilizza un valore di \var{l\_onoff} diverso da zero, il comportamento
+alla chiusura viene a dipendere dal valore specificato per il campo
+\var{l\_linger}; se quest'ultimo è nullo l'uso delle funzioni \func{close} e
+\func{shutdown} provoca la terminazione immediata della connessione: nel caso
+di TCP cioè non viene eseguito il procedimento di chiusura illustrato in
+sez.~\ref{sec:TCP_conn_term}, ma tutti i dati ancora presenti nel buffer
+vengono immediatamente scartati e sulla rete viene inviato un segmento di RST
+che termina immediatamente la connessione.
+
+Un esempio di questo comportamento si può abilitare nel nostro client del
+servizio \textit{echo} utilizzando l'opzione \texttt{-r}; riportiamo in
+fig.~\ref{fig:TCP_echo_sixth} la sezione di codice che permette di introdurre
+questa funzionalità,; al solito il codice completo è disponibile nei sorgenti
+allegati.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includecodesample{listati/TCP_echo_sixth.c}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La sezione del codice del client \textit{echo} che imposta la
+ terminazione immediata della connessione in caso di chiusura.}
+ \label{fig:TCP_echo_sixth}
+\end{figure}
+
+La sezione indicata viene eseguita dopo aver effettuato la connessione e prima
+di chiamare la funzione di gestione, cioè fra le righe (\texttt{\small 12}) e
+(\texttt{\small 13}) del precedente esempio di fig.~\ref{fig:TCP_echo_fifth}.
+Il codice si limita semplicemente a controllare (\texttt{\small 3}) il
+valore della variabile \var{reset} che assegnata nella gestione delle opzioni
+in corrispondenza all'uso di \texttt{-r} nella chiamata del client. Nel caso
+questa sia diversa da zero vengono impostati (\texttt{\small 5--6}) i valori
+della struttura \var{ling} che permettono una terminazione immediata della
+connessione. Questa viene poi usata nella successiva (\texttt{\small 7})
+chiamata a \func{setsockopt}. Al solito si controlla (\texttt{\small 7--10})
+il valore di ritorno e si termina il programma in caso di errore, stampandone
+il valore.
+
+Infine l'ultima possibilità, quella in cui si utilizza effettivamente
+\const{SO\_LINGER} per \textsl{indugiare} nella chiusura, è quella in cui sia
+\var{l\_onoff} che \var{l\_linger} hanno un valore diverso da zero. Se si
+esegue l'impostazione con questi valori sia \func{close} che \func{shutdown}
+si bloccano, nel frattempo viene eseguita la normale procedura di conclusione
+della connessione (quella di sez.~\ref{sec:TCP_conn_term}) ma entrambe le
+funzioni non ritornano fintanto che non si sia concluso il procedimento di
+chiusura della connessione, o non sia passato un numero di
+secondi\footnote{questa è l'unità di misura indicata da POSIX ed adottata da
+ Linux, altri kernel possono usare unità di misura diverse, oppure usare il
+ campo \var{l\_linger} come valore logico (ignorandone il valore) per rendere
+ (quando diverso da zero) \func{close} e \func{shutdown} bloccanti fino al
+ completamento della trasmissione dei dati sul buffer.} pari al valore
+specificato in \var{l\_linger}.
+
+\index{costante!{SO\_LINGER}@{{\tt {SO\_LINGER}}}|)}
+
+
+
+
+
+\subsection{Le opzioni per il protocollo IPv4}
+\label{sec:sock_ipv4_options}
+
+Il secondo insieme di opzioni dei socket che tratteremo è quello relativo ai
+socket che usano il protocollo IPv4.\footnote{come per le precedenti opzioni
+ generiche una descrizione di esse è disponibile nella settima sezione delle
+ pagine di manuale, nel caso specifico la documentazione si può consultare
+ con \texttt{man 7 ip}.} Se si vuole operare su queste opzioni generiche il
+livello da utilizzare è \const{SOL\_IP}; si è riportato un elenco di queste
+opzioni in tab.~\ref{tab:sock_opt_iplevel}. Le costanti indicanti le opzioni e
+tutte le altre costanti ad esse collegate sono definite in
+\file{netinet/ip.h}, ed accessibili includendo detto file.
+
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|c|c|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Opzione}&\texttt{get}&\texttt{set}&\textbf{flag}&\textbf{Tipo}&
+ \textbf{Descrizione}\\
+ \hline
+ \hline
+ \const{IP\_OPTIONS} &$\bullet$&$\bullet$&&\texttt{void *}& %???
+ Imposta o riceve le opzioni di IP.\\
+ \const{IP\_PKTINFO} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Passa un messaggio di informazione.\\
+ \const{IP\_RECVTOS} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Passa un messaggio col campo TOS.\\
+ \const{IP\_RECVTTL} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Passa un messaggio col campo TTL.\\
+ \const{IP\_RECVOPTS} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Passa un messaggio con le opzioni IP.\\
+ \const{IP\_RETOPTS} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Passa un messaggio con le opzioni IP non trattate.\\
+ \const{IP\_TOS} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ Imposta il valore del campo TOS.\\
+ \const{IP\_TTL} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ Imposta il valore del campo TTL.\\
+ \const{IP\_HDRINCL} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Passa l'intestazione di IP nei dati.\\
+ \const{IP\_RECVERR} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Abilita la gestione degli errori.\\
+ \const{IP\_MTU\_DISCOVER} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ Imposta il Path MTU Discovery.\\
+ \const{IP\_MTU} &$\bullet$& & &\texttt{int}&
+ Legge il valore attuale della MTU.\\
+ \const{IP\_ROUTER\_ALERT} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Imposta l'opzione \textit{IP router alert} sui pacchetti.\\
+ \const{IP\_MULTICAST\_TTL} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
+ Imposta il TTL per i pacchetti \itindex{multicast} \textit{multicast}.\\
+ \const{IP\_MULTICAST\_LOOP} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
+ Controlla il reinvio a se stessi dei dati di \itindex{multicast}
+ \textit{multicast}.\\
+ \const{IP\_ADD\_MEMBERSHIP} & &$\bullet$& &\struct{ip\_mreqn}&
+ Si unisce a un gruppo di \itindex{multicast} \textit{multicast}.\\
+ \const{IP\_DROP\_MEMBERSHIP}& &$\bullet$& &\struct{ip\_mreqn}&
+ Si sgancia da un gruppo di \textit{multicast}.\\
+ \const{IP\_MULTICAST\_IF} & &$\bullet$& &\struct{ip\_mreqn}&
+ Imposta l'interfaccia locale di un socket \itindex{multicast}
+ \textit{multicast}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le opzioni disponibili al livello \const{SOL\_IP}.}
+ \label{tab:sock_opt_iplevel}
+\end{table}
+
+Le descrizioni di tab.~\ref{tab:sock_opt_iplevel} sono estremamente succinte,
+una maggiore quantità di dettagli su queste opzioni è fornito nel seguente
+elenco:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+
+
+\item[\const{IP\_OPTIONS}] l'opzione permette di impostare o leggere le
+ opzioni del protocollo IP (si veda sez.~\ref{sec:IP_options}). L'opzione
+ prende come valore dell'argomento \param{optval} un puntatore ad un buffer
+ dove sono mantenute le opzioni, mentre \param{optlen} indica la dimensione
+ di quest'ultimo. Quando la si usa con \func{getsockopt} vengono lette le
+ opzioni IP utilizzate per la spedizione, quando la si usa con
+ \func{setsockopt} vengono impostate le opzioni specificate. L'uso di questa
+ opzione richiede una profonda conoscenza del funzionamento del protocollo,
+ torneremo in parte sull'argomento in sez.~\ref{sec:sock_IP_options}.
+
+
+\item[\const{IP\_PKTINFO}] Quando abilitata l'opzione permette di ricevere
+ insieme ai pacchetti un messaggio ancillare (vedi
+ sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_PKTINFO} contenente
+ una struttura \struct{pktinfo} (vedi fig.~\ref{fig:sock_pktinfo_struct}) che
+ mantiene una serie di informazioni riguardo i pacchetti in arrivo. In
+ particolare è possibile conoscere l'interfaccia su cui è stato ricevuto un
+ pacchetto (nel campo \var{ipi\_ifindex}), l'indirizzo locale da esso
+ utilizzato (nel campo \var{ipi\_spec\_dst}) e l'indirizzo remoto dello
+ stesso (nel campo \var{ipi\_addr}).
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/pktinfo.h}
+ \end{minipage}
+ \caption{La struttura \structd{pktinfo} usata dall'opzione
+ \const{IP\_PKTINFO} per ricavare informazioni sui pacchetti di un socket
+ di tipo \const{SOCK\_DGRAM}.}
+ \label{fig:sock_pktinfo_struct}
+\end{figure}
+
+
+L'opzione è utilizzabile solo per socket di tipo \const{SOCK\_DGRAM}. Questa è
+una opzione introdotta con i kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di
+Linux;\footnote{non dovrebbe pertanto essere utilizzata se si ha a cuore la
+ portabilità.} essa permette di sostituire le opzioni \const{IP\_RECVDSTADDR}
+e \const{IP\_RECVIF} presenti in altri Unix (la relativa informazione è quella
+ottenibile rispettivamente dai campi \var{ipi\_addr} e \var{ipi\_ifindex} di
+\struct{pktinfo}).
+
+L'opzione prende per \param{optval} un intero usato come valore logico, che
+specifica soltanto se insieme al pacchetto deve anche essere inviato o
+ricevuto il messaggio \const{IP\_PKTINFO} (vedi
+sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}); il messaggio stesso dovrà poi essere
+letto o scritto direttamente con \func{recvmsg} e \func{sendmsg} (vedi
+sez.~\ref{sec:net_sendmsg}).
+
+
+\item[\const{IP\_RECVTOS}] Quando abilitata l'opzione permette di ricevere
+ insieme ai pacchetti un messaggio ancillare (vedi
+ sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_TOS}, che contiene un
+ byte con il valore del campo \textit{Type of Service} dell'intestazione IP
+ del pacchetto stesso (vedi sez.~\ref{sec:IP_header}). Prende per
+ \param{optval} un intero usato come valore logico.
+
+\item[\const{IP\_RECVTTL}] Quando abilitata l'opzione permette di ricevere
+ insieme ai pacchetti un messaggio ancillare (vedi
+ sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_RECVTTL}, contenente
+ un byte con il valore del campo \textit{Time to Live} dell'intestazione IP
+ (vedi sez.~\ref{sec:IP_header}). L'opzione richiede per \param{optval} un
+ intero usato come valore logico. L'opzione non è supportata per socket di
+ tipo \const{SOCK\_STREAM}.
+
+\item[\const{IP\_RECVOPTS}] Quando abilitata l'opzione permette di ricevere
+ insieme ai pacchetti un messaggio ancillare (vedi
+ sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_OPTIONS}, contenente
+ le opzioni IP del protocollo (vedi sez.~\ref{sec:IP_options}). Le
+ intestazioni di instradamento e le altre opzioni sono già riempite con i
+ dati locali. L'opzione richiede per \param{optval} un intero usato come
+ valore logico. L'opzione non è supportata per socket di tipo
+ \const{SOCK\_STREAM}.
+
+\item[\const{IP\_RETOPTS}] Identica alla precedente \const{IP\_RECVOPTS}, ma
+ in questo caso restituisce i dati grezzi delle opzioni, senza che siano
+ riempiti i capi di instradamento e le marche temporali. L'opzione richiede
+ per \param{optval} un intero usato come valore logico. L'opzione non è
+ supportata per socket di tipo \const{SOCK\_STREAM}.
+
+\item[\const{IP\_TOS}] L'opzione consente di leggere o impostare il campo
+ \textit{Type of Service} dell'intestazione IP (vedi
+ sez.~\ref{sec:IP_header}) che permette di indicare le priorità dei
+ pacchetti. Se impostato il valore verrà mantenuto per tutti i pacchetti del
+ socket; alcuni valori (quelli che aumentano la priorità) richiedono i
+ privilegi di amministrazione con la \itindex{capabilities} capability
+ \const{CAP\_NET\_ADMIN}.
+
+ Il campo TOS è di 8 bit e l'opzione richiede per \param{optval} un intero
+ che ne contenga il valore. Sono definite anche alcune costanti che
+ definiscono alcuni valori standardizzati per il \textit{Type of Service},
+ riportate in tab.~\ref{tab:IP_TOS_values}, il valore di default usato da
+ Linux è \const{IPTOS\_LOWDELAY}, ma esso può essere modificato con le
+ funzionalità del cosiddetto \textit{Advanced Routing}. Si ricordi che la
+ priorità dei pacchetti può essere impostata anche in maniera indipendente
+ dal protocollo utilizzando l'opzione \const{SO\_PRIORITY} illustrata in
+ sez.~\ref{sec:sock_generic_options}.
+
+\item[\const{IP\_TTL}] L'opzione consente di leggere o impostare il campo
+ \textit{Time to Live} dell'intestazione IP (vedi sez.~\ref{sec:IP_header})
+ per tutti i pacchetti associati al socket. Il campo TTL è di 8 bit e
+ l'opzione richiede che \param{optval} sia un intero, che ne conterrà il
+ valore.
+
+\item[\const{IP\_HDRINCL}] Se abilitata l'utente deve fornire lui stesso
+ l'intestazione IP in cima ai propri dati. L'opzione è valida soltanto per
+ socket di tipo \const{SOCK\_RAW}, e quando utilizzata eventuali valori
+ impostati con \const{IP\_OPTIONS}, \const{IP\_TOS} o \const{IP\_TTL} sono
+ ignorati. In ogni caso prima della spedizione alcuni campi
+ dell'intestazione vengono comunque modificati dal kernel, torneremo
+ sull'argomento in sez.~\ref{sec:socket_raw}
+
+\item[\const{IP\_RECVERR}] Questa è una opzione introdotta con i kernel della
+ serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. Essa permette di usufruire di un
+ meccanismo affidabile per ottenere un maggior numero di informazioni in caso
+ di errori. Se l'opzione è abilitata tutti gli errori generati su un socket
+ vengono memorizzati su una coda, dalla quale poi possono essere letti con
+ \func{recvmsg} (vedi sez.~\ref{sec:net_sendmsg}) come messaggi ancillari
+ (torneremo su questo in sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo
+ \const{IP\_RECVERR}. L'opzione richiede per \param{optval} un intero usato
+ come valore logico e non è applicabile a socket di tipo
+ \const{SOCK\_STREAM}.
+
+\itindbeg{Maximum~Transfer~Unit}
+\item[\const{IP\_MTU\_DISCOVER}] Questa è una opzione introdotta con i kernel
+ della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. L'opzione permette di scrivere
+ o leggere le impostazioni della modalità usata per la determinazione della
+ \textit{Path Maximum Transfer Unit} (vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim}) del
+ socket. L'opzione prende per \param{optval} un valore intero che indica la
+ modalità usata, da specificare con una delle costanti riportate in
+ tab.~\ref{tab:sock_ip_mtu_discover}.
+
+ \begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|r|p{7cm}|}
+ \hline
+ \multicolumn{2}{|c|}{\textbf{Valore}}&\textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{IP\_PMTUDISC\_DONT}&0& Non effettua la ricerca dalla \textit{Path
+ MTU}.\\
+ \const{IP\_PMTUDISC\_WANT}&1& Utilizza il valore impostato per la rotta
+ utilizzata dai pacchetti (dal comando
+ \texttt{route}).\\
+ \const{IP\_PMTUDISC\_DO} &2& Esegue la procedura di determinazione
+ della \textit{Path MTU} come richiesto
+ dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1191.txt}{RFC~1191}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibili per l'argomento \param{optval} di
+ \const{IP\_MTU\_DISCOVER}.}
+ \label{tab:sock_ip_mtu_discover}
+ \end{table}
+
+ Il valore di default applicato ai socket di tipo \const{SOCK\_STREAM} è
+ determinato dal parametro \texttt{ip\_no\_pmtu\_disc} (vedi
+ sez.~\ref{sec:sock_sysctl}), mentre per tutti gli altri socket di default la
+ ricerca è disabilitata ed è responsabilità del programma creare pacchetti di
+ dimensioni appropriate e ritrasmettere eventuali pacchetti persi. Se
+ l'opzione viene abilitata, il kernel si incaricherà di tenere traccia
+ automaticamente della \textit{Path MTU} verso ciascuna destinazione, e
+ rifiuterà immediatamente la trasmissione di pacchetti di dimensioni maggiori
+ della MTU con un errore di \errval{EMSGSIZE}.\footnote{in caso contrario la
+ trasmissione del pacchetto sarebbe effettuata, ottenendo o un fallimento
+ successivo della trasmissione, o la frammentazione dello stesso.}
+
+\item[\const{IP\_MTU}] Permette di leggere il valore della \textit{Path MTU}
+ di percorso del socket. L'opzione richiede per \param{optval} un intero che
+ conterrà il valore della \textit{Path MTU} in byte. Questa è una opzione
+ introdotta con i kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux.
+
+ È tramite questa opzione che un programma può leggere, quando si è avuto un
+ errore di \errval{EMSGSIZE}, il valore della MTU corrente del socket. Si
+ tenga presente che per poter usare questa opzione, oltre ad avere abilitato
+ la scoperta della \textit{Path MTU}, occorre che il socket sia stato
+ esplicitamente connesso con \func{connect}.
+
+ Ad esempio con i socket UDP si potrà ottenere una stima iniziale della
+ \textit{Path MTU} eseguendo prima una \func{connect} verso la destinazione,
+ e poi usando \func{getsockopt} con questa opzione. Si può anche avviare
+ esplicitamente il procedimento di scoperta inviando un pacchetto di grosse
+ dimensioni (che verrà scartato) e ripetendo l'invio coi dati aggiornati. Si
+ tenga infine conto che durante il procedimento i pacchetti iniziali possono
+ essere perduti, ed è compito dell'applicazione gestirne una eventuale
+ ritrasmissione.
+
+\itindend{Maximum~Transfer~Unit}
+
+\item[\const{IP\_ROUTER\_ALERT}] Questa è una opzione introdotta con i
+ kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. Prende per
+ \param{optval} un intero usato come valore logico. Se abilitata
+ passa tutti i pacchetti con l'opzione \textit{IP Router Alert} (vedi
+ sez.~\ref{sec:IP_options}) che devono essere inoltrati al socket
+ corrente. Può essere usata soltanto per socket di tipo raw.
+
+\itindbeg{multicast}
+\item[\const{IP\_MULTICAST\_TTL}] L'opzione permette di impostare o leggere il
+ valore del campo TTL per i pacchetti \textit{multicast} in uscita associati
+ al socket. È importante che questo valore sia il più basso possibile, ed il
+ default è 1, che significa che i pacchetti non potranno uscire dalla rete
+ locale. Questa opzione consente ai programmi che lo richiedono di superare
+ questo limite. L'opzione richiede per
+ \param{optval} un intero che conterrà il valore del TTL.
+
+\item[\const{IP\_MULTICAST\_LOOP}] L'opzione consente di decidere se i dati
+ che si inviano su un socket usato con il \textit{multicast} vengano ricevuti
+ anche sulla stessa macchina da cui li si stanno inviando. Prende per
+ \param{optval} un intero usato come valore logico.
+
+ In generale se si vuole che eventuali client possano ricevere i dati che si
+ inviano occorre che questa funzionalità sia abilitata (come avviene di
+ default). Qualora però non si voglia generare traffico per dati che già sono
+ disponibili in locale l'uso di questa opzione permette di disabilitare
+ questo tipo di traffico.
+
+\item[\const{IP\_ADD\_MEMBERSHIP}] L'opzione consente di unirsi ad gruppo di
+ \textit{multicast}, e può essere usata solo con \func{setsockopt}.
+ L'argomento \param{optval} in questo caso deve essere una struttura di tipo
+ \struct{ip\_mreqn}, illustrata in fig.~\ref{fig:ip_mreqn_struct}, che
+ permette di indicare, con il campo \var{imr\_multiaddr} l'indirizzo del
+ gruppo di \textit{multicast} a cui ci si vuole unire, con il campo
+ \var{imr\_address} l'indirizzo dell'interfaccia locale con cui unirsi al
+ gruppo di \textit{multicast} e con \var{imr\_ifindex} l'indice
+ dell'interfaccia da utilizzare (un valore nullo indica una interfaccia
+ qualunque).
+
+ Per compatibilità è possibile utilizzare anche un argomento di tipo
+ \struct{ip\_mreq}, una precedente versione di \struct{ip\_mreqn}, che
+ differisce da essa soltanto per l'assenza del campo \var{imr\_ifindex}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/ip_mreqn.h}
+ \end{minipage}
+ \caption{La struttura \structd{ip\_mreqn} utilizzata dalle opzioni dei
+ socket per le operazioni concernenti l'appartenenza ai gruppi di
+ \textit{multicast}.}
+ \label{fig:ip_mreqn_struct}
+\end{figure}
+
+\item[\const{IP\_DROP\_MEMBERSHIP}] Lascia un gruppo di \textit{multicast},
+ prende per \param{optval} la stessa struttura \struct{ip\_mreqn} (o
+ \struct{ip\_mreq}) usata anche per \const{IP\_ADD\_MEMBERSHIP}.
+
+\item[\const{IP\_MULTICAST\_IF}] Imposta l'interfaccia locale per l'utilizzo
+ del \textit{multicast}, ed utilizza come \param{optval} le stesse strutture
+ \struct{ip\_mreqn} o \struct{ip\_mreq} delle due precedenti opzioni.
+
+\itindend{multicast}
\end{basedescript}
-Quando un programma chiama \func{gethostbyname} e questa usa il DNS per
-effettuare la risoluzione del nome, è con i valori di questi record che
-vengono riempite le varie parti della struttura \struct{hostent}. Il primo
-campo della struttura, \var{h\_name} contiene sempre il \textsl{nome
- canonico}, che nel caso del DNS è appunto il nome associato ad un record
-\texttt{A}. Il secondo campo della struttura invece è un puntatore ad vettore
-di puntatori, terminato da un puntatore nullo, alle strighe che contengono
-tutti i possibili altri nomi (quelli che nel DNS sarebbero record
-\texttt{CNAME}).
-Il terzo campo, \var{h\_addrtype}, indica il tipo di indirizzo che è stato
-restituito, e può essere solo \const{AF\_INET} o \const{AF\_INET6}, mentre il
-quarto campo, e \var{h\_length} indica la lunghezza dell'indirizzo stesso in
-byte. Infine il campo \var{h\_addr\_list} è il puntatore ad un vettore di
-puntatori ai singoli indirizzi; il vettore è terminato da un puntatore nullo.
-Inoltre, come illustrato in fig.~\ref{fig:sock_hostent_struct}, viene definito
-per compatibilità il campo \var{h\_addr} corrispondente al puntatore al primo
-indirizzo della lista.
-In sostanza
+\section{La gestione attraverso le funzioni di controllo}
+\label{sec:sock_ctrl_func}
+Benché la maggior parte delle caratteristiche dei socket sia gestibile con le
+funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}, alcune proprietà possono
+essere impostate attraverso le funzioni \func{fcntl} e \func{ioctl} già
+trattate in sez.~\ref{sec:file_fcntl} e sez.~\ref{sec:file_ioctl}; in
+quell'occasione abbiamo parlato di queste funzioni esclusivamente nell'ambito
+della loro applicazione a file descriptor associati a dei file normali; qui
+tratteremo invece i dettagli del loro utilizzo con file descriptor associati a
+dei socket.
+\subsection{L'uso di \func{ioctl} e \func{fcntl} per i socket generici}
+\label{sec:sock_ioctl}
+Tratteremo in questa sezione le caratteristiche specifiche delle funzioni
+\func{ioctl} e \func{fcntl} quando esse vengono utilizzate con dei socket
+generici. Quanto già detto in precedenza in sez.~\ref{sec:file_fcntl} e
+sez.~\ref{sec:file_ioctl} continua a valere; quello che tratteremo qui sono le
+operazioni ed i comandi che sono validi, o che hanno significati peculiari,
+quando queste funzioni vengono applicate a dei socket generici.
+Nell'elenco seguente si riportano i valori specifici che può assumere il
+secondo argomento della funzione \func{ioctl} (\param{request}, che indica il
+tipo di operazione da effettuare) quando essa viene applicata ad un socket
+generico. Nell'elenco si illustrerà anche, per ciascuna operazione, il tipo di
+dato usato come terzo argomento della funzione ed il significato che esso
+viene ad assumere. Dato che in caso di lettura questi dati vengono restituiti
+come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, con
+queste operazioni il terzo argomento deve sempre essere passato come puntatore
+ad una variabile (o struttura) precedentemente allocata. Le costanti che
+identificano le operazioni sono le seguenti:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\const{SIOCGSTAMP}] restituisce il contenuto di una struttura
+ \struct{timeval} con la marca temporale dell'ultimo pacchetto ricevuto sul
+ socket, questa operazione può essere utilizzata per effettuare delle
+ misurazioni precise del tempo di andata e ritorno\footnote{il
+ \itindex{Round~Trip~Time} \textit{Round Trip Time} cui abbiamo già
+ accennato in sez.~\ref{sec:net_tcp}.} dei pacchetti sulla rete.
+\item[\const{SIOCSPGRP}] imposta il processo o il \itindex{process~group}
+ \textit{process group} a cui inviare i segnali \const{SIGIO} e
+ \const{SIGURG} quando viene completata una operazione di I/O asincrono o
+ arrivano dei dati urgenti. Il terzo argomento deve essere un puntatore ad una
+ variabile di tipo \type{pid\_t}; un valore positivo indica direttamente il
+ \acr{pid} del processo, mentre un valore negativo indica (col valore
+ assoluto) il \textit{process group}. Senza privilegi di amministratore o la
+ capability \const{CAP\_KILL} si può impostare solo se stessi o il proprio
+ \textit{process group}.
-\section{Le opzioni dei socket}
-\label{sec:TCP_sock_options}
+\item[\const{SIOCGPGRP}] legge le impostazioni presenti sul socket
+ relativamente all'eventuale processo o \itindex{process~group}
+ \textit{process group} cui devono essere inviati i segnali \const{SIGIO} e
+ \const{SIGURG}. Come per \const{SIOCSPGRP} l'argomento passato deve un
+ puntatore ad una variabile di tipo \type{pid\_t}, con lo stesso significato.
+ Qualora non sia presente nessuna impostazione verrà restituito un valore
+ nullo.
+
+\item[\const{FIOASYNC}] Abilita o disabilita la modalità di I/O asincrono sul
+ socket. Questo significa (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_operation})
+ che verrà inviato il segnale di \const{SIGIO} (o quanto impostato con
+ \const{F\_SETSIG}, vedi sez.~\ref{sec:file_fcntl}) in caso di eventi di I/O
+ sul socket.
+\end{basedescript}
+
+Nel caso dei socket generici anche \func{fcntl} prevede un paio di comandi
+specifici; in questo caso il secondo argomento (\param{cmd}, che indica il
+comando) può assumere i due valori \const{FIOGETOWN} e \const{FIOSETOWN},
+mentre il terzo argomento dovrà essere un puntatore ad una variabile di tipo
+\type{pid\_t}. Questi due comandi sono una modalità alternativa di eseguire le
+stesse operazioni (lettura o impostazione del processo o del gruppo di
+processo che riceve i segnali) che si effettuano chiamando \func{ioctl} con
+\const{SIOCGPGRP} e \const{SIOCSPGRP}.
+
+
+\subsection{L'uso di \func{ioctl} per i socket TCP e UDP}
+\label{sec:sock_ioctl_IP}
+
+Oltre alle caratteristiche che si possono impostare per i socket generici, la
+funzione \func{ioctl} consente di effettuare alcune operazioni specifiche per
+i socket UDP e TCP. Non esistono operazioni specifiche per i socket IP
+generici, mentre per i pacchetti di altri protocolli trasportati su IP,
+qualora li si gestisca attraverso dei socket, si dovrà fare riferimento
+direttamente all'eventuale supporto presente per il tipo di socket usato (ad
+esempio si possono ricevere pacchetti ICMP con socket di tipo \texttt{raw},
+nel qual caso si dovrà fare riferimento alle operazioni di quest'ultimo).
+
+Le operazioni di controllo disponibili per i socket TCP, come illustrate dalla
+relativa pagina di manuale, accessibile con \texttt{man 7 tcp}, prevedono come
+possibile valore per il secondo argomento della funzione le costanti
+illustrate nell'elenco seguente; il terzo argomento della funzione, gestito
+come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, deve
+essere sempre il puntatore ad una variabile di tipo \ctyp{int}:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\const{SIOCINQ}]
+\item[\const{SIOCATMARK}]
+\item[\const{SIOCOUTQ}]
+\end{basedescript}
+
+
+Le operazioni di controllo disponibili per i socket UDP, come illustrate dalla
+relativa pagina di manuale, accessibile con \texttt{man 7 udp}, sono quelle
+indicate nelle costanti del seguente elenco; come per i socket TCP il terzo
+argomento viene gestito come \itindex{value~result~argument} \textit{value
+ result argument} e deve essere un puntatore ad una variabile di tipo
+\ctyp{int}:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\const{FIONREAD}]
+\item[\const{TIOCOUTQ}]
+\end{basedescript}
+
+
+
+\section{La gestione con \func{sysctl} ed il filesystem \texttt{/proc}}
+\label{sec:sock_sysctl_proc}
+
+Come ultimo argomento di questo capitolo tratteremo l'uso della funzione
+\func{sysctl} (che è stata introdotta nelle sue funzionalità generiche in
+sez.~\ref{sec:sys_sysctl}) per quanto riguarda le sue capacità di effettuare
+impostazioni relative alle proprietà dei socket. Dato che le stesse
+funzionalità sono controllabili direttamente attraverso il filesystem
+\texttt{/proc}, le tratteremo attraverso i file presenti in quest'ultimo.
+
+
+\subsection{L'uso di \func{sysctl} e \texttt{/proc} per le proprietà della
+ rete}
+\label{sec:sock_sysctl}
+
+La differenza nell'uso di \func{sysctl} e del filesystem \texttt{/proc}
+rispetto a quello delle funzioni \func{ioctl} e \func{fcntl} visto in
+sez.~\ref{sec:sock_ctrl_func} o all'uso di \func{getsockopt} e
+\func{setsockopt} è che queste funzioni consentono di controllare le proprietà
+di un singolo socket, mentre con \func{sysctl} e con \texttt{/proc} si
+impostano proprietà (o valori di default) validi a livello dell'intero
+sistema, e cioè per tutti i socket.
+
+Le opzioni disponibili per le proprietà della rete, nella gerarchia dei valori
+impostabili con \func{sysctl}, sono riportate sotto il nodo \texttt{net}, o,
+se acceduti tramite l'interfaccia del filesystem \texttt{/proc}, sotto
+\texttt{/proc/sys/net}. In genere sotto questa directory compaiono le
+sottodirectory (corrispondenti ad altrettanti sottonodi per \func{sysctl})
+relative ai vari protocolli e tipi di interfacce su cui è possibile
+intervenire per effettuare impostazioni; un contenuto tipico di questa
+directory è il seguente:
+\begin{verbatim}
+/proc/sys/net/
+|-- core
+|-- ethernet
+|-- ipv4
+|-- ipv6
+|-- irda
+|-- token-ring
+`-- unix
+\end{verbatim}
+e sono presenti varie centinaia di parametri, molti dei quali non sono neanche
+documentati; nel nostro caso ci limiteremo ad illustrare quelli più
+significativi.
+
+Si tenga presente infine che se è sempre possibile utilizzare il filesystem
+\texttt{/proc} come sostituto di \func{sysctl}, dato che i valori di nodi e
+sottonodi di quest'ultima sono mappati come file e directory sotto
+\texttt{/proc/sys/}, non è vero il contrario, ed in particolare Linux consente
+di impostare alcuni parametri o leggere lo stato della rete a livello di
+sistema sotto \texttt{/proc/net}, dove sono presenti dei file che non
+corrispondono a nessun nodi di \func{sysctl}.
+
+
+
+\subsection{I valori di controllo per i socket generici}
+\label{sec:sock_gen_sysctl}
+
+Nella directory \texttt{/proc/sys/net/core} sono presenti i file
+corrispondenti ai parametri generici validi per tutti i socket. Quelli
+descritti anche nella pagina di manuale, accessibile con \texttt{man 7 socket}
+sono i seguenti:
-Finora abbiamo trattato i socket nel loro comportamento più comune, è però
-possibile attivare alcune modalità diverse di funzionamento degli stessi
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\texttt{rmem\_default}] imposta la dimensione di default del buffer di
+ lettura (cioè per i dati in ingresso) dei socket.
+\item[\texttt{rmem\_max}] imposta la dimensione massima che si può assegnare al
+ buffer di ingresso dei socket attraverso l'uso dell'opzione
+ \const{SO\_RCVBUF}.
+\item[\texttt{wmem\_default}] imposta la dimensione di default del buffer di
+ scrittura (cioè per i dati in uscita) dei socket.
+\item[\texttt{wmem\_max}] imposta la dimensione massima che si può assegnare al
+ buffer di uscita dei socket attraverso l'uso dell'opzione
+ \const{SO\_SNDBUF}.
+\item[\texttt{message\_cost}, \texttt{message\_burst}] contengono le
+ impostazioni del \itindex{bucket~filter} \textit{bucket filter} che
+ controlla l'emissione di messaggi di avviso da parte kernel per eventi
+ relativi a problemi sulla rete, imponendo un limite che consente di
+ prevenire eventuali attacchi di \itindex{Denial~of~Service~(DoS)}
+ \textit{Denial of Service} usando i log.\footnote{senza questo limite un
+ attaccante potrebbe inviare ad arte un traffico che generi
+ intenzionalmente messaggi di errore, per saturare il sistema dei log.}
-Dato che la maggior parte delle opzioni dei socket sono relative ai socket
-TCP, ed hanno poi significato analogo quando usate con altri socket, abbiamo
-preferito trattare l'argomento in generale in questa sezione piuttosto che nel
-capitolo dedicato alla trattazione generica dei socket.
+ Il \itindex{bucket~filter} \textit{bucket filter} è un algoritmo generico
+ che permette di impostare dei limiti di flusso su una quantità\footnote{uno
+ analogo viene usato nel \index{netfilter} \textit{netfilter} per imporre
+ dei limiti sul flusso dei pacchetti.} senza dovere eseguire medie
+ temporali, che verrebbero a dipendere in misura non controllabile dalla
+ dimensione dell'intervallo su cui si media e dalla distribuzione degli
+ eventi;\footnote{in caso di un picco di flusso (il cosiddetto
+ \textit{burst}) il flusso medio verrebbe a dipendere in maniera esclusiva
+ dalla dimensione dell'intervallo di tempo su cui calcola la media.} in
+ questo caso si definisce la dimensione di un ``\textsl{bidone}'' (il
+ \textit{bucket}) e del flusso che da esso può uscire, la presenza di una
+ dimensione iniziale consente di assorbire eventuali picchi di emissione,
+ l'aver fissato un flusso di uscita garantisce che a regime questo sarà il
+ valore medio del flusso ottenibile dal \textit{bucket}.
-\section{Altre funzioni di controllo}
-\label{sec:TCP_sock_ctrl}
+ I due valori indicano rispettivamente il flusso a regime (non sarà inviato
+ più di un messaggio per il numero di secondi specificato da
+ \texttt{message\_cost}) e la dimensione iniziale per in caso di picco di
+ emissione (verranno accettati inizialmente fino ad un massimo di
+ \texttt{message\_cost/message\_burst} messaggi).
+
+\item[\texttt{netdev\_max\_backlog}] numero massimo di pacchetti che possono
+ essere contenuti nella coda di ingresso generale.
+
+\item[\texttt{optmem\_max}] lunghezza massima dei dati ancillari e di
+ controllo (vedi sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}).
+\end{basedescript}
+
+Oltre a questi nella directory \texttt{/proc/sys/net/core} si trovano altri
+file, la cui documentazione dovrebbe essere mantenuta nei sorgenti del kernel,
+nel file \texttt{Documentation/networking/ip-sysctl.txt}; la maggior parte di
+questi però non è documentato:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{3.0cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\texttt{dev\_weight}] blocco di lavoro (\textit{work quantum}) dello
+ scheduler di processo dei pacchetti. % TODO da documentare meglio
+
+\item[\texttt{lo\_cong}] valore per l'occupazione della coda di ricezione
+ sotto la quale si considera di avere una bassa congestione.
+
+\item[\texttt{mod\_cong}] valore per l'occupazione della coda di ricezione
+ sotto la quale si considera di avere una congestione moderata.
+
+\item[\texttt{no\_cong}] valore per l'occupazione della coda di ricezione
+ sotto la quale si si considera di non avere congestione.
+
+\item[\texttt{no\_cong\_thresh}] valore minimo (\textit{low water mark}) per
+ il riavvio dei dispositivi congestionati.
+
+%\item[\texttt{netdev\_fastroute}] è presente soltanto quando si è compilato il
+% kernel con l'apposita opzione di ottimizzazione per l'uso come router (.
+
+\item[\texttt{somaxconn}] imposta la dimensione massima del \textit{backlog}
+ della funzione \func{listen} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_func_listen}), e
+ corrisponde al valore della costante \const{SOMAXCONN}; il suo valore di
+ default è 128.
+
+\end{basedescript}
+
+
+\subsection{I valori di controllo per il protocollo IPv4}
+\label{sec:sock_ipv4_sysctl}
+
+Nella directory \texttt{/proc/sys/net/ipv4} sono presenti i file che
+corrispondono ai parametri dei socket che usano il protocollo IPv4, relativi
+quindi sia alle caratteristiche di IP, che a quelle degli altri protocolli che
+vengono usati all'interno di quest'ultimo (come ICMP, TCP e UDP) o a fianco
+dello stesso (come ARP).
+
+I file che consentono di controllare le caratteristiche specifiche del
+protocollo IP in quanto tale, descritti anche nella pagina di manuale
+accessibile con \texttt{man 7 ip}, sono i seguenti:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{3.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+
+\item[\texttt{ip\_default\_ttl}] imposta il valore di default per il campo TTL
+ (vedi sez.~\ref{sec:IP_header}) di tutti i pacchetti uscenti. Il valore può
+ essere modificato per il singolo socket con l'opzione \const{IP\_TTL}.
+ Prende un valore intero.
+
+\item[\texttt{ip\_forward}] abilita l'inoltro dei pacchetti da una interfaccia
+ ad un altra, e può essere impostato anche per la singola interfaccia. Prende
+ un valore logico (0 disabilita, diverso da zero abilita).
+
+\item[\texttt{ip\_dynaddr}] Abilita la riscrittura automatica degli indirizzi
+ associati ad un socket quando una interfaccia cambia indirizzo. Viene usato
+ per le interfacce usate nei collegamenti in dial-up, il cui indirizzo IP
+ viene assegnato dinamicamente dal provider, e può essere modificato. Un
+ valore nullo disabilita la funzionalità, con 1 la si abilita, con 2 la si
+ abilità in modalità \textsl{prolissa}.
+
+\item[\texttt{ip\_autoconfig}] Specifica se l'indirizzo IP è stato configurato
+ automaticamente via DHCP, BOOTP o RARP.
+
+\item[\texttt{ip\_local\_port\_range}] imposta l'intervallo dei valori usati
+ per l'assegnazione delle porte effimere, permette cioè di modificare i
+ valori illustrati in fig.~\ref{fig:TCP_port_alloc}; prende due valori
+ numerici, che indicano gli estremi dell'intervallo. Si abbia cura di non
+ definire un intervallo che si sovrappone a quello delle porte usate per il
+ \itindex{masquerading} \textit{masquerading}, il kernel può gestire la
+ sovrapposizione, ma si avrà una perdita di prestazioni. Si imposti sempre un
+ valore iniziale maggiore di 1024 (o meglio ancora di 4096) per evitare
+ conflitti con le porte usate dai servizi noti.
+
+\item[\texttt{ip\_no\_pmtu\_disc}] imposta la disciplina di ricerca della
+ \textit{Path MTU} (vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim} e
+ sez.~\ref{sec:sock_ipv4_options}).
+
+\item[\texttt{ipfrag\_high\_thresh}] limite massimo (espresso in numero di
+ byte) sui pacchetti IP frammentati presenti in coda; quando questo valore
+ viene raggiunta la coda viene ripulita fino al valore
+ \texttt{ipfrag\_low\_thresh}.
+
+\item[\texttt{ipfrag\_low\_thresh}] soglia bassa (specificata in byte) cui
+ viene riportata la coda dei pacchetti IP frammentati quando si raggiunge il
+ valore \texttt{ipfrag\_high\_thresh}.
+
+\item[\texttt{ip\_always\_defrag}] se abilitato (prende un intero come valore
+ logico) tutti i pacchetti IP frammentati saranno riassemblati, anche in caso
+ in successivo immediato inoltro.\footnote{introdotto con il kernel 2.2.13,
+ nelle versioni precedenti questo comportamento poteva essere solo in fase
+ di compilazione del kernel con l'opzione
+ \texttt{CONFIG\_IP\_ALWAYS\_DEFRAG}.}
+
+\item[\texttt{ip\_nonlocal\_bind}] se abilitato (prende un intero come valore
+ logico) è possibile che una applicazione possa collegarsi (con \func{bind}
+ su un indirizzo non locale. Questo può risultare utile per applicazioni
+ particolari (come gli \textit{sniffer}) che hanno la necessità di ricevere
+ pacchetti anche non diretti agli indirizzi presenti sulla macchina, ad
+ esempio per intercettare il traffico per uno specifico indirizzo che si
+ vuole tenere sotto controllo.
+
+% \item[\texttt{neigh/*}] La directory contiene i valori
+% TODO trattare neigh/* nella parte su arp, da capire dove sarà.
+
+\end{basedescript}
+% LocalWords: socket sez dotted decimal resolver Domain Name Service cap DNS
+% LocalWords: client fig LDAP Lightweight Access Protocol NIS Information Sun
+% LocalWords: like netgroup Switch Solaris glibc libc uclib NSS tab shadow uid
+% LocalWords: username group aliases ethers MAC address hosts networks rpc RPC
+% LocalWords: protocols services dns db lib libnss org truelite it root res HS
+% LocalWords: resource init netinet resolv int void conf host LOCALDOMAIN TCP
+% LocalWords: options DEBUG debug AAONLY USEVC UDP PRIMARY IGNTC RECURSE INET
+% LocalWords: DEFNAMES search STAYOPEN DNSRCH INSECURE NOALIASES HOSTALIASES
+% LocalWords: IPv gethostbyname NOCHECKNAME KEEPTSIG TSIG BLAST RETRY retry NS
+% LocalWords: retrans query FQDN Fully Qualified const char dname class type
+% LocalWords: unsigned answer anslen CSNET Hesiod MIT CHAOS Chaosnet ANY BIND
+% LocalWords: nameser compat Berkley MF CNAME SOA MB MR NULL WKS PTR HINFO TXT
+% LocalWords: MINFO RP responsible person AFSDB AFS RT router NSAP SIG KEY PX
+% LocalWords: GPOS AAAA LOC NXT EID NIMLOC nimrod SRV ATMA ATM NAPTR naming AF
+% LocalWords: authority IXFR AXFR MAILB MAILA errno NOT FOUND RECOVERY TRY err
+% LocalWords: AGAIN herror netdb string perror error hstrerror strerror struct
+% LocalWords: hostent name addrtype length addr list sys af mygethost inet ret
+% LocalWords: ntop deep copy buf size buflen result errnop value argument len
+% LocalWords: ERANGE sethostent stayopen endhostent gethostbyaddr order pton
+% LocalWords: getipnodebyname getipnodebyaddr flags num MAPPED ALL ADDRCONFIG
+% LocalWords: freehostent ip getXXXbyname getXXXbyaddr servent getservbyname
+% LocalWords: getservbyaddr netent getnetbyname getnetbyaddr protoent smtp udp
+% LocalWords: getprotobyname getprotobyaddr getservbyport port tcp setservent
+% LocalWords: getservent endservent setXXXent getXXXent endXXXent gethostent
+% LocalWords: setnetent getnetent endnetent setprotoent getprotoent POSIX RFC
+% LocalWords: endprotoent getaddrinfo getnameinfo nell' node service addrinfo
+% LocalWords: hints linked addrlen socklen family socktype protocol sockaddr
+% LocalWords: canonname next PF UNSPEC SOCK STREAM DGRAM bind INADDR loopback
+% LocalWords: connect sendto NUMERICHOST EAI NONAME SYSTEM BADFLAGS ADDRFAMILY
+% LocalWords: NODATA MEMORY FAIL errcode echo mygetaddr ptr casting Canonical
+% LocalWords: freeaddrinfo getservname salen hostlen serv servlen l'OR NI NUL
+% LocalWords: NOFQDN NAMEREQD NUMERICSERV MAXHOST MAXSERV sockconn SockUtil of
+% LocalWords: descriptor hint fifth sockbind setsockopt getsockopt sock level
+% LocalWords: optname optval optlen EBADF EFAULT EINVAL ENOPROTOOPT ENOTSOCK
+% LocalWords: IPPROTO Stevens ICMP ICMPV ICMPv get KEEPALIVE OOBINLINE timeval
+% LocalWords: RCVLOWAT SNDLOWAT RCVTIMEO SNDTIMEO BSDCOMPAT BSD PASSCRED ucred
+% LocalWords: PEERCRED BINDTODEVICE REUSEADDR ACCEPTCONN DONTROUTE gateway MSG
+% LocalWords: BROADCAST broadcast SNDBUF RCVBUF LINGER linger PRIORITY read IF
+% LocalWords: OOB recvmsg kernel select write readv recv recvfrom EAGAIN send
+% LocalWords: EWOULDBLOCK writev sendmsg raw domain SCM CREDENTIALS eth packet
+% LocalWords: IFNAMSIZ capabilities capability ADMIN log trpt EADDRINUSE close
+% LocalWords: listen routing sysctl shutdown Quality TOS keep alive ACK RST to
+% LocalWords: ECONNRESET ETIMEDOUT keepalive echod fourth newsgroup WAIT reuse
+% LocalWords: sockbindopt SockUtils homed completely binding RECVDSTADDR onoff
+% LocalWords: PKTINFO getsockname multicast streaming unicast REUSEPORT reset
+% LocalWords: stealing ling RECVTOS RECVTTL TTL RECVOPTS RETOPTS HDRINCL MTU
+% LocalWords: RECVERR DISCOVER Path Discovery ALERT alert ADD MEMBERSHIP mreqn
+% LocalWords: pktinfo ipi ifindex spec dst RECVIF Live IPTOS LOWDELAY Advanced
+% LocalWords: Transfer Unit PMTUDISC DONT WANT route dall' pmtu EMSGSIZE imr
+% LocalWords: multiaddr mreq fcntl ioctl request SIOCGSTAMP trip SIOCSPGRP pid
+% LocalWords: process SIGIO SIGURG KILL FIOASYNC SIOCGPGRP filesystem proc ttl
+% LocalWords: rmem wmem message cost burst bucket filter netdev backlog optmem
+% LocalWords: forward dynaddr dial autoconfig local masquerading ipfrag high
+% LocalWords: thresh low always defrag CONFIG SETSIG cmd FIOGETOWN FIOSETOWN
%%% Local Variables:
%%% mode: latex
%%% TeX-master: "gapil"
%%% End:
+% LocalWords: quest'ultime neigh dev weight cong mod somaxconn Di SIOCINQ DoS
+% LocalWords: Documentation SIOCATMARK SIOCOUTQ FIONREAD TIOCOUTQ Denial work
+% LocalWords: netfilter scheduler mark ARP DHCP BOOTP RARP nonlocal sniffer