Ciascun segnale è identificato rispetto al sistema da un numero, ma l'uso
diretto di questo numero da parte dei programmi è da evitare, in quanto esso
può variare a seconda dell'implementazione del sistema, e nel caso di Linux,
-anche a seconda dell'architettura hardware.
-Per questo motivo ad ogni segnale viene associato un nome, definendo con una
-macro di preprocessore una costante uguale al suddetto numero. Sono questi
-nomi, che sono standardizzati e sostanzialmente uniformi rispetto alle varie
-implementazioni, che si devono usare nei programmi. Tutti i nomi e le funzioni
-che concernono i segnali sono definiti nell'header di sistema \file{signal.h}.
+anche a seconda dell'architettura hardware. Per questo motivo ad ogni segnale
+viene associato un nome, definendo con una macro di preprocessore una costante
+uguale al suddetto numero. Sono questi nomi, che sono standardizzati e
+sostanzialmente uniformi rispetto alle varie implementazioni, che si devono
+usare nei programmi. Tutti i nomi e le funzioni che concernono i segnali sono
+definiti nell'header di sistema \headfile{signal.h}.
Il numero totale di segnali presenti è dato dalla macro \const{NSIG}, e dato
che i numeri dei segnali sono allocati progressivamente, essa corrisponde
segnale può condurre ad un ciclo infinito.
% Per questo segnale le cose sono complicate dal fatto che possono esserci
-% molte diverse eccezioni che \texttt{SIGFPE} non distingue, mentre lo
+% molte diverse eccezioni che \signal{SIGFPE} non distingue, mentre lo
% standard IEEE per le operazioni in virgola mobile definisce varie eccezioni
% aritmetiche e richiede che esse siano notificate.
% TODO trovare altre info su SIGFPE e trattare la notifica delle eccezioni
Una modalità alternativa per utilizzare le descrizioni restituite da
\func{strsignal} e \func{psignal} è quello di usare la variabile
-\var{sys\_siglist}, che è definita in \file{signal.h} e può essere acceduta
-con la dichiarazione:
+\var{sys\_siglist}, che è definita in \headfile{signal.h} e può essere
+acceduta con la dichiarazione:
\includecodesnip{listati/siglist.c}
L'array \var{sys\_siglist} contiene i puntatori alle stringhe di descrizione,
semantica inaffidabile; anche Linux seguiva questa convenzione con le vecchie
librerie del C come le \acr{libc4} e le \acr{libc5}.\footnote{nelle
\acr{libc5} esiste però la possibilità di includere \file{bsd/signal.h} al
- posto di \file{signal.h}, nel qual caso la funzione \func{signal} viene
+ posto di \headfile{signal.h}, nel qual caso la funzione \func{signal} viene
ridefinita per seguire la semantica affidabile usata da BSD.}
Al contrario BSD segue la semantica affidabile, non disinstallando il gestore
Per poter utilizzare queste funzionalità le \acr{glibc} richiedono che la
macro \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} sia definita ad un valore maggiore o uguale
di \texttt{199309L} (vedi sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}), inoltre i
-programmi che le usano devono essere collegati con la libreria delle estensioni
-\textit{real-time} usando esplicitamente l'opzione \texttt{-lrt}. Si tenga
-presente inoltre che la disponibilità di queste funzionalità avanzate può
-essere controllato dalla definizione della macro \macro{\_POSIX\_TIMERS} ad un
-valore maggiore di 0, e che le ulteriori macro
+programmi che le usano devono essere collegati con la libreria delle
+estensioni \textit{real-time} usando esplicitamente l'opzione
+\texttt{-lrt}. Si tenga presente inoltre che la disponibilità di queste
+funzionalità avanzate può essere controllato dalla definizione della macro
+\macro{\_POSIX\_TIMERS} ad un valore maggiore di 0, e che le ulteriori macro
\macro{\_POSIX\_MONOTONIC\_CLOCK}, \macro{\_POSIX\_CPUTIME} e
\macro{\_POSIX\_THREAD\_CPUTIME} indicano la presenza dei rispettivi orologi
di tipo \const{CLOCK\_MONOTONIC}, \const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID} e
\const{CLOCK\_PROCESS\_CPUTIME\_ID}.\footnote{tutte queste macro sono definite
- in \texttt{unistd.h}, che pertanto deve essere incluso per poterle
+ in \headfile{unistd.h}, che pertanto deve essere incluso per poterle
controllarle.} Infine se il kernel ha il supporto per gli \textit{high
resolution timer} un elenco degli orologi e dei timer può essere ottenuto
tramite il file \procfile{/proc/timer\_list}.
}
\end{functions}
-
% TODO, dal 2.6.39 aggiunta clock_adjtime
+% TODO manca clock_nanosleep
Con l'introduzione degli orologi ad alta risoluzione è divenuto possibile
ottenere anche una gestione più avanzata degli allarmi; abbiamo già visto in
\label{fig:struct_sigevent}
\end{figure}
-La struttura \struct{sigevent} (accessibile includendo \texttt{time.h}) è
+La struttura \struct{sigevent} (accessibile includendo \headfile{time.h}) è
riportata in fig.~\ref{fig:struct_sigevent};\footnote{la definizione effettiva
dipende dall'implementazione, quella mostrata è la versione descritta nella
- pagina di manuale di \func{timer\_create}.} il campo \var{sigev\_notify} è il
-più importante essendo quello che indica le modalità della notifica, gli altri
-dipendono dal valore che si è specificato per \var{sigev\_notify}, si sono
-riportati in tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}. La scelta del meccanismo di
-notifica viene fatta impostando uno dei valori di
+ pagina di manuale di \func{timer\_create}.} il campo \var{sigev\_notify} è
+il più importante essendo quello che indica le modalità della notifica, gli
+altri dipendono dal valore che si è specificato per \var{sigev\_notify}, si
+sono riportati in tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify}. La scelta del
+meccanismo di notifica viene fatta impostando uno dei valori di
tab.~\ref{tab:sigevent_sigev_notify} per \var{sigev\_notify}, e fornendo gli
eventuali ulteriori argomenti necessari a secondo della scelta
effettuata. Diventa così possibile indicare l'uso di un segnale o l'esecuzione
\end{enumerate*}
In genere il primo passo viene effettuato allocando un'opportuna area di
-memoria con \code{malloc}; in \file{signal.h} sono definite due costanti,
+memoria con \code{malloc}; in \headfile{signal.h} sono definite due costanti,
\const{SIGSTKSZ} e \const{MINSIGSTKSZ}, che possono essere utilizzate per
allocare una quantità di spazio opportuna, in modo da evitare overflow. La
prima delle due è la dimensione canonica per uno \itindex{stack}