occasioni. NDT completare questa parte.} (ma può essere anche attivato
esplicitamente). Il timer di sistema provvede comunque a che esso sia invocato
periodicamente, generando un interrupt periodico secondo la frequenza
-specificata dalla costante \macro{HZ}, definita in \file{asm/param.h}. Il
-valore usuale è 100\footnote{è così per tutte le architetture eccetto l'alpha,
- per la quale è 1000} ed è espresso in Hertz. Si ha cioè un interrupt dal
-timer ogni centesimo di secondo.
+specificata dalla costante \macro{HZ}, definita in \file{asm/param.h}, ed il
+cui valore è espresso in Hertz.\footnote{Il valore usuale di questa costante è
+ 100, per tutte le architetture eccetto l'alpha, per la quale è 1000. Occorre
+ fare attenzione a non confondere questo valore con quello dei clock tick
+ (vedi \secref{sec:sys_unix_time}).}
+%Si ha cioè un interrupt dal timer ogni centesimo di secondo.
Ogni volta che viene eseguito, lo \textit{scheduler} effettua il calcolo delle
priorità dei vari processi attivi (torneremo su questo in
Normalmente la chiamata a \func{fork} può fallire solo per due ragioni, o ci
sono già troppi processi nel sistema (il che di solito è sintomo che
qualcos'altro non sta andando per il verso giusto) o si è ecceduto il limite
-sul numero totale di processi permessi all'utente (vedi \secref{sec:sys_xxx}).
+sul numero totale di processi permessi all'utente (vedi
+\secref{sec:sys_resource_limit}, ed in particolare
+\tabref{tab:sys_rlimit_values}).
L'uso di \func{fork} avviene secondo due modalità principali; la prima è
quella in cui all'interno di un programma si creano processi figli cui viene
affidata l'esecuzione di una certa sezione di codice, mentre il processo padre
-ne esegue un'altra. È il caso tipico dei server di rete in cui il padre riceve
-ed accetta le richieste da parte dei client, per ciascuna delle quali pone in
-esecuzione un figlio che è incaricato di fornire il servizio.
+ne esegue un'altra. È il caso tipico dei server (il modello
+\textit{client-server} è illustrato in \secref{sec:net_cliserv}) di rete in
+cui il padre riceve ed accetta le richieste da parte dei client, per ciascuna
+delle quali pone in esecuzione un figlio che è incaricato di fornire il
+servizio.
La seconda modalità è quella in cui il processo vuole eseguire un altro
programma; questo è ad esempio il caso della shell. In questo caso il processo
descrizione delle opzioni); il codice completo, compresa la parte che gestisce
le opzioni a riga di comando, è disponibile nel file \file{ForkTest.c},
distribuito insieme agli altri sorgenti degli esempi su
-\href{http://firenze.linux.it/~piccardi/gapil_source.tgz}
-{\texttt{http://firenze.linux.it/\~~\hspace{-2.0mm}piccardi/gapil\_source.tgz}}.
+\href{http://gapil.firenze.linux.it/gapil_source.tgz}
+{\texttt{http://gapil.firenze.linux.it/gapil\_source.tgz}}.
Decifrato il numero di figli da creare, il ciclo principale del programma
(\texttt{\small 24--40}) esegue in successione la creazione dei processi figli
istruzioni del codice fra padre e figli, né sull'ordine in cui questi potranno
essere messi in esecuzione. Se è necessaria una qualche forma di precedenza
occorrerà provvedere ad espliciti meccanismi di sincronizzazione, pena il
-rischio di incorrere nelle cosiddette \textit{race condition} \index{race
- condition} (vedi \secref{sec:proc_race_cond}.
+rischio di incorrere nelle cosiddette
+\textit{race condition}\index{race condition}
+(vedi \secref{sec:proc_race_cond}).
Si noti inoltre che essendo i segmenti di memoria utilizzati dai singoli
processi completamente separati, le modifiche delle variabili nei processi
\item la maschera dei segnali bloccati (vedi \secref{sec:sig_sigmask}) e le
azioni installate (vedi \secref{sec:sig_gen_beha}).
\item i segmenti di memoria condivisa agganciati al processo (vedi
-\secref{sec:ipc_xxx}).
-\item i limiti sulle risorse (vedi \secref{sec:sys_xxx}).
+\secref{sec:ipc_shar_mem}).
+\item i limiti sulle risorse (vedi \secref{sec:sys_resource_limit}).
\item le variabili di ambiente (vedi \secref{sec:proc_environ}).
\end{itemize*}
le differenze fra padre e figlio dopo la \func{fork} invece sono:
\item il \textit{process id}.
\item il \textit{parent process id} (quello del figlio viene settato al
\acr{pid} del padre).
-\item i valori dei tempi di esecuzione (vedi \secref{sec:sys_xxx}) che
- nel figlio sono posti a zero.
+\item i valori dei tempi di esecuzione della struttura \var{tms} (vedi
+ \secref{sec:sys_cpu_times}) che nel figlio sono posti a zero.
\item i \textit{file lock} (vedi \secref{sec:file_locking}), che non
vengono ereditati dal figlio.
\item gli allarmi ed i segnali pendenti (vedi \secref{sec:sig_gen_beha}), che
\func{fork} veniva fatta solo per poi eseguire una \func{exec}. La funzione
venne introdotta in BSD per migliorare le prestazioni.
-Dato che Linux supporta il \textit{copy on write} la perdita di prestazioni è
-assolutamente trascurabile, e l'uso di questa funzione (che resta un caso
-speciale della funzione \func{clone}), è deprecato; per questo eviteremo di
-trattarla ulteriormente.
+Dato che Linux supporta il \textit{copy on write}\index{copy on write} la
+perdita di prestazioni è assolutamente trascurabile, e l'uso di questa
+funzione (che resta un caso speciale della funzione \func{clone}), è
+deprecato; per questo eviteremo di trattarla ulteriormente.
\subsection{La conclusione di un processo.}
queste funzioni, che diventano accessibili definendo la costante
\macro{\_USE\_BSD}, sono:
\begin{functions}
- \headdecl{sys/times.h}
- \headdecl{sys/types.h}
- \headdecl{sys/wait.h}
- \headdecl{sys/resource.h}
+ \headdecl{sys/times.h} \headdecl{sys/types.h} \headdecl{sys/wait.h}
+ \headdecl{sys/resource.h}
+
\funcdecl{pid\_t wait4(pid\_t pid, int * status, int options, struct rusage
- * rusage)}
- È identica a \func{waitpid} sia per comportamento che per i
- valori dei parametri, ma restituisce in \param{rusage} un sommario delle
- risorse usate dal processo (per i dettagli vedi \secref{sec:sys_xxx})
+ * rusage)}
+ È identica a \func{waitpid} sia per comportamento che per i valori dei
+ parametri, ma restituisce in \param{rusage} un sommario delle risorse usate
+ dal processo.
\funcdecl{pid\_t wait3(int *status, int options, struct rusage *rusage)}
Prima versione, equivalente a \code{wait4(-1, \&status, opt, rusage)} è
\end{functions}
\noindent
la struttura \type{rusage} è definita in \file{sys/resource.h}, e viene
-utilizzata anche dalla funzione \func{getrusage} (vedi \secref{sec:sys_xxx})
-per ottenere le risorse di sistema usate da un processo; la sua definizione è
-riportata in \figref{fig:sys_rusage_struct}.
-
-In genere includere esplicitamente \file{<sys/time.h>} non è più
-necessario, ma aumenta la portabilità, e serve in caso si debba accedere
-ai campi di \var{rusage} definiti come \type{struct timeval}. La
-struttura è ripresa da BSD 4.3, attualmente (con il kernel 2.4.x) i soli
-campi che sono mantenuti sono: \var{ru\_utime}, \var{ru\_stime},
-\var{ru\_minflt}, \var{ru\_majflt}, e \var{ru\_nswap}.
+utilizzata anche dalla funzione \func{getrusage} (vedi
+\secref{sec:sys_resource_use}) per ottenere le risorse di sistema usate da un
+processo; la sua definizione è riportata in \figref{fig:sys_rusage_struct}.
\subsection{Le funzioni \func{exec}}
\secref{sec:file_locking}).
\item i segnali sospesi (\textit{pending}) e la maschera dei segnali (si veda
\secref{sec:sig_sigmask}).
-\item i limiti sulle risorse (vedi \secref{sec:sys_limits}).
+\item i limiti sulle risorse (vedi \secref{sec:sys_resource_limit}).
\item i valori delle variabili \var{tms\_utime}, \var{tms\_stime},
- \var{tms\_cutime}, \var{tms\_ustime} (vedi \secref{sec:xxx_xxx}).
+ \var{tms\_cutime}, \var{tms\_ustime} (vedi \secref{sec:sys_cpu_times}).
\end{itemize*}
Inoltre i segnali che sono stati settati per essere ignorati nel processo
assegnazione sarà governata dai meccanismi di scelta delle priorità che
restano gli stessi indipendentemente dal numero di processori.
-I processi non devono solo eseguire del codice, ad esempio molto spesso
-saranno impegnati in operazioni di I/O, possono venire bloccati da un comando
-dal terminale, sospesi per un certo periodo di tempo. In tutti questi casi la
-CPU diventa disponibile ed è compito dello kernel provvedere a mettere in
-esecuzione un altro processo.
+Si tenga conto poi che i processi non devono solo eseguire del codice: ad
+esempio molto spesso saranno impegnati in operazioni di I/O, o potranno
+venire bloccati da un comando dal terminale, o sospesi per un certo periodo di
+tempo. In tutti questi casi la CPU diventa disponibile ed è compito dello
+kernel provvedere a mettere in esecuzione un altro processo.
Tutte queste possibilità sono caratterizzate da un diverso \textsl{stato} del
processo, in Linux un processo può trovarsi in uno degli stati riportati in
\hline
\end{tabular}
\caption{Elenco dei possibili stati di un processo in Linux, nella colonna
- \texttt{STAT} si è riportata la corripondente lettera usata dal comando
+ \texttt{STAT} si è riportata la corrispondente lettera usata dal comando
\cmd{ps} nell'omonimo campo.}
\label{tab:proc_proc_states}
\end{table}
specifiche dello standard SUSv3, e come avviene per tutti i sistemi che
derivano da SYSV, è richiesto che il real o l'effective user id del processo
chiamante corrispondano al real user id (e solo quello) del processo di cui si
-vuole cambiare la prorità; per i sistemi derivati da BSD invece (SunOS,
+vuole cambiare la priorità; per i sistemi derivati da BSD invece (SunOS,
Ultrix, *BSD) la corrispondenza può essere anche con l'effective user id.
interrupt vengono intercettati dall'interfaccia real-time, e gestiti
direttamente qualora ci sia la necessità di avere un processo con priorità
più elevata di un \textit{interrupt handler}.} mentre con l'incorrere in un
-page fault si possono avere ritardi non previsti. Se l'ultimo problema può
-essere aggirato attraverso l'uso delle funzioni di controllo della memoria
-virtuale (vedi \secref{sec:proc_mem_lock}), il primo non è superabile e può
-comportare ritardi non prevedibili riguardo ai tempi di esecuzione di
-qualunque processo.
+page fault\index{page fault} si possono avere ritardi non previsti. Se
+l'ultimo problema può essere aggirato attraverso l'uso delle funzioni di
+controllo della memoria virtuale (vedi \secref{sec:proc_mem_lock}), il primo
+non è superabile e può comportare ritardi non prevedibili riguardo ai tempi di
+esecuzione di qualunque processo.
In ogni caso occorre usare le priorità assolute con molta attenzione: se si dà
ad un processo una priorità assoluta e questo finisce in un loop infinito,
Quando c'è un processo con priorità assoluta lo scheduler lo metterà in
esecuzione prima di ogni processo normale. In caso di più processi sarà
eseguito per primo quello con priorità assoluta più alta. Quando ci sono più
-processi con la stessa priorità assoluta questi vegono tenuti in una coda
+processi con la stessa priorità assoluta questi vengono tenuti in una coda
tocca al kernel decidere quale deve essere eseguito.
L'ultima funzione che permette di leggere le informazioni relative ai processi
real-time è \func{sched\_rr\_get\_interval}, che permette di ottenere la
lunghezza della \textit{time slice} usata dalla politica \textit{round robin};
-il suo protototipo è:
+il suo prototipo è:
\begin{prototype}{sched.h}
{int sched\_rr\_get\_interval(pid\_t pid, struct timespec *tp)} Legge in
\param{tp} la durata della \textit{time slice} per il processo \param{pid}.
La funzione restituisce il valore dell'intervallo di tempo usato per la
politica \textit{round robin} in una struttura \var{timespec}, (la cui
-definizione si può trovare in \secref{fig:sig_timespec_def}).
+definizione si può trovare in \figref{fig:sys_timeval_struct}).
Come accennato ogni processo che usa lo scheduling real-time può rilasciare
coda alla lista dei processi da eseguire, e permettere l'esecuzione di un
altro processo; se però il processo è l'unico ad essere presente sulla coda
l'esecuzione non sarà interrotta. In genere usano questa funzione i processi
-in modalità \textit{fifo}, per permettere l'esecuzioni degli altri processi
+in modalità \textit{fifo}, per permettere l'esecuzione degli altri processi
con pari priorità quando la sezione più urgente è finita.
In un ambiente multitasking il concetto è essenziale, dato che un processo può
essere interrotto in qualunque momento dal kernel che mette in esecuzione un
altro processo o dalla ricezione di un segnale; occorre pertanto essere
-accorti nei confronti delle possibili \textit{race condition} (vedi
+accorti nei confronti delle possibili
+\textit{race condition}\index{race condition} (vedi
\secref{sec:proc_race_cond}) derivanti da operazioni interrotte in una fase in
cui non erano ancora state completate.
-\subsection{Le \textit{race condition} e i \textit{deadlock}}
+\subsection{Le \textit{race condition}\index{race condition} e i
+ \textit{deadlock}}
\label{sec:proc_race_cond}
Si definiscono \textit{race condition} tutte quelle situazioni in cui processi