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\label{fig:intro_sys_struct}
\end{figure}
-Una parte del kernel, lo \itindex{scheduler} \textit{scheduler}, si occupa di
-stabilire, sulla base di un opportuno calcolo delle priorità e con una
-suddivisione appropriata del tempo di processore, quali fra i vari
-``\textsl{processi}'' presenti nel sistema deve essere eseguito, realizzando
-il cosiddetto \itindex{preemptive~multitasking} \textit{preemptive
+\itindbeg{scheduler}
+
+Una parte del kernel, lo \textit{scheduler}, si occupa di stabilire, sulla
+base di un opportuno calcolo delle priorità e con una suddivisione appropriata
+del tempo di processore, quali fra i vari ``\textsl{processi}'' presenti nel
+sistema deve essere eseguito, realizzando il cosiddetto
+\itindex{preemptive~multitasking} \textit{preemptive
multitasking}.\footnote{si chiama così quella gestione del
\textit{multitasking} in cui è il kernel a decidere a chi assegnare l'uso
della CPU, potendo interrompere l'esecuzione di un processo in qualunque
sez.~\ref{sec:intro_syscall}) che restituiranno il controllo al kernel per
eseguire le operazioni necessarie.
+\itindend{scheduler}
+
La memoria viene sempre gestita dal kernel attraverso il meccanismo della
\index{memoria~virtuale} \textsl{memoria virtuale}, che consente di assegnare
a ciascun processo uno spazio di indirizzi ``\textsl{virtuale}'' (vedi
la cui corrispondenza ad un nome espresso in caratteri è inserita nei due file
\conffile{/etc/passwd} e \conffile{/etc/group}.\footnote{in realtà negli
sistemi più moderni, come vedremo in sez.~\ref{sec:sys_user_group} queste
- informazioni possono essere mantenute, con l'uso del
- \itindex{Name~Service~Switch~(NSS)} \textit{Name Service Switch}, su varie
- tipologie di supporti, compresi server centralizzati come LDAP.} Questi
-identificativi sono l'\textit{user identifier}, detto in breve
-\textsl{user-ID}, ed indicato dall'acronimo \ids{UID}, e il \textit{group
- identifier}, detto in breve \textsl{group-ID}, ed identificato dall'acronimo
-\ids{GID}, torneremo in dettaglio su questo argomento in
+ informazioni possono essere mantenute, con l'uso del \textit{Name Service
+ Switch}, su varie tipologie di supporti, compresi server centralizzati
+ come LDAP.} Questi identificativi sono l'\textit{user identifier}, detto in
+breve \textsl{user-ID}, ed indicato dall'acronimo \ids{UID}, e il
+\textit{group identifier}, detto in breve \textsl{group-ID}, ed identificato
+dall'acronimo \ids{GID}, torneremo in dettaglio su questo argomento in
sez.~\ref{sec:proc_perms}. Il kernel conosce ed utilizza soltanto questi
valori numerici, i nomi ad essi associati sono interamente gestiti in
\textit{user space} con opportune funzioni di libreria, torneremo su questo
\end{figure}
Questa interfaccia resta la stessa anche quando, invece che a dei normali
-file, si accede alle periferiche coi citati \index{file!di~dispositivo} file
-di dispositivo, solo che in questo caso invece di usare il codice del
-filesystem che accede al disco, il \textit{Virtual File System} eseguirà
-direttamente il codice del kernel che permette di accedere alla periferica.
+file, si accede alle periferiche coi citati file di dispositivo, solo che in
+questo caso invece di usare il codice del filesystem che accede al disco, il
+\textit{Virtual File System} eseguirà direttamente il codice del kernel che
+permette di accedere alla periferica.
\itindend{Virtual~File~System}
Tutti gli ulteriori filesystem che possono essere disponibili su altri
dispositivi dovranno a loro volta essere inseriti nell'albero, montandoli su
altrettante directory del filesystem radice, su quelli che vengono chiamati
-\index{mount~point} \textit{mount point}. Questo comunque avverrà sempre in
-un secondo tempo, in genere a cura dei programmi eseguiti nella procedura di
-inizializzazione del sistema, grazie alle funzioni che tratteremo in
+\textit{mount point}. Questo comunque avverrà sempre in un secondo tempo, in
+genere a cura dei programmi eseguiti nella procedura di inizializzazione del
+sistema, grazie alle funzioni che tratteremo in
sez.~\ref{sec:filesystem_mounting}.
tutti gli altri oggetti previsti l'interfaccia del
\itindex{Virtual~File~System} VFS (su cui torneremo in
sez.~\ref{sec:file_file_types}), come le fifo, i collegamenti simbolici, i
-socket e gli stessi \index{file!di~dispositivo} file di dispositivo.
+socket e gli stessi file di dispositivo.
La convenzione usata nei sistemi unix-like per indicare i \textit{pathname}
dei file è quella di usare il carattere ``\texttt{/}'' come separatore fra i
\multicolumn{2}{|c|}{\textbf{Tipo di file}} & \textbf{Descrizione} \\
\hline
\hline
- \textit{regular file} & \textsl{file regolare} &
- Un file che contiene dei dati (l'accezione normale di file).\\
- \textit{directory} & \textsl{cartella o direttorio} &
- Un file che contiene una lista di nomi associati a degli
- \itindex{inode} \textit{inode} (vedi sez.~\ref{sec:file_vfs_work}).\\
- \textit{symbolic link} & \textsl{collegamento simbolico} &
- Un file che contiene un riferimento ad un altro file/directory.\\
- \textit{char device} & \textsl{dispositivo a caratteri} &
- Un file \textsl{speciale} che identifica una periferica ad accesso a
- caratteri.\\
- \textit{block device} & \textsl{dispositivo a blocchi} &
- Un file \textsl{speciale} che identifica una periferica ad accesso a
- blocchi.\\
- \textit{fifo} & ``\textsl{coda}'' &
- Un file \textsl{speciale} che identifica una linea di comunicazione
- unidirezionale (vedi sez.~\ref{sec:ipc_named_pipe}).\\
- \textit{socket} & ``\textsl{presa}''&
- Un file \textsl{speciale} che identifica una linea di comunicazione
- bidirezionale (vedi cap.~\ref{cha:socket_intro}).\\
+ \textit{regular file} & \textsl{file regolare} & Un file che contiene dei dati (l'accezione
+ normale di file).\\
+ \textit{directory} & \textsl{cartella o direttorio} & Un file che contiene una lista
+ di nomi associati a degli
+ \textit{inode} (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_vfs_work}).\\
+ \textit{symbolic link} & \textsl{collegamento simbolico} & Un file che contiene un
+ riferimento ad un altro
+ file/directory.\\
+ \textit{char device} & \textsl{dispositivo a caratteri} & Un file \textsl{speciale}
+ che identifica una periferica
+ ad accesso a caratteri.\\
+ \textit{block device} & \textsl{dispositivo a blocchi} & Un file \textsl{speciale}
+ che identifica una periferica
+ ad accesso a blocchi.\\
+ \textit{fifo} & ``\textsl{coda}'' & Un file \textsl{speciale} che
+ identifica una linea di comunicazione
+ unidirezionale (vedi sez.~\ref{sec:ipc_named_pipe}).\\
+ \textit{socket} & ``\textsl{presa}''& Un file \textsl{speciale} che identifica una linea di
+ comunicazione bidirezionale (vedi
+ cap.~\ref{cha:socket_intro}).\\
\hline
\end{tabular}
\caption{Tipologia dei file definiti nel VFS}
\type{dev\_t} & Numero di dispositivo (vedi sez.~\ref{sec:file_mknod}).\\
\type{gid\_t} & Identificatore di un gruppo (vedi
sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\
- \type{ino\_t} & Numero di \itindex{inode} \textit{inode}.\\
+ \type{ino\_t} & Numero di \textit{inode}
+ (vedi sez.~\ref{sec:file_vfs_work}).\\
\type{key\_t} & Chiave per il System V IPC (vedi
sez.~\ref{sec:ipc_sysv_generic}).\\
\type{loff\_t} & Posizione corrente in un file.\\
\type{size\_t} & Dimensione di un oggetto.\\
\type{ssize\_t} & Dimensione in numero di byte ritornata dalle funzioni.\\
\type{ptrdiff\_t}& Differenza fra due puntatori.\\
- \type{time\_t} & Numero di secondi (in \itindex{calendar~time}
- \textit{calendar time}, vedi
+ \type{time\_t} & Numero di secondi (in \textit{calendar time}, vedi
sez.~\ref{sec:sys_time}).\\
\type{uid\_t} & Identificatore di un utente (vedi
sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\
Nelle versioni più recenti del kernel e delle librerie sono inoltre supportate
ulteriori funzionalità aggiunte dallo standard POSIX.1c per quanto riguarda i
-\itindex{thread} \textit{thread} (vedi cap.~\ref{cha:threads}), e dallo
-standard POSIX.1b per quanto riguarda i segnali e lo \itindex{scheduler}
-scheduling real-time (sez.~\ref{sec:sig_real_time} e
-sez.~\ref{sec:proc_real_time}), la misura del tempo, i meccanismi di
-intercomunicazione (sez.~\ref{sec:ipc_posix}) e l'I/O asincrono
-(sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}).
+\textit{thread} (vedi cap.~\ref{cha:threads}), e dallo standard POSIX.1b per
+quanto riguarda i segnali e lo scheduling real-time
+(sez.~\ref{sec:sig_real_time} e sez.~\ref{sec:proc_real_time}), la misura del
+tempo, i meccanismi di intercomunicazione (sez.~\ref{sec:ipc_posix}) e l'I/O
+asincrono (sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}).
Lo standard principale resta comunque POSIX.1, che continua ad evolversi; la
versione più nota, cui gran parte delle implementazioni fanno riferimento, e
\macro{\_GNU\_SOURCE}) è stata a sua volta attivata, nel qual caso queste
hanno la precedenza. Se però si definisce \macro{\_BSD\_SOURCE} dopo aver
definito una di queste macro, l'effetto sarà quello di dare la precedenza
- alle funzioni in forma BSD.
+ alle funzioni in forma BSD. Questa macro è stata deprecata a partire dalle
+ \acr{glibc} 2.20, essendo ricompresa in \macro{\_DEFAULT\_SOURCE} che è
+ definita di default.
\item[\macro{\_SVID\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili le
funzionalità derivate da SVID. Esse comprendono anche quelle definite negli
standard ISO C, POSIX.1, POSIX.2, e X/Open (XPG$n$) illustrati in
- precedenza.
+ precedenza. Questa macro è stata deprecata a partire dalle \acr{glibc} 2.20,
+ essendo ricompresa in \macro{\_DEFAULT\_SOURCE} che è definita di default.
+
+\item[\macro{\_DEFAULT\_SOURCE}] questa macro abilita le definizioni
+ considerate il \textit{default}, comprese quelle richieste dalla standard
+ POSIX.1-2008, ed è sostanzialente equivalente a \macro{\_SVID\_SOURCE}
+ \macro{\_BSD\_SOURCE}] e \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE}. Essendo predefinita non
+ è necessario usarla a meno di non aver richiesto delle definizioni più
+ restrittive sia con altre macro che con i flag del compilatore, nel qual
+ caso abilita le funzioni che altrimenti sarebbero disabilitate. Questa macro
+ è stata introdotta a partire dalle \acr{glibc} 2.19 e consente di deprecare
+ \macro{\_SVID\_SOURCE} e \macro{\_BSD\_SOURCE}].
\item[\macro{\_XOPEN\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
le funzionalità descritte nella \textit{X/Open Portability Guide}. Anche
viene tuttora riconosciuta come equivalente di \macro{\_ISOC99\_SOURCE} per
compatibilità.
+\item[\macro{\_ISOC11\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
+ le funzionalità previste per la revisione delle librerie standard del C
+ introdotte con lo standard ISO C11, e abilita anche quelle previste dagli
+ standard C99 e C95. La macro è definita a partire dalla versione 2.16 della
+ \acr{glibc}.
+
\item[\macro{\_GNU\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
tutte le funzionalità disponibili nei vari standard oltre a varie estensioni
specifiche presenti solo nella \acr{glibc} ed in Linux. Gli standard coperti