+ Converte l'intero a 16 bit \texttt{hostshort} dal formato della macchina a
+ quello della rete.
+
+\item \texttt{unsigned long int ntonl(unsigned long int netlong)}
+
+ Converte l'intero a 32 bit \texttt{netlong} dal formato della rete a quello
+ della macchina.
+
+\item \texttt{unsigned sort int ntons(unsigned short int netshort)}
+
+ Converte l'intero a 16 bit \texttt{netshort} dal formato della rete a quello
+ della macchina.
+\end{itemize}
+I nomi sono assegnati usando la lettera $n$ come mnemonico per indicare
+l'ordinamento usato sulla rete (da \textit{network order}) e la lettera $h$
+come mnemonico per l'ordinamento usato sulla macchina locale (da \textit{host
+ order}), mentre le lettere $s$ e $l$ stanno ad indicare i tipi di dato
+(\texttt{long} o \texttt{short}, riportati anche dai prototipi).
+
+Usando queste funzioni si ha la conversione automatica (nel caso pure la
+macchina sia in big endian queste funzioni sono definite come macro che non
+fanno nulla); esse vanno sempre utilizzate per assicurare la portabilità del
+codice su tutte le architetture.
+
+
+Un secondo insieme di funzioni di manipolazione (i cui prototipi sono definiti
+in \texttt{arpa/inet.h}) serve per passare dal formato binario usato nelle
+strutture degli indirizzi alla rappresentazione dei numeri IP che si usa
+normalente.
+
+Le prime tre funzioni di manipolazione riguardano la conversione degli
+indirizzi IPv4 da una stringa in cui il numero di IP è espresso secondo la
+cosiddetta notazione \textit{dotted-decimal}, (cioè nella forma
+\texttt{192.160.0.1}) al formato binario (direttamente in \textit{network
+ order}) e viceversa; in questo caso si usa la lettera $a$ come mnemonico per
+indicare la stringa. Dette funzioni sono:
+\begin{itemize}
+\item \texttt{int inet\_aton(const char *strptr, struct in\_addr *addrptr)}
+
+ Converte la stringa puntata da \texttt{strptr} nell'indirizzo binario da
+ memorizzare all'indirizzo puntato da \texttt{addrptr}, restituendo 0 in caso
+ di successo e 1 in caso di fallimento (è espressa in questa forma in modo da
+ poterla usare direttamente con il puntatore usato per passare la struttura
+ degli indirizzi). Se usata con \texttt{addrptr} inizializzato a
+ \texttt{NULL} effettua la validazione dell'indirizzo.
+
+\item \texttt{in\_addr\_t inet\_addr(const char *strptr)}
+
+ Restituisce l'indirizzo a 32 bit in network order a partire dalla stringa
+ passata come parametro, in caso di errore restituisce il valore
+ \texttt{INADDR\_NONE} che tipicamente sono trentadue bit a uno; questo
+ comporta che la stringa \texttt{255.255.255.255}, che pure è un indirizzo
+ valido, non può essere usata con questa funzione; per questo motivo essa è
+ generalmente deprecata in favore della precedente.
+
+\item \texttt{char *inet\_ntop(struct in\_addr addrptr)}
+
+ Converte il valore a 32 bit dell'indirizzo (espresso in network order)
+ restituendo il puntatore alla stringa che contiene l'espressione in formato
+ dotted decimal. Si deve tenere presente che la stringa risiede in memoria
+ statica, per cui questa funzione non è rientrante.
+\end{itemize}
+
+Le tre funzioni precedenti sono però limitate solo ad IPv4, per questo motivo
+è preferibile usare le due nuove funzioni \texttt{inet\_pton} e
+\texttt{inet\_ntop} che possono convertire anche gli indirizzi IPv6 (secondo
+lo schema in \nfig). Anche in questo caso le lettere $n$ e $p$ sono gli
+mnemonici per ricordare il tipo di conversione effettuata e stanno per
+\textit{presentation} e \textit{numeric}.
+
+\begin{figure}[htb]
+ \centering
+
+ \caption{Schema della rappresentazioni utilizzate dalle funzioni di
+ conversione \texttt{inet\_pton} e \texttt{inet\_ntop} }
+ \label{fig:sock_inet_conv_func}
+
+\end{figure}
+
+Entrambe le funzioni accettano l'argomento \texttt{family} che indica il tipo
+di indirizzo e può essere \texttt{AF\_INET} o \texttt{AF\_INET6}. Se la
+famiglia indicata non è valida entrambe le funzioni ritornano un valore
+negativo e settano la variabile \texttt{errno} al valore
+\texttt{EAFNOSUPPORT}. I prototipi delle suddette funzioni sono i seguenti:
+\begin{itemize}
+\item \texttt{int inet\_pton(int family, const char *src, void *dest)}
+
+ Converte la stringa puntata da \texttt{src} nell'indirizzo binario da
+ memorizzare all'indirizzo puntato da \texttt{dest}, restituendo 0 in caso di
+ successo e 1 in caso di fallimento.
+
+\item \texttt{char *inet\_ntop(int family, const void *src, char *dest,
+ size\_t len)}
+
+ Converte la struttura dell'indirizzo puntata da \texttt{src} in una stringa
+ che viene copiata nel buffer puntato dall'indirizzo \texttt{dest}; questo
+ deve essere preallocato dall'utente e la lunghezza deve essere almeno
+ \texttt{INET\_ADDRSTRLEN} in caso di indirizzi IPv4 e
+ \texttt{INET6\_ADDRSTRLEN} per indirizzi IPv6; la lunghezza del buffer deve
+ comunque venire specificata attraverso il parametro \texttt{len}.
+
+ La funzione restitisce un puntatore non nullo a \texttt{dest} in caso di
+ successo e un puntatore nullo in caso di fallimento, in quest'ultimo caso
+ viene settata la variabile \texttt{errno} con il valore \texttt{ENOSPC} in
+ caso le dimensioni dell'indirizzo eccedano la lunghezza specificata da
+ \texttt{len}.
+
+\end{itemize}
+
+
+\section{Il comportamento delle funzioni di I/O}
+\label{sec:sock_io_behav}
+
+Una cosa di cui non sempre si è consapevoli quando si ha a che fare con i
+socket è che le funzioni di I/O non sempre hanno lo stesso comportamento che
+avrebbero con i normali files (in particolare questo è vero nel caso si stream
+socket). Infatti con i socket funzioni come \texttt{read} o \texttt{write}
+possono restituire in input o scrivere in output un numero di bytes minore di
+quello richiesto, e questo è un comportamento normale e non un errore. Ciò
+avviene perché il kernel può