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%% Free Software Foundation; with the Invariant Sections being "Prefazione",
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\label{sec:sock_name_resolution}
Negli esempi dei capitoli precedenti abbiamo sempre identificato le singole
\label{sec:sock_name_resolution}
Negli esempi dei capitoli precedenti abbiamo sempre identificato le singole
conversione elementare illustrate in sez.~\ref{sec:sock_addr_func} che
permettono di passare da un indirizzo espresso in forma \textit{dotted
decimal} ad un numero. Vedremo in questa sezione le funzioni utilizzate per
poter utilizzare dei nomi simbolici al posto dei valori numerici, e viceversa
quelle che permettono di ottenere i nomi simbolici associati ad indirizzi,
conversione elementare illustrate in sez.~\ref{sec:sock_addr_func} che
permettono di passare da un indirizzo espresso in forma \textit{dotted
decimal} ad un numero. Vedremo in questa sezione le funzioni utilizzate per
poter utilizzare dei nomi simbolici al posto dei valori numerici, e viceversa
quelle che permettono di ottenere i nomi simbolici associati ad indirizzi,
\textit{Domain Name Service} che permette di identificare le macchine su
internet invece che per numero IP attraverso il relativo \textsl{nome a
dominio}.\footnote{non staremo ad entrare nei dettagli della definizione di
\textit{Domain Name Service} che permette di identificare le macchine su
internet invece che per numero IP attraverso il relativo \textsl{nome a
dominio}.\footnote{non staremo ad entrare nei dettagli della definizione di
- approfondita di tutte le problematiche relative al DNS si può fare
- riferimento a \cite{DNSbind}.} In realtà per DNS si intendono spesso i
+ approfondita di tutte le problematiche relative al DNS si può fare
+ riferimento a \cite{DNSbind}.} In realtà per DNS si intendono spesso i
server che forniscono su internet questo servizio, mentre nel nostro caso
affronteremo la problematica dal lato client, di un qualunque programma che
necessita di compiere questa operazione.
server che forniscono su internet questo servizio, mentre nel nostro caso
affronteremo la problematica dal lato client, di un qualunque programma che
necessita di compiere questa operazione.
possibile fra nomi simbolici e valori numerici, come abbiamo visto anche in
sez.~\ref{sec:sys_user_group} per le corrispondenze fra nomi di utenti e
possibile fra nomi simbolici e valori numerici, come abbiamo visto anche in
sez.~\ref{sec:sys_user_group} per le corrispondenze fra nomi di utenti e
fig.~\ref{fig:sock_resolver_schema}; in sostanza i programmi hanno a
disposizione un insieme di funzioni di libreria con cui chiamano il
fig.~\ref{fig:sock_resolver_schema}; in sostanza i programmi hanno a
disposizione un insieme di funzioni di libreria con cui chiamano il
quest'ultimo che, sulla base della sua configurazione, esegue le operazioni
necessarie a fornire la risposta, che possono essere la lettura delle
informazioni mantenute nei relativi dei file statici presenti sulla macchina,
una interrogazione ad un DNS (che a sua volta, per il funzionamento del
quest'ultimo che, sulla base della sua configurazione, esegue le operazioni
necessarie a fornire la risposta, che possono essere la lettura delle
informazioni mantenute nei relativi dei file statici presenti sulla macchina,
una interrogazione ad un DNS (che a sua volta, per il funzionamento del
sia fornito il supporto, come LDAP.\footnote{la sigla LDAP fa riferimento ad
un protocollo, il \textit{Lightweight Directory Access Protocol}, che
prevede un meccanismo per la gestione di \textsl{elenchi} di informazioni
sia fornito il supporto, come LDAP.\footnote{la sigla LDAP fa riferimento ad
un protocollo, il \textit{Lightweight Directory Access Protocol}, che
prevede un meccanismo per la gestione di \textsl{elenchi} di informazioni
- via rete; il contenuto di un elenco può essere assolutamente generico, e
- questo permette il mantenimento dei più vari tipi di informazioni su una
+ via rete; il contenuto di un elenco può essere assolutamente generico, e
+ questo permette il mantenimento dei più vari tipi di informazioni su una
-La configurazione del \textit{resolver} attiene più alla amministrazione di
-sistema che alla programmazione, ciò non di meno, prima di trattare le varie
+La configurazione del \textit{resolver} attiene più alla amministrazione di
+sistema che alla programmazione, ciò non di meno, prima di trattare le varie
funzioni di librerie utilizzate dai programmi, vale la pena fare una
panoramica generale. Originariamente la configurazione del \textit{resolver}
riguardava esclusivamente le questioni relative alla gestione dei nomi a
dominio, e prevedeva solo l'utilizzo del DNS e del file statico
\conffile{/etc/hosts}.
funzioni di librerie utilizzate dai programmi, vale la pena fare una
panoramica generale. Originariamente la configurazione del \textit{resolver}
riguardava esclusivamente le questioni relative alla gestione dei nomi a
dominio, e prevedeva solo l'utilizzo del DNS e del file statico
\conffile{/etc/hosts}.
\conffile{/etc/resolv.conf} che contiene in sostanza l'elenco degli indirizzi
IP dei server DNS da contattare; a questo si affianca il file
\conffile{/etc/resolv.conf} che contiene in sostanza l'elenco degli indirizzi
IP dei server DNS da contattare; a questo si affianca il file
eseguire la risoluzione dei nomi (se usare prima i valori di
\conffile{/etc/hosts} o quelli del DNS). Tralasciamo i dettagli relativi alle
varie direttive che possono essere usate in questi file, che si trovano nelle
rispettive pagine di manuale.
eseguire la risoluzione dei nomi (se usare prima i valori di
\conffile{/etc/hosts} o quelli del DNS). Tralasciamo i dettagli relativi alle
varie direttive che possono essere usate in questi file, che si trovano nelle
rispettive pagine di manuale.
l'utilizzo delle associazione statiche in \conffile{/etc/hosts}, inoltre oltre
alla risoluzione dei nomi a dominio ci sono anche altri nomi da risolvere,
come quelli che possono essere associati ad una rete (invece che ad una
singola macchina) o ai gruppi di macchine definiti dal servizio
l'utilizzo delle associazione statiche in \conffile{/etc/hosts}, inoltre oltre
alla risoluzione dei nomi a dominio ci sono anche altri nomi da risolvere,
come quelli che possono essere associati ad una rete (invece che ad una
singola macchina) o ai gruppi di macchine definiti dal servizio
Sun, e poi diffuso su tutte le piattaforme unix-like, che permette di
raggruppare all'interno di una rete (in quelli che appunto vengono chiamati
\textit{netgroup}) varie macchine, centralizzando i servizi di definizione
Sun, e poi diffuso su tutte le piattaforme unix-like, che permette di
raggruppare all'interno di una rete (in quelli che appunto vengono chiamati
\textit{netgroup}) varie macchine, centralizzando i servizi di definizione
da LDAP.} o come quelli dei protocolli e dei servizi che sono mantenuti nei
file statici \conffile{/etc/protocols} e \conffile{/etc/services}. Molte di
da LDAP.} o come quelli dei protocolli e dei servizi che sono mantenuti nei
file statici \conffile{/etc/protocols} e \conffile{/etc/services}. Molte di
molto utile centralizzare il mantenimento di alcune di esse su opportuni
server. Inoltre l'uso di diversi supporti possibili per le stesse
molto utile centralizzare il mantenimento di alcune di esse su opportuni
server. Inoltre l'uso di diversi supporti possibili per le stesse
tramite \conffile{/etc/hosts}, che con il DNS, che con NIS) comporta il
problema dell'ordine in cui questi vengono interrogati.\footnote{con le
implementazioni classiche i vari supporti erano introdotti modificando
tramite \conffile{/etc/hosts}, che con il DNS, che con NIS) comporta il
problema dell'ordine in cui questi vengono interrogati.\footnote{con le
implementazioni classiche i vari supporti erano introdotti modificando
\itindbeg{Name~Service~Switch}
Per risolvere questa serie di problemi la risoluzione dei nomi a dominio
\itindbeg{Name~Service~Switch}
Per risolvere questa serie di problemi la risoluzione dei nomi a dominio
introdotto la prima volta nelle librerie standard di Solaris, le \acr{glibc}
hanno ripreso lo stesso schema, si tenga presente che questo sistema non
esiste per altre librerie standard come le \acr{libc5} o le \acr{uclib}.}
cui abbiamo accennato anche in sez.~\ref{sec:sys_user_group} per quanto
riguarda la gestione dei dati associati a utenti e gruppi. Il \textit{Name
introdotto la prima volta nelle librerie standard di Solaris, le \acr{glibc}
hanno ripreso lo stesso schema, si tenga presente che questo sistema non
esiste per altre librerie standard come le \acr{libc5} o le \acr{uclib}.}
cui abbiamo accennato anche in sez.~\ref{sec:sys_user_group} per quanto
riguarda la gestione dei dati associati a utenti e gruppi. Il \textit{Name
sistema di librerie dinamiche che permette di definire in maniera generica sia
i supporti su cui mantenere i dati di corrispondenza fra nomi e valori
numerici, sia l'ordine in cui effettuare le ricerche sui vari supporti
sistema di librerie dinamiche che permette di definire in maniera generica sia
i supporti su cui mantenere i dati di corrispondenza fra nomi e valori
numerici, sia l'ordine in cui effettuare le ricerche sui vari supporti
\texttt{shadow} & Corrispondenze fra username e password dell'utente
(e altre informazioni relative alle password).\\
\texttt{shadow} & Corrispondenze fra username e password dell'utente
(e altre informazioni relative alle password).\\
stesso.\\
\texttt{aliases} & Alias per la posta elettronica.\\
\texttt{ethers} & Corrispondenze fra numero IP e MAC address della
stesso.\\
\texttt{aliases} & Alias per la posta elettronica.\\
\texttt{ethers} & Corrispondenze fra numero IP e MAC address della
file \conffile{/etc/nsswitch.conf}; questo contiene una riga\footnote{seguendo
una convezione comune per i file di configurazione le righe vuote vengono
ignorate e tutto quello che segue un carattere ``\texttt{\#}'' viene
file \conffile{/etc/nsswitch.conf}; questo contiene una riga\footnote{seguendo
una convezione comune per i file di configurazione le righe vuote vengono
ignorate e tutto quello che segue un carattere ``\texttt{\#}'' viene
-realizza l'interfaccia con esso. Per ciascun servizio se \texttt{NAME} è il
-nome utilizzato dentro \conffile{/etc/nsswitch.conf}, dovrà essere presente
+realizza l'interfaccia con esso. Per ciascun servizio se \texttt{NAME} è il
+nome utilizzato dentro \conffile{/etc/nsswitch.conf}, dovrà essere presente
-In ogni caso, qualunque sia la modalità con cui ricevono i dati o il supporto
-su cui vengono mantenuti, e che si usino o meno funzionalità aggiuntive
+In ogni caso, qualunque sia la modalità con cui ricevono i dati o il supporto
+su cui vengono mantenuti, e che si usino o meno funzionalità aggiuntive
fornire dal sistema del \textit{Name Service Switch}, dal punto di vista di un
programma che deve effettuare la risoluzione di un nome a dominio, tutto
quello che conta sono le funzioni classiche che il \textit{resolver} mette a
fornire dal sistema del \textit{Name Service Switch}, dal punto di vista di un
programma che deve effettuare la risoluzione di un nome a dominio, tutto
quello che conta sono le funzioni classiche che il \textit{resolver} mette a
tenere conto della presenza del \textit{Name Service Switch}.} e sono queste
quelle che tratteremo nelle sezioni successive.
\itindend{Name~Service~Switch}
tenere conto della presenza del \textit{Name Service Switch}.} e sono queste
quelle che tratteremo nelle sezioni successive.
\itindend{Name~Service~Switch}
\label{sec:sock_resolver_functions}
Prima di trattare le funzioni usate normalmente nella risoluzione dei nomi a
\label{sec:sock_resolver_functions}
Prima di trattare le funzioni usate normalmente nella risoluzione dei nomi a
-dominio conviene trattare in maniera più dettagliata il meccanismo principale
-da esse utilizzato e cioè quello del servizio DNS. Come accennato questo,
-benché in teoria sia solo uno dei possibili supporti su cui mantenere le
+dominio conviene trattare in maniera più dettagliata il meccanismo principale
+da esse utilizzato e cioè quello del servizio DNS. Come accennato questo,
+benché in teoria sia solo uno dei possibili supporti su cui mantenere le
informazioni, in pratica costituisce il meccanismo principale con cui vengono
risolti i nomi a dominio. Per questo motivo esistono una serie di funzioni di
libreria che servono specificamente ad eseguire delle interrogazioni verso un
server DNS, funzioni che poi vengono utilizzate per realizzare le funzioni
generiche di libreria usate anche dal sistema del \textit{resolver}.
informazioni, in pratica costituisce il meccanismo principale con cui vengono
risolti i nomi a dominio. Per questo motivo esistono una serie di funzioni di
libreria che servono specificamente ad eseguire delle interrogazioni verso un
server DNS, funzioni che poi vengono utilizzate per realizzare le funzioni
generiche di libreria usate anche dal sistema del \textit{resolver}.
maniera gerarchica, i dati vengono mantenuti in tanti server distinti ciascuno
dei quali si occupa della risoluzione del proprio \textsl{dominio}; i nomi a
dominio sono organizzati in una struttura ad albero analoga a quella
maniera gerarchica, i dati vengono mantenuti in tanti server distinti ciascuno
dei quali si occupa della risoluzione del proprio \textsl{dominio}; i nomi a
dominio sono organizzati in una struttura ad albero analoga a quella
secondo livello (come \texttt{.truelite.it}), ecc. In questo caso le
separazioni sono fra i vari livelli sono definite dal carattere ``\texttt{.}''
ed i nomi devono essere risolti da destra verso sinistra.\footnote{per chi si
secondo livello (come \texttt{.truelite.it}), ecc. In questo caso le
separazioni sono fra i vari livelli sono definite dal carattere ``\texttt{.}''
ed i nomi devono essere risolti da destra verso sinistra.\footnote{per chi si
- stia chiedendo quale sia la radice di questo albero, cioè l'equivalente di
- ``\texttt{/}'', la risposta è il dominio speciale ``\texttt{.}'', che in
+ stia chiedendo quale sia la radice di questo albero, cioè l'equivalente di
+ ``\texttt{/}'', la risposta è il dominio speciale ``\texttt{.}'', che in
\textit{root DNS} che risolvono i domini di primo livello.} Il meccanismo
funziona con il criterio della \textsl{delegazione}, un server responsabile
\textit{root DNS} che risolvono i domini di primo livello.} Il meccanismo
funziona con il criterio della \textsl{delegazione}, un server responsabile
genere i \textit{resource record} vengono classificati per la \textsl{classe
di indirizzi} cui i dati contenuti fanno riferimento, e per il \textsl{tipo}
di questi ultimi.\footnote{ritroveremo classi di indirizzi e tipi di record
genere i \textit{resource record} vengono classificati per la \textsl{classe
di indirizzi} cui i dati contenuti fanno riferimento, e per il \textsl{tipo}
di questi ultimi.\footnote{ritroveremo classi di indirizzi e tipi di record
tab.~\ref{tab:DNS_record_type}.} Oggigiorno i dati mantenuti nei server DNS
sono quasi esclusivamente relativi ad indirizzi internet, per cui in pratica
viene utilizzata soltanto una classe di indirizzi; invece le corrispondenze
fra un nome a dominio ed un indirizzo IP sono solo uno fra i vari tipi di
informazione che un server DNS fornisce normalmente.
tab.~\ref{tab:DNS_record_type}.} Oggigiorno i dati mantenuti nei server DNS
sono quasi esclusivamente relativi ad indirizzi internet, per cui in pratica
viene utilizzata soltanto una classe di indirizzi; invece le corrispondenze
fra un nome a dominio ed un indirizzo IP sono solo uno fra i vari tipi di
informazione che un server DNS fornisce normalmente.
\textit{resolver} prevede, rispetto a quelle relative alla semplice
risoluzione dei nomi, un insieme di funzioni specifiche dedicate
\textit{resolver} prevede, rispetto a quelle relative alla semplice
risoluzione dei nomi, un insieme di funzioni specifiche dedicate
-all'interrogazione di un server DNS; la prima di queste funzioni è
-\funcd{res\_init}, il cui prototipo è:
+all'interrogazione di un server DNS; la prima di queste funzioni è
+\funcd{res\_init}, il cui prototipo è:
\file{resolv.conf} e \file{host.conf}) per impostare il dominio di default,
gli indirizzi dei server DNS da contattare e l'ordine delle ricerche; se non
\file{resolv.conf} e \file{host.conf}) per impostare il dominio di default,
gli indirizzi dei server DNS da contattare e l'ordine delle ricerche; se non
-sono specificati server verrà utilizzato l'indirizzo locale, e se non è
-definito un dominio di default sarà usato quello associato con l'indirizzo
-locale (ma questo può essere sovrascritto con l'uso della variabile di
-ambiente \texttt{LOCALDOMAIN}). In genere non è necessario eseguire questa
+sono specificati server verrà utilizzato l'indirizzo locale, e se non è
+definito un dominio di default sarà usato quello associato con l'indirizzo
+locale (ma questo può essere sovrascritto con l'uso della variabile di
+ambiente \texttt{LOCALDOMAIN}). In genere non è necessario eseguire questa
funzione direttamente in quanto viene automaticamente chiamata la prima volta
che si esegue una delle altre.
Le impostazioni e lo stato del \textit{resolver} vengono mantenuti in una
serie di variabili raggruppate nei campi di una apposita struttura \var{\_res}
funzione direttamente in quanto viene automaticamente chiamata la prima volta
che si esegue una delle altre.
Le impostazioni e lo stato del \textit{resolver} vengono mantenuti in una
serie di variabili raggruppate nei campi di una apposita struttura \var{\_res}
utilizzata internamente alle funzioni essendo definita come variabile globale;
questo consente anche di accedervi direttamente all'interno di un qualunque
programma, una volta che la sia opportunamente dichiarata come:
utilizzata internamente alle funzioni essendo definita come variabile globale;
questo consente anche di accedervi direttamente all'interno di un qualunque
programma, una volta che la sia opportunamente dichiarata come:
Tutti i campi della struttura sono ad uso interno, e vengono usualmente
inizializzati da \func{res\_init} in base al contenuto dei file di
Tutti i campi della struttura sono ad uso interno, e vengono usualmente
inizializzati da \func{res\_init} in base al contenuto dei file di
-configurazione e ad una serie di valori di default. L'unico campo che può
-essere utile modificare è \var{\_res.options}, una maschera binaria che
+configurazione e ad una serie di valori di default. L'unico campo che può
+essere utile modificare è \var{\_res.options}, una maschera binaria che
contiene una serie di bit di opzione che permettono di controllare il
comportamento del \textit{resolver}.
contiene una serie di bit di opzione che permettono di controllare il
comportamento del \textit{resolver}.
\func{res\_init}. \\
\const{RES\_DEBUG} & Stampa dei messaggi di debug.\\
\const{RES\_AAONLY} & Accetta solo risposte autoritative.\\
\func{res\_init}. \\
\const{RES\_DEBUG} & Stampa dei messaggi di debug.\\
\const{RES\_AAONLY} & Accetta solo risposte autoritative.\\
eseguire una interrogazione ricorsiva.\\
\const{RES\_DEFNAMES} & Se attivo \func{res\_search} aggiunge il nome
del dominio di default ai nomi singoli (che non
eseguire una interrogazione ricorsiva.\\
\const{RES\_DEFNAMES} & Se attivo \func{res\_search} aggiunge il nome
del dominio di default ai nomi singoli (che non
\const{RES\_STAYOPEN} & Usato con \const{RES\_USEVC} per mantenere
aperte le connessioni TCP fra interrogazioni
diverse. \\
\const{RES\_STAYOPEN} & Usato con \const{RES\_USEVC} per mantenere
aperte le connessioni TCP fra interrogazioni
diverse. \\
-Per utilizzare questa funzionalità per modificare le impostazioni direttamente
-da programma occorrerà impostare un opportuno valore per questo campo ed
+Per utilizzare questa funzionalità per modificare le impostazioni direttamente
+da programma occorrerà impostare un opportuno valore per questo campo ed
invocare esplicitamente \func{res\_init}, dopo di che le altre funzioni
prenderanno le nuove impostazioni. Le costanti che definiscono i vari bit di
questo campo, ed il relativo significato sono illustrate in
tab.~\ref{tab:resolver_option}; trattandosi di una maschera binaria un valore
deve essere espresso con un opportuno OR aritmetico di dette costanti; ad
esempio il valore di default delle opzioni, espresso dalla costante
invocare esplicitamente \func{res\_init}, dopo di che le altre funzioni
prenderanno le nuove impostazioni. Le costanti che definiscono i vari bit di
questo campo, ed il relativo significato sono illustrate in
tab.~\ref{tab:resolver_option}; trattandosi di una maschera binaria un valore
deve essere espresso con un opportuno OR aritmetico di dette costanti; ad
esempio il valore di default delle opzioni, espresso dalla costante
alcuni di esse possono essere modificate con l'uso delle opportune variabili
di ambiente come abbiamo visto per \texttt{LOCALDOMAIN}. In particolare con
\texttt{RES\_RETRY} si soprassiede il valore del campo \var{retry} che
controlla quante volte viene ripetuto il tentativo di connettersi ad un server
alcuni di esse possono essere modificate con l'uso delle opportune variabili
di ambiente come abbiamo visto per \texttt{LOCALDOMAIN}. In particolare con
\texttt{RES\_RETRY} si soprassiede il valore del campo \var{retry} che
controlla quante volte viene ripetuto il tentativo di connettersi ad un server
significa bloccare l'uso del DNS. Infine con \texttt{RES\_TIMEOUT} si
soprassiede il valore del campo \var{retrans},\footnote{preimpostato al valore
significa bloccare l'uso del DNS. Infine con \texttt{RES\_TIMEOUT} si
soprassiede il valore del campo \var{retrans},\footnote{preimpostato al valore
valore preso come base (in numero di secondi) per definire la scadenza di una
richiesta, ciascun tentativo di richiesta fallito viene ripetuto raddoppiando
il tempo di scadenza per il numero massimo di volte stabilito da
\texttt{RES\_RETRY}.
valore preso come base (in numero di secondi) per definire la scadenza di una
richiesta, ciascun tentativo di richiesta fallito viene ripetuto raddoppiando
il tempo di scadenza per il numero massimo di volte stabilito da
\texttt{RES\_RETRY}.
eseguire una richiesta ad un server DNS per un nome a dominio
\textsl{completamente specificato} (quello che si chiama FQDN, \textit{Fully
eseguire una richiesta ad un server DNS per un nome a dominio
\textsl{completamente specificato} (quello che si chiama FQDN, \textit{Fully
risolvere passato nella stringa indirizzata da \param{dname}, inoltre deve
essere specificata la classe di indirizzi in cui eseguire la ricerca con
\param{class}, ed il tipo di \textit{resource record} che si vuole ottenere
risolvere passato nella stringa indirizzata da \param{dname}, inoltre deve
essere specificata la classe di indirizzi in cui eseguire la ricerca con
\param{class}, ed il tipo di \textit{resource record} che si vuole ottenere
-con \param{type}. Il risultato della ricerca verrà scritto nel buffer di
-lunghezza \param{anslen} puntato da \param{answer} che si sarà opportunamente
+con \param{type}. Il risultato della ricerca verrà scritto nel buffer di
+lunghezza \param{anslen} puntato da \param{answer} che si sarà opportunamente
In sostanza la funzione ripete una serie di chiamate a \func{res\_query}
aggiungendo al nome contenuto nella stringa \param{dname} il dominio di
default da cercare, fermandosi non appena trova un risultato. Il risultato di
In sostanza la funzione ripete una serie di chiamate a \func{res\_query}
aggiungendo al nome contenuto nella stringa \param{dname} il dominio di
default da cercare, fermandosi non appena trova un risultato. Il risultato di
-entrambe le funzioni viene scritto nel formato opportuno (che sarà diverso a
-seconda del tipo di record richiesto) nel buffer di ritorno; sarà compito del
+entrambe le funzioni viene scritto nel formato opportuno (che sarà diverso a
+seconda del tipo di record richiesto) nel buffer di ritorno; sarà compito del
programma (o di altre funzioni) estrarre i relativi dati, esistono una serie
di funzioni interne usate per la scansione di questi dati, per chi fosse
programma (o di altre funzioni) estrarre i relativi dati, esistono una serie
di funzioni interne usate per la scansione di questi dati, per chi fosse
capitolo di \cite{DNSbind}.
Le classi di indirizzi supportate da un server DNS sono tre, ma di queste in
pratica oggi viene utilizzata soltanto quella degli indirizzi internet; le
costanti che identificano dette classi, da usare come valore per l'argomento
\param{class} delle precedenti funzioni, sono riportate in
capitolo di \cite{DNSbind}.
Le classi di indirizzi supportate da un server DNS sono tre, ma di queste in
pratica oggi viene utilizzata soltanto quella degli indirizzi internet; le
costanti che identificano dette classi, da usare come valore per l'argomento
\param{class} delle precedenti funzioni, sono riportate in
-tab.~\ref{tab:DNS_address_class}.\footnote{esisteva in realtà anche una classe
- \const{C\_CSNET} per la omonima rete, ma è stata dichiarata obsoleta.}
+tab.~\ref{tab:DNS_address_class}.\footnote{esisteva in realtà anche una classe
+ \const{C\_CSNET} per la omonima rete, ma è stata dichiarata obsoleta.}
record}. L'elenco delle costanti\footnote{ripreso dai file di dichiarazione
\file{arpa/nameser.h} e \file{arpa/nameser\_compat.h}.} che definiscono i
valori che si possono usare per l'argomento \param{type} per specificare il
record}. L'elenco delle costanti\footnote{ripreso dai file di dichiarazione
\file{arpa/nameser.h} e \file{arpa/nameser\_compat.h}.} che definiscono i
valori che si possono usare per l'argomento \param{type} per specificare il
tab.~\ref{tab:DNS_record_type}; le costanti (tolto il \texttt{T\_} iniziale)
hanno gli stessi nomi usati per identificare i record nei file di zona di
tab.~\ref{tab:DNS_record_type}; le costanti (tolto il \texttt{T\_} iniziale)
hanno gli stessi nomi usati per identificare i record nei file di zona di
-BIND,\footnote{BIND, acronimo di \textit{Berkley Internet Name Domain}, è una
+BIND,\footnote{BIND, acronimo di \textit{Berkley Internet Name Domain}, è una
implementazione di un server DNS, ed, essendo utilizzata nella stragrande
maggioranza dei casi, fa da riferimento; i dati relativi ad un certo
implementazione di un server DNS, ed, essendo utilizzata nella stragrande
maggioranza dei casi, fa da riferimento; i dati relativi ad un certo
costanti di tab.~\ref{tab:DNS_record_type} senza il \texttt{T\_} iniziale.}
e che normalmente sono anche usati come nomi per indicare i record.
costanti di tab.~\ref{tab:DNS_record_type} senza il \texttt{T\_} iniziale.}
e che normalmente sono anche usati come nomi per indicare i record.
\const{T\_MD} & Destinazione per la posta elettronica.\\
\const{T\_MF} & Redistributore per la posta elettronica.\\
\const{T\_CNAME} & Nome canonico.\\
\const{T\_MD} & Destinazione per la posta elettronica.\\
\const{T\_MF} & Redistributore per la posta elettronica.\\
\const{T\_CNAME} & Nome canonico.\\
\const{T\_MB} & Nome a dominio di una casella di posta.\\
\const{T\_MG} & Nome di un membro di un gruppo di posta.\\
\const{T\_MR} & Nome di un cambiamento di nome per la posta.\\
\const{T\_MB} & Nome a dominio di una casella di posta.\\
\const{T\_MG} & Nome di un membro di un gruppo di posta.\\
\const{T\_MR} & Nome di un cambiamento di nome per la posta.\\
\const{T\_NAPTR} & Puntatore ad una \textit{naming authority}.\\
\const{T\_TSIG} & Firma di transazione.\\
\const{T\_IXFR} & Trasferimento di zona incrementale.\\
\const{T\_NAPTR} & Puntatore ad una \textit{naming authority}.\\
\const{T\_TSIG} & Firma di transazione.\\
\const{T\_IXFR} & Trasferimento di zona incrementale.\\
\const{T\_MAILB} & Trasferimento di record di caselle di posta.\\
\const{T\_MAILA} & Trasferimento di record di server di posta.\\
\const{T\_ANY} & Valore generico.\\
\const{T\_MAILB} & Trasferimento di record di caselle di posta.\\
\const{T\_MAILA} & Trasferimento di record di server di posta.\\
\const{T\_ANY} & Valore generico.\\
piccolo sottoinsieme, alcuni sono obsoleti ed altri fanno riferimento a dati
applicativi che non ci interessano non avendo nulla a che fare con la
risoluzione degli indirizzi IP, pertanto non entreremo nei dettagli del
significato di tutti i \textit{resource record}, ma solo di quelli usati dalle
funzioni del \textit{resolver}. Questi sono sostanzialmente i seguenti (per
piccolo sottoinsieme, alcuni sono obsoleti ed altri fanno riferimento a dati
applicativi che non ci interessano non avendo nulla a che fare con la
risoluzione degli indirizzi IP, pertanto non entreremo nei dettagli del
significato di tutti i \textit{resource record}, ma solo di quelli usati dalle
funzioni del \textit{resolver}. Questi sono sostanzialmente i seguenti (per
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\texttt{A}] viene usato per indicare la corrispondenza fra un nome a
dominio ed un indirizzo IPv4; ad esempio la corrispondenza fra
\texttt{dodds.truelite.it} e l'indirizzo IP \texttt{62.48.34.25}.
\item[\texttt{AAAA}] viene usato per indicare la corrispondenza fra un nome a
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\texttt{A}] viene usato per indicare la corrispondenza fra un nome a
dominio ed un indirizzo IPv4; ad esempio la corrispondenza fra
\texttt{dodds.truelite.it} e l'indirizzo IP \texttt{62.48.34.25}.
\item[\texttt{AAAA}] viene usato per indicare la corrispondenza fra un nome a
- dominio ed un indirizzo IPv6; è chiamato in questo modo dato che la
- dimensione di un indirizzo IPv6 è quattro volte quella di un indirizzo IPv4.
+ dominio ed un indirizzo IPv6; è chiamato in questo modo dato che la
+ dimensione di un indirizzo IPv6 è quattro volte quella di un indirizzo IPv4.
\item[\texttt{PTR}] per fornire la corrispondenza inversa fra un indirizzo IP
ed un nome a dominio ad esso associato si utilizza questo tipo di record (il
cui nome sta per \textit{pointer}).
\item[\texttt{PTR}] per fornire la corrispondenza inversa fra un indirizzo IP
ed un nome a dominio ad esso associato si utilizza questo tipo di record (il
cui nome sta per \textit{pointer}).
stesso indirizzo (come ad esempio \texttt{www.truelite.it} e
\texttt{sources.truelite.it}, che fanno entrambi riferimento alla stessa
stesso indirizzo (come ad esempio \texttt{www.truelite.it} e
\texttt{sources.truelite.it}, che fanno entrambi riferimento alla stessa
associato al record \texttt{A}).
\end{basedescript}
Come accennato in caso di successo le due funzioni di richiesta restituiscono
il risultato della interrogazione al server, in caso di insuccesso l'errore
invece viene segnalato da un valore di ritorno pari a -1, ma in questo caso,
associato al record \texttt{A}).
\end{basedescript}
Come accennato in caso di successo le due funzioni di richiesta restituiscono
il risultato della interrogazione al server, in caso di insuccesso l'errore
invece viene segnalato da un valore di ritorno pari a -1, ma in questo caso,
-sistema utilizzate dalle funzioni del \textit{resolver}, non avrà alcun
-significato nell'indicare quale parte del procedimento di risoluzione è
+sistema utilizzate dalle funzioni del \textit{resolver}, non avrà alcun
+significato nell'indicare quale parte del procedimento di risoluzione è
\var{h\_errno}, che viene utilizzata dalle funzioni del \textit{resolver} per
indicare quale problema ha causato il fallimento della risoluzione del nome.
\var{h\_errno}, che viene utilizzata dalle funzioni del \textit{resolver} per
indicare quale problema ha causato il fallimento della risoluzione del nome.
- \const{HOST\_NOT\_FOUND} & L'indirizzo richiesto non è valido e la
- macchina indicata è sconosciuta.\\
- \const{NO\_ADDRESS} & Il nome a dominio richiesto è valido, ma non ha
+ \const{HOST\_NOT\_FOUND} & L'indirizzo richiesto non è valido e la
+ macchina indicata è sconosciuta.\\
+ \const{NO\_ADDRESS} & Il nome a dominio richiesto è valido, ma non ha
- \const{TRY\_AGAIN} & Si è avuto un errore temporaneo
- nell'interrogazione di un server DNS, si può
+ \const{TRY\_AGAIN} & Si è avuto un errore temporaneo
+ nell'interrogazione di un server DNS, si può
Insieme alla nuova variabile vengono definite anche due nuove funzioni per
stampare l'errore a video, analoghe a quelle di sez.~\ref{sec:sys_strerror}
Insieme alla nuova variabile vengono definite anche due nuove funzioni per
stampare l'errore a video, analoghe a quelle di sez.~\ref{sec:sys_strerror}
-per \var{errno}, ma che usano il valore di \var{h\_errno}; la prima è
-\funcd{herror} ed il suo prototipo è:
+per \var{errno}, ma che usano il valore di \var{h\_errno}; la prima è
+\funcd{herror} ed il suo prototipo è:
messaggio di errore corrispondente al valore corrente di \var{h\_errno}, a cui
viene anteposta la stringa \param{string} passata come argomento. La seconda
messaggio di errore corrispondente al valore corrente di \var{h\_errno}, a cui
viene anteposta la stringa \param{string} passata come argomento. La seconda
Restituisce una stringa corrispondente ad un errore di risoluzione.
\end{functions}
\noindent che, come l'analoga \func{strerror}, restituisce una stringa con un
Restituisce una stringa corrispondente ad un errore di risoluzione.
\end{functions}
\noindent che, come l'analoga \func{strerror}, restituisce una stringa con un
quella di risolvere i nomi a dominio in indirizzi IP, per cui non ci
dedicheremo oltre alle funzioni di richiesta generica ed esamineremo invece le
quella di risolvere i nomi a dominio in indirizzi IP, per cui non ci
dedicheremo oltre alle funzioni di richiesta generica ed esamineremo invece le
-funzioni a questo dedicate. La prima funzione è \funcd{gethostbyname} il cui
-scopo è ottenere l'indirizzo di una stazione noto il suo nome a dominio, il
-suo prototipo è:
+funzioni a questo dedicate. La prima funzione è \funcd{gethostbyname} il cui
+scopo è ottenere l'indirizzo di una stazione noto il suo nome a dominio, il
+suo prototipo è:
La funzione prende come argomento una stringa \param{name} contenente il nome
a dominio che si vuole risolvere, in caso di successo i dati ad esso relativi
vengono memorizzati in una opportuna struttura \struct{hostent} la cui
La funzione prende come argomento una stringa \param{name} contenente il nome
a dominio che si vuole risolvere, in caso di successo i dati ad esso relativi
vengono memorizzati in una opportuna struttura \struct{hostent} la cui
record che vengono riempite le varie parti della struttura \struct{hostent}.
Il primo campo della struttura, \var{h\_name} contiene sempre il \textsl{nome
record che vengono riempite le varie parti della struttura \struct{hostent}.
Il primo campo della struttura, \var{h\_name} contiene sempre il \textsl{nome
- canonico}, che nel caso del DNS è appunto il nome associato ad un record
-\texttt{A}. Il secondo campo della struttura, \var{h\_aliases}, invece è un
+ canonico}, che nel caso del DNS è appunto il nome associato ad un record
+\texttt{A}. Il secondo campo della struttura, \var{h\_aliases}, invece è un
puntatore ad vettore di puntatori, terminato da un puntatore nullo. Ciascun
puntatore del vettore punta ad una stringa contenente uno degli altri
possibili nomi associati allo stesso \textsl{nome canonico} (quelli che nel
DNS vengono inseriti come record di tipo \texttt{CNAME}).
Il terzo campo della struttura, \var{h\_addrtype}, indica il tipo di indirizzo
puntatore ad vettore di puntatori, terminato da un puntatore nullo. Ciascun
puntatore del vettore punta ad una stringa contenente uno degli altri
possibili nomi associati allo stesso \textsl{nome canonico} (quelli che nel
DNS vengono inseriti come record di tipo \texttt{CNAME}).
Il terzo campo della struttura, \var{h\_addrtype}, indica il tipo di indirizzo
\const{AF\_INET6}, mentre il quarto campo, \var{h\_length}, indica la
lunghezza dell'indirizzo stesso in byte.
\const{AF\_INET6}, mentre il quarto campo, \var{h\_length}, indica la
lunghezza dell'indirizzo stesso in byte.
-Infine il campo \var{h\_addr\_list} è il puntatore ad un vettore di puntatori
-ai singoli indirizzi; il vettore è terminato da un puntatore nullo. Inoltre,
+Infine il campo \var{h\_addr\_list} è il puntatore ad un vettore di puntatori
+ai singoli indirizzi; il vettore è terminato da un puntatore nullo. Inoltre,
diretto al primo indirizzo della lista.
Oltre ai normali nomi a dominio la funzione accetta come argomento
\param{name} anche indirizzi numerici, in formato dotted decimal per IPv4 o
con la notazione illustrata in sez.~\ref{sec:IP_ipv6_notation} per IPv6. In
diretto al primo indirizzo della lista.
Oltre ai normali nomi a dominio la funzione accetta come argomento
\param{name} anche indirizzi numerici, in formato dotted decimal per IPv4 o
con la notazione illustrata in sez.~\ref{sec:IP_ipv6_notation} per IPv6. In
-tal caso \func{gethostbyname} non eseguirà nessuna interrogazione remota, ma
-si limiterà a copiare la stringa nel campo \var{h\_name} ed a creare la
+tal caso \func{gethostbyname} non eseguirà nessuna interrogazione remota, ma
+si limiterà a copiare la stringa nel campo \var{h\_name} ed a creare la
corrispondente struttura \var{in\_addr} da indirizzare con
\code{h\_addr\_list[0]}.
Con l'uso di \func{gethostbyname} normalmente si ottengono solo gli indirizzi
corrispondente struttura \var{in\_addr} da indirizzare con
\code{h\_addr\_list[0]}.
Con l'uso di \func{gethostbyname} normalmente si ottengono solo gli indirizzi
l'opzione \const{RES\_USE\_INET6} nel campo \texttt{\_res.options} e poi
chiamare \func{res\_init} (vedi sez.~\ref{sec:sock_resolver_functions}) per
modificare le opzioni del \itindex{resolver} \textit{resolver}; dato che
l'opzione \const{RES\_USE\_INET6} nel campo \texttt{\_res.options} e poi
chiamare \func{res\_init} (vedi sez.~\ref{sec:sock_resolver_functions}) per
modificare le opzioni del \itindex{resolver} \textit{resolver}; dato che
In questo caso la funzione prende un secondo argomento \param{af} che indica
(i soli valori consentiti sono \const{AF\_INET} o \const{AF\_INET6}, per
In questo caso la funzione prende un secondo argomento \param{af} che indica
(i soli valori consentiti sono \const{AF\_INET} o \const{AF\_INET6}, per
-questo è necessario l'uso di \texttt{sys/socket.h}) la famiglia di indirizzi
-che dovrà essere utilizzata nei risultati restituiti dalla funzione. Per tutto
-il resto la funzione è identica a \func{gethostbyname}, ed identici sono i
+questo è necessario l'uso di \texttt{sys/socket.h}) la famiglia di indirizzi
+che dovrà essere utilizzata nei risultati restituiti dalla funzione. Per tutto
+il resto la funzione è identica a \func{gethostbyname}, ed identici sono i
programma che esegue una semplice interrogazione al
\itindex{resolver} \textit{resolver} usando \func{gethostbyname} e poi ne
stampa a video i risultati. Al solito il sorgente completo, che comprende il
trattamento delle opzioni ed una funzione per stampare un messaggio di aiuto,
programma che esegue una semplice interrogazione al
\itindex{resolver} \textit{resolver} usando \func{gethostbyname} e poi ne
stampa a video i risultati. Al solito il sorgente completo, che comprende il
trattamento delle opzioni ed una funzione per stampare un messaggio di aiuto,
Il programma richiede un solo argomento che specifichi il nome da cercare,
senza il quale (\texttt{\small 15--18}) esce con un errore. Dopo di che
Il programma richiede un solo argomento che specifichi il nome da cercare,
senza il quale (\texttt{\small 15--18}) esce con un errore. Dopo di che
controllato per rilevare eventuali errori, nel qual caso il programma esce
dopo aver stampato un messaggio con \func{herror}.
controllato per rilevare eventuali errori, nel qual caso il programma esce
dopo aver stampato un messaggio con \func{herror}.
con lo stampare il nome canonico, dopo di che (\texttt{\small 26--30}) si
stampano eventuali altri nomi. Per questo prima (\texttt{\small 26}) si prende
il puntatore alla cima della lista che contiene i nomi e poi (\texttt{\small
con lo stampare il nome canonico, dopo di che (\texttt{\small 26--30}) si
stampano eventuali altri nomi. Per questo prima (\texttt{\small 26}) si prende
il puntatore alla cima della lista che contiene i nomi e poi (\texttt{\small
troveranno dei puntatori validi\footnote{si ricordi che la lista viene
terminata da un puntatore nullo.} per le stringhe dei nomi; prima
troveranno dei puntatori validi\footnote{si ricordi che la lista viene
terminata da un puntatore nullo.} per le stringhe dei nomi; prima
-(\texttt{\small 28}) si stamperà la stringa e poi (\texttt{\small 29}) si
-provvederà ad incrementare il puntatore per passare al successivo elemento
+(\texttt{\small 28}) si stamperà la stringa e poi (\texttt{\small 29}) si
+provvederà ad incrementare il puntatore per passare al successivo elemento
-Una volta stampati i nomi si passerà a stampare gli indirizzi, il primo passo
-(\texttt{\small 31--38}) è allora quello di riconoscere il tipo di indirizzo
-sulla base del valore del campo \var{h\_addrtype}, stampandolo a video. Si è
+Una volta stampati i nomi si passerà a stampare gli indirizzi, il primo passo
+(\texttt{\small 31--38}) è allora quello di riconoscere il tipo di indirizzo
+sulla base del valore del campo \var{h\_addrtype}, stampandolo a video. Si è
anche previsto di stampare un errore nel caso (che non dovrebbe mai accadere)
di un indirizzo non valido.
Infine (\texttt{\small 39--44}) si stamperanno i valori degli indirizzi, di
anche previsto di stampare un errore nel caso (che non dovrebbe mai accadere)
di un indirizzo non valido.
Infine (\texttt{\small 39--44}) si stamperanno i valori degli indirizzi, di
-nuovo (\texttt{\small 39}) si inizializzerà un puntatore alla cima della lista
-e si eseguirà un ciclo fintanto che questo punterà ad indirizzi validi in
+nuovo (\texttt{\small 39}) si inizializzerà un puntatore alla cima della lista
+e si eseguirà un ciclo fintanto che questo punterà ad indirizzi validi in
maniera analoga a quanto fatto in precedenza per i nomi a dominio. Si noti
come, essendo il campo \var{h\_addr\_list} un puntatore ad strutture di
indirizzi generiche, questo sia ancora di tipo \texttt{char **} e si possa
riutilizzare lo stesso puntatore usato per i nomi.
maniera analoga a quanto fatto in precedenza per i nomi a dominio. Si noti
come, essendo il campo \var{h\_addr\_list} un puntatore ad strutture di
indirizzi generiche, questo sia ancora di tipo \texttt{char **} e si possa
riutilizzare lo stesso puntatore usato per i nomi.
conversione con la funzione \func{inet\_ntop} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_addr_func}) passandole gli opportuni argomenti, questa
conversione con la funzione \func{inet\_ntop} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_addr_func}) passandole gli opportuni argomenti, questa
-restituirà la stringa da stampare (\texttt{\small 42}) con il valore
-dell'indirizzo in \var{buffer}, che si è avuto la cura di dichiarare
+restituirà la stringa da stampare (\texttt{\small 42}) con il valore
+dell'indirizzo in \var{buffer}, che si è avuto la cura di dichiarare
appesantire il codice, dato che in caso di indirizzi non validi si sarebbe
avuto un errore con \func{gethostbyname}, ma si ricordi che la sicurezza non
appesantire il codice, dato che in caso di indirizzi non validi si sarebbe
avuto un errore con \func{gethostbyname}, ma si ricordi che la sicurezza non
Le funzioni illustrate finora hanno un difetto: utilizzando una area di
memoria interna per allocare i contenuti della struttura \struct{hostent} non
possono essere\index{funzioni!rientranti} rientranti. Questo comporta anche
che in due successive chiamate i dati potranno essere sovrascritti. Si tenga
Le funzioni illustrate finora hanno un difetto: utilizzando una area di
memoria interna per allocare i contenuti della struttura \struct{hostent} non
possono essere\index{funzioni!rientranti} rientranti. Questo comporta anche
che in due successive chiamate i dati potranno essere sovrascritti. Si tenga
per salvare tutti i dati, in quanto questa contiene puntatori ad altri dati,
che pure possono essere sovrascritti; per questo motivo, se si vuole salvare
per salvare tutti i dati, in quanto questa contiene puntatori ad altri dati,
che pure possono essere sovrascritti; per questo motivo, se si vuole salvare
-il risultato di una chiamata, occorrerà eseguire quella che si chiama una
-\itindex{deep~copy} \textit{deep copy}.\footnote{si chiama così quella tecnica
+il risultato di una chiamata, occorrerà eseguire quella che si chiama una
+\itindex{deep~copy} \textit{deep copy}.\footnote{si chiama così quella tecnica
per cui, quando si deve copiare il contenuto di una struttura complessa (con
puntatori che puntano ad altri dati, che a loro volta possono essere
puntatori ad altri dati) si deve copiare non solo il contenuto della
struttura, ma eseguire una scansione per risolvere anche tutti i puntatori
per cui, quando si deve copiare il contenuto di una struttura complessa (con
puntatori che puntano ad altri dati, che a loro volta possono essere
puntatori ad altri dati) si deve copiare non solo il contenuto della
struttura, ma eseguire una scansione per risolvere anche tutti i puntatori
puntatori) e copiare anche i dati da questi referenziati.}
Per ovviare a questi problemi nelle \acr{glibc} sono definite anche delle
puntatori) e copiare anche i dati da questi referenziati.}
Per ovviare a questi problemi nelle \acr{glibc} sono definite anche delle
Gli argomenti \param{name} (e \param{af} per \func{gethostbyname2\_r}) hanno
lo stesso significato visto in precedenza. Tutti gli altri argomenti hanno lo
stesso significato per entrambe le funzioni. Per evitare l'uso di variabili
Gli argomenti \param{name} (e \param{af} per \func{gethostbyname2\_r}) hanno
lo stesso significato visto in precedenza. Tutti gli altri argomenti hanno lo
stesso significato per entrambe le funzioni. Per evitare l'uso di variabili
essere allocato anche un buffer in cui le funzioni possano scrivere tutti i
dati del risultato dell'interrogazione da questi puntati; l'indirizzo e la
lunghezza di questo buffer devono essere indicati con gli argomenti
essere allocato anche un buffer in cui le funzioni possano scrivere tutti i
dati del risultato dell'interrogazione da questi puntati; l'indirizzo e la
lunghezza di questo buffer devono essere indicati con gli argomenti
Gli ultimi due argomenti vengono utilizzati per avere indietro i risultati
come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, si deve
Gli ultimi due argomenti vengono utilizzati per avere indietro i risultati
come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, si deve
-specificare l'indirizzo della variabile su cui la funzione dovrà salvare il
-codice di errore con \param{h\_errnop} e quello su cui dovrà salvare il
-puntatore che si userà per accedere i dati con \param{result}.
+specificare l'indirizzo della variabile su cui la funzione dovrà salvare il
+codice di errore con \param{h\_errnop} e quello su cui dovrà salvare il
+puntatore che si userà per accedere i dati con \param{result}.
In caso di successo entrambe le funzioni restituiscono un valore nullo,
altrimenti restituiscono un codice di errore negativo e all'indirizzo puntato
In caso di successo entrambe le funzioni restituiscono un valore nullo,
altrimenti restituiscono un codice di errore negativo e all'indirizzo puntato
-da \param{result} sarà salvato un puntatore nullo, mentre a quello puntato da
-\param{h\_errnop} sarà salvato il valore del codice di errore, dato che per
-essere \index{funzioni!rientranti} rientrante la funzione non può la variabile
+da \param{result} sarà salvato un puntatore nullo, mentre a quello puntato da
+\param{h\_errnop} sarà salvato il valore del codice di errore, dato che per
+essere \index{funzioni!rientranti} rientrante la funzione non può la variabile
sono normalmente eseguite con il protocollo UDP, ci sono casi in cui si
preferisce che vengano usate connessioni permanenti con il protocollo TCP. Per
ottenere questo\footnote{si potrebbero impostare direttamente le opzioni di
\var{\_\_res.options}, ma queste funzioni permettono di semplificare la
sono normalmente eseguite con il protocollo UDP, ci sono casi in cui si
preferisce che vengano usate connessioni permanenti con il protocollo TCP. Per
ottenere questo\footnote{si potrebbero impostare direttamente le opzioni di
\var{\_\_res.options}, ma queste funzioni permettono di semplificare la
- procedura.} sono previste delle funzioni apposite; la prima è
-\funcd{sethostent}, il cui prototipo è:
+ procedura.} sono previste delle funzioni apposite; la prima è
+\funcd{sethostent}, il cui prototipo è:
La funzione permette di richiedere l'uso di connessioni TCP per la richiesta
dei dati, e che queste restino aperte per successive richieste. Il valore
La funzione permette di richiedere l'uso di connessioni TCP per la richiesta
dei dati, e che queste restino aperte per successive richieste. Il valore
-attiva la funzionalità. Come si attiva l'uso delle connessioni TCP lo si può
-disattivare con la funzione \funcd{endhostent}; il suo prototipo è:
+attiva la funzionalità. Come si attiva l'uso delle connessioni TCP lo si può
+disattivare con la funzione \funcd{endhostent}; il suo prototipo è:
-Infine si può richiedere la risoluzione inversa di un indirizzo IP od IPv6,
-per ottenerne il nome a dominio ad esso associato, per fare questo si può
-usare la funzione \funcd{gethostbyaddr}, il cui prototipo è:
+Infine si può richiedere la risoluzione inversa di un indirizzo IP od IPv6,
+per ottenerne il nome a dominio ad esso associato, per fare questo si può
+usare la funzione \funcd{gethostbyaddr}, il cui prototipo è:
Richiede la risoluzione inversa di un indirizzo IP.
\bodydesc{La funzione restituisce l'indirizzo ad una struttura
Richiede la risoluzione inversa di un indirizzo IP.
\bodydesc{La funzione restituisce l'indirizzo ad una struttura
-vuole risolvere. L'uso del tipo \texttt{char *} per questo argomento è
-storico, il dato dovrà essere fornito in una struttura
+vuole risolvere. L'uso del tipo \texttt{char *} per questo argomento è
+storico, il dato dovrà essere fornito in una struttura
inizializzare questi indirizzi con \func{inet\_pton} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_conv_func_gen}).} per un indirizzo IPv4 ed una struttura
inizializzare questi indirizzi con \func{inet\_pton} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_conv_func_gen}).} per un indirizzo IPv4 ed una struttura
richiedendo al DNS un record di tipo \texttt{PTR} corrispondente all'indirizzo
specificato. In caso di errore al solito viene usata la variabile
\var{h\_errno} per restituire un opportuno codice. In questo caso l'unico
richiedendo al DNS un record di tipo \texttt{PTR} corrispondente all'indirizzo
specificato. In caso di errore al solito viene usata la variabile
\var{h\_errno} per restituire un opportuno codice. In questo caso l'unico
dominio, la funziona comunque inizializza anche il primo campo della lista
\var{h\_addr\_list} col valore dell'indirizzo passato come argomento.
Per risolvere il problema dell'uso da parte delle due funzioni
dominio, la funziona comunque inizializza anche il primo campo della lista
\var{h\_addr\_list} col valore dell'indirizzo passato come argomento.
Per risolvere il problema dell'uso da parte delle due funzioni
-\func{gethostbyname} e \func{gethostbyaddr} di memoria statica che può essere
-sovrascritta fra due chiamate successive, e per avere sempre la possibilità di
-indicare esplicitamente il tipo di indirizzi voluto (cosa che non è possibile
+\func{gethostbyname} e \func{gethostbyaddr} di memoria statica che può essere
+sovrascritta fra due chiamate successive, e per avere sempre la possibilità di
+indicare esplicitamente il tipo di indirizzi voluto (cosa che non è possibile
con \func{gethostbyname}), vennero introdotte due nuove funzioni di
risoluzione,\footnote{le funzioni sono presenti nelle \acr{glibc} versione
2.1.96, ma essendo considerate deprecate (vedi
con \func{gethostbyname}), vennero introdotte due nuove funzioni di
risoluzione,\footnote{le funzioni sono presenti nelle \acr{glibc} versione
2.1.96, ma essendo considerate deprecate (vedi
\const{AF\_INET} o \const{AF\_INET6}), e restituiscono un codice di errore
(con valori identici a quelli precedentemente illustrati in
tab.~\ref{tab:h_errno_values}) nella variabile puntata da \param{error\_num}.
\const{AF\_INET} o \const{AF\_INET6}), e restituiscono un codice di errore
(con valori identici a quelli precedentemente illustrati in
tab.~\ref{tab:h_errno_values}) nella variabile puntata da \param{error\_num}.
saranno rimappati in IPv6.\\
\const{AI\_ADDRCONFIG}& Richiede che una richiesta IPv4 o IPv6 venga
eseguita solo se almeno una interfaccia del
saranno rimappati in IPv6.\\
\const{AI\_ADDRCONFIG}& Richiede che una richiesta IPv4 o IPv6 venga
eseguita solo se almeno una interfaccia del
- sistema è associata ad un indirizzo di tale tipo.\\
- \const{AI\_DEFAULT} & Il valore di default, è equivalente alla
+ sistema è associata ad un indirizzo di tale tipo.\\
+ \const{AI\_DEFAULT} & Il valore di default, è equivalente alla
insieme a tutto lo spazio necessario a contenere i dati in essa referenziati;
per questo motivo queste funzioni non soffrono dei problemi dovuti all'uso di
una sezione statica di memoria presenti con le precedenti \func{gethostbyname}
insieme a tutto lo spazio necessario a contenere i dati in essa referenziati;
per questo motivo queste funzioni non soffrono dei problemi dovuti all'uso di
una sezione statica di memoria presenti con le precedenti \func{gethostbyname}
-e \func{gethostbyaddr}. L'uso di una allocazione dinamica però comporta anche
-la necessità di disallocare esplicitamente la memoria occupata dai risultati
-una volta che questi non siano più necessari; a tale scopo viene fornita la
-funzione \funcd{freehostent}, il cui prototipo è:
+e \func{gethostbyaddr}. L'uso di una allocazione dinamica però comporta anche
+la necessità di disallocare esplicitamente la memoria occupata dai risultati
+una volta che questi non siano più necessari; a tale scopo viene fornita la
+funzione \funcd{freehostent}, il cui prototipo è:
\itindex{Name~Service~Switch} \textit{Name Service Switch} che permettono
rispettivamente di trovare una corrispondenza cercando per nome o per numero.
\itindex{Name~Service~Switch} \textit{Name Service Switch} che permettono
rispettivamente di trovare una corrispondenza cercando per nome o per numero.
tab.~\ref{tab:name_resolution_functions}, dove le si sono suddivise rispetto
al tipo di informazione che forniscono (riportato in prima colonna). Nella
tab.~\ref{tab:name_resolution_functions}, dove le si sono suddivise rispetto
al tipo di informazione che forniscono (riportato in prima colonna). Nella
-tabella si è anche riportato il file su cui vengono ordinariamente mantenute
-queste informazioni, che però può essere sostituito da un qualunque supporto
+tabella si è anche riportato il file su cui vengono ordinariamente mantenute
+queste informazioni, che però può essere sostituito da un qualunque supporto
interno al \itindex{Name~Service~Switch} \textit{Name Service Switch} (anche
se usualmente questo avviene solo per la risoluzione degli indirizzi).
Ciascuna funzione fa riferimento ad una sua apposita struttura che contiene i
interno al \itindex{Name~Service~Switch} \textit{Name Service Switch} (anche
se usualmente questo avviene solo per la risoluzione degli indirizzi).
Ciascuna funzione fa riferimento ad una sua apposita struttura che contiene i
Delle funzioni di tab.~\ref{tab:name_resolution_functions} abbiamo trattato
finora soltanto quelle relative alla risoluzione dei nomi, dato che sono le
Delle funzioni di tab.~\ref{tab:name_resolution_functions} abbiamo trattato
finora soltanto quelle relative alla risoluzione dei nomi, dato che sono le
-più usate, e prevedono praticamente da sempre la necessità di rivolgersi ad
-una entità esterna; per le altre invece, estensioni fornite dal
+più usate, e prevedono praticamente da sempre la necessità di rivolgersi ad
+una entità esterna; per le altre invece, estensioni fornite dal
\itindex{Name~Service~Switch} NSS a parte, si fa sempre riferimento ai dati
mantenuti nei rispettivi file.
\itindex{Name~Service~Switch} NSS a parte, si fa sempre riferimento ai dati
mantenuti nei rispettivi file.
-Dopo la risoluzione dei nomi a dominio una delle ricerche più comuni è quella
-sui nomi dei servizi di rete più comuni (cioè \texttt{http}, \texttt{smtp},
+Dopo la risoluzione dei nomi a dominio una delle ricerche più comuni è quella
+sui nomi dei servizi di rete più comuni (cioè \texttt{http}, \texttt{smtp},
ecc.) da associare alle rispettive porte. Le due funzioni da utilizzare per
questo sono \funcd{getservbyname} e \funcd{getservbyaddr}, che permettono
rispettivamente di ottenere il numero di porta associato ad un servizio dato
ecc.) da associare alle rispettive porte. Le due funzioni da utilizzare per
questo sono \funcd{getservbyname} e \funcd{getservbyaddr}, che permettono
rispettivamente di ottenere il numero di porta associato ad un servizio dato
Risolvono il nome di un servizio nel rispettivo numero di porta e viceversa.
\bodydesc{Ritornano il puntatore ad una struttura \struct{servent} con i
Risolvono il nome di un servizio nel rispettivo numero di porta e viceversa.
\bodydesc{Ritornano il puntatore ad una struttura \struct{servent} con i
ricerca,\footnote{le informazioni mantenute in \conffile{/etc/services}
infatti sono relative sia alle porte usate su UDP che su TCP, occorre quindi
specificare a quale dei due protocolli si fa riferimento.} che nel caso si
ricerca,\footnote{le informazioni mantenute in \conffile{/etc/services}
infatti sono relative sia alle porte usate su UDP che su TCP, occorre quindi
specificare a quale dei due protocolli si fa riferimento.} che nel caso si
\texttt{tcp};\footnote{in teoria si potrebbe avere un qualunque protocollo fra
quelli citati in \conffile{/etc/protocols}, posto che lo stesso supporti il
concetto di \textsl{porta}, in pratica questi due sono gli unici presenti.}
\texttt{tcp};\footnote{in teoria si potrebbe avere un qualunque protocollo fra
quelli citati in \conffile{/etc/protocols}, posto che lo stesso supporti il
concetto di \textsl{porta}, in pratica questi due sono gli unici presenti.}
specificato tramite la stringa \param{name}, mentre \func{getservbyport}
richiede il numero di porta in \param{port}. Entrambe le funzioni eseguono una
ricerca sul file \conffile{/etc/services}\footnote{il
specificato tramite la stringa \param{name}, mentre \func{getservbyport}
richiede il numero di porta in \param{port}. Entrambe le funzioni eseguono una
ricerca sul file \conffile{/etc/services}\footnote{il
una apposita struttura \struct{servent} contenente tutti i risultati,
altrimenti viene restituito un puntatore nullo. Si tenga presente che anche
in questo caso i dati vengono mantenuti in una area di memoria statica e che
una apposita struttura \struct{servent} contenente tutti i risultati,
altrimenti viene restituito un puntatore nullo. Si tenga presente che anche
in questo caso i dati vengono mantenuti in una area di memoria statica e che
ad un vettore di stringhe contenenti gli eventuali nomi alternativi
utilizzabili per identificare lo stesso servizio. Infine \var{s\_port}
contiene il numero di porta e \var{s\_proto} il nome del protocollo.
Come riportato in tab.~\ref{tab:name_resolution_functions} ci sono analoghe
funzioni per la risoluzione del nome dei protocolli e delle reti; non staremo
ad un vettore di stringhe contenenti gli eventuali nomi alternativi
utilizzabili per identificare lo stesso servizio. Infine \var{s\_port}
contiene il numero di porta e \var{s\_proto} il nome del protocollo.
Come riportato in tab.~\ref{tab:name_resolution_functions} ci sono analoghe
funzioni per la risoluzione del nome dei protocolli e delle reti; non staremo
comunque utilizzano una loro struttura dedicata del tutto analoga alle
precedenti: tutti i dettagli relativi al loro funzionamento possono essere
trovati nelle rispettive pagine di manuale.
comunque utilizzano una loro struttura dedicata del tutto analoga alle
precedenti: tutti i dettagli relativi al loro funzionamento possono essere
trovati nelle rispettive pagine di manuale.
\bodydesc{Le due funzioni \func{setservent} e \func{endservent} non
restituiscono nulla, \func{getservent} restituisce il puntatore ad una
\bodydesc{Le due funzioni \func{setservent} e \func{endservent} non
restituiscono nulla, \func{getservent} restituisce il puntatore ad una
-posizione corrente in \conffile{/etc/services}, pertanto si può eseguire una
-lettura sequenziale dello stesso invocandola più volte. Se il file non è
-aperto provvede automaticamente ad aprirlo, nel qual caso leggerà la prima
+posizione corrente in \conffile{/etc/services}, pertanto si può eseguire una
+lettura sequenziale dello stesso invocandola più volte. Se il file non è
+aperto provvede automaticamente ad aprirlo, nel qual caso leggerà la prima
-modo si può far ricominciare da capo una lettura sequenziale. L'argomento
-\param{stayopen}, se diverso da zero, fa sì che il file resti aperto anche fra
+modo si può far ricominciare da capo una lettura sequenziale. L'argomento
+\param{stayopen}, se diverso da zero, fa sì che il file resti aperto anche fra
una successiva chiamata a \func{getservent} riparte dall'inizio.} La terza
funzione, \funcd{endservent}, provvede semplicemente a chiudere il file.
una successiva chiamata a \func{getservent} riparte dall'inizio.} La terza
funzione, \funcd{endservent}, provvede semplicemente a chiudere il file.
\label{sec:sock_advanced_name_services}
Quelle illustrate nella sezione precedente sono le funzioni classiche per la
\label{sec:sock_advanced_name_services}
Quelle illustrate nella sezione precedente sono le funzioni classiche per la
state create delle estensioni o metodi diversi che permettono di risolvere
alcuni di questi inconvenienti,\footnote{rimane ad esempio il problema
generico che si deve sapere in anticipo quale tipo di indirizzi IP (IPv4 o
state create delle estensioni o metodi diversi che permettono di risolvere
alcuni di questi inconvenienti,\footnote{rimane ad esempio il problema
generico che si deve sapere in anticipo quale tipo di indirizzi IP (IPv4 o
quello del servizio a cui ci si vuole rivolgere. Per questo motivo con lo
standard POSIX 1003.1-2001 sono state indicate come deprecate le varie
funzioni \func{gethostbyaddr}, \func{gethostbyname}, \var{getipnodebyname} e
quello del servizio a cui ci si vuole rivolgere. Per questo motivo con lo
standard POSIX 1003.1-2001 sono state indicate come deprecate le varie
funzioni \func{gethostbyaddr}, \func{gethostbyname}, \var{getipnodebyname} e
-La prima funzione di questa interfaccia è \funcd{getaddrinfo},\footnote{la
- funzione è definita, insieme a \func{getnameinfo} che vedremo più avanti,
+La prima funzione di questa interfaccia è \funcd{getaddrinfo},\footnote{la
+ funzione è definita, insieme a \func{getnameinfo} che vedremo più avanti,
\func{getservbyname} e \func{getservbyport}, consentendo di ottenere
contemporaneamente sia la risoluzione di un indirizzo simbolico che del nome
\func{getservbyname} e \func{getservbyport}, consentendo di ottenere
contemporaneamente sia la risoluzione di un indirizzo simbolico che del nome
La funzione prende come primo argomento il nome della macchina che si vuole
risolvere, specificato tramite la stringa \param{node}. Questo argomento,
La funzione prende come primo argomento il nome della macchina che si vuole
risolvere, specificato tramite la stringa \param{node}. Questo argomento,
-che si intende risolvere. Per uno dei due argomenti si può anche usare il
-valore \const{NULL}, nel qual caso la risoluzione verrà effettuata soltanto
+che si intende risolvere. Per uno dei due argomenti si può anche usare il
+valore \val{NULL}, nel qual caso la risoluzione verrà effettuata soltanto
sulla base del valore dell'altro.
Il terzo argomento, \param{hints}, deve essere invece un puntatore ad una
struttura \struct{addrinfo} usata per dare dei \textsl{suggerimenti} al
procedimento di risoluzione riguardo al protocollo o del tipo di socket che si
sulla base del valore dell'altro.
Il terzo argomento, \param{hints}, deve essere invece un puntatore ad una
struttura \struct{addrinfo} usata per dare dei \textsl{suggerimenti} al
procedimento di risoluzione riguardo al protocollo o del tipo di socket che si
ricerche generiche sugli indirizzi, usando sia IPv4 che IPv6, e richiedere
risoluzioni sui nomi dei servizi indipendentemente dal protocollo (ad esempio
TCP o UDP) che questi possono utilizzare.
Come ultimo argomento in \param{res} deve essere passato un puntatore ad una
ricerche generiche sugli indirizzi, usando sia IPv4 che IPv6, e richiedere
risoluzioni sui nomi dei servizi indipendentemente dal protocollo (ad esempio
TCP o UDP) che questi possono utilizzare.
Come ultimo argomento in \param{res} deve essere passato un puntatore ad una
\index{funzioni!rientranti} rientrante, ed alloca autonomamente tutta la
memoria necessaria in cui verranno riportati i risultati della risoluzione.
\index{funzioni!rientranti} rientrante, ed alloca autonomamente tutta la
memoria necessaria in cui verranno riportati i risultati della risoluzione.
iniziale ad una \itindex{linked~list} \textit{linked list} di strutture di
tipo \struct{addrinfo} contenenti tutte le informazioni ottenute.
iniziale ad una \itindex{linked~list} \textit{linked list} di strutture di
tipo \struct{addrinfo} contenenti tutte le informazioni ottenute.
struttura viene dichiarata, la pagina di manuale riporta \type{size\_t} come
tipo di dato per il campo \var{ai\_addrlen}, qui viene usata quanto previsto
dallo standard POSIX, in cui viene utilizzato \type{socklen\_t}; i due tipi
struttura viene dichiarata, la pagina di manuale riporta \type{size\_t} come
tipo di dato per il campo \var{ai\_addrlen}, qui viene usata quanto previsto
dallo standard POSIX, in cui viene utilizzato \type{socklen\_t}; i due tipi
fig.~\ref{fig:sock_addrinfo_struct}, viene usata sia in ingresso, per passare
dei valori di controllo alla funzione, che in uscita, per ricevere i
fig.~\ref{fig:sock_addrinfo_struct}, viene usata sia in ingresso, per passare
dei valori di controllo alla funzione, che in uscita, per ricevere i
-risultati. Il primo campo, \var{ai\_flags}, è una maschera binaria di bit che
-permettono di controllare le varie modalità di risoluzione degli indirizzi,
+risultati. Il primo campo, \var{ai\_flags}, è una maschera binaria di bit che
+permettono di controllare le varie modalità di risoluzione degli indirizzi,
che viene usato soltanto in ingresso. I tre campi successivi \var{ai\_family},
\var{ai\_socktype}, e \var{ai\_protocol} contengono rispettivamente la
famiglia di indirizzi, il tipo di socket e il protocollo, in ingresso vengono
che viene usato soltanto in ingresso. I tre campi successivi \var{ai\_family},
\var{ai\_socktype}, e \var{ai\_protocol} contengono rispettivamente la
famiglia di indirizzi, il tipo di socket e il protocollo, in ingresso vengono
Tutti i campi seguenti vengono usati soltanto in uscita; il campo
\var{ai\_addrlen} indica la dimensione della struttura degli indirizzi
Tutti i campi seguenti vengono usati soltanto in uscita; il campo
\var{ai\_addrlen} indica la dimensione della struttura degli indirizzi
-campo \var{ai\_canonname} è un puntatore alla stringa contenente il nome
-canonico della macchina, ed infine, quando la funzione restituisce più di un
-risultato, \var{ai\_next} è un puntatore alla successiva struttura
+campo \var{ai\_canonname} è un puntatore alla stringa contenente il nome
+canonico della macchina, ed infine, quando la funzione restituisce più di un
+risultato, \var{ai\_next} è un puntatore alla successiva struttura
-Ovviamente non è necessario dare dei suggerimenti in ingresso, ed usando
-\const{NULL} come valore per l'argomento \param{hints} si possono compiere
-ricerche generiche. Se però si specifica un valore non nullo questo deve
+Ovviamente non è necessario dare dei suggerimenti in ingresso, ed usando
+\val{NULL} come valore per l'argomento \param{hints} si possono compiere
+ricerche generiche. Se però si specifica un valore non nullo questo deve
puntare ad una struttura \struct{addrinfo} precedentemente allocata nella
quale siano stati opportunamente impostati i valori dei campi
\var{ai\_family}, \var{ai\_socktype}, \var{ai\_protocol} ed \var{ai\_flags}.
puntare ad una struttura \struct{addrinfo} precedentemente allocata nella
quale siano stati opportunamente impostati i valori dei campi
\var{ai\_family}, \var{ai\_socktype}, \var{ai\_protocol} ed \var{ai\_flags}.
degli analoghi argomenti della funzione \func{socket}; in particolare per
\var{ai\_family} si possono usare i valori di tab.~\ref{tab:net_pf_names} ma
sono presi in considerazione solo \const{PF\_INET} e \const{PF\_INET6}, mentre
degli analoghi argomenti della funzione \func{socket}; in particolare per
\var{ai\_family} si possono usare i valori di tab.~\ref{tab:net_pf_names} ma
sono presi in considerazione solo \const{PF\_INET} e \const{PF\_INET6}, mentre
valore \const{PF\_UNSPEC}. Allo stesso modo per \var{ai\_socktype} si possono
usare i valori illustrati in sez.~\ref{sec:sock_type} per indicare per quale
tipo di socket si vuole risolvere il servizio indicato, anche se i soli
significativi sono \const{SOCK\_STREAM} e \const{SOCK\_DGRAM}; in questo caso,
valore \const{PF\_UNSPEC}. Allo stesso modo per \var{ai\_socktype} si possono
usare i valori illustrati in sez.~\ref{sec:sock_type} per indicare per quale
tipo di socket si vuole risolvere il servizio indicato, anche se i soli
significativi sono \const{SOCK\_STREAM} e \const{SOCK\_DGRAM}; in questo caso,
\hline
\const{AI\_PASSIVE} & Viene utilizzato per ottenere un indirizzo in
formato adatto per una successiva chiamata a
\hline
\const{AI\_PASSIVE} & Viene utilizzato per ottenere un indirizzo in
formato adatto per una successiva chiamata a
indirizzi restituiti saranno inizializzati al
valore generico (\const{INADDR\_ANY} per IPv4 e
\const{IN6ADDR\_ANY\_INIT} per IPv6), altrimenti
indirizzi restituiti saranno inizializzati al
valore generico (\const{INADDR\_ANY} per IPv4 e
\const{IN6ADDR\_ANY\_INIT} per IPv6), altrimenti
indirizzi verranno restituiti in formato adatto ad
una chiamata a \func{connect} o \func{sendto}.\\
\const{AI\_CANONNAME} & Richiede la restituzione del nome canonico della
indirizzi verranno restituiti in formato adatto ad
una chiamata a \func{connect} o \func{sendto}.\\
\const{AI\_CANONNAME} & Richiede la restituzione del nome canonico della
- macchina, che verrà salvato in una stringa il cui
- indirizzo sarà restituito nel campo
+ macchina, che verrà salvato in una stringa il cui
+ indirizzo sarà restituito nel campo
viene restituita una copia di \param{node}. \\
\const{AI\_NUMERICHOST}& Se impostato il nome della macchina specificato
con \param{node} deve essere espresso in forma
viene restituita una copia di \param{node}. \\
\const{AI\_NUMERICHOST}& Se impostato il nome della macchina specificato
con \param{node} deve essere espresso in forma
\const{EAI\_NONAME} (vedi
tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}), in questo
modo si evita ogni chiamata alle funzioni di
\const{EAI\_NONAME} (vedi
tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}), in questo
modo si evita ogni chiamata alle funzioni di
maschera binaria; i bit di questa variabile infatti vengono usati per dare
delle indicazioni sul tipo di risoluzione voluta, ed hanno valori analoghi a
quelli visti in sez.~\ref{sec:sock_name_services} per \func{getipnodebyname};
maschera binaria; i bit di questa variabile infatti vengono usati per dare
delle indicazioni sul tipo di risoluzione voluta, ed hanno valori analoghi a
quelli visti in sez.~\ref{sec:sock_name_services} per \func{getipnodebyname};
caso di errore. I valori usati come codice di errore sono riportati in
tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}; dato che la funzione utilizza altre
funzioni e chiamate al sistema per ottenere il suo risultato in generale il
caso di errore. I valori usati come codice di errore sono riportati in
tab.~\ref{tab:addrinfo_error_code}; dato che la funzione utilizza altre
funzioni e chiamate al sistema per ottenere il suo risultato in generale il
\const{EAI\_BADFLAGS}& Il campo \var{ai\_flags} contiene dei valori non
validi. \\
\const{EAI\_NONAME} & Il nome a dominio o il servizio non sono noti,
viene usato questo errore anche quando si specifica
\const{EAI\_BADFLAGS}& Il campo \var{ai\_flags} contiene dei valori non
validi. \\
\const{EAI\_NONAME} & Il nome a dominio o il servizio non sono noti,
viene usato questo errore anche quando si specifica
- \const{EAI\_SERVICE} & Il servizio richiesto non è disponibile per il tipo
- di socket richiesto, anche se può esistere per
+ \const{EAI\_SERVICE} & Il servizio richiesto non è disponibile per il tipo
+ di socket richiesto, anche se può esistere per
altri tipi di socket. \\
\const{EAI\_ADDRFAMILY}& La rete richiesta non ha nessun indirizzo di rete
per la famiglia di indirizzi specificata. \\
\const{EAI\_NODATA} & La macchina specificata esiste, ma non ha nessun
indirizzo di rete definito. \\
altri tipi di socket. \\
\const{EAI\_ADDRFAMILY}& La rete richiesta non ha nessun indirizzo di rete
per la famiglia di indirizzi specificata. \\
\const{EAI\_NODATA} & La macchina specificata esiste, ma non ha nessun
indirizzo di rete definito. \\
alle operazioni. \\
\const{EAI\_FAIL} & Il DNS ha restituito un errore di risoluzione
permanente. \\
\const{EAI\_AGAIN} & Il DNS ha restituito un errore di risoluzione
alle operazioni. \\
\const{EAI\_FAIL} & Il DNS ha restituito un errore di risoluzione
permanente. \\
\const{EAI\_AGAIN} & Il DNS ha restituito un errore di risoluzione
- temporaneo, si può ritentare in seguito. \\
- \const{EAI\_SYSTEM} & C'è stato un errore di sistema, si può controllare
+ temporaneo, si può ritentare in seguito. \\
+ \const{EAI\_SYSTEM} & C'è stato un errore di sistema, si può controllare
\var{errno} per i dettagli. \\
% \hline
% TODO estensioni GNU, trovarne la documentazione
% \const{EAI\_INPROGRESS}& Richiesta in corso. \\
\var{errno} per i dettagli. \\
% \hline
% TODO estensioni GNU, trovarne la documentazione
% \const{EAI\_INPROGRESS}& Richiesta in corso. \\
-% \const{EAI\_CANCELED}& La richiesta è stata cancellata.\\
-% \const{EAI\_NOTCANCELED}& La richiesta non è stata cancellata. \\
+% \const{EAI\_CANCELED}& La richiesta è stata cancellata.\\
+% \const{EAI\_NOTCANCELED}& La richiesta non è stata cancellata. \\
% \const{EAI\_ALLDONE} & Tutte le richieste sono complete. \\
% \const{EAI\_INTR} & Richiesta interrotta. \\
\hline
% \const{EAI\_ALLDONE} & Tutte le richieste sono complete. \\
% \const{EAI\_INTR} & Richiesta interrotta. \\
\hline
fornita una apposita funzione, analoga di \func{strerror}, che consente di
utilizzarli direttamente per stampare a video un messaggio esplicativo; la
fornita una apposita funzione, analoga di \func{strerror}, che consente di
utilizzarli direttamente per stampare a video un messaggio esplicativo; la
La funzione restituisce un puntatore alla stringa contenente il messaggio
corrispondente dal codice di errore \param{errcode} ottenuto come valore di
La funzione restituisce un puntatore alla stringa contenente il messaggio
corrispondente dal codice di errore \param{errcode} ottenuto come valore di
costante, ed accessibile in sola lettura, questo non comporta nessun problema
di rientranza della funzione.
costante, ed accessibile in sola lettura, questo non comporta nessun problema
di rientranza della funzione.
-Dato che ad un certo nome a dominio possono corrispondere più indirizzi IP
-(sia IPv4 che IPv6), e che un certo servizio può essere fornito su protocolli
+Dato che ad un certo nome a dominio possono corrispondere più indirizzi IP
+(sia IPv4 che IPv6), e che un certo servizio può essere fornito su protocolli
-selezione specifica attraverso l'uso di \param{hints}, si otterrà una diversa
-struttura \struct{addrinfo} per ciascuna possibilità. Ad esempio se si
+selezione specifica attraverso l'uso di \param{hints}, si otterrà una diversa
+struttura \struct{addrinfo} per ciascuna possibilità. Ad esempio se si
richiede la risoluzione del servizio \textit{echo} per l'indirizzo
\texttt{www.truelite.it}, e si imposta \const{AI\_CANONNAME} per avere anche
richiede la risoluzione del servizio \textit{echo} per l'indirizzo
\texttt{www.truelite.it}, e si imposta \const{AI\_CANONNAME} per avere anche
Come primo esempio di uso di \func{getaddrinfo} vediamo un programma
elementare di interrogazione del \itindex{resolver} \textit{resolver} basato
Come primo esempio di uso di \func{getaddrinfo} vediamo un programma
elementare di interrogazione del \itindex{resolver} \textit{resolver} basato
senza il quale si esce immediatamente stampando il relativo codice di errore.
Se la funzione ha restituito un valore nullo il programma prosegue
senza il quale si esce immediatamente stampando il relativo codice di errore.
Se la funzione ha restituito un valore nullo il programma prosegue
successivo ciclo (\texttt{\small 14--35}) di scansione della lista delle
strutture \struct{addrinfo} restituite dalla funzione. Prima di eseguire
questa scansione (\texttt{\small 12}) viene stampato il valore del nome
successivo ciclo (\texttt{\small 14--35}) di scansione della lista delle
strutture \struct{addrinfo} restituite dalla funzione. Prima di eseguire
questa scansione (\texttt{\small 12}) viene stampato il valore del nome
almeno fintanto che la funzione \func{getaddrinfo} lavora correttamente.}
Per ciascuno delle due possibili famiglie di indirizzi si estraggono le
informazioni che poi verranno stampate alla fine del ciclo (\texttt{\small
almeno fintanto che la funzione \func{getaddrinfo} lavora correttamente.}
Per ciascuno delle due possibili famiglie di indirizzi si estraggono le
informazioni che poi verranno stampate alla fine del ciclo (\texttt{\small
indirizzi IPv4, nel qual caso prima se ne stampa l'identificazione
(\texttt{\small 16}) poi si provvede a ricavare la struttura degli indirizzi
(\texttt{\small 17}) indirizzata dal campo \var{ai\_addr}, eseguendo un
opportuno casting del puntatore per poter estrarre da questa la porta
indirizzi IPv4, nel qual caso prima se ne stampa l'identificazione
(\texttt{\small 16}) poi si provvede a ricavare la struttura degli indirizzi
(\texttt{\small 17}) indirizzata dal campo \var{ai\_addr}, eseguendo un
opportuno casting del puntatore per poter estrarre da questa la porta
convertito con una chiamata ad \func{inet\_ntop}.
La stessa operazione (\texttt{\small 21--27}) viene ripetuta per gli indirizzi
IPv6, usando la rispettiva struttura degli indirizzi. Si noti anche come in
entrambi i casi per la chiamata a \func{inet\_ntop} si sia dovuto passare il
puntatore al campo contenente l'indirizzo IP nella struttura puntata dal campo
convertito con una chiamata ad \func{inet\_ntop}.
La stessa operazione (\texttt{\small 21--27}) viene ripetuta per gli indirizzi
IPv6, usando la rispettiva struttura degli indirizzi. Si noti anche come in
entrambi i casi per la chiamata a \func{inet\_ntop} si sia dovuto passare il
puntatore al campo contenente l'indirizzo IP nella struttura puntata dal campo
-\var{ai\_addr}.\footnote{il meccanismo è complesso a causa del fatto che al
- contrario di IPv4, in cui l'indirizzo IP può essere espresso con un semplice
+\var{ai\_addr}.\footnote{il meccanismo è complesso a causa del fatto che al
+ contrario di IPv4, in cui l'indirizzo IP può essere espresso con un semplice
numero intero, in IPv6 questo deve essere necessariamente fornito come
struttura, e pertanto anche se nella struttura puntata da \var{ai\_addr}
sono presenti direttamente i valori finali, per l'uso con \func{inet\_ntop}
occorre comunque passare un puntatore agli stessi (ed il costrutto
numero intero, in IPv6 questo deve essere necessariamente fornito come
struttura, e pertanto anche se nella struttura puntata da \var{ai\_addr}
sono presenti direttamente i valori finali, per l'uso con \func{inet\_ntop}
occorre comunque passare un puntatore agli stessi (ed il costrutto
on questo caso precedenza su \texttt{\&}).}
Una volta estratte dalla struttura \struct{addrinfo} tutte le informazioni
relative alla risoluzione richiesta e stampati i relativi valori, l'ultimo
on questo caso precedenza su \texttt{\&}).}
Una volta estratte dalla struttura \struct{addrinfo} tutte le informazioni
relative alla risoluzione richiesta e stampati i relativi valori, l'ultimo
terminare (\texttt{\small 36}) il programma.
Si tenga presente che \func{getaddrinfo} non garantisce nessun particolare
ordinamento della lista delle strutture \struct{addrinfo} restituite, anche se
terminare (\texttt{\small 36}) il programma.
Si tenga presente che \func{getaddrinfo} non garantisce nessun particolare
ordinamento della lista delle strutture \struct{addrinfo} restituite, anche se
nello stesso ordine in cui vengono inviati dal server DNS. In particolare
nulla garantisce che vengano forniti prima i dati relativi ai servizi di un
determinato protocollo o tipo di socket, se ne sono presenti di diversi. Se
nello stesso ordine in cui vengono inviati dal server DNS. In particolare
nulla garantisce che vengano forniti prima i dati relativi ai servizi di un
determinato protocollo o tipo di socket, se ne sono presenti di diversi. Se
\struct{addrinfo} restituite nella lista indicizzata da \param{res}, occorre
avere cura di eseguire una \itindex{deep~copy} \textit{deep copy} in cui
si copiano anche tutti i dati presenti agli indirizzi contenuti nella
\struct{addrinfo} restituite nella lista indicizzata da \param{res}, occorre
avere cura di eseguire una \itindex{deep~copy} \textit{deep copy} in cui
si copiano anche tutti i dati presenti agli indirizzi contenuti nella
-struttura \struct{addrinfo}, perché una volta disallocati i dati con
-\func{freeaddrinfo} questi non sarebbero più disponibili.
+struttura \struct{addrinfo}, perché una volta disallocati i dati con
+\func{freeaddrinfo} questi non sarebbero più disponibili.
Anche la nuova interfaccia definita da POSIX prevede una nuova funzione per
eseguire la risoluzione inversa e determinare nomi di servizi e di dominio
dati i rispettivi valori numerici. La funzione che sostituisce le varie
Anche la nuova interfaccia definita da POSIX prevede una nuova funzione per
eseguire la risoluzione inversa e determinare nomi di servizi e di dominio
dati i rispettivi valori numerici. La funzione che sostituisce le varie
-\func{gethostbyname}, \func{getipnodebyname} e \func{getservname} è
-\funcd{getnameinfo}, ed il suo prototipo è:
+\func{gethostbyname}, \func{getipnodebyname} e \func{getservname} è
+\funcd{getnameinfo}, ed il suo prototipo è:
-protocollo; il suo primo argomento \param{sa} infatti è il puntatore ad una
-struttura degli indirizzi generica, che può contenere sia indirizzi IPv4 che
+protocollo; il suo primo argomento \param{sa} infatti è il puntatore ad una
+struttura degli indirizzi generica, che può contenere sia indirizzi IPv4 che
IPv6, la cui dimensione deve comunque essere specificata con l'argomento
\param{salen}.
I risultati della funzione saranno restituiti nelle due stringhe puntate da
\param{host} e \param{serv}, che dovranno essere state precedentemente
allocate per una lunghezza massima che deve essere specificata con gli altri
IPv6, la cui dimensione deve comunque essere specificata con l'argomento
\param{salen}.
I risultati della funzione saranno restituiti nelle due stringhe puntate da
\param{host} e \param{serv}, che dovranno essere state precedentemente
allocate per una lunghezza massima che deve essere specificata con gli altri
-due argomenti \param{hostlen} e \param{servlen}. Si può, quando non si è
-interessati ad uno dei due, passare il valore \const{NULL} come argomento,
-così che la corrispondente informazione non verrà richiesta. Infine l'ultimo
-argomento \param{flags} è una maschera binaria i cui bit consentono di
-impostare le modalità con cui viene eseguita la ricerca, e deve essere
+due argomenti \param{hostlen} e \param{servlen}. Si può, quando non si è
+interessati ad uno dei due, passare il valore \val{NULL} come argomento,
+così che la corrispondente informazione non verrà richiesta. Infine l'ultimo
+argomento \param{flags} è una maschera binaria i cui bit consentono di
+impostare le modalità con cui viene eseguita la ricerca, e deve essere
nome completo (FQDN).\\
\const{NI\_NUMERICHOST}& Richiede che venga restituita la forma numerica
dell'indirizzo (questo succede sempre se il nome
nome completo (FQDN).\\
\const{NI\_NUMERICHOST}& Richiede che venga restituita la forma numerica
dell'indirizzo (questo succede sempre se il nome
\const{NI\_NUMERICSERV}& Richiede che il servizio venga restituito in
forma numerica (attraverso il numero di porta).\\
\const{NI\_DGRAM} & Richiede che venga restituito il nome del
\const{NI\_NUMERICSERV}& Richiede che il servizio venga restituito in
forma numerica (attraverso il numero di porta).\\
\const{NI\_DGRAM} & Richiede che venga restituito il nome del
A questo punto possiamo fornire degli esempi di utilizzo della nuova
interfaccia, adottandola per le precedenti implementazioni del client e del
server per il servizio \textit{echo}; dato che l'uso delle funzioni appena
A questo punto possiamo fornire degli esempi di utilizzo della nuova
interfaccia, adottandola per le precedenti implementazioni del client e del
server per il servizio \textit{echo}; dato che l'uso delle funzioni appena
essendo necessaria anche una impostazione diretta dei campi dell'argomento
\param{hints}, provvederemo una interfaccia semplificata per i due casi visti
finora, quello in cui si specifica nel client un indirizzo remoto per la
connessione al server, e quello in cui si specifica nel server un indirizzo
locale su cui porsi in ascolto.
essendo necessaria anche una impostazione diretta dei campi dell'argomento
\param{hints}, provvederemo una interfaccia semplificata per i due casi visti
finora, quello in cui si specifica nel client un indirizzo remoto per la
connessione al server, e quello in cui si specifica nel server un indirizzo
locale su cui porsi in ascolto.
-specificati. Il corpo della funzione è riportato in
-fig.~\ref{fig:sockconn_code}, il codice completo è nel file \file{SockUtil.c}
-dei sorgenti allegati alla guida, che contiene varie funzioni di utilità per
+specificati. Il corpo della funzione è riportato in
+fig.~\ref{fig:sockconn_code}, il codice completo è nel file \file{SockUtil.c}
+dei sorgenti allegati alla guida, che contiene varie funzioni di utilità per
La funzione prende quattro argomenti, i primi due sono le stringhe che
indicano il nome della macchina a cui collegarsi ed il relativo servizio su
La funzione prende quattro argomenti, i primi due sono le stringhe che
indicano il nome della macchina a cui collegarsi ed il relativo servizio su
specificare con il valore numerico di \conffile{/etc/protocols}) ed il tipo di
socket (al solito specificato con i valori illustrati in
sez.~\ref{sec:sock_type}). La funzione ritorna il valore del file descriptor
associato al socket (un numero positivo) in caso di successo, o -1 in caso di
errore; per risolvere il problema di non poter passare indietro i valori di
ritorno di \func{getaddrinfo} contenenti i relativi codici di
specificare con il valore numerico di \conffile{/etc/protocols}) ed il tipo di
socket (al solito specificato con i valori illustrati in
sez.~\ref{sec:sock_type}). La funzione ritorna il valore del file descriptor
associato al socket (un numero positivo) in caso di successo, o -1 in caso di
errore; per risolvere il problema di non poter passare indietro i valori di
ritorno di \func{getaddrinfo} contenenti i relativi codici di
-errore\footnote{non si può avere nessuna certezza che detti valori siano
- negativi, è questo è invece necessario per evitare ogni possibile ambiguità
+errore\footnote{non si può avere nessuna certezza che detti valori siano
+ negativi, è questo è invece necessario per evitare ogni possibile ambiguità
nei confronti del valore di ritorno in caso di successo.} si sono stampati i
messaggi d'errore direttamente nella funzione.
nei confronti del valore di ritorno in caso di successo.} si sono stampati i
messaggi d'errore direttamente nella funzione.
chiamata (\texttt{\small 10}) a \func{getaddrinfo}. Di quest'ultima si
controlla (\texttt{\small 12-16}) il codice di ritorno, in modo da stampare un
avviso di errore, azzerare \var{errno} ed uscire in caso di errore. Dato che
chiamata (\texttt{\small 10}) a \func{getaddrinfo}. Di quest'ultima si
controlla (\texttt{\small 12-16}) il codice di ritorno, in modo da stampare un
avviso di errore, azzerare \var{errno} ed uscire in caso di errore. Dato che
-ad una macchina possono corrispondere più indirizzi IP, e di tipo diverso (sia
-IPv4 che IPv6), mentre il servizio può essere in ascolto soltanto su uno solo
+ad una macchina possono corrispondere più indirizzi IP, e di tipo diverso (sia
+IPv4 che IPv6), mentre il servizio può essere in ascolto soltanto su uno solo
di questi, si provvede a tentare la connessione per ciascun indirizzo
restituito all'interno di un ciclo (\texttt{\small 18-40}) di scansione della
lista restituita da \func{getaddrinfo}, ma prima (\texttt{\small 17}) si salva
di questi, si provvede a tentare la connessione per ciascun indirizzo
restituito all'interno di un ciclo (\texttt{\small 18-40}) di scansione della
lista restituita da \func{getaddrinfo}, ma prima (\texttt{\small 17}) si salva
creazione del socket ha avuto successo si procede (\texttt{\small 29})
direttamente con la connessione, di nuovo in caso di fallimento viene ripetuto
(\texttt{\small 30--38}) il controllo se vi sono o no altri indirizzi da
creazione del socket ha avuto successo si procede (\texttt{\small 29})
direttamente con la connessione, di nuovo in caso di fallimento viene ripetuto
(\texttt{\small 30--38}) il controllo se vi sono o no altri indirizzi da
Se la connessione ha avuto successo invece si termina (\texttt{\small 39})
direttamente il ciclo, e prima di ritornare (\texttt{\small 31}) il valore del
Se la connessione ha avuto successo invece si termina (\texttt{\small 39})
direttamente il ciclo, e prima di ritornare (\texttt{\small 31}) il valore del
programma client per il servizio \textit{echo}; in questo caso rispetto al
codice usato finora per collegarsi (vedi fig.~\ref{fig:TCP_echo_client_1})
avremo una semplificazione per cui il corpo principale del nostro client
programma client per il servizio \textit{echo}; in questo caso rispetto al
codice usato finora per collegarsi (vedi fig.~\ref{fig:TCP_echo_client_1})
avremo una semplificazione per cui il corpo principale del nostro client
chiamate a \func{socket}, \func{inet\_pton} e \func{connect} sono sostituite
da una singola chiamata a \func{sockconn}. Inoltre il nuovo client (il cui
chiamate a \func{socket}, \func{inet\_pton} e \func{connect} sono sostituite
da una singola chiamata a \func{sockconn}. Inoltre il nuovo client (il cui
-La seconda funzione di ausilio è \func{sockbind}, il cui corpo principale è
-riportato in fig.~\ref{fig:sockbind_code} (al solito il sorgente completo è
-nel file \file{sockbind.c} dei sorgenti allegati alla guida). Come si può
-notare la funzione è del tutto analoga alla precedente \func{sockconn}, e
-prende gli stessi argomenti, però invece di eseguire una connessione con
+La seconda funzione di ausilio è \func{sockbind}, il cui corpo principale è
+riportato in fig.~\ref{fig:sockbind_code} (al solito il sorgente completo è
+nel file \file{sockbind.c} dei sorgenti allegati alla guida). Come si può
+notare la funzione è del tutto analoga alla precedente \func{sockconn}, e
+prende gli stessi argomenti, però invece di eseguire una connessione con
sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}, relativamente al significato della scelta di un
indirizzo specifico come argomento di \func{bind}, che consente di porre il
server in ascolto su uno solo dei possibili diversi indirizzi presenti su di
una macchina. Se non si vuole che la funzione esegua \func{bind} su un
sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}, relativamente al significato della scelta di un
indirizzo specifico come argomento di \func{bind}, che consente di porre il
server in ascolto su uno solo dei possibili diversi indirizzi presenti su di
una macchina. Se non si vuole che la funzione esegua \func{bind} su un
-indirizzo specifico, ma utilizzi l'indirizzo generico, occorrerà avere cura di
-passare un valore \const{NULL} come valore per l'argomento \var{host}; l'uso
+indirizzo specifico, ma utilizzi l'indirizzo generico, occorrerà avere cura di
+passare un valore \val{NULL} come valore per l'argomento \var{host}; l'uso
del valore \const{AI\_PASSIVE} serve ad ottenere il valore generico nella
rispettiva struttura degli indirizzi.
del valore \const{AI\_PASSIVE} serve ad ottenere il valore generico nella
rispettiva struttura degli indirizzi.
identica.
Si noti come anche in questo caso si siano inserite le stampe degli errori
sullo standard error, nonostante la funzione possa essere invocata da un
identica.
Si noti come anche in questo caso si siano inserite le stampe degli errori
sullo standard error, nonostante la funzione possa essere invocata da un
server \textit{echo}, che rispetto a quanto illustrato nella versione iniziale
di fig.~\ref{fig:TCP_echo_server_first_code} viene modificato nella forma
riportata in fig.~\ref{fig:TCP_echod_third}. In questo caso il socket su cui
server \textit{echo}, che rispetto a quanto illustrato nella versione iniziale
di fig.~\ref{fig:TCP_echo_server_first_code} viene modificato nella forma
riportata in fig.~\ref{fig:TCP_echod_third}. In questo caso il socket su cui
sufficiente a poterne controllare tutte le caratteristiche, che variano tra
l'altro a seconda del loro tipo (e della relativa forma di comunicazione
sottostante). In questa sezione vedremo allora quali sono le funzioni dedicate
sufficiente a poterne controllare tutte le caratteristiche, che variano tra
l'altro a seconda del loro tipo (e della relativa forma di comunicazione
sottostante). In questa sezione vedremo allora quali sono le funzioni dedicate
Le varie caratteristiche dei socket possono essere gestite attraverso l'uso di
due funzioni generiche che permettono rispettivamente di impostarle e di
recuperarne il valore corrente. La prima di queste due funzioni, quella usata
Le varie caratteristiche dei socket possono essere gestite attraverso l'uso di
due funzioni generiche che permettono rispettivamente di impostarle e di
recuperarne il valore corrente. La prima di queste due funzioni, quella usata
Imposta le opzioni di un socket.
\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
Imposta le opzioni di un socket.
\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
- \item[\errcode{EBADF}] il file descriptor \param{sock} non è valido.
- \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo \param{optval} non è valido.
- \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{optlen} non è valido.
+ \item[\errcode{EBADF}] il file descriptor \param{sock} non è valido.
+ \item[\errcode{EFAULT}] l'indirizzo \param{optval} non è valido.
+ \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{optlen} non è valido.
\item[\errcode{ENOPROTOOPT}] l'opzione scelta non esiste per il livello
indicato.
\item[\errcode{ENOTSOCK}] il file descriptor \param{sock} non corrisponde ad
\item[\errcode{ENOPROTOOPT}] l'opzione scelta non esiste per il livello
indicato.
\item[\errcode{ENOTSOCK}] il file descriptor \param{sock} non corrisponde ad
intende operare; per indicare l'opzione da impostare si devono usare i due
argomenti successivi, \param{level} e \param{optname}. Come abbiamo visto in
sez.~\ref{sec:net_protocols} i protocolli di rete sono strutturati su vari
intende operare; per indicare l'opzione da impostare si devono usare i due
argomenti successivi, \param{level} e \param{optname}. Come abbiamo visto in
sez.~\ref{sec:net_protocols} i protocolli di rete sono strutturati su vari
-livelli, ed l'interfaccia dei socket può usarne più di uno. Si avranno allora
-funzionalità e caratteristiche diverse per ciascun protocollo usato da un
+livelli, ed l'interfaccia dei socket può usarne più di uno. Si avranno allora
+funzionalità e caratteristiche diverse per ciascun protocollo usato da un
socket, e quindi saranno anche diverse le opzioni che si potranno impostare
per ciascun socket, a seconda del \textsl{livello} (trasporto, rete, ecc.) su
cui si vuole andare ad operare.
socket, e quindi saranno anche diverse le opzioni che si potranno impostare
per ciascun socket, a seconda del \textsl{livello} (trasporto, rete, ecc.) su
cui si vuole andare ad operare.
intervenire, mentre \param{optname} permette di scegliere su quale delle
opzioni che sono definite per quel protocollo si vuole operare. In sostanza la
selezione di una specifica opzione viene fatta attraverso una coppia di valori
intervenire, mentre \param{optname} permette di scegliere su quale delle
opzioni che sono definite per quel protocollo si vuole operare. In sostanza la
selezione di una specifica opzione viene fatta attraverso una coppia di valori
-\param{level} e \param{optname} e chiaramente la funzione avrà successo
-soltanto se il protocollo in questione prevede quella opzione ed è utilizzato
+\param{level} e \param{optname} e chiaramente la funzione avrà successo
+soltanto se il protocollo in questione prevede quella opzione ed è utilizzato
dal socket. Infine \param{level} prevede anche il valore speciale
\const{SOL\_SOCKET} usato per le opzioni generiche che sono disponibili per
qualunque tipo di socket.
I valori usati per \param{level}, corrispondenti ad un dato protocollo usato
da un socket, sono quelli corrispondenti al valore numerico che identifica il
dal socket. Infine \param{level} prevede anche il valore speciale
\const{SOL\_SOCKET} usato per le opzioni generiche che sono disponibili per
qualunque tipo di socket.
I valori usati per \param{level}, corrispondenti ad un dato protocollo usato
da un socket, sono quelli corrispondenti al valore numerico che identifica il
\texttt{SOL\_*} riportate in tab.~\ref{tab:sock_option_levels}, dove si sono
riassunti i valori che possono essere usati per l'argomento
\texttt{SOL\_*} riportate in tab.~\ref{tab:sock_option_levels}, dove si sono
riassunti i valori che possono essere usati per l'argomento
-\param{level}.\footnote{la notazione in questo caso è, purtroppo, abbastanza
- confusa: infatti in Linux il valore si può impostare sia usando le costanti
+\param{level}.\footnote{la notazione in questo caso è, purtroppo, abbastanza
+ confusa: infatti in Linux il valore si può impostare sia usando le costanti
\texttt{SOL\_*}, che le analoghe \texttt{IPPROTO\_*} (citate anche da
Stevens in \cite{UNP1}); entrambe hanno gli stessi valori che sono
equivalenti ai numeri di protocollo di \conffile{/etc/protocols}, con una
\texttt{SOL\_*}, che le analoghe \texttt{IPPROTO\_*} (citate anche da
Stevens in \cite{UNP1}); entrambe hanno gli stessi valori che sono
equivalenti ai numeri di protocollo di \conffile{/etc/protocols}, con una
- eccezione specifica, che è quella del protocollo ICMP, per la quale non
- esista una costante, il che è comprensibile dato che il suo valore, 1, è
+ eccezione specifica, che è quella del protocollo ICMP, per la quale non
+ esista una costante, il che è comprensibile dato che il suo valore, 1, è
-socket, mentre l'ultimo argomento \param{optlen},\footnote{questo argomento è
- in realtà sempre di tipo \ctyp{int}, come era nelle \acr{libc4} e
- \acr{libc5}; l'uso di \ctyp{socklen\_t} è stato introdotto da POSIX (valgono
+socket, mentre l'ultimo argomento \param{optlen},\footnote{questo argomento è
+ in realtà sempre di tipo \ctyp{int}, come era nelle \acr{libc4} e
+ \acr{libc5}; l'uso di \ctyp{socklen\_t} è stato introdotto da POSIX (valgono
-Dato che il tipo di dati varia a seconda dell'opzione scelta, occorrerà
-individuare qual è quello che deve essere usato, ed utilizzare le opportune
+Dato che il tipo di dati varia a seconda dell'opzione scelta, occorrerà
+individuare qual è quello che deve essere usato, ed utilizzare le opportune
-poi l'opzione esprime una condizione logica, il valore è sempre un intero, ma
-si dovrà usare un valore non nullo per abilitarla ed un valore nullo per
+poi l'opzione esprime una condizione logica, il valore è sempre un intero, ma
+si dovrà usare un valore non nullo per abilitarla ed un valore nullo per
-di valore si deve impostare \param{optval} a \const{NULL}. Un piccolo numero
-di opzioni però usano dei tipi di dati peculiari, è questo il motivo per cui
-\param{optval} è stato definito come puntatore generico.
+di valore si deve impostare \param{optval} a \val{NULL}. Un piccolo numero
+di opzioni però usano dei tipi di dati peculiari, è questo il motivo per cui
+\param{optval} è stato definito come puntatore generico.
socklen\_t *optlen)} Legge le opzioni di un socket.
\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
socklen\_t *optlen)} Legge le opzioni di un socket.
\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
\item[\errcode{ENOPROTOOPT}] l'opzione scelta non esiste per il livello
indicato.
\item[\errcode{ENOTSOCK}] il file descriptor \param{sock} non corrisponde ad
\item[\errcode{ENOPROTOOPT}] l'opzione scelta non esiste per il livello
indicato.
\item[\errcode{ENOTSOCK}] il file descriptor \param{sock} non corrisponde ad
per entrambe le funzioni. In questo caso \param{optval} viene usato per
ricevere le informazioni ed indica l'indirizzo a cui andranno scritti i dati
letti dal socket, infine \param{optlen} diventa un puntatore ad una variabile
per entrambe le funzioni. In questo caso \param{optval} viene usato per
ricevere le informazioni ed indica l'indirizzo a cui andranno scritti i dati
letti dal socket, infine \param{optlen} diventa un puntatore ad una variabile
argument} per indicare, prima della chiamata della funzione, la lunghezza
del buffer allocato per \param{optval} e per ricevere indietro, dopo la
chiamata della funzione, la dimensione effettiva dei dati scritti su di esso.
argument} per indicare, prima della chiamata della funzione, la lunghezza
del buffer allocato per \param{optval} e per ricevere indietro, dopo la
chiamata della funzione, la dimensione effettiva dei dati scritti su di esso.
Come accennato esiste un insieme generico di opzioni dei socket che possono
applicarsi a qualunque tipo di socket,\footnote{una descrizione di queste
Come accennato esiste un insieme generico di opzioni dei socket che possono
applicarsi a qualunque tipo di socket,\footnote{una descrizione di queste
- opzioni è generalmente disponibile nella settima sezione delle pagine di
- manuale, nel caso specifico la si può consultare con \texttt{man 7 socket}.}
+ opzioni è generalmente disponibile nella settima sezione delle pagine di
+ manuale, nel caso specifico la si può consultare con \texttt{man 7 socket}.}
-operare su queste opzioni generiche il livello da utilizzare è
-\const{SOL\_SOCKET}; si è riportato un elenco di queste opzioni in
+operare su queste opzioni generiche il livello da utilizzare è
+\const{SOL\_SOCKET}; si è riportato un elenco di queste opzioni in
\const{SO\_OOBINLINE}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
Lascia in linea i dati \itindex{out-of-band}
\textit{out-of-band}.\\
\const{SO\_OOBINLINE}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
Lascia in linea i dati \itindex{out-of-band}
\textit{out-of-band}.\\
\const{SO\_SNDTIMEO} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{timeval}&
Timeout in trasmissione.\\
\const{SO\_BSDCOMPAT}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
\const{SO\_SNDTIMEO} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{timeval}&
Timeout in trasmissione.\\
\const{SO\_BSDCOMPAT}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
\const{SO\_PASSCRED} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
Abilita la ricezione di credenziali.\\
\const{SO\_PEERCRED} &$\bullet$& & &\texttt{ucred}&
\const{SO\_PASSCRED} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
Abilita la ricezione di credenziali.\\
\const{SO\_PEERCRED} &$\bullet$& & &\texttt{ucred}&
\const{SO\_TYPE} &$\bullet$& & &\texttt{int}&
Restituisce il tipo di socket.\\
\const{SO\_ACCEPTCONN}&$\bullet$& & &\texttt{int}&
\const{SO\_TYPE} &$\bullet$& & &\texttt{int}&
Restituisce il tipo di socket.\\
\const{SO\_ACCEPTCONN}&$\bullet$& & &\texttt{int}&
\const{SO\_DONTROUTE}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
Non invia attraverso un gateway.\\
\const{SO\_BROADCAST}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
\const{SO\_DONTROUTE}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
Non invia attraverso un gateway.\\
\const{SO\_BROADCAST}&$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
\const{SO\_LINGER} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{linger}&
Indugia nella chiusura con dati da spedire.\\
\const{SO\_PRIORITY} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
\const{SO\_LINGER} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{linger}&
Indugia nella chiusura con dati da spedire.\\
\const{SO\_PRIORITY} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{int}&
La tabella elenca le costanti che identificano le singole opzioni da usare
come valore per \param{optname}; le due colonne seguenti indicano per quali
La tabella elenca le costanti che identificano le singole opzioni da usare
come valore per \param{optname}; le due colonne seguenti indicano per quali
-un valore di \param{optval} intero, se l'opzione è da considerare un numero o
-un valore logico. Si è inoltre riportato sulla quinta colonna il tipo di dato
+un valore di \param{optval} intero, se l'opzione è da considerare un numero o
+un valore logico. Si è inoltre riportato sulla quinta colonna il tipo di dato
usato per \param{optval} ed una breve descrizione del significato delle
singole opzioni sulla sesta.
Le descrizioni delle opzioni presenti in tab.~\ref{tab:sock_opt_socklevel}
usato per \param{optval} ed una breve descrizione del significato delle
singole opzioni sulla sesta.
Le descrizioni delle opzioni presenti in tab.~\ref{tab:sock_opt_socklevel}
-gestione dei socket, e pertanto il loro utilizzo sarà approfondito
-separatamente in sez.~\ref{sec:sock_options_main}. Quello che segue è quindi
-soltanto un elenco più dettagliato della breve descrizione di
+gestione dei socket, e pertanto il loro utilizzo sarà approfondito
+separatamente in sez.~\ref{sec:sock_options_main}. Quello che segue è quindi
+soltanto un elenco più dettagliato della breve descrizione di
tab.~\ref{tab:sock_opt_socklevel} sul significato delle varie opzioni:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{SO\_KEEPALIVE}] questa opzione abilita un meccanismo di verifica
tab.~\ref{tab:sock_opt_socklevel} sul significato delle varie opzioni:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{SO\_KEEPALIVE}] questa opzione abilita un meccanismo di verifica
- della persistenza di una connessione associata al socket (ed è pertanto
- effettiva solo sui socket che supportano le connessioni, ed è usata
+ della persistenza di una connessione associata al socket (ed è pertanto
+ effettiva solo sui socket che supportano le connessioni, ed è usata
principalmente con il TCP). L'opzione utilizza per \param{optval} un intero
usato come valore logico. Maggiori dettagli sul suo funzionamento sono
forniti in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
principalmente con il TCP). L'opzione utilizza per \param{optval} un intero
usato come valore logico. Maggiori dettagli sul suo funzionamento sono
forniti in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
\itindex{out-of-band} \textit{out-of-band} vengono inviati direttamente nel
flusso di dati del socket (e sono quindi letti con una normale \func{read})
invece che restare disponibili solo per l'accesso con l'uso del flag
\itindex{out-of-band} \textit{out-of-band} vengono inviati direttamente nel
flusso di dati del socket (e sono quindi letti con una normale \func{read})
invece che restare disponibili solo per l'accesso con l'uso del flag
sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}. L'opzione funziona soltanto con socket che
supportino i dati \itindex{out-of-band} \textit{out-of-band} (non ha senso
per socket UDP ad esempio), ed utilizza per \param{optval} un intero usato
sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}. L'opzione funziona soltanto con socket che
supportino i dati \itindex{out-of-band} \textit{out-of-band} (non ha senso
per socket UDP ad esempio), ed utilizza per \param{optval} un intero usato
\item[\const{SO\_RCVLOWAT}] questa opzione imposta il valore che indica il
numero minimo di byte che devono essere presenti nel buffer di ricezione
\item[\const{SO\_RCVLOWAT}] questa opzione imposta il valore che indica il
numero minimo di byte che devono essere presenti nel buffer di ricezione
segnalando ad una \func{select} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_sock_select}) che ci
sono dati in ingresso. L'opzione utilizza per \param{optval} un intero che
segnalando ad una \func{select} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_sock_select}) che ci
sono dati in ingresso. L'opzione utilizza per \param{optval} un intero che
- specifica il numero di byte, ma con Linux questo valore è sempre 1 e non può
- essere cambiato; \func{getsockopt} leggerà questo valore mentre
- \func{setsockopt} darà un errore di \errcode{ENOPROTOOPT}.
+ specifica il numero di byte, ma con Linux questo valore è sempre 1 e non può
+ essere cambiato; \func{getsockopt} leggerà questo valore mentre
+ \func{setsockopt} darà un errore di \errcode{ENOPROTOOPT}.
\item[\const{SO\_SNDLOWAT}] questa opzione imposta il valore che indica il
numero minimo di byte che devono essere presenti nel buffer di trasmissione
\item[\const{SO\_SNDLOWAT}] questa opzione imposta il valore che indica il
numero minimo di byte che devono essere presenti nel buffer di trasmissione
- byte, come per la precedente \const{SO\_RCVLOWAT} con Linux questo valore è
- sempre 1 e non può essere cambiato; \func{getsockopt} leggerà questo valore
- mentre \func{setsockopt} darà un errore di \errcode{ENOPROTOOPT}.
+ byte, come per la precedente \const{SO\_RCVLOWAT} con Linux questo valore è
+ sempre 1 e non può essere cambiato; \func{getsockopt} leggerà questo valore
+ mentre \func{setsockopt} darà un errore di \errcode{ENOPROTOOPT}.
\item[\const{SO\_RCVTIMEO}] l'opzione permette di impostare un tempo massimo
sulle operazioni di lettura da un socket, e prende per \param{optval} una
struttura di tipo \struct{timeval} (vedi fig.~\ref{fig:sys_timeval_struct})
\item[\const{SO\_RCVTIMEO}] l'opzione permette di impostare un tempo massimo
sulle operazioni di lettura da un socket, e prende per \param{optval} una
struttura di tipo \struct{timeval} (vedi fig.~\ref{fig:sys_timeval_struct})
leggere il valore attuale, mentre con \func{setsockopt} si imposta il tempo
voluto, usando un valore nullo per \struct{timeval} il timeout viene
rimosso.
leggere il valore attuale, mentre con \func{setsockopt} si imposta il tempo
voluto, usando un valore nullo per \struct{timeval} il timeout viene
rimosso.
Se l'opzione viene attivata tutte le volte che una delle funzioni di lettura
(\func{read}, \func{readv}, \func{recv}, \func{recvfrom} e \func{recvmsg})
si blocca in attesa di dati per un tempo maggiore di quello impostato, essa
Se l'opzione viene attivata tutte le volte che una delle funzioni di lettura
(\func{read}, \func{readv}, \func{recv}, \func{recvfrom} e \func{recvmsg})
si blocca in attesa di dati per un tempo maggiore di quello impostato, essa
- ritornerà un valore -1 e la variabile \var{errno} sarà impostata con un
- errore di \errcode{EAGAIN} e \errcode{EWOULDBLOCK}, così come sarebbe
- avvenuto se si fosse aperto il socket in modalità non bloccante.\footnote{in
+ ritornerà un valore -1 e la variabile \var{errno} sarà impostata con un
+ errore di \errcode{EAGAIN} e \errcode{EWOULDBLOCK}, così come sarebbe
+ avvenuto se si fosse aperto il socket in modalità non bloccante.\footnote{in
teoria, se il numero di byte presenti nel buffer di ricezione fosse
inferiore a quello specificato da \const{SO\_RCVLOWAT}, l'effetto potrebbe
essere semplicemente quello di provocare l'uscita delle funzioni di
lettura restituendo il numero di byte fino ad allora ricevuti; dato che
teoria, se il numero di byte presenti nel buffer di ricezione fosse
inferiore a quello specificato da \const{SO\_RCVLOWAT}, l'effetto potrebbe
essere semplicemente quello di provocare l'uscita delle funzioni di
lettura restituendo il numero di byte fino ad allora ricevuti; dato che
- In genere questa opzione non è molto utilizzata se si ha a che fare con la
- lettura dei dati, in quanto è sempre possibile usare una \func{select} che
+ In genere questa opzione non è molto utilizzata se si ha a che fare con la
+ lettura dei dati, in quanto è sempre possibile usare una \func{select} che
- consente però di impostare il timeout per l'uso di \func{connect}, per avere
- il quale si può ricorrere a questa opzione.
+ consente però di impostare il timeout per l'uso di \func{connect}, per avere
+ il quale si può ricorrere a questa opzione.
% TODO verificare il timeout con un programma di test
\item[\const{SO\_SNDTIMEO}] l'opzione permette di impostare un tempo massimo
sulle operazioni di scrittura su un socket, ed usa gli stessi valori di
% TODO verificare il timeout con un programma di test
\item[\const{SO\_SNDTIMEO}] l'opzione permette di impostare un tempo massimo
sulle operazioni di scrittura su un socket, ed usa gli stessi valori di
\errcode{EAGAIN} o \errcode{EWOULDBLOCK} per le funzioni di scrittura
\func{write}, \func{writev}, \func{send}, \func{sendto} e \func{sendmsg}
qualora queste restino bloccate per un tempo maggiore di quello specificato.
\errcode{EAGAIN} o \errcode{EWOULDBLOCK} per le funzioni di scrittura
\func{write}, \func{writev}, \func{send}, \func{sendto} e \func{sendmsg}
qualora queste restino bloccate per un tempo maggiore di quello specificato.
-\item[\const{SO\_BSDCOMPAT}] questa opzione abilita la compatibilità con il
- comportamento di BSD (in particolare ne riproduce i bug). Attualmente è una
- opzione usata solo per il protocollo UDP e ne è prevista la rimozione in
+\item[\const{SO\_BSDCOMPAT}] questa opzione abilita la compatibilità con il
+ comportamento di BSD (in particolare ne riproduce i bug). Attualmente è una
+ opzione usata solo per il protocollo UDP e ne è prevista la rimozione in
futuro. L'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come valore
logico.
Quando viene abilitata gli errori riportati da messaggi ICMP per un socket
UDP non vengono passati al programma in user space. Con le versioni 2.0.x
del kernel erano anche abilitate altre opzioni per i socket raw, che sono
futuro. L'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come valore
logico.
Quando viene abilitata gli errori riportati da messaggi ICMP per un socket
UDP non vengono passati al programma in user space. Con le versioni 2.0.x
del kernel erano anche abilitate altre opzioni per i socket raw, che sono
piuttosto che usare questa funzione.
\item[\const{SO\_PASSCRED}] questa opzione abilita sui socket unix-domain
piuttosto che usare questa funzione.
\item[\const{SO\_PASSCRED}] questa opzione abilita sui socket unix-domain
- processo remoto connesso al socket; l'opzione è disponibile solo per socket
- unix-domain e può essere usata solo con \func{getsockopt}. Utilizza per
+ processo remoto connesso al socket; l'opzione è disponibile solo per socket
+ unix-domain e può essere usata solo con \func{getsockopt}. Utilizza per
inviare pacchetti solo su quella. L'opzione richiede per \param{optval} il
puntatore ad una stringa contenente il nome dell'interfaccia (ad esempio
\texttt{eth0}); utilizzando una stringa nulla o un valore nullo per
inviare pacchetti solo su quella. L'opzione richiede per \param{optval} il
puntatore ad una stringa contenente il nome dell'interfaccia (ad esempio
\texttt{eth0}); utilizzando una stringa nulla o un valore nullo per
socket} (vedi sez.~\ref{sec:socket_raw}).
\item[\const{SO\_DEBUG}] questa opzione abilita il debugging delle operazioni
dei socket; l'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come
socket} (vedi sez.~\ref{sec:socket_raw}).
\item[\const{SO\_DEBUG}] questa opzione abilita il debugging delle operazioni
dei socket; l'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come
di amministratore (in particolare con la \itindex{capabilities}
\textit{capability} \const{CAP\_NET\_ADMIN}). L'opzione necessita inoltre
di amministratore (in particolare con la \itindex{capabilities}
\textit{capability} \const{CAP\_NET\_ADMIN}). L'opzione necessita inoltre
inoltre possibile abilitare anche il tracciamento degli stati del TCP
definendo la macro \macro{STATE\_TRACE} in \file{include/net/tcp.h}.}
quando viene abilitata una serie di messaggi con le informazioni di debug
vengono inviati direttamente al sistema del kernel log.\footnote{si tenga
inoltre possibile abilitare anche il tracciamento degli stati del TCP
definendo la macro \macro{STATE\_TRACE} in \file{include/net/tcp.h}.}
quando viene abilitata una serie di messaggi con le informazioni di debug
vengono inviati direttamente al sistema del kernel log.\footnote{si tenga
l'opzione opera solo sui socket TCP, causando la scrittura di tutti i
pacchetti inviati sulla rete su un buffer circolare che viene letto da un
apposito programma, \cmd{trpt}.}
\item[\const{SO\_REUSEADDR}] questa opzione permette di eseguire la funzione
l'opzione opera solo sui socket TCP, causando la scrittura di tutti i
pacchetti inviati sulla rete su un buffer circolare che viene letto da un
apposito programma, \cmd{trpt}.}
\item[\const{SO\_REUSEADDR}] questa opzione permette di eseguire la funzione
l'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come valore logico.
Questa opzione modifica il comportamento normale dell'interfaccia dei socket
che fa fallire l'esecuzione della funzione \func{bind} con un errore di
l'opzione utilizza per \param{optval} un intero usato come valore logico.
Questa opzione modifica il comportamento normale dell'interfaccia dei socket
che fa fallire l'esecuzione della funzione \func{bind} con un errore di
- \errcode{EADDRINUSE} quando l'indirizzo locale\footnote{più propriamente il
- controllo viene eseguito sulla porta.} è già in uso da parte di un altro
+ \errcode{EADDRINUSE} quando l'indirizzo locale\footnote{più propriamente il
+ controllo viene eseguito sulla porta.} è già in uso da parte di un altro
socket. Maggiori dettagli sul suo funzionamento sono forniti in
sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
\item[\const{SO\_TYPE}] questa opzione permette di leggere il tipo di socket
su cui si opera; funziona solo con \func{getsockopt}, ed utilizza per
socket. Maggiori dettagli sul suo funzionamento sono forniti in
sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
\item[\const{SO\_TYPE}] questa opzione permette di leggere il tipo di socket
su cui si opera; funziona solo con \func{getsockopt}, ed utilizza per
identifica (ad esempio \const{SOCK\_STREAM}).
\item[\const{SO\_ACCEPTCONN}] questa opzione permette di rilevare se il socket
identifica (ad esempio \const{SOCK\_STREAM}).
\item[\const{SO\_ACCEPTCONN}] questa opzione permette di rilevare se il socket
- su cui opera è stato posto in modalità di ricezione di eventuali connessioni
- con una chiamata a \func{listen}. L'opzione può essere usata soltanto con
+ su cui opera è stato posto in modalità di ricezione di eventuali connessioni
+ con una chiamata a \func{listen}. L'opzione può essere usata soltanto con
\item[\const{SO\_DONTROUTE}] questa opzione forza l'invio diretto dei
pacchetti del socket, saltando ogni processo relativo all'uso della tabella
\item[\const{SO\_DONTROUTE}] questa opzione forza l'invio diretto dei
pacchetti del socket, saltando ogni processo relativo all'uso della tabella
\item[\const{SO\_RCVBUF}] questa opzione imposta la dimensione del buffer di
ricezione del socket. Prende per \param{optval} un intero indicante il
\item[\const{SO\_RCVBUF}] questa opzione imposta la dimensione del buffer di
ricezione del socket. Prende per \param{optval} un intero indicante il
specificare come argomento per questa opzione sono impostabili tramiti gli
opportuni valori di \func{sysctl} (vedi sez.~\ref{sec:sock_sysctl}).
Si tenga presente che nel caso di socket TCP, per entrambe le opzioni
\const{SO\_RCVBUF} e \const{SO\_SNDBUF}, il kernel alloca effettivamente una
specificare come argomento per questa opzione sono impostabili tramiti gli
opportuni valori di \func{sysctl} (vedi sez.~\ref{sec:sock_sysctl}).
Si tenga presente che nel caso di socket TCP, per entrambe le opzioni
\const{SO\_RCVBUF} e \const{SO\_SNDBUF}, il kernel alloca effettivamente una
- \func{getsockopt} riporterà un valore diverso da quello impostato con
- \func{setsockopt}. Questo avviene perché TCP necessita dello spazio in più
+ \func{getsockopt} riporterà un valore diverso da quello impostato con
+ \func{setsockopt}. Questo avviene perché TCP necessita dello spazio in più
per mantenere dati amministrativi e strutture interne, e solo una parte
viene usata come buffer per i dati, mentre il valore letto da
\func{getsockopt} e quello riportato nei vari parametri di
per mantenere dati amministrativi e strutture interne, e solo una parte
viene usata come buffer per i dati, mentre il valore letto da
\func{getsockopt} e quello riportato nei vari parametri di
\procrelfile{/proc/sys/net/core}{rmem\_max} in \texttt{/proc/sys/net/core}
e \procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_wmem} e
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rmem} in
\procrelfile{/proc/sys/net/core}{rmem\_max} in \texttt{/proc/sys/net/core}
e \procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_wmem} e
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rmem} in
essere effettive, devono essere impostate prima della chiamata alle funzioni
\func{listen} o \func{connect}.
essere effettive, devono essere impostate prima della chiamata alle funzioni
\func{listen} o \func{connect}.
modifica il comportamento delle funzioni \func{close} e \func{shutdown}.
L'opzione richiede che l'argomento \param{optval} sia una struttura di tipo
\struct{linger}, definita in \texttt{sys/socket.h} ed illustrata in
fig.~\ref{fig:sock_linger_struct}. Maggiori dettagli sul suo funzionamento
sono forniti in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
modifica il comportamento delle funzioni \func{close} e \func{shutdown}.
L'opzione richiede che l'argomento \param{optval} sia una struttura di tipo
\struct{linger}, definita in \texttt{sys/socket.h} ed illustrata in
fig.~\ref{fig:sock_linger_struct}. Maggiori dettagli sul suo funzionamento
sono forniti in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.
per tutti i pacchetti che sono inviati sul socket, prende per \param{optval}
un valore intero. Con questa opzione il kernel usa il valore per ordinare le
per tutti i pacchetti che sono inviati sul socket, prende per \param{optval}
un valore intero. Con questa opzione il kernel usa il valore per ordinare le
- routing avanzato.} i pacchetti con priorità più alta vengono processati
- per primi, in modalità che dipendono dalla disciplina di gestione della
+ routing avanzato.} i pacchetti con priorità più alta vengono processati
+ per primi, in modalità che dipendono dalla disciplina di gestione della
coda. Nel caso di protocollo IP questa opzione permette anche di impostare i
valori del campo \textit{type of service} (noto come TOS, vedi
sez.~\ref{sec:IP_header}) per i pacchetti uscenti. Per impostare una
coda. Nel caso di protocollo IP questa opzione permette anche di impostare i
valori del campo \textit{type of service} (noto come TOS, vedi
sez.~\ref{sec:IP_header}) per i pacchetti uscenti. Per impostare una
privilegi di amministratore con la \itindex{capabilities} capability
\const{CAP\_NET\_ADMIN}.
\item[\const{SO\_ERROR}] questa opzione riceve un errore presente sul socket;
privilegi di amministratore con la \itindex{capabilities} capability
\const{CAP\_NET\_ADMIN}.
\item[\const{SO\_ERROR}] questa opzione riceve un errore presente sul socket;
\param{optval} un valore intero, nel quale viene restituito il codice di
errore, e la condizione di errore sul socket viene cancellata. Viene
usualmente utilizzata per ricevere il codice di errore, come accennato in
\param{optval} un valore intero, nel quale viene restituito il codice di
errore, e la condizione di errore sul socket viene cancellata. Viene
usualmente utilizzata per ricevere il codice di errore, come accennato in
\label{sec:sock_options_main}
La descrizione sintetica del significato delle opzioni generiche dei socket,
\label{sec:sock_options_main}
La descrizione sintetica del significato delle opzioni generiche dei socket,
-riportata nell'elenco in sez.~\ref{sec:sock_generic_options}, è
-necessariamente sintetica, alcune di queste però possono essere utilizzate
-per controllare delle funzionalità che hanno una notevole rilevanza nella
+riportata nell'elenco in sez.~\ref{sec:sock_generic_options}, è
+necessariamente sintetica, alcune di queste però possono essere utilizzate
+per controllare delle funzionalità che hanno una notevole rilevanza nella
\index{costante!{SO\_KEEPALIVE}@{{\tt {SO\_KEEPALIVE}}}|(}
\subsubsection{L'opzione \const{SO\_KEEPALIVE}}
\index{costante!{SO\_KEEPALIVE}@{{\tt {SO\_KEEPALIVE}}}|(}
\subsubsection{L'opzione \const{SO\_KEEPALIVE}}
allora possibile, in caso di una interruzione completa della rete, che la
caduta della connessione non venga rilevata, dato che sulla stessa non passa
comunque alcun traffico.
allora possibile, in caso di una interruzione completa della rete, che la
caduta della connessione non venga rilevata, dato che sulla stessa non passa
comunque alcun traffico.
le connessioni (non ha senso per socket UDP ad esempio) e si applica
principalmente ai socket TCP.
Con le impostazioni di default (che sono riprese da BSD) Linux emette un
messaggio di \textit{keep-alive}\footnote{in sostanza un segmento ACK vuoto,
le connessioni (non ha senso per socket UDP ad esempio) e si applica
principalmente ai socket TCP.
Con le impostazioni di default (che sono riprese da BSD) Linux emette un
messaggio di \textit{keep-alive}\footnote{in sostanza un segmento ACK vuoto,
- cui sarà risposto con un altro segmento ACK vuoto.} verso l'altro capo della
-connessione se questa è rimasta senza traffico per più di due ore. Se è tutto
-a posto il messaggio viene ricevuto e verrà emesso un segmento ACK di
-risposta, alla cui ricezione ripartirà un altro ciclo di attesa per altre due
-ore di inattività; il tutto avviene all'interno del kernel e le applicazioni
+ cui sarà risposto con un altro segmento ACK vuoto.} verso l'altro capo della
+connessione se questa è rimasta senza traffico per più di due ore. Se è tutto
+a posto il messaggio viene ricevuto e verrà emesso un segmento ACK di
+risposta, alla cui ricezione ripartirà un altro ciclo di attesa per altre due
+ore di inattività; il tutto avviene all'interno del kernel e le applicazioni
non riceveranno nessun dato.
Qualora ci siano dei problemi di rete si possono invece verificare i due casi
non riceveranno nessun dato.
Qualora ci siano dei problemi di rete si possono invece verificare i due casi
-di terminazione precoce del server già illustrati in
-sez.~\ref{sec:TCP_conn_crash}. Il primo è quello in cui la macchina remota ha
-avuto un crollo del sistema ed è stata riavviata, per cui dopo il riavvio la
-connessione non esiste più.\footnote{si ricordi che un normale riavvio o il
+di terminazione precoce del server già illustrati in
+sez.~\ref{sec:TCP_conn_crash}. Il primo è quello in cui la macchina remota ha
+avuto un crollo del sistema ed è stata riavviata, per cui dopo il riavvio la
+connessione non esiste più.\footnote{si ricordi che un normale riavvio o il
crollo dell'applicazione non ha questo effetto, in quanto in tal caso si
passa sempre per la chiusura del processo, e questo, come illustrato in
sez.~\ref{sec:file_close}, comporta anche la regolare chiusura del socket
con l'invio di un segmento FIN all'altro capo della connessione.} In questo
crollo dell'applicazione non ha questo effetto, in quanto in tal caso si
passa sempre per la chiusura del processo, e questo, come illustrato in
sez.~\ref{sec:file_close}, comporta anche la regolare chiusura del socket
con l'invio di un segmento FIN all'altro capo della connessione.} In questo
-caso all'invio del messaggio di \textit{keep-alive} si otterrà come risposta
-un segmento RST che indica che l'altro capo non riconosce più l'esistenza
-della connessione ed il socket verrà chiuso riportando un errore di
+caso all'invio del messaggio di \textit{keep-alive} si otterrà come risposta
+un segmento RST che indica che l'altro capo non riconosce più l'esistenza
+della connessione ed il socket verrà chiuso riportando un errore di
-Se invece non viene ricevuta nessuna risposta (indice che la macchina non è
-più raggiungibile) l'emissione dei messaggi viene ripetuta ad intervalli di 75
+Se invece non viene ricevuta nessuna risposta (indice che la macchina non è
+più raggiungibile) l'emissione dei messaggi viene ripetuta ad intervalli di 75
opportuni parametri illustrati in sez.~\ref{sec:sock_sysctl} ed a livello di
singolo socket con le opzioni \texttt{TCP\_KEEP*} di
sez.~\ref{sec:sock_tcp_udp_options}.} (per un totale di 11 minuti e 15
opportuni parametri illustrati in sez.~\ref{sec:sock_sysctl} ed a livello di
singolo socket con le opzioni \texttt{TCP\_KEEP*} di
sez.~\ref{sec:sock_tcp_udp_options}.} (per un totale di 11 minuti e 15
chiuso dopo aver impostato un errore di \errcode{ETIMEDOUT}. Qualora la
connessione si sia ristabilita e si riceva un successivo messaggio di risposta
il ciclo riparte come se niente fosse avvenuto. Infine se si riceve come
risposta un pacchetto ICMP di destinazione irraggiungibile (vedi
chiuso dopo aver impostato un errore di \errcode{ETIMEDOUT}. Qualora la
connessione si sia ristabilita e si riceva un successivo messaggio di risposta
il ciclo riparte come se niente fosse avvenuto. Infine se si riceve come
risposta un pacchetto ICMP di destinazione irraggiungibile (vedi
In generale questa opzione serve per individuare una caduta della connessione
anche quando non si sta facendo traffico su di essa. Viene usata
principalmente sui server per evitare di mantenere impegnate le risorse che
In generale questa opzione serve per individuare una caduta della connessione
anche quando non si sta facendo traffico su di essa. Viene usata
principalmente sui server per evitare di mantenere impegnate le risorse che
-\textsl{semi-aperte}); in tutti quei casi cioè in cui il server si trova in
-attesa di dati in ingresso su una connessione che non arriveranno mai o perché
-il client sull'altro capo non è più attivo o perché non è più in grado di
+\textsl{semi-aperte}); in tutti quei casi cioè in cui il server si trova in
+attesa di dati in ingresso su una connessione che non arriveranno mai o perché
+il client sull'altro capo non è più attivo o perché non è più in grado di
Abilitandola dopo un certo tempo le connessioni effettivamente terminate
verranno comunque chiuse per cui, utilizzando ad esempio una \func{select}, se
Abilitandola dopo un certo tempo le connessioni effettivamente terminate
verranno comunque chiuse per cui, utilizzando ad esempio una \func{select}, se
-be potrà rilevare la conclusione e ricevere il relativo errore. Si tenga
-presente però che non può avere la certezza assoluta che un errore di
+be potrà rilevare la conclusione e ricevere il relativo errore. Si tenga
+presente però che non può avere la certezza assoluta che un errore di
\errcode{ETIMEDOUT} ottenuto dopo aver abilitato questa opzione corrisponda
necessariamente ad una reale conclusione della connessione, il problema
potrebbe anche essere dovuto ad un problema di routing che perduri per un
tempo maggiore di quello impiegato nei vari tentativi di ritrasmissione del
\errcode{ETIMEDOUT} ottenuto dopo aver abilitato questa opzione corrisponda
necessariamente ad una reale conclusione della connessione, il problema
potrebbe anche essere dovuto ad un problema di routing che perduri per un
tempo maggiore di quello impiegato nei vari tentativi di ritrasmissione del
Come esempio dell'utilizzo di questa opzione introduciamo all'interno del
nostro server per il servizio \textit{echo} la nuova opzione \texttt{-k} che
permette di attivare il \textit{keep-alive} sui socket; tralasciando la parte
relativa alla gestione di detta opzione (che si limita ad assegnare ad 1 la
variabile \var{keepalive}) tutte le modifiche al server sono riportate in
Come esempio dell'utilizzo di questa opzione introduciamo all'interno del
nostro server per il servizio \textit{echo} la nuova opzione \texttt{-k} che
permette di attivare il \textit{keep-alive} sui socket; tralasciando la parte
relativa alla gestione di detta opzione (che si limita ad assegnare ad 1 la
variabile \var{keepalive}) tutte le modifiche al server sono riportate in
8}) ad un valore nullo; essa viene utilizzata sia come variabile logica per
la condizione (\texttt{\small 14}) che controlla l'attivazione del
\textit{keep-alive} che come valore dell'argomento \param{optval} della
chiamata a \func{setsockopt} (\texttt{\small 16}). A seconda del suo valore
tutte le volte che un processo figlio viene eseguito in risposta ad una
8}) ad un valore nullo; essa viene utilizzata sia come variabile logica per
la condizione (\texttt{\small 14}) che controlla l'attivazione del
\textit{keep-alive} che come valore dell'argomento \param{optval} della
chiamata a \func{setsockopt} (\texttt{\small 16}). A seconda del suo valore
tutte le volte che un processo figlio viene eseguito in risposta ad una
che esegue l'impostazione di \const{SO\_KEEPALIVE} sul socket connesso,
attivando il relativo comportamento.
\index{costante!{SO\_KEEPALIVE}@{{\tt {SO\_KEEPALIVE}}}|)}
che esegue l'impostazione di \const{SO\_KEEPALIVE} sul socket connesso,
attivando il relativo comportamento.
\index{costante!{SO\_KEEPALIVE}@{{\tt {SO\_KEEPALIVE}}}|)}
\index{costante!{SO\_REUSEADDR}@{{\tt {SO\_REUSEADDR}}}|(}
\subsubsection{L'opzione \const{SO\_REUSEADDR}}
\index{costante!{SO\_REUSEADDR}@{{\tt {SO\_REUSEADDR}}}|(}
\subsubsection{L'opzione \const{SO\_REUSEADDR}}
-La seconda opzione da approfondire è \const{SO\_REUSEADDR}, che consente di
-eseguire \func{bind} su un socket anche quando la porta specificata è già in
+La seconda opzione da approfondire è \const{SO\_REUSEADDR}, che consente di
+eseguire \func{bind} su un socket anche quando la porta specificata è già in
uso da parte di un altro socket. Si ricordi infatti che, come accennato in
sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}, normalmente la funzione \func{bind} fallisce con
uso da parte di un altro socket. Si ricordi infatti che, come accennato in
sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}, normalmente la funzione \func{bind} fallisce con
altro socket, proprio per evitare che possano essere lanciati due server sullo
stesso indirizzo e la stessa porta, che verrebbero a contendersi i pacchetti
aventi quella destinazione.
altro socket, proprio per evitare che possano essere lanciati due server sullo
stesso indirizzo e la stessa porta, che verrebbero a contendersi i pacchetti
aventi quella destinazione.
-Esistono però situazioni ed esigenze particolari in cui non si vuole che
-questo comportamento di salvaguardia accada, ed allora si può fare ricorso a
-questa opzione. La questione è comunque abbastanza complessa in quanto, come
+Esistono però situazioni ed esigenze particolari in cui non si vuole che
+questo comportamento di salvaguardia accada, ed allora si può fare ricorso a
+questa opzione. La questione è comunque abbastanza complessa in quanto, come
-cui è prevista la possibilità di un utilizzo di questa opzione, il che la
-rende una delle più difficili da capire.
+cui è prevista la possibilità di un utilizzo di questa opzione, il che la
+rende una delle più difficili da capire.
-Il primo caso, che è anche il più comune, in cui si fa ricorso a
-\const{SO\_REUSEADDR} è quello in cui un server è terminato ma esistono ancora
+Il primo caso, che è anche il più comune, in cui si fa ricorso a
+\const{SO\_REUSEADDR} è quello in cui un server è terminato ma esistono ancora
dei processi figli che mantengono attiva almeno una connessione remota che
utilizza l'indirizzo locale, mantenendo occupata la porta. Quando si riesegue
il server allora questo riceve un errore sulla chiamata a \func{bind} dato che
dei processi figli che mantengono attiva almeno una connessione remota che
utilizza l'indirizzo locale, mantenendo occupata la porta. Quando si riesegue
il server allora questo riceve un errore sulla chiamata a \func{bind} dato che
-la porta è ancora utilizzata in una connessione esistente.\footnote{questa è
- una delle domande più frequenti sui newsgroup dedicati allo sviluppo, in
- quanto è piuttosto comune trovarsi in questa situazione quando si sta
+la porta è ancora utilizzata in una connessione esistente.\footnote{questa è
+ una delle domande più frequenti sui newsgroup dedicati allo sviluppo, in
+ quanto è piuttosto comune trovarsi in questa situazione quando si sta
- fatto modifiche.} Inoltre se si usa il protocollo TCP questo può avvenire
-anche dopo tutti i processi figli sono terminati, dato che una connessione può
+ fatto modifiche.} Inoltre se si usa il protocollo TCP questo può avvenire
+anche dopo tutti i processi figli sono terminati, dato che una connessione può
restare attiva anche dopo la chiusura del socket, mantenendosi nello stato
\texttt{TIME\_WAIT} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_time_wait}).
Usando \const{SO\_REUSEADDR} fra la chiamata a \func{socket} e quella a
\func{bind} si consente a quest'ultima di avere comunque successo anche se la
restare attiva anche dopo la chiusura del socket, mantenendosi nello stato
\texttt{TIME\_WAIT} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_time_wait}).
Usando \const{SO\_REUSEADDR} fra la chiamata a \func{socket} e quella a
\func{bind} si consente a quest'ultima di avere comunque successo anche se la
ricordare (si riveda quanto detto in sez.~\ref{sec:TCP_time_wait}) che la
presenza dello stato \texttt{TIME\_WAIT} ha una ragione, ed infatti se si usa
ricordare (si riveda quanto detto in sez.~\ref{sec:TCP_time_wait}) che la
presenza dello stato \texttt{TIME\_WAIT} ha una ragione, ed infatti se si usa
-questa opzione esiste sempre una probabilità, anche se estremamente
-remota,\footnote{perché ciò avvenga infatti non solo devono coincidere gli
+questa opzione esiste sempre una probabilità, anche se estremamente
+remota,\footnote{perché ciò avvenga infatti non solo devono coincidere gli
eventuali pacchetti rimasti intrappolati in una precedente connessione possano
finire fra quelli di una nuova.
Come esempio di uso di questa connessione abbiamo predisposto una nuova
versione della funzione \func{sockbind} (vedi fig.~\ref{fig:sockbind_code})
eventuali pacchetti rimasti intrappolati in una precedente connessione possano
finire fra quelli di una nuova.
Come esempio di uso di questa connessione abbiamo predisposto una nuova
versione della funzione \func{sockbind} (vedi fig.~\ref{fig:sockbind_code})
\func{sockbindopt}, e le principali differenze rispetto alla precedente sono
illustrate in fig.~\ref{fig:sockbindopt_code}, dove si sono riportate le
sezioni di codice modificate rispetto alla versione precedente. Il codice
\func{sockbindopt}, e le principali differenze rispetto alla precedente sono
illustrate in fig.~\ref{fig:sockbindopt_code}, dove si sono riportate le
sezioni di codice modificate rispetto alla versione precedente. Il codice
-In realtà tutto quello che si è fatto è stato introdurre nella nuova funzione
-(\texttt{\small 1}) un nuovo argomento intero, \param{reuse}, che conterrà il
+In realtà tutto quello che si è fatto è stato introdurre nella nuova funzione
+(\texttt{\small 1}) un nuovo argomento intero, \param{reuse}, che conterrà il
funzione; in fig.~\ref{fig:TCP_echod_fifth} abbiamo riportato le sezioni
modificate rispetto alla precedente versione di
funzione; in fig.~\ref{fig:TCP_echod_fifth} abbiamo riportato le sezioni
modificate rispetto alla precedente versione di
-Anche in questo caso si è introdotta (\texttt{\small 8}) una nuova variabile
-\var{reuse} che consente di controllare l'uso dell'opzione e che poi sarà
+Anche in questo caso si è introdotta (\texttt{\small 8}) una nuova variabile
+\var{reuse} che consente di controllare l'uso dell'opzione e che poi sarà
-valore di default di questa variabile è nullo, ma usando l'opzione \texttt{-r}
-nell'invocazione del server (al solito la gestione delle opzioni non è
-riportata in fig.~\ref{fig:TCP_echod_fifth}) se ne potrà impostare ad 1 il
+valore di default di questa variabile è nullo, ma usando l'opzione \texttt{-r}
+nell'invocazione del server (al solito la gestione delle opzioni non è
+riportata in fig.~\ref{fig:TCP_echod_fifth}) se ne potrà impostare ad 1 il
macchina cui sono assegnati diversi numeri IP (o come suol dirsi
\textit{multi-homed}) e si vuole porre in ascolto sulla stessa porta un
programma diverso (o una istanza diversa dello stesso programma) per indirizzi
macchina cui sono assegnati diversi numeri IP (o come suol dirsi
\textit{multi-homed}) e si vuole porre in ascolto sulla stessa porta un
programma diverso (o una istanza diversa dello stesso programma) per indirizzi
di collegarsi solo su di un indirizzo specifico; in tal caso se un altro
programma cerca di riutilizzare la stessa porta (anche specificando un
di collegarsi solo su di un indirizzo specifico; in tal caso se un altro
programma cerca di riutilizzare la stessa porta (anche specificando un
-una precedente chiamata più specifica. Infine si tenga presente che con il
-protocollo TCP non è mai possibile far partire server che eseguano \func{bind}
-sullo stesso indirizzo e la stessa porta, cioè ottenere quello che viene
+una precedente chiamata più specifica. Infine si tenga presente che con il
+protocollo TCP non è mai possibile far partire server che eseguano \func{bind}
+sullo stesso indirizzo e la stessa porta, cioè ottenere quello che viene
necessario ottenere l'indirizzo a cui sono rivolte le richieste del client ed
il sistema non supporta l'opzione \const{IP\_RECVDSTADDR};\footnote{nel caso
necessario ottenere l'indirizzo a cui sono rivolte le richieste del client ed
il sistema non supporta l'opzione \const{IP\_RECVDSTADDR};\footnote{nel caso
- di Linux questa opzione è stata supportata per in certo periodo nello
- sviluppo del kernel 2.1.x, ma è in seguito stata soppiantata dall'uso di
+ di Linux questa opzione è stata supportata per in certo periodo nello
+ sviluppo del kernel 2.1.x, ma è in seguito stata soppiantata dall'uso di
-si può sapere a quale socket corrisponde un certo indirizzo. Non ha senso
-fare questa operazione per un socket TCP dato che su di essi si può sempre
-invocare \func{getsockname} una volta che si è completata la connessione.
+si può sapere a quale socket corrisponde un certo indirizzo. Non ha senso
+fare questa operazione per un socket TCP dato che su di essi si può sempre
+invocare \func{getsockname} una volta che si è completata la connessione.
-Infine il quarto caso è quello in cui si vuole effettivamente ottenere un
-\textit{completely duplicate binding}, quando cioè si vuole eseguire
-\func{bind} su un indirizzo ed una porta che sono già \textsl{legati} ad un
+Infine il quarto caso è quello in cui si vuole effettivamente ottenere un
+\textit{completely duplicate binding}, quando cioè si vuole eseguire
+\func{bind} su un indirizzo ed una porta che sono già \textsl{legati} ad un
altro socket. Questo ovviamente non ha senso per il normale traffico di rete,
in cui i pacchetti vengono scambiati direttamente fra due applicazioni; ma
quando un sistema supporta il traffico in \itindex{multicast}
\textit{multicast}, in cui una applicazione invia i pacchetti a molte altre
(vedi sez.~\ref{sec:xxx_multicast}), allora ha senso che su una macchina i
pacchetti provenienti dal traffico in \itindex{multicast} \textit{multicast}
altro socket. Questo ovviamente non ha senso per il normale traffico di rete,
in cui i pacchetti vengono scambiati direttamente fra due applicazioni; ma
quando un sistema supporta il traffico in \itindex{multicast}
\textit{multicast}, in cui una applicazione invia i pacchetti a molte altre
(vedi sez.~\ref{sec:xxx_multicast}), allora ha senso che su una macchina i
pacchetti provenienti dal traffico in \itindex{multicast} \textit{multicast}
-possano essere ricevuti da più applicazioni\footnote{l'esempio classico di
- traffico in \textit{multicast} è quello di uno streaming di dati (audio,
+possano essere ricevuti da più applicazioni\footnote{l'esempio classico di
+ traffico in \textit{multicast} è quello di uno streaming di dati (audio,
utenti possano lanciare un programma che permetta loro di ricevere gli
stessi dati.} o da diverse istanze della stessa applicazione.
\itindex{multicast}
In questo caso utilizzando \const{SO\_REUSEADDR} si consente ad una
applicazione eseguire \func{bind} sulla stessa porta ed indirizzo usata da
utenti possano lanciare un programma che permetta loro di ricevere gli
stessi dati.} o da diverse istanze della stessa applicazione.
\itindex{multicast}
In questo caso utilizzando \const{SO\_REUSEADDR} si consente ad una
applicazione eseguire \func{bind} sulla stessa porta ed indirizzo usata da
-applicazione è normale l'uso del protocollo UDP). La regola è che quando si
-hanno più applicazioni che hanno eseguito \func{bind} sulla stessa porta, di
+applicazione è normale l'uso del protocollo UDP). La regola è che quando si
+hanno più applicazioni che hanno eseguito \func{bind} sulla stessa porta, di
tutti pacchetti destinati ad un indirizzo di \itindex{broadcast}
\textit{broadcast} o di \itindex{multicast} \textit{multicast} viene inviata
tutti pacchetti destinati ad un indirizzo di \itindex{broadcast}
\textit{broadcast} o di \itindex{multicast} \textit{multicast} viene inviata
introdotta una opzione ulteriore, \const{SO\_REUSEPORT} che richiede che detta
opzione sia specificata per tutti i socket per i quali si vuole eseguire il
\textit{completely duplicate binding}. Nel caso di Linux questa opzione non
introdotta una opzione ulteriore, \const{SO\_REUSEPORT} che richiede che detta
opzione sia specificata per tutti i socket per i quali si vuole eseguire il
\textit{completely duplicate binding}. Nel caso di Linux questa opzione non
possibile effettuare un \textit{completely duplicate binding} ed ottenere il
successo di \func{bind} su un socket legato allo stesso indirizzo e porta solo
se il programma che ha eseguito per primo \func{bind} su di essi ha impostato
questa opzione.\footnote{questa restrizione permette di evitare il cosiddetto
\textit{port stealing}, in cui un programma, usando \const{SO\_REUSEADDR},
possibile effettuare un \textit{completely duplicate binding} ed ottenere il
successo di \func{bind} su un socket legato allo stesso indirizzo e porta solo
se il programma che ha eseguito per primo \func{bind} su di essi ha impostato
questa opzione.\footnote{questa restrizione permette di evitare il cosiddetto
\textit{port stealing}, in cui un programma, usando \const{SO\_REUSEADDR},
- può collegarsi ad una porta già in uso e ricevere i pacchetti destinati ad
- un altro programma; con questa caratteristica ciò è possibile soltanto se il
+ può collegarsi ad una porta già in uso e ricevere i pacchetti destinati ad
+ un altro programma; con questa caratteristica ciò è possibile soltanto se il
quello di terminare immediatamente dopo la chiamata, mentre il procedimento di
chiusura della connessione (o di un lato di essa) ed il rispettivo invio sulla
rete di tutti i dati ancora presenti nei buffer, viene gestito in sottofondo
quello di terminare immediatamente dopo la chiamata, mentre il procedimento di
chiusura della connessione (o di un lato di essa) ed il rispettivo invio sulla
rete di tutti i dati ancora presenti nei buffer, viene gestito in sottofondo
eventualmente ripristinare) questo comportamento in base ai valori passati nei
campi della struttura \struct{linger}, illustrata in
fig.~\ref{fig:sock_linger_struct}. Fintanto che il valore del campo
eventualmente ripristinare) questo comportamento in base ai valori passati nei
campi della struttura \struct{linger}, illustrata in
fig.~\ref{fig:sock_linger_struct}. Fintanto che il valore del campo
-\var{l\_onoff} di \struct{linger} è nullo la modalità che viene impostata
-(qualunque sia il valore di \var{l\_linger}) è quella standard appena
+\var{l\_onoff} di \struct{linger} è nullo la modalità che viene impostata
+(qualunque sia il valore di \var{l\_linger}) è quella standard appena
illustrata; questa combinazione viene utilizzata per riportarsi al
comportamento normale qualora esso sia stato cambiato da una precedente
chiamata.
Se si utilizza un valore di \var{l\_onoff} diverso da zero, il comportamento
alla chiusura viene a dipendere dal valore specificato per il campo
illustrata; questa combinazione viene utilizzata per riportarsi al
comportamento normale qualora esso sia stato cambiato da una precedente
chiamata.
Se si utilizza un valore di \var{l\_onoff} diverso da zero, il comportamento
alla chiusura viene a dipendere dal valore specificato per il campo
sez.~\ref{sec:TCP_conn_term}, ma tutti i dati ancora presenti nel buffer
vengono immediatamente scartati e sulla rete viene inviato un segmento di RST
che termina immediatamente la connessione.
sez.~\ref{sec:TCP_conn_term}, ma tutti i dati ancora presenti nel buffer
vengono immediatamente scartati e sulla rete viene inviato un segmento di RST
che termina immediatamente la connessione.
servizio \textit{echo} utilizzando l'opzione \texttt{-r}; riportiamo in
fig.~\ref{fig:TCP_echo_sixth} la sezione di codice che permette di introdurre
servizio \textit{echo} utilizzando l'opzione \texttt{-r}; riportiamo in
fig.~\ref{fig:TCP_echo_sixth} la sezione di codice che permette di introdurre
(\texttt{\small 13}) del precedente esempio di fig.~\ref{fig:TCP_echo_fifth}.
Il codice si limita semplicemente a controllare (\texttt{\small 3}) il
valore della variabile \var{reset} che assegnata nella gestione delle opzioni
(\texttt{\small 13}) del precedente esempio di fig.~\ref{fig:TCP_echo_fifth}.
Il codice si limita semplicemente a controllare (\texttt{\small 3}) il
valore della variabile \var{reset} che assegnata nella gestione delle opzioni
-Infine l'ultima possibilità, quella in cui si utilizza effettivamente
-\const{SO\_LINGER} per \textsl{indugiare} nella chiusura, è quella in cui sia
+Infine l'ultima possibilità, quella in cui si utilizza effettivamente
+\const{SO\_LINGER} per \textsl{indugiare} nella chiusura, è quella in cui sia
\var{l\_onoff} che \var{l\_linger} hanno un valore diverso da zero. Se si
esegue l'impostazione con questi valori sia \func{close} che \func{shutdown}
si bloccano, nel frattempo viene eseguita la normale procedura di conclusione
della connessione (quella di sez.~\ref{sec:TCP_conn_term}) ma entrambe le
funzioni non ritornano fintanto che non si sia concluso il procedimento di
chiusura della connessione, o non sia passato un numero di
\var{l\_onoff} che \var{l\_linger} hanno un valore diverso da zero. Se si
esegue l'impostazione con questi valori sia \func{close} che \func{shutdown}
si bloccano, nel frattempo viene eseguita la normale procedura di conclusione
della connessione (quella di sez.~\ref{sec:TCP_conn_term}) ma entrambe le
funzioni non ritornano fintanto che non si sia concluso il procedimento di
chiusura della connessione, o non sia passato un numero di
-secondi\footnote{questa è l'unità di misura indicata da POSIX ed adottata da
- Linux, altri kernel possono usare unità di misura diverse, oppure usare il
+secondi\footnote{questa è l'unità di misura indicata da POSIX ed adottata da
+ Linux, altri kernel possono usare unità di misura diverse, oppure usare il
campo \var{l\_linger} come valore logico (ignorandone il valore) per rendere
(quando diverso da zero) \func{close} e \func{shutdown} bloccanti fino al
completamento della trasmissione dei dati sul buffer.} pari al valore
campo \var{l\_linger} come valore logico (ignorandone il valore) per rendere
(quando diverso da zero) \func{close} e \func{shutdown} bloccanti fino al
completamento della trasmissione dei dati sul buffer.} pari al valore
- generiche una descrizione di esse è disponibile nella settima sezione delle
- pagine di manuale, nel caso specifico la documentazione si può consultare
+ generiche una descrizione di esse è disponibile nella settima sezione delle
+ pagine di manuale, nel caso specifico la documentazione si può consultare
-livello da utilizzare è \const{SOL\_IP} (o l'equivalente \const{IPPROTO\_IP});
-si è riportato un elenco di queste opzioni in tab.~\ref{tab:sock_opt_iplevel}.
+livello da utilizzare è \const{SOL\_IP} (o l'equivalente \const{IPPROTO\_IP});
+si è riportato un elenco di queste opzioni in tab.~\ref{tab:sock_opt_iplevel}.
Le costanti indicanti le opzioni e tutte le altre costanti ad esse collegate
sono definite in \file{netinet/ip.h}, ed accessibili includendo detto file.
Le costanti indicanti le opzioni e tutte le altre costanti ad esse collegate
sono definite in \file{netinet/ip.h}, ed accessibili includendo detto file.
sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_PKTINFO} contenente
una struttura \struct{pktinfo} (vedi fig.~\ref{fig:sock_pktinfo_struct}) che
mantiene una serie di informazioni riguardo i pacchetti in arrivo. In
sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_PKTINFO} contenente
una struttura \struct{pktinfo} (vedi fig.~\ref{fig:sock_pktinfo_struct}) che
mantiene una serie di informazioni riguardo i pacchetti in arrivo. In
pacchetto (nel campo \var{ipi\_ifindex}),\footnote{in questo campo viene
restituito il valore numerico dell'indice dell'interfaccia,
sez.~\ref{sec:sock_ioctl_netdevice}.} l'indirizzo locale da esso
pacchetto (nel campo \var{ipi\_ifindex}),\footnote{in questo campo viene
restituito il valore numerico dell'indice dell'interfaccia,
sez.~\ref{sec:sock_ioctl_netdevice}.} l'indirizzo locale da esso
-L'opzione è utilizzabile solo per socket di tipo \const{SOCK\_DGRAM}. Questa è
-una opzione introdotta con i kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di
+L'opzione è utilizzabile solo per socket di tipo \const{SOCK\_DGRAM}. Questa è
+una opzione introdotta con i kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di
- portabilità.} essa permette di sostituire le opzioni \const{IP\_RECVDSTADDR}
-e \const{IP\_RECVIF} presenti in altri Unix (la relativa informazione è quella
+ portabilità.} essa permette di sostituire le opzioni \const{IP\_RECVDSTADDR}
+e \const{IP\_RECVIF} presenti in altri Unix (la relativa informazione è quella
ottenibile rispettivamente dai campi \var{ipi\_addr} e \var{ipi\_ifindex} di
\struct{pktinfo}).
L'opzione prende per \param{optval} un intero usato come valore logico, che
specifica soltanto se insieme al pacchetto deve anche essere inviato o
ricevuto il messaggio \const{IP\_PKTINFO} (vedi
ottenibile rispettivamente dai campi \var{ipi\_addr} e \var{ipi\_ifindex} di
\struct{pktinfo}).
L'opzione prende per \param{optval} un intero usato come valore logico, che
specifica soltanto se insieme al pacchetto deve anche essere inviato o
ricevuto il messaggio \const{IP\_PKTINFO} (vedi
sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_RECVTTL}, contenente
un byte con il valore del campo \textit{Time to Live} dell'intestazione IP
(vedi sez.~\ref{sec:IP_header}). L'opzione richiede per \param{optval} un
sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_RECVTTL}, contenente
un byte con il valore del campo \textit{Time to Live} dell'intestazione IP
(vedi sez.~\ref{sec:IP_header}). L'opzione richiede per \param{optval} un
tipo \const{SOCK\_STREAM}.
\item[\const{IP\_RECVOPTS}] Quando abilitata l'opzione permette di ricevere
insieme ai pacchetti un messaggio ancillare (vedi
sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_OPTIONS}, contenente
le opzioni IP del protocollo (vedi sez.~\ref{sec:IP_options}). Le
tipo \const{SOCK\_STREAM}.
\item[\const{IP\_RECVOPTS}] Quando abilitata l'opzione permette di ricevere
insieme ai pacchetti un messaggio ancillare (vedi
sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo \const{IP\_OPTIONS}, contenente
le opzioni IP del protocollo (vedi sez.~\ref{sec:IP_options}). Le
\const{SOCK\_STREAM}.
\item[\const{IP\_RETOPTS}] Identica alla precedente \const{IP\_RECVOPTS}, ma
in questo caso restituisce i dati grezzi delle opzioni, senza che siano
riempiti i capi di instradamento e le marche temporali. L'opzione richiede
\const{SOCK\_STREAM}.
\item[\const{IP\_RETOPTS}] Identica alla precedente \const{IP\_RECVOPTS}, ma
in questo caso restituisce i dati grezzi delle opzioni, senza che siano
riempiti i capi di instradamento e le marche temporali. L'opzione richiede
supportata per socket di tipo \const{SOCK\_STREAM}.
\item[\const{IP\_TOS}] L'opzione consente di leggere o impostare il campo
supportata per socket di tipo \const{SOCK\_STREAM}.
\item[\const{IP\_TOS}] L'opzione consente di leggere o impostare il campo
dettagliata, che riporta anche i valori possibili e le relative costanti di
definizione si veda sez.~\ref{sec:IP_header}) che permette di indicare le
dettagliata, che riporta anche i valori possibili e le relative costanti di
definizione si veda sez.~\ref{sec:IP_header}) che permette di indicare le
- priorità dei pacchetti. Se impostato il valore verrà mantenuto per tutti i
- pacchetti del socket; alcuni valori (quelli che aumentano la priorità)
+ priorità dei pacchetti. Se impostato il valore verrà mantenuto per tutti i
+ pacchetti del socket; alcuni valori (quelli che aumentano la priorità)
richiedono i privilegi di amministrazione con la \itindex{capabilities}
capability \const{CAP\_NET\_ADMIN}.
richiedono i privilegi di amministrazione con la \itindex{capabilities}
capability \const{CAP\_NET\_ADMIN}.
che ne contenga il valore. Sono definite anche alcune costanti che
definiscono alcuni valori standardizzati per il \textit{Type of Service},
riportate in tab.~\ref{tab:IP_TOS_values}, il valore di default usato da
che ne contenga il valore. Sono definite anche alcune costanti che
definiscono alcuni valori standardizzati per il \textit{Type of Service},
riportate in tab.~\ref{tab:IP_TOS_values}, il valore di default usato da
- Linux è \const{IPTOS\_LOWDELAY}, ma esso può essere modificato con le
- funzionalità del cosiddetto \textit{Advanced Routing}. Si ricordi che la
- priorità dei pacchetti può essere impostata anche in maniera indipendente
+ Linux è \const{IPTOS\_LOWDELAY}, ma esso può essere modificato con le
+ funzionalità del cosiddetto \textit{Advanced Routing}. Si ricordi che la
+ priorità dei pacchetti può essere impostata anche in maniera indipendente
dal protocollo utilizzando l'opzione \const{SO\_PRIORITY} illustrata in
sez.~\ref{sec:sock_generic_options}.
\item[\const{IP\_TTL}] L'opzione consente di leggere o impostare per tutti i
pacchetti associati al socket il campo \textit{Time to Live}
dell'intestazione IP che indica il numero massimo di \textit{hop} (passaggi
dal protocollo utilizzando l'opzione \const{SO\_PRIORITY} illustrata in
sez.~\ref{sec:sock_generic_options}.
\item[\const{IP\_TTL}] L'opzione consente di leggere o impostare per tutti i
pacchetti associati al socket il campo \textit{Time to Live}
dell'intestazione IP che indica il numero massimo di \textit{hop} (passaggi
- da un router ad un altro) restanti al paccheto (per una trattazione più
- estesa si veda sez.~\ref{sec:IP_header}). Il campo TTL è di 8 bit e
- l'opzione richiede che \param{optval} sia un intero, che ne conterrà il
+ da un router ad un altro) restanti al paccheto (per una trattazione più
+ estesa si veda sez.~\ref{sec:IP_header}). Il campo TTL è di 8 bit e
+ l'opzione richiede che \param{optval} sia un intero, che ne conterrà il
valore.
\item[\const{IP\_MINTTL}] L'opzione, introdotta con il kernel 2.6.34, imposta
un valore minimo per il campo \textit{Time to Live} dei pacchetti associati
valore.
\item[\const{IP\_MINTTL}] L'opzione, introdotta con il kernel 2.6.34, imposta
un valore minimo per il campo \textit{Time to Live} dei pacchetti associati
- al socket su cui è attivata, che se non rispettato ne causa lo scarto
- automatico. L'opzione è nata per implementare
+ al socket su cui è attivata, che se non rispettato ne causa lo scarto
+ automatico. L'opzione è nata per implementare
essendo in genere adiacenti, possono, impostando un valore di 255, scartare
automaticamente tutti gli eventuali pacchetti falsi creati da un attacco a
questo protocollo, senza doversi curare di verificarne la
essendo in genere adiacenti, possono, impostando un valore di 255, scartare
automaticamente tutti gli eventuali pacchetti falsi creati da un attacco a
questo protocollo, senza doversi curare di verificarne la
valore di partenza, e l'impostazione dell'opzione consente di scartarli
senza carico aggiuntivo sulla CPU (che altrimenti dovrebbe calcolare una
checksum).}
\item[\const{IP\_HDRINCL}] Se abilitata l'utente deve fornire lui stesso
valore di partenza, e l'impostazione dell'opzione consente di scartarli
senza carico aggiuntivo sulla CPU (che altrimenti dovrebbe calcolare una
checksum).}
\item[\const{IP\_HDRINCL}] Se abilitata l'utente deve fornire lui stesso
socket di tipo \const{SOCK\_RAW}, e quando utilizzata eventuali valori
impostati con \const{IP\_OPTIONS}, \const{IP\_TOS} o \const{IP\_TTL} sono
ignorati. In ogni caso prima della spedizione alcuni campi
dell'intestazione vengono comunque modificati dal kernel, torneremo
sull'argomento in sez.~\ref{sec:socket_raw}
socket di tipo \const{SOCK\_RAW}, e quando utilizzata eventuali valori
impostati con \const{IP\_OPTIONS}, \const{IP\_TOS} o \const{IP\_TTL} sono
ignorati. In ogni caso prima della spedizione alcuni campi
dell'intestazione vengono comunque modificati dal kernel, torneremo
sull'argomento in sez.~\ref{sec:socket_raw}
-\item[\const{IP\_RECVERR}] Questa è una opzione introdotta con i kernel della
- serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. Essa permette di usufruire di un
+\item[\const{IP\_RECVERR}] Questa è una opzione introdotta con i kernel della
+ serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. Essa permette di usufruire di un
vengono memorizzati su una coda, dalla quale poi possono essere letti con
\func{recvmsg} (vedi sez.~\ref{sec:net_sendmsg}) come messaggi ancillari
(torneremo su questo in sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo
\const{IP\_RECVERR}. L'opzione richiede per \param{optval} un intero usato
vengono memorizzati su una coda, dalla quale poi possono essere letti con
\func{recvmsg} (vedi sez.~\ref{sec:net_sendmsg}) come messaggi ancillari
(torneremo su questo in sez.~\ref{sec:net_ancillary_data}) di tipo
\const{IP\_RECVERR}. L'opzione richiede per \param{optval} un intero usato
-\item[\const{IP\_MTU\_DISCOVER}] Questa è una opzione introdotta con i kernel
- della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. L'opzione permette di scrivere
- o leggere le impostazioni della modalità usata per la determinazione della
+\item[\const{IP\_MTU\_DISCOVER}] Questa è una opzione introdotta con i kernel
+ della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. L'opzione permette di scrivere
+ o leggere le impostazioni della modalità usata per la determinazione della
\textit{Path Maximum Transfer Unit} (vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim}) del
socket. L'opzione prende per \param{optval} un valore intero che indica la
\textit{Path Maximum Transfer Unit} (vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim}) del
socket. L'opzione prende per \param{optval} un valore intero che indica la
determinato dal parametro \texttt{ip\_no\_pmtu\_disc} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_sysctl}), mentre per tutti gli altri socket di default la
determinato dal parametro \texttt{ip\_no\_pmtu\_disc} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_sysctl}), mentre per tutti gli altri socket di default la
pacchetti di dimensioni maggiori della MTU con un errore di
\errval{EMSGSIZE}.\footnote{in caso contrario la trasmissione del pacchetto
sarebbe effettuata, ottenendo o un fallimento successivo della
pacchetti di dimensioni maggiori della MTU con un errore di
\errval{EMSGSIZE}.\footnote{in caso contrario la trasmissione del pacchetto
sarebbe effettuata, ottenendo o un fallimento successivo della
\item[\const{IP\_MTU}] Permette di leggere il valore della \textit{Path MTU}
di percorso del socket. L'opzione richiede per \param{optval} un intero che
\item[\const{IP\_MTU}] Permette di leggere il valore della \textit{Path MTU}
di percorso del socket. L'opzione richiede per \param{optval} un intero che
- conterrà il valore della \textit{Path MTU} in byte. Questa è una opzione
- introdotta con i kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux.
+ conterrà il valore della \textit{Path MTU} in byte. Questa è una opzione
+ introdotta con i kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux.
errore di \errval{EMSGSIZE}, il valore della MTU corrente del socket. Si
tenga presente che per poter usare questa opzione, oltre ad avere abilitato
la scoperta della \textit{Path MTU}, occorre che il socket sia stato
esplicitamente connesso con \func{connect}.
errore di \errval{EMSGSIZE}, il valore della MTU corrente del socket. Si
tenga presente che per poter usare questa opzione, oltre ad avere abilitato
la scoperta della \textit{Path MTU}, occorre che il socket sia stato
esplicitamente connesso con \func{connect}.
\itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Path MTU} eseguendo prima una
\func{connect} verso la destinazione, e poi usando \func{getsockopt} con
\itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Path MTU} eseguendo prima una
\func{connect} verso la destinazione, e poi usando \func{getsockopt} con
- questa opzione. Si può anche avviare esplicitamente il procedimento di
- scoperta inviando un pacchetto di grosse dimensioni (che verrà scartato) e
+ questa opzione. Si può anche avviare esplicitamente il procedimento di
+ scoperta inviando un pacchetto di grosse dimensioni (che verrà scartato) e
-\item[\const{IP\_ROUTER\_ALERT}] Questa è una opzione introdotta con i
- kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. Prende per
+\item[\const{IP\_ROUTER\_ALERT}] Questa è una opzione introdotta con i
+ kernel della serie 2.2.x, ed è specifica di Linux. Prende per
\param{optval} un intero usato come valore logico. Se abilitata
passa tutti i pacchetti con l'opzione \textit{IP Router Alert} (vedi
sez.~\ref{sec:IP_options}) che devono essere inoltrati al socket
\param{optval} un intero usato come valore logico. Se abilitata
passa tutti i pacchetti con l'opzione \textit{IP Router Alert} (vedi
sez.~\ref{sec:IP_options}) che devono essere inoltrati al socket
\itindbeg{multicast}
\item[\const{IP\_MULTICAST\_TTL}] L'opzione permette di impostare o leggere il
valore del campo TTL per i pacchetti \textit{multicast} in uscita associati
\itindbeg{multicast}
\item[\const{IP\_MULTICAST\_TTL}] L'opzione permette di impostare o leggere il
valore del campo TTL per i pacchetti \textit{multicast} in uscita associati
- al socket. È importante che questo valore sia il più basso possibile, ed il
- default è 1, che significa che i pacchetti non potranno uscire dalla rete
+ al socket. È importante che questo valore sia il più basso possibile, ed il
+ default è 1, che significa che i pacchetti non potranno uscire dalla rete
locale. Questa opzione consente ai programmi che lo richiedono di superare
questo limite. L'opzione richiede per
locale. Questa opzione consente ai programmi che lo richiedono di superare
questo limite. L'opzione richiede per
\item[\const{IP\_MULTICAST\_LOOP}] L'opzione consente di decidere se i dati
che si inviano su un socket usato con il \textit{multicast} vengano ricevuti
\item[\const{IP\_MULTICAST\_LOOP}] L'opzione consente di decidere se i dati
che si inviano su un socket usato con il \textit{multicast} vengano ricevuti
\param{optval} un intero usato come valore logico.
In generale se si vuole che eventuali client possano ricevere i dati che si
\param{optval} un intero usato come valore logico.
In generale se si vuole che eventuali client possano ricevere i dati che si
- inviano occorre che questa funzionalità sia abilitata (come avviene di
- default). Qualora però non si voglia generare traffico per dati che già sono
+ inviano occorre che questa funzionalità sia abilitata (come avviene di
+ default). Qualora però non si voglia generare traffico per dati che già sono
disponibili in locale l'uso di questa opzione permette di disabilitare
questo tipo di traffico.
\item[\const{IP\_ADD\_MEMBERSHIP}] L'opzione consente di unirsi ad gruppo di
disponibili in locale l'uso di questa opzione permette di disabilitare
questo tipo di traffico.
\item[\const{IP\_ADD\_MEMBERSHIP}] L'opzione consente di unirsi ad gruppo di
L'argomento \param{optval} in questo caso deve essere una struttura di tipo
\struct{ip\_mreqn}, illustrata in fig.~\ref{fig:ip_mreqn_struct}, che
permette di indicare, con il campo \var{imr\_multiaddr} l'indirizzo del
L'argomento \param{optval} in questo caso deve essere una struttura di tipo
\struct{ip\_mreqn}, illustrata in fig.~\ref{fig:ip_mreqn_struct}, che
permette di indicare, con il campo \var{imr\_multiaddr} l'indirizzo del
\struct{ip\_mreq}, una precedente versione di \struct{ip\_mreqn}, che
differisce da essa soltanto per l'assenza del campo \var{imr\_ifindex}.
\struct{ip\_mreq}, una precedente versione di \struct{ip\_mreqn}, che
differisce da essa soltanto per l'assenza del campo \var{imr\_ifindex}.
In questa sezione tratteremo le varie opzioni disponibili per i socket che
usano i due principali protocolli di comunicazione del livello di trasporto;
UDP e TCP.\footnote{come per le precedenti, una descrizione di queste opzioni
In questa sezione tratteremo le varie opzioni disponibili per i socket che
usano i due principali protocolli di comunicazione del livello di trasporto;
UDP e TCP.\footnote{come per le precedenti, una descrizione di queste opzioni
alquanto incomplete.} Dato che questi due protocolli sono entrambi
trasportati su IP,\footnote{qui si sottintende IPv4, ma le opzioni per TCP e
UDP sono le stesse anche quando si usa IPv6.} oltre alle opzioni generiche
di sez.~\ref{sec:sock_generic_options} saranno comunque disponibili anche le
alquanto incomplete.} Dato che questi due protocolli sono entrambi
trasportati su IP,\footnote{qui si sottintende IPv4, ma le opzioni per TCP e
UDP sono le stesse anche quando si usa IPv6.} oltre alle opzioni generiche
di sez.~\ref{sec:sock_generic_options} saranno comunque disponibili anche le
sez.~\ref{sec:sock_ipv4_options} si sono riportate le opzioni per IPv4, al
solito, qualora si stesse utilizzando IPv6, si potrebbero utilizzare le
opzioni di quest'ultimo.}
sez.~\ref{sec:sock_ipv4_options} si sono riportate le opzioni per IPv4, al
solito, qualora si stesse utilizzando IPv6, si potrebbero utilizzare le
opzioni di quest'ultimo.}
utilizzare occorre specificare \const{SOL\_TCP} (o l'equivalente
\const{IPPROTO\_TCP}) come valore per l'argomento \param{level}. Si sono
riportate le varie opzioni disponibili in tab.~\ref{tab:sock_opt_tcplevel},
dove sono elencate le rispettive costanti da utilizzare come valore per
l'argomento \param{optname}. Dette costanti e tutte le altre costanti e
strutture collegate all'uso delle opzioni TCP sono definite in
utilizzare occorre specificare \const{SOL\_TCP} (o l'equivalente
\const{IPPROTO\_TCP}) come valore per l'argomento \param{level}. Si sono
riportate le varie opzioni disponibili in tab.~\ref{tab:sock_opt_tcplevel},
dove sono elencate le rispettive costanti da utilizzare come valore per
l'argomento \param{optname}. Dette costanti e tutte le altre costanti e
strutture collegate all'uso delle opzioni TCP sono definite in
-\file{netinet/tcp.h}, ed accessibili includendo detto file.\footnote{in realtà
- questo è il file usato dalle librerie; la definizione delle opzioni
+\file{netinet/tcp.h}, ed accessibili includendo detto file.\footnote{in realtà
+ questo è il file usato dalle librerie; la definizione delle opzioni
effettivamente supportate da Linux si trova nel file \texttt{linux/tcp.h},
dal quale si sono estratte le costanti di tab.~\ref{tab:sock_opt_tcplevel}.}
effettivamente supportate da Linux si trova nel file \texttt{linux/tcp.h},
dal quale si sono estratte le costanti di tab.~\ref{tab:sock_opt_tcplevel}.}
\const{TCP\_INFO} &$\bullet$& & &\struct{tcp\_info}&
Restituisce informazioni sul socket.\\
\const{TCP\_QUICKACK} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
\const{TCP\_INFO} &$\bullet$& & &\struct{tcp\_info}&
Restituisce informazioni sul socket.\\
\const{TCP\_QUICKACK} &$\bullet$&$\bullet$&$\bullet$&\texttt{int}&
\const{TCP\_CONGESTION} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{char *}&
Imposta l'algoritmo per il controllo della congestione.\\
\hline
\const{TCP\_CONGESTION} &$\bullet$&$\bullet$& &\texttt{char *}&
Imposta l'algoritmo per il controllo della congestione.\\
\hline
Le descrizioni delle varie opzioni riportate in
tab.~\ref{tab:sock_opt_tcplevel} sono estremamente sintetiche ed indicative,
la spiegazione del funzionamento delle singole opzioni con una maggiore
Le descrizioni delle varie opzioni riportate in
tab.~\ref{tab:sock_opt_tcplevel} sono estremamente sintetiche ed indicative,
la spiegazione del funzionamento delle singole opzioni con una maggiore
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{TCP\_NODELAY}] il protocollo TCP utilizza un meccanismo di
bufferizzazione dei dati uscenti, per evitare la trasmissione di tanti
piccoli segmenti con un utilizzo non ottimale della banda
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{TCP\_NODELAY}] il protocollo TCP utilizza un meccanismo di
bufferizzazione dei dati uscenti, per evitare la trasmissione di tanti
piccoli segmenti con un utilizzo non ottimale della banda
syndrome}, per averne un'idea si pensi al risultato che si ottiene
quando un programma di terminale invia un segmento TCP per ogni tasto
premuto, 40 byte di intestazione di protocollo con 1 byte di dati
syndrome}, per averne un'idea si pensi al risultato che si ottiene
quando un programma di terminale invia un segmento TCP per ogni tasto
premuto, 40 byte di intestazione di protocollo con 1 byte di dati
\index{algoritmo~di~Nagle} \textsl{algoritmo di Nagle}, vedi
sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}). Il comportamento normale del protocollo
prevede che i dati siano accumulati fintanto che non si raggiunge una
\index{algoritmo~di~Nagle} \textsl{algoritmo di Nagle}, vedi
sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}). Il comportamento normale del protocollo
prevede che i dati siano accumulati fintanto che non si raggiunge una
- Ci sono però delle situazioni in cui questo comportamento può non essere
- desiderabile, ad esempio quando si sa in anticipo che l'applicazione invierà
- soltanto un piccolo quantitativo di dati;\footnote{è il caso classico di una
+ Ci sono però delle situazioni in cui questo comportamento può non essere
+ desiderabile, ad esempio quando si sa in anticipo che l'applicazione invierà
+ soltanto un piccolo quantitativo di dati;\footnote{è il caso classico di una
introducendo un ritardo. Impostando questa opzione si disabilita l'uso
\index{algoritmo~di~Nagle} dell'\textsl{algoritmo di Nagle} ed i dati
vengono inviati immediatamente in singoli segmenti, qualunque sia la loro
introducendo un ritardo. Impostando questa opzione si disabilita l'uso
\index{algoritmo~di~Nagle} dell'\textsl{algoritmo di Nagle} ed i dati
vengono inviati immediatamente in singoli segmenti, qualunque sia la loro
particolari come quella illustrata, che possono essere stabilite solo per la
singola applicazione.
Si tenga conto che questa opzione viene sovrascritta dall'eventuale
particolari come quella illustrata, che possono essere stabilite solo per la
singola applicazione.
Si tenga conto che questa opzione viene sovrascritta dall'eventuale
l'opposto) che blocca l'invio immediato. Tuttavia quando la si abilita viene
sempre forzato lo scaricamento della coda di invio (con conseguente
l'opposto) che blocca l'invio immediato. Tuttavia quando la si abilita viene
sempre forzato lo scaricamento della coda di invio (con conseguente
- trasmissione di tutti i dati pendenti), anche qualora si fosse già abilitata
- \const{TCP\_CORK}.\footnote{si tenga presente però che \const{TCP\_CORK} può
+ trasmissione di tutti i dati pendenti), anche qualora si fosse già abilitata
+ \const{TCP\_CORK}.\footnote{si tenga presente però che \const{TCP\_CORK} può
essere specificata insieme a \const{TCP\_NODELAY} soltanto a partire dal
kernel 2.5.71.}
\item[\const{TCP\_MAXSEG}] con questa opzione si legge o si imposta il valore
della \itindex{Maximum~Segment~Size} MSS (\textit{Maximum~Segment~Size},
vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim} e sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) dei
essere specificata insieme a \const{TCP\_NODELAY} soltanto a partire dal
kernel 2.5.71.}
\item[\const{TCP\_MAXSEG}] con questa opzione si legge o si imposta il valore
della \itindex{Maximum~Segment~Size} MSS (\textit{Maximum~Segment~Size},
vedi sez.~\ref{sec:net_lim_dim} e sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) dei
connessione, si cambia anche il valore della \itindex{Maximum~Segment~Size}
MSS annunciata all'altro capo della connessione. Se si specificano valori
maggiori della \itindex{Maximum~Transfer~Unit} MTU questi verranno ignorati,
connessione, si cambia anche il valore della \itindex{Maximum~Segment~Size}
MSS annunciata all'altro capo della connessione. Se si specificano valori
maggiori della \itindex{Maximum~Transfer~Unit} MTU questi verranno ignorati,
- opposta, cioè quella in cui si sa fin dal principio che si dovranno inviare
- grosse quantità di dati. Anche in questo caso \index{algoritmo~di~Nagle}
- l'\textsl{algoritmo di Nagle} tenderà a suddividerli in dimensioni da lui
+ opposta, cioè quella in cui si sa fin dal principio che si dovranno inviare
+ grosse quantità di dati. Anche in questo caso \index{algoritmo~di~Nagle}
+ l'\textsl{algoritmo di Nagle} tenderà a suddividerli in dimensioni da lui
introdurre delle suddivisioni in segmenti diversi, anche quando potrebbero
non essere necessarie, con conseguente spreco di banda.} ma sapendo fin
introdurre delle suddivisioni in segmenti diversi, anche quando potrebbero
non essere necessarie, con conseguente spreco di banda.} ma sapendo fin
delle migliori prestazioni disabilitandolo, e gestendo direttamente l'invio
del nostro blocco di dati in soluzione unica.
Quando questa opzione viene abilitata non vengono inviati segmenti di dati
fintanto che essa non venga disabilitata; a quel punto tutti i dati rimasti
in coda saranno inviati in un solo segmento TCP. In sostanza con questa
delle migliori prestazioni disabilitandolo, e gestendo direttamente l'invio
del nostro blocco di dati in soluzione unica.
Quando questa opzione viene abilitata non vengono inviati segmenti di dati
fintanto che essa non venga disabilitata; a quel punto tutti i dati rimasti
in coda saranno inviati in un solo segmento TCP. In sostanza con questa
``\textsl{tappo}'' (da cui il nome in inglese) al flusso di uscita, in modo
ottimizzare a mano l'uso della banda. Si tenga presente che per l'effettivo
funzionamento ci si deve ricordare di disattivare l'opzione al termine
``\textsl{tappo}'' (da cui il nome in inglese) al flusso di uscita, in modo
ottimizzare a mano l'uso della banda. Si tenga presente che per l'effettivo
funzionamento ci si deve ricordare di disattivare l'opzione al termine
notevole penalizzazione delle prestazioni.
Si tenga presente che l'implementazione corrente di \const{TCP\_CORK} non
notevole penalizzazione delle prestazioni.
Si tenga presente che l'implementazione corrente di \const{TCP\_CORK} non
- consente di bloccare l'invio dei dati per più di 200 millisecondi, passati i
- quali i dati accumulati in coda sanno inviati comunque. Questa opzione è
- tipica di Linux\footnote{l'opzione è stata introdotta con i kernel della
- serie 2.4.x.} e non è disponibile su tutti i kernel unix-like, pertanto
+ consente di bloccare l'invio dei dati per più di 200 millisecondi, passati i
+ quali i dati accumulati in coda sanno inviati comunque. Questa opzione è
+ tipica di Linux\footnote{l'opzione è stata introdotta con i kernel della
+ serie 2.4.x.} e non è disponibile su tutti i kernel unix-like, pertanto
deve essere evitata se si vuole scrivere codice portabile.
\item[\const{TCP\_KEEPIDLE}] con questa opzione si legge o si imposta
deve essere evitata se si vuole scrivere codice portabile.
\item[\const{TCP\_KEEPIDLE}] con questa opzione si legge o si imposta
socket prima che vengano inviati, qualora si sia attivata su di esso
l'opzione \const{SO\_KEEPALIVE}, i messaggi di \textit{keep-alive} (si veda
la trattazione relativa al \textit{keep-alive} in
socket prima che vengano inviati, qualora si sia attivata su di esso
l'opzione \const{SO\_KEEPALIVE}, i messaggi di \textit{keep-alive} (si veda
la trattazione relativa al \textit{keep-alive} in
su tutti i kernel unix-like e deve essere evitata se si vuole scrivere
codice portabile.
\item[\const{TCP\_KEEPINTVL}] con questa opzione si legge o si imposta
l'intervallo di tempo, in secondi, fra due messaggi di \textit{keep-alive}
successivi (si veda sempre quanto illustrato in
su tutti i kernel unix-like e deve essere evitata se si vuole scrivere
codice portabile.
\item[\const{TCP\_KEEPINTVL}] con questa opzione si legge o si imposta
l'intervallo di tempo, in secondi, fra due messaggi di \textit{keep-alive}
successivi (si veda sempre quanto illustrato in
tutti i kernel unix-like e deve essere evitata se si vuole scrivere codice
portabile.
\item[\const{TCP\_KEEPCNT}] con questa opzione si legge o si imposta il numero
totale di messaggi di \textit{keep-alive} da inviare prima di concludere che
tutti i kernel unix-like e deve essere evitata se si vuole scrivere codice
portabile.
\item[\const{TCP\_KEEPCNT}] con questa opzione si legge o si imposta il numero
totale di messaggi di \textit{keep-alive} da inviare prima di concludere che
evitata se si vuole scrivere codice portabile.
\item[\const{TCP\_SYNCNT}] con questa opzione si legge o si imposta il numero
evitata se si vuole scrivere codice portabile.
\item[\const{TCP\_SYNCNT}] con questa opzione si legge o si imposta il numero
sez.~\ref{sec:TCP_func_connect}). Sovrascrive per il singolo socket il valore
globale impostato con la \textit{sysctl} \texttt{tcp\_syn\_retries} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}). Non vengono accettati valori maggiori di
sez.~\ref{sec:TCP_func_connect}). Sovrascrive per il singolo socket il valore
globale impostato con la \textit{sysctl} \texttt{tcp\_syn\_retries} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}). Non vengono accettati valori maggiori di
scrivere codice portabile.
\item[\const{TCP\_LINGER2}] con questa opzione si legge o si imposta, in
scrivere codice portabile.
\item[\const{TCP\_LINGER2}] con questa opzione si legge o si imposta, in
abbiamo visto in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.} Questa opzione
consente di sovrascrivere per il singolo socket il valore globale impostato
con la \textit{sysctl} \texttt{tcp\_fin\_timeout} (vedi
abbiamo visto in sez.~\ref{sec:sock_options_main}.} Questa opzione
consente di sovrascrivere per il singolo socket il valore globale impostato
con la \textit{sysctl} \texttt{tcp\_fin\_timeout} (vedi
- sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}). Anche questa opzione è da evitare se si
- ha a cuore la portabilità del codice.
+ sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}). Anche questa opzione è da evitare se si
+ ha a cuore la portabilità del codice.
\item[\const{TCP\_DEFER\_ACCEPT}] questa opzione consente di modificare il
comportamento standard del protocollo TCP nello stabilirsi di una
connessione; se ricordiamo il meccanismo del \itindex{three~way~handshake}
\textit{three way handshake} illustrato in fig.~\ref{fig:TCP_TWH} possiamo
\item[\const{TCP\_DEFER\_ACCEPT}] questa opzione consente di modificare il
comportamento standard del protocollo TCP nello stabilirsi di una
connessione; se ricordiamo il meccanismo del \itindex{three~way~handshake}
\textit{three way handshake} illustrato in fig.~\ref{fig:TCP_TWH} possiamo
HTTP) in cui sarebbe utile inviare immediatamente la richiesta all'interno
del segmento con l'ultimo ACK del \itindex{three~way~handshake}
HTTP) in cui sarebbe utile inviare immediatamente la richiesta all'interno
del segmento con l'ultimo ACK del \itindex{three~way~handshake}
segmento successivo per la richiesta e il ritardo sul server fra la
ricezione dell'ACK e quello della richiesta.
segmento successivo per la richiesta e il ritardo sul server fra la
ricezione dell'ACK e quello della richiesta.
dal lato da cui si invoca \func{connect}) si istruisce il kernel a non
inviare immediatamente l'ACK finale del \itindex{three~way~handshake}
\textit{three way handshake}, attendendo per un po' di tempo la prima
dal lato da cui si invoca \func{connect}) si istruisce il kernel a non
inviare immediatamente l'ACK finale del \itindex{three~way~handshake}
\textit{three way handshake}, attendendo per un po' di tempo la prima
Allo stesso tempo il protocollo TCP prevede che sul lato del server la
funzione \func{accept} ritorni dopo la ricezione dell'ACK finale, in tal
Allo stesso tempo il protocollo TCP prevede che sul lato del server la
funzione \func{accept} ritorni dopo la ricezione dell'ACK finale, in tal
- caso quello che si fa usualmente è lanciare un nuovo processo per leggere i
- successivi dati, che si bloccherà su una \func{read} se questi non sono
+ caso quello che si fa usualmente è lanciare un nuovo processo per leggere i
+ successivi dati, che si bloccherà su una \func{read} se questi non sono
disponibili; in questo modo si saranno impiegate delle risorse (per la
creazione del nuovo processo) che non vengono usate immediatamente. L'uso
di \const{TCP\_DEFER\_ACCEPT} consente di intervenire anche in questa
situazione; quando la si invoca sul lato server (vale a dire su un socket in
disponibili; in questo modo si saranno impiegate delle risorse (per la
creazione del nuovo processo) che non vengono usate immediatamente. L'uso
di \const{TCP\_DEFER\_ACCEPT} consente di intervenire anche in questa
situazione; quando la si invoca sul lato server (vale a dire su un socket in
presenti dei dati sul socket, e non alla ricezione dell'ACK conclusivo del
\itindex{three~way~handshake} \textit{three way handshake}.
L'opzione prende un valore intero che indica il numero massimo di secondi
per cui mantenere il ritardo, sia per quanto riguarda il ritorno di
\func{accept} su un server, che per l'invio dell'ACK finale insieme ai dati
presenti dei dati sul socket, e non alla ricezione dell'ACK conclusivo del
\itindex{three~way~handshake} \textit{three way handshake}.
L'opzione prende un valore intero che indica il numero massimo di secondi
per cui mantenere il ritardo, sia per quanto riguarda il ritorno di
\func{accept} su un server, che per l'invio dell'ACK finale insieme ai dati
- su un client. L'opzione è specifica di Linux non deve essere utilizzata in
- codice che vuole essere portabile.\footnote{su FreeBSD è presente una
+ su un client. L'opzione è specifica di Linux non deve essere utilizzata in
+ codice che vuole essere portabile.\footnote{su FreeBSD è presente una
opzione \texttt{SO\_ACCEPTFILTER} che consente di ottenere lo stesso
comportamento di \const{TCP\_DEFER\_ACCEPT} per quanto riguarda il lato
server.}
opzione \texttt{SO\_ACCEPTFILTER} che consente di ottenere lo stesso
comportamento di \const{TCP\_DEFER\_ACCEPT} per quanto riguarda il lato
server.}
anche in altri kernel (ad esempio FreeBSD) permette di controllare lo stato
interno di un socket TCP direttamente da un programma in user space.
L'opzione restituisce in una speciale struttura \struct{tcp\_info}, la cui
anche in altri kernel (ad esempio FreeBSD) permette di controllare lo stato
interno di un socket TCP direttamente da un programma in user space.
L'opzione restituisce in una speciale struttura \struct{tcp\_info}, la cui
di dati che il kernel mantiene, relativi al socket. Anche questa opzione
deve essere evitata se si vuole scrivere codice portabile.
Con questa opzione diventa possibile ricevere una serie di informazioni
di dati che il kernel mantiene, relativi al socket. Anche questa opzione
deve essere evitata se si vuole scrivere codice portabile.
Con questa opzione diventa possibile ricevere una serie di informazioni
- relative ad un socket TCP così da poter effettuare dei controlli senza dover
- passare attraverso delle operazioni di lettura. Ad esempio si può verificare
- se un socket è stato chiuso usando una funzione analoga a quella illustrata
+ relative ad un socket TCP così da poter effettuare dei controlli senza dover
+ passare attraverso delle operazioni di lettura. Ad esempio si può verificare
+ se un socket è stato chiuso usando una funzione analoga a quella illustrata
in fig.~\ref{fig:is_closing}, in cui si utilizza il valore del campo
\var{tcpi\_state} di \struct{tcp\_info} per controllare lo stato del socket.
in fig.~\ref{fig:is_closing}, in cui si utilizza il valore del campo
\var{tcpi\_state} di \struct{tcp\_info} per controllare lo stato del socket.
di controllo sull'invio dei segmenti ACK all'interno di in flusso di dati su
TCP. In genere questo invio viene gestito direttamente dal kernel, il
comportamento standard, corrispondente la valore logico di vero (in genere
di controllo sull'invio dei segmenti ACK all'interno di in flusso di dati su
TCP. In genere questo invio viene gestito direttamente dal kernel, il
comportamento standard, corrispondente la valore logico di vero (in genere
- 1) per questa opzione, è quello di inviare immediatamente i segmenti ACK, in
- quanto normalmente questo significa che si è ricevuto un blocco di dati e si
- può passare all'elaborazione del blocco successivo.
+ 1) per questa opzione, è quello di inviare immediatamente i segmenti ACK, in
+ quanto normalmente questo significa che si è ricevuto un blocco di dati e si
+ può passare all'elaborazione del blocco successivo.
- Qualora però la nostra applicazione sappia in anticipo che alla ricezione di
- un blocco di dati seguirà immediatamente l'invio di un altro
+ Qualora però la nostra applicazione sappia in anticipo che alla ricezione di
+ un blocco di dati seguirà immediatamente l'invio di un altro
blocco,\footnote{caso tipico ad esempio delle risposte alle richieste HTTP.}
poter accorpare quest'ultimo al segmento ACK permette di risparmiare sia in
blocco,\footnote{caso tipico ad esempio delle risposte alle richieste HTTP.}
poter accorpare quest'ultimo al segmento ACK permette di risparmiare sia in
- termini di dati inviati che di velocità di risposta. Per far questo si può
- utilizzare \const{TCP\_QUICKACK} impostando un valore logico falso (cioè 0),
- in questo modo il kernel attenderà così da inviare il prossimo segmento di
+ termini di dati inviati che di velocità di risposta. Per far questo si può
+ utilizzare \const{TCP\_QUICKACK} impostando un valore logico falso (cioè 0),
+ in questo modo il kernel attenderà così da inviare il prossimo segmento di
- Si tenga presente che l'opzione non è permanente, vale a dire che una volta
- che la si sia impostata a 0 il kernel la riporterà al valore di default dopo
- il suo primo utilizzo. Sul lato server la si può impostare anche una volta
- sola su un socket in ascolto, ed essa verrà ereditata da tutti i socket che
+ Si tenga presente che l'opzione non è permanente, vale a dire che una volta
+ che la si sia impostata a 0 il kernel la riporterà al valore di default dopo
+ il suo primo utilizzo. Sul lato server la si può impostare anche una volta
+ sola su un socket in ascolto, ed essa verrà ereditata da tutti i socket che
si otterranno da esso al ritorno di \func{accept}.
% TODO trattare con gli esempi di apache
\item[\const{TCP\_CONGESTION}] questa opzione permette di impostare quale
algoritmo per il controllo della congestione\footnote{il controllo della
si otterranno da esso al ritorno di \func{accept}.
% TODO trattare con gli esempi di apache
\item[\const{TCP\_CONGESTION}] questa opzione permette di impostare quale
algoritmo per il controllo della congestione\footnote{il controllo della
fondamentale per il funzionamento del protocollo, dato che i pacchetti
persi andrebbero ritrasmessi, per cui inviare un pacchetto su una linea
congestionata potrebbe causare facilmente un peggioramento della
fondamentale per il funzionamento del protocollo, dato che i pacchetti
persi andrebbero ritrasmessi, per cui inviare un pacchetto su una linea
congestionata potrebbe causare facilmente un peggioramento della
algoritmi di controllo della congestione sono realizzati attraverso
altrettanti moduli del kernel, e possono pertanto essere attivati a
richiesta; il nome consente di caricare il rispettivo modulo e di introdurre
moduli aggiuntivi che implementino altri meccanismi.
algoritmi di controllo della congestione sono realizzati attraverso
altrettanti moduli del kernel, e possono pertanto essere attivati a
richiesta; il nome consente di caricare il rispettivo modulo e di introdurre
moduli aggiuntivi che implementino altri meccanismi.
attivando l'opzione di configurazione generale
\texttt{TCP\_CONG\_ADVANCED},\footnote{disponibile come \textit{TCP:
attivando l'opzione di configurazione generale
\texttt{TCP\_CONG\_ADVANCED},\footnote{disponibile come \textit{TCP:
- advanced congestion control} nel menù \textit{Network->Networking
- options}, che a sua volta renderà disponibile un ulteriore menù con gli
+ advanced congestion control} nel menù \textit{Network->Networking
+ options}, che a sua volta renderà disponibile un ulteriore menù con gli
algoritmi presenti.} e poi abilitare i singoli moduli voluti con le varie
\texttt{TCP\_CONG\_*} presenti per i vari algoritmi disponibili; un elenco
algoritmi presenti.} e poi abilitare i singoli moduli voluti con le varie
\texttt{TCP\_CONG\_*} presenti per i vari algoritmi disponibili; un elenco
- di quelli attualmente supportati nella versione ufficiale del kernel è
- riportato in tab.~\ref{tab:sock_tcp_congestion_algo}.\footnote{la lista è
+ di quelli attualmente supportati nella versione ufficiale del kernel è
+ riportato in tab.~\ref{tab:sock_tcp_congestion_algo}.\footnote{la lista è
presa dalla versione 2.6.17.}
Si tenga presente che prima della implementazione modulare alcuni di questi
algoritmi erano disponibili soltanto come caratteristiche generali del
presa dalla versione 2.6.17.}
Si tenga presente che prima della implementazione modulare alcuni di questi
algoritmi erano disponibili soltanto come caratteristiche generali del
\textit{sysctl} \texttt{tcp\_congestion\_control} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}) che ha sostituito le precedenti
\textit{sysctl}.\footnote{riportate anche, alla data di stesura di queste
\textit{sysctl} \texttt{tcp\_congestion\_control} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_ipv4_sysctl}) che ha sostituito le precedenti
\textit{sysctl}.\footnote{riportate anche, alla data di stesura di queste
-questo caso per poterle utilizzare occorrerà impostare l'opportuno valore per
-l'argomento \param{level}, che è \const{SOL\_UDP} (o l'equivalente
+questo caso per poterle utilizzare occorrerà impostare l'opportuno valore per
+l'argomento \param{level}, che è \const{SOL\_UDP} (o l'equivalente
\const{IPPROTO\_UDP}). Le costanti che identificano dette opzioni sono
definite in \file{netinet/udp.h}, ed accessibili includendo detto
file.\footnote{come per TCP, la definizione delle opzioni effettivamente
\const{IPPROTO\_UDP}). Le costanti che identificano dette opzioni sono
definite in \file{netinet/udp.h}, ed accessibili includendo detto
file.\footnote{come per TCP, la definizione delle opzioni effettivamente
% TODO documentare \const{UDP\_ENCAP}
Ancora una volta le descrizioni contenute tab.~\ref{tab:sock_opt_udplevel}
% TODO documentare \const{UDP\_ENCAP}
Ancora una volta le descrizioni contenute tab.~\ref{tab:sock_opt_udplevel}
-sono un semplice riferimento, una maggiore quantità di dettagli sulle
-caratteristiche delle opzioni citate è quello dell'elenco seguente:
+sono un semplice riferimento, una maggiore quantità di dettagli sulle
+caratteristiche delle opzioni citate è quello dell'elenco seguente:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{UDP\_CORK}] questa opzione ha l'identico effetto dell'analoga
\const{TCP\_CORK} vista in precedenza per il protocollo TCP, e quando
abilitata consente di accumulare i dati in uscita su un solo pacchetto che
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{UDP\_CORK}] questa opzione ha l'identico effetto dell'analoga
\const{TCP\_CORK} vista in precedenza per il protocollo TCP, e quando
abilitata consente di accumulare i dati in uscita su un solo pacchetto che
con il kernel 2.5.44, e non deve essere utilizzata in codice che vuole
essere portabile.
\item[\const{UDP\_ENCAP}] Questa opzione permette di gestire l'incapsulazione
con il kernel 2.5.44, e non deve essere utilizzata in codice che vuole
essere portabile.
\item[\const{UDP\_ENCAP}] Questa opzione permette di gestire l'incapsulazione
- dei dati nel protocollo UDP. L'opzione è stata introdotta con il kernel
- 2.5.67, e non è documentata. Come la precedente è specifica di Linux e non
+ dei dati nel protocollo UDP. L'opzione è stata introdotta con il kernel
+ 2.5.67, e non è documentata. Come la precedente è specifica di Linux e non
-Benché la maggior parte delle caratteristiche dei socket sia gestibile con le
-funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}, alcune proprietà possono
-essere impostate attraverso le funzioni \func{fcntl} e \func{ioctl} già
+Benché la maggior parte delle caratteristiche dei socket sia gestibile con le
+funzioni \func{setsockopt} e \func{getsockopt}, alcune proprietà possono
+essere impostate attraverso le funzioni \func{fcntl} e \func{ioctl} già
trattate in sez.~\ref{sec:file_fcntl} e sez.~\ref{sec:file_ioctl}; in
quell'occasione abbiamo parlato di queste funzioni esclusivamente nell'ambito
della loro applicazione a file descriptor associati a dei file normali; qui
trattate in sez.~\ref{sec:file_fcntl} e sez.~\ref{sec:file_ioctl}; in
quell'occasione abbiamo parlato di queste funzioni esclusivamente nell'ambito
della loro applicazione a file descriptor associati a dei file normali; qui
Tratteremo in questa sezione le caratteristiche specifiche delle funzioni
\func{ioctl} e \func{fcntl} quando esse vengono utilizzate con dei socket
Tratteremo in questa sezione le caratteristiche specifiche delle funzioni
\func{ioctl} e \func{fcntl} quando esse vengono utilizzate con dei socket
sez.~\ref{sec:file_ioctl} continua a valere; quello che tratteremo qui sono le
operazioni ed i comandi che sono validi, o che hanno significati peculiari,
quando queste funzioni vengono applicate a dei socket generici.
sez.~\ref{sec:file_ioctl} continua a valere; quello che tratteremo qui sono le
operazioni ed i comandi che sono validi, o che hanno significati peculiari,
quando queste funzioni vengono applicate a dei socket generici.
secondo argomento della funzione \func{ioctl} (\param{request}, che indica il
tipo di operazione da effettuare) quando essa viene applicata ad un socket
secondo argomento della funzione \func{ioctl} (\param{request}, che indica il
tipo di operazione da effettuare) quando essa viene applicata ad un socket
dato usato come terzo argomento della funzione ed il significato che esso
viene ad assumere. Dato che in caso di lettura questi dati vengono restituiti
come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, con
dato usato come terzo argomento della funzione ed il significato che esso
viene ad assumere. Dato che in caso di lettura questi dati vengono restituiti
come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, con
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{SIOCGSTAMP}] restituisce il contenuto di una struttura
\struct{timeval} con la marca temporale dell'ultimo pacchetto ricevuto sul
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\const{SIOCGSTAMP}] restituisce il contenuto di una struttura
\struct{timeval} con la marca temporale dell'ultimo pacchetto ricevuto sul
accennato in sez.~\ref{sec:net_tcp}.} dei pacchetti sulla rete.
\item[\const{SIOCSPGRP}] imposta il processo o il \itindex{process~group}
accennato in sez.~\ref{sec:net_tcp}.} dei pacchetti sulla rete.
\item[\const{SIOCSPGRP}] imposta il processo o il \itindex{process~group}
\type{pid\_t}; un valore positivo indica direttamente il \acr{pid} del
processo, mentre un valore negativo indica (col valore assoluto) il
\textit{process group}. Senza privilegi di amministratore o la capability
\type{pid\_t}; un valore positivo indica direttamente il \acr{pid} del
processo, mentre un valore negativo indica (col valore assoluto) il
\textit{process group}. Senza privilegi di amministratore o la capability
\textit{process group} cui devono essere inviati i segnali \const{SIGIO} e
\const{SIGURG}. Come per \const{SIOCSPGRP} l'argomento passato deve un
puntatore ad una variabile di tipo \type{pid\_t}, con lo stesso significato.
\textit{process group} cui devono essere inviati i segnali \const{SIGIO} e
\const{SIGURG}. Come per \const{SIOCSPGRP} l'argomento passato deve un
puntatore ad una variabile di tipo \type{pid\_t}, con lo stesso significato.
\const{F\_SETSIG}, vedi sez.~\ref{sec:file_fcntl}) in caso di eventi di I/O
sul socket.
\end{basedescript}
Nel caso dei socket generici anche \func{fcntl} prevede un paio di comandi
specifici; in questo caso il secondo argomento (\param{cmd}, che indica il
\const{F\_SETSIG}, vedi sez.~\ref{sec:file_fcntl}) in caso di eventi di I/O
sul socket.
\end{basedescript}
Nel caso dei socket generici anche \func{fcntl} prevede un paio di comandi
specifici; in questo caso il secondo argomento (\param{cmd}, che indica il
-comando) può assumere i due valori \const{FIOGETOWN} e \const{FIOSETOWN},
-mentre il terzo argomento dovrà essere un puntatore ad una variabile di tipo
-\type{pid\_t}. Questi due comandi sono una modalità alternativa di eseguire le
+comando) può assumere i due valori \const{FIOGETOWN} e \const{FIOSETOWN},
+mentre il terzo argomento dovrà essere un puntatore ad una variabile di tipo
+\type{pid\_t}. Questi due comandi sono una modalità alternativa di eseguire le
stesse operazioni (lettura o impostazione del processo o del gruppo di
processo che riceve i segnali) che si effettuano chiamando \func{ioctl} con
\const{SIOCGPGRP} e \const{SIOCSPGRP}.
stesse operazioni (lettura o impostazione del processo o del gruppo di
processo che riceve i segnali) che si effettuano chiamando \func{ioctl} con
\const{SIOCGPGRP} e \const{SIOCSPGRP}.
\subsection{L'uso di \func{ioctl} per l'accesso ai dispositivi di rete}
\label{sec:sock_ioctl_netdevice}
\subsection{L'uso di \func{ioctl} per l'accesso ai dispositivi di rete}
\label{sec:sock_ioctl_netdevice}
attinente a caratteristiche specifiche di un qualche protocollo, ma si applica
a tutti i socket, indipendentemente da tipo e famiglia degli stessi, e
attinente a caratteristiche specifiche di un qualche protocollo, ma si applica
a tutti i socket, indipendentemente da tipo e famiglia degli stessi, e
Tutte le operazioni di questo tipo utilizzano come terzo argomento di
\func{ioctl} il puntatore ad una struttura \struct{ifreq}, la cui definizione
Tutte le operazioni di questo tipo utilizzano come terzo argomento di
\func{ioctl} il puntatore ad una struttura \struct{ifreq}, la cui definizione
il primo campo della struttura, \var{ifr\_name} per specificare il nome
dell'interfaccia su cui si vuole operare (ad esempio \texttt{eth0},
\texttt{ppp0}, ecc.), e si inseriscono (o ricevono) i valori relativi alle
il primo campo della struttura, \var{ifr\_name} per specificare il nome
dell'interfaccia su cui si vuole operare (ad esempio \texttt{eth0},
\texttt{ppp0}, ecc.), e si inseriscono (o ricevono) i valori relativi alle
-diversa caratteristiche e funzionalità nel secondo campo, che come si può
-notare è definito come una \ctyp{union} proprio in quanto il suo significato
+diversa caratteristiche e funzionalità nel secondo campo, che come si può
+notare è definito come una \ctyp{union} proprio in quanto il suo significato
varia a secondo dell'operazione scelta.
Si tenga inoltre presente che alcune di queste operazioni (in particolare
quelle che modificano le caratteristiche dell'interfaccia) sono privilegiate e
richiedono i privilegi di amministratore o la \itindex{capabilities}
varia a secondo dell'operazione scelta.
Si tenga inoltre presente che alcune di queste operazioni (in particolare
quelle che modificano le caratteristiche dell'interfaccia) sono privilegiate e
richiedono i privilegi di amministratore o la \itindex{capabilities}
di \errval{EPERM}. Le costanti che identificano le operazioni disponibili
sono le seguenti:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.7cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
di \errval{EPERM}. Le costanti che identificano le operazioni disponibili
sono le seguenti:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.7cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\var{ifr\_name} per restituire un risultato, tutte le altre lo utilizzano
per indicare l'interfaccia sulla quale operare. L'operazione richiede che si
indichi nel campo \var{ifr\_ifindex} il valore numerico dell'\textsl{indice}
dell'interfaccia, e restituisce il relativo nome in \var{ifr\_name}.
Il kernel infatti assegna ad ogni interfaccia un numero progressivo, detto
\var{ifr\_name} per restituire un risultato, tutte le altre lo utilizzano
per indicare l'interfaccia sulla quale operare. L'operazione richiede che si
indichi nel campo \var{ifr\_ifindex} il valore numerico dell'\textsl{indice}
dell'interfaccia, e restituisce il relativo nome in \var{ifr\_name}.
Il kernel infatti assegna ad ogni interfaccia un numero progressivo, detto
- dell'interfaccia è soltanto una etichetta associata a detto \textsl{indice},
- che permette di rendere più comprensibile l'indicazione dell'interfaccia
- all'interno dei comandi. Una modalità per ottenere questo valore è usare il
+ dell'interfaccia è soltanto una etichetta associata a detto \textsl{indice},
+ che permette di rendere più comprensibile l'indicazione dell'interfaccia
+ all'interno dei comandi. Una modalità per ottenere questo valore è usare il
comando \cmd{ip link}, che fornisce un elenco delle interfacce presenti
ordinato in base a tale valore (riportato come primo campo).
\item[\const{SIOCGIFINDEX}] restituisce nel campo \var{ifr\_ifindex} il valore
comando \cmd{ip link}, che fornisce un elenco delle interfacce presenti
ordinato in base a tale valore (riportato come primo campo).
\item[\const{SIOCGIFINDEX}] restituisce nel campo \var{ifr\_ifindex} il valore
sostanza l'operazione inversa di \const{SIOCGIFNAME}.
\item[\const{SIOCGIFFLAGS}] permette di ottenere nel campo \var{ifr\_flags} il
valore corrente dei flag dell'interfaccia specificata (con \var{ifr\_name}).
sostanza l'operazione inversa di \const{SIOCGIFNAME}.
\item[\const{SIOCGIFFLAGS}] permette di ottenere nel campo \var{ifr\_flags} il
valore corrente dei flag dell'interfaccia specificata (con \var{ifr\_name}).
\const{IFF\_BROADCAST} & L'interfaccia ha impostato un indirizzo di
\itindex{broadcast} \textit{broadcast} valido.\\
\const{IFF\_BROADCAST} & L'interfaccia ha impostato un indirizzo di
\itindex{broadcast} \textit{broadcast} valido.\\
- \const{IFF\_DEBUG} & È attivo il flag interno di debug.\\
- \const{IFF\_LOOPBACK} & L'interfaccia è una interfaccia di
+ \const{IFF\_DEBUG} & È attivo il flag interno di debug.\\
+ \const{IFF\_LOOPBACK} & L'interfaccia è una interfaccia di
- l'indirizzo del livello di rete non è impostato.\\
- \const{IFF\_PROMISC} & L'interfaccia è in \index{modo~promiscuo}
- \textsl{modo promiscuo} (riceve cioè tutti i
+ l'indirizzo del livello di rete non è impostato.\\
+ \const{IFF\_PROMISC} & L'interfaccia è in \index{modo~promiscuo}
+ \textsl{modo promiscuo} (riceve cioè tutti i
pacchetti che vede passare, compresi quelli non
direttamente indirizzati a lei).\\
\const{IFF\_NOTRAILERS}& Evita l'uso di \textit{trailer} nei pacchetti.\\
\const{IFF\_ALLMULTI} & Riceve tutti i pacchetti di \itindex{multicast}
\textit{multicast}.\\
pacchetti che vede passare, compresi quelli non
direttamente indirizzati a lei).\\
\const{IFF\_NOTRAILERS}& Evita l'uso di \textit{trailer} nei pacchetti.\\
\const{IFF\_ALLMULTI} & Riceve tutti i pacchetti di \itindex{multicast}
\textit{multicast}.\\
bilanciamento di carico.\\
\const{IFF\_MULTICAST} & L'interfaccia ha il supporto per il
\textit{multicast} \itindex{multicast} attivo.\\
bilanciamento di carico.\\
\const{IFF\_MULTICAST} & L'interfaccia ha il supporto per il
\textit{multicast} \itindex{multicast} attivo.\\
automaticamente il tipo di collegamento.\\
\const{IFF\_DYNAMIC} & Gli indirizzi assegnati all'interfaccia vengono
persi quando questa viene disattivata.\\
automaticamente il tipo di collegamento.\\
\const{IFF\_DYNAMIC} & Gli indirizzi assegnati all'interfaccia vengono
persi quando questa viene disattivata.\\
\item[\const{SIOCSIFFLAGS}] permette di impostare il valore dei flag
dell'interfaccia specificata (sempre con \var{ifr\_name}, non staremo a
ripeterlo oltre) attraverso il valore della maschera binaria da passare nel
\item[\const{SIOCSIFFLAGS}] permette di impostare il valore dei flag
dell'interfaccia specificata (sempre con \var{ifr\_name}, non staremo a
ripeterlo oltre) attraverso il valore della maschera binaria da passare nel
- campo \var{ifr\_flags}, che può essere ottenuta con l'OR aritmetico delle
- costanti di tab.~\ref{tab:netdevice_iface_flag}; questa operazione è
+ campo \var{ifr\_flags}, che può essere ottenuta con l'OR aritmetico delle
+ costanti di tab.~\ref{tab:netdevice_iface_flag}; questa operazione è
privilegiata.
\item[\const{SIOCGIFMETRIC}] permette di leggere il valore della metrica del
dispositivo associato all'interfaccia specificata nel campo
privilegiata.
\item[\const{SIOCGIFMETRIC}] permette di leggere il valore della metrica del
dispositivo associato all'interfaccia specificata nel campo
restituisce sempre un valore nullo.
\item[\const{SIOCSIFMETRIC}] permette di impostare il valore della metrica del
restituisce sempre un valore nullo.
\item[\const{SIOCSIFMETRIC}] permette di impostare il valore della metrica del
\item[\const{SIOCSIFMTU}] permette di impostare il valore della
\itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Maximum Transfer Unit} del
\item[\const{SIOCSIFMTU}] permette di impostare il valore della
\itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Maximum Transfer Unit} del
- dispositivo al valore specificato campo \var{ifr\_mtu}. L'operazione è
- privilegiata, e si tenga presente che impostare un valore troppo basso può
+ dispositivo al valore specificato campo \var{ifr\_mtu}. L'operazione è
+ privilegiata, e si tenga presente che impostare un valore troppo basso può
causare un blocco del kernel.
\item[\const{SIOCGIFHWADDR}] permette di leggere il valore dell'indirizzo
causare un blocco del kernel.
\item[\const{SIOCGIFHWADDR}] permette di leggere il valore dell'indirizzo
\item[\const{SIOCSIFHWADDR}] permette di impostare il valore dell'indirizzo
hardware del dispositivo associato all'interfaccia attraverso il valore
della struttura \struct{sockaddr} (con lo stesso formato illustrato per
\item[\const{SIOCSIFHWADDR}] permette di impostare il valore dell'indirizzo
hardware del dispositivo associato all'interfaccia attraverso il valore
della struttura \struct{sockaddr} (con lo stesso formato illustrato per
privilegiata.
\item[\const{SIOCSIFHWBROADCAST}] imposta l'indirizzo \textit{broadcast}
\itindex{broadcast} hardware dell'interfaccia al valore specificato dal
privilegiata.
\item[\const{SIOCSIFHWBROADCAST}] imposta l'indirizzo \textit{broadcast}
\itindex{broadcast} hardware dell'interfaccia al valore specificato dal
\item[\const{SIOCGIFMAP}] legge alcuni parametri hardware (memoria, interrupt,
canali di DMA) del driver dell'interfaccia specificata, restituendo i
relativi valori nel campo \var{ifr\_map}; quest'ultimo contiene una
\item[\const{SIOCGIFMAP}] legge alcuni parametri hardware (memoria, interrupt,
canali di DMA) del driver dell'interfaccia specificata, restituendo i
relativi valori nel campo \var{ifr\_map}; quest'ultimo contiene una
\item[\const{SIOCADDMULTI}] aggiunge un indirizzo di \itindex{multicast}
\textit{multicast} ai filtri del livello di collegamento associati
dell'interfaccia. Si deve usare un indirizzo hardware da specificare
\item[\const{SIOCADDMULTI}] aggiunge un indirizzo di \itindex{multicast}
\textit{multicast} ai filtri del livello di collegamento associati
dell'interfaccia. Si deve usare un indirizzo hardware da specificare
- attraverso il campo \var{ifr\_hwaddr}, che conterrà l'opportuna struttura
- \struct{sockaddr}; l'operazione è privilegiata. Per una modalità alternativa
+ attraverso il campo \var{ifr\_hwaddr}, che conterrà l'opportuna struttura
+ \struct{sockaddr}; l'operazione è privilegiata. Per una modalità alternativa
per eseguire la stessa operazione si possono usare i \textit{packet socket},
vedi sez.~\ref{sec:packet_socket}.
\item[\const{SIOCDELMULTI}] rimuove un indirizzo di \itindex{multicast}
\textit{multicast} ai filtri del livello di collegamento dell'interfaccia,
vuole un indirizzo hardware specificato come per \const{SIOCADDMULTI}. Anche
per eseguire la stessa operazione si possono usare i \textit{packet socket},
vedi sez.~\ref{sec:packet_socket}.
\item[\const{SIOCDELMULTI}] rimuove un indirizzo di \itindex{multicast}
\textit{multicast} ai filtri del livello di collegamento dell'interfaccia,
vuole un indirizzo hardware specificato come per \const{SIOCADDMULTI}. Anche
con i \textit{packet socket}.
\item[\const{SIOCGIFTXQLEN}] permette di leggere la lunghezza della coda di
con i \textit{packet socket}.
\item[\const{SIOCGIFTXQLEN}] permette di leggere la lunghezza della coda di
\item[\const{SIOCSIFTXQLEN}] permette di impostare il valore della lunghezza
della coda di trasmissione del dispositivo associato all'interfaccia, questo
\item[\const{SIOCSIFTXQLEN}] permette di impostare il valore della lunghezza
della coda di trasmissione del dispositivo associato all'interfaccia, questo
-interfacce di rete, è \const{SIOCGIFCONF}; però per ragioni di compatibilità
-questa operazione è disponibile soltanto per i socket della famiglia
-\const{AF\_INET} (vale ad dire per socket IPv4). In questo caso l'utente dovrà
+interfacce di rete, è \const{SIOCGIFCONF}; però per ragioni di compatibilità
+questa operazione è disponibile soltanto per i socket della famiglia
+\const{AF\_INET} (vale ad dire per socket IPv4). In questo caso l'utente dovrà
passare come argomento una struttura \struct{ifconf}, definita in
fig.~\ref{fig:netdevice_ifconf_struct}.
passare come argomento una struttura \struct{ifconf}, definita in
fig.~\ref{fig:netdevice_ifconf_struct}.
contenente un vettore di strutture \struct{ifreq}. La dimensione (in byte) di
questo buffer deve essere specificata nel campo \var{ifc\_len} di
contenente un vettore di strutture \struct{ifreq}. La dimensione (in byte) di
questo buffer deve essere specificata nel campo \var{ifc\_len} di
-indirizzo potrà essere fornito usando il campo \var{ifc\_buf}.\footnote{si
- noti che l'indirizzo del buffer è definito in \struct{ifconf} con una
+indirizzo potrà essere fornito usando il campo \var{ifc\_buf}.\footnote{si
+ noti che l'indirizzo del buffer è definito in \struct{ifconf} con una
\ctyp{union}, questo consente di utilizzare una delle due forme a piacere.}
La funzione restituisce nel buffer indicato una serie di strutture
\struct{ifreq} contenenti nel campo \var{ifr\_name} il nome dell'interfaccia e
nel campo \var{ifr\_addr} il relativo indirizzo IP. Se lo spazio allocato nel
\ctyp{union}, questo consente di utilizzare una delle due forme a piacere.}
La funzione restituisce nel buffer indicato una serie di strutture
\struct{ifreq} contenenti nel campo \var{ifr\_name} il nome dell'interfaccia e
nel campo \var{ifr\_addr} il relativo indirizzo IP. Se lo spazio allocato nel
eccedenti numero di byte specificato col valore di \var{ifc\_len} impostato
alla chiamata della funzione, troncando il risultato se questi non dovessero
essere sufficienti. Questa condizione non viene segnalata come errore per cui
occorre controllare il valore di \var{ifc\_len} all'uscita della funzione, e
eccedenti numero di byte specificato col valore di \var{ifc\_len} impostato
alla chiamata della funzione, troncando il risultato se questi non dovessero
essere sufficienti. Questa condizione non viene segnalata come errore per cui
occorre controllare il valore di \var{ifc\_len} all'uscita della funzione, e
-verificare che esso sia inferiore a quello di ingresso. In caso contrario si è
-probabilmente\footnote{probabilmente perché si potrebbe essere nella
+verificare che esso sia inferiore a quello di ingresso. In caso contrario si è
+probabilmente\footnote{probabilmente perché si potrebbe essere nella
condizione in cui sono stati usati esattamente quel numero di byte.} avuta
una situazione di troncamento dei dati.
condizione in cui sono stati usati esattamente quel numero di byte.} avuta
una situazione di troncamento dei dati.
fig.~\ref{fig:netdevice_iflist} il corpo principale del programma
\texttt{iflist} in cui si utilizza l'operazione \const{SIOCGIFCONF} per
ottenere una lista delle interfacce attive e dei relativi indirizzi. Al solito
fig.~\ref{fig:netdevice_iflist} il corpo principale del programma
\texttt{iflist} in cui si utilizza l'operazione \const{SIOCGIFCONF} per
ottenere una lista delle interfacce attive e dei relativi indirizzi. Al solito
Il programma inizia (\texttt{\small 7--11}) con la creazione del socket
necessario ad eseguire l'operazione, dopo di che si inizializzano
opportunamente (\texttt{\small 13--14}) i valori della struttura
\struct{ifconf} indicando la dimensione del buffer ed il suo
indirizzo;\footnote{si noti come in questo caso si sia specificato l'indirizzo
Il programma inizia (\texttt{\small 7--11}) con la creazione del socket
necessario ad eseguire l'operazione, dopo di che si inizializzano
opportunamente (\texttt{\small 13--14}) i valori della struttura
\struct{ifconf} indicando la dimensione del buffer ed il suo
indirizzo;\footnote{si noti come in questo caso si sia specificato l'indirizzo
ai valori contenuti nel buffer usando \var{ifc\_req}.} si esegue poi
l'operazione invocando \func{ioctl}, controllando come sempre la corretta
esecuzione, ed uscendo in caso di errore (\texttt{\small 15--19}).
ai valori contenuti nel buffer usando \var{ifc\_req}.} si esegue poi
l'operazione invocando \func{ioctl}, controllando come sempre la corretta
esecuzione, ed uscendo in caso di errore (\texttt{\small 15--19}).
-Si esegue poi un controllo sulla quantità di dati restituiti segnalando un
-eventuale overflow del buffer (\texttt{\small 21--23}); se invece è tutto a
+Si esegue poi un controllo sulla quantità di dati restituiti segnalando un
+eventuale overflow del buffer (\texttt{\small 21--23}); se invece è tutto a
posto (\texttt{\small 24--27}) si calcola e si stampa a video il numero di
interfacce attive trovate. L'ultima parte del programma (\texttt{\small
posto (\texttt{\small 24--27}) si calcola e si stampa a video il numero di
interfacce attive trovate. L'ultima parte del programma (\texttt{\small
poi da poterlo poi usare come argomento di \func{inet\_ntoa}.} e lo si
stampa (\texttt{\small 31--32}) insieme al nome dell'interfaccia.
poi da poterlo poi usare come argomento di \func{inet\_ntoa}.} e lo si
stampa (\texttt{\small 31--32}) insieme al nome dell'interfaccia.
\label{sec:sock_ioctl_IP}
Non esistono operazioni specifiche per i socket IP in quanto tali,\footnote{a
\label{sec:sock_ioctl_IP}
Non esistono operazioni specifiche per i socket IP in quanto tali,\footnote{a
delle interfacce di rete, per cui l'abbiamo trattata in
sez.~\ref{sec:sock_ioctl_netdevice} insieme alle altre che comunque si
applicano anche ai socket IP.} mentre per i pacchetti di altri protocolli
delle interfacce di rete, per cui l'abbiamo trattata in
sez.~\ref{sec:sock_ioctl_netdevice} insieme alle altre che comunque si
applicano anche ai socket IP.} mentre per i pacchetti di altri protocolli
riferimento direttamente all'eventuale supporto presente per il tipo di socket
usato: ad esempio si possono ricevere pacchetti ICMP con socket di tipo
riferimento direttamente all'eventuale supporto presente per il tipo di socket
usato: ad esempio si possono ricevere pacchetti ICMP con socket di tipo
funzione \func{ioctl} consente di effettuare alcune operazioni specifiche per
i socket che usano questo protocollo, ma queste vendono eseguite, invece che a
livello di IP, al successivo livello di trasporto, vale a dire in maniera
funzione \func{ioctl} consente di effettuare alcune operazioni specifiche per
i socket che usano questo protocollo, ma queste vendono eseguite, invece che a
livello di IP, al successivo livello di trasporto, vale a dire in maniera
come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, deve
essere sempre il puntatore ad una variabile di tipo \ctyp{int}:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
come \itindex{value~result~argument} \textit{value result argument}, deve
essere sempre il puntatore ad una variabile di tipo \ctyp{int}:
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.5cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
posizione (detta anche \textit{urgent mark}) in cui sono stati ricevuti
\itindex{out-of-band} dati urgenti (vedi sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}).
Una operazione di lettura da un socket non attraversa mai questa posizione,
posizione (detta anche \textit{urgent mark}) in cui sono stati ricevuti
\itindex{out-of-band} dati urgenti (vedi sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}).
Una operazione di lettura da un socket non attraversa mai questa posizione,
sez.~\ref{sec:sock_generic_options}) per ricevere i dati urgenti all'interno
del flusso dei dati ordinari del socket;\footnote{vedremo in
sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data} che in genere i dati urgenti presenti su un
socket si leggono \textit{out-of-band} usando un opportuno flag per
\func{recvmsg}.} in tal caso quando \const{SIOCATMARK} restituisce un
sez.~\ref{sec:sock_generic_options}) per ricevere i dati urgenti all'interno
del flusso dei dati ordinari del socket;\footnote{vedremo in
sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data} che in genere i dati urgenti presenti su un
socket si leggono \textit{out-of-band} usando un opportuno flag per
\func{recvmsg}.} in tal caso quando \const{SIOCATMARK} restituisce un
dati urgenti e non il normale traffico; torneremo su questo in maggior
dettaglio in sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}.
dati urgenti e non il normale traffico; torneremo su questo in maggior
dettaglio in sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}.
\item[\const{FIONREAD}] restituisce la dimensione in byte del primo pacchetto
in attesa di ricezione, o 0 qualora non ci sia nessun pacchetto.
\item[\const{TIOCOUTQ}] restituisce il numero di byte presenti nella coda di
\item[\const{FIONREAD}] restituisce la dimensione in byte del primo pacchetto
in attesa di ricezione, o 0 qualora non ci sia nessun pacchetto.
\item[\const{TIOCOUTQ}] restituisce il numero di byte presenti nella coda di
\label{sec:sock_sysctl_proc}
Come ultimo argomento di questo capitolo tratteremo l'uso della funzione
\label{sec:sock_sysctl_proc}
Come ultimo argomento di questo capitolo tratteremo l'uso della funzione
-\func{sysctl} (che è stata introdotta nelle sue funzionalità generiche in
-sez.~\ref{sec:sys_sysctl}) per quanto riguarda le sue capacità di effettuare
-impostazioni relative alle proprietà dei socket. Dato che le stesse
-funzionalità sono controllabili direttamente attraverso il filesystem
+\func{sysctl} (che è stata introdotta nelle sue funzionalità generiche in
+sez.~\ref{sec:sys_sysctl}) per quanto riguarda le sue capacità di effettuare
+impostazioni relative alle proprietà dei socket. Dato che le stesse
+funzionalità sono controllabili direttamente attraverso il filesystem
rete}
\label{sec:sock_sysctl}
La differenza nell'uso di \func{sysctl} e del filesystem \texttt{/proc}
rispetto a quello delle funzioni \func{ioctl} e \func{fcntl} visto in
sez.~\ref{sec:sock_ctrl_func} o all'uso di \func{getsockopt} e
rete}
\label{sec:sock_sysctl}
La differenza nell'uso di \func{sysctl} e del filesystem \texttt{/proc}
rispetto a quello delle funzioni \func{ioctl} e \func{fcntl} visto in
sez.~\ref{sec:sock_ctrl_func} o all'uso di \func{getsockopt} e
-impostano proprietà (o valori di default) validi a livello dell'intero
-sistema, e cioè per tutti i socket.
+impostano proprietà (o valori di default) validi a livello dell'intero
+sistema, e cioè per tutti i socket.
impostabili con \func{sysctl}, sono riportate sotto il nodo \texttt{net}, o,
se acceduti tramite l'interfaccia del filesystem \texttt{/proc}, sotto
\texttt{/proc/sys/net}. In genere sotto questa directory compaiono le
sottodirectory (corrispondenti ad altrettanti sotto-nodi per \func{sysctl})
impostabili con \func{sysctl}, sono riportate sotto il nodo \texttt{net}, o,
se acceduti tramite l'interfaccia del filesystem \texttt{/proc}, sotto
\texttt{/proc/sys/net}. In genere sotto questa directory compaiono le
sottodirectory (corrispondenti ad altrettanti sotto-nodi per \func{sysctl})
\texttt{/proc} come sostituto di \func{sysctl}, dato che i valori di nodi e
sotto-nodi di quest'ultima sono mappati come file e directory sotto
\texttt{/proc} come sostituto di \func{sysctl}, dato che i valori di nodi e
sotto-nodi di quest'ultima sono mappati come file e directory sotto
di impostare alcuni parametri o leggere lo stato della rete a livello di
sistema sotto \texttt{/proc/net}, dove sono presenti dei file che non
corrispondono a nessun nodo di \func{sysctl}.
di impostare alcuni parametri o leggere lo stato della rete a livello di
sistema sotto \texttt{/proc/net}, dove sono presenti dei file che non
corrispondono a nessun nodo di \func{sysctl}.
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{rmem\_default}] imposta la dimensione
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{rmem\_default}] imposta la dimensione
l'uso dell'opzione \const{SO\_RCVBUF}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{wmem\_default}] imposta la dimensione
l'uso dell'opzione \const{SO\_RCVBUF}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{wmem\_default}] imposta la dimensione
l'uso dell'opzione \const{SO\_SNDBUF}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{message\_cost},
\procrelfile{/proc/sys/net/core}{message\_burst}] contengono le impostazioni
l'uso dell'opzione \const{SO\_SNDBUF}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{message\_cost},
\procrelfile{/proc/sys/net/core}{message\_burst}] contengono le impostazioni
- Il \itindex{bucket~filter} \textit{bucket filter} è un algoritmo generico
- che permette di impostare dei limiti di flusso su una quantità\footnote{uno
+ Il \itindex{bucket~filter} \textit{bucket filter} è un algoritmo generico
+ che permette di impostare dei limiti di flusso su una quantità\footnote{uno
analogo viene usato nel \itindex{netfilter} \textit{netfilter} per imporre
dei limiti sul flusso dei pacchetti.} senza dovere eseguire medie
temporali, che verrebbero a dipendere in misura non controllabile dalla
analogo viene usato nel \itindex{netfilter} \textit{netfilter} per imporre
dei limiti sul flusso dei pacchetti.} senza dovere eseguire medie
temporali, che verrebbero a dipendere in misura non controllabile dalla
\textit{burst}) il flusso medio verrebbe a dipendere in maniera esclusiva
dalla dimensione dell'intervallo di tempo su cui calcola la media.} in
questo caso si definisce la dimensione di un ``\textsl{bidone}'' (il
\textit{burst}) il flusso medio verrebbe a dipendere in maniera esclusiva
dalla dimensione dell'intervallo di tempo su cui calcola la media.} in
questo caso si definisce la dimensione di un ``\textsl{bidone}'' (il
- I due valori indicano rispettivamente il flusso a regime (non sarà inviato
- più di un messaggio per il numero di secondi specificato da
+ I due valori indicano rispettivamente il flusso a regime (non sarà inviato
+ più di un messaggio per il numero di secondi specificato da
\texttt{message\_cost}) e la dimensione iniziale per in caso di picco di
emissione (verranno accettati inizialmente fino ad un massimo di
\texttt{message\_cost/message\_burst} messaggi).
\texttt{message\_cost}) e la dimensione iniziale per in caso di picco di
emissione (verranno accettati inizialmente fino ad un massimo di
\texttt{message\_cost/message\_burst} messaggi).
Oltre a questi nella directory \texttt{/proc/sys/net/core} si trovano altri
file, la cui documentazione dovrebbe essere mantenuta nei sorgenti del kernel,
nel file \texttt{Documentation/networking/ip-sysctl.txt}; la maggior parte di
Oltre a questi nella directory \texttt{/proc/sys/net/core} si trovano altri
file, la cui documentazione dovrebbe essere mantenuta nei sorgenti del kernel,
nel file \texttt{Documentation/networking/ip-sysctl.txt}; la maggior parte di
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{dev\_weight}] blocco di lavoro
(\textit{work quantum}) dello scheduler di processo dei pacchetti.
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{dev\_weight}] blocco di lavoro
(\textit{work quantum}) dello scheduler di processo dei pacchetti.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{no\_cong\_thresh}] valore minimo
(\textit{low water mark}) per il riavvio dei dispositivi congestionati.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{no\_cong\_thresh}] valore minimo
(\textit{low water mark}) per il riavvio dei dispositivi congestionati.
- % \item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{netdev\_fastroute}] è presente
- % soltanto quando si è compilato il kernel con l'apposita opzione di
+ % \item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{netdev\_fastroute}] è presente
+ % soltanto quando si è compilato il kernel con l'apposita opzione di
% ottimizzazione per l'uso come router.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{somaxconn}] imposta la dimensione
massima utilizzabile per il \textit{backlog} della funzione \func{listen}
(vedi sez.~\ref{sec:TCP_func_listen}), e corrisponde al valore della
% ottimizzazione per l'uso come router.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/core}{somaxconn}] imposta la dimensione
massima utilizzabile per il \textit{backlog} della funzione \func{listen}
(vedi sez.~\ref{sec:TCP_func_listen}), e corrisponde al valore della
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_default\_ttl}] imposta il valore di
default per il campo TTL (vedi sez.~\ref{sec:IP_header}) di tutti i
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_default\_ttl}] imposta il valore di
default per il campo TTL (vedi sez.~\ref{sec:IP_header}) di tutti i
- pacchetti uscenti, stabilendo così il numero massimo di router che i
- pacchetti possono attraversare. Il valore può essere modificato anche per il
+ pacchetti uscenti, stabilendo così il numero massimo di router che i
+ pacchetti possono attraversare. Il valore può essere modificato anche per il
- dato che il campo citato è di 8 bit hanno senso solo valori fra 0 e 255. Il
- valore di default è 64, e normalmente non c'è nessuna necessità di
+ dato che il campo citato è di 8 bit hanno senso solo valori fra 0 e 255. Il
+ valore di default è 64, e normalmente non c'è nessuna necessità di
- estremamente ``{lontane}'' in termini di \textit{hop}, ma è praticamente
- impossibile trovarne.} Aumentare il valore è una pratica poco gentile, in
+ estremamente ``{lontane}'' in termini di \textit{hop}, ma è praticamente
+ impossibile trovarne.} Aumentare il valore è una pratica poco gentile, in
quanto in caso di problemi di routing si allunga inutilmente il numero di
ritrasmissioni.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_forward}] abilita l'inoltro dei
quanto in caso di problemi di routing si allunga inutilmente il numero di
ritrasmissioni.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_forward}] abilita l'inoltro dei
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_dynaddr}] abilita la riscrittura
automatica degli indirizzi associati ad un socket quando una interfaccia
cambia indirizzo. Viene usato per le interfacce usate nei collegamenti in
dial-up, il cui indirizzo IP viene assegnato dinamicamente dal provider, e
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_dynaddr}] abilita la riscrittura
automatica degli indirizzi associati ad un socket quando una interfaccia
cambia indirizzo. Viene usato per le interfacce usate nei collegamenti in
dial-up, il cui indirizzo IP viene assegnato dinamicamente dal provider, e
- può essere modificato. Prende un valore intero, con 0 si disabilita la
- funzionalità, con 1 la si abilita, con 2 (o con qualunque altro valore
- diverso dai precedenti) la si abilità in modalità \textsl{prolissa}; di
- default la funzionalità è disabilitata.
+ può essere modificato. Prende un valore intero, con 0 si disabilita la
+ funzionalità, con 1 la si abilita, con 2 (o con qualunque altro valore
+ diverso dai precedenti) la si abilità in modalità \textsl{prolissa}; di
+ default la funzionalità è disabilitata.
a partire dal kernel 2.6.18.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_local\_port\_range}] imposta
l'intervallo dei valori usati per l'assegnazione delle porte effimere,
a partire dal kernel 2.6.18.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_local\_port\_range}] imposta
l'intervallo dei valori usati per l'assegnazione delle porte effimere,
fig.~\ref{fig:TCP_port_alloc}; prende due valori interi separati da spazi,
che indicano gli estremi dell'intervallo. Si abbia cura di non definire un
intervallo che si sovrappone a quello delle porte usate per il
fig.~\ref{fig:TCP_port_alloc}; prende due valori interi separati da spazi,
che indicano gli estremi dell'intervallo. Si abbia cura di non definire un
intervallo che si sovrappone a quello delle porte usate per il
- \itindex{masquerading} \textit{masquerading}, il kernel può gestire la
- sovrapposizione, ma si avrà una perdita di prestazioni. Si imposti sempre un
+ \itindex{masquerading} \textit{masquerading}, il kernel può gestire la
+ sovrapposizione, ma si avrà una perdita di prestazioni. Si imposti sempre un
valore iniziale maggiore di 1024 (o meglio ancora di 4096) per evitare
conflitti con le porte usate dai servizi noti.
valore iniziale maggiore di 1024 (o meglio ancora di 4096) per evitare
conflitti con le porte usate dai servizi noti.
disabilitare per i socket \const{SOCK\_STREAM} la ricerca automatica della
\itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Path MTU} (vedi
sez.~\ref{sec:net_lim_dim} e sez.~\ref{sec:sock_ipv4_options}). Prende un
disabilitare per i socket \const{SOCK\_STREAM} la ricerca automatica della
\itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Path MTU} (vedi
sez.~\ref{sec:net_lim_dim} e sez.~\ref{sec:sock_ipv4_options}). Prende un
In genere si abilita questo parametro quando per qualche motivo il
procedimento del \itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Path MTU discovery}
In genere si abilita questo parametro quando per qualche motivo il
procedimento del \itindex{Maximum~Transfer~Unit} \textit{Path MTU discovery}
- fallisce; dato che questo può avvenire a causa di router\footnote{ad
- esempio se si scartano tutti i pacchetti ICMP, il problema è affrontato
+ fallisce; dato che questo può avvenire a causa di router\footnote{ad
+ esempio se si scartano tutti i pacchetti ICMP, il problema è affrontato
anche in sez.~1.4.4 di \cite{FwGL}.} o interfacce\footnote{ad esempio se i
due capi di un collegamento \textit{point-to-point} non si accordano sulla
anche in sez.~1.4.4 di \cite{FwGL}.} o interfacce\footnote{ad esempio se i
due capi di un collegamento \textit{point-to-point} non si accordano sulla
- stessa MTU.} mal configurate è opportuno correggere le configurazioni,
- perché disabilitare globalmente il procedimento con questo parametro ha
+ stessa MTU.} mal configurate è opportuno correggere le configurazioni,
+ perché disabilitare globalmente il procedimento con questo parametro ha
pesanti ripercussioni in termini di prestazioni di rete.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_always\_defrag}] fa si che tutti i
pesanti ripercussioni in termini di prestazioni di rete.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_always\_defrag}] fa si che tutti i
precedenti questo comportamento poteva essere solo stabilito un volta per
tutte in fase di compilazione del kernel con l'opzione
\texttt{CONFIG\_IP\_ALWAYS\_DEFRAG}.} Prende un valore logico e di default
precedenti questo comportamento poteva essere solo stabilito un volta per
tutte in fase di compilazione del kernel con l'opzione
\texttt{CONFIG\_IP\_ALWAYS\_DEFRAG}.} Prende un valore logico e di default
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_nonlocal\_bind}] se abilitato rende
possibile ad una applicazione eseguire \func{bind} anche su un indirizzo che
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{ip\_nonlocal\_bind}] se abilitato rende
possibile ad una applicazione eseguire \func{bind} anche su un indirizzo che
- non è presente su nessuna interfaccia locale. Prende un valore logico e di
- default è disabilitato.
+ non è presente su nessuna interfaccia locale. Prende un valore logico e di
+ default è disabilitato.
- Questo può risultare utile per applicazioni particolari (come gli
- \textit{sniffer}) che hanno la necessità di ricevere pacchetti anche non
+ Questo può risultare utile per applicazioni particolari (come gli
+ \textit{sniffer}) che hanno la necessità di ricevere pacchetti anche non
diretti agli indirizzi presenti sulla macchina, ad esempio per intercettare
il traffico per uno specifico indirizzo che si vuole tenere sotto
diretti agli indirizzi presenti sulla macchina, ad esempio per intercettare
il traffico per uno specifico indirizzo che si vuole tenere sotto
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_abort\_on\_overflow}] indica al
\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.2cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_abort\_on\_overflow}] indica al
- kernel di azzerare le connessioni quando il programma che le riceve è troppo
- lento ed incapace di accettarle. Prende un valore logico ed è disabilitato
- di default. Questo consente di recuperare le connessioni se si è avuto un
+ kernel di azzerare le connessioni quando il programma che le riceve è troppo
+ lento ed incapace di accettarle. Prende un valore logico ed è disabilitato
+ di default. Questo consente di recuperare le connessioni se si è avuto un
- dei client che interrogano il server. Pertanto è da abilitare soltanto
- quando si è sicuri che non è possibile ottimizzare il server in modo che sia
- in grado di accettare connessioni più rapidamente.
+ dei client che interrogano il server. Pertanto è da abilitare soltanto
+ quando si è sicuri che non è possibile ottimizzare il server in modo che sia
+ in grado di accettare connessioni più rapidamente.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_adv\_win\_scale}] indica al kernel
quale frazione del buffer associato ad un socket\footnote{quello impostato
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_adv\_win\_scale}] indica al kernel
quale frazione del buffer associato ad un socket\footnote{quello impostato
che determina la suddetta frazione secondo la formula
$\texttt{buffer}/2^\texttt{tcp\_adv\_win\_scale}$ se positivo o con
$\texttt{buffer}-\texttt{buffer}/2^\texttt{tcp\_adv\_win\_scale}$ se
che determina la suddetta frazione secondo la formula
$\texttt{buffer}/2^\texttt{tcp\_adv\_win\_scale}$ se positivo o con
$\texttt{buffer}-\texttt{buffer}/2^\texttt{tcp\_adv\_win\_scale}$ se
viene riservato un quarto del totale.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_app\_win}] indica la frazione
viene riservato un quarto del totale.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_app\_win}] indica la frazione
bufferizzazione. Prende un valore valore intero che consente di calcolare la
dimensione in byte come il massimo fra la \itindex{Maximum~Segment~Size}
MSS e $\texttt{window}/2^\texttt{tcp\_app\_win}$. Un valore nullo significa
bufferizzazione. Prende un valore valore intero che consente di calcolare la
dimensione in byte come il massimo fra la \itindex{Maximum~Segment~Size}
MSS e $\texttt{window}/2^\texttt{tcp\_app\_win}$. Un valore nullo significa
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2018.txt}{RFC~2018}, usata per dare
un \textit{acknowledgement} unico su blocchi di pacchetti non contigui,
che consente di diminuire il numero di pacchetti scambiati.} Prende un
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2018.txt}{RFC~2018}, usata per dare
un \textit{acknowledgement} unico su blocchi di pacchetti non contigui,
che consente di diminuire il numero di pacchetti scambiati.} Prende un
- valore logico e di default è abilitato.
-% TODO documentare o descrivere che cos'è il Duplicate SACK o
+ valore logico e di default è abilitato.
+% TODO documentare o descrivere che cos'è il Duplicate SACK o
% mettere riferimento nelle appendici
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_ecn}] abilita il meccanismo della
\textit{Explicit Congestion Notification} (in breve ECN) nelle connessioni
% mettere riferimento nelle appendici
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_ecn}] abilita il meccanismo della
\textit{Explicit Congestion Notification} (in breve ECN) nelle connessioni
- TCP. Prende valore logico che di default è disabilitato. La \textit{Explicit
- Congestion Notification} \itindex{Explicit~Congestion~Notification} è un
- meccanismo che consente di notificare quando una rotta o una rete è
- congestionata da un eccesso di traffico,\footnote{il meccanismo è descritto
+ TCP. Prende valore logico che di default è disabilitato. La \textit{Explicit
+ Congestion Notification} \itindex{Explicit~Congestion~Notification} è un
+ meccanismo che consente di notificare quando una rotta o una rete è
+ congestionata da un eccesso di traffico,\footnote{il meccanismo è descritto
in dettaglio nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc3168.txt}{RFC~3168}
mentre gli effetti sulle prestazioni del suo utilizzo sono documentate
in dettaglio nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc3168.txt}{RFC~3168}
mentre gli effetti sulle prestazioni del suo utilizzo sono documentate
essere avvisati e cercare rotte alternative oppure diminuire l'emissione di
pacchetti (in modo da non aumentare la congestione).
essere avvisati e cercare rotte alternative oppure diminuire l'emissione di
pacchetti (in modo da non aumentare la congestione).
dovuti al fatto che alcuni vecchi router non supportano il meccanismo ed
alla sua attivazione scartano i relativi pacchetti, bloccando completamente
il traffico.
dovuti al fatto che alcuni vecchi router non supportano il meccanismo ed
alla sua attivazione scartano i relativi pacchetti, bloccando completamente
il traffico.
% mettere riferimento nelle appendici
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_fack}] abilita il supporto per il
\textit{TCP Forward Acknowledgement}, un algoritmo per il controllo della
% mettere riferimento nelle appendici
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_fack}] abilita il supporto per il
\textit{TCP Forward Acknowledgement}, un algoritmo per il controllo della
% mettere riferimento nelle appendici
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_fin\_timeout}] specifica il numero
di secondi da passare in stato \texttt{FIN\_WAIT2} nell'attesa delle
ricezione del pacchetto FIN conclusivo, passati quali il socket viene
comunque chiuso forzatamente. Prende un valore intero che indica i secondi
% mettere riferimento nelle appendici
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_fin\_timeout}] specifica il numero
di secondi da passare in stato \texttt{FIN\_WAIT2} nell'attesa delle
ricezione del pacchetto FIN conclusivo, passati quali il socket viene
comunque chiuso forzatamente. Prende un valore intero che indica i secondi
- quella che in sostanza è una violazione delle specifiche del protocollo TCP,
- ma è utile per fronteggiare alcuni attacchi di
+ quella che in sostanza è una violazione delle specifiche del protocollo TCP,
+ ma è utile per fronteggiare alcuni attacchi di
\itindex{Denial~of~Service~(DoS)} \textit{Denial of Service}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_frto}] abilita il supporto per
l'algoritmo F-RTO, un algoritmo usato per la ritrasmissione dei timeout del
protocollo TCP, che diventa molto utile per le reti wireless dove la perdita
\itindex{Denial~of~Service~(DoS)} \textit{Denial of Service}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_frto}] abilita il supporto per
l'algoritmo F-RTO, un algoritmo usato per la ritrasmissione dei timeout del
protocollo TCP, che diventa molto utile per le reti wireless dove la perdita
- di pacchetti è usualmente dovuta a delle interferenze radio, piuttosto che
- alla congestione dei router. Prende un valore logico e di default è
+ di pacchetti è usualmente dovuta a delle interferenze radio, piuttosto che
+ alla congestione dei router. Prende un valore logico e di default è
disabilitato.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_keepalive\_intvl}] indica il
numero di secondi che deve trascorrere fra l'emissione di due successivi
disabilitato.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_keepalive\_intvl}] indica il
numero di secondi che deve trascorrere fra l'emissione di due successivi
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_keepalive\_probes}] indica il
massimo numero pacchetti di \textit{keepalive} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_options_main}) che devono essere inviati senza ricevere
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_keepalive\_probes}] indica il
massimo numero pacchetti di \textit{keepalive} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_options_main}) che devono essere inviati senza ricevere
- risposta prima che il kernel decida che la connessione è caduta e la
- termini. Prende un valore intero che di default è 9.
+ risposta prima che il kernel decida che la connessione è caduta e la
+ termini. Prende un valore intero che di default è 9.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_keepalive\_time}] indica il numero
di secondi che devono passare senza traffico sulla connessione prima che il
kernel inizi ad inviare pacchetti di pacchetti di
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_keepalive\_time}] indica il numero
di secondi che devono passare senza traffico sulla connessione prima che il
kernel inizi ad inviare pacchetti di pacchetti di
impostata l'opzione \const{SO\_KEEPALIVE} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_options_main}.} Prende un valore intero che di default
impostata l'opzione \const{SO\_KEEPALIVE} (vedi
sez.~\ref{sec:sock_options_main}.} Prende un valore intero che di default
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_low\_latency}] indica allo stack
TCP del kernel di ottimizzare il comportamento per ottenere tempi di latenza
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_low\_latency}] indica allo stack
TCP del kernel di ottimizzare il comportamento per ottenere tempi di latenza
- più bassi a scapito di valori più alti per l'utilizzo della banda. Prende un
- valore logico che di default è disabilitato in quanto un maggior utilizzo
- della banda è preferito, ma esistono applicazioni particolari in cui la
- riduzione della latenza è più importante (ad esempio per i cluster di
- calcolo parallelo) nelle quali lo si può abilitare.
+ più bassi a scapito di valori più alti per l'utilizzo della banda. Prende un
+ valore logico che di default è disabilitato in quanto un maggior utilizzo
+ della banda è preferito, ma esistono applicazioni particolari in cui la
+ riduzione della latenza è più importante (ad esempio per i cluster di
+ calcolo parallelo) nelle quali lo si può abilitare.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_max\_orphans}] indica il numero
massimo di socket TCP ``\textsl{orfani}'' (vale a dire non associati a
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_max\_orphans}] indica il numero
massimo di socket TCP ``\textsl{orfani}'' (vale a dire non associati a
processo di chiusura.} Quando il limite viene ecceduto la connessione
orfana viene resettata e viene stampato un avvertimento. Questo limite viene
usato per contrastare alcuni elementari attacchi di \textit{denial of
processo di chiusura.} Quando il limite viene ecceduto la connessione
orfana viene resettata e viene stampato un avvertimento. Questo limite viene
usato per contrastare alcuni elementari attacchi di \textit{denial of
- service}. Diminuire il valore non è mai raccomandato, in certe condizioni
- di rete può essere opportuno aumentarlo, ma si deve tenere conto del fatto
- che ciascuna connessione orfana può consumare fino a 64K di memoria del
+ service}. Diminuire il valore non è mai raccomandato, in certe condizioni
+ di rete può essere opportuno aumentarlo, ma si deve tenere conto del fatto
+ che ciascuna connessione orfana può consumare fino a 64K di memoria del
kernel. Prende un valore intero, il valore di default viene impostato
inizialmente al valore del parametro del kernel \texttt{NR\_FILE}, e viene
aggiustato a seconda della memoria disponibile.
kernel. Prende un valore intero, il valore di default viene impostato
inizialmente al valore del parametro del kernel \texttt{NR\_FILE}, e viene
aggiustato a seconda della memoria disponibile.
% TODO verificare la spiegazione di connessione orfana.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_max\_syn\_backlog}] indica la
% TODO verificare la spiegazione di connessione orfana.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_max\_syn\_backlog}] indica la
- lunghezza della coda delle connessioni incomplete, cioè delle connessioni
- per le quali si è ricevuto un SYN di richiesta ma non l'ACK finale del
+ lunghezza della coda delle connessioni incomplete, cioè delle connessioni
+ per le quali si è ricevuto un SYN di richiesta ma non l'ACK finale del
\itindex{three~way~handshake} \textit{three way handshake} (si riveda quanto
illustrato in sez.~\ref{sec:TCP_func_listen}).
\itindex{three~way~handshake} \textit{three way handshake} (si riveda quanto
illustrato in sez.~\ref{sec:TCP_func_listen}).
sufficiente memoria (se maggiore di 128Mb) e ridotto a 128 qualora la
memoria sia poca (inferiore a 32Mb).\footnote{si raccomanda, qualora si
voglia aumentare il valore oltre 1024, di seguire la procedura citata
sufficiente memoria (se maggiore di 128Mb) e ridotto a 128 qualora la
memoria sia poca (inferiore a 32Mb).\footnote{si raccomanda, qualora si
voglia aumentare il valore oltre 1024, di seguire la procedura citata
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_max\_tw\_buckets}] indica il
numero massimo di socket in stato \texttt{TIME\_WAIT} consentito nel
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_max\_tw\_buckets}] indica il
numero massimo di socket in stato \texttt{TIME\_WAIT} consentito nel
del parametro \texttt{NR\_FILE}, ma che viene aggiustato automaticamente a
seconda della memoria presente. Se il valore viene superato il socket viene
del parametro \texttt{NR\_FILE}, ma che viene aggiustato automaticamente a
seconda della memoria presente. Se il valore viene superato il socket viene
prevenire alcuni semplici attacchi di \textit{denial of service}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_mem}] viene usato dallo stack TCP
prevenire alcuni semplici attacchi di \textit{denial of service}.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_mem}] viene usato dallo stack TCP
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_orphan\_retries}] indica il numero
massimo di volte che si esegue un tentativo di controllo sull'altro capo di
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_orphan\_retries}] indica il numero
massimo di volte che si esegue un tentativo di controllo sull'altro capo di
- una connessione che è stata già chiusa dalla nostra parte. Prende un valore
- intero che di default è 8.
+ una connessione che è stata già chiusa dalla nostra parte. Prende un valore
+ intero che di default è 8.
- massimo di volte che un pacchetto può essere riordinato nel flusso di dati,
- prima che lo stack TCP assuma che è andato perso e si ponga nello stato di
+ massimo di volte che un pacchetto può essere riordinato nel flusso di dati,
+ prima che lo stack TCP assuma che è andato perso e si ponga nello stato di
\textit{slow start} (si veda sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) viene usata
questa metrica di riconoscimento dei riordinamenti per evitare inutili
ritrasmissioni provocate dal riordinamento. Prende un valore intero che di
\textit{slow start} (si veda sez.~\ref{sec:tcp_protocol_xxx}) viene usata
questa metrica di riconoscimento dei riordinamenti per evitare inutili
ritrasmissioni provocate dal riordinamento. Prende un valore intero che di
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_retrans\_collapse}] in caso di
pacchetti persi durante una connessione, per ottimizzare l'uso della banda
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_retrans\_collapse}] in caso di
pacchetti persi durante una connessione, per ottimizzare l'uso della banda
massima dimensione possibile; in sostanza dati che in precedenza erano stati
trasmessi su pacchetti diversi possono essere ritrasmessi riuniti su un solo
pacchetto (o su un numero minore di pacchetti di dimensione
massima dimensione possibile; in sostanza dati che in precedenza erano stati
trasmessi su pacchetti diversi possono essere ritrasmessi riuniti su un solo
pacchetto (o su un numero minore di pacchetti di dimensione
una connessione stabilita prima di fare ricorso ad ulteriori sforzi che
coinvolgano anche il livello di rete. Passato questo numero di
una connessione stabilita prima di fare ricorso ad ulteriori sforzi che
coinvolgano anche il livello di rete. Passato questo numero di
stabilita per il quale non si sia ricevuto una risposta di ACK (si veda
anche quanto illustrato in sez.~\ref{sec:TCP_server_crash}). Prende un
stabilita per il quale non si sia ricevuto una risposta di ACK (si veda
anche quanto illustrato in sez.~\ref{sec:TCP_server_crash}). Prende un
- nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1122.txt}{RFC~1122} dove è indicato un
- massimo di 100 secondi, che però è un valore considerato troppo basso.
+ nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1122.txt}{RFC~1122} dove è indicato un
+ massimo di 100 secondi, che però è un valore considerato troppo basso.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rfc1337}] indica al kernel di
abilitare il comportamento richiesto
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1337.txt}{RFC~1337}. Prende un valore
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rfc1337}] indica al kernel di
abilitare il comportamento richiesto
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1337.txt}{RFC~1337}. Prende un valore
un segmento RST in stato \texttt{TIME\_WAIT} il socket viene chiuso
immediatamente senza attendere la conclusione del periodo di
\texttt{TIME\_WAIT}.
un segmento RST in stato \texttt{TIME\_WAIT} il socket viene chiuso
immediatamente senza attendere la conclusione del periodo di
\texttt{TIME\_WAIT}.
in sistemi con poca memoria viene automaticamente ridotto a
\const{PAGE\_SIZE}. Questo valore viene usato per assicurare che anche in
situazioni di pressione sulla memoria (vedi quanto detto per
in sistemi con poca memoria viene automaticamente ridotto a
\const{PAGE\_SIZE}. Questo valore viene usato per assicurare che anche in
situazioni di pressione sulla memoria (vedi quanto detto per
manuale, indica la dimensione di default, in byte, del buffer di ricezione
di un socket TCP. Questo valore sovrascrive il default iniziale impostato
per tutti i socket con \procfile{/proc/sys/net/core/mem\_default} che vale
manuale, indica la dimensione di default, in byte, del buffer di ricezione
di un socket TCP. Questo valore sovrascrive il default iniziale impostato
per tutti i socket con \procfile{/proc/sys/net/core/mem\_default} che vale
- per qualunque protocollo. Il default è 87380 byte, ridotto a 43689 per
- sistemi con poca memoria. Se si desiderano dimensioni più ampie per tutti
- i socket si può aumentare questo valore, ma se si vuole che in
+ per qualunque protocollo. Il default è 87380 byte, ridotto a 43689 per
+ sistemi con poca memoria. Se si desiderano dimensioni più ampie per tutti
+ i socket si può aumentare questo valore, ma se si vuole che in
corrispondenza aumentino anche le dimensioni usate per la finestra TCP si
deve abilitare il \itindex{TCP~window~scaling} \textit{TCP window scaling}
corrispondenza aumentino anche le dimensioni usate per la finestra TCP si
deve abilitare il \itindex{TCP~window~scaling} \textit{TCP window scaling}
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_window\_scaling}).
\item il terzo valore, denominato \textit{max} nelle pagine di manuale,
indica la dimensione massima in byte del buffer di ricezione di un socket
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_window\_scaling}).
\item il terzo valore, denominato \textit{max} nelle pagine di manuale,
indica la dimensione massima in byte del buffer di ricezione di un socket
- TCP; il default è 174760 byte, che viene ridotto automaticamente a 87380
- per sistemi con poca memoria. Il valore non può comunque eccedere il
+ TCP; il default è 174760 byte, che viene ridotto automaticamente a 87380
+ per sistemi con poca memoria. Il valore non può comunque eccedere il
limite generale per tutti i socket posto con
\procfile{/proc/sys/net/core/rmem\_max}. Questo valore non viene ad
incidere sulla dimensione del buffer di ricezione di un singolo socket
limite generale per tutti i socket posto con
\procfile{/proc/sys/net/core/rmem\_max}. Questo valore non viene ad
incidere sulla dimensione del buffer di ricezione di un singolo socket
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_sack}] indica al kernel di
utilizzare il meccanismo del \textit{TCP selective acknowledgement} definito
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2018.txt}{RFC~2018}. Prende un valore
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_sack}] indica al kernel di
utilizzare il meccanismo del \textit{TCP selective acknowledgement} definito
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc2018.txt}{RFC~2018}. Prende un valore
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_stdurg}] indica al kernel di
utilizzare l'interpretazione che viene data
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_stdurg}] indica al kernel di
utilizzare l'interpretazione che viene data
\textit{dati urgenti} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}) in cui questo
punta all'ultimo byte degli stessi; se disabilitato viene usata
l'interpretazione usata da BSD per cui esso punta al primo byte successivo.
\textit{dati urgenti} (vedi sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}) in cui questo
punta all'ultimo byte degli stessi; se disabilitato viene usata
l'interpretazione usata da BSD per cui esso punta al primo byte successivo.
- Prende un valore logico e di default è disabilitato, perché abilitarlo può
- dar luogo a problemi di interoperabilità.
+ Prende un valore logico e di default è disabilitato, perché abilitarlo può
+ dar luogo a problemi di interoperabilità.
- del kernel.} Prende un valore logico, e di default è disabilitato. Questa
- funzionalità serve a fornire una protezione in caso di un attacco di tipo
+ del kernel.} Prende un valore logico, e di default è disabilitato. Questa
+ funzionalità serve a fornire una protezione in caso di un attacco di tipo
\index{SYN~flood} \textit{SYN flood}, e deve essere utilizzato come ultima
risorsa dato che costituisce una violazione del protocollo TCP e confligge
\index{SYN~flood} \textit{SYN flood}, e deve essere utilizzato come ultima
risorsa dato che costituisce una violazione del protocollo TCP e confligge
client ed il reinoltro dei pacchetti.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_syn\_retries}] imposta il numero
di tentativi di ritrasmissione dei pacchetti SYN di inizio connessione del
\itindex{three~way~handshake} \textit{three way handshake} (si ricordi
quanto illustrato in sez.~\ref{sec:TCP_func_connect}). Prende un valore
client ed il reinoltro dei pacchetti.
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_syn\_retries}] imposta il numero
di tentativi di ritrasmissione dei pacchetti SYN di inizio connessione del
\itindex{three~way~handshake} \textit{three way handshake} (si ricordi
quanto illustrato in sez.~\ref{sec:TCP_func_connect}). Prende un valore
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_timestamps}] abilita l'uso dei
\textit{TCP timestamps}, come definiti
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1323.txt}{RFC~1323}. Prende un valore
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_timestamps}] abilita l'uso dei
\textit{TCP timestamps}, come definiti
nell'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1323.txt}{RFC~1323}. Prende un valore
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_tw\_recycle}] abilita il
riutilizzo rapido dei socket in stato \texttt{TIME\_WAIT}. Prende un valore
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_tw\_recycle}] abilita il
riutilizzo rapido dei socket in stato \texttt{TIME\_WAIT}. Prende un valore
- logico e di default è disabilitato. Non è opportuno abilitare questa opzione
- che può causare problemi con il NAT.\footnote{il \textit{Network Address
- Translation} è una tecnica, impiegata nei firewall e nei router, che
+ logico e di default è disabilitato. Non è opportuno abilitare questa opzione
+ che può causare problemi con il NAT.\footnote{il \textit{Network Address
+ Translation} è una tecnica, impiegata nei firewall e nei router, che
consente di modificare al volo gli indirizzi dei pacchetti che transitano
per una macchina, Linux la supporta con il \itindex{netfilter}
\textit{netfilter}, per maggiori dettagli si consulti il cap.~2 di
\cite{FwGL}.}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_tw\_reuse}] abilita il riutilizzo
consente di modificare al volo gli indirizzi dei pacchetti che transitano
per una macchina, Linux la supporta con il \itindex{netfilter}
\textit{netfilter}, per maggiori dettagli si consulti il cap.~2 di
\cite{FwGL}.}
\item[\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_tw\_reuse}] abilita il riutilizzo
- dello stato \texttt{TIME\_WAIT} quando questo è sicuro dal punto di vista
- del protocollo. Prende un valore logico e di default è disabilitato.
+ dello stato \texttt{TIME\_WAIT} quando questo è sicuro dal punto di vista
+ del protocollo. Prende un valore logico e di default è disabilitato.
\itindex{TCP~window~scaling} \textit{TCP window scaling} definita
dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1323.txt}{RFC~1323}. Prende un valore
\itindex{TCP~window~scaling} \textit{TCP window scaling} definita
dall'\href{http://www.ietf.org/rfc/rfc1323.txt}{RFC~1323}. Prende un valore
sez.~\ref{sec:TCP_TCP_opt} i 16 bit della finestra TCP comportano un limite
massimo di dimensione di 64Kb, ma esiste una opportuna opzione del
protocollo che permette di applicare un fattore di scale che consente di
sez.~\ref{sec:TCP_TCP_opt} i 16 bit della finestra TCP comportano un limite
massimo di dimensione di 64Kb, ma esiste una opportuna opzione del
protocollo che permette di applicare un fattore di scale che consente di
Linux, ma se lo si disabilita la negoziazione del
\itindex{TCP~window~scaling} \textit{TCP window scaling} con l'altro capo
della connessione non viene effettuata.
Linux, ma se lo si disabilita la negoziazione del
\itindex{TCP~window~scaling} \textit{TCP window scaling} con l'altro capo
della connessione non viene effettuata.
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rmem}) viene usato per assicurare
che anche in situazioni di pressione sulla memoria (vedi
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_mem}) le allocazioni al di sotto di
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rmem}) viene usato per assicurare
che anche in situazioni di pressione sulla memoria (vedi
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_mem}) le allocazioni al di sotto di
\item il secondo valore, denominato \textit{default}, indica la dimensione
di default in byte del buffer di spedizione di un socket TCP. Questo
valore sovrascrive il default iniziale impostato per tutti i tipi di
\item il secondo valore, denominato \textit{default}, indica la dimensione
di default in byte del buffer di spedizione di un socket TCP. Questo
valore sovrascrive il default iniziale impostato per tutti i tipi di
- socket con \procfile{/proc/sys/net/core/wmem\_default}. Il default è 87380
- byte, ridotto a 43689 per sistemi con poca memoria. Si può aumentare
- questo valore quando si desiderano dimensioni più ampie del buffer di
+ socket con \procfile{/proc/sys/net/core/wmem\_default}. Il default è 87380
+ byte, ridotto a 43689 per sistemi con poca memoria. Si può aumentare
+ questo valore quando si desiderano dimensioni più ampie del buffer di
trasmissione per i socket TCP, ma come per il precedente
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rmem}) se si vuole che in
corrispondenza aumentino anche le dimensioni usate per la finestra TCP si
trasmissione per i socket TCP, ma come per il precedente
\procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_rmem}) se si vuole che in
corrispondenza aumentino anche le dimensioni usate per la finestra TCP si
con \procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_window\_scaling}.
\item il terzo valore, denominato \textit{max}, indica la dimensione massima
con \procrelfile{/proc/sys/net/ipv4}{tcp\_window\_scaling}.
\item il terzo valore, denominato \textit{max}, indica la dimensione massima
posto con \procfile{/proc/sys/net/core/wmem\_max}. Questo valore non viene
ad incidere sulla dimensione del buffer di trasmissione di un singolo
socket dichiarata con l'opzione \const{SO\_SNDBUF}.
posto con \procfile{/proc/sys/net/core/wmem\_max}. Questo valore non viene
ad incidere sulla dimensione del buffer di trasmissione di un singolo
socket dichiarata con l'opzione \const{SO\_SNDBUF}.