+Il campo \var{ss\_sp} di \struct{stack\_t} indica l'indirizzo base dello
+\itindex{stack} stack, mentre \var{ss\_size} ne indica la dimensione; il campo
+\var{ss\_flags} invece indica lo stato dello stack. Nell'indicare un nuovo
+stack occorre inizializzare \var{ss\_sp} e \var{ss\_size} rispettivamente al
+puntatore e alla dimensione della memoria allocata, mentre \var{ss\_flags}
+deve essere nullo. Se invece si vuole disabilitare uno stack occorre indicare
+\const{SS\_DISABLE} come valore di \var{ss\_flags} e gli altri valori saranno
+ignorati.
+
+Se \param{oss} non è nullo verrà restituito dalla funzione indirizzo e
+dimensione dello \itindex{stack} stack corrente nei relativi campi, mentre
+\var{ss\_flags} potrà assumere il valore \const{SS\_ONSTACK} se il processo è
+in esecuzione sullo stack alternativo (nel qual caso non è possibile
+cambiarlo) e \const{SS\_DISABLE} se questo non è abilitato.
+
+In genere si installa uno \itindex{stack} stack alternativo per i segnali
+quando si teme di avere problemi di esaurimento dello stack standard o di
+superamento di un limite (vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}) imposto con
+chiamate del tipo \code{setrlimit(RLIMIT\_STACK, \&rlim)}. In tal caso
+infatti si avrebbe un segnale di \const{SIGSEGV}, che potrebbe essere gestito
+soltanto avendo abilitato uno \itindex{stack} stack alternativo.
+
+Si tenga presente che le funzioni chiamate durante l'esecuzione sullo stack
+alternativo continueranno ad usare quest'ultimo, che, al contrario di quanto
+avviene per lo \itindex{stack} stack ordinario dei processi, non si accresce
+automaticamente (ed infatti eccederne le dimensioni può portare a conseguenze
+imprevedibili). Si ricordi infine che una chiamata ad una funzione della
+famiglia \func{exec} cancella ogni stack alternativo.
+
+Abbiamo visto in fig.~\ref{fig:sig_sleep_incomplete} come si possa usare
+\func{longjmp} per uscire da un gestore rientrando direttamente nel corpo
+del programma; sappiamo però che nell'esecuzione di un gestore il segnale
+che l'ha invocato viene bloccato, e abbiamo detto che possiamo ulteriormente
+modificarlo con \func{sigprocmask}.
+
+Resta quindi il problema di cosa succede alla maschera dei segnali quando si
+esce da un gestore usando questa funzione. Il comportamento dipende
+dall'implementazione; in particolare BSD prevede che sia ripristinata la
+maschera dei segnali precedente l'invocazione, come per un normale ritorno,
+mentre System V no.
+
+Lo standard POSIX.1 non specifica questo comportamento per \func{setjmp} e
+\func{longjmp}, ed il comportamento delle \acr{glibc} dipende da quale delle
+caratteristiche si sono abilitate con le macro viste in
+sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std}.
+
+Lo standard POSIX però prevede anche la presenza di altre due funzioni
+\funcd{sigsetjmp} e \funcd{siglongjmp}, che permettono di decidere quale dei
+due comportamenti il programma deve assumere; i loro prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{setjmp.h}
+
+ \funcdecl{int sigsetjmp(sigjmp\_buf env, int savesigs)} Salva il contesto
+ dello stack per un \index{salto~non-locale} salto non-locale.
+
+ \funcdecl{void siglongjmp(sigjmp\_buf env, int val)} Esegue un salto
+ non-locale su un precedente contesto.
+
+ \bodydesc{Le due funzioni sono identiche alle analoghe \func{setjmp} e
+ \func{longjmp} di sez.~\ref{sec:proc_longjmp}, ma consentono di specificare
+ il comportamento sul ripristino o meno della maschera dei segnali.}
+\end{functions}
+
+Le due funzioni prendono come primo argomento la variabile su cui viene
+salvato il contesto dello \itindex{stack} stack per permettere il
+\index{salto~non-locale} salto non-locale; nel caso specifico essa è di tipo
+\type{sigjmp\_buf}, e non \type{jmp\_buf} come per le analoghe di
+sez.~\ref{sec:proc_longjmp} in quanto in questo caso viene salvata anche la
+maschera dei segnali.
+
+Nel caso di \func{sigsetjmp}, se si specifica un valore di \param{savesigs}
+diverso da zero la maschera dei valori sarà salvata in \param{env} e
+ripristinata in un successivo \func{siglongjmp}; quest'ultima funzione, a
+parte l'uso di \type{sigjmp\_buf} per \param{env}, è assolutamente identica a
+\func{longjmp}.
+
+
+\subsection{Criteri di programmazione per i gestori dei segnali}
+\label{sec:sig_signal_handler}
+
+Abbiamo finora parlato dei gestori dei segnali come funzioni chiamate in
+corrispondenza della consegna di un segnale. In realtà un gestore non può
+essere una funzione qualunque, in quanto esso può essere eseguito in
+corrispondenza all'interruzione in un punto qualunque del programma principale,
+ed ad esempio può essere problematico chiamare all'interno di un gestore di
+segnali la stessa funzione che dal segnale è stata interrotta.
+
+\index{funzioni~sicure|(}
+
+Il concetto è comunque più generale e porta ad una distinzione fra quelle che
+che POSIX chiama \textsl{funzioni insicure} (\textit{n'Usane function}) e
+\textsl{funzioni sicure} (\textit{safe function}); quando un segnale
+interrompe una funzione insicura ed il gestore chiama al suo interno una
+funzione insicura il sistema può dare luogo ad un comportamento indefinito.
+
+Tutto questo significa che un gestore di segnale deve essere programmato con
+molta cura per evitare questa evenienza, pertanto è non è possibile chiamare
+al suo interno una funzione qualunque, e si può ricorrere soltanto all'uso di
+funzioni sicure.
+
+L'elenco delle funzioni sicure varia a secondo dello standard a cui si fa
+riferimento, secondo quanto riportato dallo standard POSIX 1003.1 nella
+revisione del 2003, le ``\textit{signal safe function}'' che possono essere
+chiamate anche all'interno di un gestore di segnali sono quelle della lista
+riportata in fig.~\ref{fig:sig_safe_functions}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \func{\_exit}, \func{abort}, \func{accept}, \func{access},
+ \func{aio\_error} \func{aio\_return}, \func{aio\_suspend}, \func{alarm},
+ \func{bind}, \func{cfgetispeed}, \func{cfgetospeed}, \func{cfsetispeed},
+ \func{cfsetospeed}, \func{chdir}, \func{chmod}, \func{chown},
+ \func{clock\_gettime}, \func{close}, \func{connect}, \func{creat},
+ \func{dup}, \func{dup2}, \func{execle}, \func{execve}, \func{fchmod},
+ \func{fchown}, \func{fcntl}, \func{fdatasync}, \func{fork},
+ \func{fpathconf}, \func{fstat}, \func{fsync}, \func{ftruncate},
+ \func{getegid}, \func{geteuid}, \func{getgid}, \func{getgroups},
+ \func{getpeername}, \func{getpgrp}, \func{getpid}, \func{getppid},
+ \func{getsockname}, \func{getsockopt}, \func{getuid}, \func{kill},
+ \func{link}, \func{listen}, \func{lseek}, \func{lstat}, \func{mkdir},
+ \func{mkfifo}, \func{open}, \func{pathconf}, \func{pause}, \func{pipe},
+ \func{poll}, \func{posix\_trace\_event}, \func{pselect}, \func{raise},
+ \func{read}, \func{readlink}, \func{recv}, \func{recvfrom},
+ \func{recvmsg}, \func{rename}, \func{rmdir}, \func{select},
+ \func{sem\_post}, \func{send}, \func{sendmsg}, \func{sendto},
+ \func{setgid}, \func{setpgid}, \func{setsid}, \func{setsockopt},
+ \func{setuid}, \func{shutdown}, \func{sigaction}, \func{sigaddset},
+ \func{sigdelset}, \func{sigemptyset}, \func{sigfillset},
+ \func{sigismember}, \func{signal}, \func{sigpause}, \func{sigpending},
+ \func{sigprocmask}, \func{sigqueue}, \func{sigset}, \func{sigsuspend},
+ \func{sleep}, \func{socket}, \func{socketpair}, \func{stat},
+ \func{symlink}, \func{sysconf}, \func{tcdrain}, \func{tcflow},
+ \func{tcflush}, \func{tcgetattr}, \func{tcgetgrp}, \func{tcsendbreak},
+ \func{tcsetattr}, \func{tcsetpgrp}, \func{time}, \func{timer\_getoverrun},
+ \func{timer\_gettime}, \func{timer\_settime}, \func{times}, \func{umask},
+ \func{uname}, \func{unlink}, \func{utime}, \func{wait}, \func{waitpid},
+ \func{write}.
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Elenco delle funzioni sicure secondo lo standard POSIX
+ 1003.1-2003.}
+ \label{fig:sig_safe_functions}
+\end{figure}
+
+\index{funzioni~sicure|)}
+
+Per questo motivo è opportuno mantenere al minimo indispensabile le operazioni
+effettuate all'interno di un gestore di segnali, qualora si debbano compiere
+operazioni complesse è sempre preferibile utilizzare la tecnica in cui si usa
+il gestore per impostare il valore di una qualche variabile globale, e poi si
+eseguono le operazioni complesse nel programma verificando (con tutti gli
+accorgimenti visti in precedenza) il valore di questa variabile tutte le volte
+che si è rilevata una interruzione dovuta ad un segnale.
+
+
+\subsection{I segnali real-time}
+\label{sec:sig_real_time}
+
+Lo standard POSIX.1b, nel definire una serie di nuove interfacce per i servizi
+real-time, ha introdotto una estensione del modello classico dei segnali che
+presenta dei significativi miglioramenti,\footnote{questa estensione è stata
+ introdotta in Linux a partire dal kernel 2.1.43(?), e dalle \acr{glibc}
+ 2.1(?).} in particolare sono stati superati tre limiti fondamentali dei
+segnali classici:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{1cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[I segnali non sono accumulati]
+ se più segnali vengono generati prima dell'esecuzione di un gestore
+ questo sarà eseguito una sola volta, ed il processo non sarà in grado di
+ accorgersi di quante volte l'evento che ha generato il segnale è accaduto;
+\item[I segnali non trasportano informazione]
+ i segnali classici non prevedono altra informazione sull'evento
+ che li ha generati se non il fatto che sono stati emessi (tutta
+ l'informazione che il kernel associa ad un segnale è il suo numero);
+\item[I segnali non hanno un ordine di consegna]
+ l'ordine in cui diversi segnali vengono consegnati è casuale e non
+ prevedibile. Non è possibile stabilire una priorità per cui la reazione a
+ certi segnali ha la precedenza rispetto ad altri.
+\end{basedescript}
+
+
+Per poter superare queste limitazioni lo standard ha introdotto delle nuove
+caratteristiche, che sono state associate ad una nuova classe di segnali, che
+vengono chiamati \textsl{segnali real-time}, in particolare le funzionalità
+aggiunte sono:
+
+\begin{enumerate}
+\item i segnali sono inseriti in una coda che permette di consegnare istanze
+ multiple dello stesso segnale qualora esso venga inviato più volte prima
+ dell'esecuzione del gestore; si assicura così che il processo riceva un
+ segnale per ogni occorrenza dell'evento che lo genera.
+\item è stata introdotta una priorità nella consegna dei segnali: i segnali
+ vengono consegnati in ordine a seconda del loro valore, partendo da quelli
+ con un numero minore, che pertanto hanno una priorità maggiore.
+\item è stata introdotta la possibilità di restituire dei dati al gestore,
+ attraverso l'uso di un apposito campo \var{si\_value} nella struttura
+ \struct{siginfo\_t}, accessibile tramite gestori di tipo
+ \var{sa\_sigaction}.
+\end{enumerate}
+
+Queste nuove funzionalità (eccetto l'ultima, che, come vedremo, è parzialmente
+disponibile anche con i segnali ordinari) si applicano solo ai nuovi segnali
+real-time; questi ultimi sono accessibili in un range di valori specificati
+dalle due macro \const{SIGRTMIN} e \const{SIGRTMAX},\footnote{in Linux di
+ solito (cioè sulla piattaforma i386) il primo valore è 33, ed il secondo
+ \code{\_NSIG-1}, che di norma è 64, per un totale di 32 segnali disponibili,
+ contro gli almeno 8 richiesti da POSIX.1b.} che specificano il numero minimo
+e massimo associato ad un segnale real-time.
+
+I segnali con un numero più basso hanno una priorità maggiore e vengono
+consegnati per primi, inoltre i segnali real-time non possono interrompere
+l'esecuzione di un gestore di un segnale a priorità più alta; la loro azione
+predefinita è quella di terminare il programma. I segnali ordinari hanno
+tutti la stessa priorità, che è più alta di quella di qualunque segnale
+real-time.
+
+Si tenga presente che questi nuovi segnali non sono associati a nessun evento
+specifico, a meno di non utilizzarli in meccanismi di notifica come quelli per
+l'I/O asincrono (vedi sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o per le code di
+messaggi POSIX (vedi sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}); pertanto devono essere
+inviati esplicitamente.
+
+Inoltre, per poter usufruire della capacità di restituire dei dati, i relativi
+gestori devono essere installati con \func{sigaction}, specificando per
+\var{sa\_flags} la modalità \const{SA\_SIGINFO} che permette di utilizzare la
+forma estesa \var{sa\_sigaction} (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigaction}). In
+questo modo tutti i segnali real-time possono restituire al gestore una serie
+di informazioni aggiuntive attraverso l'argomento \struct{siginfo\_t}, la cui
+definizione è stata già vista in fig.~\ref{fig:sig_siginfo_t}, nella
+trattazione dei gestori in forma estesa.
+
+In particolare i campi utilizzati dai segnali real-time sono \var{si\_pid} e
+\var{si\_uid} in cui vengono memorizzati rispettivamente il \acr{pid} e
+l'user-ID effettivo del processo che ha inviato il segnale, mentre per la
+restituzione dei dati viene usato il campo \var{si\_value}.
+
+Questo è una \ctyp{union} di tipo \struct{sigval\_t} (la sua definizione è in
+fig.~\ref{fig:sig_sigval}) in cui può essere memorizzato o un valore numerico,
+se usata nella forma \var{sival\_int}, o un indirizzo, se usata nella forma
+\var{sival\_ptr}. L'unione viene usata dai segnali real-time e da vari
+meccanismi di notifica\footnote{un campo di tipo \struct{sigval\_t} è presente
+ anche nella struttura \struct{sigevent} che viene usata dai meccanismi di
+ notifica come quelli per l'I/O asincrono (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}) o le code di messaggi POSIX (vedi
+ sez.~\ref{sec:ipc_posix_mq}).} per restituire dati al gestore del segnale; in
+alcune definizioni essa viene identificata anche come \code{union sigval}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/sigval_t.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La unione \structd{sigval\_t}.}
+ \label{fig:sig_sigval}
+\end{figure}
+
+A causa delle loro caratteristiche, la funzione \func{kill} non è adatta ad
+inviare segnali real-time, poiché non è in grado di fornire alcun valore
+per \struct{sigval\_t}; per questo motivo lo standard ha previsto una nuova
+funzione, \funcd{sigqueue}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{signal.h}
+ {int sigqueue(pid\_t pid, int signo, const sigval\_t value)}
+
+ Invia il segnale \param{signo} al processo \param{pid}, restituendo al
+ gestore il valore \param{value}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EAGAIN}] La coda è esaurita, ci sono già \const{SIGQUEUE\_MAX}
+ segnali in attesa si consegna.
+ \item[\errcode{EPERM}] Non si hanno privilegi appropriati per inviare il
+ segnale al processo specificato.
+ \item[\errcode{ESRCH}] Il processo \param{pid} non esiste.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Si è specificato un valore non valido per
+ \param{signo}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{ENOMEM}.}
+\end{prototype}
+
+Il comportamento della funzione è analogo a quello di \func{kill}, ed i
+privilegi occorrenti ad inviare il segnale ad un determinato processo sono gli
+stessi; un valore nullo di \param{signo} permette di verificare le condizioni
+di errore senza inviare nessun segnale.
+
+Se il segnale è bloccato la funzione ritorna immediatamente, se si è
+installato un gestore con \const{SA\_SIGINFO} e ci sono risorse disponibili,
+(vale a dire che c'è posto\footnote{la profondità della coda è indicata dalla
+ costante \const{SIGQUEUE\_MAX}, una della tante costanti di sistema definite
+ dallo standard POSIX che non abbiamo riportato esplicitamente in
+ sez.~\ref{sec:sys_limits}; il suo valore minimo secondo lo standard,
+ \const{\_POSIX\_SIGQUEUE\_MAX}, è pari a 32. Nel caso di Linux questo è uno
+ dei parametri del kernel impostabili sia con \func{sysctl}, che scrivendolo
+ direttamente in \file{/proc/sys/kernel/rtsig-max}, il valore predefinito è
+ di 1024.} nella coda dei segnali real-time) esso viene inserito e diventa
+pendente; una volta consegnato riporterà nel campo \var{si\_code} di
+\struct{siginfo\_t} il valore \const{SI\_QUEUE} e il campo \var{si\_value}
+riceverà quanto inviato con \param{value}. Se invece si è installato un
+gestore nella forma classica il segnale sarà generato, ma tutte le
+caratteristiche tipiche dei segnali real-time (priorità e coda) saranno perse.
+
+Lo standard POSIX.1b definisce inoltre delle nuove funzioni che permettono di
+gestire l'attesa di segnali specifici su una coda, esse servono in particolar
+modo nel caso dei thread, in cui si possono usare i segnali real-time come
+meccanismi di comunicazione elementare; la prima di queste funzioni è
+\funcd{sigwait}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{signal.h}
+ {int sigwait(const sigset\_t *set, int *sig)}
+
+ Attende che uno dei segnali specificati in \param{set} sia pendente.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Si è specificato un valore non valido per
+ \param{set}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione estrae dall'insieme dei segnali pendenti uno qualunque dei segnali
+specificati da \param{set}, il cui valore viene restituito in \param{sig}. Se
+sono pendenti più segnali, viene estratto quello a priorità più alta (cioè con
+il numero più basso). Se, nel caso di segnali real-time, c'è più di un segnale
+pendente, ne verrà estratto solo uno. Una volta estratto il segnale non verrà
+più consegnato, e se era in una coda il suo posto sarà liberato. Se non c'è
+nessun segnale pendente il processo viene bloccato fintanto che non ne arriva
+uno.
+
+Per un funzionamento corretto la funzione richiede che alla sua chiamata i
+segnali di \param{set} siano bloccati. In caso contrario si avrebbe un
+conflitto con gli eventuali gestori: pertanto non si deve utilizzare per
+lo stesso segnale questa funzione e \func{sigaction}. Se questo non avviene il
+comportamento del sistema è indeterminato: il segnale può sia essere
+consegnato che essere ricevuto da \func{sigwait}, il tutto in maniera non
+prevedibile.
+
+Lo standard POSIX.1b definisce altre due funzioni, anch'esse usate
+prevalentemente con i thread; \funcd{sigwaitinfo} e \funcd{sigtimedwait}, i
+relativi prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{signal.h}
+
+ \funcdecl{int sigwaitinfo(const sigset\_t *set, siginfo\_t *info)}
+
+ Analoga a \func{sigwait}, ma riceve anche le informazioni associate al
+ segnale in \param{info}.
+
+ \funcdecl{int sigtimedwait(const sigset\_t *set, siginfo\_t *value, const
+ struct timespec *info)}
+
+ Analoga a \func{sigwaitinfo}, con un la possibilità di specificare un
+ timeout in \param{timeout}.
+
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori già visti per
+ \func{sigwait}, ai quali si aggiunge, per \func{sigtimedwait}:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EAGAIN}] Si è superato il timeout senza che un segnale atteso
+ fosse emesso.
+ \end{errlist}
+}
+\end{functions}