+\itindbeg{link-loader}
+\itindbeg{shared~objects}
+Quando un programma viene messo in esecuzione, cosa che può essere fatta solo
+con una funzione della famiglia \func{exec} (vedi sez.~\ref{sec:proc_exec}),
+il kernel esegue un opportuno codice di avvio, il cosiddetto
+\textit{link-loader}, costituito dal programma \cmd{ld-linux.so}. Questo
+programma è una parte fondamentale del sistema il cui compito è quello della
+gestione delle cosiddette \textsl{librerie condivise}, quelle che nel mondo
+Windows sono chiamate DLL (\textit{Dinamic Link Library}), e che invece in un
+sistema unix-like vengono chiamate \textit{shared objects}.
+
+Infatti, a meno di non aver specificato il flag \texttt{-static} durante la
+compilazione, tutti i programmi in Linux sono compilati facendo riferimento a
+librerie condivise, in modo da evitare di duplicare lo stesso codice nei
+relativi eseguibili e consentire un uso più efficiente della memoria, dato che
+il codice di uno \textit{shared objects} viene caricato in memoria dal kernel
+una sola volta per tutti i programmi che lo usano.
+\itindend{shared~objects}
+
+Questo significa però che normalmente il codice di un programma è incompleto,
+contenendo solo i riferimenti alle funzioni di libreria che vuole utilizzare e
+non il relativo codice. Per questo motivo all'avvio del programma è necessario
+l'intervento del \textit{link-loader} il cui compito è caricare in memoria le
+librerie condivise eventualmente assenti, ed effettuare poi il collegamento
+dinamico del codice del programma alle funzioni di libreria da esso utilizzate
+prima di metterlo in esecuzione.
+
+Il funzionamento di \cmd{ld-linux.so} è controllato da alcune variabili di
+ambiente e dal contenuto del file \conffile{/etc/ld.so.conf} che consentono di
+elencare le directory un cui cercare le librerie e determinare quali verranno
+utilizzate. In particolare con la variabile di ambiente
+\envvar{LD\_LIBRARY\_PATH} si possono indicare ulteriori directory rispetto a
+quelle di sistema in cui inserire versioni personali delle librerie che hanno
+la precedenza su quelle di sistema, mentre con la variabile di ambiente
+\envvar{LD\_PRELOAD} si può passare direttamente una lista di file di librerie
+condivise da usare al posto di quelli di sistema. In questo modo è possibile
+effettuare lo sviluppo o il test di nuove librerie senza dover sostituire
+quelle di sistema. Ulteriori dettagli sono riportati nella pagina di manuale
+di \cmd{ld.so} e per un approfondimento dell'argomento si può consultare
+sez.~3.1.2 di \cite{AGL}.
+
+Una volta completate le operazioni di inizializzazione di \cmd{ld-linux.so}, il
+sistema fa partire qualunque programma chiamando la funzione \code{main}. Sta
+al programmatore chiamare così la funzione principale del programma da cui si
+suppone che inizi l'esecuzione. In ogni caso senza questa funzione lo stesso
+\textit{link-loader} darebbe luogo ad errori. Lo standard ISO C specifica che
+la funzione \code{main} può non avere argomenti o prendere due argomenti che
+rappresentano gli argomenti passati da linea di comando (su cui torneremo in
+sez.~\ref{sec:proc_par_format}), in sostanza un prototipo che va sempre bene è
+il seguente:
+\includecodesnip{listati/main_def.c}
+
+\itindend{link-loader}
+
+In realtà nei sistemi Unix esiste un altro modo per definire la funzione
+\code{main}, che prevede la presenza di un terzo argomento, \code{char
+ *envp[]}, che fornisce l'\textsl{ambiente} del programma; questa forma però
+non è prevista dallo standard POSIX.1 per cui se si vogliono scrivere
+programmi portabili è meglio evitarla. Per accedere all'ambiente, come vedremo
+in sez.~\ref{sec:proc_environ} si usa in genere una variabile globale che
+viene sempre definita automaticamente.
+
+Ogni programma viene fatto partire mettendo in esecuzione il codice contenuto
+nella funzione \code{main}, ogni altra funzione usata dal programma, che sia
+ottenuta da una libreria condivisa, o che sia direttamente definita nel
+codice, dovrà essere invocata a partire dal codice di \code{main}. Nel caso di
+funzioni definite nel programma occorre tenere conto che, nel momento stesso
+in cui si usano le librerie di sistema (vale a dire la \acr{glibc}) alcuni
+nomi sono riservati e non possono essere utilizzati.
+
+In particolare sono riservati a priori e non possono essere mai ridefiniti in
+nessun caso i nomi di tutte le funzioni, le variabili, le macro di
+preprocessore, ed i tipi di dati previsti dallo standard ISO C. Lo stesso
+varrà per tutti i nomi definiti negli \textit{header file} che si sono
+esplicitamente inclusi nel programma (vedi sez.~\ref{sec:proc_syscall}), ma
+anche se è possibile riutilizzare nomi definiti in altri \textit{header file}
+la pratica è da evitare nella maniera più assoluta per non generare ambiguità.
+
+Oltre ai nomi delle funzioni di libreria sono poi riservati in maniera
+generica tutti i nomi di variabili o funzioni globali che iniziano con il
+carattere di sottolineato (``\texttt{\_}''), e qualunque nome che inizi con il
+doppio sottolineato (``\texttt{\_\_}'') o con il sottolineato seguito da
+lettera maiuscola. Questi identificativi infatti sono utilizzati per i nomi
+usati internamente in forma privata dalle librerie, ed evitandone l'uso si
+elimina il rischio di conflitti.
+
+Infine esiste una serie di classi di nomi che sono riservati per un loro
+eventuale uso futuro da parte degli standard ISO C e POSIX.1, questi in teoria
+possono essere usati senza problemi oggi, ma potrebbero dare un conflitto con
+una revisione futura di questi standard, per cui è comunque opportuno
+evitarli, in particolare questi sono:
+\begin{itemize*}
+\item i nomi che iniziano per ``\texttt{E}'' costituiti da lettere maiuscole e
+ numeri, che potrebbero essere utilizzati per nuovi codici di errore (vedi
+ sez.~\ref{sec:sys_errors}),
+\item i nomi che iniziano con ``\texttt{is}'' o ``\texttt{to}'' e costituiti
+ da lettere minuscole che potrebbero essere utilizzati da nuove funzioni per
+ il controllo e la conversione del tipo di caratteri,
+\item i nomi che iniziano con ``\texttt{LC\_}'' e costituiti
+ da lettere maiuscole che possono essere usato per macro attinenti la
+ localizzazione,% mettere in seguito (vedi sez.~\ref{sec:proc_localization}),
+\item nomi che iniziano con ``\texttt{SIG}'' o ``\texttt{SIG\_}'' e costituiti
+ da lettere maiuscole che potrebbero essere usati per nuovi nomi di segnale
+ (vedi sez.~\ref{sec:sig_classification}),
+\item nomi che iniziano con ``\texttt{str}'', ``\texttt{mem}'', o
+ ``\texttt{wcs}'' e costituiti da lettere minuscole che possono essere
+ utilizzati per funzioni attinenti la manipolazione delle stringhe e delle
+ aree di memoria,
+\item nomi che terminano in ``\texttt{\_t}'' che potrebbero essere utilizzati
+ per la definizione di nuovi tipi di dati di sistema oltre quelli di
+ tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}).
+\end{itemize*}
+
+
+\subsection{Chiamate a funzioni e \textit{system call}}
+\label{sec:proc_syscall}
+
+Come accennato in sez.~\ref{sec:intro_syscall} un programma può utilizzare le
+risorse che il sistema gli mette a disposizione attraverso l'uso delle
+opportune \textit{system call}. Abbiamo inoltre appena visto come all'avvio un
+programma venga messo in grado di chiamare le funzioni fornite da eventuali
+librerie condivise da esso utilizzate.
+
+Vedremo nel resto della guida quali sono le risorse del sistema accessibili
+attraverso le \textit{system call} e tratteremo buona parte delle funzioni
+messe a disposizione dalla libreria standard del C, in questa sezione però si
+forniranno alcune indicazioni generali sul come fare perché un programma possa
+utilizzare queste funzioni.
+
+\itindbeg{header~file}
+
+In sez.~\ref{sec:intro_standard} abbiamo accennato come le funzioni definite
+nei vari standard siano definite in una serie di \textit{header file} (in
+italiano \textsl{file di intestazione}). Vengono chiamati in questo modo quei
+file, forniti insieme al codice delle librerie, che contengono le
+dichiarazioni delle variabili, dei tipi di dati, delle macro di preprocessore
+e soprattutto delle funzioni che fanno parte di una libreria.
+
+Questi file sono necessari al compilatore del linguaggio C per ottenere i
+riferimenti ai nomi delle funzioni (e alle altre risorse) definite in una
+libreria, per questo quando si vogliono usare le funzioni di una libreria
+occorre includere nel proprio codice gli \textit{header file} che le
+definiscono con la direttiva \code{\#include}. Dato che le funzioni devono
+essere definite prima di poterle usare in genere gli \textit{header file}
+vengono inclusi all'inizio del programma. Se inoltre si vogliono utilizzare le
+macro di controllo delle funzionalità fornite dai vari standard illustrate in
+sez.~\ref{sec:intro_gcc_glibc_std} queste, come accennato, dovranno a loro
+volta essere definite prima delle varie inclusioni.
+
+Ogni libreria fornisce i propri file di intestazione per i quali si deve
+consultare la documentazione, ma in tab.~\ref{tab:intro_posix_header} si sono
+riportati i principali \textit{header file} definiti nella libreria standard
+del C (nel caso la \acr{glibc}) che contengono le varie funzioni previste
+negli standard POSIX ed ANSI C, e che prevedono la definizione sia delle
+funzioni di utilità generica che delle interfacce alle \textit{system call}. In
+seguito per ciascuna funzione o \textit{system call} che tratteremo
+indicheremo anche quali sono gli \textit{header file} contenenti le necessarie
+definizioni.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|c|l|}
+ \hline
+ \multirow{2}{*}{\textbf{Header}}&
+ \multicolumn{2}{|c|}{\textbf{Standard}}&
+ \multirow{2}{*}{\textbf{Contenuto}} \\
+ \cline{2-3}
+ & ANSI C& POSIX& \\
+ \hline
+ \hline
+ \headfiled{assert.h}&$\bullet$& -- & Verifica le asserzioni fatte in un
+ programma.\\
+ \headfiled{ctype.h} &$\bullet$& -- & Tipi standard.\\
+ \headfiled{dirent.h}& -- &$\bullet$& Manipolazione delle directory.\\
+ \headfiled{errno.h} & -- &$\bullet$& Errori di sistema.\\
+ \headfiled{fcntl.h} & -- &$\bullet$& Controllo sulle opzioni dei
+ file.\\
+ \headfiled{limits.h}& -- &$\bullet$& Limiti e parametri del sistema.\\
+ \headfiled{malloc.h}&$\bullet$& -- & Allocazione della memoria.\\
+ \headfiled{setjmp.h}&$\bullet$& -- & Salti non locali.\\
+ \headfiled{signal.h}& -- &$\bullet$& Gestione dei segnali.\\
+ \headfiled{stdarg.h}&$\bullet$& -- & Gestione di funzioni a argomenti
+ variabili.\\
+ \headfiled{stdio.h} &$\bullet$& -- & I/O bufferizzato in standard ANSI
+ C.\\
+ \headfiled{stdlib.h}&$\bullet$& -- & Definizioni della libreria
+ standard.\\
+ \headfiled{string.h}&$\bullet$& -- & Manipolazione delle stringhe.\\
+ \headfiled{time.h} & -- &$\bullet$& Gestione dei tempi.\\
+ \headfiled{times.h} &$\bullet$& -- & Gestione dei tempi.\\
+ \headfiled{unistd.h}& -- &$\bullet$& Unix standard library.\\
+ \headfiled{utmp.h} & -- &$\bullet$& Registro connessioni utenti.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Elenco dei principali \textit{header file} definiti dagli standard
+ POSIX e ANSI C.}
+ \label{tab:intro_posix_header}
+\end{table}
+
+Un esempio di inclusione di questi file, preso da uno dei programmi di
+esempio, è il seguente, e si noti come gli \textit{header file} possano essere
+referenziati con il nome fra parentesi angolari, nel qual caso si indica l'uso
+di quelli installati con il sistema,\footnote{in un sistema GNU/Linux che
+ segue le specifiche del \textit{Filesystem Hierarchy Standard} (per maggiori
+ informazioni si consulti sez.~1.2.3 di \cite{AGL}) si trovano sotto
+ \texttt{/usr/include}.} o fra virgolette, nel qual caso si fa riferimento
+ad una versione locale, da indicare con un \textit{pathname} relativo:
+\includecodesnip{listati/main_include.c}
+
+Si tenga presente che oltre ai nomi riservati a livello generale di cui si è
+parlato in sez.~\ref{sec:proc_main}, alcuni di questi \textit{header file}
+riservano degli ulteriori identificativi, il cui uso sarà da evitare, ad
+esempio si avrà che:
+\begin{itemize*}
+\item in \headfile{dirent.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{d\_}'' e costituiti da lettere minuscole,
+\item in \headfile{fcntl.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{l\_}'', ``\texttt{F\_}'',``\texttt{O\_}'' e ``\texttt{S\_}'',
+\item in \headfile{limits.h} vengono riservati i nomi che finiscono in
+ ``\texttt{\_MAX}'',
+\item in \headfile{signal.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{sa\_}'' e ``\texttt{SA\_}'',
+\item in \headfile{sys/stat.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{st\_}'' e ``\texttt{S\_}'',
+\item in \headfile{sys/times.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{tms\_}'',
+\item in \headfile{termios.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{c\_}'', ``\texttt{V}'', ``\texttt{I}'', ``\texttt{O}'' e
+ ``\texttt{TC}'' e con ``\texttt{B}'' seguito da un numero,
+\item in \headfile{grp.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{gr\_}'',
+\item in \headfile{pwd.h} vengono riservati i nomi che iniziano con
+ ``\texttt{pw\_}'',
+\end{itemize*}
+
+\itindend{header~file}
+
+Una volta inclusi gli \textit{header file} necessari un programma potrà
+richiamare le funzioni di libreria direttamente nel proprio codice ed accedere
+ai servizi del kernel; come accennato infatti normalmente ogni \textit{system
+ call} è associata ad una omonima funzione di libreria, che è quella che si
+usa normalmente per invocarla.
+
+Occorre però tenere presente che anche se dal punto di vista della scrittura
+del codice la chiamata di una \textit{system call} non è diversa da quella di
+una qualunque funzione ordinaria, la situazione è totalmente diversa
+nell'esecuzione del programma. Una funzione ordinaria infatti viene eseguita,
+esattamente come il codice che si è scritto nel corpo del programma, in
+\textit{user space}. Quando invece si esegue una \textit{system call}
+l'esecuzione ordinaria del programma viene interrotta con quello che viene
+usualmente chiamato un \itindex{context~switch} \textit{context
+ switch};\footnote{in realtà si parla più comunemente di \textit{context
+ switch} quando l'esecuzione di un processo viene interrotta dal kernel
+ (tramite lo \textit{scheduler}) per metterne in esecuzione un altro, ma il
+ concetto generale resta lo stesso: l'esecuzione del proprio codice in
+ \textit{user space} viene interrotta e lo stato del processo deve essere
+ salvato per poterne riprendere l'esecuzione in un secondo tempo.} il
+contesto di esecuzione del processo viene salvato in modo da poterne
+riprendere in seguito l'esecuzione ed i dati forniti (come argomenti della
+chiamata) vengono trasferiti al kernel che esegue il codice della
+\textit{system call} (che è codice del kernel) in \textit{kernel space}; al
+completamento della \textit{system call} i dati salvati nel \textit{context
+ switch} saranno usati per riprendere l'esecuzione ordinaria del programma.
+
+Dato che il passaggio dei dati ed il salvataggio del contesto di esecuzione
+sono operazioni critiche per le prestazioni del sistema, per rendere il più
+veloce possibile questa operazione sono state sviluppate una serie di
+ottimizzazioni che richiedono alcune preparazioni abbastanza complesse dei
+dati, che in genere dipendono dall'architettura del processore e sono scritte
+direttamente in \textit{assembler}.
+
+
+%
+% TODO:trattare qui, quando sarà il momento vsyscall e vDSO, vedi:
+% http://davisdoesdownunder.blogspot.com/2011/02/linux-syscall-vsyscall-and-vdso-oh-my.html
+% http://www.win.tue.nl/~aeb/linux/lk/lk-4.html
+%
+% Altro materiale al riguardo http://lwn.net/Articles/615809/
+% http://man7.org/linux/man-pages/man7/vdso.7.html
+
+Inoltre alcune \textit{system call} sono state modificate nel corso degli anni
+con lo sviluppo del kernel per aggiungere ad esempio funzionalità in forma di
+nuovi argomenti, o per consolidare diverse varianti in una interfaccia
+generica. Per questo motivo dovendo utilizzare una \textit{system call} è
+sempre preferibile usare l'interfaccia fornita dalla \textsl{glibc}, che si
+cura di mantenere una uniformità chiamando le versioni più aggiornate.
+
+Ci sono alcuni casi però in cui può essere necessario evitare questa
+associazione, e lavorare a basso livello con una specifica versione, oppure si
+può voler utilizzare una \textit{system call} che non è stata ancora associata
+ad una funzione di libreria. In tal caso, per evitare di dover effettuare
+esplicitamente le operazioni di preparazione citate, all'interno della
+\textsl{glibc} è fornita una specifica funzione,
+\funcd{syscall},\footnote{fino a prima del kernel 2.6.18 per l'esecuzione
+ diretta delle \textit{system call} erano disponibili anche una serie di
+ macro \texttt{\_syscall\textsl{N}} (con $N$ pari al numero di argomenti
+ della \textit{system call}); queste sono deprecate e pertanto non ne
+ parleremo ulteriormente.} che consente eseguire direttamente una
+\textit{system call}; il suo prototipo, accessibile se si è definita la macro
+\macro{\_GNU\_SOURCE}, è:
+
+\begin{funcproto}{
+ \fhead{unistd.h}
+ \fhead{sys/syscall.h}
+ \fdecl{long syscall(int number, ...)}
+ \fdesc{Esegue la \textit{system call} indicata da \param{number}.}
+}
+{La funzione ritorna un intero dipendente dalla \textit{system call} invocata,
+ in generale $0$ indica il successo ed un valore negativo un errore.}
+\end{funcproto}
+
+La funzione richiede come primo argomento il numero della \textit{system call}
+da invocare, seguita dagli argomenti da passare alla stessa, che ovviamente
+dipendono da quest'ultima, e restituisce il codice di ritorno della
+\textit{system call} invocata. In generale un valore nullo indica il successo
+ed un valore negativo è un codice di errore che poi viene memorizzato nella
+variabile \var{errno} (sulla gestione degli errori torneremo in dettaglio in
+sez.~\ref{sec:sys_errors}).
+
+Il valore di \param{number} dipende sia dalla versione di kernel che
+dall'architettura,\footnote{in genere le vecchie \textit{system call} non
+ vengono eliminate e se ne aggiungono di nuove con nuovi numeri.} ma
+ciascuna \textit{system call} viene in genere identificata da una costante
+nella forma \texttt{SYS\_*} dove al prefisso viene aggiunto il nome che spesso
+corrisponde anche alla omonima funzione di libreria. Queste costanti sono
+definite nel file \headfiled{sys/syscall.h}, ma si possono anche usare
+direttamente valori numerici.
+
+
+\subsection{La terminazione di un programma}