+Per questo motivo, anche se lo standard non ha alcun riferimento ad un sistema
+di tipo Unix, GNU/Linux (per essere precisi la \acr{glibc}), come molti Unix
+moderni, provvede la compatibilità con questo standard, fornendo le funzioni
+di libreria da esso previste. Queste sono dichiarate in una serie di
+\textit{header file} anch'essi forniti dalla \acr{glibc} (tratteremo
+l'argomento in sez.~\ref{sec:proc_syscall}).
+
+In realtà la \acr{glibc} ed i relativi \textit{header file} definiscono un
+insieme di funzionalità in cui sono incluse come sottoinsieme anche quelle
+previste dallo standard ANSI C. È possibile ottenere una conformità stretta
+allo standard (scartando le funzionalità addizionali) usando il \cmd{gcc} con
+l'opzione \cmd{-ansi}. Questa opzione istruisce il compilatore a definire nei
+vari \textit{header file} soltanto le funzionalità previste dallo standard
+ANSI C e a non usare le varie estensioni al linguaggio e al preprocessore da
+esso supportate.
+\itindend{ANSI~C}
+
+
+\subsection{I tipi di dati primitivi}
+\label{sec:intro_data_types}
+
+Uno dei problemi di portabilità del codice più comune è quello dei tipi di
+dati utilizzati nei programmi, che spesso variano da sistema a sistema, o
+anche da una architettura ad un'altra (ad esempio passando da macchine con
+processori 32 bit a 64). In particolare questo è vero nell'uso dei cosiddetti
+\index{tipo!elementare} \textit{tipi elementari} del linguaggio C (come
+\ctyp{int}) la cui dimensione varia a seconda dell'architettura hardware.
+
+Storicamente alcuni tipi nativi dello standard ANSI C sono sempre stati
+associati ad alcune variabili nei sistemi Unix, dando per scontata la
+dimensione. Ad esempio la posizione corrente all'interno di un file è stata
+associata ad un intero a 32 bit, mentre il numero di dispositivo è stato
+associato ad un intero a 16 bit. Storicamente questi erano definiti
+rispettivamente come \ctyp{int} e \ctyp{short}, ma tutte le volte che, con
+l'evolversi ed il mutare delle piattaforme hardware, alcuni di questi tipi si
+sono rivelati inadeguati o sono cambiati, ci si è trovati di fronte ad una
+infinita serie di problemi di portabilità.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Tipo} & \textbf{Contenuto} \\
+ \hline
+ \hline
+ \typed{caddr\_t} & Core address.\\
+ \typed{clock\_t} & Contatore del \textit{process time} (vedi
+ sez.~\ref{sec:sys_cpu_times}.\\
+ \typed{dev\_t} & Numero di dispositivo (vedi sez.~\ref{sec:file_mknod}).\\
+ \typed{gid\_t} & Identificatore di un gruppo (vedi
+ sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\
+ \typed{ino\_t} & Numero di \textit{inode}
+ (vedi sez.~\ref{sec:file_vfs_work}).\\
+ \typed{key\_t} & Chiave per il System V IPC (vedi
+ sez.~\ref{sec:ipc_sysv_generic}).\\
+ \typed{loff\_t} & Posizione corrente in un file.\\
+ \typed{mode\_t} & Attributi di un file.\\
+ \typed{nlink\_t} & Contatore dei collegamenti su un file.\\
+ \typed{off\_t} & Posizione corrente in un file.\\
+ \typed{pid\_t} & Identificatore di un processo (vedi
+ sez.~\ref{sec:proc_pid}).\\
+ \typed{rlim\_t} & Limite sulle risorse.\\
+ \typed{sigset\_t}& Insieme di segnali (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigset}).\\
+ \typed{size\_t} & Dimensione di un oggetto.\\
+ \typed{ssize\_t} & Dimensione in numero di byte ritornata dalle funzioni.\\
+ \typed{ptrdiff\_t}& Differenza fra due puntatori.\\
+ \typed{time\_t} & Numero di secondi (in \textit{calendar time}, vedi
+ sez.~\ref{sec:sys_time}).\\
+ \typed{uid\_t} & Identificatore di un utente (vedi
+ sez.~\ref{sec:proc_access_id}).\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Elenco dei tipi primitivi, definiti in \headfile{sys/types.h}.}
+ \label{tab:intro_primitive_types}
+\end{table}
+
+Per questo motivo tutte le funzioni di libreria di solito non fanno
+riferimento ai tipi elementari dello standard del linguaggio C, ma ad una
+serie di \index{tipo!primitivo} \textsl{tipi primitivi} del sistema, riportati
+in tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e definiti nell'\textit{header file}
+\headfiled{sys/types.h}, in modo da mantenere completamente indipendenti i tipi
+utilizzati dalle funzioni di sistema dai tipi elementari supportati dal
+compilatore C.
+
+
+\subsection{Lo standard System V}
+\label{sec:intro_sysv}
+
+Come noto Unix nasce nei laboratori della AT\&T, che ne registrò il nome come
+marchio depositato, sviluppandone una serie di versioni diverse; nel 1983 la
+versione supportata ufficialmente venne rilasciata al pubblico con il nome di
+Unix System V, e si fa rifermento a questa implementazione con la sigla SysV o
+SV.
+
+Negli anni successivi l'AT\&T proseguì lo sviluppo del sistema rilasciando
+varie versioni con aggiunte e integrazioni, ed in particolare la
+\textit{release 2} nel 1985, a cui si fa riferimento con il nome SVr2 e la
+\textit{release 3} nel 1986 (denominata SVr3). Le interfacce di programmazione
+di queste due versioni vennero descritte formalmente in due documenti
+denominati \itindex{System~V~Interface~Definition~(SVID)} \textit{System V
+ Interface Definition} (o SVID), pertanto nel 1985 venne rilasciata la
+specifica SVID 1 e nel 1986 la specifica SVID 2.
+
+Nel 1989 un accordo fra vari venditori (AT\&T, Sun, HP, ed altri) portò ad una
+versione di System V che provvedeva un'unificazione delle interfacce
+comprendente anche Xenix e BSD, questa venne denominata \textit{release 4} o
+SVr4. Anche le relative interfacce vennero descritte in un documento dal
+titolo \textit{System V Interface Description}, venendo a costituire lo
+standard SVID 3, che viene considerato la specifica finale di System V, ed a
+cui spesso si fa riferimento semplicemente con SVID. Anche SVID costituisce un
+sovrainsieme delle interfacce definite dallo standard POSIX.
+
+Nel 1992 venne rilasciata una seconda versione del sistema, la SVr4.2; l'anno
+successivo la divisione della AT\&T (già a suo tempo rinominata in Unix System
+Laboratories) venne acquistata dalla Novell, che poi trasferì il marchio Unix
+al consorzio X/Open. L'ultima versione di System V fu la SVr4.2MP rilasciata
+nel dicembre 1993. Infine nel 1995 è stata rilasciata da SCO, che aveva
+acquisito alcuni diritti sul codice di System V, una ulteriore versione delle
+\textit{System V Interface Description}, che va sotto la denominazione di SVID
+4.
+
+Linux e la \acr{glibc} implementano le principali funzionalità richieste dalle
+specifiche SVID che non sono già incluse negli standard POSIX ed ANSI C, per
+compatibilità con lo Unix System V e con altri Unix (come SunOS) che le
+includono. Tuttavia le funzionalità più oscure e meno utilizzate (che non sono
+presenti neanche in System V) sono state tralasciate.
+
+Le funzionalità implementate sono principalmente il meccanismo di
+intercomunicazione fra i processi e la memoria condivisa (il cosiddetto System
+V IPC, che vedremo in sez.~\ref{sec:ipc_sysv}) le funzioni della famiglia
+\funcm{hsearch} e \funcm{drand48}, \funcm{fmtmsg} e svariate funzioni
+matematiche.
+
+
+\subsection{Lo ``\textsl{standard}'' BSD}
+\label{sec:intro_bsd}
+
+Lo sviluppo di BSD iniziò quando la fine della collaborazione fra l'Università
+di Berkeley e la AT\&T generò una delle prime e più importanti fratture del
+mondo Unix. L'università di Berkeley proseguì nello sviluppo della base di
+codice di cui disponeva, e che presentava parecchie migliorie rispetto alle
+versioni allora disponibili, fino ad arrivare al rilascio di una versione
+completa di Unix, chiamata appunto BSD, del tutto indipendente dal codice
+della AT\&T.
+
+Benché BSD non sia mai stato uno standard formalizzato, l'implementazione
+dello Unix dell'Università di Berkeley nella sua storia ha introdotto una
+serie di estensioni e interfacce di grandissima rilevanza, come i collegamenti
+simbolici, la funzione \code{select} ed i socket di rete. Per questo motivo si
+fa spesso riferimento esplicito alle interfacce presenti nelle varie versioni
+dello Unix di Berkeley con una apposita sigla.
+
+Nel 1983, con il rilascio della versione 4.2 di BSD, venne definita una
+implementazione delle funzioni di interfaccia a cui si fa riferimento con la
+sigla 4.2BSD. Per fare riferimento alle precedenti versioni si usano poi le
+sigle 3BSD e 4BSD (per le due versioni pubblicate nel 1980), e 4.1BSD per
+quella pubblicata nel 1981.
+
+Le varie estensioni ideate a Berkeley sono state via via aggiunte al sistema
+nelle varie versioni succedutesi negli anni, che vanno sotto il nome di
+4.3BSD, per la versione rilasciata nel 1986 e 4.4BSD, per la versione
+rilasciata nel 1993, che costituisce l'ultima release ufficiale
+dell'università di Berkeley. Si tenga presente che molte di queste interfacce
+sono presenti in derivati commerciali di BSD come SunOS. Il kernel Linux e la
+\acr{glibc} forniscono tutte queste estensioni che sono state in gran parte
+incorporate negli standard successivi.
+
+
+\subsection{Gli standard IEEE -- POSIX}
+\label{sec:intro_posix}
+
+Lo standard ufficiale creato da un organismo indipendente più attinente alle
+interfacce di un sistema unix-like nel suo complesso (e che concerne sia il
+kernel che le librerie che i comandi) è stato lo standard POSIX. Esso prende
+origine dallo standard ANSI C, che contiene come sottoinsieme, prevedendo
+ulteriori capacità per le funzioni in esso definite, ed aggiungendone di
+nuove.
+
+In realtà POSIX è una famiglia di standard diversi, il cui nome, suggerito da
+Richard Stallman, sta per \textit{Portable Operating System Interface}, ma la
+X finale denuncia la sua stretta relazione con i sistemi Unix. Esso nasce dal
+lavoro dell'IEEE (\textit{Institute of Electrical and Electronics Engeneers})
+che ne produsse una prima versione, nota come \textsl{IEEE 1003.1-1988},
+mirante a standardizzare l'interfaccia con il sistema operativo.
+
+Ma gli standard POSIX non si limitano alla standardizzazione delle funzioni di
+libreria, e in seguito sono stati prodotti anche altri standard per la shell e
+i comandi di sistema (1003.2), per le estensioni \textit{real-time} e per i
+\textit{thread} (rispettivamente 1003.1d e 1003.1c) per i socket (1003.1g) e
+vari altri. In tab.~\ref{tab:intro_posix_std} è riportata una classificazione
+sommaria dei principali documenti prodotti, e di come sono identificati fra
+IEEE ed ISO; si tenga conto inoltre che molto spesso si usa l'estensione IEEE
+anche come aggiunta al nome POSIX; ad esempio è più comune parlare di POSIX.4
+come di POSIX.1b.
+
+Si tenga presente inoltre che nuove specifiche e proposte di standardizzazione
+si aggiungono continuamente, mentre le versioni precedenti vengono riviste;
+talvolta poi i riferimenti cambiano nome, per cui anche solo seguire le
+denominazioni usate diventa particolarmente faticoso.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Standard} & \textbf{IEEE} & \textbf{ISO} & \textbf{Contenuto} \\
+ \hline
+ \hline
+ POSIX.1 & 1003.1 & 9945-1& Interfacce di base. \\
+ POSIX.1a& 1003.1a& 9945-1& Estensioni a POSIX.1. \\
+ POSIX.2 & 1003.2 & 9945-2& Comandi. \\
+ POSIX.3 & 2003 &TR13210& Metodi di test. \\
+ POSIX.4 & 1003.1b & --- & Estensioni real-time. \\
+ POSIX.4a& 1003.1c & --- & Thread. \\
+ POSIX.4b& 1003.1d &9945-1& Ulteriori estensioni real-time. \\
+ POSIX.5 & 1003.5 & 14519& Interfaccia per il linguaggio ADA. \\
+ POSIX.6 & 1003.2c,1e& 9945-2& Sicurezza. \\
+ POSIX.8 & 1003.1f& 9945-1& Accesso ai file via rete. \\
+ POSIX.9 & 1003.9 & --- & Interfaccia per il Fortran-77. \\
+ POSIX.12& 1003.1g& 9945-1& Socket. \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Elenco dei vari standard POSIX e relative denominazioni.}
+ \label{tab:intro_posix_std}
+\end{table}
+
+Benché l'insieme degli standard POSIX siano basati sui sistemi Unix, essi
+definiscono comunque un'interfaccia di programmazione generica e non fanno
+riferimento ad una implementazione specifica (ad esempio esiste
+un'implementazione di POSIX.1 anche sotto Windows NT).
+
+Linux e la \acr{glibc} implementano tutte le funzioni definite nello standard
+POSIX.1, queste ultime forniscono in più alcune ulteriori capacità (per
+funzioni di \textit{pattern matching} e per la manipolazione delle
+\textit{regular expression}), che vengono usate dalla shell e dai comandi di
+sistema e che sono definite nello standard POSIX.2.
+
+Nelle versioni più recenti del kernel e delle librerie sono inoltre supportate
+ulteriori funzionalità aggiunte dallo standard POSIX.1c per quanto riguarda i
+\textit{thread} (vedi cap.~\ref{cha:threads}), e dallo standard POSIX.1b per
+quanto riguarda i segnali e lo scheduling real-time
+(sez.~\ref{sec:sig_real_time} e sez.~\ref{sec:proc_real_time}), la misura del
+tempo, i meccanismi di intercomunicazione (sez.~\ref{sec:ipc_posix}) e l'I/O
+asincrono (sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}).
+
+Lo standard principale resta comunque POSIX.1, che continua ad evolversi; la
+versione più nota, cui gran parte delle implementazioni fanno riferimento, e
+che costituisce una base per molti altri tentativi di standardizzazione, è
+stata rilasciata anche come standard internazionale con la sigla
+\textsl{ISO/IEC 9945-1:1996} ed include i precedenti POSIX.1b e POSIX.1c. In
+genere si fa riferimento ad essa come POSIX.1-1996.
+
+Nel 2001 è stata poi eseguita una sintesi degli standard POSIX.1, POSIX.2 e
+SUSv3 (vedi sez.~\ref{sec:intro_xopen}) in un unico documento, redatto sotto
+gli auspici del cosiddetto gruppo Austin che va sotto il nome di POSIX.1-2001.
+Questo standard definisce due livelli di conformità, quello POSIX, in cui sono
+presenti solo le interfacce di base, e quello XSI che richiede la presenza di
+una serie di estensioni opzionali per lo standard POSIX, riprese da SUSv3.
+Inoltre lo standard è stato allineato allo standard C99, e segue lo stesso
+nella definizione delle interfacce.
+
+A questo standard sono stati aggiunti due documenti di correzione e
+perfezionamento denominati \textit{Technical Corrigenda}, il TC1 del 2003 ed
+il TC2 del 2004, e talvolta si fa riferimento agli stessi con le sigle
+POSIX.1-2003 e POSIX.1-2004.
+
+Una ulteriore revisione degli standard POSIX e SUS è stata completata e
+ratificata nel 2008, cosa che ha portato al rilascio di una nuova versione
+sotto il nome di POSIX.1-2008 (e SUSv4), con l'incorporazione di alcune nuove
+interfacce, la obsolescenza di altre, la trasformazione da opzionali a
+richieste di alcune specifiche di base, oltre alle solite precisazioni ed
+aggiornamenti. Anche in questo caso è prevista la suddivisione in una
+conformità di base, e delle interfacce aggiuntive. Una ulteriore revisione è
+stata pubblicata nel 2017 come POSIX.1-2017.
+
+Le procedure di aggiornamento dello standard POSIX prevedono comunque un
+percorso continuo, che prevede la possibilità di introduzione di nuove
+interfacce e la definizione di precisazioni ed aggiornamenti, per questo in
+futuro verranno rilasciate nuove versioni. Alla stesura di queste note
+l'ultima revisione approvata resta POSIX.1-2017, uno stato della situazione
+corrente del supporto degli standard è allegato alla documentazione della
+\acr{glibc} e si può ottenere con il comando \texttt{man standards}.
+
+
+\subsection{Gli standard X/Open -- Opengroup -- Unix}
+\label{sec:intro_xopen}
+
+Il consorzio X/Open nacque nel 1984 come consorzio di venditori di sistemi
+Unix per giungere ad un'armonizzazione delle varie implementazioni. Per far
+questo iniziò a pubblicare una serie di documentazioni e specifiche sotto il
+nome di \textit{X/Open Portability Guide} a cui di norma si fa riferimento con
+l'abbreviazione XPG$n$, con $n$ che indica la versione.
+
+Nel 1989 il consorzio produsse una terza versione di questa guida
+particolarmente voluminosa (la \textit{X/Open Portability Guide, Issue 3}),
+contenente una dettagliata standardizzazione dell'interfaccia di sistema di
+Unix, che venne presa come riferimento da vari produttori. Questo standard,
+detto anche XPG3 dal nome della suddetta guida, è sempre basato sullo standard
+POSIX.1, ma prevede una serie di funzionalità aggiuntive fra cui le specifiche
+delle API (sigla che sta per \textit{Application Programmable Interface}, in
+italiano interfaccia di programmazione) per l'interfaccia grafica (X11).
+
+Nel 1992 lo standard venne rivisto con una nuova versione della guida, la
+Issue 4, da cui la sigla XPG4, che aggiungeva l'interfaccia XTI (\textit{X
+ Transport Interface}) mirante a soppiantare (senza molto successo)
+l'interfaccia dei socket derivata da BSD. Una seconda versione della guida fu
+rilasciata nel 1994; questa è nota con il nome di Spec 1170 (dal numero delle
+interfacce, intestazioni e comandi definiti) ma si fa riferimento ad essa
+anche come XPG4v2.
+
+Nel 1993 il marchio Unix passò di proprietà dalla Novell (che a sua volta lo
+aveva comprato dalla AT\&T) al consorzio X/Open che iniziò a pubblicare le sue
+specifiche sotto il nome di \textit{Single UNIX Specification} o SUS, l'ultima
+versione di Spec 1170 diventò così la prima versione delle \textit{Single UNIX
+ Specification}, detta SUS o SUSv1, ma più comunemente nota anche come
+\textit{Unix 95}.
+
+Nel 1996 la fusione del consorzio X/Open con la Open Software Foundation (nata
+da un gruppo di aziende concorrenti rispetto ai fondatori di X/Open) portò
+alla costituzione dell'\textit{Open Group}, un consorzio internazionale che
+raccoglie produttori, utenti industriali, entità accademiche e governative.
+Attualmente il consorzio è detentore del marchio depositato Unix, e prosegue
+il lavoro di standardizzazione delle varie implementazioni, rilasciando
+periodicamente nuove specifiche e strumenti per la verifica della conformità
+alle stesse.
+
+Nel 1997 fu annunciata la seconda versione delle \textit{Single UNIX
+ Specification}, nota con la sigla SUSv2, in questa versione le interfacce
+specificate salgono a 1434, e addirittura a 3030 se si considerano le stazioni
+di lavoro grafiche, per le quali sono inserite pure le interfacce usate da CDE
+che richiede sia X11 che Motif. La conformità a questa versione permette l'uso
+del nome \textit{Unix 98}, usato spesso anche per riferirsi allo standard. Un
+altro nome alternativo di queste specifiche, date le origini, è XPG5.
+
+Come accennato nel 2001, con il rilascio dello standard POSIX.1-2001, è stato
+effettuato uno sforzo di sintesi in cui sono state comprese, nella parte di
+interfacce estese, anche le interfacce definite nelle \textit{Single UNIX
+ Specification}, pertanto si può fare riferimento a detto standard, quando
+comprensivo del rispetto delle estensioni XSI, come SUSv3, e fregiarsi del
+marchio UNIX 03 se conformi ad esso.
+
+Infine, come avvenuto per POSIX.1-2001, anche con la successiva revisione
+dello standard POSIX.1 (la POSIX.1-2008) è stato stabilito che la conformità
+completa a tutte quelle che sono le nuove estensioni XSI previste
+dall'aggiornamento vada a definire la quarta versione delle \textit{Single
+ UNIX Specification}, chiamata appunto SUSv4.
+
+
+\subsection{Il controllo di aderenza agli standard}
+\label{sec:intro_gcc_glibc_std}
+
+In Linux, se si usa la \acr{glibc}, la conformità agli standard appena
+descritti può essere richiesta sia attraverso l'uso di alcune opzioni del
+compilatore (il \texttt{gcc}) che con la definizione di opportune costanti
+prima dell'inclusione dei file di intestazione (gli \textit{header file}, vedi
+sez.~\ref{sec:proc_syscall}) in cui le varie funzioni di libreria vengono
+definite.
+
+Ad esempio se si vuole che i programmi seguano una stretta attinenza allo
+standard ANSI C si può usare l'opzione \texttt{-ansi} del compilatore, e non
+potrà essere utilizzata nessuna funzione non riconosciuta dalle specifiche
+standard ISO per il C. Il \texttt{gcc} possiede inoltre una specifica opzione
+per richiedere la conformità ad uno standard, nella forma \texttt{-std=nome},
+dove \texttt{nome} può essere \texttt{c89} per indicare lo standard ANSI C
+(vedi sez.~\ref{sec:intro_ansiC}) o \texttt{c99} per indicare la conformità
+allo standard C99 o \texttt{c11} per indicare la conformità allo standard C11
+(revisione del 2011).\footnote{esistono anche le possibilità di usare i valori
+ \texttt{gnu89}, che indica l'uso delle estensioni GNU al C89, riprese poi
+ dal C99, \texttt{gnu99} che indica il dialetto GNU del C99, o \texttt{gnu11}
+ che indica le estensioni GNU al C11, lo standard adottato di default dipende
+ dalla versione del \texttt{gcc}, ed all'agosto 2018 con la versione 8.2 è
+ \texttt{gnu11}.}
+
+Per attivare le varie opzioni di controllo di aderenza agli standard è poi
+possibile definire delle macro di preprocessore che controllano le
+funzionalità che la \acr{glibc} può mettere a disposizione:\footnote{le macro
+ sono definite nel file di dichiarazione \file{<features.h>}, ma non è
+ necessario includerlo nei propri programmi in quanto viene automaticamente
+ incluso da tutti gli altri file di dichiarazione che utilizzano le macro in
+ esso definite; si tenga conto inoltre che il file definisce anche delle
+ ulteriori macro interne, in genere con un doppio prefisso di \texttt{\_},
+ che non devono assolutamente mai essere usate direttamente. } questo può
+essere fatto attraverso l'opzione \texttt{-D} del compilatore, ma è buona
+norma farlo inserendo gli opportuni \code{\#define} prima della inclusione dei
+propri \textit{header file} (vedi sez.~\ref{sec:proc_syscall}).
+
+Le macro disponibili per controllare l'aderenza ai vari standard messi a
+disposizione della \acr{glibc}, che rendono disponibili soltanto le funzioni
+in essi definite, sono illustrate nel seguente elenco:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.7cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\macrod{\_\_STRICT\_ANSI\_\_}] richiede l'aderenza stretta allo standard
+ C ISO; viene automaticamente predefinita qualora si invochi il \texttt{gcc}
+ con le opzione \texttt{-ansi} o \texttt{-std=c99}.
+
+\item[\macrod{\_POSIX\_SOURCE}] definendo questa macro (considerata obsoleta)
+ si rendono disponibili tutte le funzionalità dello standard POSIX.1 (la
+ versione IEEE Standard 1003.1) insieme a tutte le funzionalità dello
+ standard ISO C. Se viene anche definita con un intero positivo la macro
+ \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} lo stato di questa non viene preso in
+ considerazione.
+
+\item[\macrod{\_POSIX\_C\_SOURCE}] definendo questa macro ad un valore intero
+ positivo si controlla quale livello delle funzionalità specificate da POSIX
+ viene messa a disposizione; più alto è il valore maggiori sono le
+ funzionalità:
+ \begin{itemize}
+ \item un valore uguale a ``\texttt{1}'' rende disponibili le funzionalità
+ specificate nella edizione del 1990 (IEEE Standard 1003.1-1990);
+ \item valori maggiori o uguali a ``\texttt{2}'' rendono disponibili le
+ funzionalità previste dallo standard POSIX.2 specificate nell'edizione del
+ 1992 (IEEE Standard 1003.2-1992),
+ \item un valore maggiore o uguale a ``\texttt{199309L}'' rende disponibili
+ le funzionalità previste dallo standard POSIX.1b specificate nell'edizione
+ del 1993 (IEEE Standard 1003.1b-1993);
+ \item un valore maggiore o uguale a ``\texttt{199506L}'' rende disponibili
+ le funzionalità previste dallo standard POSIX.1 specificate nell'edizione
+ del 1996 (\textit{ISO/IEC 9945-1:1996}), ed in particolare le definizioni
+ dello standard POSIX.1c per i \textit{thread};
+ \item a partire dalla versione 2.3.3 della \acr{glibc} un valore maggiore o
+ uguale a ``\texttt{200112L}'' rende disponibili le funzionalità di base
+ previste dallo standard POSIX.1-2001, escludendo le estensioni XSI;
+ \item a partire dalla versione 2.10 della \acr{glibc} un valore maggiore o
+ uguale a ``\texttt{200809L}'' rende disponibili le funzionalità di base
+ previste dallo standard POSIX.1-2008, escludendo le estensioni XSI;
+ \item in futuro valori superiori potranno abilitare ulteriori estensioni.
+ \end{itemize}
+
+\item[\macrod{\_BSD\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili le
+ funzionalità derivate da BSD4.3, insieme a quelle previste dagli standard
+ ISO C, POSIX.1 e POSIX.2; alcune delle funzionalità previste da BSD sono
+ però in conflitto con le corrispondenti definite nello standard POSIX.1, in
+ questo caso se la macro è definita le definizioni previste da BSD4.3 avranno
+ la precedenza rispetto a POSIX.
+
+ A causa della natura dei conflitti con POSIX per ottenere una piena
+ compatibilità con BSD4.3 può essere necessario anche usare una libreria di
+ compatibilità, dato che alcune funzioni sono definite in modo diverso. In
+ questo caso occorrerà anche usare l'opzione \cmd{-lbsd-compat} con il
+ compilatore per indicargli di utilizzare le versioni nella libreria di
+ compatibilità prima di quelle normali.
+
+ Si tenga inoltre presente che la preferenza verso le versioni delle funzioni
+ usate da BSD viene mantenuta soltanto se nessuna delle ulteriori macro di
+ specificazione di standard successivi (vale a dire una fra
+ \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE}, \macro{\_POSIX\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE},
+ \macro{\_XOPEN\_SOURCE}, \macro{\_XOPEN\_SOURCE\_EXTENDED} o
+ \macro{\_GNU\_SOURCE}) è stata a sua volta attivata, nel qual caso queste
+ hanno la precedenza. Se però si definisce \macro{\_BSD\_SOURCE} dopo aver
+ definito una di queste macro, l'effetto sarà quello di dare la precedenza
+ alle funzioni in forma BSD. Questa macro, essendo ricompresa in
+ \macro{\_DEFAULT\_SOURCE} che è definita di default, è stata deprecata a
+ partire dalla \acr{glibc} 2.20.
+
+\item[\macrod{\_SVID\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili le
+ funzionalità derivate da SVID. Esse comprendono anche quelle definite negli
+ standard ISO C, POSIX.1, POSIX.2, e X/Open (XPG$n$) illustrati in
+ precedenza. Questa macro, essendo ricompresa in \macro{\_DEFAULT\_SOURCE}
+ che è definita di default, è stata deprecata a partire dalla \acr{glibc}
+ 2.20.
+
+\item[\macrod{\_DEFAULT\_SOURCE}] questa macro abilita le definizioni
+ considerate il \textit{default}, comprese quelle richieste dallo standard
+ POSIX.1-2008, ed è sostanzialmente equivalente all'insieme di
+ \macro{\_SVID\_SOURCE}, \macro{\_BSD\_SOURCE} e
+ \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE}. Essendo predefinita non è necessario usarla a
+ meno di non aver richiesto delle definizioni più restrittive sia con altre
+ macro che con i flag del compilatore, nel qual caso abilita le funzioni che
+ altrimenti sarebbero disabilitate. Questa macro è stata introdotta a partire
+ dalla \acr{glibc} 2.19 e consente di deprecare \macro{\_SVID\_SOURCE} e
+ \macro{\_BSD\_SOURCE}.
+
+\item[\macrod{\_XOPEN\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
+ le funzionalità descritte nella \textit{X/Open Portability Guide}. Anche
+ queste sono un sovrainsieme di quelle definite negli standard POSIX.1 e
+ POSIX.2 ed in effetti sia \macro{\_POSIX\_SOURCE} che
+ \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} vengono automaticamente definite. Sono incluse
+ anche ulteriori funzionalità disponibili in BSD e SVID, più una serie di
+ estensioni a secondo dei seguenti valori:
+ \begin{itemize}
+ \item la definizione della macro ad un valore qualunque attiva le
+ funzionalità specificate negli standard POSIX.1, POSIX.2 e XPG4;
+ \item un valore di ``\texttt{500}'' o superiore rende disponibili anche le
+ funzionalità introdotte con SUSv2, vale a dire la conformità ad Unix98;
+ \item a partire dalla versione 2.2 della \acr{glibc} un valore uguale a
+ ``\texttt{600}'' o superiore rende disponibili anche le funzionalità
+ introdotte con SUSv3, corrispondenti allo standard POSIX.1-2001 più le
+ estensioni XSI.
+ \item a partire dalla versione 2.10 della \acr{glibc} un valore uguale a
+ ``\texttt{700}'' o superiore rende disponibili anche le funzionalità
+ introdotte con SUSv4, corrispondenti allo standard POSIX.1-2008 più le
+ estensioni XSI.
+ \end{itemize}
+
+\item[\macrod{\_XOPEN\_SOURCE\_EXTENDED}] definendo questa macro si rendono
+ disponibili le ulteriori funzionalità necessarie la conformità al
+ rilascio del marchio \textit{X/Open Unix} corrispondenti allo standard
+ Unix95, vale a dire quelle specificate da SUSv1/XPG4v2. Questa macro viene
+ definita implicitamente tutte le volte che si imposta
+ \macro{\_XOPEN\_SOURCE} ad un valore maggiore o uguale a 500.
+
+\item[\macrod{\_ISOC99\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
+ le funzionalità previste per la revisione delle librerie standard del C
+ introdotte con lo standard ISO C99. La macro è definita a partire dalla
+ versione 2.1.3 della \acr{glibc}.
+
+ Le versioni precedenti la serie 2.1.x riconoscevano le stesse estensioni con
+ la macro \macro{\_ISOC9X\_SOURCE}, dato che lo standard non era stato
+ finalizzato, ma la \acr{glibc} aveva già un'implementazione completa che
+ poteva essere attivata definendo questa macro. Benché questa sia obsoleta
+ viene tuttora riconosciuta come equivalente di \macro{\_ISOC99\_SOURCE} per
+ compatibilità.
+
+\item[\macrod{\_ISOC11\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
+ le funzionalità previste per la revisione delle librerie standard del C
+ introdotte con lo standard ISO C11, e abilita anche quelle previste dagli
+ standard C99 e C95. La macro è definita a partire dalla versione 2.16 della
+ \acr{glibc}.
+
+\item[\macrod{\_GNU\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
+ tutte le funzionalità disponibili nei vari standard oltre a varie estensioni
+ specifiche presenti solo nella \acr{glibc} ed in Linux. Gli standard coperti
+ sono: ISO C89, ISO C99, POSIX.1, POSIX.2, BSD, SVID, X/Open, SUS.
+
+ L'uso di \macro{\_GNU\_SOURCE} è equivalente alla definizione contemporanea
+ delle macro: \macro{\_BSD\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE},
+ \macro{\_POSIX\_SOURCE}, \macro{\_ISOC99\_SOURCE}, e inoltre di
+ \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} con valore ``\texttt{200112L}'' (o
+ ``\texttt{199506L}'' per le versioni della \acr{glibc} precedenti la 2.5),
+ \macro{\_XOPEN\_SOURCE\_EXTENDED} e \macro{\_XOPEN\_SOURCE} con valore 600
+ (o 500 per le versioni della \acr{glibc} precedenti la 2.2); oltre a queste
+ vengono pure attivate le ulteriori due macro \macro{\_ATFILE\_SOURCE} e
+ \macrod{\_LARGEFILE64\_SOURCE} che definiscono funzioni previste
+ esclusivamente dalla \acr{glibc}.
+
+\end{basedescript}
+
+Benché Linux supporti in maniera estensiva gli standard più diffusi, esistono
+comunque delle estensioni e funzionalità specifiche, non presenti in altri
+standard e lo stesso vale per la \acr{glibc}, che definisce anche delle
+ulteriori funzioni di libreria. Ovviamente l'uso di queste funzionalità deve
+essere evitato se si ha a cuore la portabilità, ma qualora questo non sia un
+requisito esse possono rivelarsi molto utili.
+
+Come per l'aderenza ai vari standard, le funzionalità aggiuntive possono
+essere rese esplicitamente disponibili tramite la definizione di opportune
+macro di preprocessore, alcune di queste vengono attivate con la definizione
+di \macro{\_GNU\_SOURCE}, mentre altre devono essere attivate esplicitamente,
+inoltre alcune estensioni possono essere attivate indipendentemente tramite
+una opportuna macro; queste estensioni sono illustrate nel seguente elenco:
+
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.7cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+
+\item[\macrod{\_LARGEFILE\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono
+ disponibili alcune funzioni che consentono di superare una inconsistenza
+ presente negli standard con i file di grandi dimensioni, ed in particolare
+ definire le due funzioni \func{fseeko} e \func{ftello} che al contrario
+ delle corrispettive \func{fseek} e \func{ftell} usano il tipo di dato
+ specifico \type{off\_t} (vedi sez.~\ref{sec:file_io}).
+
+\item[\macrod{\_LARGEFILE64\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono
+ disponibili le funzioni di una interfaccia alternativa al supporto di valori
+ a 64 bit nelle funzioni di gestione dei file (non supportati in certi
+ sistemi), caratterizzate dal suffisso \texttt{64} aggiunto ai vari nomi di
+ tipi di dato e funzioni (come \typed{off64\_t} al posto di \type{off\_t} o
+ \funcm{lseek64} al posto di \func{lseek}).
+
+ Le funzioni di questa interfaccia alternativa sono state proposte come una
+ estensione ad uso di transizione per le \textit{Single UNIX Specification},
+ per consentire la gestione di file di grandi dimensioni anche nei sistemi a
+ 32 bit, in cui la dimensione massima, espressa con un intero, non poteva
+ superare i 2Gb. Nei nuovi programmi queste funzioni devono essere evitate,
+ a favore dell'uso macro \macro{\_FILE\_OFFSET\_BITS}, che definita al valore
+ di \texttt{64} consente di usare in maniera trasparente le funzioni
+ dell'interfaccia classica.
+
+\item[\macrod{\_FILE\_OFFSET\_BITS}] la definizione di questa macro al valore
+ di \texttt{64} consente di attivare la conversione automatica di tutti i
+ riferimenti a dati e funzioni a 32 bit nelle funzioni di interfaccia ai file
+ con le equivalenti a 64 bit, senza dover utilizzare esplicitamente
+ l'interfaccia alternativa appena illustrata. In questo modo diventa
+ possibile usare le ordinarie funzioni per effettuare operazioni a 64 bit sui
+ file anche su sistemi a 32 bit.\footnote{basterà ricompilare il programma
+ dopo averla definita, e saranno usate in modo trasparente le funzioni a 64
+ bit.}
+
+ Se la macro non è definita o è definita con valore \texttt{32} questo
+ comportamento viene disabilitato, e sui sistemi a 32 bit verranno usate le
+ ordinarie funzioni a 32 bit, non avendo più il supporto per file di grandi
+ dimensioni. Su sistemi a 64 bit invece, dove il problema non sussiste, la
+ macro non ha nessun effetto.
+
+\item[\macrod{\_ATFILE\_SOURCE}] definendo questa macro si rendono disponibili
+ le estensioni delle funzioni di creazione, accesso e modifica di file e
+ directory che risolvono i problemi di sicurezza insiti nell'uso di
+ \textit{pathname} relativi con programmi \textit{multi-thread} illustrate in
+ sez.~\ref{sec:file_openat}. Dalla \acr{glibc} 2.10 questa macro viene
+ definita implicitamente se si definisce \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} ad un
+ valore maggiore o uguale di ``\texttt{200809L}''.
+
+\item[\macrod{\_REENTRANT}] definendo questa macro, o la equivalente
+ \macrod{\_THREAD\_SAFE} (fornita per compatibilità) si rendono disponibili
+ le versioni rientranti (vedi sez.~\ref{sec:proc_reentrant}) di alcune
+ funzioni, necessarie quando si usano i \textit{thread}. Alcune di queste
+ funzioni sono anche previste nello standard POSIX.1c, ma ve ne sono altre
+ che sono disponibili soltanto su alcuni sistemi, o specifiche della
+ \acr{glibc}, e possono essere utilizzate una volta definita la macro. Oggi
+ la macro è obsoleta, già dalla \acr{glibc} 2.3 le funzioni erano già
+ completamente rientranti e dalla \acr{glibc} 2.25 la macro è equivalente ad
+ definire \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} con un valore di ``\texttt{199606L}''
+ mentre se una qualunque delle altre macro che richiede un valore di
+ conformità più alto è definita, la sua definizione non ha alcun effetto.
+
+\item[\macrod{\_FORTIFY\_SOURCE}] definendo questa macro viene abilitata
+ l'inserimento di alcuni controlli per alcune funzioni di allocazione e
+ manipolazione di memoria e stringhe che consentono di rilevare
+ automaticamente alcuni errori di \textit{buffer overflow} nell'uso delle
+ stesse. La funzionalità è stata introdotta a partire dalla versione 2.3.4
+ della \acr{glibc} e richiede anche il supporto da parte del compilatore, che
+ è disponibile solo a partire dalla versione 4.0 del \texttt{gcc}.
+
+ Le funzioni di libreria che vengono messe sotto controllo quando questa
+ funzionalità viene attivata sono, al momento della stesura di queste note,
+ le seguenti: \funcm{memcpy}, \funcm{mempcpy}, \funcm{memmove},
+ \funcm{memset}, \funcm{stpcpy}, \funcm{strcpy}, \funcm{strncpy},
+ \funcm{strcat}, \funcm{strncat}, \func{sprintf}, \func{snprintf},
+ \func{vsprintf}, \func{vsnprintf}, e \func{gets}.
+
+ La macro prevede due valori, con \texttt{1} vengono eseguiti dei controlli
+ di base che non cambiano il comportamento dei programmi se si richiede una
+ ottimizzazione di livello uno o superiore,\footnote{vale a dire se si usa
+ l'opzione \texttt{-O1} o superiore del \texttt{gcc}.} mentre con il
+ valore \texttt{2} vengono aggiunti maggiori controlli. Dato che alcuni dei
+ controlli vengono effettuati in fase di compilazione l'uso di questa macro
+ richiede anche la collaborazione del compilatore, disponibile dalla
+ versione 4.0 del \texttt{gcc}.
+
+\end{basedescript}
+
+Se non è stata specificata esplicitamente nessuna di queste macro il default
+assunto è che siano definite \macro{\_BSD\_SOURCE}, \macro{\_SVID\_SOURCE},
+\macro{\_POSIX\_SOURCE} e, con le versioni della \acr{glibc} più recenti, che
+la macro \macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} abbia il valore ``\texttt{200809L}'', per
+versioni precedenti della \acr{glibc} il valore assegnato a
+\macro{\_POSIX\_C\_SOURCE} era di ``\texttt{200112L}'' prima delle 2.10, di
+``\texttt{199506L}'' prima delle 2.4, di ``\texttt{199506L}'' prima delle
+2.1. Si ricordi infine che perché queste macro abbiano effetto devono essere
+sempre definite prima dell'inclusione dei file di dichiarazione.