+\subsection{I tipi di dati primitivi}
+\label{sec:intro_data_types}
+
+Uno dei problemi di portabilità del codice più comune è quello dei tipi di
+dati utilizzati nei programmi, che spesso variano da sistema a sistema, o
+anche da una architettura ad un'altra (ad esempio passando da macchine con
+processori 32 bit a 64). In particolare questo è vero nell'uso dei cosiddetti
+\index{tipo!elementare} \textit{tipi elementari}del linguaggio C (come
+\ctyp{int}) la cui dimensione varia a seconda dell'architettura hardware.
+
+Storicamente alcuni tipi nativi dello standard ANSI C sono sempre stati
+associati ad alcune variabili nei sistemi Unix, dando per scontata la
+dimensione. Ad esempio la posizione corrente all'interno di un file è sempre
+stata associata ad un intero a 32 bit, mentre il numero di dispositivo è
+sempre stato associato ad un intero a 16 bit. Storicamente questi erano
+definiti rispettivamente come \ctyp{int} e \ctyp{short}, ma tutte le volte
+che, con l'evolversi ed il mutare delle piattaforme hardware, alcuni di questi
+tipi si sono rivelati inadeguati o sono cambiati, ci si è trovati di fronte ad
+una infinita serie di problemi di portabilità.
+
+\begin{table}[htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Tipo} & \textbf{Contenuto} \\
+ \hline
+ \hline
+ \type{caddr\_t} & Core address.\\
+ \type{clock\_t} & Contatore del tempo di sistema.\\
+ \type{dev\_t} & Numero di dispositivo (vedi sez.~\ref{sec:file_mknod}).\\
+ \type{gid\_t} & Identificatore di un gruppo.\\
+ \type{ino\_t} & Numero di \index{inode} \textit{inode}.\\
+ \type{key\_t} & Chiave per il System V IPC.\\
+ \type{loff\_t} & Posizione corrente in un file.\\
+ \type{mode\_t} & Attributi di un file.\\
+ \type{nlink\_t} & Contatore dei link su un file.\\
+ \type{off\_t} & Posizione corrente in un file.\\
+ \type{pid\_t} & Identificatore di un processo.\\
+ \type{rlim\_t} & Limite sulle risorse.\\
+ \type{sigset\_t}& Insieme di segnali.\\
+ \type{size\_t} & Dimensione di un oggetto.\\
+ \type{ssize\_t} & Dimensione in numero di byte ritornata dalle funzioni.\\
+ \type{ptrdiff\_t}& Differenza fra due puntatori.\\
+ \type{time\_t} & Numero di secondi (in \itindex{calendar~time}
+ \textsl{tempo di calendario}, vedi
+ sez.~\ref{sec:sys_time}).\\
+ \type{uid\_t} & Identificatore di un utente.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Elenco dei tipi primitivi, definiti in \file{sys/types.h}.}
+ \label{tab:intro_primitive_types}
+\end{table}
+
+Per questo motivo tutte le funzioni di libreria di solito non fanno
+riferimento ai tipi elementari dello standard del linguaggio C, ma ad una
+serie di \index{tipo!primitivo} \textsl{tipi primitivi} del sistema, riportati
+in tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}, e definiti nell'header file
+\file{sys/types.h}, in modo da mantenere completamente indipendenti i tipi
+utilizzati dalle funzioni di sistema dai tipi elementari supportati dal
+compilatore C.
+
+
+\subsection{Lo standard System V}
+\label{sec:intro_sysv}
+
+Come noto Unix nasce nei laboratori della AT\&T, che ne registrò il nome come
+marchio depositato, sviluppandone una serie di versioni diverse; nel 1983 la
+versione supportata ufficialmente venne rilasciata al pubblico con il nome di
+Unix System V, e si fa rifermento a questa implementazione con la sigla SysV o
+SV.
+
+Negli anni successivi l'AT\&T proseguì lo sviluppo rilasciando varie versioni
+con aggiunte e integrazioni, ed in particolare la \textit{release 2} nel 1985,
+a cui si fa riferimento con SVr2 e la \textit{release 3} nel 1986 (denominata
+SVr3). Le interfacce di programmazione di queste due versioni vennero
+descritte formalmente in due documenti denominati \textit{System V Interface
+ Definition} (o SVID), pertanto nel 1995 venne rilasciata la specifica SVID 1
+e nel 1986 la specifica SVID 2.
+
+Nel 1989 un accordo fra vari venditori (AT\&T, Sun, HP, ed altri) portò ad una
+versione di System V che provvedeva un'unificazione delle interfacce
+comprendente anche Xenix e BSD, questa venne denominata \textit{release 4} o
+SVr4. Anche le relative interfacce vennero descritte in un documento dal
+titolo \textit{System V Interface Description}, venendo a costituire lo
+standard SVID 3, che viene considerato la specifica finale di System V, ed a
+cui spesso si fa riferimento semplicemente con SVID. Anche SVID costituisce un
+sovrainsieme delle interfacce definite dallo standard POSIX.
+
+Nel 1992 venne rilasciata una seconda versione del sistema, la SVr4.2; l'anno
+successivo la divisione della AT\&T (già a suo tempo rinominata in Unix System
+Laboratories) venne acquistata dalla Novell, che poi trasferì il marchio Unix
+al consorzio X/Open. L'ultima versione di System V fu la SVr4.2MP rilasciata
+nel Dicembre 93. Infine nel 1995 è stata rilasciata da SCO, che aveva
+acquisito alcuni diritti sul codice di System V, una ulteriore versione delle
+\textit{System V Interface Description}, che va sotto la denominazione di SVID
+4.
+
+Linux e le \acr{glibc} implementano le principali funzionalità richieste dalle
+specifiche SVID che non sono già incluse negli standard POSIX ed ANSI C, per
+compatibilità con lo Unix System V e con altri Unix (come SunOS) che le
+includono. Tuttavia le funzionalità più oscure e meno utilizzate (che non sono
+presenti neanche in System V) sono state tralasciate.
+
+Le funzionalità implementate sono principalmente il meccanismo di
+intercomunicazione fra i processi e la memoria condivisa (il cosiddetto System
+V IPC, che vedremo in sez.~\ref{sec:ipc_sysv}) le funzioni della famiglia
+\func{hsearch} e \func{drand48}, \func{fmtmsg} e svariate funzioni
+matematiche.
+
+
+\subsection{Lo ``\textsl{standard}'' BSD}
+\label{sec:intro_bsd}
+
+Lo sviluppo di BSD iniziò quando la fine della collaborazione fra l'Università
+di Berkeley e la AT\&T generò una delle prime e più importanti fratture del
+mondo Unix. L'università di Berkeley proseguì nello sviluppo della base di
+codice di cui disponeva, e che presentava parecchie migliorie rispetto alle
+versioni allora disponibili, fino ad arrivare al rilascio di una versione
+completa di Unix, chiamata appunto BSD, del tutto indipendente dal codice
+della AT\&T.
+
+Benché BSD non sia mai stato uno standard formalizzato, l'implementazione
+dello Unix dell'Università di Berkeley nella sua storia ha introdotto una
+serie di estensioni e interfacce di grandissima rilevanza, come i link
+simbolici, la funzione \code{select} ed i socket di rete. Per questo motivo si
+fa spesso riferimento esplicito alle interfacce presenti nelle varie versioni
+dello Unix di Berkeley con una apposita sigla.
+
+Nel 1983, con il rilascio della versione 4.2 di BSD, venne definita una
+implementazione delle funzioni di interfaccia a cui si fa riferimento con la
+sigla 4.2BSD. Per fare riferimento alle precedenti versioni si usano poi le
+sigle 3BSD e 4BSD (per le due versioni pubblicate nel 1980), e 4.1BSD per
+quella pubblicata nel 1981.
+
+Le varie estensioni ideate a Berkeley sono state via via aggiunte al sistema
+nelle varie versioni succedutesi negli anni, che vanno sotto il nome di
+4.3BSD, per la versione rilasciata nel 1986 e 4.4BSD, per la versione
+rilasciata nel 1993, che costituisce l'ultima release ufficiale
+dell'università di Berkeley. Si tenga presente che molte di queste interfacce
+sono presenti in derivati commerciali di BSD come SunOS. Il kernel Linux e le
+\acr{glibc} forniscono tutte queste estensioni che sono state in gran parte
+incorporate negli standard successivi.
+
+
+\subsection{Gli standard IEEE -- POSIX}