+volte che si modifica \itindex{inode} l'\textit{inode} (quindi anche alla
+chiamata di \func{utime}). Questo serve anche come misura di sicurezza per
+evitare che si possa modificare un file nascondendo completamente le proprie
+tracce. In realtà la cosa resta possibile, se si è in grado di accedere al
+\index{file!di~dispositivo} file di dispositivo, scrivendo direttamente sul
+disco senza passare attraverso il filesystem, ma ovviamente in questo modo la
+cosa è molto più complicata da realizzare.
+
+A partire dal kernel 2.6 la risoluzione dei tempi dei file, che nei campi di
+tab.~\ref{tab:file_file_times} è espressa in secondi, è stata portata ai
+nanosecondi per la gran parte dei filesystem. La ulteriore informazione può
+essere acceduta attraverso altri campi appositamente aggiunti alla struttura
+\struct{stat}. Se si sono definite le macro \macro{\_BSD\_SOURCE} o
+\macro{\_SVID\_SOURCE} questi sono \var{st\_atim.tv\_nsec},
+\var{st\_mtim.tv\_nsec} e \var{st\_ctim.tv\_nsec} se queste non sono definite,
+\var{st\_atimensec}, \var{st\_mtimensec} e \var{st\_mtimensec}. Qualora il
+supporto per questa maggior precisione sia assente questi campi aggiuntivi
+saranno nulli.
+
+Per la gestione di questi nuovi valori è stata definita una seconda funzione
+di modifica, \funcd{utimes}, che consente di specificare tempi con maggior
+precisione; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}
+ {sys/time.h}
+ {int utimes(const char *filename, struct timeval times[2])}
+
+ Cambia i tempi di ultimo accesso e modifica \itindex{inode}
+ dell'\textit{inode} specificato da \param{filename} secondo i valori
+ specificati da \param{times}. Se questo è \val{NULL} allora viene usato il
+ tempo corrente.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EACCES}] non si ha il permesso di scrittura sul file.
+ \item[\errcode{EPERM}] non si è proprietari del file.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EROFS} e \errval{ENOENT}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione è del tutto analoga alla precedente \func{utime} ma usa come
+argomento \param{times}, un vettore di due strutture \struct{timeval}, la cui
+definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timeval_struct}, che consentono
+di indicare i tempi con una precisione del microsecondo. Il primo elemento
+di \param{times} indica il valore per il tempo di ultimo accesso, il secondo
+quello per il tempo di ultima modifica.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/timeval.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{timeval} usata per indicare valori di tempo
+ con la precisione del microsecondo.}
+ \label{fig:sys_timeval_struct}
+\end{figure}
+
+Oltre ad \func{utimes} su Linux sono presenti altre due funzioni,\footnote{le
+ due funzioni non sono definite in nessuno standard, ma sono presenti, oltre
+ che su Linux, anche su BSD.} \funcd{futimes} e \funcd{lutimes}, che
+consentono rispettivamente di effettuare la modifica utilizzando un file
+già aperto o di eseguirla direttamente su un link simbolico. I relativi
+prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/time.h}
+
+ \funcdecl{int futimes(int fd, const struct timeval tv[2])} Cambia i tempi
+ di un file già aperto specificato tramite il file descriptor \param{fd}.
+
+ \funcdecl{int lutimes(const char *filename, const struct timeval tv[2])}
+ Cambia i tempi di \param{filename} anche se questo è un link simbolico.
+
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e $-1$ per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di
+ \func{utimes}, con in più per \func{futimes}:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor.
+ \item[\errcode{ENOSYS}] il filesystem \texttt{/proc} non è accessibile.
+ \end{errlist}}
+\end{functions}
+
+Le due funzioni anno lo stesso comportamento di \texttt{utimes} e richiedono
+gli stessi privilegi per poter operare, la differenza è che con \func{futimes}
+si può indicare il file su cui operare facendo riferimento al relativo file
+descriptor (tratteremo in dettaglio l'argomento in
+sez.~\ref{cha:file_unix_interface}) mentre con \func{lutimes} nel caso in
+cui \param{filename} sia un link simbolico saranno modificati i suoi tempi
+invece di quelli del file a cui esso punta.
+
+Nonostante il kernel, come accennato, supporti risoluzioni dei tempi dei file
+fino al nanosecondo, le funzioni fin qui esaminate non consentono di impostare
+valori con questa precisione. Per questo sono state introdotte due nuove
+funzioni, \funcd{futimens} e \func{utimensat}, in grado di eseguire questo
+compito; i rispettivi prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/time.h}
+
+ \funcdecl{futimens(int fd, const struct timespec times[2])} Cambia i tempi
+ di un file già aperto, specificato dal file descriptor \param{fd}.
+
+ \funcdecl{int utimensat(int dirfd, const char *pathname, const struct
+ timespec times[2], int flags)} Cambia i tempi del file \param{pathname}.
+
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e $-1$ per un
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà gli stessi valori di
+ \func{utimes}, con in più per \func{futimes}:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] \param{fd} non è un file descriptor.
+ \item[\errcode{ENOSYS}] il filesystem \texttt{/proc} non è accessibile.
+ \end{errlist}}
+\end{functions}
+
+Entrambe le funzioni utilizzano per indicare i valori dei tempi un
+vettore \param{times} di due strutture \struct{timespec} che permette di
+specificare un valore di tempo con una precisione fino al nanosecondo, la cui
+definizione è riportata in fig.~\ref{fig:sys_timespec_struct}.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/timespec.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{timespec} usata per indicare valori di tempo
+ con la precisione del nanosecondo.}
+ \label{fig:sys_timespec_struct}
+\end{figure}
+
+Come per le precedenti funzioni il primo elemento di \param{times} indica il
+tempo di ultimo accesso ed il secondo quello di ultima modifica, e se si usa
+il valore \const{NULL} verrà impostato il tempo corrente sia per l'ultimo
+accesso che per l'ultima modifica. Nei singoli elementi di \param{times} si
+possono inoltre utilizzare due valori speciali per il campo \var{tv\_nsec}:
+con \const{UTIME\_NOW} si richiede l'uso del tempo corrente, mentre con
+\const{UTIME\_OMIT} si richiede di non impostare il tempo. Si può così
+aggiornare in maniera specifica soltanto uno fra il tempo di ultimo accesso e
+quello di ultima modifica. Quando si usa uno di questi valori speciali per
+\var{tv\_nsec} il corrispondente valore di \var{tv\_sec} viene ignorato.
+
+Queste due funzioni sono una estensione definita in una recente revisione
+dello standard POSIX (la POSIX.1-2008); sono state introdotte a partire dal
+kernel 2.6.22, e supportate dalle \acr{glibc} a partire dalla versione
+2.6.\footnote{in precedenza, a partire dal kernel 2.6.16, era stata introdotta
+ la funzione \func{futimesat} seguendo una bozza della revisione dello
+ standard poi modificata, questa funzione, sostituita da \func{utimensat}, è
+ stata dichiarata obsoleta, non è supportata da nessuno standard e non deve
+ essere più utilizzata: pertanto non la tratteremo.} La prima è
+sostanzialmente una estensione di \func{futimes} che consente di specificare i
+tempi con precisione maggiore, la seconda supporta invece, rispetto ad
+\func{utimes}, una sintassi più complessa che, come vedremo in
+sez.~\ref{sec:file_openat},\footnote{si rimanda pertanto la spiegazione del
+ significato degli argomenti aggiuntivi alla trattazione generica delle varie
+ funzioni che usano la stessa sintassi, effettuata in
+ sez.~\ref{sec:file_openat}.} consente una indicazione sicura dei
+\textit{pathname relativi} specificando la directory da usare come riferimento
+in \param{dirfd} e la possibilità di usare \param{flags} per indicare alla
+funzione di dereferenziare o meno i link simbolici.
+
+
+\section{Il controllo di accesso ai file}
+\label{sec:file_access_control}
+
+Una delle caratteristiche fondamentali di tutti i sistemi unix-like è quella
+del controllo di accesso ai file, che viene implementato per qualunque
+filesystem standard.\footnote{per standard si intende che implementa le
+ caratteristiche previste dallo standard POSIX; in Linux sono disponibili
+ anche una serie di altri filesystem, come quelli di Windows e del Mac, che
+ non supportano queste caratteristiche.} In questa sezione ne esamineremo i
+concetti essenziali e le funzioni usate per gestirne i vari aspetti.
+
+
+\subsection{I permessi per l'accesso ai file}
+\label{sec:file_perm_overview}
+
+Ad ogni file Linux associa sempre l'utente che ne è proprietario (il
+cosiddetto \textit{owner}) ed un gruppo di appartenenza, secondo il meccanismo
+degli identificatori di utente e gruppo (\acr{uid} e \acr{gid}). Questi valori
+sono accessibili da programma tramite la funzione \func{stat}, e sono
+mantenuti nei campi \var{st\_uid} e \var{st\_gid} della struttura
+\struct{stat} (si veda sez.~\ref{sec:file_stat}).\footnote{questo è vero solo
+ per filesystem di tipo Unix, ad esempio non è vero per il filesystem vfat di
+ Windows, che non fornisce nessun supporto per l'accesso multiutente, e per
+ il quale i permessi vengono assegnati in maniera fissa con un opzione in
+ fase di montaggio.}
+
+Il controllo di accesso ai file segue un modello abbastanza semplice che
+prevede tre permessi fondamentali strutturati su tre livelli di accesso.
+Esistono varie estensioni a questo modello,\footnote{come le \textit{Access
+ Control List} che sono state aggiunte ai filesystem standard con opportune
+ estensioni (vedi sez.~\ref{sec:file_ACL}) per arrivare a meccanismi di
+ controllo ancora più sofisticati come il \textit{mandatory access control}
+ di SE-Linux.} ma nella maggior parte dei casi il meccanismo standard è più
+che sufficiente a soddisfare tutte le necessità più comuni. I tre permessi di
+base associati ad ogni file sono:
+\begin{itemize*}
+\item il permesso di lettura (indicato con la lettera \texttt{r}, dall'inglese
+ \textit{read}).
+\item il permesso di scrittura (indicato con la lettera \texttt{w},
+ dall'inglese \textit{write}).
+\item il permesso di esecuzione (indicato con la lettera \texttt{x},
+ dall'inglese \textit{execute}).
+\end{itemize*}
+mentre i tre livelli su cui sono divisi i privilegi sono:
+\begin{itemize*}
+\item i privilegi per l'utente proprietario del file.
+\item i privilegi per un qualunque utente faccia parte del gruppo cui
+ appartiene il file.
+\item i privilegi per tutti gli altri utenti.
+\end{itemize*}
+
+L'insieme dei permessi viene espresso con un numero a 12 bit; di questi i nove
+meno significativi sono usati a gruppi di tre per indicare i permessi base di
+lettura, scrittura ed esecuzione e sono applicati rispettivamente
+rispettivamente al proprietario, al gruppo, a tutti gli altri.
+
+\begin{figure}[htb]
+ \centering
+ \includegraphics[width=6cm]{img/fileperm}
+ \caption{Lo schema dei bit utilizzati per specificare i permessi di un file
+ contenuti nel campo \var{st\_mode} di \struct{stat}.}
+ \label{fig:file_perm_bit}
+\end{figure}
+
+I restanti tre bit (noti come \itindex{suid~bit} \textit{suid bit},
+\itindex{sgid~bit} \textit{sgid bit}, e \itindex{sticky~bit} \textit{sticky
+ bit}) sono usati per indicare alcune caratteristiche più complesse del
+meccanismo del controllo di accesso su cui torneremo in seguito (in
+sez.~\ref{sec:file_special_perm}); lo schema di allocazione dei bit è
+riportato in fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
+
+Anche i permessi, come tutte le altre informazioni pertinenti al file, sono
+memorizzati \itindex{inode} nell'\textit{inode}; in particolare essi sono
+contenuti in alcuni bit del campo \var{st\_mode} della struttura \struct{stat}
+(si veda di nuovo fig.~\ref{fig:file_stat_struct}).
+
+In genere ci si riferisce ai tre livelli dei privilegi usando le lettere
+\cmd{u} (per \textit{user}), \cmd{g} (per \textit{group}) e \cmd{o} (per
+\textit{other}), inoltre se si vuole indicare tutti i raggruppamenti insieme
+si usa la lettera \cmd{a} (per \textit{all}). Si tenga ben presente questa
+distinzione dato che in certi casi, mutuando la terminologia in uso nel VMS,
+si parla dei permessi base come di permessi per \textit{owner}, \textit{group}
+ed \textit{all}, le cui iniziali possono dar luogo a confusione. Le costanti
+che permettono di accedere al valore numerico di questi bit nel campo
+\var{st\_mode} sono riportate in tab.~\ref{tab:file_bit_perm}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|l|}
+ \hline
+ \textbf{\var{st\_mode}} bit & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{S\_IRUSR} & \textit{user-read}, l'utente può leggere.\\
+ \const{S\_IWUSR} & \textit{user-write}, l'utente può scrivere.\\
+ \const{S\_IXUSR} & \textit{user-execute}, l'utente può eseguire.\\
+ \hline
+ \const{S\_IRGRP} & \textit{group-read}, il gruppo può leggere.\\
+ \const{S\_IWGRP} & \textit{group-write}, il gruppo può scrivere.\\
+ \const{S\_IXGRP} & \textit{group-execute}, il gruppo può eseguire.\\
+ \hline
+ \const{S\_IROTH} & \textit{other-read}, tutti possono leggere.\\
+ \const{S\_IWOTH} & \textit{other-write}, tutti possono scrivere.\\
+ \const{S\_IXOTH} & \textit{other-execute}, tutti possono eseguire.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{I bit dei permessi di accesso ai file, come definiti in
+ \texttt{<sys/stat.h>}}
+ \label{tab:file_bit_perm}
+\end{table}
+
+I permessi vengono usati in maniera diversa dalle varie funzioni, e a seconda
+che si riferiscano a dei file, dei link simbolici o delle directory; qui ci
+limiteremo ad un riassunto delle regole generali, entrando nei dettagli più
+avanti.
+
+La prima regola è che per poter accedere ad un file attraverso il suo
+\itindex{pathname} \textit{pathname} occorre il permesso di esecuzione in
+ciascuna delle directory che compongono il \textit{pathname}; lo stesso vale
+per aprire un file nella directory corrente (per la quale appunto serve il
+diritto di esecuzione).
+
+Per una directory infatti il permesso di esecuzione significa che essa può
+essere attraversata nella risoluzione del \itindex{pathname}
+\textit{pathname}, ed è distinto dal permesso di lettura che invece implica
+che si può leggere il contenuto della directory.
+
+Questo significa che se si ha il permesso di esecuzione senza permesso di
+lettura si potrà lo stesso aprire un file in una directory (se si hanno i
+permessi opportuni per il medesimo) ma non si potrà vederlo con \cmd{ls}
+(mentre per crearlo occorrerà anche il permesso di scrittura per la
+directory).
+
+Avere il permesso di lettura per un file consente di aprirlo con le opzioni
+(si veda quanto riportato in tab.~\ref{tab:file_open_flags}) di sola lettura o
+di lettura/scrittura e leggerne il contenuto. Avere il permesso di scrittura
+consente di aprire un file in sola scrittura o lettura/scrittura e modificarne
+il contenuto, lo stesso permesso è necessario per poter troncare il file.
+
+Non si può creare un file fintanto che non si disponga del permesso di
+esecuzione e di quello di scrittura per la directory di destinazione; gli
+stessi permessi occorrono per cancellare un file da una directory (si ricordi
+che questo non implica necessariamente la rimozione del contenuto del file dal
+disco), non è necessario nessun tipo di permesso per il file stesso (infatti
+esso non viene toccato, viene solo modificato il contenuto della directory,
+rimuovendo la voce che ad esso fa riferimento).
+
+Per poter eseguire un file (che sia un programma compilato od uno script di
+shell, od un altro tipo di file eseguibile riconosciuto dal kernel), occorre
+avere il permesso di esecuzione, inoltre solo i file regolari possono essere
+eseguiti.
+
+I permessi per un link simbolico sono ignorati, contano quelli del file a cui
+fa riferimento; per questo in genere il comando \cmd{ls} riporta per un link
+simbolico tutti i permessi come concessi; utente e gruppo a cui esso
+appartiene vengono pure ignorati quando il link viene risolto, vengono
+controllati solo quando viene richiesta la rimozione del link e quest'ultimo è
+in una directory con lo \itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} impostato (si
+veda sez.~\ref{sec:file_special_perm}).
+
+La procedura con cui il kernel stabilisce se un processo possiede un certo
+permesso (di lettura, scrittura o esecuzione) si basa sul confronto fra
+l'utente e il gruppo a cui il file appartiene (i valori di \var{st\_uid} e
+\var{st\_gid} accennati in precedenza) e l'user-ID effettivo, il group-ID
+effettivo e gli eventuali group-ID supplementari del processo.\footnote{in
+ realtà Linux, per quanto riguarda l'accesso ai file, utilizza gli
+ identificatori del gruppo \textit{filesystem} (si ricordi quanto esposto in
+ sez.~\ref{sec:proc_perms}), ma essendo questi del tutto equivalenti ai primi,
+ eccetto il caso in cui si voglia scrivere un server NFS, ignoreremo questa
+ differenza.}
+
+Per una spiegazione dettagliata degli identificatori associati ai processi si
+veda sez.~\ref{sec:proc_perms}; normalmente, a parte quanto vedremo in
+sez.~\ref{sec:file_special_perm}, l'user-ID effettivo e il group-ID effettivo
+corrispondono ai valori dell'\acr{uid} e del \acr{gid} dell'utente che ha
+lanciato il processo, mentre i group-ID supplementari sono quelli dei gruppi
+cui l'utente appartiene.
+
+I passi attraverso i quali viene stabilito se il processo possiede il diritto
+di accesso sono i seguenti:
+\begin{enumerate}
+\item Se l'user-ID effettivo del processo è zero (corrispondente
+ all'amministratore) l'accesso è sempre garantito senza nessun ulteriore
+ controllo. Per questo motivo \textsl{root} ha piena libertà di accesso a
+ tutti i file.
+\item Se l'user-ID effettivo del processo è uguale all'\acr{uid} del
+ proprietario del file (nel qual caso si dice che il processo è proprietario
+ del file) allora:
+ \begin{itemize*}
+ \item se il relativo\footnote{per relativo si intende il bit di user-read se
+ il processo vuole accedere in lettura, quello di user-write per
+ l'accesso in scrittura, ecc.} bit dei permessi d'accesso dell'utente è
+ impostato, l'accesso è consentito
+ \item altrimenti l'accesso è negato
+ \end{itemize*}
+\item Se il group-ID effettivo del processo o uno dei group-ID supplementari
+ dei processi corrispondono al \acr{gid} del file allora:
+ \begin{itemize*}
+ \item se il bit dei permessi d'accesso del gruppo è impostato, l'accesso è
+ consentito,
+ \item altrimenti l'accesso è negato
+ \end{itemize*}
+\item Se il bit dei permessi d'accesso per tutti gli altri è impostato,
+ l'accesso è consentito, altrimenti l'accesso è negato.
+\end{enumerate}
+
+Si tenga presente che questi passi vengono eseguiti esattamente in
+quest'ordine. Questo vuol dire che se un processo è il proprietario di un file,
+l'accesso è consentito o negato solo sulla base dei permessi per l'utente; i
+permessi per il gruppo non vengono neanche controllati. Lo stesso vale se il
+processo appartiene ad un gruppo appropriato, in questo caso i permessi per
+tutti gli altri non vengono controllati.
+
+
+\subsection{I bit dei permessi speciali}
+\label{sec:file_special_perm}
+
+\itindbeg{suid~bit}
+\itindbeg{sgid~bit}
+
+Come si è accennato (in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}) nei dodici bit del
+campo \var{st\_mode} di \struct{stat} che vengono usati per il controllo di
+accesso oltre ai bit dei permessi veri e propri, ci sono altri tre bit che
+vengono usati per indicare alcune proprietà speciali dei file. Due di questi
+sono i bit detti \acr{suid} (da \textit{set-user-ID bit}) e \acr{sgid} (da
+\textit{set-group-ID bit}) che sono identificati dalle costanti
+\const{S\_ISUID} e \const{S\_ISGID}.
+
+Come spiegato in dettaglio in sez.~\ref{sec:proc_exec}, quando si lancia un
+programma il comportamento normale del kernel è quello di impostare gli
+identificatori del gruppo \textit{effective} del nuovo processo al valore dei
+corrispondenti del gruppo \textit{real} del processo corrente, che normalmente
+corrispondono a quelli dell'utente con cui si è entrati nel sistema.
+
+Se però il file del programma (che ovviamente deve essere
+eseguibile\footnote{per motivi di sicurezza il kernel ignora i bit \acr{suid}
+ e \acr{sgid} per gli script eseguibili.}) ha il bit \acr{suid} impostato, il
+kernel assegnerà come user-ID effettivo al nuovo processo l'\acr{uid} del
+proprietario del file al posto dell'\acr{uid} del processo originario. Avere
+il bit \acr{sgid} impostato ha lo stesso effetto sul group-ID effettivo del
+processo.
+
+I bit \acr{suid} e \acr{sgid} vengono usati per permettere agli utenti normali
+di usare programmi che richiedono privilegi speciali; l'esempio classico è il
+comando \cmd{passwd} che ha la necessità di modificare il file delle password,
+quest'ultimo ovviamente può essere scritto solo dall'amministratore, ma non è
+necessario chiamare l'amministratore per cambiare la propria password. Infatti
+il comando \cmd{passwd} appartiene a root ma ha il bit \acr{suid} impostato
+per cui quando viene lanciato da un utente normale parte con i privilegi di
+root.
+
+Chiaramente avere un processo che ha privilegi superiori a quelli che avrebbe
+normalmente l'utente che lo ha lanciato comporta vari rischi, e questo tipo di
+programmi devono essere scritti accuratamente per evitare che possano essere
+usati per guadagnare privilegi non consentiti (l'argomento è affrontato in
+dettaglio in sez.~\ref{sec:proc_perms}).
+
+La presenza dei bit \acr{suid} e \acr{sgid} su un file può essere rilevata con
+il comando \cmd{ls -l}, che visualizza una lettera \cmd{s} al posto della
+\cmd{x} in corrispondenza dei permessi di utente o gruppo. La stessa lettera
+\cmd{s} può essere usata nel comando \cmd{chmod} per impostare questi bit.
+Infine questi bit possono essere controllati all'interno di \var{st\_mode} con
+l'uso delle due costanti \const{S\_ISUID} e \const{S\_IGID}, i cui valori sono
+riportati in tab.~\ref{tab:file_mode_flags}.
+
+Gli stessi bit vengono ad assumere in significato completamente diverso per le
+directory, normalmente infatti Linux usa la convenzione di SVr4 per indicare
+con questi bit l'uso della semantica BSD nella creazione di nuovi file (si
+veda sez.~\ref{sec:file_ownership_management} per una spiegazione dettagliata
+al proposito).
+
+Infine Linux utilizza il bit \acr{sgid} per un'ulteriore estensione mutuata
+da SVr4. Il caso in cui un file ha il bit \acr{sgid} impostato senza che lo
+sia anche il corrispondente bit di esecuzione viene utilizzato per attivare
+per quel file il \itindex{mandatory~locking} \textit{mandatory locking}
+(affronteremo questo argomento in dettaglio più avanti, in
+sez.~\ref{sec:file_mand_locking}).
+
+\itindend{suid~bit}
+\itindend{sgid~bit}
+
+
+\itindbeg{sticky~bit}
+
+L'ultimo dei bit rimanenti, identificato dalla costante \const{S\_ISVTX}, è in
+parte un rimasuglio delle origini dei sistemi Unix. A quell'epoca infatti la
+memoria virtuale e l'accesso ai file erano molto meno sofisticati e per
+ottenere la massima velocità possibile per i programmi usati più comunemente
+si poteva impostare questo bit.
+
+L'effetto di questo bit era che il \index{segmento!testo} segmento di testo
+del programma (si veda sez.~\ref{sec:proc_mem_layout} per i dettagli) veniva
+scritto nella swap la prima volta che questo veniva lanciato, e vi permaneva
+fino al riavvio della macchina (da questo il nome di \textsl{sticky bit});
+essendo la swap un file continuo o una partizione indicizzata direttamente si
+poteva risparmiare in tempo di caricamento rispetto alla ricerca attraverso la
+struttura del filesystem. Lo \textsl{sticky bit} è indicato usando la lettera
+\texttt{t} al posto della \texttt{x} nei permessi per gli altri.
+
+Ovviamente per evitare che gli utenti potessero intasare la swap solo
+l'amministratore era in grado di impostare questo bit, che venne chiamato
+anche con il nome di \textit{saved text bit}, da cui deriva quello della
+costante. Le attuali implementazioni di memoria virtuale e filesystem rendono
+sostanzialmente inutile questo procedimento.
+
+Benché ormai non venga più utilizzato per i file, lo \textit{sticky bit} ha
+invece assunto un uso importante per le directory;\footnote{lo \textit{sticky
+ bit} per le directory è un'estensione non definita nello standard POSIX,
+ Linux però la supporta, così come BSD e SVr4.} in questo caso se tale bit è
+impostato un file potrà essere rimosso dalla directory soltanto se l'utente ha
+il permesso di scrittura su di essa ed inoltre è vera una delle seguenti
+condizioni:
+\begin{itemize*}
+\item l'utente è proprietario del file
+\item l'utente è proprietario della directory
+\item l'utente è l'amministratore
+\end{itemize*}
+un classico esempio di directory che ha questo bit impostato è \file{/tmp}, i
+permessi infatti di solito sono i seguenti:
+\begin{verbatim}
+$ ls -ld /tmp
+drwxrwxrwt 6 root root 1024 Aug 10 01:03 /tmp
+\end{verbatim}%$
+quindi con lo \textit{sticky bit} bit impostato. In questo modo qualunque
+utente nel sistema può creare dei file in questa directory (che, come
+suggerisce il nome, è normalmente utilizzata per la creazione di file
+temporanei), ma solo l'utente che ha creato un certo file potrà cancellarlo o
+rinominarlo. In questo modo si evita che un utente possa, più o meno
+consapevolmente, cancellare i file temporanei creati degli altri utenti.
+
+\itindend{sticky~bit}
+
+\subsection{Le funzioni per la gestione dei permessi dei file}
+\label{sec:file_perm_management}
+
+Come visto in sez.~\ref{sec:file_access_control} il controllo di accesso ad un
+file viene fatto utilizzando l'user-ID ed il group-ID effettivo del processo;
+ci sono casi però in cui si può voler effettuare il controllo con l'user-ID
+reale ed il group-ID reale, vale a dire usando i valori di \acr{uid} e
+\acr{gid} relativi all'utente che ha lanciato il programma, e che, come
+accennato in sez.~\ref{sec:file_special_perm} e spiegato in dettaglio in
+sez.~\ref{sec:proc_perms}, non è detto siano uguali a quelli effettivi.
+
+Per far questo si può usare la funzione \funcd{access}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{unistd.h}
+{int access(const char *pathname, int mode)}
+
+Verifica i permessi di accesso.
+
+\bodydesc{La funzione ritorna 0 se l'accesso è consentito, -1 se l'accesso non
+ è consentito ed in caso di errore; nel qual caso la variabile \var{errno}
+ assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{mode} non è valido.
+ \item[\errcode{EACCES}] l'accesso al file non è consentito, o non si ha il
+ permesso di attraversare una delle directory di \param{pathname}.
+ \item[\errcode{EROFS}] si è richiesto l'accesso in scrittura per un file su
+ un filesystem montato in sola lettura.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT},
+ \errval{ENOTDIR}, \errval{ELOOP}, \errval{EIO}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione verifica i permessi di accesso, indicati da \param{mode}, per il
+file indicato da \param{pathname}. I valori possibili per l'argomento
+\param{mode} sono esprimibili come combinazione delle costanti numeriche
+riportate in tab.~\ref{tab:file_access_mode_val} (attraverso un OR binario
+delle stesse). I primi tre valori implicano anche la verifica dell'esistenza
+del file, se si vuole verificare solo quest'ultima si può usare \const{F\_OK},
+o anche direttamente \func{stat}. Nel caso in cui \param{pathname} si
+riferisca ad un link simbolico, questo viene seguito ed il controllo è fatto
+sul file a cui esso fa riferimento.
+
+La funzione controlla solo i bit dei permessi di accesso, si ricordi che il
+fatto che una directory abbia permesso di scrittura non significa che ci si
+possa scrivere come in un file, e il fatto che un file abbia permesso di
+esecuzione non comporta che contenga un programma eseguibile. La funzione
+ritorna zero solo se tutte i permessi controllati sono disponibili, in caso
+contrario (o di errore) ritorna -1.
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}{|c|l|}
+ \hline
+ \textbf{\param{mode}} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{R\_OK} & Verifica il permesso di lettura. \\
+ \const{W\_OK} & Verifica il permesso di scrittura. \\
+ \const{X\_OK} & Verifica il permesso di esecuzione. \\
+ \const{F\_OK} & Verifica l'esistenza del file. \\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibile per l'argomento \param{mode} della funzione
+ \func{access}.}
+ \label{tab:file_access_mode_val}
+\end{table}
+
+Un esempio tipico per l'uso di questa funzione è quello di un processo che sta
+eseguendo un programma coi privilegi di un altro utente (ad esempio attraverso
+l'uso del \itindex{suid~bit} \textit{suid bit}) che vuole controllare se
+l'utente originale ha i permessi per accedere ad un certo file.
+
+Del tutto analoghe a \func{access} sono le due funzioni \funcd{euidaccess} e
+\funcd{eaccess} che ripetono lo stesso controllo usando però gli
+identificatori del gruppo effettivo, verificando quindi le effettive capacità
+di accesso ad un file. Le funzioni hanno entrambe lo stesso
+prototipo\footnote{in realtà \func{eaccess} è solo un sinonimo di
+ \func{euidaccess} fornita per compatibilità con l'uso di questo nome in
+ altri sistemi.} che è del tutto identico a quello di \func{access}. Prendono
+anche gli stessi valori e restituiscono gli stessi risultati e gli stessi
+codici di errore.
+
+Per cambiare i permessi di un file il sistema mette ad disposizione due
+funzioni \funcd{chmod} e \funcd{fchmod}, che operano rispettivamente su un
+filename e su un file descriptor, i loro prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+
+ \funcdecl{int chmod(const char *path, mode\_t mode)} Cambia i permessi del
+ file indicato da \param{path} al valore indicato da \param{mode}.
+
+ \funcdecl{int fchmod(int fd, mode\_t mode)} Analoga alla precedente, ma usa
+ il file descriptor \param{fd} per indicare il file.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono zero in caso di successo e -1 per
+ un errore, in caso di errore \var{errno} può assumere i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
+ proprietario del file o non è zero.
+ \item[\errcode{EROFS}] il file è su un filesystem in sola lettura.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EIO}; \func{chmod} restituisce anche \errval{EFAULT},
+ \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
+ \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchmod} anche \errval{EBADF}.}
+\end{functions}
+
+Entrambe le funzioni utilizzano come secondo argomento \param{mode}, una
+variabile dell'apposito tipo primitivo \type{mode\_t} (vedi
+tab.~\ref{tab:intro_primitive_types}) utilizzato per specificare i permessi sui
+file.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|c|l|}
+ \hline
+ \textbf{\param{mode}} & \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{S\_ISUID} & 04000 & Set user ID \itindex{suid~bit}.\\
+ \const{S\_ISGID} & 02000 & Set group ID \itindex{sgid~bit}.\\
+ \const{S\_ISVTX} & 01000 & Sticky bit \itindex{sticky~bit}.\\
+ \hline
+ \const{S\_IRWXU} & 00700 & L'utente ha tutti i permessi.\\
+ \const{S\_IRUSR} & 00400 & L'utente ha il permesso di lettura.\\
+ \const{S\_IWUSR} & 00200 & L'utente ha il permesso di scrittura.\\
+ \const{S\_IXUSR} & 00100 & L'utente ha il permesso di esecuzione.\\
+ \hline
+ \const{S\_IRWXG} & 00070 & Il gruppo ha tutti i permessi.\\
+ \const{S\_IRGRP} & 00040 & Il gruppo ha il permesso di lettura.\\
+ \const{S\_IWGRP} & 00020 & Il gruppo ha il permesso di scrittura.\\
+ \const{S\_IXGRP} & 00010 & Il gruppo ha il permesso di esecuzione.\\
+ \hline
+ \const{S\_IRWXO} & 00007 & Gli altri hanno tutti i permessi.\\
+ \const{S\_IROTH} & 00004 & Gli altri hanno il permesso di lettura.\\
+ \const{S\_IWOTH} & 00002 & Gli altri hanno il permesso di scrittura.\\
+ \const{S\_IXOTH} & 00001 & Gli altri hanno il permesso di esecuzione.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori delle costanti usate per indicare i vari bit di
+ \param{mode} utilizzato per impostare i permessi dei file.}
+ \label{tab:file_permission_const}
+\end{table}
+
+Le costanti con cui specificare i singoli bit di \param{mode} sono riportate
+in tab.~\ref{tab:file_permission_const}. Il valore di \param{mode} può essere
+ottenuto combinando fra loro con un OR binario le costanti simboliche relative
+ai vari bit, o specificato direttamente, come per l'omonimo comando di shell,
+con un valore numerico (la shell lo vuole in ottale, dato che i bit dei
+permessi sono divisibili in gruppi di tre), che si può calcolare direttamente
+usando lo schema si utilizzo dei bit illustrato in
+fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
+
+Ad esempio i permessi standard assegnati ai nuovi file (lettura e scrittura
+per il proprietario, sola lettura per il gruppo e gli altri) sono
+corrispondenti al valore ottale $0644$, un programma invece avrebbe anche il
+bit di esecuzione attivo, con un valore di $0755$, se si volesse attivare il
+bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} il valore da fornire sarebbe $4755$.
+
+Il cambiamento dei permessi di un file eseguito attraverso queste funzioni ha
+comunque alcune limitazioni, previste per motivi di sicurezza. L'uso delle
+funzioni infatti è possibile solo se l'user-ID effettivo del processo
+corrisponde a quello del proprietario del file o dell'amministratore,
+altrimenti esse falliranno con un errore di \errcode{EPERM}.
+
+Ma oltre a questa regola generale, di immediata comprensione, esistono delle
+limitazioni ulteriori. Per questo motivo, anche se si è proprietari del file,
+non tutti i valori possibili di \param{mode} sono permessi o hanno effetto;
+in particolare accade che:
+\begin{enumerate}
+\item siccome solo l'amministratore può impostare lo \itindex{sticky~bit}
+ \textit{sticky bit}, se l'user-ID effettivo del processo non è zero esso
+ viene automaticamente cancellato (senza notifica di errore) qualora sia
+ stato indicato in \param{mode}.
+\item per quanto detto in sez.~\ref{sec:file_ownership_management} riguardo la
+ creazione dei nuovi file, si può avere il caso in cui il file creato da un
+ processo è assegnato ad un gruppo per il quale il processo non ha privilegi.
+ Per evitare che si possa assegnare il bit \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} ad
+ un file appartenente ad un gruppo per cui non si hanno diritti, questo viene
+ automaticamente cancellato da \param{mode} (senza notifica di errore)
+ qualora il gruppo del file non corrisponda a quelli associati al processo
+ (la cosa non avviene quando l'user-ID effettivo del processo è zero).
+\end{enumerate}
+
+Per alcuni filesystem\footnote{i filesystem più comuni (\textsl{ext2},
+ \textsl{ext3}, \textsl{reiserfs}) supportano questa caratteristica, che è
+ mutuata da BSD.} è inoltre prevista un'ulteriore misura di sicurezza, volta
+a scongiurare l'abuso dei \itindex{suid~bit} bit \acr{suid} e \acr{sgid}; essa
+consiste nel cancellare automaticamente questi bit dai permessi di un file
+qualora un processo che non appartenga all'amministratore\footnote{per la
+ precisione un processo che non dispone della \itindex{capabilities} capacità
+ \const{CAP\_FSETID}.} effettui una scrittura. In questo modo anche se un
+utente malizioso scopre un file \acr{suid} su cui può scrivere, un'eventuale
+modifica comporterà la perdita di questo privilegio.
+
+Le funzioni \func{chmod} e \func{fchmod} ci permettono di modificare i
+permessi di un file, resta però il problema di quali sono i permessi assegnati
+quando il file viene creato. Le funzioni dell'interfaccia nativa di Unix, come
+vedremo in sez.~\ref{sec:file_open}, permettono di indicare esplicitamente i
+permessi di creazione di un file, ma questo non è possibile per le funzioni
+dell'interfaccia standard ANSI C che non prevede l'esistenza di utenti e
+gruppi, ed inoltre il problema si pone anche per l'interfaccia nativa quando i
+permessi non vengono indicati esplicitamente.
+
+\itindbeg{umask}
+
+Per le funzioni dell'interfaccia standard ANSI C l'unico riferimento possibile
+è quello della modalità di apertura del nuovo file (lettura/scrittura o sola
+lettura), che però può fornire un valore che è lo stesso per tutti e tre i
+permessi di sez.~\ref{sec:file_perm_overview} (cioè $666$ nel primo caso e
+$222$ nel secondo). Per questo motivo il sistema associa ad ogni
+processo\footnote{è infatti contenuta nel campo \var{umask} della struttura
+ \struct{fs\_struct}, vedi fig.~\ref{fig:proc_task_struct}.} una maschera di
+bit, la cosiddetta \textit{umask}, che viene utilizzata per impedire che
+alcuni permessi possano essere assegnati ai nuovi file in sede di creazione. I
+bit indicati nella maschera vengono infatti cancellati dai permessi quando un
+nuovo file viene creato.\footnote{l'operazione viene fatta sempre: anche
+ qualora si indichi esplicitamente un valore dei permessi nelle funzioni di
+ creazione che lo consentono, i permessi contenuti nella \textit{umask}
+ verranno tolti.}
+
+La funzione che permette di impostare il valore di questa maschera di
+controllo è \funcd{umask}, ed il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{stat.h}
+{mode\_t umask(mode\_t mask)}
+
+Imposta la maschera dei permessi dei bit al valore specificato da \param{mask}
+(di cui vengono presi solo i 9 bit meno significativi).
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna il precedente valore della maschera. È una
+ delle poche funzioni che non restituisce codici di errore.}
+\end{prototype}
+
+In genere si usa questa maschera per impostare un valore predefinito che
+escluda preventivamente alcuni permessi (usualmente quello di scrittura per il
+gruppo e gli altri, corrispondente ad un valore per \param{mask} pari a
+$022$). In questo modo è possibile cancellare automaticamente i permessi non
+voluti. Di norma questo valore viene impostato una volta per tutte al login a
+$022$, e gli utenti non hanno motivi per modificarlo.
+
+\itindend{umask}
+
+
+\subsection{La gestione della titolarità dei file}
+\label{sec:file_ownership_management}
+
+Vedremo in sez.~\ref{sec:file_base_func} con quali funzioni si possono creare
+nuovi file, in tale occasione vedremo che è possibile specificare in sede di
+creazione quali permessi applicare ad un file, però non si può indicare a
+quale utente e gruppo esso deve appartenere. Lo stesso problema si presenta
+per la creazione di nuove directory (procedimento descritto in
+sez.~\ref{sec:file_dir_creat_rem}).
+
+Lo standard POSIX prescrive che l'\acr{uid} del nuovo file corrisponda
+all'user-ID effettivo del processo che lo crea; per il \acr{gid} invece prevede
+due diverse possibilità:
+\begin{itemize*}
+\item il \acr{gid} del file corrisponde al group-ID effettivo del processo.
+\item il \acr{gid} del file corrisponde al \acr{gid} della directory in cui
+ esso è creato.
+\end{itemize*}
+in genere BSD usa sempre la seconda possibilità, che viene per questo chiamata
+semantica BSD. Linux invece segue quella che viene chiamata semantica SVr4; di
+norma cioè il nuovo file viene creato, seguendo la prima opzione, con il
+\acr{gid} del processo, se però la directory in cui viene creato il file ha il
+bit \acr{sgid} impostato allora viene usata la seconda opzione.
+
+Usare la semantica BSD ha il vantaggio che il \acr{gid} viene sempre
+automaticamente propagato, restando coerente a quello della directory di
+partenza, in tutte le sotto-directory.
+
+La semantica SVr4 offre la possibilità di scegliere, ma per ottenere lo stesso
+risultato di coerenza che si ha con BSD necessita che quando si creano nuove
+directory venga anche propagato anche il bit \acr{sgid}. Questo è il
+comportamento predefinito del comando \cmd{mkdir}, ed è in questo modo ad
+esempio che le varie distribuzioni assicurano che le sotto-directory create
+nella home di un utente restino sempre con il \acr{gid} del gruppo primario
+dello stesso.
+
+La presenza del bit \acr{sgid} è inoltre molto comoda quando si hanno
+directory contenenti file condivisi all'intero di un gruppo in cui possono
+scrivere tutti i membri dello stesso, dato che assicura che i file che gli
+utenti vi creano appartengano sempre allo stesso gruppo. Questo non risolve
+però completamente i problemi di accesso da parte di altri utenti dello stesso
+gruppo, in quanto i permessi assegnati al gruppo potrebbero non essere
+sufficienti; in tal caso si deve aver cura di usare un valore di
+\itindex{umask} \textit{umask} che ne lasci di sufficienti.\footnote{in tal
+ caso si può assegnare agli utenti del gruppo una \textit{umask} di $002$,
+ anche se la soluzione migliore in questo caso è usare una ACL di default
+ (vedi sez.~\ref{sec:file_ACL}).}
+
+Come avviene nel caso dei permessi il sistema fornisce anche delle funzioni,
+\funcd{chown}, \funcd{fchown} e \funcd{lchown}, che permettono di cambiare sia
+l'utente che il gruppo a cui un file appartiene; i rispettivi prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{sys/stat.h}
+
+ \funcdecl{int chown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
+ \funcdecl{int fchown(int fd, uid\_t owner, gid\_t group)}
+ \funcdecl{int lchown(const char *path, uid\_t owner, gid\_t group)}
+
+ Le funzioni cambiano utente e gruppo di appartenenza di un file ai valori
+ specificati dalle variabili \param{owner} e \param{group}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo e -1 per un
+ errore, nel qual caso caso \var{errno} assumerà i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EPERM}] l'user-ID effettivo non corrisponde a quello del
+ proprietario del file o non è zero, o utente e gruppo non sono validi
+ \end{errlist}
+ Oltre a questi entrambe restituiscono gli errori \errval{EROFS} e
+ \errval{EIO}; \func{chown} restituisce anche \errval{EFAULT},
+ \errval{ENAMETOOLONG}, \errval{ENOENT}, \errval{ENOMEM}, \errval{ENOTDIR},
+ \errval{EACCES}, \errval{ELOOP}; \func{fchown} anche \errval{EBADF}.}
+\end{functions}
+
+Con Linux solo l'amministratore\footnote{o in generale un processo con la
+ \itindex{capabilities} capacità \const{CAP\_CHOWN}, vedi
+ sez.~\ref{sec:proc_capabilities}.} può cambiare il proprietario di un file;
+in questo viene seguita la semantica usata da BSD che non consente agli utenti
+di assegnare i loro file ad altri utenti evitando eventuali aggiramenti delle
+quote. L'amministratore può cambiare sempre il gruppo di un file, il
+proprietario può cambiare il gruppo solo dei file che gli appartengono e solo
+se il nuovo gruppo è il suo gruppo primario o uno dei gruppi di cui fa parte.
+
+La funzione \func{chown} segue i link simbolici, per operare direttamente su
+un link simbolico si deve usare la funzione \func{lchown}.\footnote{fino alla
+ versione 2.1.81 in Linux \func{chown} non seguiva i link simbolici, da
+ allora questo comportamento è stato assegnato alla funzione \func{lchown},
+ introdotta per l'occasione, ed è stata creata una nuova system call per
+ \func{chown} che seguisse i link simbolici.} La funzione \func{fchown} opera
+su un file aperto, essa è mutuata da BSD, ma non è nello standard POSIX.
+Un'altra estensione rispetto allo standard POSIX è che specificando -1 come
+valore per \param{owner} e \param{group} i valori restano immutati.
+
+Quando queste funzioni sono chiamate con successo da un processo senza i
+privilegi di root entrambi i bit \itindex{suid~bit} \acr{suid} e
+\itindex{sgid~bit} \acr{sgid} vengono cancellati. Questo non avviene per il
+bit \acr{sgid} nel caso in cui esso sia usato (in assenza del corrispondente
+permesso di esecuzione) per indicare che per il file è attivo il
+\itindex{mandatory~locking} \textit{mandatory locking} (vedi
+sez.~\ref{sec:file_mand_locking}).
+
+
+\subsection{Un quadro d'insieme sui permessi}
+\label{sec:file_riepilogo}
+
+Avendo affrontato in maniera separata il comportamento delle varie funzioni
+che operano sui permessi dei file ed avendo trattato in sezioni diverse il
+significato dei singoli bit dei permessi, vale la pena di fare un riepilogo in
+cui si riassumano le caratteristiche di ciascuno di essi, in modo da poter
+fornire un quadro d'insieme.
+
+\begin{table}[!htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|c|l|}
+ \hline
+ \multicolumn{3}{|c|}{special}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{user}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{group}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{other}&
+ \multirow{2}{*}{\textbf{Significato per i file}} \\
+ \cline{1-12}
+ \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
+ \hline
+ \hline
+ 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del proprietario.\\
+ -&1&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Se eseguito ha i permessi del gruppo proprietario.\\
+ -&1&-&-&-&0&-&-&-&-&-&-&Il \itindex{mandatory~locking}
+ \textit{mandatory locking} è abilitato.\\
+ -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato.\\
+ -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il proprietario.\\
+ -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di esecuzione per il proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di lettura per il gruppo proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di scrittura per il gruppo proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di esecuzione per il gruppo proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di lettura per tutti gli altri.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di scrittura per tutti gli altri.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di esecuzione per tutti gli altri.\\
+ \hline
+ \hline
+ \multicolumn{3}{|c|}{special}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{user}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{group}&
+ \multicolumn{3}{|c|}{other}&
+ \multirow{2}{*}{\textbf{Significato per le directory}} \\
+ \cline{1-12}
+ \acr{s}&\acr{s}&\acr{t}&r&w&x&r&w&x&r&w&x& \\
+ \hline
+ \hline
+ 1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Non utilizzato.\\
+ -&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Propaga il gruppo proprietario ai nuovi file
+ creati.\\
+ -&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&-&Limita l'accesso in scrittura dei file nella
+ directory.\\
+ -&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il proprietario.\\
+ -&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&-&Permesso di attraversamento per il proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&-&Permesso di visualizzazione per il gruppo
+ proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&-&Permesso di aggiornamento per il gruppo
+ proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&-&Permesso di attraversamento per il gruppo
+ proprietario.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&-&Permesso di visualizzazione per tutti gli altri.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&-&Permesso di aggiornamento per tutti gli altri.\\
+ -&-&-&-&-&-&-&-&-&-&-&1&Permesso di attraversamento per tutti gli altri.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Tabella riassuntiva del significato dei bit dei permessi per un
+ file e directory.}
+ \label{tab:file_fileperm_bits}
+\end{table}
+
+Nella parte superiore di tab.~\ref{tab:file_fileperm_bits} si è riassunto il
+significato dei vari bit dei permessi per un file ordinario; per quanto
+riguarda l'applicazione dei permessi per proprietario, gruppo ed altri si
+ricordi quanto illustrato in sez.~\ref{sec:file_perm_overview}. Per
+compattezza, nella tabella si sono specificati i bit di \itindex{suid~bit}
+\textit{suid}, \itindex{sgid~bit} \textit{sgid} e \textit{sticky}
+\itindex{sticky~bit} con la notazione illustrata anche in
+fig.~\ref{fig:file_perm_bit}. Nella parte inferiore si sono invece riassunti
+i significati dei vari bit dei permessi per una directory; anche in questo
+caso si è riapplicato ai bit di \itindex{suid~bit} \textit{suid},
+\itindex{sgid~bit} \textit{sgid} e \textit{sticky} \itindex{sticky~bit} la
+notazione illustrata in fig.~\ref{fig:file_perm_bit}.
+
+Si ricordi infine che i permessi non hanno alcun significato per i link
+simbolici, mentre per i \index{file!di~dispositivo} file di dispositivo hanno
+senso soltanto i permessi di lettura e scrittura, che si riflettono sulla
+possibilità di compiere dette operazioni sul dispositivo stesso.
+
+Nella tabella si è indicato con il carattere ``-'' il fatto che il valore del
+bit in questione non è influente rispetto a quanto indicato nella riga della
+tabella; la descrizione del significato fa riferimento soltanto alla
+combinazione di bit per i quali è stato riportato esplicitamente un valore.
+Si rammenti infine che il valore dei bit dei permessi non ha alcun effetto
+qualora il processo possieda i privilegi di amministratore.
+
+
+\section{Caratteristiche e funzionalità avanzate}
+\label{sec:file_dir_advances}
+
+Tratteremo qui alcune caratteristiche e funzionalità avanzate della gestione
+di file e directory, affrontando anche una serie di estensioni
+dell'interfaccia classica dei sistemi unix-like, principalmente utilizzate a
+scopi di sicurezza, che sono state introdotte nelle versioni più recenti di
+Linux.
+
+
+\subsection{La gestione delle \textit{capabilities}}
+\label{sec:proc_capabilities}
+
+\itindbeg{capabilities}
+
+Come accennato in sez.~\ref{sec:proc_access_id} l'architettura classica della
+gestione dei privilegi in un sistema unix-like ha il sostanziale problema di
+fornire all'amministratore dei poteri troppo ampi, questo comporta che anche
+quando si siano predisposte delle misure di protezione per in essere in grado
+di difendersi dagli effetti di una eventuale compromissione del
+sistema,\footnote{come montare un filesystem in sola lettura per impedirne
+ modifiche, o marcare un file come immutabile.} una volta che questa sia
+stata effettuata e si siano ottenuti i privilegi di amministratore, queste
+potranno essere comunque rimosse.\footnote{nei casi elencati nella precedente
+ nota si potrà sempre rimontare il sistema in lettura-scrittura, o togliere
+ la marcatura di immutabilità.}
+
+Il problema consiste nel fatto che nell'architettura tradizionale di un
+sistema unix-like i controlli di accesso sono basati su un solo livello di
+separazione: per i processi normali essi sono posti in atto, mentre per i
+processi con i privilegi di amministratore essi non vengono neppure eseguiti;
+per questo motivo non era previsto alcun modo per evitare che un processo con
+diritti di amministratore non potesse eseguire certe operazioni, o per cedere
+definitivamente alcuni privilegi da un certo momento in poi.
+
+Per ovviare a tutto ciò, a partire dai kernel della serie 2.2, è stato
+introdotto un meccanismo, detto \textit{capabilities}, che consentisse di
+suddividere i vari privilegi tradizionalmente associati all'amministratore in
+un insieme di \textsl{capacità} distinte. L'idea era che queste capacità
+potessero essere abilitate e disabilitate in maniera indipendente per ciascun
+processo con privilegi di amministratore, permettendo così una granularità
+molto più fine nella distribuzione degli stessi che evitasse la originaria
+situazione di \textsl{tutto o nulla}.
+
+Il meccanismo completo delle \textit{capabilities}\footnote{l'implementazione
+ si rifà ad una bozza di quello che doveva diventare lo standard POSIX.1e,
+ ormai abbandonato.} prevede inoltre la possibilità di associare le stesse ai
+singoli file eseguibili, in modo da poter stabilire quali capacità possono
+essere utilizzate quando viene messo in esecuzione uno specifico programma; ma
+il supporto per questa funzionalità è stato introdotto soltanto a partire dal
+kernel 2.6.24; fino ad allora doveva essere il programma stesso ad eseguire
+una riduzione esplicita delle sue capacità, cosa che ha reso l'uso di questa
+funzionalità poco diffuso, vista la presenza di meccanismi alternativi come
+\index{SELinux} SELinux.
+
+Per gestire questo meccanismo ciascun processo porta con sé tre distinti
+insiemi di \textit{capabilities}, che vengono denominati rispettivamente
+\textit{effective}, \textit{permitted} ed \textit{inherited}. Questi insiemi
+vengono mantenuti in forma di tre diverse maschere binarie,\footnote{il kernel
+ li mantiene, come i vari identificatori di sez.~\ref{sec:proc_setuid},
+ all'interno della \struct{task\_struct} di ciascun processo (vedi
+ fig.~\ref{fig:proc_task_struct}), nei tre campi \texttt{cap\_effective},
+ \texttt{cap\_inheritable}, \texttt{cap\_permitted} del tipo
+ \texttt{kernel\_cap\_t}; questo è attualmente definito come intero a 32 bit,
+ il che comporta un massimo di 32 \textit{capabilities} distinte.} in cui
+ciascun bit corrisponde ad una capacità diversa.
+
+L'utilizzo di tre distinti insiemi serve a fornire una interfaccia flessibile
+per l'uso delle \textit{capabilities}, con scopi analoghi a quelli per cui
+sono mantenuti i diversi insiemi di identificatori di
+sez.~\ref{sec:proc_setuid}; il loro significato è il seguente:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}\desclabelstyle{\nextlinelabel}}
+\item[\textit{effective}] l'insieme delle \textit{capabilities}
+ ``\textsl{effettive}'', cioè di quelle che vengono effettivamente usate dal
+ kernel quando deve eseguire il controllo di accesso per le varie operazioni
+ compiute dal processo.
+\item[\textit{permitted}] l'insieme delle \textit{capabilities}
+ ``\textsl{permesse}'', cioè l'insieme di quelle capacità che un processo
+ \textsl{può} impostare come \textsl{effettive}. Se un processo cancella una
+ capacità da questo insieme non potrà più riassumerla (almeno che non esegua
+ un programma che è \acr{suid} di root).
+\item[\textit{inherited}] l'insieme delle \textit{capabilities}
+ ``\textsl{ereditabili}'', cioè quelle che vengono trasmesse ad un nuovo
+ programma eseguito attraverso una chiamata ad \func{exec} (con l'eccezione
+ del caso che questo sia \acr{suid} di root).
+\label{sec:capabilities_set}
+\end{basedescript}
+
+Oltre a questi tre insiemi, che sono relativi al singolo processo, il kernel
+mantiene un insieme generale valido per tutto il sistema, chiamato
+\itindex{capabilities~bounding~set} \textit{capabilities bounding set}. Ogni
+volta che un programma viene posto in esecuzione con \func{exec} il contenuto
+degli insiemi \textit{effective} e \textit{permitted} vengono mascherati con
+un \textsl{AND} binario del contenuto corrente del \textit{capabilities
+ bounding set}, così che il nuovo processo potrà disporre soltanto delle
+capacità in esso elencate.
+
+Il \textit{capabilities bounding set} è un parametro di sistema, accessibile
+attraverso il contenuto del file \procfile{/proc/sys/kernel/cap-bound}, che per
+questa sua caratteristica consente di impostare un limite generale alle
+capacità che possono essere accordate ai vari processi. Questo valore può
+essere impostato ad un valore arbitrario esclusivamente dal primo processo
+eseguito nel sistema (di norma cioè da \texttt{/sbin/init}), ogni processo
+eseguito successivamente (cioè con \textsl{pid} diverso da 1) anche se
+eseguito con privilegi di amministratore potrà soltanto rimuovere uno dei bit
+già presenti dell'insieme: questo significa che una volta rimossa una
+\textit{capability} dal \textit{capabilities bounding set} essa non sarà più
+disponibile, neanche per l'amministratore, a meno di un riavvio.
+
+Quando un programma viene messo in esecuzione\footnote{cioè quando viene
+ eseguita la \func{execve} con cui lo si lancia; in corrispondenza di una
+ \func{fork} le \textit{capabilities} non vengono modificate.} esso eredita
+(nel senso che assume negli insiemi \textit{effective} e \textit{permitted})
+le \textit{capabilities} mantenute nell'insieme \textit{inherited}, a meno che
+non sia eseguito un programma \acr{suid} di root o la \func{exec} sia stata
+eseguita da un programma con \textsl{uid} reale zero; in tal caso il programma
+ottiene tutte le \textit{capabilities} presenti nel \textit{capabilities
+ bounding set}. In questo modo si può far si che ad un processo eseguito in
+un secondo tempo possano essere trasmesse solo un insieme limitato di
+capacità, impedendogli di recuperare quelle assenti nell'insieme
+\textit{inherited}. Si tenga presente invece che attraverso una \func{fork}
+vengono mantenute le stesse capacità del processo padre.
+
+
+% TODO verificare per process capability bounding set, vedi:
+% http://git.kernel.org/git/?p=linux/kernel/git/torvalds/linux-2.6.git;a=commit;h=3b7391de67da515c91f48aa371de77cb6cc5c07e
+
+% TODO capire cosa cambia con i patch vari, vedi
+% http://lwn.net/Articles/280279/
+% http://lwn.net/Articles/256519/
+% http://lwn.net/Articles/211883/
+
+
+Un elenco delle delle \textit{capabilities} disponibili su Linux, con una
+breve descrizione ed il nome delle costanti che le identificano, è riportato
+in tab.~\ref{tab:proc_capabilities};\footnote{l'elenco presentato questa
+ tabella, ripreso dalla pagina di manuale (accessibile con \texttt{man
+ capabilities}) e dalle definizioni in \texttt{linux/capabilities.h}, è
+ aggiornato al kernel 2.6.26.} la tabella è divisa in due parti, la prima
+riporta le \textit{capabilities} previste anche nella bozza dello standard
+POSIX1.e, la seconda quelle specifiche di Linux. Come si può notare dalla
+tabella alcune \textit{capabilities} attengono a singole funzionalità e sono
+molto specializzate, mentre altre hanno un campo di applicazione molto vasto,
+che è opportuno dettagliare maggiormente.
+
+\begin{table}[!h!bt]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}{|l|p{12cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Capacità}&\textbf{Descrizione}\\
+ \hline
+ \hline
+%
+% POSIX-draft defined capabilities.
+%
+ \const{CAP\_AUDIT\_WRITE}&La capacità di scrivere dati nel giornale di
+ auditing del kernel (dal kernel 2.6.11).\\
+ \const{CAP\_AUDIT\_CONTROL}& La capacità di abilitare e disabilitare il
+ controllo dell'auditing (dal kernel 2.6.11).\\
+ % TODO verificare questa roba dell'auditing
+ \const{CAP\_CHOWN} & La capacità di cambiare proprietario e gruppo
+ proprietario di un file (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_ownership_management}).\\
+ \const{CAP\_DAC\_OVERRIDE}& La capacità di evitare il controllo dei
+ permessi di lettura, scrittura ed esecuzione dei
+ file,\footnotemark (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_access_control}).\\
+ \const{CAP\_DAC\_READ\_SEARCH}& La capacità di evitare il controllo dei
+ permessi di lettura ed esecuzione per
+ le directory (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_access_control}).\\
+ \const{CAP\_FOWNER} & La capacità di evitare il controllo della
+ proprietà di un file per tutte
+ le operazioni privilegiate non coperte dalle
+ precedenti \const{CAP\_DAC\_OVERRIDE} e
+ \const{CAP\_DAC\_READ\_SEARCH}.\\
+ \const{CAP\_FSETID} & La capacità di evitare la cancellazione
+ automatica dei bit \itindex{suid~bit} \acr{suid}
+ e \itindex{sgid~bit} \acr{sgid} quando un file
+ per i quali sono impostati viene modificato da
+ un processo senza questa capacità e la capacità
+ di impostare il bit \acr{sgid} su un file anche
+ quando questo è relativo ad un gruppo cui non si
+ appartiene (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_perm_management}).\\
+ \const{CAP\_SETFCAP} & La capacità di impostare le
+ \textit{capabilities} di un file (dal kernel
+ 2.6.24).\\
+ \const{CAP\_KILL} & La capacità di mandare segnali a qualunque
+ processo (vedi sez.~\ref{sec:sig_kill_raise}).\\
+ \const{CAP\_SETGID} & La capacità di manipolare i group ID dei
+ processi, sia il principale che i supplementari,
+ (vedi sez.~\ref{sec:proc_setgroups}) che quelli
+ trasmessi tramite i socket \textit{unix domain}
+ (vedi sez.~\ref{sec:unix_socket}).\\
+ \const{CAP\_SETUID} & La capacità di manipolare gli user ID del
+ processo (vedi sez.~\ref{sec:proc_setuid}) e di
+ trasmettere un user ID arbitrario nel passaggio
+ delle credenziali coi socket \textit{unix
+ domain} (vedi sez.~\ref{sec:unix_socket}).\\
+%
+% Linux specific capabilities
+%
+\hline
+ \const{CAP\_IPC\_LOCK} & La capacità di effettuare il \textit{memory
+ locking} \itindex{memory~locking} con le
+ funzioni \func{mlock}, \func{mlockall},
+ \func{shmctl}, \func{mmap} (vedi
+ sez.~\ref{sec:proc_mem_lock} e
+ sez.~\ref{sec:file_memory_map}). \\
+ \const{CAP\_IPC\_OWNER} & La capacità di evitare il controllo dei permessi
+ per le operazioni sugli oggetti di
+ intercomunicazione fra processi (vedi
+ sez.~\ref{sec:ipc_sysv}).\\
+ \const{CAP\_LEASE} & La capacità di creare dei \textit{file lease}
+ \index{file!lease} (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_asyncronous_lease})
+ pur non essendo proprietari del file (dal kernel
+ 2.4).\\
+ \const{CAP\_LINUX\_IMMUTABLE}& La capacità di impostare sui file gli
+ attributi \textit{immutable} e
+ \itindex{append~mode} \textit{append only} (se
+ supportati).\\
+ \const{CAP\_MKNOD} & La capacità di creare
+ \index{file!di~dispositivo} file di dispositivo
+ con \func{mknod} (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_mknod}) (dal kernel 2.4).\\
+ \const{CAP\_NET\_ADMIN} & La capacità di eseguire alcune operazioni
+ privilegiate sulla rete.\\
+ \const{CAP\_NET\_BIND\_SERVICE}& La capacità di porsi in ascolto
+ su porte riservate (vedi
+ sez.~\ref{sec:TCP_func_bind}).\\
+ \const{CAP\_NET\_BROADCAST}& La capacità di consentire l'uso di socket in
+ \itindex{broadcast} \textit{broadcast} e
+ \itindex{multicast} \textit{multicast}.\\
+ \const{CAP\_NET\_RAW} & La capacità di usare socket \texttt{RAW} e
+ \texttt{PACKET} (vedi sez.~\ref{sec:sock_type}).\\
+ \const{CAP\_SETPCAP} & La capacità di impostare o rimuovere una
+ capacità.\\
+ % TODO cambiata nel 2.4.24 rc1 ?
+ \const{CAP\_SYS\_ADMIN} & La capacità di eseguire una serie di compiti
+ amministrativi. \\
+ \const{CAP\_SYS\_BOOT} & La capacità di fare eseguire un riavvio del
+ sistema.\\
+% TODO trattare reboot e kexec
+ \const{CAP\_SYS\_CHROOT}& La capacità di eseguire la funzione
+ \func{chroot} (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_chroot}).\\
+ \const{CAP\_MAC\_ADMIN} & La capacità amministrare il MAC di Smack (dal
+ kernel 2.6.25).\\
+ \const{CAP\_MAC\_OVERRIDE}& La capacità evitare il MAC di Smack (dal
+ kernel 2.6.25).\\
+ \const{CAP\_SYS\_MODULE}& La capacità di caricare e rimuovere moduli del
+ kernel. \\
+ \const{CAP\_SYS\_NICE} & La capacità di modificare le priorità dei
+ processi. \\
+ \const{CAP\_SYS\_PACCT} & La capacità di usare le funzioni di
+ \textit{accounting} dei processi (vedi
+ sez.~\ref{sec:sys_bsd_accounting}).\\
+ \const{CAP\_SYS\_PTRACE}& La capacità di tracciare qualunque processo con
+ \func{ptrace} (vedi
+ sez.~\ref{sec:xxx_ptrace}).\\
+ \const{CAP\_SYS\_RAWIO} & La capacità di eseguire operazioni sulle porte
+ di I/O con \func{ioperm} e \func{iopl} (vedi
+ sez.~\ref{sec:file_io_port}).\\
+ \const{CAP\_SYS\_RESOURCE}& La capacità di superare le limitazioni sulle
+ risorse.\\
+ \const{CAP\_SYS\_TIME} & La capacità di modificare il tempo di sistema
+ (vedi sez.~\ref{sec:sys_time}).\\
+ \const{CAP\_SYS\_TTY\_CONFIG}& La capacità di simulare un \textit{hangup}
+ della console, con la funzione
+ \func{vhangup}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le costanti che identificano le \textit{capabilities} presenti nel
+ kernel.}
+\label{tab:proc_capabilities}
+\end{table}
+
+\footnotetext{vale a dire i permessi caratteristici del modello classico del
+ controllo di accesso chiamato \itindex{Discrectionary~Access~Control~(DAC)}
+ \textit{Discrectionary Access Control} (da cui il nome DAC).}
+
+La prima di queste capacità ``\textsl{ampie}'' è \const{CAP\_FOWNER}, che
+rimuove le restrizioni poste ad un processo che non ha la proprietà di un file
+in un vasto campo di operazioni;\footnote{vale a dire la richiesta che
+ l'user-ID effettivo del processo (o meglio il \textit{filesystem user-ID},
+ vedi sez.~\ref{sec:proc_setuid}) coincida con quello del proprietario.}
+queste comprendono i cambiamenti dei permessi e dei tempi del file (vedi
+sez.~\ref{sec:file_perm_management} e sez.~\ref{sec:file_file_times}), le
+impostazioni degli attributi estesi e delle ACL (vedi
+sez.~\ref{sec:file_xattr} e \ref{sec:file_ACL}), poter ignorare lo
+\itindex{sticky~bit} \textit{sticky bit} nella cancellazione dei file (vedi
+sez.~\ref{sec:file_special_perm}), la possibilità di impostare il flag di
+\const{O\_NOATIME} con \func{open} e \func{fcntl} (vedi
+sez.~\ref{sec:file_open} e sez.~\ref{sec:file_fcntl}) senza restrizioni.
+
+Una seconda capacità che copre diverse operazioni, in questo caso riguardanti
+la rete, è \const{CAP\_NET\_ADMIN}, che consente di impostare le opzioni
+privilegiate dei socket (vedi sez.~\ref{sec:sock_generic_options}), abilitare
+il \itindex{multicast} \textit{multicasting}, eseguire la configurazione delle
+interfacce di rete (vedi sez.~\ref{sec:sock_ioctl_netdevice}) ed impostare la
+tabella di instradamento.
+
+Una terza \textit{capability} con vasto campo di applicazione è
+\const{CAP\_SYS\_ADMIN}, che copre una serie di operazioni amministrative,
+come impostare le quote disco (vedi sez.\ref{sec:disk_quota}), attivare e
+disattivare la swap, montare, rimontare e smontare filesystem (vedi
+sez.~\ref{sec:sys_file_config}), effettuare operazioni di controllo sugli
+oggetti dell'IPC di SysV (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv}), operare sugli
+attributi estesi di classe \texttt{security} o \texttt{trusted} (vedi
+sez.~\ref{sec:file_xattr}), specificare un user-ID arbitrario nella
+trasmissione delle credenziali dei socket (vedi sez.~\ref{sec:socket_xxx}),
+assegnare classi privilegiate per lo scheduling dell'I/O (vedi
+sez.~\ref{sec:io_priority}), superare il limite di sistema sul numero massimo
+di file aperti,\footnote{quello indicato da \procfile{/proc/sys/fs/file-max}.}
+effettuare operazioni privilegiate sulle chiavi mantenute dal kernel (vedi
+sez.~\ref{sec:io_priority}), usare la funzione \func{lookup\_dcookie} (vedi
+sez.~\ref{sec:xxx_profiling}), usare \const{CLONE\_NEWNS} con \func{unshare},
+(vedi sez.~\ref{sec:process_clone}).
+
+Originariamente \const{CAP\_SYS\_NICE} riguardava soltanto la capacità di
+aumentare le priorità di esecuzione dei processi, come la diminuzione del
+valore di \textit{nice} (vedi sez.~\ref{sec:proc_sched_stand}), l'uso delle
+priorità \textit{real-time} (vedi sez.~\ref{sec:proc_real_time}), o
+l'impostazione delle affinità di processore (vedi
+sez.~\ref{sec:proc_sched_multiprocess}); ma con l'introduzione di priorità
+anche riguardo le operazioni di accesso al disco, e, nel caso di sistemi NUMA,
+alla memoria, essa viene a coprire anche la possibilità di assegnare priorità
+arbitrarie nell'accesso a disco (vedi sez.~\ref{sec:io_priority}) e nelle
+politiche di allocazione delle pagine di memoria ai nodi di un sistema NUMA.
+
+Infine la \textit{capability} \const{CAP\_SYS\_RESOURCE} attiene alla
+possibilità di superare i limiti imposti sulle risorse di sistema, come usare
+lo spazio disco riservato all'amministratore sui filesystem che lo supportano,
+usare la funzione \func{ioctl} per controllare il \textit{journaling} sul
+filesystem \acr{ext3}, non subire le quote disco, aumentare i limiti sulle
+risorse (vedi sez.~\ref{sec:sys_resource_limit}) e sulle dimensioni dei
+messaggi delle code del SysV IPC (vedi sez.~\ref{sec:ipc_sysv_mq}).
+
+
+Per la gestione delle \textit{capabilities} il kernel mette a disposizione due
+funzioni che permettono rispettivamente di leggere ed impostare i valori dei
+tre insiemi illustrati in precedenza. Queste due funzioni sono \funcd{capget}
+e \funcd{capset} e costituiscono l'interfaccia di gestione basso livello; i
+loro rispettivi prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{int capget(cap\_user\_header\_t hdrp, cap\_user\_data\_t datap)}
+ Legge le \textit{capabilities}.
+
+ \funcdecl{int capset(cap\_user\_header\_t hdrp, const cap\_user\_data\_t
+ datap)}
+ Imposta le \textit{capabilities}.
+
+
+ \bodydesc{Entrambe le funzioni ritornano 0 in caso di successo e -1 in caso
+ di errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{ESRCH}] si è fatto riferimento ad un processo inesistente.
+ \item[\errcode{EPERM}] si è tentato di aggiungere una capacità
+ nell'insieme delle \textit{capabilities} permesse, o di impostare una
+ capacità non presente nell'insieme di quelle permesse negli insieme
+ delle effettive o ereditate, o si è cercato di impostare una
+ \textit{capability} di un altro processo senza avare
+ \const{CAP\_SETPCAP}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT} ed \errval{EINVAL}.
+}
+
+\end{functions}
+
+Queste due funzioni prendono come argomenti due tipi di dati dedicati,
+definiti come puntatori a due strutture specifiche di Linux, illustrate in
+fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}. Per poterle utilizzare occorre anche
+cancellare la macro \macro{\_POSIX\_SOURCE}.\footnote{per farlo occorre
+ utilizzare la direttiva di preprocessore \direct{undef}; si dovrà cioè
+ inserire una istruzione \texttt{\#undef \_POSIX\_SOURCE} prima di includere
+ \texttt{sys/capability.h}.} Si tenga presente che le strutture di
+fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}, come i prototipi delle due funzioni
+\func{capget} e \func{capset}, sono soggette ad essere modificate con il
+cambiamento del kernel (in particolare i tipi di dati delle strutture) ed
+anche se finora l'interfaccia è risultata stabile, non c'è nessuna
+assicurazione che questa venga mantenuta.\footnote{anzi, visto lo scarso
+ utilizzo di questa funzionalità ci sono state varie discussioni fra gli
+ sviluppatori del kernel relative all'eliminarla o al modificarla
+ radicalmente.} Pertanto se si vogliono scrivere programmi portabili che
+possano essere eseguiti su qualunque versione del kernel è opportuno
+utilizzare le interfacce di alto livello.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize
+ \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/cap_user_header_t.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{Definizione delle strutture a cui fanno riferimento i puntatori
+ \structd{cap\_user\_header\_t} e \structd{cap\_user\_data\_t} usati per
+ l'interfaccia di gestione di basso livello delle \textit{capabilities}.}
+ \label{fig:cap_kernel_struct}
+\end{figure}
+
+La struttura a cui deve puntare l'argomento \param{hdrp} serve ad indicare,
+tramite il campo \var{pid}, il processo del quale si vogliono leggere o
+modificare le \textit{capabilities}. Il campo \var{version} deve essere
+impostato al valore della versione delle usata dal kernel (quello indicato
+dalla costante \const{\_LINUX\_CAPABILITY\_VERSION} di
+fig.~\ref{fig:cap_kernel_struct}) altrimenti le funzioni ritorneranno con un
+errore di \errcode{EINVAL}, restituendo nel campo stesso il valore corretto
+della versione in uso. La struttura a cui deve puntare l'argomento
+\param{datap} invece conterrà i valori letti o da impostare per i tre insiemi
+delle capacità del processo.
+
+Dato che le precedenti funzioni, oltre ad essere specifiche di Linux, non
+garantiscono la stabilità nell'interfaccia, è sempre opportuno effettuare la
+gestione delle \textit{capabilities} utilizzando le funzioni di libreria a
+questo dedicate. Queste funzioni, che seguono quanto previsto nelle bozze
+dello standard POSIX.1e, non fanno parte delle \acr{glibc} e sono fornite in
+una libreria a parte,\footnote{la libreria è \texttt{libcap2}, nel caso di
+ Debian può essere installata con il pacchetto omonimo.} pertanto se un
+programma le utilizza si dovrà indicare esplicitamente l'uso della suddetta
+libreria attraverso l'opzione \texttt{-lcap} del compilatore.
+
+Le funzioni dell'interfaccia delle bozze di POSIX.1e prevedono l'uso di uno
+tipo di dato opaco, \type{cap\_t}, come puntatore ai dati mantenuti nel
+cosiddetto \textit{capability state},\footnote{si tratta in sostanza di un
+ puntatore ad una struttura interna utilizzata dalle librerie, i cui campi
+ non devono mai essere acceduti direttamente.} in sono memorizzati tutti i
+dati delle \textit{capabilities}. In questo modo è possibile mascherare i
+dettagli della gestione di basso livello, che potranno essere modificati senza
+dover cambiare le funzioni dell'interfaccia, che faranno riferimento soltanto
+ad oggetti di questo tipo. L'interfaccia pertanto non soltanto fornisce le
+funzioni per modificare e leggere le \textit{capabilities}, ma anche quelle
+per gestire i dati attraverso \type{cap\_t}.
+
+La prima funzione dell'interfaccia è quella che permette di inizializzare un
+\textit{capability state}, allocando al contempo la memoria necessaria per i
+relativi dati. La funzione è \funcd{cap\_init} ed il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{cap\_t cap\_init(void)}
+ Crea ed inizializza un \textit{capability state}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna un valore non nullo in caso di successo e
+ \macro{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il
+ valore \errval{ENOMEM}.
+ }
+\end{functions}
+
+La funzione restituisce il puntatore \type{cap\_t} ad uno stato inizializzato
+con tutte le \textit{capabilities} azzerate. In caso di errore (cioè quando
+non c'è memoria sufficiente ad allocare i dati) viene restituito \macro{NULL}
+ed \var{errno} viene impostata a \errval{ENOMEM}. La memoria necessaria a
+mantenere i dati viene automaticamente allocata da \func{cap\_init}, ma dovrà
+essere disallocata esplicitamente quando non è più necessaria utilizzando, per
+questo l'interfaccia fornisce una apposita funzione, \funcd{cap\_free}, il cui
+prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{int cap\_free(void *obj\_d)}
+ Disalloca la memoria allocata per i dati delle \textit{capabilities}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}.
+ }
+\end{functions}
+
+La funzione permette di liberare la memoria allocata dalle altre funzioni
+della libreria sia per un \textit{capability state}, nel qual caso l'argomento
+dovrà essere un dato di tipo \type{cap\_t}, che per una descrizione testuale
+dello stesso,\footnote{cioè quanto ottenuto tramite la funzione
+ \func{cap\_to\_text}.} nel qual caso l'argomento dovrà essere un dato di
+tipo \texttt{char *}. Per questo l'argomento \param{obj\_d} è dichiarato come
+\texttt{void *} e deve sempre corrispondere ad un puntatore ottenuto tramite
+le altre funzioni della libreria, altrimenti la funzione fallirà con un errore
+di \errval{EINVAL}.
+
+Infine si può creare una copia di un \textit{capability state} ottenuto in
+precedenza tramite la funzione \funcd{cap\_dup}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{cap\_t cap\_dup(cap\_t cap\_p)}
+ Duplica un \textit{capability state} restituendone una copia.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna un valore non nullo in caso di successo e
+ \macro{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} potrà assumere i
+ valori \errval{ENOMEM} o \errval{EINVAL}.
+ }
+\end{functions}
+
+La funzione crea una copia del \textit{capability state} posto all'indirizzo
+\param{cap\_p} che si è passato come argomento, restituendo il puntatore alla
+copia, che conterrà gli stessi valori delle \textit{capabilities} presenti
+nell'originale. La memoria necessaria viene allocata automaticamente dalla
+funzione. Una volta effettuata la copia i due \textit{capability state}
+potranno essere modificati in maniera completamente
+indipendente.\footnote{alla fine delle operazioni si ricordi però di
+ disallocare anche la copia, oltre all'originale. }
+
+Una seconda classe di funzioni di servizio previste dall'interfaccia sono
+quelle per la gestione dei dati contenuti all'interno di un \textit{capability
+ state}; la prima di queste è \funcd{cap\_clear}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{int cap\_clear(cap\_t cap\_p)}
+ Inizializza un \textit{capability state} cancellando tutte le
+ \textit{capabilities}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}.
+ }
+\end{functions}
+
+La funzione si limita ad azzerare tutte le \textit{capabilities} presenti nel
+\textit{capability state} all'indirizzo \param{cap\_p} passato come argomento,
+restituendo uno stato \textsl{vuoto}, analogo a quello che si ottiene nella
+creazione con \func{cap\_init}.
+
+Per la gestione dei valori delle \textit{capabilities} presenti in un
+\textit{capability state} l'interfaccia prevede due funzioni,
+\funcd{cap\_get\_flag} e \funcd{cap\_set\_flag}, che permettono
+rispettivamente di leggere o impostare il valore di un flag delle
+\textit{capabilities}; i rispettivi prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{int cap\_get\_flag(cap\_t cap\_p, cap\_value\_t cap, cap\_flag\_t
+ flag, cap\_flag\_value\_t *value\_p)}
+ Legge il valore di una \textit{capability}.
+
+ \funcdecl{int cap\_set\_flag(cap\_t cap\_p, cap\_flag\_t flag, int ncap,
+ cap\_value\_t *caps, cap\_flag\_value\_t value)}
+ Imposta il valore di una \textit{capability}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni ritornano 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà il valore \errval{EINVAL}.
+}
+\end{functions}
+
+In entrambe le funzioni l'argomento \param{cap\_p} indica il puntatore al
+\textit{capability state} su cui operare, mentre l'argomento \param{flag}
+indica su quale dei tre insiemi illustrati a
+pag.~\pageref{sec:capabilities_set} si intende operare. Questi devono essere
+specificati con una variabile di tipo \type{cap\_flag\_t} che può assumere
+esclusivamente\footnote{si tratta in effetti di un tipo enumerato, come si può
+ verificare dalla sua definizione che si trova in
+ \texttt{/usr/include/sys/capability.h}.} uno dei valori illustrati in
+tab.~\ref{tab:cap_set_identifier}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{CAP\_EFFECTIVE} & Capacità dell'insieme \textsl{effettivo}.\\
+ \const{CAP\_PERMITTED} & Capacità dell'insieme \textsl{permesso}.\\
+ \const{CAP\_INHERITABLE}& Capacità dell'insieme \textsl{ereditabile}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibili per il tipo di dato \type{cap\_flag\_t} che
+ identifica gli insiemi delle \textit{capabilities}.}
+ \label{tab:cap_set_identifier}
+\end{table}
+
+La capacità che si intende controllare o impostare invece deve essere
+specificata attraverso una variabile di tipo \type{cap\_value\_t}, che può
+prendere come valore uno qualunque di quelli riportati in
+tab.~\ref{tab:proc_capabilities}, in questo caso però non è possibile
+combinare diversi valori in una maschera binaria, una variabile di tipo
+\type{cap\_value\_t} deve indicare una sola capacità.\footnote{nel file di
+ header citato nella nota precedente il tipo \type{cap\_value\_t} è definito
+ come \ctyp{int}, ma i valori validi sono soltanto quelli di
+ tab.~\ref{tab:proc_capabilities}.}
+
+Infine lo stato di una capacità è descritto ad una variabile di tipo
+\type{cap\_flag\_value\_t}, che a sua volta può assumere soltanto
+uno\footnote{anche questo è un tipo enumerato.} dei valori di
+tab.~\ref{tab:cap_value_type}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{CAP\_CLEAR}& La capacità non è impostata.\\
+ \const{CAP\_SET} & La capacità è impostata.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori possibili per il tipo di dato \type{cap\_flag\_value\_t} che
+ indica lo stato di una capacità.}
+ \label{tab:cap_value_type}
+\end{table}
+
+La funzione \func{cap\_get\_flag} legge lo stato della capacità indicata
+dall'argomento \param{cap} all'interno dell'insieme indicato dall'argomento
+\param{flag} e ne restituisce il valore nella variabile posta all'indirizzo
+puntato dall'argomento \param{value\_p}; è possibile cioè leggere soltanto uno
+stato di una capacità alla volta.
+
+La funzione \func{cap\_set\_flag} può invece impostare in una sola chiamata
+più \textit{capabilities}, anche se solo all'interno dello stesso insieme. Per
+questo motivo essa prende un vettore di valori di tipo \type{cap\_value\_t}
+nell'argomento \param{caps}, la cui dimensione viene specificata dall'argomento
+\param{ncap}. Il tipo di impostazione da eseguire (cancellazione o
+impostazione) viene indicato dall'argomento \param{value}.
+
+Per la visualizzazione dello stato delle \textit{capabilities} l'interfaccia
+prevede una funzione apposita, \funcd{cap\_to\_text}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{char * cap\_to\_text(cap\_t caps, ssize\_t * length\_p)}
+
+ Genera una visualizzazione testuale delle \textit{capabilities}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna un puntatore alla stringa con la descrizione
+ delle \textit{capabilities} in caso di successo e \val{NULL} in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori \errval{EINVAL} o
+ \errval{ENOMEM}.
+ }
+\end{functions}
+
+La funzione ritorna l'indirizzo di una stringa contente la descrizione
+testuale del contenuto del \textit{capabilities state} \param{caps} passato
+come argomento, e, qualora l'argomento \param{length\_p} sia diverso da
+\val{NULL}, restituisce nella variabile intera da questo puntata la lunghezza
+della stringa. La stringa restituita viene allocata automaticamente dalla
+funzione e pertanto dovrà essere liberata con \func{cap\_free}.
+
+Fin quei abbiamo trattato solo le funzioni di servizio relative alla
+manipolazione dei \textit{capabilities state}; l'interfaccia di gestione
+prevede però anche le funzioni per la gestione delle \textit{capabilities}
+stesse. La prima di queste è \funcd{cap\_get\_proc} che consente la lettura
+delle \textit{capabilities} del processo corrente, il suo prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{cap\_t cap\_get\_proc(void)}
+ Legge le \textit{capabilities} del processo corrente.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna un valore diverso da \val{NULL} in caso di
+ successo e \val{NULL} in caso di errore, nel qual caso \var{errno} può
+ assumere i valori \errval{EINVAL}, \errval{EPERM} o \errval{ENOMEM}. }
+\end{functions}
+
+La funzione legge il valore delle \textit{capabilities} associate al processo
+da cui viene invocata, restituendo il risultato tramite il puntatore ad un
+\textit{capabilities state} contenente tutti i dati che provvede ad allocare
+autonomamente e che di nuovo occorrerà liberare con \func{cap\_free} quando
+non sarà più utilizzato.
+
+Se invece si vogliono leggere le \textit{capabilities} di un processo
+specifico occorre usare la funzione \funcd{capgetp}, il cui
+prototipo\footnote{su alcune pagine di manuale la funzione è descritta con un
+ prototipo sbagliato, che prevede un valore di ritorno di tipo \type{cap\_t},
+ ma il valore di ritorno è intero, come si può verificare anche dalla
+ dichiarazione della stessa in \texttt{sys/capability.h}.} è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}
+
+ \funcdecl{int capgetp(pid\_t pid, cap\_t cap\_d)}
+ Legge le \textit{capabilities} del processo indicato da \param{pid}.
+
+ \bodydesc{La funzione ritorna 0 in caso di successo e $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} può assumere i valori \errval{EINVAL},
+ \errval{EPERM} o \errval{ENOMEM}.
+ }
+\end{functions}
+%TODO controllare e correggere i codici di errore!!!
+
+La funzione legge il valore delle \textit{capabilities} del processo indicato
+con l'argomento \param{pid}, e restituisce il risultato nel
+\textit{capabilities state} posto all'indirizzo indicato con l'argomento
+\param{cap\_d}; a differenza della precedente in questo caso il
+\textit{capability state} deve essere stato creato in precedenza. Qualora il
+processo indicato non esista si avrà un errore di \errval{ESRCH}. Gli stessi
+valori possono essere letti direttamente nel filesystem \textit{proc}, nei
+file \texttt{/proc/<pid>/status}; ad esempio per \texttt{init} si otterrà
+qualcosa del tipo:
+\begin{Verbatim}
+...
+CapInh: 0000000000000000
+CapPrm: 00000000fffffeff
+CapEff: 00000000fffffeff
+...
+\end{Verbatim}
+
+Infine per impostare le \textit{capabilities} del processo corrente (non
+esiste una funzione che permetta di cambiare le \textit{capabilities} di un
+altro processo) si deve usare la funzione \funcd{cap\_set\_proc}, il cui
+prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/capability.h}