+
+\subsection{Le funzioni \func{select} e \func{pselect}}
+\label{sec:file_select}
+
+Il primo kernel unix-like ad introdurre una interfaccia per l'\textit{I/O
+ multiplexing} è stato BSD,\footnote{la funzione \func{select} è apparsa in
+ BSD4.2 e standardizzata in BSD4.4, ma è stata portata su tutti i sistemi che
+ supportano i socket, compreso le varianti di System V.} con la funzione
+\funcd{select}, il cui prototipo è:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/time.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{unistd.h}
+ \funcdecl{int select(int ndfs, fd\_set *readfds, fd\_set *writefds, fd\_set
+ *exceptfds, struct timeval *timeout)}
+
+ Attende che uno dei file descriptor degli insiemi specificati diventi
+ attivo.
+
+ \bodydesc{La funzione in caso di successo restituisce il numero di file
+ descriptor (anche nullo) che sono attivi, e -1 in caso di errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] Si è specificato un file descriptor sbagliato in uno
+ degli insiemi.
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Si è specificato per \param{ndfs} un valore negativo
+ o un valore non valido per \param{timeout}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{ENOMEM}.
+}
+\end{functions}
+
+La funzione mette il processo in stato di \textit{sleep} (vedi
+tab.~\ref{tab:proc_proc_states}) fintanto che almeno uno dei file descriptor
+degli insiemi specificati (\param{readfds}, \param{writefds} e
+\param{exceptfds}), non diventa attivo, per un tempo massimo specificato da
+\param{timeout}.
+
+\itindbeg{file~descriptor~set}
+
+Per specificare quali file descriptor si intende \textsl{selezionare}, la
+funzione usa un particolare oggetto, il \textit{file descriptor set},
+identificato dal tipo \type{fd\_set}, che serve ad identificare un insieme di
+file descriptor, in maniera analoga a come un \itindex{signal~set}
+\textit{signal set} (vedi sez.~\ref{sec:sig_sigset}) identifica un insieme di
+segnali. Per la manipolazione di questi \textit{file descriptor set} si
+possono usare delle opportune macro di preprocessore:
+\begin{functions}
+ \headdecl{sys/time.h}
+ \headdecl{sys/types.h}
+ \headdecl{unistd.h}
+ \funcdecl{void \macro{FD\_ZERO}(fd\_set *set)}
+ Inizializza l'insieme (vuoto).
+
+ \funcdecl{void \macro{FD\_SET}(int fd, fd\_set *set)}
+ Inserisce il file descriptor \param{fd} nell'insieme.
+
+ \funcdecl{void \macro{FD\_CLR}(int fd, fd\_set *set)}
+ Rimuove il file descriptor \param{fd} dall'insieme.
+
+ \funcdecl{int \macro{FD\_ISSET}(int fd, fd\_set *set)}
+ Controlla se il file descriptor \param{fd} è nell'insieme.
+\end{functions}
+
+In genere un \textit{file descriptor set} può contenere fino ad un massimo di
+\const{FD\_SETSIZE} file descriptor. Questo valore in origine corrispondeva
+al limite per il numero massimo di file aperti\footnote{ad esempio in Linux,
+ fino alla serie 2.0.x, c'era un limite di 256 file per processo.}, ma da
+quando, come nelle versioni più recenti del kernel, non c'è più un limite
+massimo, esso indica le dimensioni massime dei numeri usati nei \textit{file
+ descriptor set}.\footnote{il suo valore, secondo lo standard POSIX
+ 1003.1-2001, è definito in \file{sys/select.h}, ed è pari a 1024.} Si tenga
+presente che i \textit{file descriptor set} devono sempre essere inizializzati
+con \macro{FD\_ZERO}; passare a \func{select} un valore non inizializzato può
+dar luogo a comportamenti non prevedibili; allo stesso modo usare
+\macro{FD\_SET} o \macro{FD\_CLR} con un file descriptor il cui valore eccede
+\const{FD\_SETSIZE} può dare luogo ad un comportamento indefinito.
+
+La funzione richiede di specificare tre insiemi distinti di file descriptor;
+il primo, \param{readfds}, verrà osservato per rilevare la disponibilità di
+effettuare una lettura,\footnote{per essere precisi la funzione ritornerà in
+ tutti i casi in cui la successiva esecuzione di \func{read} risulti non
+ bloccante, quindi anche in caso di \textit{end-of-file}; inoltre con Linux
+ possono verificarsi casi particolari, ad esempio quando arrivano dati su un
+ socket dalla rete che poi risultano corrotti e vengono scartati, può
+ accadere che \func{select} riporti il relativo file descriptor come
+ leggibile, ma una successiva \func{read} si blocchi.} il secondo,
+\param{writefds}, per verificare la possibilità effettuare una scrittura ed il
+terzo, \param{exceptfds}, per verificare l'esistenza di eccezioni (come i dati
+urgenti \itindex{out-of-band} su un socket, vedi
+sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}).
+
+Dato che in genere non si tengono mai sotto controllo fino a
+\const{FD\_SETSIZE} file contemporaneamente la funzione richiede di
+specificare qual è il valore più alto fra i file descriptor indicati nei tre
+insiemi precedenti. Questo viene fatto per efficienza, per evitare di passare
+e far controllare al kernel una quantità di memoria superiore a quella
+necessaria. Questo limite viene indicato tramite l'argomento \param{ndfs}, che
+deve corrispondere al valore massimo aumentato di uno.\footnote{si ricordi che
+ i file descriptor sono numerati progressivamente a partire da zero, ed il
+ valore indica il numero più alto fra quelli da tenere sotto controllo;
+ dimenticarsi di aumentare di uno il valore di \param{ndfs} è un errore
+ comune.} Infine l'argomento \param{timeout} specifica un tempo massimo di
+attesa prima che la funzione ritorni; se impostato a \val{NULL} la funzione
+attende indefinitamente. Si può specificare anche un tempo nullo (cioè una
+struttura \struct{timeval} con i campi impostati a zero), qualora si voglia
+semplicemente controllare lo stato corrente dei file descriptor.
+
+La funzione restituisce il numero di file descriptor pronti,\footnote{questo è
+ il comportamento previsto dallo standard, ma la standardizzazione della
+ funzione è recente, ed esistono ancora alcune versioni di Unix che non si
+ comportano in questo modo.} e ciascun insieme viene sovrascritto per
+indicare quali sono i file descriptor pronti per le operazioni ad esso
+relative, in modo da poterli controllare con \macro{FD\_ISSET}. Se invece si
+ha un timeout viene restituito un valore nullo e gli insiemi non vengono
+modificati. In caso di errore la funzione restituisce -1, ed i valori dei tre
+insiemi sono indefiniti e non si può fare nessun affidamento sul loro
+contenuto.
+
+\itindend{file~descriptor~set}
+
+Una volta ritornata la funzione si potrà controllare quali sono i file
+descriptor pronti ed operare su di essi, si tenga presente però che si tratta
+solo di un suggerimento, esistono infatti condizioni\footnote{ad esempio
+ quando su un socket arrivano dei dati che poi vengono scartati perché
+ corrotti.} in cui \func{select} può riportare in maniera spuria che un file
+descriptor è pronto in lettura, quando una successiva lettura si bloccherebbe.
+Per questo quando si usa \textit{I/O multiplexing} è sempre raccomandato l'uso
+delle funzioni di lettura e scrittura in modalità non bloccante.
+
+In Linux \func{select} modifica anche il valore di \param{timeout},
+impostandolo al tempo restante in caso di interruzione prematura; questo è
+utile quando la funzione viene interrotta da un segnale, in tal caso infatti
+si ha un errore di \errcode{EINTR}, ed occorre rilanciare la funzione; in
+questo modo non è necessario ricalcolare tutte le volte il tempo
+rimanente.\footnote{questo può causare problemi di portabilità sia quando si
+ trasporta codice scritto su Linux che legge questo valore, sia quando si
+ usano programmi scritti per altri sistemi che non dispongono di questa
+ caratteristica e ricalcolano \param{timeout} tutte le volte. In genere la
+ caratteristica è disponibile nei sistemi che derivano da System V e non
+ disponibile per quelli che derivano da BSD.}
+
+Uno dei problemi che si presentano con l'uso di \func{select} è che il suo
+comportamento dipende dal valore del file descriptor che si vuole tenere sotto
+controllo. Infatti il kernel riceve con \param{ndfs} un limite massimo per
+tale valore, e per capire quali sono i file descriptor da tenere sotto
+controllo dovrà effettuare una scansione su tutto l'intervallo, che può anche
+essere molto ampio anche se i file descriptor sono solo poche unità; tutto ciò
+ha ovviamente delle conseguenze ampiamente negative per le prestazioni.
+
+Inoltre c'è anche il problema che il numero massimo dei file che si possono
+tenere sotto controllo, la funzione è nata quando il kernel consentiva un
+numero massimo di 1024 file descriptor per processo, adesso che il numero può
+essere arbitrario si viene a creare una dipendenza del tutto artificiale dalle
+dimensioni della struttura \type{fd\_set}, che può necessitare di essere
+estesa, con ulteriori perdite di prestazioni.
+
+Lo standard POSIX è rimasto a lungo senza primitive per l'\textit{I/O
+ multiplexing}, introdotto solo con le ultime revisioni dello standard (POSIX
+1003.1g-2000 e POSIX 1003.1-2001). La scelta è stata quella di seguire
+l'interfaccia creata da BSD, ma prevede che tutte le funzioni ad esso relative
+vengano dichiarate nell'header \file{sys/select.h}, che sostituisce i
+precedenti, ed inoltre aggiunge a \func{select} una nuova funzione
+\funcd{pselect},\footnote{il supporto per lo standard POSIX 1003.1-2001, ed
+ l'header \file{sys/select.h}, compaiono in Linux a partire dalle \acr{glibc}
+ 2.1. Le \acr{libc4} e \acr{libc5} non contengono questo header, le
+ \acr{glibc} 2.0 contengono una definizione sbagliata di \func{psignal},
+ senza l'argomento \param{sigmask}, la definizione corretta è presente dalle
+ \acr{glibc} 2.1-2.2.1 se si è definito \macro{\_GNU\_SOURCE} e nelle
+ \acr{glibc} 2.2.2-2.2.4 se si è definito \macro{\_XOPEN\_SOURCE} con valore
+ maggiore di 600.} il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/select.h}
+ {int pselect(int n, fd\_set *readfds, fd\_set *writefds, fd\_set *exceptfds,
+ struct timespec *timeout, sigset\_t *sigmask)}
+
+ Attende che uno dei file descriptor degli insiemi specificati diventi
+ attivo.
+
+ \bodydesc{La funzione in caso di successo restituisce il numero di file
+ descriptor (anche nullo) che sono attivi, e -1 in caso di errore, nel qual
+ caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] Si è specificato un file descriptor sbagliato in uno
+ degli insiemi.
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Si è specificato per \param{ndfs} un valore negativo
+ o un valore non valido per \param{timeout}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{ENOMEM}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione è sostanzialmente identica a \func{select}, solo che usa una
+struttura \struct{timespec} (vedi fig.~\ref{fig:sys_timeval_struct}) per
+indicare con maggiore precisione il timeout e non ne aggiorna il valore in
+caso di interruzione.\footnote{in realtà la system call di Linux aggiorna il
+ valore al tempo rimanente, ma la funzione fornita dalle \acr{glibc} modifica
+ questo comportamento passando alla system call una variabile locale, in modo
+ da mantenere l'aderenza allo standard POSIX che richiede che il valore di
+ \param{timeout} non sia modificato.} Inoltre prende un argomento aggiuntivo
+\param{sigmask} che è il puntatore ad una maschera di segnali (si veda
+sez.~\ref{sec:sig_sigmask}). La maschera corrente viene sostituita da questa
+immediatamente prima di eseguire l'attesa, e ripristinata al ritorno della
+funzione.
+
+L'uso di \param{sigmask} è stato introdotto allo scopo di prevenire possibili
+\textit{race condition} \itindex{race~condition} quando ci si deve porre in
+attesa sia di un segnale che di dati. La tecnica classica è quella di
+utilizzare il gestore per impostare una variabile globale e controllare questa
+nel corpo principale del programma; abbiamo visto in
+sez.~\ref{sec:sig_example} come questo lasci spazio a possibili race
+condition, per cui diventa essenziale utilizzare \func{sigprocmask} per
+disabilitare la ricezione del segnale prima di eseguire il controllo e
+riabilitarlo dopo l'esecuzione delle relative operazioni, onde evitare
+l'arrivo di un segnale immediatamente dopo il controllo, che andrebbe perso.
+
+Nel nostro caso il problema si pone quando oltre al segnale si devono tenere
+sotto controllo anche dei file descriptor con \func{select}, in questo caso si
+può fare conto sul fatto che all'arrivo di un segnale essa verrebbe interrotta
+e si potrebbero eseguire di conseguenza le operazioni relative al segnale e
+alla gestione dati con un ciclo del tipo:
+\includecodesnip{listati/select_race.c}
+qui però emerge una \itindex{race~condition} \textit{race condition}, perché
+se il segnale arriva prima della chiamata a \func{select}, questa non verrà
+interrotta, e la ricezione del segnale non sarà rilevata.
+
+Per questo è stata introdotta \func{pselect} che attraverso l'argomento
+\param{sigmask} permette di riabilitare la ricezione il segnale
+contestualmente all'esecuzione della funzione,\footnote{in Linux però, fino al
+ kernel 2.6.16, non era presente la relativa system call, e la funzione era
+ implementata nelle \acr{glibc} attraverso \func{select} (vedi \texttt{man
+ select\_tut}) per cui la possibilità di \itindex{race~condition}
+ \textit{race condition} permaneva; in tale situazione si può ricorrere ad una
+ soluzione alternativa, chiamata \itindex{self-pipe trick} \textit{self-pipe
+ trick}, che consiste nell'aprire una pipe (vedi sez.~\ref{sec:ipc_pipes})
+ ed usare \func{select} sul capo in lettura della stessa; si può indicare
+ l'arrivo di un segnale scrivendo sul capo in scrittura all'interno del
+ gestore dello stesso; in questo modo anche se il segnale va perso prima
+ della chiamata di \func{select} questa lo riconoscerà comunque dalla
+ presenza di dati sulla pipe.} ribloccandolo non appena essa ritorna, così
+che il precedente codice potrebbe essere riscritto nel seguente modo:
+\includecodesnip{listati/pselect_norace.c}
+in questo caso utilizzando \var{oldmask} durante l'esecuzione di
+\func{pselect} la ricezione del segnale sarà abilitata, ed in caso di
+interruzione si potranno eseguire le relative operazioni.
+
+
+\subsection{Le funzioni \func{poll} e \func{ppoll}}
+\label{sec:file_poll}
+
+Nello sviluppo di System V, invece di utilizzare l'interfaccia di
+\func{select}, che è una estensione tipica di BSD, è stata introdotta un'altra
+interfaccia, basata sulla funzione \funcd{poll},\footnote{la funzione è
+ prevista dallo standard XPG4, ed è stata introdotta in Linux come system
+ call a partire dal kernel 2.1.23 ed inserita nelle \acr{libc} 5.4.28.} il
+cui prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/poll.h}
+ {int poll(struct pollfd *ufds, unsigned int nfds, int timeout)}
+
+ La funzione attende un cambiamento di stato su un insieme di file
+ descriptor.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il numero di file descriptor con attività
+ in caso di successo, o 0 se c'è stato un timeout e -1 in caso di errore,
+ ed in quest'ultimo caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] Si è specificato un file descriptor sbagliato in uno
+ degli insiemi.
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Il valore di \param{nfds} eccede il limite
+ \macro{RLIMIT\_NOFILE}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT} e \errval{ENOMEM}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione permette di tenere sotto controllo contemporaneamente \param{ndfs}
+file descriptor, specificati attraverso il puntatore \param{ufds} ad un
+vettore di strutture \struct{pollfd}. Come con \func{select} si può
+interrompere l'attesa dopo un certo tempo, questo deve essere specificato con
+l'argomento \param{timeout} in numero di millisecondi: un valore negativo
+indica un'attesa indefinita, mentre un valore nullo comporta il ritorno
+immediato (e può essere utilizzato per impiegare \func{poll} in modalità
+\textsl{non-bloccante}).
+
+Per ciascun file da controllare deve essere inizializzata una struttura
+\struct{pollfd} nel vettore indicato dall'argomento \param{ufds}. La
+struttura, la cui definizione è riportata in fig.~\ref{fig:file_pollfd},
+prevede tre campi: in \var{fd} deve essere indicato il numero del file
+descriptor da controllare, in \var{events} deve essere specificata una
+maschera binaria di flag che indichino il tipo di evento che si vuole
+controllare, mentre in \var{revents} il kernel restituirà il relativo
+risultato. Usando un valore negativo per \param{fd} la corrispondente
+struttura sarà ignorata da \func{poll}. Dato che i dati in ingresso sono del
+tutto indipendenti da quelli in uscita (che vengono restituiti in
+\var{revents}) non è necessario reinizializzare tutte le volte il valore delle
+strutture \struct{pollfd} a meno di non voler cambiare qualche condizione.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/pollfd.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{pollfd}, utilizzata per specificare le
+ modalità di controllo di un file descriptor alla funzione \func{poll}.}
+ \label{fig:file_pollfd}
+\end{figure}
+
+Le costanti che definiscono i valori relativi ai bit usati nelle maschere
+binarie dei campi \var{events} e \var{revents} sono riportati in
+tab.~\ref{tab:file_pollfd_flags}, insieme al loro significato. Le si sono
+suddivise in tre gruppi, nel primo gruppo si sono indicati i bit utilizzati
+per controllare l'attività in ingresso, nel secondo quelli per l'attività in
+uscita, mentre il terzo gruppo contiene dei valori che vengono utilizzati solo
+nel campo \var{revents} per notificare delle condizioni di errore.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{POLLIN} & È possibile la lettura.\\
+ \const{POLLRDNORM}& Sono disponibili in lettura dati normali.\\
+ \const{POLLRDBAND}& Sono disponibili in lettura dati prioritari.\\
+ \const{POLLPRI} & È possibile la lettura di \itindex{out-of-band} dati
+ urgenti.\\
+ \hline
+ \const{POLLOUT} & È possibile la scrittura immediata.\\
+ \const{POLLWRNORM}& È possibile la scrittura di dati normali.\\
+ \const{POLLWRBAND}& È possibile la scrittura di dati prioritari.\\
+ \hline
+ \const{POLLERR} & C'è una condizione di errore.\\
+ \const{POLLHUP} & Si è verificato un hung-up.\\
+ \const{POLLNVAL} & Il file descriptor non è aperto.\\
+ \hline
+ \const{POLLMSG} & Definito per compatibilità con SysV.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti per l'identificazione dei vari bit dei campi
+ \var{events} e \var{revents} di \struct{pollfd}.}
+ \label{tab:file_pollfd_flags}
+\end{table}
+
+Il valore \const{POLLMSG} non viene utilizzato ed è definito solo per
+compatibilità con l'implementazione di SysV che usa gli
+\textit{stream};\footnote{essi sono una interfaccia specifica di SysV non
+ presente in Linux, e non hanno nulla a che fare con i file \textit{stream}
+ delle librerie standard del C.} è da questi che derivano i nomi di alcune
+costanti, in quanto per essi sono definite tre classi di dati:
+\textsl{normali}, \textit{prioritari} ed \textit{urgenti}. In Linux la
+distinzione ha senso solo per i dati urgenti \itindex{out-of-band} dei socket
+(vedi sez.~\ref{sec:TCP_urgent_data}), ma su questo e su come \func{poll}
+reagisce alle varie condizioni dei socket torneremo in
+sez.~\ref{sec:TCP_serv_poll}, dove vedremo anche un esempio del suo utilizzo.
+Si tenga conto comunque che le costanti relative ai diversi tipi di dati (come
+\const{POLLRDNORM} e \const{POLLRDBAND}) sono utilizzabili soltanto qualora si
+sia definita la macro \macro{\_XOPEN\_SOURCE}.\footnote{e ci si ricordi di
+ farlo sempre in testa al file, definirla soltanto prima di includere
+ \file{sys/poll.h} non è sufficiente.}
+
+In caso di successo funzione ritorna restituendo il numero di file (un valore
+positivo) per i quali si è verificata una delle condizioni di attesa richieste
+o per i quali si è verificato un errore (nel qual caso vengono utilizzati i
+valori di tab.~\ref{tab:file_pollfd_flags} esclusivi di \var{revents}). Un
+valore nullo indica che si è raggiunto il timeout, mentre un valore negativo
+indica un errore nella chiamata, il cui codice viene riportato al solito
+tramite \var{errno}.
+
+L'uso di \func{poll} consente di superare alcuni dei problemi illustrati in
+precedenza per \func{select}; anzitutto, dato che in questo caso si usa un
+vettore di strutture \struct{pollfd} di dimensione arbitraria, non esiste il
+limite introdotto dalle dimensioni massime di un \itindex{file~descriptor~set}
+\textit{file descriptor set} e la dimensione dei dati passati al kernel
+dipende solo dal numero dei file descriptor che si vogliono controllare, non
+dal loro valore.\footnote{anche se usando dei bit un \textit{file descriptor
+ set} può essere più efficiente di un vettore di strutture \struct{pollfd},
+ qualora si debba osservare un solo file descriptor con un valore molto alto
+ ci si troverà ad utilizzare inutilmente un maggiore quantitativo di
+ memoria.}
+
+Inoltre con \func{select} lo stesso \itindex{file~descriptor~set} \textit{file
+ descriptor set} è usato sia in ingresso che in uscita, e questo significa
+che tutte le volte che si vuole ripetere l'operazione occorre reinizializzarlo
+da capo. Questa operazione, che può essere molto onerosa se i file descriptor
+da tenere sotto osservazione sono molti, non è invece necessaria con
+\func{poll}.
+
+Abbiamo visto in sez.~\ref{sec:file_select} come lo standard POSIX preveda una
+variante di \func{select} che consente di gestire correttamente la ricezione
+dei segnali nell'attesa su un file descriptor. Con l'introduzione di una
+implementazione reale di \func{pselect} nel kernel 2.6.16, è stata aggiunta
+anche una analoga funzione che svolga lo stesso ruolo per \func{poll}.
+
+In questo caso si tratta di una estensione che è specifica di Linux e non è
+prevista da nessuno standard; essa può essere utilizzata esclusivamente se si
+definisce la macro \macro{\_GNU\_SOURCE} ed ovviamente non deve essere usata
+se si ha a cuore la portabilità. La funzione è \funcd{ppoll}, ed il suo
+prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/poll.h}
+ {int ppoll(struct pollfd *fds, nfds\_t nfds, const struct timespec *timeout,
+ const sigset\_t *sigmask)}
+
+ La funzione attende un cambiamento di stato su un insieme di file
+ descriptor.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il numero di file descriptor con attività
+ in caso di successo, o 0 se c'è stato un timeout e -1 in caso di errore,
+ ed in quest'ultimo caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] Si è specificato un file descriptor sbagliato in uno
+ degli insiemi.
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Il valore di \param{nfds} eccede il limite
+ \macro{RLIMIT\_NOFILE}.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT} e \errval{ENOMEM}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione ha lo stesso comportamento di \func{poll}, solo che si può
+specificare, con l'argomento \param{sigmask}, il puntatore ad una maschera di
+segnali; questa sarà la maschera utilizzata per tutto il tempo che la funzione
+resterà in attesa, all'uscita viene ripristinata la maschera originale. L'uso
+di questa funzione è cioè equivalente, come illustrato nella pagina di
+manuale, all'esecuzione atomica del seguente codice:
+\includecodesnip{listati/ppoll_means.c}
+
+Eccetto per \param{timeout}, che come per \func{pselect} deve essere un
+puntatore ad una struttura \struct{timespec}, gli altri argomenti comuni con
+\func{poll} hanno lo stesso significato, e la funzione restituisce gli stessi
+risultati illustrati in precedenza.
+
+
+\subsection{L'interfaccia di \textit{epoll}}
+\label{sec:file_epoll}
+
+\itindbeg{epoll}
+
+Nonostante \func{poll} presenti alcuni vantaggi rispetto a \func{select},
+anche questa funzione non è molto efficiente quando deve essere utilizzata con
+un gran numero di file descriptor,\footnote{in casi del genere \func{select}
+ viene scartata a priori, perché può avvenire che il numero di file
+ descriptor ecceda le dimensioni massime di un \itindex{file~descriptor~set}
+ \textit{file descriptor set}.} in particolare nel caso in cui solo pochi di
+questi diventano attivi. Il problema in questo caso è che il tempo impiegato
+da \func{poll} a trasferire i dati da e verso il kernel è proporzionale al
+numero di file descriptor osservati, non a quelli che presentano attività.
+
+Quando ci sono decine di migliaia di file descriptor osservati e migliaia di
+eventi al secondo,\footnote{il caso classico è quello di un server web di un
+ sito con molti accessi.} l'uso di \func{poll} comporta la necessità di
+trasferire avanti ed indietro da user space a kernel space la lunga lista
+delle strutture \struct{pollfd} migliaia di volte al secondo. A questo poi si
+aggiunge il fatto che la maggior parte del tempo di esecuzione sarà impegnato
+ad eseguire una scansione su tutti i file descriptor tenuti sotto controllo
+per determinare quali di essi (in genere una piccola percentuale) sono
+diventati attivi. In una situazione come questa l'uso delle funzioni classiche
+dell'interfaccia dell'\textit{I/O multiplexing} viene a costituire un collo di
+bottiglia che degrada irrimediabilmente le prestazioni.
+
+Per risolvere questo tipo di situazioni sono state ideate delle interfacce
+specialistiche\footnote{come \texttt{/dev/poll} in Solaris, o \texttt{kqueue}
+ in BSD.} il cui scopo fondamentale è quello di restituire solamente le
+informazioni relative ai file descriptor osservati che presentano una
+attività, evitando così le problematiche appena illustrate. In genere queste
+prevedono che si registrino una sola volta i file descriptor da tenere sotto
+osservazione, e forniscono un meccanismo che notifica quali di questi
+presentano attività.
+
+Le modalità con cui avviene la notifica sono due, la prima è quella classica
+(quella usata da \func{poll} e \func{select}) che viene chiamata \textit{level
+ triggered}.\footnote{la nomenclatura è stata introdotta da Jonathan Lemon in
+ un articolo su \texttt{kqueue} al BSDCON 2000, e deriva da quella usata
+ nell'elettronica digitale.} In questa modalità vengono notificati i file
+descriptor che sono \textsl{pronti} per l'operazione richiesta, e questo
+avviene indipendentemente dalle operazioni che possono essere state fatte su
+di essi a partire dalla precedente notifica. Per chiarire meglio il concetto
+ricorriamo ad un esempio: se su un file descriptor sono diventati disponibili
+in lettura 2000 byte ma dopo la notifica ne sono letti solo 1000 (ed è quindi
+possibile eseguire una ulteriore lettura dei restanti 1000), in modalità
+\textit{level triggered} questo sarà nuovamente notificato come
+\textsl{pronto}.
+
+La seconda modalità, è detta \textit{edge triggered}, e prevede che invece
+vengano notificati solo i file descriptor che hanno subito una transizione da
+\textsl{non pronti} a \textsl{pronti}. Questo significa che in modalità
+\textit{edge triggered} nel caso del precedente esempio il file descriptor
+diventato pronto da cui si sono letti solo 1000 byte non verrà nuovamente
+notificato come pronto, nonostante siano ancora disponibili in lettura 1000
+byte. Solo una volta che si saranno esauriti tutti i byte disponibili, e che
+il file descriptor sia tornato non essere pronto, si potrà ricevere una
+ulteriore notifica qualora ritornasse pronto.
+
+Nel caso di Linux al momento la sola interfaccia che fornisce questo tipo di
+servizio è \textit{epoll},\footnote{l'interfaccia è stata creata da Davide
+ Libenzi, ed è stata introdotta per la prima volta nel kernel 2.5.44, ma la
+ sua forma definitiva è stata raggiunta nel kernel 2.5.66.} anche se sono in
+discussione altre interfacce con le quali si potranno effettuare lo stesso
+tipo di operazioni;\footnote{al momento della stesura di queste note (Giugno
+ 2007) un'altra interfaccia proposta è quella di \textit{kevent}, che
+ fornisce un sistema di notifica di eventi generico in grado di fornire le
+ stesse funzionalità di \textit{epoll}, esiste però una forte discussione
+ intorno a tutto ciò e niente di definito.} \textit{epoll} è in grado di
+operare sia in modalità \textit{level triggered} che \textit{edge triggered}.
+
+La prima versione \textit{epoll} prevedeva l'apertura di uno speciale file di
+dispositivo, \texttt{/dev/epoll}, per ottenere un file descriptor da
+utilizzare con le funzioni dell'interfaccia,\footnote{il backporting
+ dell'interfaccia per il kernel 2.4, non ufficiale, utilizza sempre questo
+ file.} ma poi si è passati all'uso una apposita \textit{system call}. Il
+primo passo per usare l'interfaccia di \textit{epoll} è pertanto quello di
+chiamare la funzione \funcd{epoll\_create}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/epoll.h}
+ {int epoll\_create(int size)}
+
+ Apre un file descriptor per \textit{epoll}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce un file descriptor in caso di successo, o
+ $-1$ in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EINVAL}] si è specificato un valore di \param{size} non
+ positivo.
+ \item[\errcode{ENFILE}] si è raggiunto il massimo di file descriptor aperti
+ nel sistema.
+ \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è sufficiente memoria nel kernel per creare
+ l'istanza.
+ \end{errlist}
+}
+\end{prototype}
+
+La funzione restituisce un file descriptor speciale,\footnote{esso non è
+ associato a nessun file su disco, inoltre a differenza dei normali file
+ descriptor non può essere inviato ad un altro processo attraverso un socket
+ locale (vedi sez.~\ref{sec:sock_fd_passing}).} detto anche \textit{epoll
+ descriptor}, che viene associato alla infrastruttura utilizzata dal kernel
+per gestire la notifica degli eventi; l'argomento \param{size} serve a dare
+l'indicazione del numero di file descriptor che si vorranno tenere sotto
+controllo, ma costituisce solo un suggerimento per semplificare l'allocazione
+di risorse sufficienti, non un valore massimo.
+
+Una volta ottenuto un file descriptor per \textit{epoll} il passo successivo è
+indicare quali file descriptor mettere sotto osservazione e quali operazioni
+controllare, per questo si deve usare la seconda funzione dell'interfaccia,
+\funcd{epoll\_ctl}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/epoll.h}
+ {int epoll\_ctl(int epfd, int op, int fd, struct epoll\_event *event)}
+
+ Esegue le operazioni di controllo di \textit{epoll}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce $0$ in caso di successo o $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] il file descriptor \param{epfd} o \param{fd} non sono
+ validi.
+ \item[\errcode{EEXIST}] l'operazione richiesta è \const{EPOLL\_CTL\_ADD} ma
+ \param{fd} è già stato inserito in \param{epfd}.
+ \item[\errcode{EINVAL}] il file descriptor \param{epfd} non è stato ottenuto
+ con \func{epoll\_create}, o \param{fd} è lo stesso \param{epfd} o
+ l'operazione richiesta con \param{op} non è supportata.
+ \item[\errcode{ENOENT}] l'operazione richiesta è \const{EPOLL\_CTL\_MOD} o
+ \const{EPOLL\_CTL\_DEL} ma \param{fd} non è inserito in \param{epfd}.
+ \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è sufficiente memoria nel kernel gestire
+ l'operazione richiesta.
+ \item[\errcode{EPERM}] il file \param{fd} non supporta \textit{epoll}.
+ \end{errlist}
+}
+\end{prototype}
+
+Il comportamento della funzione viene controllato dal valore dall'argomento
+\param{op} che consente di specificare quale operazione deve essere eseguita.
+Le costanti che definiscono i valori utilizzabili per \param{op}
+sono riportate in tab.~\ref{tab:epoll_ctl_operation}, assieme al significato
+delle operazioni cui fanno riferimento.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{EPOLL\_CTL\_ADD}& Aggiunge un nuovo file descriptor da osservare
+ \param{fd} alla lista dei file descriptor
+ controllati tramite \param{epfd}, in
+ \param{event} devono essere specificate le
+ modalità di osservazione.\\
+ \const{EPOLL\_CTL\_MOD}& Modifica le modalità di osservazione del file
+ descriptor \param{fd} secondo il contenuto di
+ \param{event}.\\
+ \const{EPOLL\_CTL\_DEL}& Rimuove il file descriptor \param{fd} dalla lista
+ dei file controllati tramite \param{epfd}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Valori dell'argomento \param{op} che consentono di scegliere quale
+ operazione di controllo effettuare con la funzione \func{epoll\_ctl}.}
+ \label{tab:epoll_ctl_operation}
+\end{table}
+
+La funzione prende sempre come primo argomento un file descriptor di
+\textit{epoll}, \param{epfd}, che deve essere stato ottenuto in precedenza con
+una chiamata a \func{epoll\_create}. L'argomento \param{fd} indica invece il
+file descriptor che si vuole tenere sotto controllo, quest'ultimo può essere
+un qualunque file descriptor utilizzabile con \func{poll}, ed anche un altro
+file descriptor di \textit{epoll}, ma non lo stesso \param{epfd}.
+
+L'ultimo argomento, \param{event}, deve essere un puntatore ad una struttura
+di tipo \struct{epoll\_event}, ed ha significato solo con le operazioni
+\const{EPOLL\_CTL\_MOD} e \const{EPOLL\_CTL\_ADD}, per le quali serve ad
+indicare quale tipo di evento relativo ad \param{fd} si vuole che sia tenuto
+sotto controllo. L'argomento viene ignorato con l'operazione
+\const{EPOLL\_CTL\_DEL}.\footnote{fino al kernel 2.6.9 era comunque richiesto
+ che questo fosse un puntatore valido, anche se poi veniva ignorato, a
+ partire dal 2.6.9 si può specificare anche anche un valore \texttt{NULL}.}
+
+
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/epoll_event.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{epoll\_event}, che consente di specificare
+ gli eventi associati ad un file descriptor controllato con
+ \textit{epoll}.}
+ \label{fig:epoll_event}
+\end{figure}
+
+La struttura \struct{epoll\_event} è l'analoga di \struct{pollfd} e come
+quest'ultima serve sia in ingresso (quando usata con \func{epoll\_ctl}) ad
+impostare quali eventi osservare, che in uscita (nei risultati ottenuti con
+\func{epoll\_wait}) per ricevere le notifiche degli eventi avvenuti. La sua
+definizione è riportata in fig.~\ref{fig:epoll_event}.
+
+Il primo campo, \var{events}, è una maschera binaria in cui ciascun bit
+corrisponde o ad un tipo di evento, o una modalità di notifica; detto campo
+deve essere specificato come OR aritmetico delle costanti riportate in
+tab.~\ref{tab:epoll_events}. Il secondo campo, \var{data}, serve ad indicare a
+quale file descriptor si intende fare riferimento, ed in astratto può
+contenere un valore qualsiasi che permetta di identificarlo, di norma comunque
+si usa come valore lo stesso \param{fd}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{EPOLLIN} & Il file è pronto per le operazioni di lettura
+ (analogo di \const{POLLIN}).\\
+ \const{EPOLLOUT} & Il file è pronto per le operazioni di scrittura
+ (analogo di \const{POLLOUT}).\\
+ \const{EPOLLRDHUP} & l'altro capo di un socket di tipo
+ \const{SOCK\_STREAM} (vedi sez.~\ref{sec:sock_type})
+ ha chiuso la connessione o il capo in scrittura
+ della stessa (vedi sez.~\ref{sec:TCP_shutdown}).\\
+ \const{EPOLLPRI} & Ci sono \itindex{out-of-band} dati urgenti
+ disponibili in lettura (analogo di
+ \const{POLLPRI}); questa condizione viene comunque
+ riportata in uscita, e non è necessaria impostarla
+ in ingresso.\\
+ \const{EPOLLERR} & Si è verificata una condizione di errore
+ (analogo di \const{POLLERR}); questa condizione
+ viene comunque riportata in uscita, e non è
+ necessaria impostarla in ingresso.\\
+ \const{EPOLLHUP} & Si è verificata una condizione di hung-up.\\
+ \const{EPOLLET} & Imposta la notifica in modalità \textit{edge
+ triggered} per il file descriptor associato.\\
+ \const{EPOLLONESHOT}& Imposta la modalità \textit{one-shot} per il file
+ descriptor associato.\footnotemark\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti che identificano i bit del campo \param{events} di
+ \struct{epoll\_event}.}
+ \label{tab:epoll_events}
+\end{table}
+
+\footnotetext{questa modalità è disponibile solo a partire dal kernel 2.6.2.}
+
+Le modalità di utilizzo di \textit{epoll} prevedano che si definisca qual'è
+l'insieme dei file descriptor da tenere sotto controllo tramite un certo
+\textit{epoll descriptor} \param{epfd} attraverso una serie di chiamate a
+\const{EPOLL\_CTL\_ADD}.\footnote{un difetto dell'interfaccia è che queste
+ chiamate devono essere ripetute per ciascun file descriptor, incorrendo in
+ una perdita di prestazioni qualora il numero di file descriptor sia molto
+ grande; per questo è stato proposto di introdurre come estensione una
+ funzione \func{epoll\_ctlv} che consenta di effettuare con una sola chiamata
+ le impostazioni per un blocco di file descriptor.} L'uso di
+\const{EPOLL\_CTL\_MOD} consente in seguito di modificare le modalità di
+osservazione di un file descriptor che sia già stato aggiunto alla lista di
+osservazione.
+
+Le impostazioni di default prevedono che la notifica degli eventi richiesti
+sia effettuata in modalità \textit{level triggered}, a meno che sul file
+descriptor non si sia impostata la modalità \textit{edge triggered},
+registrandolo con \const{EPOLLET} attivo nel campo \var{events}. Si tenga
+presente che è possibile tenere sotto osservazione uno stesso file descriptor
+su due \textit{epoll descriptor} diversi, ed entrambi riceveranno le
+notifiche, anche se questa pratica è sconsigliata.
+
+Qualora non si abbia più interesse nell'osservazione di un file descriptor lo
+si può rimuovere dalla lista associata a \param{epfd} con
+\const{EPOLL\_CTL\_DEL}; si tenga conto inoltre che i file descriptor sotto
+osservazione che vengono chiusi sono eliminati dalla lista automaticamente e
+non è necessario usare \const{EPOLL\_CTL\_DEL}.
+
+Infine una particolare modalità di notifica è quella impostata con
+\const{EPOLLONESHOT}: a causa dell'implementazione di \textit{epoll} infatti
+quando si è in modalità \textit{edge triggered} l'arrivo in rapida successione
+di dati in blocchi separati\footnote{questo è tipico con i socket di rete, in
+ quanto i dati arrivano a pacchetti.} può causare una generazione di eventi
+(ad esempio segnalazioni di dati in lettura disponibili) anche se la
+condizione è già stata rilevata.\footnote{si avrebbe cioè una rottura della
+ logica \textit{edge triggered}.}
+
+Anche se la situazione è facile da gestire, la si può evitare utilizzando
+\const{EPOLLONESHOT} per impostare la modalità \textit{one-shot}, in cui la
+notifica di un evento viene effettuata una sola volta, dopo di che il file
+descriptor osservato, pur restando nella lista di osservazione, viene
+automaticamente disattivato,\footnote{la cosa avviene contestualmente al
+ ritorno di \func{epoll\_wait} a causa dell'evento in questione.} e per
+essere riutilizzato dovrà essere riabilitato esplicitamente con una successiva
+chiamata con \const{EPOLL\_CTL\_MOD}.
+
+Una volta impostato l'insieme di file descriptor che si vogliono osservare con
+i relativi eventi, la funzione che consente di attendere l'occorrenza di uno
+di tali eventi è \funcd{epoll\_wait}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/epoll.h}
+ {int epoll\_wait(int epfd, struct epoll\_event * events, int maxevents, int
+ timeout)}
+
+ Attende che uno dei file descriptor osservati sia pronto.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce il numero di file descriptor pronti in
+ caso di successo o $-1$ in caso di errore, nel qual caso \var{errno}
+ assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] il file descriptor \param{epfd} non è valido.
+ \item[\errcode{EFAULT}] il puntatore \param{events} non è valido.
+ \item[\errcode{EINTR}] la funzione è stata interrotta da un segnale prima
+ della scadenza di \param{timeout}.
+ \item[\errcode{EINVAL}] il file descriptor \param{epfd} non è stato ottenuto
+ con \func{epoll\_create}, o \param{maxevents} non è maggiore di zero.
+ \end{errlist}
+}
+\end{prototype}
+
+La funzione si blocca in attesa di un evento per i file descriptor registrati
+nella lista di osservazione di \param{epfd} fino ad un tempo massimo
+specificato in millisecondi tramite l'argomento \param{timeout}. Gli eventi
+registrati vengono riportati in un vettore di strutture \struct{epoll\_event}
+(che deve essere stato allocato in precedenza) all'indirizzo indicato
+dall'argomento \param{events}, fino ad un numero massimo di eventi impostato
+con l'argomento \param{maxevents}.
+
+La funzione ritorna il numero di eventi rilevati, o un valore nullo qualora
+sia scaduto il tempo massimo impostato con \param{timeout}. Per quest'ultimo,
+oltre ad un numero di millisecondi, si può utilizzare il valore nullo, che
+indica di non attendere e ritornare immediatamente,\footnote{anche in questo
+ caso il valore di ritorno sarà nullo.} o il valore $-1$, che indica
+un'attesa indefinita. L'argomento \param{maxevents} dovrà invece essere sempre
+un intero positivo.
+
+Come accennato la funzione restituisce i suoi risultati nel vettore di
+strutture \struct{epoll\_event} puntato da \param{events}; in tal caso nel
+campo \param{events} di ciascuna di esse saranno attivi i flag relativi agli
+eventi accaduti, mentre nel campo \var{data} sarà restituito il valore che era
+stato impostato per il file descriptor per cui si è verificato l'evento quando
+questo era stato registrato con le operazioni \const{EPOLL\_CTL\_MOD} o
+\const{EPOLL\_CTL\_ADD}, in questo modo il campo \var{data} consente di
+identificare il file descriptor.\footnote{ed è per questo che, come accennato,
+ è consuetudine usare per \var{data} il valore del file descriptor stesso.}
+
+Si ricordi che le occasioni per cui \func{epoll\_wait} ritorna dipendono da
+come si è impostata la modalità di osservazione (se \textit{level triggered} o
+\textit{edge triggered}) del singolo file descriptor. L'interfaccia assicura
+che se arrivano più eventi fra due chiamate successive ad \func{epoll\_wait}
+questi vengano combinati. Inoltre qualora su un file descriptor fossero
+presenti eventi non ancora notificati, e si effettuasse una modifica
+dell'osservazione con \const{EPOLL\_CTL\_MOD} questi verrebbero riletti alla
+luce delle modifiche.
+
+Si tenga presente infine che con l'uso della modalità \textit{edge triggered}
+il ritorno di \func{epoll\_wait} indica un file descriptor è pronto e resterà
+tale fintanto che non si sono completamente esaurite le operazioni su di esso.
+Questa condizione viene generalmente rilevata dall'occorrere di un errore di
+\errcode{EAGAIN} al ritorno di una \func{read} o una \func{write},\footnote{è
+ opportuno ricordare ancora una volta che l'uso dell'I/O multiplexing
+ richiede di operare sui file in modalità non bloccante.} ma questa non è la
+sola modalità possibile, ad esempio la condizione può essere riconosciuta
+anche con il fatto che sono stati restituiti meno dati di quelli richiesti.
+
+Come le precedenti \func{select} e \func{poll}, le funzioni dell'interfaccia
+di \textit{epoll} vengono utilizzate prevalentemente con i server di rete,
+quando si devono tenere sotto osservazione un gran numero di socket; per
+questo motivo rimandiamo di nuovo la trattazione di un esempio concreto a
+quando avremo esaminato in dettaglio le caratteristiche dei socket, in
+particolare si potrà trovare un programma che utilizza questa interfaccia in
+sez.~\ref{sec:TCP_sock_multiplexing}.
+
+
+\itindend{epoll}
+
+
+
+\section{L'accesso \textsl{asincrono} ai file}
+\label{sec:file_asyncronous_access}
+
+Benché l'\textit{I/O multiplexing} sia stata la prima, e sia tutt'ora una fra
+le più diffuse modalità di gestire l'I/O in situazioni complesse in cui si
+debba operare su più file contemporaneamente, esistono altre modalità di
+gestione delle stesse problematiche. In particolare sono importanti in questo
+contesto le modalità di accesso ai file eseguibili in maniera
+\textsl{asincrona}, quelle cioè in cui un processo non deve bloccarsi in
+attesa della disponibilità dell'accesso al file, ma può proseguire
+nell'esecuzione utilizzando invece un meccanismo di notifica asincrono (di
+norma un segnale, ma esistono anche altre interfacce, come \itindex{inotify}
+\textit{inotify}), per essere avvisato della possibilità di eseguire le
+operazioni di I/O volute.
+
+
+\subsection{Il \textit{Signal driven I/O}}
+\label{sec:file_asyncronous_operation}
+
+Abbiamo accennato in sez.~\ref{sec:file_open} che è possibile, attraverso
+l'uso del flag \const{O\_ASYNC},\footnote{l'uso del flag di \const{O\_ASYNC} e
+ dei comandi \const{F\_SETOWN} e \const{F\_GETOWN} per \func{fcntl} è
+ specifico di Linux e BSD.} aprire un file in modalità asincrona, così come è
+possibile attivare in un secondo tempo questa modalità impostando questo flag
+attraverso l'uso di \func{fcntl} con il comando \const{F\_SETFL} (vedi
+sez.~\ref{sec:file_fcntl}).
+
+In realtà parlare di apertura in modalità asincrona non significa che le
+operazioni di lettura o scrittura del file vengono eseguite in modo asincrono
+(tratteremo questo, che è ciò che più propriamente viene chiamato \textsl{I/O
+ asincrono}, in sez.~\ref{sec:file_asyncronous_io}), quanto dell'attivazione
+un meccanismo di notifica asincrona delle variazione dello stato del file
+descriptor aperto in questo modo. Quello che succede in questo caso è che il
+sistema genera un segnale (normalmente \const{SIGIO}, ma è possibile usarne
+altri con il comando \const{F\_SETSIG} di \func{fcntl}) tutte le volte che
+diventa possibile leggere o scrivere dal file descriptor che si è posto in
+questa modalità.\footnote{questa modalità non è utilizzabile con i file
+ ordinari ma solo con socket, file di terminale o pseudo terminale, e, a
+ partire dal kernel 2.6, anche per fifo e pipe.}
+
+Si può inoltre selezionare, con il comando \const{F\_SETOWN} di \func{fcntl},
+quale processo (o gruppo di processi) riceverà il segnale. Se pertanto si
+effettuano le operazioni di I/O in risposta alla ricezione del segnale non ci
+sarà più la necessità di restare bloccati in attesa della disponibilità di
+accesso ai file.
+
+Per questo motivo Stevens, ed anche le pagine di manuale di
+Linux, chiamano questa modalità ``\textit{Signal driven I/O}''. Questa è
+ancora un'altra modalità di gestione dell'I/O, alternativa all'uso di
+\itindex{epoll} \textit{epoll},\footnote{anche se le prestazioni ottenute con
+ questa tecnica sono inferiori, il vantaggio è che questa modalità è
+ utilizzabile anche con kernel che non supportano \textit{epoll}, come quelli
+ della serie 2.4, ottenendo comunque prestazioni superiori a quelle che si
+ hanno con \func{poll} e \func{select}.} che consente di evitare l'uso delle
+funzioni \func{poll} o \func{select} che, come illustrato in
+sez.~\ref{sec:file_epoll}, quando vengono usate con un numero molto grande di
+file descriptor, non hanno buone prestazioni.
+
+Tuttavia con l'implementazione classica dei segnali questa modalità di I/O
+presenta notevoli problemi, dato che non è possibile determinare, quando i
+file descriptor sono più di uno, qual è quello responsabile dell'emissione del
+segnale. Inoltre dato che i segnali normali non si accodano (si ricordi quanto
+illustrato in sez.~\ref{sec:sig_notification}), in presenza di più file
+descriptor attivi contemporaneamente, più segnali emessi nello stesso momento
+verrebbero notificati una volta sola.
+
+Linux però supporta le estensioni POSIX.1b dei segnali real-time, che vengono
+accodati e che permettono di riconoscere il file descriptor che li ha emessi.
+In questo caso infatti si può fare ricorso alle informazioni aggiuntive
+restituite attraverso la struttura \struct{siginfo\_t}, utilizzando la forma
+estesa \var{sa\_sigaction} del gestore installata con il flag
+\const{SA\_SIGINFO} (si riveda quanto illustrato in
+sez.~\ref{sec:sig_sigaction}).
+
+Per far questo però occorre utilizzare le funzionalità dei segnali real-time
+(vedi sez.~\ref{sec:sig_real_time}) impostando esplicitamente con il comando
+\const{F\_SETSIG} di \func{fcntl} un segnale real-time da inviare in caso di
+I/O asincrono (il segnale predefinito è \const{SIGIO}). In questo caso il
+gestore, tutte le volte che riceverà \const{SI\_SIGIO} come valore del
+campo \var{si\_code}\footnote{il valore resta \const{SI\_SIGIO} qualunque sia
+ il segnale che si è associato all'I/O asincrono, ed indica appunto che il
+ segnale è stato generato a causa di attività nell'I/O asincrono.} di
+\struct{siginfo\_t}, troverà nel campo \var{si\_fd} il valore del file
+descriptor che ha generato il segnale.
+
+Un secondo vantaggio dell'uso dei segnali real-time è che essendo questi
+ultimi dotati di una coda di consegna ogni segnale sarà associato ad uno solo
+file descriptor; inoltre sarà possibile stabilire delle priorità nella
+risposta a seconda del segnale usato, dato che i segnali real-time supportano
+anche questa funzionalità. In questo modo si può identificare immediatamente
+un file su cui l'accesso è diventato possibile evitando completamente l'uso di
+funzioni come \func{poll} e \func{select}, almeno fintanto che non si satura
+la coda.
+
+Se infatti si eccedono le dimensioni di quest'ultima, il kernel, non potendo
+più assicurare il comportamento corretto per un segnale real-time, invierà al
+suo posto un solo \const{SIGIO}, su cui si saranno accumulati tutti i segnali
+in eccesso, e si dovrà allora determinare con un ciclo quali sono i file
+diventati attivi. L'unico modo per essere sicuri che questo non avvenga è di
+impostare la lunghezza della coda dei segnali real-time ad una dimensione
+identica al valore massimo del numero di file descriptor
+utilizzabili.\footnote{vale a dire impostare il contenuto di
+ \procfile{/proc/sys/kernel/rtsig-max} allo stesso valore del contenuto di
+ \procfile{/proc/sys/fs/file-max}.}
+
+% TODO fare esempio che usa O_ASYNC
+
+
+\subsection{I meccanismi di notifica asincrona.}
+\label{sec:file_asyncronous_lease}
+
+Una delle domande più frequenti nella programmazione in ambiente unix-like è
+quella di come fare a sapere quando un file viene modificato. La
+risposta\footnote{o meglio la non risposta, tanto che questa nelle Unix FAQ
+ \cite{UnixFAQ} viene anche chiamata una \textit{Frequently Unanswered
+ Question}.} è che nell'architettura classica di Unix questo non è
+possibile. Al contrario di altri sistemi operativi infatti un kernel unix-like
+classico non prevedeva alcun meccanismo per cui un processo possa essere
+\textsl{notificato} di eventuali modifiche avvenute su un file. Questo è il
+motivo per cui i demoni devono essere \textsl{avvisati} in qualche
+modo\footnote{in genere questo vien fatto inviandogli un segnale di
+ \const{SIGHUP} che, per una convenzione adottata dalla gran parte di detti
+ programmi, causa la rilettura della configurazione.} se il loro file di
+configurazione è stato modificato, perché possano rileggerlo e riconoscere le
+modifiche.
+
+Questa scelta è stata fatta perché provvedere un simile meccanismo a livello
+generico per qualunque file comporterebbe un notevole aumento di complessità
+dell'architettura della gestione dei file, il tutto per fornire una
+funzionalità che serve soltanto in alcuni casi particolari. Dato che
+all'origine di Unix i soli programmi che potevano avere una tale esigenza
+erano i demoni, attenendosi a uno dei criteri base della progettazione, che
+era di far fare al kernel solo le operazioni strettamente necessarie e
+lasciare tutto il resto a processi in user space, non era stata prevista
+nessuna funzionalità di notifica.
+
+Visto però il crescente interesse nei confronti di una funzionalità di questo
+tipo, che è molto richiesta specialmente nello sviluppo dei programmi ad
+interfaccia grafica, quando si deve presentare all'utente lo stato del
+filesystem, sono state successivamente introdotte delle estensioni che
+permettessero la creazione di meccanismi di notifica più efficienti dell'unica
+soluzione disponibile con l'interfaccia tradizionale, che è quella del
+\itindex{polling} \textit{polling}.
+
+Queste nuove funzionalità sono delle estensioni specifiche, non
+standardizzate, che sono disponibili soltanto su Linux (anche se altri kernel
+supportano meccanismi simili). Alcune di esse sono realizzate, e solo a
+partire dalla versione 2.4 del kernel, attraverso l'uso di alcuni
+\textsl{comandi} aggiuntivi per la funzione \func{fcntl} (vedi
+sez.~\ref{sec:file_fcntl}), che divengono disponibili soltanto se si è
+definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE} prima di includere \file{fcntl.h}.
+
+\index{file!lease|(}
+
+La prima di queste funzionalità è quella del cosiddetto \textit{file lease};
+questo è un meccanismo che consente ad un processo, detto \textit{lease
+ holder}, di essere notificato quando un altro processo, chiamato a sua volta
+\textit{lease breaker}, cerca di eseguire una \func{open} o una
+\func{truncate} sul file del quale l'\textit{holder} detiene il
+\textit{lease}.
+
+La notifica avviene in maniera analoga a come illustrato in precedenza per
+l'uso di \const{O\_ASYNC}: di default viene inviato al \textit{lease holder}
+il segnale \const{SIGIO}, ma questo segnale può essere modificato usando il
+comando \const{F\_SETSIG} di \func{fcntl}.\footnote{anche in questo caso si
+ può rispecificare lo stesso \const{SIGIO}.} Se si è fatto questo\footnote{è
+ in genere è opportuno farlo, come in precedenza, per utilizzare segnali
+ real-time.} e si è installato il gestore del segnale con \const{SA\_SIGINFO}
+si riceverà nel campo \var{si\_fd} della struttura \struct{siginfo\_t} il
+valore del file descriptor del file sul quale è stato compiuto l'accesso; in
+questo modo un processo può mantenere anche più di un \textit{file lease}.
+
+Esistono due tipi di \textit{file lease}: di lettura (\textit{read lease}) e
+di scrittura (\textit{write lease}). Nel primo caso la notifica avviene quando
+un altro processo esegue l'apertura del file in scrittura o usa
+\func{truncate} per troncarlo. Nel secondo caso la notifica avviene anche se
+il file viene aperto il lettura; in quest'ultimo caso però il \textit{lease}
+può essere ottenuto solo se nessun altro processo ha aperto lo stesso file.
+
+Come accennato in sez.~\ref{sec:file_fcntl} il comando di \func{fcntl} che
+consente di acquisire un \textit{file lease} è \const{F\_SETLEASE}, che viene
+utilizzato anche per rilasciarlo. In tal caso il file descriptor \param{fd}
+passato a \func{fcntl} servirà come riferimento per il file su cui si vuole
+operare, mentre per indicare il tipo di operazione (acquisizione o rilascio)
+occorrerà specificare come valore dell'argomento \param{arg} di \func{fcntl}
+uno dei tre valori di tab.~\ref{tab:file_lease_fctnl}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|l|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{F\_RDLCK} & Richiede un \textit{read lease}.\\
+ \const{F\_WRLCK} & Richiede un \textit{write lease}.\\
+ \const{F\_UNLCK} & Rilascia un \textit{file lease}.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Costanti per i tre possibili valori dell'argomento \param{arg} di
+ \func{fcntl} quando usata con i comandi \const{F\_SETLEASE} e
+ \const{F\_GETLEASE}.}
+ \label{tab:file_lease_fctnl}
+\end{table}
+
+Se invece si vuole conoscere lo stato di eventuali \textit{file lease}
+occorrerà chiamare \func{fcntl} sul relativo file descriptor \param{fd} con il
+comando \const{F\_GETLEASE}, e si otterrà indietro nell'argomento \param{arg}
+uno dei valori di tab.~\ref{tab:file_lease_fctnl}, che indicheranno la
+presenza del rispettivo tipo di \textit{lease}, o, nel caso di
+\const{F\_UNLCK}, l'assenza di qualunque \textit{file lease}.
+
+Si tenga presente che un processo può mantenere solo un tipo di \textit{lease}
+su un file, e che un \textit{lease} può essere ottenuto solo su file di dati
+(pipe e dispositivi sono quindi esclusi). Inoltre un processo non privilegiato
+può ottenere un \textit{lease} soltanto per un file appartenente ad un
+\acr{uid} corrispondente a quello del processo. Soltanto un processo con
+privilegi di amministratore (cioè con la \itindex{capabilities} capability
+\const{CAP\_LEASE}, vedi sez.~\ref{sec:proc_capabilities}) può acquisire
+\textit{lease} su qualunque file.
+
+Se su un file è presente un \textit{lease} quando il \textit{lease breaker}
+esegue una \func{truncate} o una \func{open} che confligge con
+esso,\footnote{in realtà \func{truncate} confligge sempre, mentre \func{open},
+ se eseguita in sola lettura, non confligge se si tratta di un \textit{read
+ lease}.} la funzione si blocca\footnote{a meno di non avere aperto il file
+ con \const{O\_NONBLOCK}, nel qual caso \func{open} fallirebbe con un errore
+ di \errcode{EWOULDBLOCK}.} e viene eseguita la notifica al \textit{lease
+ holder}, così che questo possa completare le sue operazioni sul file e
+rilasciare il \textit{lease}. In sostanza con un \textit{read lease} si
+rilevano i tentativi di accedere al file per modificarne i dati da parte di un
+altro processo, mentre con un \textit{write lease} si rilevano anche i
+tentativi di accesso in lettura. Si noti comunque che le operazioni di
+notifica avvengono solo in fase di apertura del file e non sulle singole
+operazioni di lettura e scrittura.
+
+L'utilizzo dei \textit{file lease} consente al \textit{lease holder} di
+assicurare la consistenza di un file, a seconda dei due casi, prima che un
+altro processo inizi con le sue operazioni di scrittura o di lettura su di
+esso. In genere un \textit{lease holder} che riceve una notifica deve
+provvedere a completare le necessarie operazioni (ad esempio scaricare
+eventuali buffer), per poi rilasciare il \textit{lease} così che il
+\textit{lease breaker} possa eseguire le sue operazioni. Questo si fa con il
+comando \const{F\_SETLEASE}, o rimuovendo il \textit{lease} con
+\const{F\_UNLCK}, o, nel caso di \textit{write lease} che confligge con una
+operazione di lettura, declassando il \textit{lease} a lettura con
+\const{F\_RDLCK}.
+
+Se il \textit{lease holder} non provvede a rilasciare il \textit{lease} entro
+il numero di secondi specificato dal parametro di sistema mantenuto in
+\procfile{/proc/sys/fs/lease-break-time} sarà il kernel stesso a rimuoverlo (o
+declassarlo) automaticamente.\footnote{questa è una misura di sicurezza per
+ evitare che un processo blocchi indefinitamente l'accesso ad un file
+ acquisendo un \textit{lease}.} Una volta che un \textit{lease} è stato
+rilasciato o declassato (che questo sia fatto dal \textit{lease holder} o dal
+kernel è lo stesso) le chiamate a \func{open} o \func{truncate} eseguite dal
+\textit{lease breaker} rimaste bloccate proseguono automaticamente.
+
+
+\index{file!dnotify|(}
+
+Benché possa risultare utile per sincronizzare l'accesso ad uno stesso file da
+parte di più processi, l'uso dei \textit{file lease} non consente comunque di
+risolvere il problema di rilevare automaticamente quando un file o una
+directory vengono modificati, che è quanto necessario ad esempio ai programma
+di gestione dei file dei vari desktop grafici.
+
+Per risolvere questo problema a partire dal kernel 2.4 è stata allora creata
+un'altra interfaccia,\footnote{si ricordi che anche questa è una interfaccia
+ specifica di Linux che deve essere evitata se si vogliono scrivere programmi
+ portabili, e che le funzionalità illustrate sono disponibili soltanto se è
+ stata definita la macro \macro{\_GNU\_SOURCE}.} chiamata \textit{dnotify},
+che consente di richiedere una notifica quando una directory, o uno qualunque
+dei file in essa contenuti, viene modificato. Come per i \textit{file lease}
+la notifica avviene di default attraverso il segnale \const{SIGIO}, ma se ne
+può utilizzare un altro.\footnote{e di nuovo, per le ragioni già esposte in
+ precedenza, è opportuno che si utilizzino dei segnali real-time.} Inoltre,
+come in precedenza, si potrà ottenere nel gestore del segnale il file
+descriptor che è stato modificato tramite il contenuto della struttura
+\struct{siginfo\_t}.
+
+\index{file!lease|)}
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{8cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Valore} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{DN\_ACCESS} & Un file è stato acceduto, con l'esecuzione di una fra
+ \func{read}, \func{pread}, \func{readv}.\\
+ \const{DN\_MODIFY} & Un file è stato modificato, con l'esecuzione di una
+ fra \func{write}, \func{pwrite}, \func{writev},
+ \func{truncate}, \func{ftruncate}.\\
+ \const{DN\_CREATE} & È stato creato un file nella directory, con
+ l'esecuzione di una fra \func{open}, \func{creat},
+ \func{mknod}, \func{mkdir}, \func{link},
+ \func{symlink}, \func{rename} (da un'altra
+ directory).\\
+ \const{DN\_DELETE} & È stato cancellato un file dalla directory con
+ l'esecuzione di una fra \func{unlink}, \func{rename}
+ (su un'altra directory), \func{rmdir}.\\
+ \const{DN\_RENAME} & È stato rinominato un file all'interno della
+ directory (con \func{rename}).\\
+ \const{DN\_ATTRIB} & È stato modificato un attributo di un file con
+ l'esecuzione di una fra \func{chown}, \func{chmod},
+ \func{utime}.\\
+ \const{DN\_MULTISHOT}& Richiede una notifica permanente di tutti gli
+ eventi.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le costanti che identificano le varie classi di eventi per i quali
+ si richiede la notifica con il comando \const{F\_NOTIFY} di \func{fcntl}.}
+ \label{tab:file_notify}
+\end{table}
+
+Ci si può registrare per le notifiche dei cambiamenti al contenuto di una
+certa directory eseguendo la funzione \func{fcntl} su un file descriptor
+associato alla stessa con il comando \const{F\_NOTIFY}. In questo caso
+l'argomento \param{arg} di \func{fcntl} serve ad indicare per quali classi
+eventi si vuole ricevere la notifica, e prende come valore una maschera
+binaria composta dall'OR aritmetico di una o più delle costanti riportate in
+tab.~\ref{tab:file_notify}.
+
+A meno di non impostare in maniera esplicita una notifica permanente usando il
+valore \const{DN\_MULTISHOT}, la notifica è singola: viene cioè inviata una
+sola volta quando si verifica uno qualunque fra gli eventi per i quali la si è
+richiesta. Questo significa che un programma deve registrarsi un'altra volta
+se desidera essere notificato di ulteriori cambiamenti. Se si eseguono diverse
+chiamate con \const{F\_NOTIFY} e con valori diversi per \param{arg} questi
+ultimi si \textsl{accumulano}; cioè eventuali nuovi classi di eventi
+specificate in chiamate successive vengono aggiunte a quelle già impostate
+nelle precedenti. Se si vuole rimuovere la notifica si deve invece
+specificare un valore nullo.
+
+\index{file!inotify|(}
+
+Il maggiore problema di \textit{dnotify} è quello della scalabilità: si deve
+usare un file descriptor per ciascuna directory che si vuole tenere sotto
+controllo, il che porta facilmente ad avere un eccesso di file aperti. Inoltre
+quando la directory che si controlla è all'interno di un dispositivo
+rimovibile, mantenere il relativo file descriptor aperto comporta
+l'impossibilità di smontare il dispositivo e di rimuoverlo, il che in genere
+complica notevolmente la gestione dell'uso di questi dispositivi.
+
+Un altro problema è che l'interfaccia di \textit{dnotify} consente solo di
+tenere sotto controllo il contenuto di una directory; la modifica di un file
+viene segnalata, ma poi è necessario verificare di quale file si tratta
+(operazione che può essere molto onerosa quando una directory contiene un gran
+numero di file). Infine l'uso dei segnali come interfaccia di notifica
+comporta tutti i problemi di gestione visti in sez.~\ref{sec:sig_management} e
+sez.~\ref{sec:sig_control}. Per tutta questa serie di motivi in generale
+quella di \textit{dnotify} viene considerata una interfaccia di usabilità
+problematica.
+
+\index{file!dnotify|)}
+
+Per risolvere i problemi appena illustrati è stata introdotta una nuova
+interfaccia per l'osservazione delle modifiche a file o directory, chiamata
+\textit{inotify}.\footnote{l'interfaccia è disponibile a partire dal kernel
+ 2.6.13, le relative funzioni sono state introdotte nelle glibc 2.4.} Anche
+questa è una interfaccia specifica di Linux (pertanto non deve essere usata se
+si devono scrivere programmi portabili), ed è basata sull'uso di una coda di
+notifica degli eventi associata ad un singolo file descriptor, il che permette
+di risolvere il principale problema di \itindex{dnotify} \textit{dnotify}. La
+coda viene creata attraverso la funzione \funcd{inotify\_init}, il cui
+prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/inotify.h}
+ {int inotify\_init(void)}
+
+ Inizializza una istanza di \textit{inotify}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce un file descriptor in caso di successo, o
+ $-1$ in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EMFILE}] si è raggiunto il numero massimo di istanze di
+ \textit{inotify} consentite all'utente.
+ \item[\errcode{ENFILE}] si è raggiunto il massimo di file descriptor aperti
+ nel sistema.
+ \item[\errcode{ENOMEM}] non c'è sufficiente memoria nel kernel per creare
+ l'istanza.
+ \end{errlist}
+}
+\end{prototype}
+
+La funzione non prende alcun argomento; inizializza una istanza di
+\textit{inotify} e restituisce un file descriptor attraverso il quale verranno
+effettuate le operazioni di notifica;\footnote{per evitare abusi delle risorse
+ di sistema è previsto che un utente possa utilizzare un numero limitato di
+ istanze di \textit{inotify}; il valore di default del limite è di 128, ma
+ questo valore può essere cambiato con \func{sysctl} o usando il file
+ \procfile{/proc/sys/fs/inotify/max\_user\_instances}.} si tratta di un file
+descriptor speciale che non è associato a nessun file su disco, e che viene
+utilizzato solo per notificare gli eventi che sono stati posti in
+osservazione. Dato che questo file descriptor non è associato a nessun file o
+directory reale, l'inconveniente di non poter smontare un filesystem i cui
+file sono tenuti sotto osservazione viene completamente
+eliminato.\footnote{anzi, una delle capacità dell'interfaccia di
+ \textit{inotify} è proprio quella di notificare il fatto che il filesystem
+ su cui si trova il file o la directory osservata è stato smontato.}
+
+Inoltre trattandosi di un file descriptor a tutti gli effetti, esso potrà
+essere utilizzato come argomento per le funzioni \func{select} e \func{poll} e
+con l'interfaccia di \textit{epoll}; siccome gli eventi vengono notificati
+come dati disponibili in lettura sul file descriptor, dette funzioni
+ritorneranno tutte le volte che si avrà un evento di notifica. Così, invece di
+dover utilizzare i segnali,\footnote{considerati una pessima scelta dal punto
+ di vista dell'interfaccia utente.} si potrà gestire l'osservazione delle
+modifiche con una qualunque delle modalità di \textit{I/O multiplexing}
+illustrate in sez.~\ref{sec:file_multiplexing}.
+
+Infine l'interfaccia di \textit{inotify} consente di mettere sotto
+osservazione, oltre che una directory, anche singoli file. Una volta creata
+la coda di notifica si devono definire gli eventi da tenere sotto
+osservazione; questo viene fatto attraverso una \textsl{lista di osservazione}
+(o \textit{watch list}) che è associata alla coda. Per gestire la lista di
+osservazione l'interfaccia fornisce due funzioni, la prima di queste è
+\funcd{inotify\_add\_watch}, il cui prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/inotify.h}
+ {int inotify\_add\_watch(int fd, const char *pathname, uint32\_t mask)}
+
+ Aggiunge un evento di osservazione alla lista di osservazione di \param{fd}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce un valore positivo in caso di successo, o
+ $-1$ in caso di errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EACCESS}] non si ha accesso in lettura al file indicato.
+ \item[\errcode{EINVAL}] \param{mask} non contiene eventi legali o \param{fd}
+ non è un file descriptor di \textit{inotify}.
+ \item[\errcode{ENOSPC}] si è raggiunto il numero massimo di voci di
+ osservazione o il kernel non ha potuto allocare una risorsa necessaria.
+ \end{errlist}
+ ed inoltre \errval{EFAULT}, \errval{ENOMEM} e \errval{EBADF}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione consente di creare un ``\textsl{osservatore}'' (il cosiddetto
+``\textit{watch}'') nella lista di osservazione di una coda di notifica, che
+deve essere indicata specificando il file descriptor ad essa associato
+nell'argomento \param{fd}.\footnote{questo ovviamente dovrà essere un file
+ descriptor creato con \func{inotify\_init}.} Il file o la directory da
+porre sotto osservazione vengono invece indicati per nome, da passare
+nell'argomento \param{pathname}. Infine il terzo argomento, \param{mask},
+indica che tipo di eventi devono essere tenuti sotto osservazione e le
+modalità della stessa. L'operazione può essere ripetuta per tutti i file e le
+directory che si vogliono tenere sotto osservazione,\footnote{anche in questo
+ caso c'è un limite massimo che di default è pari a 8192, ed anche questo
+ valore può essere cambiato con \func{sysctl} o usando il file
+ \procfile{/proc/sys/fs/inotify/max\_user\_watches}.} e si utilizzerà sempre
+un solo file descriptor.
+
+Il tipo di evento che si vuole osservare deve essere specificato
+nell'argomento \param{mask} come maschera binaria, combinando i valori delle
+costanti riportate in tab.~\ref{tab:inotify_event_watch} che identificano i
+singoli bit della maschera ed il relativo significato. In essa si sono marcati
+con un ``$\bullet$'' gli eventi che, quando specificati per una directory,
+vengono osservati anche su tutti i file che essa contiene. Nella seconda
+parte della tabella si sono poi indicate alcune combinazioni predefinite dei
+flag della prima parte.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|c|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Flag} & & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{IN\_ACCESS} &$\bullet$& C'è stato accesso al file in
+ lettura.\\
+ \const{IN\_ATTRIB} &$\bullet$& Ci sono stati cambiamenti sui dati
+ dell'inode (o sugli attributi
+ estesi, vedi
+ sez.~\ref{sec:file_xattr}).\\
+ \const{IN\_CLOSE\_WRITE} &$\bullet$& È stato chiuso un file aperto in
+ scrittura.\\
+ \const{IN\_CLOSE\_NOWRITE}&$\bullet$& È stato chiuso un file aperto in
+ sola lettura.\\
+ \const{IN\_CREATE} &$\bullet$& È stato creato un file o una
+ directory in una directory sotto
+ osservazione.\\
+ \const{IN\_DELETE} &$\bullet$& È stato cancellato un file o una
+ directory in una directory sotto
+ osservazione.\\
+ \const{IN\_DELETE\_SELF} & & È stato cancellato il file (o la
+ directory) sotto osservazione.\\
+ \const{IN\_MODIFY} &$\bullet$& È stato modificato il file.\\
+ \const{IN\_MOVE\_SELF} & & È stato rinominato il file (o la
+ directory) sotto osservazione.\\
+ \const{IN\_MOVED\_FROM} &$\bullet$& Un file è stato spostato fuori dalla
+ directory sotto osservazione.\\
+ \const{IN\_MOVED\_TO} &$\bullet$& Un file è stato spostato nella
+ directory sotto osservazione.\\
+ \const{IN\_OPEN} &$\bullet$& Un file è stato aperto.\\
+ \hline
+ \const{IN\_CLOSE} & -- & Combinazione di
+ \const{IN\_CLOSE\_WRITE} e
+ \const{IN\_CLOSE\_NOWRITE}.\\
+ \const{IN\_MOVE} & -- & Combinazione di
+ \const{IN\_MOVED\_FROM} e
+ \const{IN\_MOVED\_TO}.\\
+ \const{IN\_ALL\_EVENTS} & -- & Combinazione di tutti i flag
+ possibili.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le costanti che identificano i valori per la maschera binaria
+ dell'argomento \param{mask} di \func{inotify\_add\_watch} che indicano il
+ tipo di evento da tenere sotto osservazione.}
+ \label{tab:inotify_event_watch}
+\end{table}
+
+Oltre ai flag di tab.~\ref{tab:inotify_event_watch}, che indicano il tipo di
+evento da osservare e che vengono utilizzati anche in uscita per indicare il
+tipo di evento avvenuto, \func{inotify\_add\_watch} supporta ulteriori
+flag,\footnote{i flag \const{IN\_DONT\_FOLLOW}, \const{IN\_MASK\_ADD} e
+ \const{IN\_ONLYDIR} sono stati introdotti a partire dalle glibc 2.5, se si
+ usa la versione 2.4 è necessario definirli a mano.} riportati in
+tab.~\ref{tab:inotify_add_watch_flag}, che indicano le modalità di
+osservazione (da passare sempre nell'argomento \param{mask}) e che al
+contrario dei precedenti non vengono mai impostati nei risultati in uscita.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{IN\_DONT\_FOLLOW}& Non dereferenzia \param{pathname} se questo è un
+ link simbolico.\\
+ \const{IN\_MASK\_ADD} & Aggiunge a quelli già impostati i flag indicati
+ nell'argomento \param{mask}, invece di
+ sovrascriverli.\\
+ \const{IN\_ONESHOT} & Esegue l'osservazione su \param{pathname} per una
+ sola volta, rimuovendolo poi dalla \textit{watch
+ list}.\\
+ \const{IN\_ONLYDIR} & Se \param{pathname} è una directory riporta
+ soltanto gli eventi ad essa relativi e non
+ quelli per i file che contiene.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le costanti che identificano i valori per la maschera binaria
+ dell'argomento \param{mask} di \func{inotify\_add\_watch} che indicano le
+ modalità di osservazione.}
+ \label{tab:inotify_add_watch_flag}
+\end{table}
+
+Se non esiste nessun \textit{watch} per il file o la directory specificata
+questo verrà creato per gli eventi specificati dall'argomento \param{mask},
+altrimenti la funzione sovrascriverà le impostazioni precedenti, a meno che
+non si sia usato il flag \const{IN\_MASK\_ADD}, nel qual caso gli eventi
+specificati saranno aggiunti a quelli già presenti.
+
+Come accennato quando si tiene sotto osservazione una directory vengono
+restituite le informazioni sia riguardo alla directory stessa che ai file che
+essa contiene; questo comportamento può essere disabilitato utilizzando il
+flag \const{IN\_ONLYDIR}, che richiede di riportare soltanto gli eventi
+relativi alla directory stessa. Si tenga presente inoltre che quando si
+osserva una directory vengono riportati solo gli eventi sui file che essa
+contiene direttamente, non quelli relativi a file contenuti in eventuali
+sottodirectory; se si vogliono osservare anche questi sarà necessario creare
+ulteriori \textit{watch} per ciascuna sottodirectory.
+
+Infine usando il flag \const{IN\_ONESHOT} è possibile richiedere una notifica
+singola;\footnote{questa funzionalità però è disponibile soltato a partire dal
+ kernel 2.6.16.} una volta verificatosi uno qualunque fra gli eventi
+richiesti con \func{inotify\_add\_watch} l'\textsl{osservatore} verrà
+automaticamente rimosso dalla lista di osservazione e nessun ulteriore evento
+sarà più notificato.
+
+In caso di successo \func{inotify\_add\_watch} ritorna un intero positivo,
+detto \textit{watch descriptor}, che identifica univocamente un
+\textsl{osservatore} su una coda di notifica; esso viene usato per farvi
+riferimento sia riguardo i risultati restituiti da \textit{inotify}, che per
+la eventuale rimozione dello stesso.
+
+La seconda funzione per la gestione delle code di notifica, che permette di
+rimuovere un \textsl{osservatore}, è \funcd{inotify\_rm\_watch}, ed il suo
+prototipo è:
+\begin{prototype}{sys/inotify.h}
+ {int inotify\_rm\_watch(int fd, uint32\_t wd)}
+
+ Rimuove un \textsl{osservatore} da una coda di notifica.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo, o $-1$ in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] non si è specificato in \param{fd} un file descriptor
+ valido.
+ \item[\errcode{EINVAL}] il valore di \param{wd} non è corretto, o \param{fd}
+ non è associato ad una coda di notifica.
+ \end{errlist}
+}
+\end{prototype}
+
+La funzione rimuove dalla coda di notifica identificata dall'argomento
+\param{fd} l'osservatore identificato dal \textit{watch descriptor}
+\param{wd};\footnote{ovviamente deve essere usato per questo argomento un
+ valore ritornato da \func{inotify\_add\_watch}, altrimenti si avrà un errore
+ di \errval{EINVAL}.} in caso di successo della rimozione, contemporaneamente
+alla cancellazione dell'osservatore, sulla coda di notifica verrà generato un
+evento di tipo \const{IN\_IGNORED} (vedi
+tab.~\ref{tab:inotify_read_event_flag}). Si tenga presente che se un file
+viene cancellato o un filesystem viene smontato i relativi osservatori vengono
+rimossi automaticamente e non è necessario utilizzare
+\func{inotify\_rm\_watch}.
+
+
+Come accennato l'interfaccia di \textit{inotify} prevede che gli eventi siano
+notificati come dati presenti in lettura sul file descriptor associato alla
+coda di notifica. Una applicazione pertanto dovrà leggere i dati da detto file
+con una \func{read}, che ritornerà sul buffer i dati presenti nella forma di
+una o più strutture di tipo \struct{inotify\_event} (la cui definizione è
+riportata in fig.~\ref{fig:inotify_event}). Qualora non siano presenti dati la
+\func{read} si bloccherà (a meno di non aver impostato il file descriptor in
+modalità non bloccante) fino all'arrivo di almeno un evento.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/inotify_event.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{inotify\_event} usata dall'interfaccia di
+ \textit{inotify} per riportare gli eventi.}
+ \label{fig:inotify_event}
+\end{figure}
+
+Una ulteriore caratteristica dell'interfaccia di \textit{inotify} è che essa
+permette di ottenere con \func{ioctl}, come per i file descriptor associati ai
+socket (si veda sez.~\ref{sec:sock_ioctl_IP}) il numero di byte disponibili in
+lettura sul file descriptor, utilizzando su di esso l'operazione
+\const{FIONREAD}.\footnote{questa è una delle operazioni speciali per i file
+ (vedi sez.~\ref{sec:file_ioctl}), che è disponibile solo per i socket e per
+ i file descriptor creati con \func{inotify\_init}.} Si può così utilizzare
+questa operazione, oltre che per predisporre una operazione di lettura con un
+buffer di dimensioni adeguate, anche per ottenere rapidamente il numero di
+file che sono cambiati.
+
+Una volta effettuata la lettura con \func{read} a ciascun evento sarà
+associata una struttura \struct{inotify\_event} contenente i rispettivi dati.
+Per identificare a quale file o directory l'evento corrisponde viene
+restituito nel campo \var{wd} il \textit{watch descriptor} con cui il relativo
+osservatore è stato registrato. Il campo \var{mask} contiene invece una
+maschera di bit che identifica il tipo di evento verificatosi; in essa
+compariranno sia i bit elencati nella prima parte di
+tab.~\ref{tab:inotify_event_watch}, che gli eventuali valori
+aggiuntivi\footnote{questi compaiono solo nel campo \var{maks} di
+ \struct{inotify\_event}, e non utilizzabili in fase di registrazione
+ dell'osservatore.} di tab.~\ref{tab:inotify_read_event_flag}.
+
+\begin{table}[htb]
+ \centering
+ \footnotesize
+ \begin{tabular}[c]{|l|p{10cm}|}
+ \hline
+ \textbf{Flag} & \textbf{Significato} \\
+ \hline
+ \hline
+ \const{IN\_IGNORED} & L'osservatore è stato rimosso, sia in maniera
+ esplicita con l'uso di \func{inotify\_rm\_watch},
+ che in maniera implicita per la rimozione
+ dell'oggetto osservato o per lo smontaggio del
+ filesystem su cui questo si trova.\\
+ \const{IN\_ISDIR} & L'evento avvenuto fa riferimento ad una directory
+ (consente così di distinguere, quando si pone
+ sotto osservazione una directory, fra gli eventi
+ relativi ad essa e quelli relativi ai file che
+ essa contiene).\\
+ \const{IN\_Q\_OVERFLOW}& Si sono eccedute le dimensioni della coda degli
+ eventi (\textit{overflow} della coda); in questo
+ caso il valore di \var{wd} è $-1$.\footnotemark\\
+ \const{IN\_UNMOUNT} & Il filesystem contenente l'oggetto posto sotto
+ osservazione è stato smontato.\\
+ \hline
+ \end{tabular}
+ \caption{Le costanti che identificano i flag aggiuntivi usati nella maschera
+ binaria del campo \var{mask} di \struct{inotify\_event}.}
+ \label{tab:inotify_read_event_flag}
+\end{table}
+
+\footnotetext{la coda di notifica ha una dimensione massima specificata dal
+ parametro di sistema \procfile{/proc/sys/fs/inotify/max\_queued\_events} che
+ indica il numero massimo di eventi che possono essere mantenuti sulla
+ stessa; quando detto valore viene ecceduto gli ulteriori eventi vengono
+ scartati, ma viene comunque generato un evento di tipo
+ \const{IN\_Q\_OVERFLOW}.}
+
+Il campo \var{cookie} contiene invece un intero univoco che permette di
+identificare eventi correlati (per i quali avrà lo stesso valore), al momento
+viene utilizzato soltanto per rilevare lo spostamento di un file, consentendo
+così all'applicazione di collegare la corrispondente coppia di eventi
+\const{IN\_MOVED\_TO} e \const{IN\_MOVED\_FROM}.
+
+Infine due campi \var{name} e \var{len} sono utilizzati soltanto quando
+l'evento è relativo ad un file presente in una directory posta sotto
+osservazione, in tal caso essi contengono rispettivamente il nome del file
+(come pathname relativo alla directory osservata) e la relativa dimensione in
+byte. Il campo \var{name} viene sempre restituito come stringa terminata da
+NUL, con uno o più zeri di terminazione, a seconda di eventuali necessità di
+allineamento del risultato, ed il valore di \var{len} corrisponde al totale
+della dimensione di \var{name}, zeri aggiuntivi compresi. Questo significa che
+le dimensioni di ciascun evento di \textit{inotify} saranno pari al valore
+\code{sizeof(\struct{inotify\_event}) + len}.
+
+Vediamo allora un esempio dell'uso dell'interfaccia di \textit{inotify} con un
+semplice programma che permette di mettere sotto osservazione un file o una
+directory.
+
+
+
+% TODO inserire anche inotify, vedi http://www.linuxjournal.com/article/8478
+% TODO e man inotify
+
+\index{file!inotify|)}
+
+
+% TODO inserire anche eventfd (vedi http://lwn.net/Articles/233462/)
+% e le restanti signalfd e timerfd introdotte con il 2.6.22
+% o trovargli un posto migliore
+
+
+\subsection{L'interfaccia POSIX per l'I/O asincrono}
+\label{sec:file_asyncronous_io}
+
+Una modalità alternativa all'uso dell'\textit{I/O multiplexing} per gestione
+dell'I/O simultaneo su molti file è costituita dal cosiddetto \textsl{I/O
+ asincrono}. Il concetto base dell'\textsl{I/O asincrono} è che le funzioni
+di I/O non attendono il completamento delle operazioni prima di ritornare,
+così che il processo non viene bloccato. In questo modo diventa ad esempio
+possibile effettuare una richiesta preventiva di dati, in modo da poter
+effettuare in contemporanea le operazioni di calcolo e quelle di I/O.
+
+Benché la modalità di apertura asincrona di un file possa risultare utile in
+varie occasioni (in particolar modo con i socket e gli altri file per i quali
+le funzioni di I/O sono \index{system~call~lente} system call lente), essa è
+comunque limitata alla notifica della disponibilità del file descriptor per le
+operazioni di I/O, e non ad uno svolgimento asincrono delle medesime. Lo
+standard POSIX.1b definisce una interfaccia apposita per l'I/O asincrono vero
+e proprio, che prevede un insieme di funzioni dedicate per la lettura e la
+scrittura dei file, completamente separate rispetto a quelle usate
+normalmente.
+
+In generale questa interfaccia è completamente astratta e può essere
+implementata sia direttamente nel kernel, che in user space attraverso l'uso
+di thread. Per le versioni del kernel meno recenti esiste una implementazione
+di questa interfaccia fornita delle \acr{glibc}, che è realizzata
+completamente in user space, ed è accessibile linkando i programmi con la
+libreria \file{librt}. Nelle versioni più recenti (a partire dalla 2.5.32) è
+stato introdotto direttamente nel kernel un nuovo layer per l'I/O asincrono.
+
+Lo standard prevede che tutte le operazioni di I/O asincrono siano controllate
+attraverso l'uso di una apposita struttura \struct{aiocb} (il cui nome sta per
+\textit{asyncronous I/O control block}), che viene passata come argomento a
+tutte le funzioni dell'interfaccia. La sua definizione, come effettuata in
+\file{aio.h}, è riportata in fig.~\ref{fig:file_aiocb}. Nello steso file è
+definita la macro \macro{\_POSIX\_ASYNCHRONOUS\_IO}, che dichiara la
+disponibilità dell'interfaccia per l'I/O asincrono.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/aiocb.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{aiocb}, usata per il controllo dell'I/O
+ asincrono.}
+ \label{fig:file_aiocb}
+\end{figure}
+
+Le operazioni di I/O asincrono possono essere effettuate solo su un file già
+aperto; il file deve inoltre supportare la funzione \func{lseek}, pertanto
+terminali e pipe sono esclusi. Non c'è limite al numero di operazioni
+contemporanee effettuabili su un singolo file. Ogni operazione deve
+inizializzare opportunamente un \textit{control block}. Il file descriptor su
+cui operare deve essere specificato tramite il campo \var{aio\_fildes}; dato
+che più operazioni possono essere eseguita in maniera asincrona, il concetto
+di posizione corrente sul file viene a mancare; pertanto si deve sempre
+specificare nel campo \var{aio\_offset} la posizione sul file da cui i dati
+saranno letti o scritti. Nel campo \var{aio\_buf} deve essere specificato
+l'indirizzo del buffer usato per l'I/O, ed in \var{aio\_nbytes} la lunghezza
+del blocco di dati da trasferire.
+
+Il campo \var{aio\_reqprio} permette di impostare la priorità delle operazioni
+di I/O.\footnote{in generale perché ciò sia possibile occorre che la
+ piattaforma supporti questa caratteristica, questo viene indicato definendo
+ le macro \macro{\_POSIX\_PRIORITIZED\_IO}, e
+ \macro{\_POSIX\_PRIORITY\_SCHEDULING}.} La priorità viene impostata a
+partire da quella del processo chiamante (vedi sez.~\ref{sec:proc_priority}),
+cui viene sottratto il valore di questo campo. Il campo
+\var{aio\_lio\_opcode} è usato solo dalla funzione \func{lio\_listio}, che,
+come vedremo, permette di eseguire con una sola chiamata una serie di
+operazioni, usando un vettore di \textit{control block}. Tramite questo campo
+si specifica quale è la natura di ciascuna di esse.
+
+\begin{figure}[!htb]
+ \footnotesize \centering
+ \begin{minipage}[c]{15cm}
+ \includestruct{listati/sigevent.h}
+ \end{minipage}
+ \normalsize
+ \caption{La struttura \structd{sigevent}, usata per specificare le modalità
+ di notifica degli eventi relativi alle operazioni di I/O asincrono.}
+ \label{fig:file_sigevent}
+\end{figure}
+
+Infine il campo \var{aio\_sigevent} è una struttura di tipo \struct{sigevent}
+che serve a specificare il modo in cui si vuole che venga effettuata la
+notifica del completamento delle operazioni richieste. La struttura è
+riportata in fig.~\ref{fig:file_sigevent}; il campo \var{sigev\_notify} è
+quello che indica le modalità della notifica, esso può assumere i tre valori:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.6cm}}
+\item[\const{SIGEV\_NONE}] Non viene inviata nessuna notifica.
+\item[\const{SIGEV\_SIGNAL}] La notifica viene effettuata inviando al processo
+ chiamante il segnale specificato da \var{sigev\_signo}; se il gestore di
+ questo è stato installato con \const{SA\_SIGINFO} gli verrà restituito il
+ valore di \var{sigev\_value} (la cui definizione è in
+ fig.~\ref{fig:sig_sigval}) come valore del campo \var{si\_value} di
+ \struct{siginfo\_t}.
+\item[\const{SIGEV\_THREAD}] La notifica viene effettuata creando un nuovo
+ thread che esegue la funzione specificata da \var{sigev\_notify\_function}
+ con argomento \var{sigev\_value}, e con gli attributi specificati da
+ \var{sigev\_notify\_attribute}.
+\end{basedescript}
+
+Le due funzioni base dell'interfaccia per l'I/O asincrono sono
+\funcd{aio\_read} ed \funcd{aio\_write}. Esse permettono di richiedere una
+lettura od una scrittura asincrona di dati, usando la struttura \struct{aiocb}
+appena descritta; i rispettivi prototipi sono:
+\begin{functions}
+ \headdecl{aio.h}
+
+ \funcdecl{int aio\_read(struct aiocb *aiocbp)}
+ Richiede una lettura asincrona secondo quanto specificato con \param{aiocbp}.
+
+ \funcdecl{int aio\_write(struct aiocb *aiocbp)}
+ Richiede una scrittura asincrona secondo quanto specificato con
+ \param{aiocbp}.
+
+ \bodydesc{Le funzioni restituiscono 0 in caso di successo, e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EBADF}] Si è specificato un file descriptor sbagliato.
+ \item[\errcode{ENOSYS}] La funzione non è implementata.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Si è specificato un valore non valido per i campi
+ \var{aio\_offset} o \var{aio\_reqprio} di \param{aiocbp}.
+ \item[\errcode{EAGAIN}] La coda delle richieste è momentaneamente piena.
+ \end{errlist}
+}
+\end{functions}
+
+Entrambe le funzioni ritornano immediatamente dopo aver messo in coda la
+richiesta, o in caso di errore. Non è detto che gli errori \errcode{EBADF} ed
+\errcode{EINVAL} siano rilevati immediatamente al momento della chiamata,
+potrebbero anche emergere nelle fasi successive delle operazioni. Lettura e
+scrittura avvengono alla posizione indicata da \var{aio\_offset}, a meno che
+il file non sia stato aperto in \itindex{append~mode} \textit{append mode}
+(vedi sez.~\ref{sec:file_open}), nel qual caso le scritture vengono effettuate
+comunque alla fine de file, nell'ordine delle chiamate a \func{aio\_write}.
+
+Si tenga inoltre presente che deallocare la memoria indirizzata da
+\param{aiocbp} o modificarne i valori prima della conclusione di una
+operazione può dar luogo a risultati impredicibili, perché l'accesso ai vari
+campi per eseguire l'operazione può avvenire in un momento qualsiasi dopo la
+richiesta. Questo comporta che non si devono usare per \param{aiocbp}
+variabili automatiche e che non si deve riutilizzare la stessa struttura per
+un'altra operazione fintanto che la precedente non sia stata ultimata. In
+generale per ogni operazione si deve utilizzare una diversa struttura
+\struct{aiocb}.
+
+Dato che si opera in modalità asincrona, il successo di \func{aio\_read} o
+\func{aio\_write} non implica che le operazioni siano state effettivamente
+eseguite in maniera corretta; per verificarne l'esito l'interfaccia prevede
+altre due funzioni, che permettono di controllare lo stato di esecuzione. La
+prima è \funcd{aio\_error}, che serve a determinare un eventuale stato di
+errore; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{aio.h}
+ {int aio\_error(const struct aiocb *aiocbp)}
+
+ Determina lo stato di errore delle operazioni di I/O associate a
+ \param{aiocbp}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 se le operazioni si sono concluse con
+ successo, altrimenti restituisce il codice di errore relativo al loro
+ fallimento.}
+\end{prototype}
+
+Se l'operazione non si è ancora completata viene restituito l'errore di
+\errcode{EINPROGRESS}. La funzione ritorna zero quando l'operazione si è
+conclusa con successo, altrimenti restituisce il codice dell'errore
+verificatosi, ed esegue la corrispondente impostazione di \var{errno}. Il
+codice può essere sia \errcode{EINVAL} ed \errcode{EBADF}, dovuti ad un valore
+errato per \param{aiocbp}, che uno degli errori possibili durante l'esecuzione
+dell'operazione di I/O richiesta, nel qual caso saranno restituiti, a seconda
+del caso, i codici di errore delle system call \func{read}, \func{write} e
+\func{fsync}.
+
+Una volta che si sia certi che le operazioni siano state concluse (cioè dopo
+che una chiamata ad \func{aio\_error} non ha restituito
+\errcode{EINPROGRESS}), si potrà usare la funzione \funcd{aio\_return}, che
+permette di verificare il completamento delle operazioni di I/O asincrono; il
+suo prototipo è:
+\begin{prototype}{aio.h}
+{ssize\_t aio\_return(const struct aiocb *aiocbp)}
+
+Recupera il valore dello stato di ritorno delle operazioni di I/O associate a
+\param{aiocbp}.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce lo stato di uscita dell'operazione
+ eseguita.}
+\end{prototype}
+
+La funzione deve essere chiamata una sola volte per ciascuna operazione
+asincrona, essa infatti fa sì che il sistema rilasci le risorse ad essa
+associate. É per questo motivo che occorre chiamare la funzione solo dopo che
+l'operazione cui \param{aiocbp} fa riferimento si è completata. Una chiamata
+precedente il completamento delle operazioni darebbe risultati indeterminati.
+
+La funzione restituisce il valore di ritorno relativo all'operazione eseguita,
+così come ricavato dalla sottostante system call (il numero di byte letti,
+scritti o il valore di ritorno di \func{fsync}). É importante chiamare sempre
+questa funzione, altrimenti le risorse disponibili per le operazioni di I/O
+asincrono non verrebbero liberate, rischiando di arrivare ad un loro
+esaurimento.
+
+Oltre alle operazioni di lettura e scrittura l'interfaccia POSIX.1b mette a
+disposizione un'altra operazione, quella di sincronizzazione dell'I/O,
+compiuta dalla funzione \funcd{aio\_fsync}, che ha lo stesso effetto della
+analoga \func{fsync}, ma viene eseguita in maniera asincrona; il suo prototipo
+è:
+\begin{prototype}{aio.h}
+{int aio\_fsync(int op, struct aiocb *aiocbp)}
+
+Richiede la sincronizzazione dei dati per il file indicato da \param{aiocbp}.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo e -1 in caso di
+ errore, che può essere, con le stesse modalità di \func{aio\_read},
+ \errval{EAGAIN}, \errval{EBADF} o \errval{EINVAL}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione richiede la sincronizzazione delle operazioni di I/O, ritornando
+immediatamente. L'esecuzione effettiva della sincronizzazione dovrà essere
+verificata con \func{aio\_error} e \func{aio\_return} come per le operazioni
+di lettura e scrittura. L'argomento \param{op} permette di indicare la
+modalità di esecuzione, se si specifica il valore \const{O\_DSYNC} le
+operazioni saranno completate con una chiamata a \func{fdatasync}, se si
+specifica \const{O\_SYNC} con una chiamata a \func{fsync} (per i dettagli vedi
+sez.~\ref{sec:file_sync}).
+
+Il successo della chiamata assicura la sincronizzazione delle operazioni fino
+allora richieste, niente è garantito riguardo la sincronizzazione dei dati
+relativi ad eventuali operazioni richieste successivamente. Se si è
+specificato un meccanismo di notifica questo sarà innescato una volta che le
+operazioni di sincronizzazione dei dati saranno completate.
+
+In alcuni casi può essere necessario interrompere le operazioni (in genere
+quando viene richiesta un'uscita immediata dal programma), per questo lo
+standard POSIX.1b prevede una funzione apposita, \funcd{aio\_cancel}, che
+permette di cancellare una operazione richiesta in precedenza; il suo
+prototipo è:
+\begin{prototype}{aio.h}
+{int aio\_cancel(int fildes, struct aiocb *aiocbp)}
+
+Richiede la cancellazione delle operazioni sul file \param{fildes} specificate
+da \param{aiocbp}.
+
+\bodydesc{La funzione restituisce il risultato dell'operazione con un codice
+ di positivo, e -1 in caso di errore, che avviene qualora si sia specificato
+ un valore non valido di \param{fildes}, imposta \var{errno} al valore
+ \errval{EBADF}.}
+\end{prototype}
+
+La funzione permette di cancellare una operazione specifica sul file
+\param{fildes}, o tutte le operazioni pendenti, specificando \val{NULL} come
+valore di \param{aiocbp}. Quando una operazione viene cancellata una
+successiva chiamata ad \func{aio\_error} riporterà \errcode{ECANCELED} come
+codice di errore, ed il suo codice di ritorno sarà -1, inoltre il meccanismo
+di notifica non verrà invocato. Se si specifica una operazione relativa ad un
+altro file descriptor il risultato è indeterminato. In caso di successo, i
+possibili valori di ritorno per \func{aio\_cancel} (anch'essi definiti in
+\file{aio.h}) sono tre:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{3.0cm}}
+\item[\const{AIO\_ALLDONE}] indica che le operazioni di cui si è richiesta la
+ cancellazione sono state già completate,
+
+\item[\const{AIO\_CANCELED}] indica che tutte le operazioni richieste sono
+ state cancellate,
+
+\item[\const{AIO\_NOTCANCELED}] indica che alcune delle operazioni erano in
+ corso e non sono state cancellate.
+\end{basedescript}
+
+Nel caso si abbia \const{AIO\_NOTCANCELED} occorrerà chiamare
+\func{aio\_error} per determinare quali sono le operazioni effettivamente
+cancellate. Le operazioni che non sono state cancellate proseguiranno il loro
+corso normale, compreso quanto richiesto riguardo al meccanismo di notifica
+del loro avvenuto completamento.
+
+Benché l'I/O asincrono preveda un meccanismo di notifica, l'interfaccia
+fornisce anche una apposita funzione, \funcd{aio\_suspend}, che permette di
+sospendere l'esecuzione del processo chiamante fino al completamento di una
+specifica operazione; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{aio.h}
+{int aio\_suspend(const struct aiocb * const list[], int nent, const struct
+ timespec *timeout)}
+
+ Attende, per un massimo di \param{timeout}, il completamento di una delle
+ operazioni specificate da \param{list}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 se una (o più) operazioni sono state
+ completate, e -1 in caso di errore nel qual caso \var{errno} assumerà uno
+ dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EAGAIN}] Nessuna operazione è stata completata entro
+ \param{timeout}.
+ \item[\errcode{ENOSYS}] La funzione non è implementata.
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \end{errlist}
+ }
+\end{prototype}
+
+La funzione permette di bloccare il processo fintanto che almeno una delle
+\param{nent} operazioni specificate nella lista \param{list} è completata, per
+un tempo massimo specificato da \param{timout}, o fintanto che non arrivi un
+segnale.\footnote{si tenga conto che questo segnale può anche essere quello
+ utilizzato come meccanismo di notifica.} La lista deve essere inizializzata
+con delle strutture \struct{aiocb} relative ad operazioni effettivamente
+richieste, ma può contenere puntatori nulli, che saranno ignorati. In caso si
+siano specificati valori non validi l'effetto è indefinito. Un valore
+\val{NULL} per \param{timout} comporta l'assenza di timeout.
+
+Lo standard POSIX.1b infine ha previsto pure una funzione, \funcd{lio\_listio},
+che permette di effettuare la richiesta di una intera lista di operazioni di
+lettura o scrittura; il suo prototipo è:
+\begin{prototype}{aio.h}
+ {int lio\_listio(int mode, struct aiocb * const list[], int nent, struct
+ sigevent *sig)}
+
+ Richiede l'esecuzione delle operazioni di I/O elencata da \param{list},
+ secondo la modalità \param{mode}.
+
+ \bodydesc{La funzione restituisce 0 in caso di successo, e -1 in caso di
+ errore, nel qual caso \var{errno} assumerà uno dei valori:
+ \begin{errlist}
+ \item[\errcode{EAGAIN}] Nessuna operazione è stata completata entro
+ \param{timeout}.
+ \item[\errcode{EINVAL}] Si è passato un valore di \param{mode} non valido
+ o un numero di operazioni \param{nent} maggiore di
+ \const{AIO\_LISTIO\_MAX}.
+ \item[\errcode{ENOSYS}] La funzione non è implementata.
+ \item[\errcode{EINTR}] La funzione è stata interrotta da un segnale.
+ \end{errlist}
+ }
+\end{prototype}
+
+La funzione esegue la richiesta delle \param{nent} operazioni indicate nella
+lista \param{list} che deve contenere gli indirizzi di altrettanti
+\textit{control block} opportunamente inizializzati; in particolare dovrà
+essere specificato il tipo di operazione con il campo \var{aio\_lio\_opcode},
+che può prendere i valori:
+\begin{basedescript}{\desclabelwidth{2.0cm}}
+\item[\const{LIO\_READ}] si richiede una operazione di lettura.
+\item[\const{LIO\_WRITE}] si richiede una operazione di scrittura.
+\item[\const{LIO\_NOP}] non si effettua nessuna operazione.
+\end{basedescript}
+dove \const{LIO\_NOP} viene usato quando si ha a che fare con un vettore di
+dimensione fissa, per poter specificare solo alcune operazioni, o quando si
+sono dovute cancellare delle operazioni e si deve ripetere la richiesta per
+quelle non completate.
+
+L'argomento \param{mode} controlla il comportamento della funzione, se viene
+usato il valore \const{LIO\_WAIT} la funzione si blocca fino al completamento
+di tutte le operazioni richieste; se si usa \const{LIO\_NOWAIT} la funzione
+ritorna immediatamente dopo aver messo in coda tutte le richieste. In tal caso
+il chiamante può richiedere la notifica del completamento di tutte le
+richieste, impostando l'argomento \param{sig} in maniera analoga a come si fa
+per il campo \var{aio\_sigevent} di \struct{aiocb}.